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Fotografie ed elaborazioni originali di  Antonio Florino Avanzamento automatico tranne la slide 2
Il Parco della Reggia, che si estende su una superficie di circa 120 ettari, rappresenta uno dei giardini all’Italiana più belli e più grandi che si possono trovare nella nostra penisola. Dall’ingresso principale della reggia si percorre la galleria che porta all’ingresso del parco e fin dall’inizio la vastità e la maestosità del giardino balza agli occhi del visitatore, una prospettiva proprio voluta dal Vanvitelli e che caratterizza e contraddistingue l’intero complesso. Terminata la galleria, che porta anche all’ingresso della maestosa scalinata con la quale si accede alle stanze reali, si arriva all’ingresso del parco. Dinanzi al visitatore il parco si apre in tutta la sua maestosità e un lungo viale di circa 3 km, leggermente in pendenza, affiancato lateralmente da immensi prati verdi, viali alberati e interrotto, nella sua continuità, da stupende fontane e grandi vasche, accompagna lo sguardo del visitatore fino in fondo dove un getto d’acqua precipita, da un’altezza di circa 80 metri, a formare una cascata che termina nelle verdi e trasparenti acque della sublime “Fontana di Diana e Atteone”. E’ proprio da qui, dall’ ingresso del parco, che la nostra escursione ha inizio e dopo aver ripreso fiato per la bellezza del suggestivo scenario, ci incamminiamo alla scoperta delle bellezze naturalistiche e culturali che il parco della reggia di Caserta offre ai suoi visitatori. Lasciandoci alle spalle la sontuosa facciata della reggia, ci incamminiamo lungo il viale fino a raggiungere la cascata. Il percorso anche se lungo (circa 3 km) è molto piacevole grazie ai tanti capolavori scultorei che si possono ammirare durante il tragitto e che adornano il viale principale (in particolare le sontuose fontane e vasche) e soprattutto all’area rilassata che si respira e che avvolge il visitatore in un fantomatico abbraccio che lo accompagna fino in cima alla “Cascata di Diana” o “Grande Cascata”. Il lungo viale è composto da una prima parte costeggiata lateralmente da ampi prati verdi e che costituiscono un esempio meraviglioso del giardino all’Italiana e dove si possono ammirare numerose specie di uccelli che razzolano nei prati in cerca di cibo. Tante sono le persone che decidono di fermarsi su questi verdi prati per concedersi, supini con gli occhi rivolti al cielo blu, qualche minuto di relax immersi in una cornice naturalistica di grande pregio. Il viale termina in un primo spiazzo dalla forma circolare e adornato da piante e fiori, al cui centro si può ammirare la “Fontana di Margherita”, la prima delle sei fontane che si incontrano durante il percorso che porta alla cascata. E’ proprio qui che possiamo fare una prima sosta e mentre ci si riposa si possono ammirare i busti marmorei che ornano il viale, nonché la fontana di Margherita stessa che chiude, simbolicamente, il percorso destinato al giardino all’italiana per aprire quello che accompagna il visitatore al giardino inglese e alla cascata. Lo scenario che si può ammirare da questo punto è davvero favoloso, se si rivolge lo sguardo verso la Reggia si può osservarla in tutto il suo splendore, mentre rivolgendo lo sguardo verso la cascata ci si ritrova dinanzi a qualcosa di meraviglioso, un viale alberato, in leggera pendenza, immerso nel verde e interrotto da vasche e fontane e che termina con la “Grande Cascata” che dal bosco di San Silvestro spicca nella sua grandiosità.Proseguendo il nostro percorso verso la cascata ci si incammina di nuovo lungo il viale che questa volta è diviso in due tratti paralleli da una grandissima vasca che termina con la “Fontana dei Delfini”, una scultura di Gaetano Salomone che raffigura due delfini che affiancano un mostro con artigli, braccia e testa da delfino e dalle cui bocche fuoriesce un getto d’acqua che alimenta l’intera vasca. All’interno della vasca, che dalla “ Fontana di Margherita” ci accompagna fino alla “Fontana dei Delfini”, si possono ammirare numerosissime specie di pesci, in prevalenza ciprinidi come carpe e carassi, anche di grosse dimensioni che ormai da centinai di anni popolano quelle acque e che ne sono i padroni indiscussi. Proseguendo in una dolce salita ci si ritrova davanti un maestoso prato che dal verde dell’ erba, di tanto in tanto, spicca qualche fiorellino di margherita giallo e bianco creando così, un delizioso contrasto. Al termine di