Cosa spinge le persone ad iscriversi a Facebook?Quanto c’è di realistico e quanto di idealistico nei profili di Facebook? Questa grande quantità di informazioni ci dice qualcosa della vita reale e sul modo di essere delle persone? Esistono ripercussioni negative a livello psicologico e comportamentale nella vita reale?.
Questa analisi, condotta dal Dr. Ambrogio Pennati (Medico Psichiatra, psicoterapeuta) e dalla Dr.ssa Samantha Bernardi (Psicologa) risponde a questi interrogativi.
SCHF 2012 - Fare SMM nel B2B - L’esperienza SAP Italia
Personalità e Social Network
1. PERSONALITA’ E SOCIAL NETWORK
In tutto il Mondo più di 800 milioni di persone possiedono un profilo sui più popolari Social
Network, come MySpace, Facebook e Twitter. In Italia il boom vero e proprio si ha avuto nel 2010,
quando Facebook registra 14 milioni di iscritti, fino ad arrivare a Dicembre 2011 quando tocca
quota 21 milioni di utenti attivi (Osservatorio Vincos, 2011).
Questi numeri dimostrano che i Social Network rappresentano una delle invenzioni più grandi
dell’ultimo decennio. Da quando nel 2003 Mark Zuckenberg, ha messo online la prima bozza di
quello che sarebbe diventato un fenomeno planetario, la vita quotidiana delle persone, la loro
comunicazione e le loro interazioni sociali hanno cambiato aspetto.
I Social Media sono delle piattaforme su cui gli utenti presentano se stessi al mondo,
gestiscono sia la propria rete sociale, sia la propria identità.
La prima definizione degli elementi che contraddistinguono questi siti web, si deve a due giovani
studiose nordamericane che introducono anche il termine Social Network Sites (SNS) (Boyd &
Ellison, 2007). Nella definizione di Boyd ed Ellison (2007), i SNS consentono agli utenti: 1- di
creare un profilo pubblico o semi-pubblico, all’interno di un sistema chiuso; 2- di creare una lista di
altri utenti con cui condividere un collegamento; 3- di consultare la propria lista di contatti e quella
creata da altri all’interno del sistema.
Quello che differenzia questi nuovi media da chat, blog o forum è la possibilità di rendere visibili ed
utilizzabili le proprie reti sociali. Facebook nasce proprio con lo scopo di mantenere una rete di
contatti visibile, tra gli studenti che hanno condiviso la propria esperienza universitaria ad Harvard
(Ellison et al., 2007).
I Social Media ci permettono di relazionarci ai nostri amici reali e di allargare la rete sociale anche a
persone che non abbiamo mai incontrato, superando il vincolo del faccia a faccia.
Di fronte ad un incremento ed un impatto così significativo alcune domande sorgono
spontanee: “Cosa spinge le persone ad iscriversi a Facebook?”; “Quanto c’è di realistico e quanto
di idealistico nei profili di Facebook?”; “Questa grande quantità di informazioni ci dice qualcosa
della vita reale e sul modo di essere delle persone?”; “Esistono ripercussioni negative a livello
psicologico e comportamentale nella vita reale?”. Questa analisi ha come obiettivo quello di
riuscire a dare delle risposte a questi legittimi interrogativi.
Se si digita la parola “Facebook” su Google Scholar, appaiono in pochissimi secondi
2.590.000 articoli e citazioni che fanno riferimento ad esso, questo dimostra che l'interesse verso le
personalità virtuali, i comportamenti dei nativi digitali e l'uso dei social network, si è diffuso in
2. modo rapido diventando sempre più oggetto di studio per differenti aree (psicologia, marketing,
informatica ecc..).
Le prime ricerche che ho analizzato hanno cercato di spiegare quali sono le motivazioni che
spingono così tante persone ad iscriversi a Facebbok o ad altri SNS.
