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Lista Civica Ecologista
                                                Per un'altra Pistoia
                                                       PROGRAMMA


  L’esigenza di costruire questa lista e di presentarci alle amministrative di Pistoia nasce da
considerazioni di ordine generale e di ordine locale.
  Di ordine generale: abbiamo assistito alla consegna del potere al cosiddetto Governo
tecnico che dichiara di fondarsi su tre principi: crescita, rigore, equità.
  Il primo punto sarebbe condivisibile se si trattasse di bene comune, di serenità, di recupero
del territorio, di salute; non lo è se si tratta di far crescere il PIL senza alcuna valutazione del
benessere che ne deriva per umanità e ambiente.
  Il secondo punto, rigore, lo vediamo attuato alla grande sulle persone comuni ma
assolutamente non impiegato verso chi controlla l’economia.
  Il terzo punto, equità, è disatteso interamente, più che in ogni altro momento storico da
molti decenni a questa parte, basta notare i privilegi di deputati e senatori, quanto
percepiscono Manganelli (621.000 € l’anno), Marchionne (quanto un intero reparto del
Lingotto) e tutti gli altri dirigenti, fino ad arrivare a quelli locali.
  I partiti di rilievo applaudono e danno la fiducia.
  La nostra delusione ovviamente è più grave e sentita nei confronti della sinistra che
avrebbe dovuto ancora avere nel suo progetto l’eguaglianza e invece sembra aver perso la
bussola: rincorre le banche, condanna i sindacati, assiste a questa spaventosa depressione e
perdita di lavoro che significherà retribuzioni al minimo.

  Di ordine locale: l’elemento che ha più profondamente segnato l’esperienza degli ultimi
dieci anni di amministrazione della nostra città è stata il consumo di suolo fertile, la
cementificazione dissennata degli ultimi spazi liberi. In pochi anni e ad unico vantaggio di
interessi speculativi, sono state edificate non solo tutte le aree per le quali la pianificazione
comunale consentiva la possibilità di costruire, ma soprattutto, ricorrendo allo strumento
delle cosiddette varianti urbanistiche, si è cementificato anche le aree che strategicamente
ricoprivano, secondo le stesse previsioni urbanistiche, un ruolo fondamentale rispetto a
funzioni essenziali per la città.
  Il caso più eclatante riguarda l’edificazione del Campo di Volo, un’area che il Piano
Strutturale definiva invariante strutturale con funzione di caposaldo delle mura verdi della
Città e di area di approvvigionamento di acqua potabile. Questa scelta è stata un atto
estremo di aggressione speculativa di una gravità inaudita, che potrà avere conseguenze
drammatiche per il futuro della Città. L’area del campo di Volo con i suoi 18 ettari di
superficie rappresentava infatti l’ultimo spazio verde adatto per restituire al Torrente
Ombrone uno spazio adeguato di pertinenza fluviale, dove laminare le sue acque di piena; in
pratica la sola possibilità tecnicamente plausibile per creare una valvola di sicurezza per la
città. Una scelta folle in un’epoca segnata dai rapidi cambiamenti climatici nella direzione
del global warming e della estremizzazione degli eventi meteorici.

  L’edilizia residenziale è cresciuta a ritmi incessanti senza alcun calcolo circa la
disponibilità delle risorse idriche, che già un decennio fa risultavano carenti; senza alcuna
opera importante di urbanizzazione, e soprattutto senza che vi fosse una reale necessità di
nuovi alloggi.
  Tutto questo senza nemmeno essere riusciti a portare a termine l’approvazione degli
strumenti urbanistici: dal 2002, anno di approvazione del Piano Strutturale, non si è stati
capaci di approvare il Regolamento Urbanistico, che avrebbe dovuto essere lo strumento
attuativo del Piano Strutturale.

  Se le trasformazioni urbanistiche rappresentano la pagina più nera dei due mandati del
Sindaco Berti, anche su tutti gli altri ambiti che definiscono la sostenibilità ecologica della
città, Pistoia ha mantenuto, o addirittura peggiorato, i propri standard.

  Da tempo a Pistoia non sono stati effettuati investimenti per migliorare la rete idrica
acquedottistica della città e delle frazioni, né per ampliare e completare la rete fognaria e il
sistema della depurazione delle acque. La gestione privatistica dell’acqua si è dimostrata del
tutto inadeguata rispetto alle fondamentali esigenze di conservazione di questo bene.

 Non è stato fatto un solo metro di pista ciclabile che abbia un senso, ma numerose rotonde
che hanno reso ancor più pericoloso l’accesso delle biciclette sulle strade cittadine,
massimizzando il ricorso all’automobile. La qualità dell’aria è conseguentemente
peggiorata, con un forte incremento della presenza di PM10 derivanti dal traffico
automobilistico.

  Non è stata promossa nessuna seria azione volta a ridurre la quantità di rifiuti prodotti; né
si è andati oltre ad una poco convinta e male organizzata sperimentazione di raccolta
differenziata porta a porta su parte del centro storico, alla quale i cittadini possono
partecipare a titolo volontario.

  La presenza di Consiglieri Verdi nell’assemblea comunale, sebbene sia stata importante
per ottenere e veicolare le informazioni necessarie ad organizzare insieme ai comitati ed alle
associazioni un’azione di resistenza e di proposta alternativa, che in alcuni casi ha dato
anche esiti importanti (ad esempio sulla vertenza relativa alla “riqualificazione” della ex
Fonderia Cantini), poco ha potuto di fronte alla protervia dei poteri forti che hanno
indirizzato le scelte politiche della giunta di centrosinistra.
  Proprio guardando a questo fallimento, la Lista Civica Ecologista “Per un'altra Pistoia”
ha cercato di costruirsi come aggregazione di persone provenienti da esperienze diverse per
poter realizzare un dialogo reale tra le differenti sensibilità cittadine e tra queste e la
politica.

 La politica, espressa a livello locale come a quello nazionale, tende a non riconoscere
come obiettivo primario dell’amministrazione pubblica quello di garantire il benessere
collettivo e punta verso quella che sembra una rinuncia alla garanzia di uguaglianza nel
mondo del lavoro, nell’accesso ai servizi, nelle modalità di trasporto, in favore di una
monetizzazione delle risorse. A questo si collega anche la scarsa attenzione alla
partecipazione e alla trasparenza delle decisioni pubbliche.
  L’opposizione contro l’eccessiva (e in molti casi inutile) infrastrutturazione del territorio è
una lotta contro chi ha in mano il potere economico. Siamo di fronte a un capitalismo che è
andato oltre: non potendo continuare a vendere prodotti (saturazione dei mercati) non resta
che vendere i servizi, i trasporti, l’acqua, e per far questo ha assorbito la politica. I partiti (e
quelli grandi in particolar modo) sono troppo spesso legati a doppio filo con quelle realtà
che realizzano interventi e speculazioni, cogliendo finanziamenti pubblici e scaricando il
rischio degli investimenti sulla collettività.
  Vi è poi da gran parte dell'arco politico uno sconfortante disinteresse a riconoscere gli
effetti distruttivi, in un futuro non remoto, del cambiamento climatico globale, e a
perseguire scelte politiche, economiche e industriali che possano invertire la tendenza:
prima il protocollo di Kyoto del 1997 (disatteso), quindi l'appuntamento di Copenaghen del
2009 (in cui non sono state prese misure concrete), infine la conferenza di Durban del 2011
che rimanda gli impegni al 2020; ogni volta hanno prevalso le logiche di mercato.
  Questa lista nasce con il proposito di distanziarsi da questo modo affaristico di concepire e
praticare la politica: è necessario restituire la titolarità delle scelte a processi realmente
democratici, dove un ruolo chiave è svolto dalla competenza e dal senso etico dei tecnici e
degli operatori dell’informazione.
  Crediamo che ogni scelta debba misurarsi con due priorità generali inderogabili e fra loro
collegate: garantire a tutti gli abitanti della terra una maggiore equità sociale (e di genere)
nell’accesso a opportunità e risorse; e consegnare alle future generazioni un pianeta ancora
capace di sostenere la loro vita e quella di tutti gli altri esseri viventi che lo popolano.

 Tale orientamento può essere riassunto nei seguenti punti:

  • l’infrastruttura è opportuna se è socialmente utile, e il fatto di venire finanziata non ne
legittima le realizzazione; è fondamentale quindi ripartire dai piani della mobilità e dalla
pianificazione territoriale;

  • i servizi (asili, mense, trasporti, sanità) non possono essere trattati come aziende da cui
trarre un guadagno monetario, ma come un investimento la cui resa sarà nei confronti della
collettività in termini di benessere e coesione sociale;

  • la tutela dei diritti dei lavoratori implica la tutela della dignità delle persone, non solo sul
posto di lavoro ma anche nel contesto civico in cui vivono e operano sia i lavoratori che le
loro famiglie;

 il territorio che ci circonda è una risorsa da utilizzare, non da distruggere; sarà quindi
necessario preservare il patrimonio verde ancora presente, e non abbandonarlo alla
speculazione edilizia.


                                                                       Marzo 2012
1. Lavoro utile e dignitoso per tutti.

  Un lavoro utile e dignitoso è condizione necessaria per giungere all'equità sociale. Il Comune, in
quanto prima organizzazione territoriale ed espressione della cittadinanza, deve farsi carico attivamente
delle istanze dei lavoratori nei confronti di Regione e Stato, occupandosi dei fenomeni di
disoccupazione e cassaintegrazione, puntando alla salvaguardia delle realtà produttive locali,
impegnandosi a riconvertire impianti dismessi verso produzioni utili ed ecologicamente sostenibili,
nell’ottica di una reintegrazione di coloro che hanno perso il lavoro.
  Nello specifico, l'enorme differenza di reddito tra la classe dirigente e i sottoposti e i fondi destinati a
grandi opere inutili darebbero risultati molto maggiori se impiegati per l’occupazione a livello locale,
favorendo la ridistribuzione della ricchezza e quindi evitando la stagnazione dell’economia.
  A livello locale, sarà importante valorizzare il patrimonio delle microimprese commerciali ed
artigianali, anche con sgravi fiscali ed incentivi reali per agevolare i passaggi generazionali. I contratti
stipulati dalla Pubblica Amministrazione per grandi opere o con grandi imprese dovranno stabilire che
una quota consistente del lavoro (indicativamente il 50%) coinvolga maestranze locali, in particolar
modo se sono previsti incentivi.
  Non è ammissibile, inoltre, che vengano corrisposti premi di produttività ai dirigenti del Comune per
aver perseguito i risultati previsti dal loro contratto o per aver evitato l’impiego di lavoratori occasionali
quando ne sarebbe stata opportuna la presenza.


