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Inceneritori /
termovalorizzatori
CHE COSA SONO GLI
             INCENERITORI

• Qualsiasi unità e attrezzatura tecnica fissa o
  mobile destinata al trattamento termico dei
  rifiuti con o senza recupero del calore prodotto
  dalla combustione.

• I termini “Termovalorizzatore” ed “Inceneritore”
   sono neologismi per indicare la stessa tecnologia
  di trattamento dei rifiuti con o senza recupero
  di energia.
L’OBIETTIVO DELLA NORMATIVA
      SULL’INCENERIMENTO

• …… è quello di evitare o di limitare per
  quanto praticabile gli effetti negativi
  dell’incenerimento dei rifiuti
  sull’ambiente, in particolare
  l’inquinamento dovuto alle emissioni in
  atmosfera, nel suolo, nelle acque
  superficiali e sotterranee nonché i
  rischi per la salute umana che ne
  risultano.
COME E’ FATTO UN INCENERITORE
 Sezione di accumulo e stoccaggio, in cui i
  rifiuti vengono accumulati prima della
  combustione.
 Sezione di combustione, costituita da una
  camera di ossidazione (forno) realizzata in
  forme e tecnologie differenti a seconda
  della tipologia del rifiuto (contenuto
  energetico, caratteristiche chimico-fisiche
  ecc.).
 Sezione di post-combustione (camera
  secondaria di combustione), al fine di
  completare la combustione dei rifiuti.
Sezione  di raffreddamento fumi, che nei
vecchi impianti avveniva senza recupero di
energia, oggi è diventato obbligatorio.

Sezione  di trattamento fumi a sua volta
suddivisa in tre parti:
1. depolverizzazione, per la rimozione
delle polveri effettuata mediante filtri;
2. abbattimento dei gas acidi (acido
cloridrico, fluoridrico, ossidi di zolfo);
3. rimozione degli ossidi di azoto.
Tipi di forni
Forni a griglia: il supporto per la combustione è formato da griglie metalliche sulle
quali viene portata la massa di rifiuti in modo che avvenga la combustione. E
griglie sono di vari tipi come a elementi orizzontali, disposte a scalini, oppure
inclinate fisse o mobili.
Forni multipiani: sono costituiti da un corpo cilindrico di acciaio di altezza di 8-20
m e diametro di 4-8 m rivestiti da materiale refrattario e provvisti di un certo
numero di piani orizzontali (6-12) che dividono il forno in piani intercomunicanti.
L rifiuto viene immesso nella parte superiore del forno dove avviene l’essicamento
a temperature di 200-500 gradi Celsius. L’essicamento avviene dall’incontro del
rifiuto con i gas di combustione che provengono dalla parte bassa del forno. I
bracci collegati all’albero rotante provvedono al rimescolamento del rifiuto e a
farlo scendere all’interno del cilindro fino a raggiungere la camera sottostante dove
la temperatura raggiunge gli 800-1000 gradi celsius. Le ceneri calde sono evacuate
dalla parte inferiore del cilindro a temperature di 200-400 gradi Celsius.
Tipi di forni
Forni a letto fluido: sono costituiti da un corpo cilindrico del diametro di 0.5-7 m
all’interno della quale una corrente di aria proveniente dal forno mantiene in
sospensione silicea alla temperatura di 750-1000 gradi Celsius. Il rifiuto
precedentemente disidratato viene immesso nel forno e vengono a contatto con la
sabbia incandescente fino a divenire cenere. Le ceneri sono trasportate dai gas caldi e
dopo la separazione dalla sabbia sono allontanate mediante idrocicloni.
I principali vantaggi di questo tipo di forno sono:
Riduzione dell’eccesso di aria per combustione completa;
Aumento del carico termico specifico volumetrico con riduzione del volume dei fumi
Risparmio energetico
Possibilità di utilizzare anche fanghi biologici
Costo di manutenzione limitato
Riduzione di emissioni inquinanti (HCl, Sox)
I principali svantaggi sono:
Difficoltà di rimozione residui
Alto costo di gestione
T i d forni
                                  ip i
Forni a tamburo rotante: sono costituiti da un cilindro rotante, leggermente
inclinato. Con questo tipo di forno e possibile trattare una vasta gamma di
rifiuti. Si ha una maggiore turbolenza che provoca una maggiore presenza di
particolato nei fumi. La rotazione del cilindro fa scende i rifiuti dall’alto verso il
basso incontrando il flusso di gas caldi in controcorrente. Nel basso del cilindro
si raggiungono i 900-1000 gradi Celsius.
I vantaggi principali sono:
Trattamento di notevoli tipologie di rifiuto;
Adattabilità a molti sistemi di alimentazione
Costi contenuti di manutenzione per l’assenza di parti in movimento all’interno.

Gli svantaggi principali sono:
Elevati costi di impianto;
Efficienza termica bassa
Problemi di manutenzione per tenuta testa del forno.
T i d forni
              ip i
Nella tabella sono riportati schematicamente le condizioni
operative previste dalla normativa nei forni di incenerimento
Abbattimento di inquinanti




I principali inquinanti sono:
Polveri: costituite da silicati e ossidi con presenza di metalli pesanti;
Gas tossici: (anidride solforosa, ossido di azoto, ossido di carbonio, cloro
ed acidi come acido cloridrico e fluoridrico, gas ad effetto serra come
CO2);
Microinquinanti organici.
Il particolato viene abbattuto con cicloni pneumatici, seguiti da filtri a
maniche o da filtri elettrostatici. Sono utilizzati anche sistemi ad umido.
In quest’ultimo caso si può abbattere sia il particolato che alcuni gas.
Camera di post-combustione



I gas di combustione sono convogliati in una zona ad elevata
temperatura in modo da completare l’ossidazione dei composti
organici presenti nei fumi.
Le camere di post-combustione sono di tre tipi:
A fiamma diretta: la corrente di gas passa nella zona di fiamma a
elevata temperatura;
Catalitiche: dotate di un catalizzatore generalmente a platino o palladio
che accellera l’ossidazione
A post combustione termica: sono le più utilizzate, in essa i gas
passano a elevata temperatura (650-1300 gradi celsius) con tempi di
permanenza variabili (0.2-6 sec) in funzione delle reazioni di
ossidazione.
Schema di un impianto di incenerimento