La capacità di offrire opportunità molto diverse fra loro, sembra essere una delle prime spiegazioni
del successo dei social network. Alcune ricerche che si sono basate sulla teoria dei bisogni di
Maslow, hanno dimostrato che i social network riescono ad aiutare i propri utenti a soddisfare gran
parte di questi bisogni. Tra essi ci sono: i bisogni di sicurezza (es. in Fcebook le persone con cui si
comunica sono solo “amici” e non estranei), i bisogni associativi (con gli “amici” posso
comunicare, condividere foto e scambiare opinioni), i bisogni di stima (si possono scegliere gli
“amici” ma io a mia volta posso essere scelto da altri. Per cui se tanti mi scelgono accresco la mia
autostima) e i bisogni di autorealizzazione (Possono raccontare come voglio me stesso e posso
anche usare le mie competenze per aiutare qualcuno (Riva, 2008).
Tutto il successo di Facebook però non si spiega solo con questa ipotesi. Secondo recenti
ricerche condotte da alcuni psicologi dello IULM e della Cattolica di Milano (Cipresso et al., 2010;
Mauri et al., 2010), i social network hanno la capacità di produrre delle “esperienze ottimali”,
definite di “Flow” (Flusso), che sono in grado di rifornire una ricompensa intrinseca ai propri utenti.
Secondo la teoria di Csikszentmihalyi (1988), il flow è quello stato in cui tutto si svolge in armonia
con le nostre decisioni; è uno stato che presuppone passione, creatività e il pieno coinvolgimento
delle migliori abilità della persona. L'esperienza ottimale che si vive dipende direttamente da chi la
compie, non solo perchè si diventa protagonisti di quello che si sta facendo ma, perchè si è
totalmente coinvolti nell'attività al punto che nient'altro può distrarre in quel momento. Nel Flow un
individuo è in grado di accantonare qualunque altro pensiero e preoccupazione, per immedesimarsi
totalmente nel compito, fino ad arrivare a perdere il senso del tempo e la comparsa temporanea
delle necessità fisiche di base. Molto spesso nei racconti delle persone, per esempio atleti, che
sperimentano il flow vi sono espressioni del tipo: “Non mi sono reso conto dello scorrere delle ore e
neanche che avevo saltato il pranzo”; “Ero talmente immerso in quel che facevo che il tempo è
volato via”. Queste espressioni si possono benissimo sentire anche tra gli utenti di Facebook,
chiunque abbia un profilo avrà almeno una volta provato questa sensazione.
La motivazione a creare un profilo Facebook e ad utilizzarlo sistematicamente, se può nascere dalla
curiosità, poi si mantiene grazie al piacere intrinseco, alla sensazione di coinvolgimento e
all’assorbimento che gli utenti provano stando online.
Un’altra motivazione che spinge le persone ad inscriversi ad un Social Network, fa
riferimento al bisogno personale di lasciare una traccia di sé. Tale bisogno è sempre stato una
3. necessità insita in tutti gli esseri umani, di tutte le epoche storiche. Se in passato si usavano i ritratti,
oggi si usano le pagine dei social network. Un tempo i ritratti davano un senso di eternità e ci
fornivano molte informazioni del soggetto raffigurato (carattere, ambizioni, status sociale), così,
oggi, i profili Facebook possono indicarci i tratti psicologici, gli interessi e molte altre informazioni
dei loro possessori. Proprio per questo molte ricerche (Quercia et al., 2011; Gosling et al., 2011;
Golbeck et al., 2011) che presenterò successivamente hanno analizzato la personalità degli utenti,
arrivando a comprendere che tutte le imformazioni, le attività svolte online possono dirci qualcosa
della personalità reale (offline) di ognuno, in quanto costruiscono una sorta di memoria storica delle
proprie attività.
Recentemente anche Mark Zuckenberg sembra aver compreso la tendenza dei suoi utenti a
voler lasciare un segno della loro storia e del loro passaggio nel mondo virtuale, per questo ha
modificato il look di Facebook. La novità introdotta a Settembre 2011, si chiamata “Timeline”.
Timeline è una sorta di “diario aperto” che permetterà alla bacheca degli utenti di conservare non
solo gli ultimi aggiornamenti, ma attraverso l'impiego di nuovi controlli, permetterà di estrapolare i
fatti e le notizie relative ad un determinato periodo. Il profilo diventa un vero e proprio diario in cui
si sceglie la fotografia di copertina e dove tutti gli amici possono consultare un archivio suddiviso
per anni per rivedere cosa si è scritto, pubblicato ecc. in un determinato periodo.