  2. Urbanistica: stop al consumo di suolo, recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio
esistente.

  In conseguenza alla intensa attività edificatoria favorita negli ultimi anni vi è una grave carenza di aree
a verde e per servizi di interesse pubblico, generata dall’aver autorizzato interventi edilizi senza che
fossero realizzati gli standard urbanistici che la pianificazione prevedeva e che la legge prescrive,
standard minimi che vanno recuperati.
  Il suolo rappresenta un bene comune primario che, in assenza di una reale necessità di alloggi, il
nuovo Regolamento Urbanistico di Pistoia dovrà salvaguardare.
  Puntiamo sul restauro conservativo degli edifici storici e sul recupero degli edifici esistenti, che
consenta di migliorarne la classe energetica, con vantaggi economici per i proprietari, minor
inquinamento (benefici per la salute e la qualità dell’ambiente) e maggiori opportunità di lavoro per le
piccole imprese artigiane edili ed impiantistiche.
  Pensando al Regolamento Urbanistico che dovrà essere approvato, ci si dovrà basare su un
approfondito censimento dell’attività edilizia passata, dei volumi, residenziali e produttivi, inutilizzati e
dei reali bisogni abitativi, specie delle fasce sociali deboli. Si dovrà quindi invertire la rotta rispetto al
passato, e attribuire la destinazione di “invariante strutturale” a tutte le aree a verde pubblico e privato;
ripristinare le aree residenziali di completamento consentendo piccoli ampliamenti ed adeguamenti
igienico-funzionali, così come trasformazioni idonee a creare lavoro in aree non più solo produttive
come S. Agostino 1; incentivare l'affitto e la vendita dei fondi, magari frazionandoli in spazi a misura di
piccola impresa; riqualificare il viale Adua negando nuove espansioni edificatorie e recuperando e
vincolando tutte le residue aree libere a verde pubblico. Verificare la possibilità di completare una pista
ciclabile degna di questo nome.
  Sarà da evitare la progettazione di ulteriori centri commerciali, i cui guadagni in gran parte non
restano sul territorio comunale, favorendo invece i negozi di vicinato, sia in centro che a maggior
ragione in periferia, anche al fine di evitare i “quartieri dormitorio” privi di servizi.
  Una considerazione dovrebbe interessare la rimozione – difficoltà spesso di natura culturale più che
pratica – di numerose barriere architettoniche che oggi rendono difficile (e in alcuni casi impossibile) ai
cittadini disabili accedere ad alberghi, negozi, studi medici, luoghi di interesse pubblico (musei, mostre,
sale di convegni). Ugualmente, è necessario porre attenzione a non realizzare barriere architettoniche
negli interventi urbanistici di nuova realizzazione (contrariamente a quel che è successo con la Porta
Nuova).


 3. Conservazione delle risorse idriche.

   Riteniamo urgente che, in osservanza del risultato referendario, si proceda con ferma determinazione
alla ripubblicizzazione della gestione delle risorse idriche, avendo quali obiettivi primari la
conservazione della risorsa e degli ecosistemi naturali che presiedono alla sua rigenerazione. In attesa
dell'accettazione da parte di Publiacqua della sentenza della Corte di Cassazione in merito alla
illegittimità che in bolletta venga conteggiata la remunerazione del capitale investito, ci poniamo a
sostegno della campagna di obbedienza civile per l'autoriduzione delle bollette.
   È inoltre irrinunciabile elemento di civiltà di ogni comunità la completa depurazione delle acque
reflue utilizzate per fini civili e nell’ambito delle attività produttive nella prospettiva di limitare
l’inquinamento, l’eutrofizzazione e la deossigenazione delle acque superficiali.


 4. Agricoltura come fonte primaria di cibo e non di merce.

  La fertilità dei suoli, la prevenzione dal dissesto idrogeologico, la mitigazione dei mutamenti climatici
passano necessariamente dalle buone pratiche agricole e forestali che vengono messe in essere. Avere
una produzione agricola diffusa sul territorio, anche nelle zone di montagna, contribuisce alla sovranità
alimentare con varietà caratteristiche, a mantenere le culture e le economie della comunità locali, a
ridurre le emissioni di CO₂ dovute al trasporto, a incrementare il valore turistico dei luoghi. Ancora,
un’agricoltura di qualità, sostenibile e su piccola scala consente un maggior controllo sul carico chimico
disperso nell’ambiente, invertendo la tendenza delle cosiddette "malattie da benessere".
  Sarebbe auspicabile farsi proponitori della possibilità di consentire la vendita diretta dei propri
prodotti a quegli agricoltori che mantengano buone pratiche di governo del territorio (agricoltura
biologica e sostenibile), in particolare nella zona montana, cosa ad oggi consentita ai soli imprenditori
agricoli (D.Lgs. n. 228 del 2001).
  Ancora, è opportuno che un Comune come Pistoia – che si fregia di un legame profondo con le attività
colturali – promuova una conoscenza diffusa delle Politiche Agricole Comunitarie e si faccia
ambasciatore di eventuali proposte partecipate da avanzare in sede europea per migliorarne il testo.


 5. Settore sanitario.

  In assenza di nuovi investimenti mirati, anche con la presenza del nuovo ospedale non sarà risolto il
problema delle lunghe liste d’attesa per visite specialistiche ed esami radio-diagnostici che costringono i
cittadini a rivolgersi a istituti privati, sopportandone gli oneri.
  Bisognerebbe attualizzare i criteri contenuti nell’attuale regolamento dei servizi e prestazioni sociali
del Comune di Pistoia, documento nel quale sono indicati i requisiti per concedere determinati servizi
alla popolazione indigente e non autosufficiente. I limiti di reddito qui contenuti non sono realistici: si
prevede un reddito familiare inferiore 5000 €/anno (400 €/mese) per ottenere la gratuità del servizio e un
tetto massimo di 25000 €/anno (lordi, ca. 18000 netti) oltre il quale non si ha più diritto a nessuna
esenzione per qualsivoglia prestazione o servizio sociale.
  La programmazione e l'organizzazione delle attività sanitarie non possono essere calate dall'alto e
decise senza il controllo dei cittadini, fruitori dell'assistenza sanitaria (medica ed infermieristica); si
rende necessario perciò mantenere i servizi sanitari presenti sul territorio evitandone il trasferimento in
altra zona, in considerazione delle difficoltà e dei disagi che si verrebbero a riversare su tutta la
popolazione, ed i particolare sugli anziani che spesso sono i più frequenti utilizzatori dei servizi, ed
anche la parte più debole della collettività. Sempre più spesso i dirigenti scelgono non sulla base della
necessità della popolazione o del minor disagio, ma del risparmio o del proprio interesse o visibilità,
vedi il trasferimento della Anatomia Patologica da Pistoia a Pescia, così come parte del Centro
Trasfusionale, che è in particolare rivolto alla popolazione anziana, il che costringe a spostamenti spesso
legati alla disponibilità dei parenti o della Pubblica Assistenza.
  Altro punto importante è il recupero delle finalità previste dalla legge di istituzione dei Consultori
Familiari, i quali dovevano essere un centro di riferimento per tutte le donne per l'educazione sessuale,
la pianificazione familiare e l'assistenza sociale, e che sono stati trasformati negli anni in ambulatori
ginecologici e di sola assistenza sanitaria, disattendendo tutti gli altri aspetti, e non considerando che la
collettività si è trasformata con la presenza di nuclei familiari di diverse nazionalità.


 6. Ripensare radicalmente la mobilità in città.

  È importante riorganizzare il piano del traffico cittadino in modo che rispetti la mobilità di pedoni e
ciclisti, ponendo attenzione a eliminare quelli che possono risultare ostacoli per le persone con problemi
di deambulazione; opportuno incentivare i mezzi di trasporto pubblico (da rendere idonei per l’accesso
di disabili, anziani, passeggini), potenziando i parcheggi scambiatori esistenti, così come ripensare i
collegamenti su rete urbana ed extra urbana con ramificazioni in grado di raggiungere zone remote e
spesso disagiate, ottimizzando le dimensioni dei mezzi al servizio necessario. Parallelamente, sarà
inevitabile riconsiderare il sistema di sensi unici che dal momento di attuazione dell'ultimo piano del
traffico hanno determinato ingorghi giornalieri.
  Sono inammissibili interventi come quello realizzato su via Guicciardini chiudendo le direttrici
storiche Via Fiorentina e Via bassa della Vergine, o il progetto del parcheggio sotto la chiesa di S.
Bartolomeo, che alle carenze progettuali affianca un’illogica concentrazione di traffico nelle strette
strade circostanti.
  Ci proponiamo inoltre di far rimuovere i dossi artificiali che possono risultare molto pericolosi per la
sicurezza sia degli operatori sanitari durante il trasporto in emergenza, sia del paziente di cui possono
peggiorare le eventuali lesioni.


 7. No alla terza corsia autostradale della A11. Sì al potenziamento della tratta ferroviaria Lucca-
Viareggio e al rilancio della storica linea ferroviaria Porrettana.

   Occorre raddoppiare la tratta ferroviaria tra Pistoia e Viareggio (ad oggi ancora a binario unico) per
ottimizzare il trasporto che attualmente comporta continui ritardi, costringendo i pendolari a muoversi
con mezzi privati per avere la sicurezza dell’orario.
   È necessario mantenere e valorizzare la linea storica Porrettana (con orari adattati alle esigenze
dell’utenza), in quanto fondamentale mezzo di interrelazione tra città e montagna sia per pendolari che
per turisti; si ricordino i continui ammodernamenti che ne fanno una delle linee più sicure e avanzate
d’Italia, l’autosufficienza energetica dovuta all’idroelettrico del bacino di Suviana e lo scalo di Pracchia
il cui utilizzo per trasporto a valle dell’acqua Silva contribuirebbe ad eliminare buona parte del traffico
pesante dalla statale.
   Ancora, un forte contributo alla mobilità pubblica nell’area Pistoia-Prato-Firenze potrebbe essere dato
dalla realizzazione della metropolitana di superficie, realizzabile con revisioni dell’orario ferroviario e
ottimizzabile con l’utilizzo di macchine progettate appositamente.
   Una simile promozione dei collegamenti ferroviari potrebbe aiutare a salvaguardare e sviluppare
l’importante realtà cittadina (e nazionale) che è Ansaldo-Breda insieme a tutto il suo indotto.
   La terza corsia dell’autostrada risulta invece del tutto inutile, in quanto non giustificata dal numero di
utenti, non risulta una soluzione per il nodo di Firenze o quello di Prato, ma rischia di incentivare il
ricorso al mezzo privato con ricadute sulla qualità dell’aria (come evidenziato dal recente rapporto
ARPAT), sui consumi, sul traffico, e quindi in palese contraddizione con il protocollo di Kyoto.
Quantomeno curioso che parlando di mobilità sostenibile le Amministrazioni locali e regionali abbiano
trovato fondi solo per finanziare l’autostrada.
8. No a discariche ed inceneritori. Riduzione della produzione di rifiuti e massimizzazione della
raccolta differenziata.