                                                  14



        4                         11         12
                   5

1     2                9                               13
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          3
                             16
Alternative allo stud i
                               io:
             pirogassificatori
• Per un corretto funzionamento, i Pirogassificatori, richiedono un
  trattamento preventivo del rifiuto
• Il processo è semplice e si sviluppa in due fasi: la Pirolisi e la
  Gassificazione
• La Pirogassificazione è una tecnologia innovativa la cui realizzazione
  può portare al nostro territorio prospettive certe di sviluppo
• La tecnologia permette dimensioni più compatibili alle esigenze del
  nostro territorio e l’impianto è estremamente modulare
• I costi di sviluppo sono inferiori rispetto alle tecnologie proposte
  dalla provincia, di conseguenza anche i costi di conferimento sono
  notevolmente inferiori
• L’impatto ambientale è minimo si possono collocare ovunque e non
  servono finanziamenti di compensazione
INCENERIMENTO DI RU
     IN ITALIA
RACCOLTA DIFFERENZIATA DI RU
         IN ITALIA
   in termini di percentuali relative alla produzione
                 totale rifiuti urbani:


• 17,4 % nel 2001

• 19,1% nel 2002

• 21,5% nel 2003

Dati Rapporto Rifiuti 2002, 2003, 2004 ONR-APAT
…EPPURE LA RACCOLTA
          DIFFERENZIATA

  Secondo il Decreto Ronchi (D.Lgs 22/97)
 doveva raggiungere obiettivi:

• 15% entro il 1999

• 25% entro il 2000

• 35% entro il 2001
Raccolta differenziata e riutilizzo

• Il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero di
  materia prima debbono essere considerati
  preferibili rispetto alle altre forme di
  recupero. (art. 4 comma 2)
• Le autorita' competenti adottano… iniziative
  dirette a favorire, in via prioritaria, la
  prevenzione e la riduzione della produzione e
  della pericolosita' dei rifiuti mediante: lo
  sviluppo di tecnologie pulite, in particolare
  quelle che consentono un maggiore risparmio
  di risorse naturali…. (art. 3 comma 1)
Inceneritori e termovalorizzatori in
                Italia


• Il quadro impiantistico va progressivamente
 aumentando e, nel 2007, si prevede la
 presenza di 58 impianti di incenerimento, di
 cui 32 nel nord Italia, 12 al centro e 14
 nel sud;
Miglioramenti della combustione
Modifica camera di post-combustione
                                          CO , COT


Potenziamento dei bruciatori di post-
          combustione                       COT


   Ottimizzazione iniezione d’aria
            secondaria                    CO , COT


Dosaggio di ossigeno per arricchire
      l’aria di combustione               CO , COT


Installazione sistema di riserva per il
  dosaggio di bicarbonato di sodio          HCl
Miglioramenti della combustione
                                                                               SEZIONE LONGITUDINALE FORNO
                            Modifica camera di
Migliora le condizioni      post-combustione
fluidodinamiche                                                              Potenziamento dei
all’interno della camera                                                     bruciatori di post-
di post combustione
                                                                                combustione
                                         NUOVA INIEZIONE DI
                                         ARIA SECONDARIA
                                                              BRUCIATORI
                                                                                                   Consente una maggiore
                                                                                                   capacità di controllo delle
Ottimizzazione                                                                                     temperature nella camera
iniezione aria                                                                                     di post-combustione
 secondaria


                                         d
 Migliora l’immissione di aria
 secondaria anche a seguito
 delle modifiche della camera
 di post-combustione




                                                                                                        Sistema di
                                                                                                       riserva per il
                                                                                                       dosaggio di
                                                                                                      bicarbonato di
                                                d                                                          sodio

     Dosaggio di
    ossigeno per
                                                                                                    Aumenta la capacità di
  arricchire l’aria di                                                                              intervento in caso di
    combustione                                                                                     avarie dei sistemi di
                                   Migliora la flessibilità della gestione
                                                                                                    dosaggio del
                                   delle condizioni di combustione
                                                                                                    bicarbonato di sodio
Sistemi di gestione delle
             emissioni
• gestione del sistema di monitoraggio delle emissioni

• gestione dell’impianto di incenerimento nelle fasi di criticità

• individuazione di soglie di attivazione di procedure interne per il
  gestore sulle emissioni degli inquinanti, avente funzione di soglie
  di attenzione, con valori comunque inferiori ai limiti di legge,
  raggiunte le quali si attivano delle procedure operative tese a
  ripristinare una ottimale condizione di funzionamento

• comunicazioni tra gestore e autorità di controllo

• accesso on line dei dati delle emissioni registrate in continuo da
  parte degli organi di controllo
LE EMISSIONI DEGLI
            INCENERITORI

•GAS
•CENERI VOLANTI
•CENERI DI FONDO
•ACQUE DI LAVAGGIO
•ALTRI RESIDUI
•EMISSIONI INCONTROLLATE

                    SONO UN POTENZIALE
                    PERICOLO PER LA
                    SALUTE UMANA
Esempio di impianto di termovalorizzazione

L’impianto in esame è stato dotato di tutte le più moderne ed
affidabili tecnologie, perseguendo i seguenti obiettivi in termini di
impatto ambientale:
• minimizzazione delle emissioni inquinanti;
• minimizzazione delle sorgenti di rumore;
• massima riduzione del ricorso alla discarica;
• massimo recupero energetico;
• minimizzazione del traffico veicolare indotto.
Esempio di impianto di termovalorizzazione

Che cosa brucia un impianto di termovalorizzazione?
Rifiuti urbani (RSU):
 rifiuti domestici
 spazzamento stradale
 rifiuti giacenti sulle strade ed aree pubbliche
 rifiuti vegetali provenienti da aree verdi
Rifiuti speciali (RSA):
 rifiuti da attività agricole e agro-industriali
 rifiuti da lavorazioni industriali
 rifiuti da lavorazioni artigianali
 rifiuti da attività commerciali
Esempio di impianto di termovalorizzazione

           Alla rete
           elettrica


                                                                                            Teleriscaldamento
                                          Turbina
                                                    Alternatore


Ciclo a vapore               Degasatore




Ricevimento
e stoccaggio
rifiuti                                                           Reagenti

                                          Trattamento
                  Caldaie
                                          fumi
                                                                   Trattamento
                                                                   fumi
                                                                                                       Fumi




 Rifiuti                                        Ceneri al
                                                trattamento                      PSR alla
                                                                                 rigenerazione
                            Scorie alla
                            discarica
Esempio di impianto di termovalorizzazione
Numero di linee                   3
Carico rifiuti totale             421.000 t/anno
PCI nominale                      11 MJ/Kg
Carico termico nominale totale    206 MWT
Capacità nominale totale          67 t/h
Produzione vapore totale          220 t/h
Pressione vapore                  60 bar
Temperatura vapore                420 °C
Esempio di impianto di termovalorizzazione

         — Business Model del sistema integrato di smaltimento—

Ricavi                         • Tariffa
                                                                           - Energia termica
                                conferimento                               - Energia elettrica
                                • Vendita energia
                                                                           - Certificati verdi
                          • Costi di realizzazione   e gestione impianti
Costi

                                           scarti

                 Termovalorizzator                      Discarica di
                        e                                servizio



              Il conto economico sviluppato considera il complesso
                     impiantistico composto dai due impianti
Il contesto economico - Certificati Verdi
 La Legge Finanziaria 2007 prevede che possano accedere agli incentivi per
le fonti rinnovabili solo le sostanze definite tali dalla direttiva 2001/77/CE,
ossia potrà ottenere i certificati verdi esclusivamente l’energia prodotta
utilizzando la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani.