Zuckenberg sostiene che: “Timeline è la storia della vostra vita” e grazie a questo strumento si
potranno probabilmente aprire nuove possibili indagini sulla personalità degli utenti grazie alla loro
“autobiografia”.
Personalità e Social Network
Nel processo di creazione di un profilo, i soggetti rivelano molto di se stessi, sia attraverso
quello che condividono con la propria rete di amicizie (Foto, interessi, link…), sia attraverso quello
che scrivono (descrizioni di sé, aggiornamenti di stato…); ma quanto queste informazioni ci
rivelano qualcosa riguardo i tratti di personalità dei soggetti?
Se i profili online sapessero realmente prevedere e descrivere la personalità di un soggetto, i Social
Network potrebbero diventare un’importante fonte d’informazioni, che aiuterebbe a comprendere
meglio il comportamento degli individui nel mondo reale (Golbeck, Robles & Turner, 2011).
La personalità degli utenti è diventata oggetto di studio di molte ricerche, alcune hanno
analizzato se esistono similitudini tra le personalità online e quelle offline (Back et al., 2010;
Gosling et al., 2011), altre hanno osservato l’influenza che esercita la personalità sul modo di
utilizzare il social network (tempo trascorso online, condivisione di foto, post, ecc.) (Quercia et al.,
4. 2011; Gosling et al., 2011).
Nella maggior parte delle ricerche presenti in letteratura, le relazioni tra mondo reale, social
network e personalità, sono state studiate utilizzando un test di personalità chiamato “Big Five”,
formato da 132 item (Costa & McCrae, 1992). Il modello di Costa e McCrea individua cinque
dimensioni fondamentali per la descrizione e la valutazione della personalità di un individuo:
Openess (Apertura metale – Chiusura mentale);
Conscientiousness (Coscienziosità – Negligenza);
Extraversion (Estroversione – Introversione);
Agreeableness (Gradevolezza – Sgradevolezza);
Neuroticism (Nevroticismo- Stabilità emotiva).
La teoria dei cinque fattori sia sempre stata un punto di riferimento per i ricercatori che si occupano
di personalità, ma il questionario Big Five non è sempre stato lo strumento più adatto ad essere
utilizzato. In alcuni contesti, in cui il tempo a disposizione e poco il Big Five è apparso troppo
lungo ed impegnativo.
Per cercare di sopperire a questo limite, Gosling, Rentfrow e Swann nel 2003, hanno creato due
questionari che indagano le cinque dimensioni di personalità, composti rispettivamente da 5 items,
Five Item Personality Inventory (FIPI) e da 10 item Ten Item Personality Inventory (TIPI).
I ricercatori hanno valutato le caratteristiche psicometriche (attendibilità test-retest, validità
discriminante e convergente) dei due test, confrontandoli con il Big Five Inventory. I risultati
ottenuti mostrano che entrambi i test possiedono livelli adeguati di attendibilità e di validità; in
particolare il Ten Item Personality Inventory (TIPI) sembra avere caratteristiche psicometriche
migliori rispetto al Five-Item Personality Inventory (FIPI). Nonostante il TIPI appaia un buon test
sotto l’aspetto psicometrico, Gosling e collaboratori sostengono che abbia dei limiti, che bisogna
tener presenti, e dei benefici che riguardano la fase di somministrazione e di interpretazione.
Un limite importante si evidenzia nella fase d’interpretazione del test. A causa della sua
brevità si può ottenere solo un quadro generale della personalità del soggetto, perdendo tutte le
sfumature che caratterizzano un determinato soggetto.
Il primo beneficio, invece, riguarda la possibilità di allargare il campo di studi del Big-Five, a tutti
quei contesti in cui è necessaria una valutazione breve. Infine, il TIPI al suo interno non presenta
items ridondanti, eliminando con essi anche il senso di frustrazione che il soggetto prova dovendo
rispondere più volte a domande simili.