  Il nuovo Piano Interprovinciale dei Rifiuti dell’Ato “Toscana Centro”, adottato nei giorni scorsi dalle
Giunte provinciali di Firenze, Prato e Pistoia, conferma, ancora una volta, la decisione politica di
puntare sull’aumento degli inceneritori, a discapito delle altre azioni virtuose che dovrebbero comporre
una corretta gestione dei rifiuti.
  In generale è previsto un abnorme aumento dell’incenerimento: dalle 60.000 tonnellate / anno di oggi,
alle 250.000 tonnellate / anno previste per il 2015. E a tale scopo è stata prevista non soltanto la
costruzione di un nuovo inceneritore, ma anche il potenziamento dell’impianto di Montale.
  Discariche e inceneritori sono espressione di un modello culturale non ulteriormente sostenibile, fonte
di inquinamento (PM 2,5 in particolar modo) e distruzione di risorse. L’incremento di impianti termici e
termoutilizzatori (inceneritori) dovrà essere contrastato in un’ottica di prevenzione condivisa anche
dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica.
  La riduzione dei rifiuti, il riuso dei prodotti e il riciclo sono strade necessarie per ridurre il carico della
società sull’ambiente (la cosiddetta impronta ecologica).
  In netta contraddizione con la scelta di investire sull’incenerimento dei rifiuti, il Piano interprovinciale
adottato riporta anche l’obiettivo di pervenire al 65% di raccolta differenziata entro il 31 dicembre 2014
attraverso raccolta domiciliare e conseguente tariffazione puntuale.
  A Pistoia siamo lontanissimi da tale obiettivo (37% di differenziata). La raccolta differenziata porta-a-
porta potrà condurre a risultati significativi se coinvolgerà tutta la città e non solo limitate parti di essa
(centro storico e area commerciale di Sant’Agostino), altrimenti resterà solo un’operazione di facciata.
  Riteniamo che la riduzione della quantità di rifiuti prodotta debba comunque essere l’obiettivo
principale e a tale riguardo riteniamo importante l’applicazione dell’accordo quadro Anci-Conai, che
garantisce le risorse per operare la riduzione ed il recupero degli imballaggi, che costituiscono una
frazione elevata dei rifiuti attualmente inceneriti.
  Importante contributo alla filiera del riciclo è l’acquisto da parte della Pubblica Amministrazione dei
prodotti derivanti dal trattamento delle materie prime seconde, i cosiddetti “acquisti verdi” già peraltro
previsti per legge.
  È opportuno realizzare un impianto di compostaggio a Pistoia piuttosto che continuare a conferire la
frazione organica dei rifiuti urbani all’impianto di Montespertoli, mirando parallelamente a un ciclo
virtuoso che coinvolga le imprese vivaistiche, restituendo loro compost di qualità.
  Sono da realizzare stazioni ecologiche per incentivare il conferimento dell’olio alimentare esausto da
avviare al consorzio apposito, ed è quindi necessario prevedere sin da subito dove collocarle.
  Per ridurre rifiuti e inquinamento sul lungo termine sarà fondamentale in primo luogo sostituire i
prodotti usa e getta con oggetti riutilizzabili, sensibilizzando la popolazione, e quindi incentivare la
riconversione dei processi produttivi verso pratiche ecologicamente sostenibili.
  Da prevedere inoltre sgravi fiscali per ditte che utilizzano i consorzi di smaltimento e per quelle che
scartano materie prime-seconde e quotate in borsa.


 9. Riduzione dei consumi. Fonti rinnovabili di energia.

  Uno dei problemi più rilevanti che affronta la società oggi è la richiesta crescente di energia, e spesso
si utilizza lo spauracchio della carenza energetica per cercare di giustificare operazioni assurde e
pericolose, come lo stoccaggio di metano nel sottosuolo lombardo, il rigassificatore off-shore di Livorno
o la centrale a metano al Bottegone. Il primo passo sul campo del tema energetico passa dalla riduzione
dei consumi, ed è fondamentale che la Pubblica Amministrazione faccia la sua parte: utilizzo di LED per
semafori e illuminazione pubblica con contenimento dell'inquinamento luminoso, riqualificazione
energetica degli uffici e degli immobili comunali, mantenere temperature non oltre i 18°C d’inverno ed
evitare di accendere i condizionatori se non necessario, ecc. Per le imprese sono da prevedere incentivi
per l'installazione di sistemi volti al risparmio energetico come motori e generatori inverter di ultima
generazione.
  Importante incrementare l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, compatibilmente con l’impatto che
gli impianti possono avere sull’ambiente circostante. Nello specifico, esigere l’installazione di pannelli
fotovoltaici negli edifici di nuova costruzione sia pubblici che privati (previsti dal D.P.R. n. 59 del 2
aprile 2009 sul rendimento energetico in edilizia) ed in quelli ristrutturati, in maniera conforme al
Decreto Legislativo 192/2005.
  Sarà poi opportuno monitorare i progressi tecnici delle nuove tecnologie degli impianti eolici, molto
meno impattanti e più produttive che in passato, per poterne valutare un possibile utilizzo anche nelle
nostre zone.


 10. Sviluppo della rete ecologica della città e del territorio circostante. Realizzazione del Parco
delle Tre Limentre – Alto Reno.

  Un’ampia porzione del territorio del Comune di Pistoia ricade in aree collinari e montane
caratterizzate da agroecosistemi di tipo tradizionale (oliveti in collina, castagneti e prati-pascoli in
montagna) e da estese aree forestali, solcate da ruscelli e torrenti.
  Riteniamo una priorità dare concreta applicazione a livello locale al Piano d’Azione Regionale per la
Biodiversità, che formula obiettivi, misure ed azioni concrete per la tutela delle specie e degli habitat di
interesse regionale ed europeo, anche attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e dei portatori
di interessi presenti sul territorio. Un piano che si affianchi alle aree protette alle quali è necessario fare
ricorso per la gestione delle aree di notevole valore naturalistico, come il complesso dei bacini delle
Limentre e dell’Alto Reno, nel quale è stato recentemente istituito un Sito di Importanza Comunitaria,
proprio in ragione della ricchezza in termini di biodiversità
  Mettere il fattore biodiversità, bene comune da cui dipendono i processi di rigenerazione delle risorse
primarie, al centro di un processo di riqualificazione e valorizzazione degli ambienti naturali, del
paesaggio rurale e dei contesti urbanizzati rappresenta una svolta culturale e amministrativa sia sul
piano pratico che su quello etico. Ciò significa:
  • investire nella cura del territorio e dare lavoro per prevenire catastrofi “naturali”;
  • proteggere e diffondere la conoscenza delle migliaia di specie animali e vegetali presenti nel comune
di Pistoia, anche nell’ottica di incentivare il turismo verde;
  • recuperare saperi e mestieri tradizionali e capacità artigiane in ogni settore (in particolare nei settori
delle necessità primarie), perché ad essi è legata la possibilità di mantenere alcuni ambienti agricoli di
elevato valore naturalistico;
  • scoprire, tutelare e valorizzare frammenti di “natura selvaggia” anche in città mediante la
realizzazione di una rete ecologica (fatta di parchi e giardini collegati da “corridoi” verdi).


 11. Montagna pistoiese.

  La gente che abita sul territorio della montagna pistoiese svolge un fondamentale ruolo di gestione e
presidio del territorio che contribuisce alla prevenzione dai dissesti idrogeologici.
  È prioritario interrompere il circolo vizioso che in un’ottica di utili e di passivi a brevissimo termine
vede il taglio dei servizi essenziali quali poste, ospedali, trasporti, rendendo più difficile abitare in
montagna, con conseguente spopolamento ulteriore dei paesi.
  Sarà opportuno favorire le ristrutturazioni, in particolare per le prime case, e per le giovani coppie,
mettere in atto politiche di sviluppo economico del territorio legate alle tipicità locali e alla filiera
sostenibile del legno, garantire incentivi, sgravi fiscali agevolazioni per i piccoli commercianti sul
territorio che svolgono un servizio vitale per la gente della Montagna.
12. Turismo e valorizzazione delle aree extra-urbane.

  Pistoia è una città ricca di arte, storia e cultura, che deve la sua stessa tipicità al fatto di essere estesa e
legata a doppio filo con la montagna pistoiese, che la arricchisce di natura, artigianato, tradizioni locali e
prodotti tipici.
  Da valorizzare in questo senso il turismo escursionistico, cicloturistico e ippico – e nello specifico con
la promozione dell’ippovia provinciale di S. Jacopo in coordinamento con i comuni interessati e
attraverso investimenti in infrastrutture leggere per la sosta e l’ospitalità.


 13. Educazione e formazione.

  Riteniamo indispensabile diffondere una cultura dei valori e dei beni comuni, a livello scolastico e non
solo, in quanto solo essa è terreno fertile per gettare il seme dell’ecologia e di uno stile di vita
sostenibile.
  A livello di scuola, è importante realizzare orti didattici e inserire corsi di agricoltura biologica,
nell’ottica di un’educazione alimentare fondamentale per sviluppare un consumo critico e consapevole
che deve essere maturato nel tempo.
  È raccomandabile promuovere l’educazione degli adulti, la formazione e l’informazione sulla mobilità
internazionale e in particolar modo l’apprendimento delle lingue e l’alfabetizzazione informatica.
  Sostenere le opportunità di avvicinamento al lavoro attraverso tirocini formativi anche presso realtà
artigiane e commerciali (botteghe-scuola per la formazione diretta).
  Importantissima la rete di asili nido di ottima qualità, indispensabili affinché sia possibile il lavoro
femminile.