 In linea con la recente normativa, il termovalorizzatore del Gerbido potrà
beneficiare della vendita dei Certificati Verdi per i primi 12 anni di
produzione, in considerazione della percentuale di frazione “rinnovabile” dei
rifiuti in ingresso al termovalorizzatore, si è assunto, prudenzialmente, che
solo il 48% dell’energia prodotta potrà beneficiare dei CV nel periodo
considerato.
Il contesto economico - ricavi da produzione di
                       energia


 Il Piano Economico Finanziario - PEF - prevede che l’energia elettrica
prodotta sarà ceduta ad un prezzo stimato sulla base delle attuali proiezioni di
mercato già prese a riferimento nella valutazione di altri progetti nel settore
energia. All’interno di tale Piano il prezzo di cessione dell’energia elettrica
rappresenta un ricavo e può quindi andare ad incidere sulla tariffa di
conferimento del rifiuto, che è il costo pagato dai cittadini.


Grazie all’incentivazione, ancorchè ridotta dal 2007, la tariffa di
conferimento del rifiuto risulta di ca. 96 €/t (comprensiva di contributi ed
ecotasse) che risulta competitiva se si considera che ad oggi il costo di
smaltimento in discarica comprensivo di ecotassa si aggira sui 119 €/t.
Produzione di energia
L’impianto di termovalorizzazione del Gerbido è progettato in modo da poter
fornire sia energia elettrica che energia termica:
 Producibilità elettrica netta in assetto cogenerativo  circa 300.000 MWh/
a; per soddisfare circa 150.000 utenze medie
 Producibilità energia termica  circa 140.000 MWh/anno; per soddisfare
circa 14.000 utenze medie


La produzione annua dell’impianto consente un risparmio di idrocarburi
convenzionali pari a:
 Circa 75.000 TEP/a (tonnellate equivalenti di petrolio) in assetto solo
elettrico
Leggenda o realtà?
       N°1

GLI INCENERITORI EVITANO
       I “BLACK OUT”
Bilancio energetico di un chilo di
             carta
           (chilocalorie)

                  Potere calorifico     3.500

                     – Produzione         - 6.000

                     – Riciclaggio        - 2.400

                     – Termovalorizzazione + 910
QUALI DI QUESTI DUE
“COMBUSTIBILI” HA RICHIESTO PIU’
 ENERGIA PER ESSERE PRODOTTO?




 “non tutto quello che brucia è un buon combustibile”
• L’energia che si recupera termovalorizzando un
    chilo di carta è nettamente inferiore a quella
  necessaria per produrre la stessa quantità di carta
                     termodistrutta
Bilancio energetico di un chilo di
              carta

                Se un chilo di carta è riciclato,
                invece che termovalorizzato,
                         si risparmiano

                     2.790 chilocalorie
I BILANCI ENERGETICI
         CORRETTI
SI FANNO SULL’INTERA VITA
        DEL PRODOTTO
  (DALLA CULLA ALLA TOMBA)
SISTEMI DI
TRATTAMENTO MPC
  A CONFRONTO
Energia risparmiata gestendo
     una tonnellata di MPC
                  (kcal)

• Termovalorizzazione 1.193.000

• Riciclaggio              4.234.000

(Denison, 1996)
LA REALTA’
         N°1

Il rischio di “black out”
         aumenta
     se si preferisce
    l’incenerimento al
         riciclaggio
Leggenda o realtà?
             N° 2

• Il rispetto dei limiti alle emissioni è
    una garanzia di sicurezza per la
               popolazione
La realtà N° 2
• Nessun impianto può operare se non rispetta
                i limiti alle emissioni
   • I limiti sono fissati in base alle migliori
   tecnologie di disinquinamento disponibili al
            momento dell’autorizzazione
    • Anche gli inceneritori della penultima
      generazione (oggi giudicati inquinanti)
         rispettavano i limiti alle emissioni
                   allora in vigore
Altre realtà
    • Gli inceneritori dell’ultima
   generazione sono in grado di
     rispettare concentrazioni di
  inquinanti nei fumi più basse di
quelli della penultima generazione
• Ma sono più grandi e quindi
         emettono più fumi
LA REALTA’
 • L’inceneritore di Brescia, nel 1992, aveva una
                      capacità di
        • 266.000 tonnellate/anno
• Nel 2004, realizzate nuove linee di combustione,
                  la capacità è di
      • 700.000 tonnellate/anno
 • La quantità di fumi (e di inquinanti)
  emessi nel 2004 è aumentata nella
          stessa proporzione
Volume fumi emessi
e quantità di rifiuti inceneriti
   Tonnellate rifiuti   metri cubi fumi /giorno
   inceneriti/giorno



        729                4.374.000


       1.918              11.508.000
LA REALTA’
      • Per i composti tossici
              persistenti
 (diossine, furani, PCB, IPA, metalli)
        bisogna fissare limiti
                 alla
    quantità emessa giornalmente
(e non alla concentrazione nei fumi)
Un possibile scenario
    per l’impatto di diossine
             (la persistenza)


• Ricaduta giornaliera al suolo:
     • 10 picogrammi/metro quadrato

• Tempo di dimezzamento delle diossine
  nel suolo:
     • 5 anni
Un possibile scenario
per l’impatto di diossine
        (la persistenza)
     tempo          Picogrammi/m2
    1 giorno            10
    1 anno             3.422
     5 anni           13.164
    10 anni           19.746
    15 anni           23.038
    20 anni           24.683
Diossine e bio-accumulo
            (campioni di latte a confronto)

                                Diossine nel latte
                              (picogrammi/grammo di grasso)

Mucche tedesche                           0.7
 Mucche belghe                            0,6
Mucche belghe      con                    4.5
    inceneritore

   Mamme svedesi                                         18
  Mamme tedesche                                         41
  Mamme New York                                       189
Quantità di “diossine”
    che emetterà giornalmente
  il termovalorizzatore di Acerra
         (valore garantito)

548.000.000 picogrammi
“Diossine”:
Dose tollerabile giornaliera
 per un adulto di 70 chili
         (UE-2001)

  • 140 picogrammi
La quantità di diossine che sarà
        giornalmente emessa dal
termovalorizzatore di Acerra, equivale alla
    dose giornalmente tollerabile per:

      3.914.000 persone adulte

• La popolazione di Acerra è di
           44.412      abitanti
LE DIOSSINE
Le diossine sono una classe di composti organici
 aromatici clorurati la cui struttura consiste di due anelli
benzenici legati da due atomi di ossigeno e con legati uno
                    o più atomi di cloro.