Nel panorama scientifico alcune ricerche hanno utilizzato una batteria di test nella quale è
stato inserito anche il TIPI, per analizzare la relazione e le similitudini tra la personalità online e la
personalità offline di un individuo (Back et al., 2010; Gosling et al., 2011). Nello specifico lo studio
5. di Back e collaboratori (2010) ha cercato di comprendere se gli utenti, attraverso il loro profilo,
tendono a mostrare agli altri la loro reale personalità o un Sé idealizzato. Tra coloro che si occupano
di quest’argomento nel panorama scientifico è presente un dibattito, da una parte c’è chi sostiene
l’ipotesi della idealized virtual- identity (Manago et al., 2008), secondo cui i soggetti mostrerebbero
sui profili dei SNS caratteristiche idealizzate di sé; e dall’altra parte troviamo coloro che sostengono
l’ipotesi della extended real-life (Vazire & Gosling, 2004; Ambady & Skowronski, 2008) secondo
cui i soggetti tendono a mostrare la loro personalità reale anche online. Back e collaboratori nel loro
studio hanno somministrato il TIPI e il NEO Five Factor Inventore ad un campione di 236 utenti, tra
i 17 e i 22 anni, rilevando che i soggetti non utilizzano il proprio profilo per promuovere una
identità virtuale e idealizzata anzi, il profilo si rivela essere un buon mezzo per esprimere e
comunicare la propria reale personalità.
Questo studio contribuisce a sfatare il mito secondo cui il web è un luogo in cui non ci si può fidare
di nessuno, in cui niente di quello che si vede è realistico. Allo stesso tempo anche la psicologa
americana Katelyn McKenna ha mostrato come le persone sono più predisposte nei social network,
ed in particolare in Facebook, a rivelare il proprio vero sé, più di quanto non lo siano nella vita
reale. Anche gli studi di Quercia (2010) e di Gosling (2011) hanno avvalorato questa tesi rivelando
che gli utenti definiti popolari (per il numero di contatti che possiedono) e con un alto livello
d’estroversione nella vita reale, si rivelano tali anche su Facebook.
Il Big Five nella letteratura nazionale ed internazionale è sempre stato lo strumento principe
per le ricerche sull’influenza che la personalità esercita sull’uso dei SNS e sui comportamenti online
degli utenti. Dalle molte ricerche sul tema è emerso che: i soggetti con un alto livello di
Nevroticismo tendono ad utilizzare Internet per evitare la solitudine (Butt & Philips, 2008),
fornendo informazioni personali accurate nel proprio profilo (Amichai- Hamburger, Wainpel e Fox,
2002). Utenti con alti livelli di Estroversione (Extraversion) sembrano legati ad una maggiore
facilità nell’uso dei social network, ad una percezione positiva per quello che riguarda l’utilità e le
opportunità che creano questi siti (Acar & Polonsky, 2008; Scrammel et al., 2009; Selfhout et al.,
2010) e ad una loro maggiore appartenenza a gruppi (Ross et al., 2011); mentre bassi livelli di
estroversione (quindi alti livelli di introversione) appaiono legati ad un uso dei social network per il
solo scopo di comunicare (Amichai- Hamburger, Wainpel e Fox, 2002).
Un lavoro di Selfhout e collaboratori (2011) mostra che gli individui con alti livelli di
Amabilità selezionano gli amici, scegliendo quelli più simili a loro per amabilità, estroversione e
apertura mentale.
Infine l’Apertura mentale sembra associarsi all’interesse verso i nuovi mezzi di comunicazione e
quindi, ad un loro maggiore utilizzo (Butt & Philips, 2008), mentre elevati livelli di Coscienziosità
6. sono in relazione ad uno scarso uso dei social network e ad un maggior controllo verso tutto ciò che
viene pubblicato o condiviso sul proprio profilo.
Da queste analisi sembra che i comportamenti sui Social Network siano un chiaro indizio di
quella che è la personalità degli utenti; il modo in cui una persona si mostra può fornire parecchie
informazioni. Ci sono ancora molti aspetti che andrebbero analizzati e approfonditi ulteriormente
che riguardano il numero degli amici e la densità della rete sociale. In particolare capire le relazioni
tra personalità, legami relazionali forti e di fiducia potrebbero aiutare a capire come meglio
presentare informazioni socialmente rilevanti agli utenti.