 14. Sociale.

  Reputiamo importante valorizzare, incentivare, sostenere (anche economicamente) le attività e i
progetti di inclusione sociale e lavorativa rivolti alle persone svantaggiate o a rischio di esclusione
sociale (nuove povertà) promosse dalle realtà del terzo settore non profit pistoiesi (cooperative sociali,
associazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale), privilegiando le azioni d’intervento
che puntano all’acquisizione di un’autonomia nei soggetti svantaggiati (lavorativa, abitativa),
“staccandoli” gradualmente da un circuito assistenziale.
  Da notare che l’organico delle assistenti sociali è attualmente insufficiente per seguire e assistere il
numero dei soggetti che si rivolgono al servizio sociale, con uno sguardo particolare ai minori a rischio
di devianza sociale, per i quali è fondamentale un rafforzamento di quelle realtà già esistenti
rappresentate dai doposcuola.
  Tale insufficienza, unita alla frequente sostituzione degli operatori, impedisce al servizio stesso di
avere un radicamento sul territorio disconoscendo, di fatto, le priorità sulle quali intervenire e svolgere
anche un lavoro di prevenzione del disagio.
  Nessun essere umano è illegale: sarà quindi importante sostenere e promuovere l’integrazione dei
migranti nel territorio comunale e favorire l’integrazione e la reciproca conoscenza tra gruppi etnici
diversi. Valutare la possibilità di organizzare iniziative quali tavole rotonde, cene multietniche e di
pubblicare mensilmente un giornale in varie lingue contenente informazioni utili per gli immigrati e le
iniziative di comunità di stranieri e associazioni che si occupano di intercultura , possibilmente
coordinando l'attività con uno specifico sportello delle Politiche Sociali.
  Un’altra realtà importante e contigua a quella dei migranti è rappresentata dalla presenza storica di
Rom e Sinti a Pistoia, per i quali è fondamentale garantire la scolarizzazione, passo imprescindibile per
l’integrazione.
15. Beni comuni.

  È nostra intenzione portare al centro del dibattito politico la questione dei beni comuni come diritti
fondamentali che non riconoscono padroni al di fuori di chi vi accede.
  Riteniamo che sia importante aver chiaro che non esistono soltanto le proprietà privata e pubblica
(quest’ultima patrimonio dello Stato) ma anche i beni che consentono alle collettività di vivere
dignitosamente.
  Nella crisi attuale vediamo come l’interesse privato multinazionale determini la privatizzazione dei
beni e dei servizi e come neppure gli stati nazionali riescano ad opporvisi. Al contempo verifichiamo
l’impazzimento del clima, anch’esso bene comune, dovuto alla rottura del rapporto persone-natura.
  Occorre passare da una visione economica del mondo, ove tutto è merce e può generare capitale, a una
visione ecologica che tenga conto della vita di tutti come collettività.
  Lo stesso concetto di uguaglianza viene ad essere sustanziato dalla consapevolezza che i beni comuni
devono essere accessibili a tutti e quindi che le risorse naturali non possono essere consumate solo da
alcuni, anche perché in un mondo finito le risorse non sono infinite e possono giungere a esaurimento e
non essere riproducibili.
  I beni comuni sono stati via via sottoposti a privatizzazione, sono stati ridotti a merce, acquisiti da chi
si è dimostrato più bravo e astuto nel saccheggio. Pensiamo ad esempio a come siano scomparse di fatto
le spiagge libere, occupate in maniera sempre più massiccia dagli stabilimenti balneari.
  Riteniamo necessario invertire la rotta salvaguardando quanto più possibile i beni di tutti rispetto alla
privatizzazione che ci espropria di quanto è nostro in quanto abitanti della terra.
  Quindi diciamo no alla privatizzazione dell’acqua, no al nucleare, no al consumo e degrado dei
territori per le grandi opere, sì alla scuola e alla sanità pubblica, sì all’istanza di partecipazione dei
movimenti.
  Riconosciamo che i movimenti hanno un potere diffuso democratico invece di un potere concentrato,
sono partecipazione attiva.
  All’ovvia considerazione che per poter usufruire dell’acqua occorre avere una rete idrica efficiente,
rispondiamo che il Comune (comune!) deve essere il gestore, con personale preparato (curriculum
adeguato, non meriti politici) e con dirigenti stipendiati in modo equo.
  Anche questo è un punto irrinunciabile: competenze specifiche nei vari campi, emolumenti
equiparabili a quelli di qualsiasi lavoratore dipendente.
  Ci impegnamo, infine, a partecipare a quei coordinamenti nazionali promossi dalle amministrazioni
virtuose (che si vanno formando in più parti d’Italia) e che si danno l’obiettivo di trovare soluzioni
collettive a problemi comuni, nell’ottica di un’amministrazione collettiva e condivisa del territorio. In
questo modo sarebbe possibile fare pressione sulle Amministrazioni competenti andando anche nella
direzione di rompere con i Patti di Stabilità che impediscono ai Comuni di sfruttare le proprie risorse
nell’interesse locale.


 16. Trasparenza.

  L’Amministrazione deve garantire la più larga e profonda trasparenza sul suo funzionamento
realizzando un archivio facilmente accessibile e consultabile anche in rete dai cittadini, che comprenda:
  • un inventario del patrimonio di beni mobili (comprese le partecipazioni in aziende, le aziende
controllate, gli enti, ecc.) ed immobili (demanio, patrimoni, stabili, ecc.) e come vengono utilizzati
(affittati a chi, a che titolo, con che canone), gli appalti, i concorsi, ecc.
  • un inventario delle spese del Comune per le risorse umane: assessori, consiglieri, collaboratori,
dirigenti e manager, tecnici, professionisti, membri degli staff, indicando retribuzione mensile oltre agli
altri emolumenti percepiti per incarichi di vario tipo, pensioni, vitalizi, ecc.
  • un Albo pubblico delle Imprese e Società immobiliari che hanno rapporti economici con
l’Amministrazione comunale
  • un’anagrafe pubblica dei redditi e dei patrimoni e partecipazioni societarie possùti da Amministratori
e Dirigenti degli Uffici comunali, compresi quelli dei familiari


 17. Partecipazione e protagonismo popolare.

  Riteniamo importante mettere a disposizione di associazioni, comitati, ecc. gli immobili di proprietà
del Comune, in maniera da permettere ai cittadini di dispiegare e sviluppare al meglio l’aggregazione e
la cultura popolare, il dopo scuola, le attività politiche e sociali necessarie per rendere le masse popolari
reale centro della vita della città e mettere in moto una concreta democrazia partecipativa.
  Strutture utilizzabili in tal senso sono la villa di Montesecco, da ristrutturare anche attraverso
l’intervento di contributi comunitari, e la ex Università Popolare; Il Ceppo e le Ville Sbertoli sono altre
aree di pregio di proprietà comunale da vincolare ad uso pubblico.
  Un impegno in questa direzione potrebbe partire dall’attivare una consulta popolare sulla mobilità, già
richiesta da diverse associazioni, cercando un bilanciamento delle diverse categorie interessate
(pendolari, automobilisti, ciclisti, disabili, ...).
  Altra opportunità potrebbe essere lo sviluppo di una rete informatica per consultazioni dirette ai
cittadini su tutti i temi relazionati col quartiere o Comune o per progetti di notevole importanza, allo
scopo di favorire una partecipazione democratica più diretta.


 18. Problema abitativo.

  Il problema dell’alloggio è un aspetto che riguarda sempre più famiglie pistoiesi già conosciute dai
servizi sociali e/o privi di reti parentali su cui appoggiarsi. La crisi economica e occupazionale ha
amplificato questa grave situazione. Occorre prevedere forme di sostegno economico, anche con fondi
comunali, alle famiglie che non riescono a pagare l’affitto e prevedere forme di agevolazioni fiscali per
chi decide di affittare una casa ad un nucleo familiare segnalato dai servizi sociali del Comune,
facendosi quest’ultimi, dove richiesto, garanti per un periodo limitato nei confronti del locatore.
  Eventualmente, valutare la possibilità di usare immobili inutilizzati di proprietà del Comune per
realizzare abitazioni popolari.


 19. Lavori di pubblica utilità.

   Esistono tutta una serie di piccole e semplici manutenzioni di utilità sociale e interesse collettivo (ad
esempio la rimozione dei rifiuti e la manutenzione del verde di torrenti, fossi, giardini, ecc.); in questi
ambiti scarsamente specializzati potrebbero essere impiegati dei soggetti in carico ai servizi sociali non
più spendibili nel mercato del lavoro, così come potrebbero essere inseriti disoccupati, pensionati o
soggetti detenuti ammessi alle misure alternative alla pena detentiva.
   Per operazioni che richiedessero manodopera più qualificata, sarebbe opportuno ricostituire un
organico di operai comunali, spesa che si è dimostrata inferiore rispetto a quella derivante dall’appaltare
i lavori a ditte esterne.


 20. Verde pubblico.

  Reputiamo importante, nella Città del Verde, censire il verde privato e pubblico esistente, e valutare
l’opportunità di vincolare tali spazi cittadini come invarianti urbanistiche; conservare e ripristinare i
parchi e il verde pubblico garantendo rigorosamente la cura e preservazione del patrimonio arboreo
della città sia pubblico che privato; recuperare l’area del parco di Montesecco a sud della città,
aprendolo all’accesso dei cittadini di tutta la comunità, e considerando la possibilità di destinarne una
porzione alla realizzazione degli orti urbani previsti dal regolamento comunale e per i quali sono carenti
i terreni; restituire al Bosco in Città la sua dignità, usurpata dal recente prolungamento di via
Gonfiantini, anche come “palestra” per l'istituto agrario.


 21. Uffici comunali.

  Reputiamo opportuno modificare gli orari di apertura al pubblico degli uffici comunali per renderli più
accessibili agli utenti e informatizzare tutte le procedure burocratiche e autorizzative, nonché le
notifiche non pervenute (inviabili con posta elettronica certificata).


 22. Coppie di fatto e testamento biologico.

  Due misure a costo zero e di grande significato morale e civile:
  • creare un archivio comunale in cui registrare le unioni di fatto, anche omosessuali, prendendo così
posizione in direzione del riconoscimento dei loro diritti civili;
  • creare un parallelo archivio relativo al testamento biologico (non dichiarazione anticipata di
trattamento), reputando che non spettino né alla legge né ad altri le decisioni riguardanti la dignità
dell’individuo.



