1. Abstract
Il mio lavoro/progetto si concentra sull’inserimento lavorativo dei disabili in Albania
(Shqiperi). L’Albania ha uno storia turbolenta, segnata da guerre, quasi mezzo secolo di
dittatura, immigrazione che continua tuttora. Tutto ciò ha portato povertà e arretratezza.
Particolare attenzione è dedicato all’aspetto dell'istituzione di una giurisprudenza di
riferimento che tuttora è arretrata rispetto agli standard europei; la creazione di un
sistema di classificazione e rilevamento dei diversi tipi di disabilità, tutt'oggi mancante nel
paese.
Nello specifico si indica un adeguarsi e ampliarsi della legge albanese riguardo
all’inserimento lavorativo dei disabili, alla normativa europea non escludendo così le
disabilità diverse da quella lavorativa.
In molti casi in Albania si è verificato un curioso fenomeno, ovvero, anche se esistono le
leggi all’avanguardia non sono efficaci. Per evitare il crearsi di una simile situazione dopo
l’adeguatamente della legge si indica il gemellaggio amministrativo (meccanismo istituito
dall’Unione Europea per facilitare l’adeguamento all’acquis comunitario delle politiche dei
stati candidati o probabili candidati come l’Albania) tra una città italiana e una città
albanese. Ovvero tra Trento e Tirana (la capitale albanese).
2. Quadro storico e sociale in Albania
L’Albania è una repubblica parlamentare che si estende su una superficie di 28.748 kmq,
nel sud-est dell’Europa con una popolazione di 3 milioni di abitanti, di nazionalità albanese
per il 95-96%.
Fino al 1990, cinque anni dopo la morte di Enver Hoxha, dittatore comunista, l'Albania fu
uno stato comunista estremamente isolazionista, con pochi contatti anche con gli altri
stati comunisti. La conseguenza è stata un'economia del Paese pesantemente distrutta.
Negli anni novanta, dopo numerose lotte interne, l'inesperta e esausta popolazione si
avviò in modo nuovo verso la Democrazia, con la stessa classe politica al potere. Questo
periodo è stato caratterizzato da alti e bassi nell'economia e nella vita politica.
Gli anni tra il 1990 ed il 1996 furono vissuti attraverso l'emigrazione illegale, il racketing e
grandi crisi economiche combinate con inondazioni frequenti e altre emergenze idriche
periodiche. Nel 1997 il crollo della truffa degli schemi finanziari e piramidali produsse un
crollo generale delle istituzioni ed una grande crisi sociale, il paese recuperò solamente
dopo mesi dalle incertezze. Durante gli anni 1998-99 l'emergenza del Kossovo colpì il
paese, nel suo apice tale crisi portò 480.000 rifugiati del Kossovo in Albania per un periodo
di tre mesi. Solamente dopo il 2000, l’Albania si avviò a sperimentare una certa stabilità e
riprendere perciò il suo recupero economico.
Tuttavia, dopo i cambiamenti democratici del 1991-1992, che portano il paese verso
modelli di sviluppo di tipo occidentale e il ri-ottenimento delle libertà e dei diritti persi nel
1944, il percorso seguito non ha potuto fare a meno di compromettere un quadro sociale
e politico già critico, e richiede ora un miglioramento del rapporto fra lo sviluppo
programmato e quello caotico di un paese, attualmente classificato, come indice di
sviluppo umano (HDI), al 64-esimo posto fra 169 paesi del mondo, secondo i più recenti
dati forniti dall'U.N.D.P (Human Development Report 2012).
3. Disabili e il loro inserimento lavorativo in Albania
L'Albania rimane infatti un paese difficile, caratterizzato da un contesto sociale, culturale
ed economico complicato. E in questo scenario il sostegno ai più deboli è posto in secondo
piano di fronte alle necessità più elementari.
La disabilità in Albania rappresenta ancora un problema di natura culturale.
L'inquadramento dato dalla Strategia nazionale per la disabilità e dal Sistema di protezione
sociale relativamente alle persone disabili (sia con invalidità dalla nascita che acquisita), ha
subito notevoli sviluppi e cambiamenti negli anni della transizione.
Inizialmente infatti, erano previsti dei contributi per le famiglie con persone disabili
attraverso il capofamiglia; successivamente i benefici sono stati diretti alla persona
disabile e attualmente sono previsti ulteriori aiuti economici per l'assistenza a domicilio
nei casi in cui venga ritenuta necessaria dalla commissione medica. Negli ultimi anni c'è
stato un incremento di diverse forme di associazionismo per la difesa dei diritti delle
persone disabili, nonché residenze preposte alla loro cura ed assistenza nelle principali
città del paese.
Ciò nonostante, è ancora elevata l'incapacità di accogliere ed integrare persone disabili o
affette da invalidità nel mercato del lavoro, mancano il punto di partenza, la legislazione.
Infatti le leggi riguardo all’invalidità sono “passivi” nel senso che si limitano ad aiuti
economici, varie forme di assistenza, rimborso di spese mediche e per attrezzature
sanitarie.