FACEBOOK vs TWITTER
Facebook e Twitter sono i Social Network più popolari, nonostante siano nati per scopi diversi. Non
ci sono ancora molti studi che hanno analizzato la personalità degli utenti di Twitter ma
sicuramente, anche questo social network, diventerà un campo di indagine molto fertile. In effetti,
Twitter potrebbe diventare un ottimo strumento in particolare per il marketing.
Prima di presentare una delle prime ricerche che ha provato di analizzare e classificare la
personalità degli utenti di Twitter, è importante capire cosa differenzia questi due grandi social
network.
Twitter è un micro-blogging sul quale gli utenti spediscono e leggono messaggi (tweets) che al
massimo possono essere formati da 140 caratteri. Questi messaggi possono essere generali, cioè
condivisi da tutti gli utenti presenti sulla rete, oppure individuali, cioè diretti ad uno specifico
ricevente. Ogni utente può “seguire” altri utenti (follower) e in questo modo potrà leggere tutti i
tweet in tempo reale che questi decideranno di inviare.
Ci sono alcune grandi differenze tra Facebook e Twitter:
1- Timeline vs Real Time: Facebook innanzitutto guarda al passato, Twitter al presente. Con la
Timeline, Facebook, è diventato ancora più personale, fatto di ricordi, fotografie e luoghi in
cui si è stati. Twitter invece vive solo nel presente e i Tweet sopravvivono per un tempo
limitato, solo per assolvere la loro funzione informativa.
2- I follower non sono amici, sono persone con cui hai in comune degli interessi, ma possono
anche essere dei perfetti sconosciuti o personaggi della tv. Su Facebook invece se si vuole
seguire quello che condivide un altro utente, è necessario prima diventare “amici”.
3- Twitter è definito un “news media”. Informale, immediato, perfetto per dare una notizia e
creare un passaparola. Facebook è più lento, si presta di più a commemorazioni, risate e
pianti fra amici.
4- La privacy è molto importante in Facebook, mentre Twitter è pubblico, aperto e trasparente,
7. il luogo ideale per chi si occupa di business, per chi vuole essere sempre aggiornato e per
chi vuole creare nuovi contatti professionali.
Una delle più recenti ricerche, che ha avuto come oggetto di studio Twitter, è stata effettuata
da Quercia e collaboratori (2011). I ricercatori hanno analizzato la relazione tra i tratti di personalità
ricavati dal Big Five e le tipologie di utenti presenti su Twitter, suddividendoli in quattro gruppi:
Listeners (coloro che seguono altri utenti), Popular (coloro che sono seguiti da altri), Highly-read
(coloro che sono spesso inseriti nelle liste altrui) e due tipi di Influentials.
I ricercatori hanno reclutato i soggetti per il loro campione, grazie ad un’applicazione inserita su
Facebook, chiamata “MyPersonality”.
“MyPersonality” è oggi anche diventata una app per iphon, ipod touch e ipad. In questa
8. applicazione ogni persona può compilare un test psicologico (il Big Five), che aiuta a conoscere se
stessi e gli altri in modo rapido. Alla fine del test, infatti, viene elaborato immediatamente attraverso
un grafico, il proprio profilo di personalità. Per quanto riguarda la app che può essere scaricata da
iTunes, ogni persona può anche confrontare i suoi risultati con quelli del proprio/a ragazzo/a o dei
suoi amici, per osservare quanta somiglianza esista tra loro. Inoltre l’applicazione da l’opportunità
ad ognuno di descrivere altre persone per sapere come si vedono gli altri, oppure sapere come gli
altri vedono te, chiedendo loro di descriverti. Per quanto riguarda l’applicazione di Facebook, una
volta che hanno compilato il test, verrà elaborato un profilo di personalità che potrà essere
condiviso sulla propria bacheca e, se si possiede, sulla propria pagina Twitter. Accedendo alla
compilazione del questionario su Facebook, si acconsente la consultazione delle proprie
informazioni personali, presenti nel proprio profilo.