 23. Antifascismo.

  Poiché negli ultimi anni si sono verificati in città episodi, anche violenti, che hanno visto riferimenti
palesi all’ideologia fascista, reputiamo opportuno rimarcare che l’antifascismo e la Resistenza sono i
fondamenti della Repubblica italiana.
  Il Comune deve promuovere la diffusione di una cultura antifascista e antirazzista, a cominciare dalle
scuole, e usare gli strumenti a sua disposizione per ostacolare il consolidamento di realtà che inneggiano
a un’ideologia violenta che compromette la sicurezza dei cittadini e lo sviluppo di una società
democratica.
  Ci pare opportuno ricordare che la Costituzione italiana non va solo difesa, ma anche applicata in ogni
suo articolo.
  Ribadiamo l’importanza di associazioni come l’A.N.P.I. per il ruolo che possono ricoprire e per i
valori che rappresentano.

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Per un altra pistoia

  • 1. Lista Civica Ecologista Per un'altra Pistoia PROGRAMMA L’esigenza di costruire questa lista e di presentarci alle amministrative di Pistoia nasce da considerazioni di ordine generale e di ordine locale. Di ordine generale: abbiamo assistito alla consegna del potere al cosiddetto Governo tecnico che dichiara di fondarsi su tre principi: crescita, rigore, equità. Il primo punto sarebbe condivisibile se si trattasse di bene comune, di serenità, di recupero del territorio, di salute; non lo è se si tratta di far crescere il PIL senza alcuna valutazione del benessere che ne deriva per umanità e ambiente. Il secondo punto, rigore, lo vediamo attuato alla grande sulle persone comuni ma assolutamente non impiegato verso chi controlla l’economia. Il terzo punto, equità, è disatteso interamente, più che in ogni altro momento storico da molti decenni a questa parte, basta notare i privilegi di deputati e senatori, quanto percepiscono Manganelli (621.000 € l’anno), Marchionne (quanto un intero reparto del Lingotto) e tutti gli altri dirigenti, fino ad arrivare a quelli locali. I partiti di rilievo applaudono e danno la fiducia. La nostra delusione ovviamente è più grave e sentita nei confronti della sinistra che avrebbe dovuto ancora avere nel suo progetto l’eguaglianza e invece sembra aver perso la bussola: rincorre le banche, condanna i sindacati, assiste a questa spaventosa depressione e perdita di lavoro che significherà retribuzioni al minimo. Di ordine locale: l’elemento che ha più profondamente segnato l’esperienza degli ultimi dieci anni di amministrazione della nostra città è stata il consumo di suolo fertile, la cementificazione dissennata degli ultimi spazi liberi. In pochi anni e ad unico vantaggio di interessi speculativi, sono state edificate non solo tutte le aree per le quali la pianificazione comunale consentiva la possibilità di costruire, ma soprattutto, ricorrendo allo strumento delle cosiddette varianti urbanistiche, si è cementificato anche le aree che strategicamente ricoprivano, secondo le stesse previsioni urbanistiche, un ruolo fondamentale rispetto a funzioni essenziali per la città. Il caso più eclatante riguarda l’edificazione del Campo di Volo, un’area che il Piano Strutturale definiva invariante strutturale con funzione di caposaldo delle mura verdi della Città e di area di approvvigionamento di acqua potabile. Questa scelta è stata un atto estremo di aggressione speculativa di una gravità inaudita, che potrà avere conseguenze drammatiche per il futuro della Città. L’area del campo di Volo con i suoi 18 ettari di superficie rappresentava infatti l’ultimo spazio verde adatto per restituire al Torrente Ombrone uno spazio adeguato di pertinenza fluviale, dove laminare le sue acque di piena; in pratica la sola possibilità tecnicamente plausibile per creare una valvola di sicurezza per la
  • 2. città. Una scelta folle in un’epoca segnata dai rapidi cambiamenti climatici nella direzione del global warming e della estremizzazione degli eventi meteorici. L’edilizia residenziale è cresciuta a ritmi incessanti senza alcun calcolo circa la disponibilità delle risorse idriche, che già un decennio fa risultavano carenti; senza alcuna opera importante di urbanizzazione, e soprattutto senza che vi fosse una reale necessità di nuovi alloggi. Tutto questo senza nemmeno essere riusciti a portare a termine l’approvazione degli strumenti urbanistici: dal 2002, anno di approvazione del Piano Strutturale, non si è stati capaci di approvare il Regolamento Urbanistico, che avrebbe dovuto essere lo strumento attuativo del Piano Strutturale. Se le trasformazioni urbanistiche rappresentano la pagina più nera dei due mandati del Sindaco Berti, anche su tutti gli altri ambiti che definiscono la sostenibilità ecologica della città, Pistoia ha mantenuto, o addirittura peggiorato, i propri standard. Da tempo a Pistoia non sono stati effettuati investimenti per migliorare la rete idrica acquedottistica della città e delle frazioni, né per ampliare e completare la rete fognaria e il sistema della depurazione delle acque. La gestione privatistica dell’acqua si è dimostrata del tutto inadeguata rispetto alle fondamentali esigenze di conservazione di questo bene. Non è stato fatto un solo metro di pista ciclabile che abbia un senso, ma numerose rotonde che hanno reso ancor più pericoloso l’accesso delle biciclette sulle strade cittadine, massimizzando il ricorso all’automobile. La qualità dell’aria è conseguentemente peggiorata, con un forte incremento della presenza di PM10 derivanti dal traffico automobilistico. Non è stata promossa nessuna seria azione volta a ridurre la quantità di rifiuti prodotti; né si è andati oltre ad una poco convinta e male organizzata sperimentazione di raccolta differenziata porta a porta su parte del centro storico, alla quale i cittadini possono partecipare a titolo volontario. La presenza di Consiglieri Verdi nell’assemblea comunale, sebbene sia stata importante per ottenere e veicolare le informazioni necessarie ad organizzare insieme ai comitati ed alle associazioni un’azione di resistenza e di proposta alternativa, che in alcuni casi ha dato anche esiti importanti (ad esempio sulla vertenza relativa alla “riqualificazione” della ex Fonderia Cantini), poco ha potuto di fronte alla protervia dei poteri forti che hanno indirizzato le scelte politiche della giunta di centrosinistra. Proprio guardando a questo fallimento, la Lista Civica Ecologista “Per un'altra Pistoia” ha cercato di costruirsi come aggregazione di persone provenienti da esperienze diverse per poter realizzare un dialogo reale tra le differenti sensibilità cittadine e tra queste e la politica. La politica, espressa a livello locale come a quello nazionale, tende a non riconoscere come obiettivo primario dell’amministrazione pubblica quello di garantire il benessere collettivo e punta verso quella che sembra una rinuncia alla garanzia di uguaglianza nel
  • 3. mondo del lavoro, nell’accesso ai servizi, nelle modalità di trasporto, in favore di una monetizzazione delle risorse. A questo si collega anche la scarsa attenzione alla partecipazione e alla trasparenza delle decisioni pubbliche. L’opposizione contro l’eccessiva (e in molti casi inutile) infrastrutturazione del territorio è una lotta contro chi ha in mano il potere economico. Siamo di fronte a un capitalismo che è andato oltre: non potendo continuare a vendere prodotti (saturazione dei mercati) non resta che vendere i servizi, i trasporti, l’acqua, e per far questo ha assorbito la politica. I partiti (e quelli grandi in particolar modo) sono troppo spesso legati a doppio filo con quelle realtà che realizzano interventi e speculazioni, cogliendo finanziamenti pubblici e scaricando il rischio degli investimenti sulla collettività. Vi è poi da gran parte dell'arco politico uno sconfortante disinteresse a riconoscere gli effetti distruttivi, in un futuro non remoto, del cambiamento climatico globale, e a perseguire scelte politiche, economiche e industriali che possano invertire la tendenza: prima il protocollo di Kyoto del 1997 (disatteso), quindi l'appuntamento di Copenaghen del 2009 (in cui non sono state prese misure concrete), infine la conferenza di Durban del 2011 che rimanda gli impegni al 2020; ogni volta hanno prevalso le logiche di mercato. Questa lista nasce con il proposito di distanziarsi da questo modo affaristico di concepire e praticare la politica: è necessario restituire la titolarità delle scelte a processi realmente democratici, dove un ruolo chiave è svolto dalla competenza e dal senso etico dei tecnici e degli operatori dell’informazione. Crediamo che ogni scelta debba misurarsi con due priorità generali inderogabili e fra loro collegate: garantire a tutti gli abitanti della terra una maggiore equità sociale (e di genere) nell’accesso a opportunità e risorse; e consegnare alle future generazioni un pianeta ancora capace di sostenere la loro vita e quella di tutti gli altri esseri viventi che lo popolano. Tale orientamento può essere riassunto nei seguenti punti: • l’infrastruttura è opportuna se è socialmente utile, e il fatto di venire finanziata non ne legittima le realizzazione; è fondamentale quindi ripartire dai piani della mobilità e dalla pianificazione territoriale; • i servizi (asili, mense, trasporti, sanità) non possono essere trattati come aziende da cui trarre un guadagno monetario, ma come un investimento la cui resa sarà nei confronti della collettività in termini di benessere e coesione sociale; • la tutela dei diritti dei lavoratori implica la tutela della dignità delle persone, non solo sul posto di lavoro ma anche nel contesto civico in cui vivono e operano sia i lavoratori che le loro famiglie; il territorio che ci circonda è una risorsa da utilizzare, non da distruggere; sarà quindi necessario preservare il patrimonio verde ancora presente, e non abbandonarlo alla speculazione edilizia. Marzo 2012