Il sistema attuale di organizzazione e distribuzione ai vari livelli dei servizi sociali è
strutturato per riuscire a soddisfare le esigenze primarie della popolazione e risolvere le
problematiche più acute relative all'esclusione sociale.
4. Gli unici servizi che sono presenti in scala nazionale in tutti i comuni sono: l'assistenza
sociale economica e il programma dell'indennità/pensione di disabile. Anche questi non
sono “allineati” con il livello minimo di pensione.
L'assistenza sociale economica consiste in un aiuto economico mensile in viveri e
contributi eccezionali ed è erogata per tutti gli individui e le famiglie senza reddito o con
reddito basso che non usufruiscono dalla previdenza sociale o da altri schemi di
protezione sociale. L'aiuto economico per nucleo famigliare non può superare il 25%
dell'indennità individuale di disoccupazione e il compenso può essere erogato anche per
più membri della stessa famiglia.
Per quanto riguardo l’inserimento lavorativo dei disabili la legge albanese ha dato priorità
solo ai disabili di lavoro. Infatti la legge 9143 del 2003 cita: I disabili da lavoro hanno diritto
ad essere inseriti per attività lavorativa sia in aziende private (su 24 dipendenti 1 deve
essere disabile se no si paga una penalità pari alla somma della paga minima mensile che
avrebbe dovuto pagare in caso di assunzione) che nel pubblico. Lasciando da parte i
termini generici della legge, è da sottolineare anche “il vantaggio” di cui godono (stando al
testo della legge) i disabili da lavoro e “la discriminazione” (anche nella legge) verso gli
altri tipi di disabilità.
Anche se gli interventi mirati verso specifici gruppi vulnerabili faceva parte degli impegni
presi dall’Albania per il periodo 2007-2013 per il processo di integrazione nell’Unione
Europea, non si sono verificati progressi a riguardo.
La politica sociale Albanese ha le seguenti caratteristiche:
-non ancora allineata alla normativa europea riguardo alla disabilità e soprattutto sul
piano dell’inserimento lavorativo dei disabili
-bassa decentralizzazione che porta politiche sociali insufficienti
-mancanza di una classificazione e relativo rilevamento della disabilità;
5. -carenza di fondi a supporto di attività in corso e per lo sviluppo di nuovi servizi; la
necessità di scambio di know-how e di trasferimento di buone pratiche con organizzazioni
similari che operano in ambito europeo (creazione di partnership);
-esigenza di sensibilizzare la popolazione sul tema della disabilità e dell’inclusione sociale
(aree rurali estremamente povere e culturalmente arretrate);
Aspetti di Social Innovation da presentare:
La disabilità è uno di quei fenomeni sociali vissuto con fastidio e pudore dalla società
albanese, per anni rimasto invisibile e fuori dai grandi dibattiti dell’opinione pubblica.
Nonostante i tanti ostacoli legati alla maturazione di una coscienza sociale sul fenomeno,
alla mancanza di una cultura della disabilità e di una politica istituzionale consolidata,
sembra che piano piano qualcosa si stia muovendo e costruendo grazie soprattutto alla
cooperazione internazionale impegnata su vari livelli.
Proporrei che l’adeguarsi alle normative europe della legge albanese si ispirasse alla legge
68 dell’anno 1999. Tale legge regola il collocamento mirato dei portatori di handicap e
prevede che i datori di lavoro pubblici e privati, che impiegano 15 o più dipendenti, sono
obbligati ad assumere, proporzionalmente al numero totale dei lavoratori in forza, una o
più persone con disabilità.
Visto che in Albania il problema è l’attuazione delle leggi, fatto che può essere attribuito a
tanti motivi partendo dalla mancanza di strutture e personale adeguato all’incapacità
dello Stato di imporsi per far eseguire le leggi, proporrei un gemellaggio amministrativo.
Il Gemellaggio (Twinning) è stato istituito dalla Commissione nel 1998, quale strumento
dell’Unione per assistere i Paesi Candidati (PC) ed i Paesi Potenziali Candidati (PPC) nel
processo di Institution Building, ovvero nell’adeguamento amministrativo e normativo
delle Amministrazioni nazionali all’acquis comunitario.
6. II progetti di gemellaggio mirano ad aiutare i Paesi Beneficiari (PB) a sviluppare delle
strutture amministrative efficienti e moderne, in grado di implementare l’acquis
comunitario allo stesso modo di quelle degli Stati Membri (SM). Il Twinning permette di
fornire e ottenere assistenza in quei settori che sono in genere di esclusiva competenza
dei Governi e delle amministrazioni, attraverso una stretta collaborazione tra
l’Amministrazione/Ente pubblico o semi-pubblico del PB e la controparte nello SM.
Elemento essenziale di tale collaborazione è il distacco di pubblici funzionari dello SM
presso
l’Amministrazione
pubblica
del
PB.