       Figura 1. formula di struttura delle diossine
Come vengono prodotte
 Le diossine non esistono pure in natura ma vengono
 generate come sottoprodotti non voluti di numerosi
  processi di produzione, utilizzazione e smaltimento
del cloro e dei suoi derivati. Le emissioni industriali di
    diossine possono essere trasportate per grandi
   distanze dalle correnti atmosferiche, e, in misura
       minore, dai fiumi e dalle correnti marine.
     In base al più recente (1995) inventario delle
 emissioni di diossine, le maggiori fonti industriali di
 diossine in Europa , in grado di coprire il 62% delle
      diossine immesse in atmosfera, sono:
•   Inceneritori per rifiuti urbani (26%)
•   Fonderie (18%)
•   Inceneritori rifiuti ospedalieri (14%)
•   Attività metallurgiche diverse dal ferro (4%)

         Il restante 38% è attribuito a:

• Impianti riscaldamento domestico a legna (legna
  trattata)
• incendi
• Traffico
Tabella I
•   Inceneritori rifiuti urbani             1641
•   Fonderie                                 1125
•   Riscaldamento domestico a legna       945
•   Inceneritori rifiuti ospedalieri        816
•   Conservazione legno                     381
•   Incendi                                   380
•   Produzione metalli non ferrosi         136
•   Trasporto veicolare non catalizzato   111
DOVE POSSIAMO
TROVARE LE DIOSSINE

   Essendo principalmente prodotti della
combustione degli inceneritori,le diossine le
 possiamo trovare ovunque nell’ambiente
  (e nell’uomo) e quindi destano grosse
             preoccupazioni.
Diossine nel terreno e nei sedimenti


  E’ stato possibile studiare l’ accumulo progressivo di
 diossine nel terreno analizzando un archivio di campioni
   di suolo raccolti, a partire dal 1856 provenienti da un
campo mai adibito ad uso agricolo. Nel 1856 , in un chilo
 di terreno raccolto in questo campo si potevano trovare
31 nanogrammi di diossine (un nanogrammo equivale ad
un milionesimo di milligrammo, mille volte più grande di
     un pico grammo). Nei campioni raccolti negli anni
  successivi le diossine aumentavano progressivamente
 (1.2 % all’ anno), fino a raggiungere la concentrazione
              massima nell’ 1986 (92 ng/kg).
Pertanto, in 130 anni, la contaminazione da diossine di
 questo campo è aumentata del 300%, un risultato che
   conferma come un terreno contaminato da diossine
  resta tale molto a lungo, in quanto sono trascurabili
         fenomeni di decontaminazione naturale.
Questi dati, relativi alla contaminazione di terreno e di
    sedimenti sono stati interpretati come l’ effetto del
   trasporto, a lunga distanza, di diossine prodotte da
           attività industriali o di incenerimento.
La concentrazione di diossine in un terreno diminuisce
 esponenzialmente man mano che ci allontaniamo dalla
                  fonte(es. un inceneritore).
Diossine nell’ erba

   Anche l’ erba può essere contaminata dalla diossina.
        Campioni d’ erba raccolti sistematicamente in
Inghilterra, nello stesso campo in cui si sono analizzate
   le diossine nel terreno, hanno permesso di verificare
       che per un intero secolo, dal 1860 al 1960, la
    concentrazione di diossine è rimasta stabile e pari a
 circa 12 ng/kg. Successivamente, nei campioni d’ erba
  raccolti nello stesso campo, tra il 1961 ed il 1965 e in
    quelli tra il 1976 e il 1980, si registravano due netti
aumenti della concentrazione di diossine, pari a 96 e 85
      ng/kg . Questo aumento della concentrazione di
      diossine pari a circa sette volte rispetto al valore
 iniziale, era attribuito, rispettivamente, al maggior uso
    di pesticidi clorurati e all’ aumento della quantità di
 rifiuti inceneriti, fatti avvenuti in quello stesso periodo.
Diossine nel latte

  Se l’ erba contaminata è mangiata da erbivori, le
diossine si trasferiscono dall’ erba ai tessuti grassi di
   questi animali. In questo caso lo strato adiposo
  funziona come "serbatoio" di diossine, da cui tali
sostanze sono "prelevate" durante l’allattamento, per
  passare nel latte. Ovviamente questo fenomeno
              riguarda tutti i mammiferi.
Diossine nell’uomo

   Le diossine”bio-ingrandiscono”,nel senso che, tramite la catena
  alimentare, passano da preda a predatore, concentrandosi nella
      carne e nei prodotti caseari, per raggiungere infine l’uomo.
     La quantità di diossine nell’ uomo è maggiore di tutti gli altri
     mammiferi in quanto l’uomo è l’ ultimo tassello della catena
  alimentare, quindi concentra le diossine nei propri grassi a livelli
   maggiori di quelli che si trovano nel cibo con cui si alimenta, in
                  particolare latticini, carne e pesce.
 Si può fare l’esempio di uno studio condotto sul latte delle mucche
      tedesche e su quello delle mamme svedesi i risultati sono:

• mucche tedesche 2002                         0.7 picogram/gr di grasso
• mamme svedesi 2003                            18 picogram/gr di grass
Questa tabella evidenzia che la quantità di diossine nel
    latte delle mamme svedesi è circa 25 volte più elevato
     di quello che si trova nel latte delle mucche tedesche.
  Tuttavia, le mamme non sono l’ ultimo anello della catena
    alimentare a base di diossine, questo primato spetta ai
      loro figli. Per questo motivo si ritiene che la quantità
    maggiore di diossine che si assimila nel corso della vita
     sia proprio quella ricevuta attraverso l’ allattamento al
                           seno materno .