  • 4. 1. Lavoro utile e dignitoso per tutti. Un lavoro utile e dignitoso è condizione necessaria per giungere all'equità sociale. Il Comune, in quanto prima organizzazione territoriale ed espressione della cittadinanza, deve farsi carico attivamente delle istanze dei lavoratori nei confronti di Regione e Stato, occupandosi dei fenomeni di disoccupazione e cassaintegrazione, puntando alla salvaguardia delle realtà produttive locali, impegnandosi a riconvertire impianti dismessi verso produzioni utili ed ecologicamente sostenibili, nell’ottica di una reintegrazione di coloro che hanno perso il lavoro. Nello specifico, l'enorme differenza di reddito tra la classe dirigente e i sottoposti e i fondi destinati a grandi opere inutili darebbero risultati molto maggiori se impiegati per l’occupazione a livello locale, favorendo la ridistribuzione della ricchezza e quindi evitando la stagnazione dell’economia. A livello locale, sarà importante valorizzare il patrimonio delle microimprese commerciali ed artigianali, anche con sgravi fiscali ed incentivi reali per agevolare i passaggi generazionali. I contratti stipulati dalla Pubblica Amministrazione per grandi opere o con grandi imprese dovranno stabilire che una quota consistente del lavoro (indicativamente il 50%) coinvolga maestranze locali, in particolar modo se sono previsti incentivi. Non è ammissibile, inoltre, che vengano corrisposti premi di produttività ai dirigenti del Comune per aver perseguito i risultati previsti dal loro contratto o per aver evitato l’impiego di lavoratori occasionali quando ne sarebbe stata opportuna la presenza. 2. Urbanistica: stop al consumo di suolo, recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. In conseguenza alla intensa attività edificatoria favorita negli ultimi anni vi è una grave carenza di aree a verde e per servizi di interesse pubblico, generata dall’aver autorizzato interventi edilizi senza che fossero realizzati gli standard urbanistici che la pianificazione prevedeva e che la legge prescrive, standard minimi che vanno recuperati. Il suolo rappresenta un bene comune primario che, in assenza di una reale necessità di alloggi, il nuovo Regolamento Urbanistico di Pistoia dovrà salvaguardare. Puntiamo sul restauro conservativo degli edifici storici e sul recupero degli edifici esistenti, che consenta di migliorarne la classe energetica, con vantaggi economici per i proprietari, minor inquinamento (benefici per la salute e la qualità dell’ambiente) e maggiori opportunità di lavoro per le piccole imprese artigiane edili ed impiantistiche. Pensando al Regolamento Urbanistico che dovrà essere approvato, ci si dovrà basare su un approfondito censimento dell’attività edilizia passata, dei volumi, residenziali e produttivi, inutilizzati e dei reali bisogni abitativi, specie delle fasce sociali deboli. Si dovrà quindi invertire la rotta rispetto al passato, e attribuire la destinazione di “invariante strutturale” a tutte le aree a verde pubblico e privato; ripristinare le aree residenziali di completamento consentendo piccoli ampliamenti ed adeguamenti igienico-funzionali, così come trasformazioni idonee a creare lavoro in aree non più solo produttive come S. Agostino 1; incentivare l'affitto e la vendita dei fondi, magari frazionandoli in spazi a misura di piccola impresa; riqualificare il viale Adua negando nuove espansioni edificatorie e recuperando e vincolando tutte le residue aree libere a verde pubblico. Verificare la possibilità di completare una pista ciclabile degna di questo nome. Sarà da evitare la progettazione di ulteriori centri commerciali, i cui guadagni in gran parte non restano sul territorio comunale, favorendo invece i negozi di vicinato, sia in centro che a maggior ragione in periferia, anche al fine di evitare i “quartieri dormitorio” privi di servizi. Una considerazione dovrebbe interessare la rimozione – difficoltà spesso di natura culturale più che pratica – di numerose barriere architettoniche che oggi rendono difficile (e in alcuni casi impossibile) ai cittadini disabili accedere ad alberghi, negozi, studi medici, luoghi di interesse pubblico (musei, mostre, sale di convegni). Ugualmente, è necessario porre attenzione a non realizzare barriere architettoniche negli interventi urbanistici di nuova realizzazione (contrariamente a quel che è successo con la Porta
  • 5. Nuova). 3. Conservazione delle risorse idriche. Riteniamo urgente che, in osservanza del risultato referendario, si proceda con ferma determinazione alla ripubblicizzazione della gestione delle risorse idriche, avendo quali obiettivi primari la conservazione della risorsa e degli ecosistemi naturali che presiedono alla sua rigenerazione. In attesa dell'accettazione da parte di Publiacqua della sentenza della Corte di Cassazione in merito alla illegittimità che in bolletta venga conteggiata la remunerazione del capitale investito, ci poniamo a sostegno della campagna di obbedienza civile per l'autoriduzione delle bollette. È inoltre irrinunciabile elemento di civiltà di ogni comunità la completa depurazione delle acque reflue utilizzate per fini civili e nell’ambito delle attività produttive nella prospettiva di limitare l’inquinamento, l’eutrofizzazione e la deossigenazione delle acque superficiali. 4. Agricoltura come fonte primaria di cibo e non di merce. La fertilità dei suoli, la prevenzione dal dissesto idrogeologico, la mitigazione dei mutamenti climatici passano necessariamente dalle buone pratiche agricole e forestali che vengono messe in essere. Avere una produzione agricola diffusa sul territorio, anche nelle zone di montagna, contribuisce alla sovranità alimentare con varietà caratteristiche, a mantenere le culture e le economie della comunità locali, a ridurre le emissioni di CO₂ dovute al trasporto, a incrementare il valore turistico dei luoghi. Ancora, un’agricoltura di qualità, sostenibile e su piccola scala consente un maggior controllo sul carico chimico disperso nell’ambiente, invertendo la tendenza delle cosiddette "malattie da benessere". Sarebbe auspicabile farsi proponitori della possibilità di consentire la vendita diretta dei propri prodotti a quegli agricoltori che mantengano buone pratiche di governo del territorio (agricoltura biologica e sostenibile), in particolare nella zona montana, cosa ad oggi consentita ai soli imprenditori agricoli (D.Lgs. n. 228 del 2001). Ancora, è opportuno che un Comune come Pistoia – che si fregia di un legame profondo con le attività colturali – promuova una conoscenza diffusa delle Politiche Agricole Comunitarie e si faccia ambasciatore di eventuali proposte partecipate da avanzare in sede europea per migliorarne il testo. 5. Settore sanitario. In assenza di nuovi investimenti mirati, anche con la presenza del nuovo ospedale non sarà risolto il problema delle lunghe liste d’attesa per visite specialistiche ed esami radio-diagnostici che costringono i cittadini a rivolgersi a istituti privati, sopportandone gli oneri. Bisognerebbe attualizzare i criteri contenuti nell’attuale regolamento dei servizi e prestazioni sociali del Comune di Pistoia, documento nel quale sono indicati i requisiti per concedere determinati servizi alla popolazione indigente e non autosufficiente. I limiti di reddito qui contenuti non sono realistici: si prevede un reddito familiare inferiore 5000 €/anno (400 €/mese) per ottenere la gratuità del servizio e un tetto massimo di 25000 €/anno (lordi, ca. 18000 netti) oltre il quale non si ha più diritto a nessuna esenzione per qualsivoglia prestazione o servizio sociale. La programmazione e l'organizzazione delle attività sanitarie non possono essere calate dall'alto e decise senza il controllo dei cittadini, fruitori dell'assistenza sanitaria (medica ed infermieristica); si rende necessario perciò mantenere i servizi sanitari presenti sul territorio evitandone il trasferimento in altra zona, in considerazione delle difficoltà e dei disagi che si verrebbero a riversare su tutta la popolazione, ed i particolare sugli anziani che spesso sono i più frequenti utilizzatori dei servizi, ed anche la parte più debole della collettività. Sempre più spesso i dirigenti scelgono non sulla base della necessità della popolazione o del minor disagio, ma del risparmio o del proprio interesse o visibilità,
  • 6. vedi il trasferimento della Anatomia Patologica da Pistoia a Pescia, così come parte del Centro Trasfusionale, che è in particolare rivolto alla popolazione anziana, il che costringe a spostamenti spesso legati alla disponibilità dei parenti o della Pubblica Assistenza. Altro punto importante è il recupero delle finalità previste dalla legge di istituzione dei Consultori Familiari, i quali dovevano essere un centro di riferimento per tutte le donne per l'educazione sessuale, la pianificazione familiare e l'assistenza sociale, e che sono stati trasformati negli anni in ambulatori ginecologici e di sola assistenza sanitaria, disattendendo tutti gli altri aspetti, e non considerando che la collettività si è trasformata con la presenza di nuclei familiari di diverse nazionalità. 6. Ripensare radicalmente la mobilità in città. È importante riorganizzare il piano del traffico cittadino in modo che rispetti la mobilità di pedoni e ciclisti, ponendo attenzione a eliminare quelli che possono risultare ostacoli per le persone con problemi di deambulazione; opportuno incentivare i mezzi di trasporto pubblico (da rendere idonei per l’accesso di disabili, anziani, passeggini), potenziando i parcheggi scambiatori esistenti, così come ripensare i collegamenti su rete urbana ed extra urbana con ramificazioni in grado di raggiungere zone remote e spesso disagiate, ottimizzando le dimensioni dei mezzi al servizio necessario. Parallelamente, sarà inevitabile riconsiderare il sistema di sensi unici che dal momento di attuazione dell'ultimo piano del traffico hanno determinato ingorghi giornalieri. Sono inammissibili interventi come quello realizzato su via Guicciardini chiudendo le direttrici storiche Via Fiorentina e Via bassa della Vergine, o il progetto del parcheggio sotto la chiesa di S. Bartolomeo, che alle carenze progettuali affianca un’illogica concentrazione di traffico nelle strette strade circostanti. Ci proponiamo inoltre di far rimuovere i dossi artificiali che possono risultare molto pericolosi per la sicurezza sia degli operatori sanitari durante il trasporto in emergenza, sia del paziente di cui possono peggiorare le eventuali lesioni. 7. No alla terza corsia autostradale della A11. Sì al potenziamento della tratta ferroviaria Lucca- Viareggio e al rilancio della storica linea ferroviaria Porrettana. Occorre raddoppiare la tratta ferroviaria tra Pistoia e Viareggio (ad oggi ancora a binario unico) per ottimizzare il trasporto che attualmente comporta continui ritardi, costringendo i pendolari a muoversi con mezzi privati per avere la sicurezza dell’orario. È necessario mantenere e valorizzare la linea storica Porrettana (con orari adattati alle esigenze dell’utenza), in quanto fondamentale mezzo di interrelazione tra città e montagna sia per pendolari che per turisti; si ricordino i continui ammodernamenti che ne fanno una delle linee più sicure e avanzate d’Italia, l’autosufficienza energetica dovuta all’idroelettrico del bacino di Suviana e lo scalo di Pracchia il cui utilizzo per trasporto a valle dell’acqua Silva contribuirebbe ad eliminare buona parte del traffico pesante dalla statale. Ancora, un forte contributo alla mobilità pubblica nell’area Pistoia-Prato-Firenze potrebbe essere dato dalla realizzazione della metropolitana di superficie, realizzabile con revisioni dell’orario ferroviario e ottimizzabile con l’utilizzo di macchine progettate appositamente. Una simile promozione dei collegamenti ferroviari potrebbe aiutare a salvaguardare e sviluppare l’importante realtà cittadina (e nazionale) che è Ansaldo-Breda insieme a tutto il suo indotto. La terza corsia dell’autostrada risulta invece del tutto inutile, in quanto non giustificata dal numero di utenti, non risulta una soluzione per il nodo di Firenze o quello di Prato, ma rischia di incentivare il ricorso al mezzo privato con ricadute sulla qualità dell’aria (come evidenziato dal recente rapporto ARPAT), sui consumi, sul traffico, e quindi in palese contraddizione con il protocollo di Kyoto. Quantomeno curioso che parlando di mobilità sostenibile le Amministrazioni locali e regionali abbiano trovato fondi solo per finanziare l’autostrada.