Questo
meccanismo
permette
contemporaneamente di creare dei legami stabili tra lo SM e il PB e di rafforzare i legami
di vicinanza e cooperazione tra vecchi e nuovi membri, obiettivo fondamentale
dell’Unione. In questo caso non si intende quindi replicare il sistema amministrativo
trentino, ma introdurre le buone prassi europee nell’amministrazione albanese, al fine di
favorire il raggiungimento di risultati concreti. I Twinning possono riguardare tutti i settori
disciplinati dall’acquis comunitario tra cui anche lo sviluppo sociale e occupazione.
La provincia di Trento è tra le zone meglio attrezzate nell’inserimento lavorativo dei
diversamente abili. A parte l’impronta provinciale c’è una rete di cooperative sociali,
aziende parastatali che collaborano per la formazione dei disabili e l’accompagnamento
nel percorso di ricerca del lavoro.
Anche l’Agenzia del lavoro di Trento ed i suoi Centri per l'impiego mettono in atto servizi e
interventi per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità iscritte
nell’elenco della L. 68/99, tenendo conto delle loro residue potenzialità lavorative e delle
opportunità presenti sul mercato. La difficoltà di questo compito si è acuita negli ultimi
anni a causa della crisi occupazionale che ha notevolmente ridotto i posti di lavoro a
disposizione, rendendo oltremodo difficile il collocamento di persone “svantaggiate”. Per
questo e con l’intento di creare nuove opportunità di lavoro la Giunta provinciale ha
approvato la "Convenzione quadro", che disciplina, in base a quanto previsto dall’art. 14
del D. Lgs. 276/2003, la possibilità di assunzione di persone disabili presso cooperative
7. sociali di tipo B, cioè quelle specializzate nell'inserimento di lavoratori svantaggiati, a
fronte dell’affidamento di una commessa da parte di imprese soggette agli obblighi della
L. 68/99.
Il datore di lavoro privato che deve adempiere all’obbligo della L. 68/99, anziché assumere
direttamente la persona disabile, affida una commessa di lavoro ad una cooperativa di
tipo B che, per svolgere il lavoro, si impegna ad assumere uno o più lavoratori disabili, in
relazione all’entità della commessa. Agenzia del lavoro, in relazione alle mansioni che
dovranno essere svolte, individua le persone disabili da segnalare alle cooperative, fra
coloro che presentano particolari difficoltà occupazionali e nello specifico tra: i disabili
psichici, fisici con invalidità superiore al 74%, sordi o non vedenti, disabili
ultracinquantenni ed infine disabili disoccupati da più di 24 mesi. Tali persone dovranno
essere iscritte all’elenco della L.68/99 in qualità di invalidi civili. Per attuare questa
modalità di inserimento lavorativo viene stipulata tra impresa, cooperativa e Agenzia del
Lavoro una convenzione che avrà una durata non inferiore ad 1 anno e non superiore a 5.
Il datore di lavoro può coprire tramite l’affidamento alla cooperativa sociale il 30% della
sua quota di riserva dei disabili, se ha un organico superiore ai 50 dipendenti, oppure una
sola unità se l’organico è fra i 15 ed i 50 dipendenti. Per quanto riguarda il contratto di
lavoro applicabile, dovrà essere un contratto subordinato, anche a tempo determinato, di
almeno 12 mesi.
Un ottimo punto di partenza per l’attuazione dell’inserimento lavorativo delle persone
diversamente abili in Albania sarebbe il gemellaggio amministrativo tra Tirana e Trento.
Tirana è la capitale albanese ed è allo stesso tempo la città più grande e più popolata di
questo Stato. È più indicata secondo me come zona per poter fare il gemellaggio perché
dispone di alcune strutture (ong, cooperative sociale) e anche di un’infrastruttura più
adeguata (che facilita lo spostamento delle persone con disabilità motoria).
8. Proposte e temi rimasti aperti
Non avendo trovato il contatto del Punto di Contatto Nazionale per i gemellaggi
amministrativi (che c’è in ogni paese membro, candidato e non ancora candidato
dell’Unione Europea) ho inoltrato il progetto all’onorevole Tritan Shehu che mi ha
promesso che avrebbe inoltrato il progetto al punto di Contatto Nazionale e che poi mi
avrebbe fatto sapere. Non ho più avuto risposta nonostante le sollecitazioni.
I temi rimasti aperti sono tanti.
Rafforzamento delle istituzioni locali e un sistema di valutazione e di monitoraggio
sostenibile e coordinato, adeguare l’infrastruttura, togliere le barriere architettoniche,
incentivare la diffusione delle cooperative sociali, organizzazione di corsi di formazione a
posta per i disabili, retribuzione integrata da fondi pubblici, ufficio di supporto sia
informativo che psicologico etc, etc.
Ma quello che secondo è molto importante è sensibilizzare l’opinione pubblica tramite
pubblicità sociale, inserimento nelle scuole di lezioni che trattino il tema disabilità magari
integrate anche da testimonianze di persone diversamente abili.