INCENERITORE              TERRENO                ERBA




                          UOMO                 ERBIVORI
EFFETTI DELLE
                DIOSSINE
 L'esposizione dell'uomo alle diossine ha luogo quasi
      esclusivamente attraverso l'assunzione di cibo,
soprattutto carne, pesce e latticini. In casi di esposizione
  di soggetti a concentrazioni particolarmente elevate di
 diossine (ad esempio per esposizione accidentale o sul
    lavoro), si è potuto constatare la capacità di questi
  composti a ridurre la fertilità, le capacità di sviluppo e
quelle di immunodifesa oltre che l'insorgenza di tumori. I
risultati di recenti studi dimostrano che le concentrazioni
     di diossine nei tessuti umani nella popolazione, in
             particolare dei paesi industrializzati,
 hanno già raggiunto o quasi livelli ai quali si possono
           verificare effetti negativi sulla salute.
Le più recenti ricerche sugli effetti delle diossine sugli
                organismi viventi includono :



•      elevata sensibilità degli embrioni e dei feti di pesci,
       uccelli, mammiferi e uomo agli effetti tossici delle
       diossine.Per quanto riguarda l'uomo, gli effetti sullo
       sviluppo, osservati dopo un'esposizione accidentale
       elevata, comprendono: mortalità prenatale,
       riduzione della crescita, disfunzione di organi quali
       il sistema nervoso centrale (ad esempio, danni allo
       sviluppo intellettivo), alterazioni funzionali, ivi
       inclusi effetti sul sistema riproduttivo maschile.
Fine della 9° lezione