  • 7. 8. No a discariche ed inceneritori. Riduzione della produzione di rifiuti e massimizzazione della raccolta differenziata. Il nuovo Piano Interprovinciale dei Rifiuti dell’Ato “Toscana Centro”, adottato nei giorni scorsi dalle Giunte provinciali di Firenze, Prato e Pistoia, conferma, ancora una volta, la decisione politica di puntare sull’aumento degli inceneritori, a discapito delle altre azioni virtuose che dovrebbero comporre una corretta gestione dei rifiuti. In generale è previsto un abnorme aumento dell’incenerimento: dalle 60.000 tonnellate / anno di oggi, alle 250.000 tonnellate / anno previste per il 2015. E a tale scopo è stata prevista non soltanto la costruzione di un nuovo inceneritore, ma anche il potenziamento dell’impianto di Montale. Discariche e inceneritori sono espressione di un modello culturale non ulteriormente sostenibile, fonte di inquinamento (PM 2,5 in particolar modo) e distruzione di risorse. L’incremento di impianti termici e termoutilizzatori (inceneritori) dovrà essere contrastato in un’ottica di prevenzione condivisa anche dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica. La riduzione dei rifiuti, il riuso dei prodotti e il riciclo sono strade necessarie per ridurre il carico della società sull’ambiente (la cosiddetta impronta ecologica). In netta contraddizione con la scelta di investire sull’incenerimento dei rifiuti, il Piano interprovinciale adottato riporta anche l’obiettivo di pervenire al 65% di raccolta differenziata entro il 31 dicembre 2014 attraverso raccolta domiciliare e conseguente tariffazione puntuale. A Pistoia siamo lontanissimi da tale obiettivo (37% di differenziata). La raccolta differenziata porta-a- porta potrà condurre a risultati significativi se coinvolgerà tutta la città e non solo limitate parti di essa (centro storico e area commerciale di Sant’Agostino), altrimenti resterà solo un’operazione di facciata. Riteniamo che la riduzione della quantità di rifiuti prodotta debba comunque essere l’obiettivo principale e a tale riguardo riteniamo importante l’applicazione dell’accordo quadro Anci-Conai, che garantisce le risorse per operare la riduzione ed il recupero degli imballaggi, che costituiscono una frazione elevata dei rifiuti attualmente inceneriti. Importante contributo alla filiera del riciclo è l’acquisto da parte della Pubblica Amministrazione dei prodotti derivanti dal trattamento delle materie prime seconde, i cosiddetti “acquisti verdi” già peraltro previsti per legge. È opportuno realizzare un impianto di compostaggio a Pistoia piuttosto che continuare a conferire la frazione organica dei rifiuti urbani all’impianto di Montespertoli, mirando parallelamente a un ciclo virtuoso che coinvolga le imprese vivaistiche, restituendo loro compost di qualità. Sono da realizzare stazioni ecologiche per incentivare il conferimento dell’olio alimentare esausto da avviare al consorzio apposito, ed è quindi necessario prevedere sin da subito dove collocarle. Per ridurre rifiuti e inquinamento sul lungo termine sarà fondamentale in primo luogo sostituire i prodotti usa e getta con oggetti riutilizzabili, sensibilizzando la popolazione, e quindi incentivare la riconversione dei processi produttivi verso pratiche ecologicamente sostenibili. Da prevedere inoltre sgravi fiscali per ditte che utilizzano i consorzi di smaltimento e per quelle che scartano materie prime-seconde e quotate in borsa. 9. Riduzione dei consumi. Fonti rinnovabili di energia. Uno dei problemi più rilevanti che affronta la società oggi è la richiesta crescente di energia, e spesso si utilizza lo spauracchio della carenza energetica per cercare di giustificare operazioni assurde e pericolose, come lo stoccaggio di metano nel sottosuolo lombardo, il rigassificatore off-shore di Livorno o la centrale a metano al Bottegone. Il primo passo sul campo del tema energetico passa dalla riduzione dei consumi, ed è fondamentale che la Pubblica Amministrazione faccia la sua parte: utilizzo di LED per semafori e illuminazione pubblica con contenimento dell'inquinamento luminoso, riqualificazione energetica degli uffici e degli immobili comunali, mantenere temperature non oltre i 18°C d’inverno ed evitare di accendere i condizionatori se non necessario, ecc. Per le imprese sono da prevedere incentivi per l'installazione di sistemi volti al risparmio energetico come motori e generatori inverter di ultima
  • 8. generazione. Importante incrementare l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, compatibilmente con l’impatto che gli impianti possono avere sull’ambiente circostante. Nello specifico, esigere l’installazione di pannelli fotovoltaici negli edifici di nuova costruzione sia pubblici che privati (previsti dal D.P.R. n. 59 del 2 aprile 2009 sul rendimento energetico in edilizia) ed in quelli ristrutturati, in maniera conforme al Decreto Legislativo 192/2005. Sarà poi opportuno monitorare i progressi tecnici delle nuove tecnologie degli impianti eolici, molto meno impattanti e più produttive che in passato, per poterne valutare un possibile utilizzo anche nelle nostre zone. 10. Sviluppo della rete ecologica della città e del territorio circostante. Realizzazione del Parco delle Tre Limentre – Alto Reno. Un’ampia porzione del territorio del Comune di Pistoia ricade in aree collinari e montane caratterizzate da agroecosistemi di tipo tradizionale (oliveti in collina, castagneti e prati-pascoli in montagna) e da estese aree forestali, solcate da ruscelli e torrenti. Riteniamo una priorità dare concreta applicazione a livello locale al Piano d’Azione Regionale per la Biodiversità, che formula obiettivi, misure ed azioni concrete per la tutela delle specie e degli habitat di interesse regionale ed europeo, anche attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e dei portatori di interessi presenti sul territorio. Un piano che si affianchi alle aree protette alle quali è necessario fare ricorso per la gestione delle aree di notevole valore naturalistico, come il complesso dei bacini delle Limentre e dell’Alto Reno, nel quale è stato recentemente istituito un Sito di Importanza Comunitaria, proprio in ragione della ricchezza in termini di biodiversità Mettere il fattore biodiversità, bene comune da cui dipendono i processi di rigenerazione delle risorse primarie, al centro di un processo di riqualificazione e valorizzazione degli ambienti naturali, del paesaggio rurale e dei contesti urbanizzati rappresenta una svolta culturale e amministrativa sia sul piano pratico che su quello etico. Ciò significa: • investire nella cura del territorio e dare lavoro per prevenire catastrofi “naturali”; • proteggere e diffondere la conoscenza delle migliaia di specie animali e vegetali presenti nel comune di Pistoia, anche nell’ottica di incentivare il turismo verde; • recuperare saperi e mestieri tradizionali e capacità artigiane in ogni settore (in particolare nei settori delle necessità primarie), perché ad essi è legata la possibilità di mantenere alcuni ambienti agricoli di elevato valore naturalistico; • scoprire, tutelare e valorizzare frammenti di “natura selvaggia” anche in città mediante la realizzazione di una rete ecologica (fatta di parchi e giardini collegati da “corridoi” verdi). 11. Montagna pistoiese. La gente che abita sul territorio della montagna pistoiese svolge un fondamentale ruolo di gestione e presidio del territorio che contribuisce alla prevenzione dai dissesti idrogeologici. È prioritario interrompere il circolo vizioso che in un’ottica di utili e di passivi a brevissimo termine vede il taglio dei servizi essenziali quali poste, ospedali, trasporti, rendendo più difficile abitare in montagna, con conseguente spopolamento ulteriore dei paesi. Sarà opportuno favorire le ristrutturazioni, in particolare per le prime case, e per le giovani coppie, mettere in atto politiche di sviluppo economico del territorio legate alle tipicità locali e alla filiera sostenibile del legno, garantire incentivi, sgravi fiscali agevolazioni per i piccoli commercianti sul territorio che svolgono un servizio vitale per la gente della Montagna.
  • 9. 12. Turismo e valorizzazione delle aree extra-urbane. Pistoia è una città ricca di arte, storia e cultura, che deve la sua stessa tipicità al fatto di essere estesa e legata a doppio filo con la montagna pistoiese, che la arricchisce di natura, artigianato, tradizioni locali e prodotti tipici. Da valorizzare in questo senso il turismo escursionistico, cicloturistico e ippico – e nello specifico con la promozione dell’ippovia provinciale di S. Jacopo in coordinamento con i comuni interessati e attraverso investimenti in infrastrutture leggere per la sosta e l’ospitalità. 13. Educazione e formazione. Riteniamo indispensabile diffondere una cultura dei valori e dei beni comuni, a livello scolastico e non solo, in quanto solo essa è terreno fertile per gettare il seme dell’ecologia e di uno stile di vita sostenibile. A livello di scuola, è importante realizzare orti didattici e inserire corsi di agricoltura biologica, nell’ottica di un’educazione alimentare fondamentale per sviluppare un consumo critico e consapevole che deve essere maturato nel tempo. È raccomandabile promuovere l’educazione degli adulti, la formazione e l’informazione sulla mobilità internazionale e in particolar modo l’apprendimento delle lingue e l’alfabetizzazione informatica. Sostenere le opportunità di avvicinamento al lavoro attraverso tirocini formativi anche presso realtà artigiane e commerciali (botteghe-scuola per la formazione diretta). Importantissima la rete di asili nido di ottima qualità, indispensabili affinché sia possibile il lavoro femminile. 14. Sociale. Reputiamo importante valorizzare, incentivare, sostenere (anche economicamente) le attività e i progetti di inclusione sociale e lavorativa rivolti alle persone svantaggiate o a rischio di esclusione sociale (nuove povertà) promosse dalle realtà del terzo settore non profit pistoiesi (cooperative sociali, associazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale), privilegiando le azioni d’intervento che puntano all’acquisizione di un’autonomia nei soggetti svantaggiati (lavorativa, abitativa), “staccandoli” gradualmente da un circuito assistenziale. Da notare che l’organico delle assistenti sociali è attualmente insufficiente per seguire e assistere il numero dei soggetti che si rivolgono al servizio sociale, con uno sguardo particolare ai minori a rischio di devianza sociale, per i quali è fondamentale un rafforzamento di quelle realtà già esistenti rappresentate dai doposcuola. Tale insufficienza, unita alla frequente sostituzione degli operatori, impedisce al servizio stesso di avere un radicamento sul territorio disconoscendo, di fatto, le priorità sulle quali intervenire e svolgere anche un lavoro di prevenzione del disagio. Nessun essere umano è illegale: sarà quindi importante sostenere e promuovere l’integrazione dei migranti nel territorio comunale e favorire l’integrazione e la reciproca conoscenza tra gruppi etnici diversi. Valutare la possibilità di organizzare iniziative quali tavole rotonde, cene multietniche e di pubblicare mensilmente un giornale in varie lingue contenente informazioni utili per gli immigrati e le iniziative di comunità di stranieri e associazioni che si occupano di intercultura , possibilmente coordinando l'attività con uno specifico sportello delle Politiche Sociali. Un’altra realtà importante e contigua a quella dei migranti è rappresentata dalla presenza storica di Rom e Sinti a Pistoia, per i quali è fondamentale garantire la scolarizzazione, passo imprescindibile per l’integrazione.
