2. Il catalogo per i nativi digitali Valeria Baudo Treviso, 14 maggio 2010
3. Abstract Parlare di catalogo per ragazzi é sempre una sfida perché il tema mette in gioco tutta una serie di criticità e di problemi da risolvere. Non è facile né possibile pensare di creare uno strumento unico che sappia rispondere alle esigenze informative del bambino come dell'adolescente perché tra essi troppo differiscono abilità cognitive e modalità di comportamento. La modalità di visualizzazione del contenuto è l'aspetto su cui si concentrano la maggior parte delle realizzazioni attuali, nella convinzione che un design e una grafica accattivante siano sufficienti. In realtà si tratta solo di un aspetto del problema. La rappresentazione del contenuto ovvero la creazione di record che, nel rispetto delle regole catalografiche, siano in grado di parlare ai ragazzi, è il secondo punto che toccheremo nella relazione. La scelta dei punti di accesso e la personalizzazione della grafica possono essere sviluppate efficacemente con il diretto coinvolgimento dei ragazzi, come nell'esperienza dell'International children's digital library. Emerge infine anche una nuova istanza: quella della condivisione e socializzazione, ovvero della possibilità per gli utenti di fare sentire la propria voce all'interno del catalogo, ma anche di prendere i record catalografici e portarli nei social network e in tutti gli strumenti del web 2.0 che i nativi digitali frequentano molto di più delle biblioteche fisiche. Ci chiederemo infine se ha ancora senso pensare a un catalogo per ragazzi o se i nuovi opac, arricchiti, sociali e pensati per essere accessibili da dispositivi mobili piuttosto che dal tradizionale computer ci costringeranno a un profondo ripensamento del modo di comunicare il nostro patrimonio.
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10. Secondo problema Target troppo disomogeneo, abilità e necessità differenti Un catalogo per tutti o un catalogo a tutti? Un catalogo per ghermirli e alla biblioteca incatenarli?