questo prato ci si imbatte in una terza fontana dalle dimensioni imponenti ai cui lati si aprono due strade, che abbracciano l’opera, ornate da 28 statue di venti realizzate in marmo finemente scolpito. La fontana è la cosiddetta “Fontana di Eolo” dalla cui sommità, rivolgendo lo sguardo verso lalReggia, si può ammirare un paesaggio molto suggestivo che termina con la facciata della reggia stessa. Proseguendo si incontrano, prima della “Grande cascata” altre due fontane e vasche ed in particolare la “Vasca e Fontana di Cerere” e la “Vasca e Fontana di Venere e Adone”. La “Fontana di Cerere” è alimentata da un bacino d’acqua proveniente da ben 6 vasche, opportunamente disposte su livelli diversi, in modo da creare un suggestivo effetto a cascata. In testa alla vasca vi è la fontana, gruppo scultorio di Gaetano Salomone, che raffigura la dea Cerere, dea della fertilità dei campi, che sorregge un medaglione con la Trinacria, simbolo dei tre capi della Sicilia, il Peloro, il Pachinoe il Lilibèo. Ai lati della divinità trovano posto due statue che personificano i due fiumi siciliani e che sorreggono due anfore dalla cui bocca fuoriescono lunghi zampilli d’acqua.  Subito dopo si incontra la “Vasca e Fontana di Venere e Adone”, realizzata in marmo bianco di Carrara per le statue e in travertino per le rocce, è dedicata allo sfortunato amore dei due protagonisti. La scultura si trova al termine di una vasta distesa erbosa e di una grande vasca suddivisa in dodici cascatelle, alle cui spalle vi è una maestosa scalinata che da accesso alla “Fontana di Diana e Atteone” sovrastata dalla “ Grande cascata” terminale che da bosco di San Silvestro si riversa nella vasca. La Fontana racconta l’episodio mitologico tra Diana e Atteone, infatti, nel gruppo scultorio sono presenti sugli scogli che affiorano dall’acqua della vasca, sulla destra, la dea Diana tra le ninfe e sulla sinistra Attenone tra i cani. Il mito racconta che il cacciatore Attenone dopo aver visto la dea Diana, dea della caccia, immergersi nuda al bagno nel bosco di Megara, venne trasformato in cervo dalla stessa dea che gli aizzò anche i cani contro che lo sbranarono. La Vista che si può godere da questo punto è davvero favolosa, il lungo viale alberato che abbiamo percorso sul cui sfondo padroneggia l’imponente struttura in tufo che costituisce la reggia e alle sue spalle l’orizzonte infinito, fino a perdita d’occhio, che arriva fino alle porte di Napoli. Nelle giornate dove la foschia è assente, si può scorgere in lontananza un’ altissima e grandissima montagna dalla cima circolare che in un tempo remoto ha causato morte e distruzione e che oggi, sonnolente, sovrasta il golfo di Napoli: il Vesuvio. Lo spiazzo che precede la “Fontana di Diana e Atteone” non è l’unico punto panoramico che il parco della Reggia di Caserta offre, ma è possibile, mediante due stradine, arrivare fino in cima alla “Cascata Grande”, il cosiddetto “Torrione”, dalla quale si può, ancora una volta, godere di un paesaggio meraviglioso che le parole non bastano per descrivere il suo splendore. Anche se noi abbiamo preferito percorrere il viale a piedi, per meglio godere delle meraviglie che si incontrano durante il tragitto, è disponibile anche un servizio di navetta che trasporta, ad intervalli regolari i visitatori dall’ingresso della reggia fino alla “Fontana di Diana e Atteone”. I più romantici possono scegliere anche un gito in carrozza, trainata da cavalli
 
La Galleria voluta da Vanvitelli dà accesso ai giardini e fontane
 
 
Bel tragitto vero? Per fortuna c’è una navetta che va a batterie che ci porterà in cima
 
In alternativa trasporti più romantici
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le acque della Cascata provenivano dal Serino (AV) e alimentavano l’acquedotto
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le navette,in salita, stentano specie se un po’ troppo cariche
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La nostra visita alla Grande fontana del Vanvitelli finisce qui, ma non quella alla Reggia. Aspettate un pochino e ci arriveremo, Antonio