  • 10. 15. Beni comuni. È nostra intenzione portare al centro del dibattito politico la questione dei beni comuni come diritti fondamentali che non riconoscono padroni al di fuori di chi vi accede. Riteniamo che sia importante aver chiaro che non esistono soltanto le proprietà privata e pubblica (quest’ultima patrimonio dello Stato) ma anche i beni che consentono alle collettività di vivere dignitosamente. Nella crisi attuale vediamo come l’interesse privato multinazionale determini la privatizzazione dei beni e dei servizi e come neppure gli stati nazionali riescano ad opporvisi. Al contempo verifichiamo l’impazzimento del clima, anch’esso bene comune, dovuto alla rottura del rapporto persone-natura. Occorre passare da una visione economica del mondo, ove tutto è merce e può generare capitale, a una visione ecologica che tenga conto della vita di tutti come collettività. Lo stesso concetto di uguaglianza viene ad essere sustanziato dalla consapevolezza che i beni comuni devono essere accessibili a tutti e quindi che le risorse naturali non possono essere consumate solo da alcuni, anche perché in un mondo finito le risorse non sono infinite e possono giungere a esaurimento e non essere riproducibili. I beni comuni sono stati via via sottoposti a privatizzazione, sono stati ridotti a merce, acquisiti da chi si è dimostrato più bravo e astuto nel saccheggio. Pensiamo ad esempio a come siano scomparse di fatto le spiagge libere, occupate in maniera sempre più massiccia dagli stabilimenti balneari. Riteniamo necessario invertire la rotta salvaguardando quanto più possibile i beni di tutti rispetto alla privatizzazione che ci espropria di quanto è nostro in quanto abitanti della terra. Quindi diciamo no alla privatizzazione dell’acqua, no al nucleare, no al consumo e degrado dei territori per le grandi opere, sì alla scuola e alla sanità pubblica, sì all’istanza di partecipazione dei movimenti. Riconosciamo che i movimenti hanno un potere diffuso democratico invece di un potere concentrato, sono partecipazione attiva. All’ovvia considerazione che per poter usufruire dell’acqua occorre avere una rete idrica efficiente, rispondiamo che il Comune (comune!) deve essere il gestore, con personale preparato (curriculum adeguato, non meriti politici) e con dirigenti stipendiati in modo equo. Anche questo è un punto irrinunciabile: competenze specifiche nei vari campi, emolumenti equiparabili a quelli di qualsiasi lavoratore dipendente. Ci impegnamo, infine, a partecipare a quei coordinamenti nazionali promossi dalle amministrazioni virtuose (che si vanno formando in più parti d’Italia) e che si danno l’obiettivo di trovare soluzioni collettive a problemi comuni, nell’ottica di un’amministrazione collettiva e condivisa del territorio. In questo modo sarebbe possibile fare pressione sulle Amministrazioni competenti andando anche nella direzione di rompere con i Patti di Stabilità che impediscono ai Comuni di sfruttare le proprie risorse nell’interesse locale. 16. Trasparenza. L’Amministrazione deve garantire la più larga e profonda trasparenza sul suo funzionamento realizzando un archivio facilmente accessibile e consultabile anche in rete dai cittadini, che comprenda: • un inventario del patrimonio di beni mobili (comprese le partecipazioni in aziende, le aziende controllate, gli enti, ecc.) ed immobili (demanio, patrimoni, stabili, ecc.) e come vengono utilizzati (affittati a chi, a che titolo, con che canone), gli appalti, i concorsi, ecc. • un inventario delle spese del Comune per le risorse umane: assessori, consiglieri, collaboratori, dirigenti e manager, tecnici, professionisti, membri degli staff, indicando retribuzione mensile oltre agli altri emolumenti percepiti per incarichi di vario tipo, pensioni, vitalizi, ecc. • un Albo pubblico delle Imprese e Società immobiliari che hanno rapporti economici con l’Amministrazione comunale • un’anagrafe pubblica dei redditi e dei patrimoni e partecipazioni societarie possùti da Amministratori
  • 11. e Dirigenti degli Uffici comunali, compresi quelli dei familiari 17. Partecipazione e protagonismo popolare. Riteniamo importante mettere a disposizione di associazioni, comitati, ecc. gli immobili di proprietà del Comune, in maniera da permettere ai cittadini di dispiegare e sviluppare al meglio l’aggregazione e la cultura popolare, il dopo scuola, le attività politiche e sociali necessarie per rendere le masse popolari reale centro della vita della città e mettere in moto una concreta democrazia partecipativa. Strutture utilizzabili in tal senso sono la villa di Montesecco, da ristrutturare anche attraverso l’intervento di contributi comunitari, e la ex Università Popolare; Il Ceppo e le Ville Sbertoli sono altre aree di pregio di proprietà comunale da vincolare ad uso pubblico. Un impegno in questa direzione potrebbe partire dall’attivare una consulta popolare sulla mobilità, già richiesta da diverse associazioni, cercando un bilanciamento delle diverse categorie interessate (pendolari, automobilisti, ciclisti, disabili, ...). Altra opportunità potrebbe essere lo sviluppo di una rete informatica per consultazioni dirette ai cittadini su tutti i temi relazionati col quartiere o Comune o per progetti di notevole importanza, allo scopo di favorire una partecipazione democratica più diretta. 18. Problema abitativo. Il problema dell’alloggio è un aspetto che riguarda sempre più famiglie pistoiesi già conosciute dai servizi sociali e/o privi di reti parentali su cui appoggiarsi. La crisi economica e occupazionale ha amplificato questa grave situazione. Occorre prevedere forme di sostegno economico, anche con fondi comunali, alle famiglie che non riescono a pagare l’affitto e prevedere forme di agevolazioni fiscali per chi decide di affittare una casa ad un nucleo familiare segnalato dai servizi sociali del Comune, facendosi quest’ultimi, dove richiesto, garanti per un periodo limitato nei confronti del locatore. Eventualmente, valutare la possibilità di usare immobili inutilizzati di proprietà del Comune per realizzare abitazioni popolari. 19. Lavori di pubblica utilità. Esistono tutta una serie di piccole e semplici manutenzioni di utilità sociale e interesse collettivo (ad esempio la rimozione dei rifiuti e la manutenzione del verde di torrenti, fossi, giardini, ecc.); in questi ambiti scarsamente specializzati potrebbero essere impiegati dei soggetti in carico ai servizi sociali non più spendibili nel mercato del lavoro, così come potrebbero essere inseriti disoccupati, pensionati o soggetti detenuti ammessi alle misure alternative alla pena detentiva. Per operazioni che richiedessero manodopera più qualificata, sarebbe opportuno ricostituire un organico di operai comunali, spesa che si è dimostrata inferiore rispetto a quella derivante dall’appaltare i lavori a ditte esterne. 20. Verde pubblico. Reputiamo importante, nella Città del Verde, censire il verde privato e pubblico esistente, e valutare l’opportunità di vincolare tali spazi cittadini come invarianti urbanistiche; conservare e ripristinare i parchi e il verde pubblico garantendo rigorosamente la cura e preservazione del patrimonio arboreo della città sia pubblico che privato; recuperare l’area del parco di Montesecco a sud della città, aprendolo all’accesso dei cittadini di tutta la comunità, e considerando la possibilità di destinarne una porzione alla realizzazione degli orti urbani previsti dal regolamento comunale e per i quali sono carenti
  • 12. i terreni; restituire al Bosco in Città la sua dignità, usurpata dal recente prolungamento di via Gonfiantini, anche come “palestra” per l'istituto agrario. 21. Uffici comunali. Reputiamo opportuno modificare gli orari di apertura al pubblico degli uffici comunali per renderli più accessibili agli utenti e informatizzare tutte le procedure burocratiche e autorizzative, nonché le notifiche non pervenute (inviabili con posta elettronica certificata). 22. Coppie di fatto e testamento biologico. Due misure a costo zero e di grande significato morale e civile: • creare un archivio comunale in cui registrare le unioni di fatto, anche omosessuali, prendendo così posizione in direzione del riconoscimento dei loro diritti civili; • creare un parallelo archivio relativo al testamento biologico (non dichiarazione anticipata di trattamento), reputando che non spettino né alla legge né ad altri le decisioni riguardanti la dignità dell’individuo. 23. Antifascismo. Poiché negli ultimi anni si sono verificati in città episodi, anche violenti, che hanno visto riferimenti palesi all’ideologia fascista, reputiamo opportuno rimarcare che l’antifascismo e la Resistenza sono i fondamenti della Repubblica italiana. Il Comune deve promuovere la diffusione di una cultura antifascista e antirazzista, a cominciare dalle scuole, e usare gli strumenti a sua disposizione per ostacolare il consolidamento di realtà che inneggiano a un’ideologia violenta che compromette la sicurezza dei cittadini e lo sviluppo di una società democratica. Ci pare opportuno ricordare che la Costituzione italiana non va solo difesa, ma anche applicata in ogni suo articolo. Ribadiamo l’importanza di associazioni come l’A.N.P.I. per il ruolo che possono ricoprire e per i valori che rappresentano.