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  • 2. CHE COSA SONO GLI INCENERITORI • Qualsiasi unità e attrezzatura tecnica fissa o mobile destinata al trattamento termico dei rifiuti con o senza recupero del calore prodotto dalla combustione. • I termini “Termovalorizzatore” ed “Inceneritore” sono neologismi per indicare la stessa tecnologia di trattamento dei rifiuti con o senza recupero di energia.
  • 3. L’OBIETTIVO DELLA NORMATIVA SULL’INCENERIMENTO • …… è quello di evitare o di limitare per quanto praticabile gli effetti negativi dell’incenerimento dei rifiuti sull’ambiente, in particolare l’inquinamento dovuto alle emissioni in atmosfera, nel suolo, nelle acque superficiali e sotterranee nonché i rischi per la salute umana che ne risultano.
  • 4. COME E’ FATTO UN INCENERITORE  Sezione di accumulo e stoccaggio, in cui i rifiuti vengono accumulati prima della combustione.  Sezione di combustione, costituita da una camera di ossidazione (forno) realizzata in forme e tecnologie differenti a seconda della tipologia del rifiuto (contenuto energetico, caratteristiche chimico-fisiche ecc.).  Sezione di post-combustione (camera secondaria di combustione), al fine di completare la combustione dei rifiuti.
  • 5. Sezione di raffreddamento fumi, che nei vecchi impianti avveniva senza recupero di energia, oggi è diventato obbligatorio. Sezione di trattamento fumi a sua volta suddivisa in tre parti: 1. depolverizzazione, per la rimozione delle polveri effettuata mediante filtri; 2. abbattimento dei gas acidi (acido cloridrico, fluoridrico, ossidi di zolfo); 3. rimozione degli ossidi di azoto.
  • 6. Tipi di forni Forni a griglia: il supporto per la combustione è formato da griglie metalliche sulle quali viene portata la massa di rifiuti in modo che avvenga la combustione. E griglie sono di vari tipi come a elementi orizzontali, disposte a scalini, oppure inclinate fisse o mobili. Forni multipiani: sono costituiti da un corpo cilindrico di acciaio di altezza di 8-20 m e diametro di 4-8 m rivestiti da materiale refrattario e provvisti di un certo numero di piani orizzontali (6-12) che dividono il forno in piani intercomunicanti. L rifiuto viene immesso nella parte superiore del forno dove avviene l’essicamento a temperature di 200-500 gradi Celsius. L’essicamento avviene dall’incontro del rifiuto con i gas di combustione che provengono dalla parte bassa del forno. I bracci collegati all’albero rotante provvedono al rimescolamento del rifiuto e a farlo scendere all’interno del cilindro fino a raggiungere la camera sottostante dove la temperatura raggiunge gli 800-1000 gradi celsius. Le ceneri calde sono evacuate dalla parte inferiore del cilindro a temperature di 200-400 gradi Celsius.
  • 7. Tipi di forni Forni a letto fluido: sono costituiti da un corpo cilindrico del diametro di 0.5-7 m all’interno della quale una corrente di aria proveniente dal forno mantiene in sospensione silicea alla temperatura di 750-1000 gradi Celsius. Il rifiuto precedentemente disidratato viene immesso nel forno e vengono a contatto con la sabbia incandescente fino a divenire cenere. Le ceneri sono trasportate dai gas caldi e dopo la separazione dalla sabbia sono allontanate mediante idrocicloni. I principali vantaggi di questo tipo di forno sono: Riduzione dell’eccesso di aria per combustione completa; Aumento del carico termico specifico volumetrico con riduzione del volume dei fumi Risparmio energetico Possibilità di utilizzare anche fanghi biologici Costo di manutenzione limitato Riduzione di emissioni inquinanti (HCl, Sox) I principali svantaggi sono: Difficoltà di rimozione residui Alto costo di gestione
  • 8. T i d forni ip i Forni a tamburo rotante: sono costituiti da un cilindro rotante, leggermente inclinato. Con questo tipo di forno e possibile trattare una vasta gamma di rifiuti. Si ha una maggiore turbolenza che provoca una maggiore presenza di particolato nei fumi. La rotazione del cilindro fa scende i rifiuti dall’alto verso il basso incontrando il flusso di gas caldi in controcorrente. Nel basso del cilindro si raggiungono i 900-1000 gradi Celsius. I vantaggi principali sono: Trattamento di notevoli tipologie di rifiuto; Adattabilità a molti sistemi di alimentazione Costi contenuti di manutenzione per l’assenza di parti in movimento all’interno. Gli svantaggi principali sono: Elevati costi di impianto; Efficienza termica bassa Problemi di manutenzione per tenuta testa del forno.
  • 9. T i d forni ip i Nella tabella sono riportati schematicamente le condizioni operative previste dalla normativa nei forni di incenerimento
  • 10. Abbattimento di inquinanti I principali inquinanti sono: Polveri: costituite da silicati e ossidi con presenza di metalli pesanti; Gas tossici: (anidride solforosa, ossido di azoto, ossido di carbonio, cloro ed acidi come acido cloridrico e fluoridrico, gas ad effetto serra come CO2); Microinquinanti organici. Il particolato viene abbattuto con cicloni pneumatici, seguiti da filtri a maniche o da filtri elettrostatici. Sono utilizzati anche sistemi ad umido. In quest’ultimo caso si può abbattere sia il particolato che alcuni gas.
  • 11. Camera di post-combustione I gas di combustione sono convogliati in una zona ad elevata temperatura in modo da completare l’ossidazione dei composti organici presenti nei fumi. Le camere di post-combustione sono di tre tipi: A fiamma diretta: la corrente di gas passa nella zona di fiamma a elevata temperatura; Catalitiche: dotate di un catalizzatore generalmente a platino o palladio che accellera l’ossidazione A post combustione termica: sono le più utilizzate, in essa i gas passano a elevata temperatura (650-1300 gradi celsius) con tempi di permanenza variabili (0.2-6 sec) in funzione delle reazioni di ossidazione.
  • 12. Schema di un impianto di incenerimento 14 4 11 12 5 1 2 9 13 17 3 16
  • 13. Alternative allo stud i io: pirogassificatori • Per un corretto funzionamento, i Pirogassificatori, richiedono un trattamento preventivo del rifiuto • Il processo è semplice e si sviluppa in due fasi: la Pirolisi e la Gassificazione • La Pirogassificazione è una tecnologia innovativa la cui realizzazione può portare al nostro territorio prospettive certe di sviluppo • La tecnologia permette dimensioni più compatibili alle esigenze del nostro territorio e l’impianto è estremamente modulare • I costi di sviluppo sono inferiori rispetto alle tecnologie proposte dalla provincia, di conseguenza anche i costi di conferimento sono notevolmente inferiori • L’impatto ambientale è minimo si possono collocare ovunque e non servono finanziamenti di compensazione
  • 14.
  • 15.
  • 16. INCENERIMENTO DI RU IN ITALIA
  • 17. RACCOLTA DIFFERENZIATA DI RU IN ITALIA in termini di percentuali relative alla produzione totale rifiuti urbani: • 17,4 % nel 2001 • 19,1% nel 2002 • 21,5% nel 2003 Dati Rapporto Rifiuti 2002, 2003, 2004 ONR-APAT
  • 18. …EPPURE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA Secondo il Decreto Ronchi (D.Lgs 22/97) doveva raggiungere obiettivi: • 15% entro il 1999 • 25% entro il 2000 • 35% entro il 2001
  • 19. Raccolta differenziata e riutilizzo • Il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero di materia prima debbono essere considerati preferibili rispetto alle altre forme di recupero. (art. 4 comma 2) • Le autorita' competenti adottano… iniziative dirette a favorire, in via prioritaria, la prevenzione e la riduzione della produzione e della pericolosita' dei rifiuti mediante: lo sviluppo di tecnologie pulite, in particolare quelle che consentono un maggiore risparmio di risorse naturali…. (art. 3 comma 1)
  • 20. Inceneritori e termovalorizzatori in Italia • Il quadro impiantistico va progressivamente aumentando e, nel 2007, si prevede la presenza di 58 impianti di incenerimento, di cui 32 nel nord Italia, 12 al centro e 14 nel sud;
