11. Tra le 36 opere e i 25 opuscoli devono essere ricordati: De ente et essentia (1254-56 d.C.), Commentario alle Sentenze ; Commentario ad Aristotele , al Liber de Causis , a Boezio ; Summa contra Gentiles (1259 – 1264 d.C.); Secondo commentario alle Sentenze ; Summa theologica ; Quaestiones ; De unitate intellectus ; De regimine principum .
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14. La fede dunque comprende la ragione e non può essere contraddetta da questa. A sua volta la ragione vive di una propria autonomia legislativa, derivata dall'opera costitutiva di Dio stesso. I principi della ragione sono infatti stati istituiti da Dio stesso, per il coerente e regolare funzionamento della medesima, senza contraddizioni interne od esterne (con le verità di fede).
15. La ragione trova nella logica aristotelica lo strumento della propria migliore esplicitazione. In questo modo essa non può non accogliere – a maggior ragione – il contesto costituito dall'ambientazione e dalla strutturazione della metafisica aristotelica stessa.
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28. La capacità dell'infinito divino di ergersi a termine di riferimento e di valore per l'insieme delle relazioni e la somma dei valori determinati ed attribuiti agli enti esistenti o creature assume il senso ed il significato, primitivo e fondamentale, dell'architrave di un sistema economico, di un sistema nel quale i soggetti partecipanti riconoscono ed accettano – pena l'esclusione e la dannazione teologica e politica - la negazione assoluta – annichilazione – attribuita all'esterno (allo spazio e tempo dell'unità dialettica e creativa fra infinito della libertà ed infinito dell'eguaglianza).
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33. La terza via – ex possibili et necessario – richiama la presenza prima del necessario rispetto all'essere possibile – che può non essere. Senza un necessario precedente, il possibile – che può non essere (anche totalmente) – non sarebbe mai. E l'essere necessario o è tale per se stesso, o in virtù di altro. Ed il secondo può essere ridotto o ricondotto al primo, che è appunto Dio.
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35. La quinta via – ex fine – riconosce nelle creature la presenza di un fine ordinante e quindi, implicitamente, di un'intelligenza. L'intelligenza di Dio.
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43. Se dunque il poter fare, l'operare autonomamente, è segno e dimostrazione nel contempo di autonomia d'essere, quest'ultima rimane il fondamento essenziale per quello ( agere sequitur esse ).
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50. Se la potenza naturale è dunque necessariamente orientata al fine prestabilito dalla divina provvidenza, la potenza razionale umana ha la facoltà di scegliere e mantenere o conservare una precisa disposizione ( habitus ), che si trasforma infine in virtù naturale (morale: temperanza, prudenza, fortezza e giustizia; o intellettuale). Se la virtù naturale assicura la misura terrestre della felicità, la beatitudine della vita ultraterrena potrà essere assicurata solamente dalle virtù teologali (fede, speranza e carità).