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All’interno della vasca, che dalla “ Fontana di Margherita” ci accompagna fino alla “Fontana dei Delfini”, si possono ammirare numerosissime specie di pesci, in prevalenza ciprinidi come carpe e carassi, anche di grosse dimensioni che ormai da centinai di anni popolano quelle acque e che ne sono i padroni indiscussi. Proseguendo in una dolce salita ci si ritrova davanti un maestoso prato che dal verde dell’ erba, di tanto in tanto, spicca qualche fiorellino di margherita giallo e bianco creando così, un delizioso contrasto. Al termine di questo prato ci si imbatte in una terza fontana dalle dimensioni imponenti ai cui lati si aprono due strade, che abbracciano l’opera, ornate da 28 statue di venti realizzate in marmo finemente scolpito. La fontana è la cosiddetta “Fontana di Eolo” dalla cui sommità, rivolgendo lo sguardo verso lalReggia, si può ammirare un paesaggio molto suggestivo che termina con la facciata della reggia stessa. Proseguendo si incontrano, prima della “Grande cascata” altre due fontane e vasche ed in particolare la “Vasca e Fontana di Cerere” e la “Vasca e Fontana di Venere e Adone”. La “Fontana di Cerere” è alimentata da un bacino d’acqua proveniente da ben 6 vasche, opportunamente disposte su livelli diversi, in modo da creare un suggestivo effetto a cascata. In testa alla vasca vi è la fontana, gruppo scultorio di Gaetano Salomone, che raffigura la dea Cerere, dea della fertilità dei campi, che sorregge un medaglione con la Trinacria, simbolo dei tre capi della Sicilia, il Peloro, il Pachinoe il Lilibèo. Ai lati della divinità trovano posto due statue che personificano i due fiumi siciliani e che sorreggono due anfore dalla cui bocca fuoriescono lunghi zampilli d’acqua. Subito dopo si incontra la “Vasca e Fontana di Venere e Adone”, realizzata in marmo bianco di Carrara per le statue e in travertino per le rocce, è dedicata allo sfortunato amore dei due protagonisti. La scultura si trova al termine di una vasta distesa erbosa e di una grande vasca suddivisa in dodici cascatelle, alle cui spalle vi è una maestosa scalinata che da accesso alla “Fontana di Diana e Atteone” sovrastata dalla “ Grande cascata” terminale che da bosco di San Silvestro si riversa nella vasca. La Fontana racconta l’episodio mitologico tra Diana e Atteone, infatti, nel gruppo scultorio sono presenti sugli scogli che affiorano dall’acqua della vasca, sulla destra, la dea Diana tra le ninfe e sulla sinistra Attenone tra i cani. Il mito racconta che il cacciatore Attenone dopo aver visto la dea Diana, dea della caccia, immergersi nuda al bagno nel bosco di Megara, venne trasformato in cervo dalla stessa dea che gli aizzò anche i cani contro che lo sbranarono. La Vista che si può godere da questo punto è davvero favolosa, il lungo viale alberato che abbiamo percorso sul cui sfondo padroneggia l’imponente struttura in tufo che costituisce la reggia e alle sue spalle l’orizzonte infinito, fino a perdita d’occhio, che arriva fino alle porte di Napoli. Nelle giornate dove la foschia è assente, si può scorgere in lontananza un’ altissima e grandissima montagna dalla cima circolare che in un tempo remoto ha causato morte e distruzione e che oggi, sonnolente, sovrasta il golfo di Napoli: il Vesuvio. Lo spiazzo che precede la “Fontana di Diana e Atteone” non è l’unico punto panoramico che il parco della Reggia di Caserta offre, ma è possibile, mediante due stradine, arrivare fino in cima alla “Cascata Grande”, il cosiddetto “Torrione”, dalla quale si può, ancora una volta, godere di un paesaggio meraviglioso che le parole non bastano per descrivere il suo splendore. Anche se noi abbiamo preferito percorrere il viale a piedi, per meglio godere delle meraviglie che si incontrano durante il tragitto, è disponibile anche un servizio di navetta che trasporta, ad intervalli regolari i visitatori dall’ingresso della reggia fino alla “Fontana di Diana e Atteone”. I più romantici possono scegliere anche un gito in carrozza, trainata da cavalli
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  • 4. La Galleria voluta da Vanvitelli dà accesso ai giardini e fontane
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  • 7. Bel tragitto vero? Per fortuna c’è una navetta che va a batterie che ci porterà in cima
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  • 9. In alternativa trasporti più romantici
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  • 29. Le acque della Cascata provenivano dal Serino (AV) e alimentavano l’acquedotto
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  • 81. Le navette,in salita, stentano specie se un po’ troppo cariche
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  • 91. La nostra visita alla Grande fontana del Vanvitelli finisce qui, ma non quella alla Reggia. Aspettate un pochino e ci arriveremo, Antonio