  • 21. Miglioramenti della combustione Modifica camera di post-combustione CO , COT Potenziamento dei bruciatori di post- combustione COT Ottimizzazione iniezione d’aria secondaria CO , COT Dosaggio di ossigeno per arricchire l’aria di combustione CO , COT Installazione sistema di riserva per il dosaggio di bicarbonato di sodio HCl
  • 22. Miglioramenti della combustione SEZIONE LONGITUDINALE FORNO Modifica camera di Migliora le condizioni post-combustione fluidodinamiche Potenziamento dei all’interno della camera bruciatori di post- di post combustione combustione NUOVA INIEZIONE DI ARIA SECONDARIA BRUCIATORI Consente una maggiore capacità di controllo delle Ottimizzazione temperature nella camera iniezione aria di post-combustione secondaria d Migliora l’immissione di aria secondaria anche a seguito delle modifiche della camera di post-combustione Sistema di riserva per il dosaggio di bicarbonato di d sodio Dosaggio di ossigeno per Aumenta la capacità di arricchire l’aria di intervento in caso di combustione avarie dei sistemi di Migliora la flessibilità della gestione dosaggio del delle condizioni di combustione bicarbonato di sodio
  • 23. Sistemi di gestione delle emissioni • gestione del sistema di monitoraggio delle emissioni • gestione dell’impianto di incenerimento nelle fasi di criticità • individuazione di soglie di attivazione di procedure interne per il gestore sulle emissioni degli inquinanti, avente funzione di soglie di attenzione, con valori comunque inferiori ai limiti di legge, raggiunte le quali si attivano delle procedure operative tese a ripristinare una ottimale condizione di funzionamento • comunicazioni tra gestore e autorità di controllo • accesso on line dei dati delle emissioni registrate in continuo da parte degli organi di controllo
  • 24. LE EMISSIONI DEGLI INCENERITORI •GAS •CENERI VOLANTI •CENERI DI FONDO •ACQUE DI LAVAGGIO •ALTRI RESIDUI •EMISSIONI INCONTROLLATE SONO UN POTENZIALE PERICOLO PER LA SALUTE UMANA
  • 25. Esempio di impianto di termovalorizzazione L’impianto in esame è stato dotato di tutte le più moderne ed affidabili tecnologie, perseguendo i seguenti obiettivi in termini di impatto ambientale: • minimizzazione delle emissioni inquinanti; • minimizzazione delle sorgenti di rumore; • massima riduzione del ricorso alla discarica; • massimo recupero energetico; • minimizzazione del traffico veicolare indotto.
  • 26. Esempio di impianto di termovalorizzazione Che cosa brucia un impianto di termovalorizzazione? Rifiuti urbani (RSU):  rifiuti domestici  spazzamento stradale  rifiuti giacenti sulle strade ed aree pubbliche  rifiuti vegetali provenienti da aree verdi Rifiuti speciali (RSA):  rifiuti da attività agricole e agro-industriali  rifiuti da lavorazioni industriali  rifiuti da lavorazioni artigianali  rifiuti da attività commerciali
  • 27. Esempio di impianto di termovalorizzazione Alla rete elettrica Teleriscaldamento Turbina Alternatore Ciclo a vapore Degasatore Ricevimento e stoccaggio rifiuti Reagenti Trattamento Caldaie fumi Trattamento fumi Fumi Rifiuti Ceneri al trattamento PSR alla rigenerazione Scorie alla discarica
  • 28. Esempio di impianto di termovalorizzazione Numero di linee 3 Carico rifiuti totale 421.000 t/anno PCI nominale 11 MJ/Kg Carico termico nominale totale 206 MWT Capacità nominale totale 67 t/h Produzione vapore totale 220 t/h Pressione vapore 60 bar Temperatura vapore 420 °C
  • 29. Esempio di impianto di termovalorizzazione — Business Model del sistema integrato di smaltimento— Ricavi • Tariffa - Energia termica conferimento - Energia elettrica • Vendita energia - Certificati verdi • Costi di realizzazione e gestione impianti Costi scarti Termovalorizzator Discarica di e servizio Il conto economico sviluppato considera il complesso impiantistico composto dai due impianti
  • 30. Il contesto economico - Certificati Verdi  La Legge Finanziaria 2007 prevede che possano accedere agli incentivi per le fonti rinnovabili solo le sostanze definite tali dalla direttiva 2001/77/CE, ossia potrà ottenere i certificati verdi esclusivamente l’energia prodotta utilizzando la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani.  In linea con la recente normativa, il termovalorizzatore del Gerbido potrà beneficiare della vendita dei Certificati Verdi per i primi 12 anni di produzione, in considerazione della percentuale di frazione “rinnovabile” dei rifiuti in ingresso al termovalorizzatore, si è assunto, prudenzialmente, che solo il 48% dell’energia prodotta potrà beneficiare dei CV nel periodo considerato.
  • 31. Il contesto economico - ricavi da produzione di energia  Il Piano Economico Finanziario - PEF - prevede che l’energia elettrica prodotta sarà ceduta ad un prezzo stimato sulla base delle attuali proiezioni di mercato già prese a riferimento nella valutazione di altri progetti nel settore energia. All’interno di tale Piano il prezzo di cessione dell’energia elettrica rappresenta un ricavo e può quindi andare ad incidere sulla tariffa di conferimento del rifiuto, che è il costo pagato dai cittadini. Grazie all’incentivazione, ancorchè ridotta dal 2007, la tariffa di conferimento del rifiuto risulta di ca. 96 €/t (comprensiva di contributi ed ecotasse) che risulta competitiva se si considera che ad oggi il costo di smaltimento in discarica comprensivo di ecotassa si aggira sui 119 €/t.
  • 32. Produzione di energia L’impianto di termovalorizzazione del Gerbido è progettato in modo da poter fornire sia energia elettrica che energia termica:  Producibilità elettrica netta in assetto cogenerativo  circa 300.000 MWh/ a; per soddisfare circa 150.000 utenze medie  Producibilità energia termica  circa 140.000 MWh/anno; per soddisfare circa 14.000 utenze medie La produzione annua dell’impianto consente un risparmio di idrocarburi convenzionali pari a:  Circa 75.000 TEP/a (tonnellate equivalenti di petrolio) in assetto solo elettrico
  • 33. Leggenda o realtà? N°1 GLI INCENERITORI EVITANO I “BLACK OUT”
  • 34. Bilancio energetico di un chilo di carta (chilocalorie) Potere calorifico 3.500 – Produzione - 6.000 – Riciclaggio - 2.400 – Termovalorizzazione + 910
  • 35. QUALI DI QUESTI DUE “COMBUSTIBILI” HA RICHIESTO PIU’ ENERGIA PER ESSERE PRODOTTO? “non tutto quello che brucia è un buon combustibile”
  • 36. • L’energia che si recupera termovalorizzando un chilo di carta è nettamente inferiore a quella necessaria per produrre la stessa quantità di carta termodistrutta
  • 37. Bilancio energetico di un chilo di carta Se un chilo di carta è riciclato, invece che termovalorizzato, si risparmiano 2.790 chilocalorie
  • 38. I BILANCI ENERGETICI CORRETTI SI FANNO SULL’INTERA VITA DEL PRODOTTO (DALLA CULLA ALLA TOMBA)
  • 40. Energia risparmiata gestendo una tonnellata di MPC (kcal) • Termovalorizzazione 1.193.000 • Riciclaggio 4.234.000 (Denison, 1996)
  • 41. LA REALTA’ N°1 Il rischio di “black out” aumenta se si preferisce l’incenerimento al riciclaggio
  • 42. Leggenda o realtà? N° 2 • Il rispetto dei limiti alle emissioni è una garanzia di sicurezza per la popolazione
  • 43. La realtà N° 2 • Nessun impianto può operare se non rispetta i limiti alle emissioni • I limiti sono fissati in base alle migliori tecnologie di disinquinamento disponibili al momento dell’autorizzazione • Anche gli inceneritori della penultima generazione (oggi giudicati inquinanti) rispettavano i limiti alle emissioni allora in vigore
  • 44. Altre realtà • Gli inceneritori dell’ultima generazione sono in grado di rispettare concentrazioni di inquinanti nei fumi più basse di quelli della penultima generazione • Ma sono più grandi e quindi emettono più fumi
  • 45. LA REALTA’ • L’inceneritore di Brescia, nel 1992, aveva una capacità di • 266.000 tonnellate/anno • Nel 2004, realizzate nuove linee di combustione, la capacità è di • 700.000 tonnellate/anno • La quantità di fumi (e di inquinanti) emessi nel 2004 è aumentata nella stessa proporzione
  • 46. Volume fumi emessi e quantità di rifiuti inceneriti Tonnellate rifiuti metri cubi fumi /giorno inceneriti/giorno 729 4.374.000 1.918 11.508.000
  • 47. LA REALTA’ • Per i composti tossici persistenti (diossine, furani, PCB, IPA, metalli) bisogna fissare limiti alla quantità emessa giornalmente (e non alla concentrazione nei fumi)
  • 48. Un possibile scenario per l’impatto di diossine (la persistenza) • Ricaduta giornaliera al suolo: • 10 picogrammi/metro quadrato • Tempo di dimezzamento delle diossine nel suolo: • 5 anni
  • 49. Un possibile scenario per l’impatto di diossine (la persistenza) tempo Picogrammi/m2 1 giorno 10 1 anno 3.422 5 anni 13.164 10 anni 19.746 15 anni 23.038 20 anni 24.683
  • 50. Diossine e bio-accumulo (campioni di latte a confronto) Diossine nel latte (picogrammi/grammo di grasso) Mucche tedesche 0.7 Mucche belghe 0,6 Mucche belghe con 4.5 inceneritore Mamme svedesi 18 Mamme tedesche 41 Mamme New York 189
  • 51. Quantità di “diossine” che emetterà giornalmente il termovalorizzatore di Acerra (valore garantito) 548.000.000 picogrammi
  • 52. “Diossine”: Dose tollerabile giornaliera per un adulto di 70 chili (UE-2001) • 140 picogrammi
  • 53. La quantità di diossine che sarà giornalmente emessa dal termovalorizzatore di Acerra, equivale alla dose giornalmente tollerabile per: 3.914.000 persone adulte • La popolazione di Acerra è di 44.412 abitanti
  • 55. Le diossine sono una classe di composti organici aromatici clorurati la cui struttura consiste di due anelli benzenici legati da due atomi di ossigeno e con legati uno o più atomi di cloro. Figura 1. formula di struttura delle diossine
  • 56. Come vengono prodotte Le diossine non esistono pure in natura ma vengono generate come sottoprodotti non voluti di numerosi processi di produzione, utilizzazione e smaltimento del cloro e dei suoi derivati. Le emissioni industriali di diossine possono essere trasportate per grandi distanze dalle correnti atmosferiche, e, in misura minore, dai fiumi e dalle correnti marine. In base al più recente (1995) inventario delle emissioni di diossine, le maggiori fonti industriali di diossine in Europa , in grado di coprire il 62% delle diossine immesse in atmosfera, sono:
  • 57. Inceneritori per rifiuti urbani (26%) • Fonderie (18%) • Inceneritori rifiuti ospedalieri (14%) • Attività metallurgiche diverse dal ferro (4%) Il restante 38% è attribuito a: • Impianti riscaldamento domestico a legna (legna trattata) • incendi • Traffico
  • 58. Tabella I • Inceneritori rifiuti urbani 1641 • Fonderie 1125 • Riscaldamento domestico a legna 945 • Inceneritori rifiuti ospedalieri 816 • Conservazione legno 381 • Incendi 380 • Produzione metalli non ferrosi 136 • Trasporto veicolare non catalizzato 111
  • 59. DOVE POSSIAMO TROVARE LE DIOSSINE Essendo principalmente prodotti della combustione degli inceneritori,le diossine le possiamo trovare ovunque nell’ambiente (e nell’uomo) e quindi destano grosse preoccupazioni.
  • 60. Diossine nel terreno e nei sedimenti E’ stato possibile studiare l’ accumulo progressivo di diossine nel terreno analizzando un archivio di campioni di suolo raccolti, a partire dal 1856 provenienti da un campo mai adibito ad uso agricolo. Nel 1856 , in un chilo di terreno raccolto in questo campo si potevano trovare 31 nanogrammi di diossine (un nanogrammo equivale ad un milionesimo di milligrammo, mille volte più grande di un pico grammo). Nei campioni raccolti negli anni successivi le diossine aumentavano progressivamente (1.2 % all’ anno), fino a raggiungere la concentrazione massima nell’ 1986 (92 ng/kg).
  • 61. Pertanto, in 130 anni, la contaminazione da diossine di questo campo è aumentata del 300%, un risultato che conferma come un terreno contaminato da diossine resta tale molto a lungo, in quanto sono trascurabili fenomeni di decontaminazione naturale. Questi dati, relativi alla contaminazione di terreno e di sedimenti sono stati interpretati come l’ effetto del trasporto, a lunga distanza, di diossine prodotte da attività industriali o di incenerimento. La concentrazione di diossine in un terreno diminuisce esponenzialmente man mano che ci allontaniamo dalla fonte(es. un inceneritore).
  • 62. Diossine nell’ erba Anche l’ erba può essere contaminata dalla diossina. Campioni d’ erba raccolti sistematicamente in Inghilterra, nello stesso campo in cui si sono analizzate le diossine nel terreno, hanno permesso di verificare che per un intero secolo, dal 1860 al 1960, la concentrazione di diossine è rimasta stabile e pari a circa 12 ng/kg. Successivamente, nei campioni d’ erba raccolti nello stesso campo, tra il 1961 ed il 1965 e in quelli tra il 1976 e il 1980, si registravano due netti aumenti della concentrazione di diossine, pari a 96 e 85 ng/kg . Questo aumento della concentrazione di diossine pari a circa sette volte rispetto al valore iniziale, era attribuito, rispettivamente, al maggior uso di pesticidi clorurati e all’ aumento della quantità di rifiuti inceneriti, fatti avvenuti in quello stesso periodo.
  • 63. Diossine nel latte Se l’ erba contaminata è mangiata da erbivori, le diossine si trasferiscono dall’ erba ai tessuti grassi di questi animali. In questo caso lo strato adiposo funziona come "serbatoio" di diossine, da cui tali sostanze sono "prelevate" durante l’allattamento, per passare nel latte. Ovviamente questo fenomeno riguarda tutti i mammiferi.
  • 64. Diossine nell’uomo Le diossine”bio-ingrandiscono”,nel senso che, tramite la catena alimentare, passano da preda a predatore, concentrandosi nella carne e nei prodotti caseari, per raggiungere infine l’uomo. La quantità di diossine nell’ uomo è maggiore di tutti gli altri mammiferi in quanto l’uomo è l’ ultimo tassello della catena alimentare, quindi concentra le diossine nei propri grassi a livelli maggiori di quelli che si trovano nel cibo con cui si alimenta, in particolare latticini, carne e pesce. Si può fare l’esempio di uno studio condotto sul latte delle mucche tedesche e su quello delle mamme svedesi i risultati sono: • mucche tedesche 2002 0.7 picogram/gr di grasso • mamme svedesi 2003 18 picogram/gr di grass
  • 65. Questa tabella evidenzia che la quantità di diossine nel latte delle mamme svedesi è circa 25 volte più elevato di quello che si trova nel latte delle mucche tedesche. Tuttavia, le mamme non sono l’ ultimo anello della catena alimentare a base di diossine, questo primato spetta ai loro figli. Per questo motivo si ritiene che la quantità maggiore di diossine che si assimila nel corso della vita sia proprio quella ricevuta attraverso l’ allattamento al seno materno . INCENERITORE TERRENO ERBA UOMO ERBIVORI
  • 66. EFFETTI DELLE DIOSSINE L'esposizione dell'uomo alle diossine ha luogo quasi esclusivamente attraverso l'assunzione di cibo, soprattutto carne, pesce e latticini. In casi di esposizione di soggetti a concentrazioni particolarmente elevate di diossine (ad esempio per esposizione accidentale o sul lavoro), si è potuto constatare la capacità di questi composti a ridurre la fertilità, le capacità di sviluppo e quelle di immunodifesa oltre che l'insorgenza di tumori. I risultati di recenti studi dimostrano che le concentrazioni di diossine nei tessuti umani nella popolazione, in particolare dei paesi industrializzati, hanno già raggiunto o quasi livelli ai quali si possono verificare effetti negativi sulla salute.
  • 67. Le più recenti ricerche sugli effetti delle diossine sugli organismi viventi includono : • elevata sensibilità degli embrioni e dei feti di pesci, uccelli, mammiferi e uomo agli effetti tossici delle diossine.Per quanto riguarda l'uomo, gli effetti sullo sviluppo, osservati dopo un'esposizione accidentale elevata, comprendono: mortalità prenatale, riduzione della crescita, disfunzione di organi quali il sistema nervoso centrale (ad esempio, danni allo sviluppo intellettivo), alterazioni funzionali, ivi inclusi effetti sul sistema riproduttivo maschile.
  • 68. Fine della 9° lezione