Grazie a questa possibilità, Quercia e collaboratori considerarono i risultati delle persone che sul
profilo Facebook dichiaravano di possedere anche un account Twitter. Riuscirono a reclutare in
questo modo 335 soggetti, per il 52% donne e per il 48% uomini.
Essi analizzarono le relazioni presenti tra i tratti di personalità elaborati dalla compilazione del test
e le caratteristiche delle cinque tipologie di utenti di Twitter.
Questo studio ha fornito due importanti risultati:
1- Esistono somiglianze e differenze significative tra le differenti tipologie di utenti di Twitter.
Tutte e cinque (listeners, popular, highky-read e influential) appaiono emotivamente stabili
(bassi livelli di Nevroticismo), tra loro molti utenti possiedono alti livelli di estroversione. In
particolare la tipologia “Listeners” e “Popular” sembrano avere alti livelli di Estroversione
che permette loro di comunicare e mantenere relazioni con i propri amici in modo più
sistematico, a differenza di coloro che mostrano livelli alti di Nevroticismo, che non
provano soddisfazione e supporto sociale dall’utilizzo dei Social Network. Gli utenti
“Highly-read” possiedono livelli elevati di Apertura Mentale che si associa generalmente ad
elevata immaginazione e spontaneità. Gli utenti “Influentials” sono inclini ad avere tratti di
estroversione combinati a caratteristiche di ambizione e persistenza, che derivano da elevati
livelli di Coscienziosità.
2- È emerso che gli utenti di Twitter sono più anziani, rispetto a quelli di Facebook. Questo può
essere accentuato dal fatto che Twitter è un canale molto più usato per fini professionali.
3- Le caratteristiche di personalità possono essere facilmente ed efficacemente previste dalle
informazioni personali presenti nel proprio account. Questo potrebbe essere una scoperta
interessante in particolare per alcune aree come ad esempio il Marketing. Esiste una
relazione fra strategie di marketing e personalità del consumatore (Odekerken-Scroder e al.,
2003; Whelan & Davies, 2006), per questo su Twitter un’azienda potrebbe per esempio
9. selezionare gli annunci o le pubblicità a cui la tipologia di utenza a cui sono indirizzati i
propri prodotti appare più recettiva.
L’insieme delle informazioni che riguardano gli utenti, il loro modo di presentarsi, gli
aggiornamenti di stato, il numero di amici, il loro grado di popolarità, i gruppi a cui appartengono
sono sicuramente una risorsa importante per comprendere la personalità delle persone che ogni
giorno trascorrono parte del loro tempo nel mondo di Facebook. Per alcuni ricercatori, un nuovo
obiettivo sembra essere quello di riuscire ad elaborare profili di personalità solo attraverso le
informazioni ricavabili dagli account (Golbeck e al., 2011), senza più avvalersi di test. Per fare
questo ci si possono utilizzare alcuni software ( es. Linguistic Inquiry and Word Count) di analisi
linguistica che possono aiutarci a prevedere i tratti di personalità, analizzando quello che le persone
scrivono online (Pennebaker, 1999; Mairesse e al., 2007; Golbeck e al, 2011), oppure attraverso
l’uso di analisi statistiche e algoritmi (Golbeck, 2011).
CONCLUSIONI
Da questa mia analisi ho potuto constatare che i Social Network sono un mondo affascinante e
pieno di spunti per tutti coloro che si occupano dell’individuo e del suo comportamento.
Credo che l’unione di più saperi possa aiutare a comprendere meglio tutti i cambiamenti
dell’individuo e della società, le potenzialità che questi strumenti possiedono e i lati oscuri che
nascondono.
Prima di concludere, non posso tralasciare un aspetto importante che riguarda i Social
Media; se è vero che essi possono essere delle nuove opportunità per molti aspetti e in molti settori,
dobbiamo anche essere consapevoli che sono in grado di creare anche nuovi problemi.
Tra gli aspetti negativi dei Social Network si nascondono una serie di comportamenti disfunzionali,
come per esempio il cambiamento di identità, i comportamenti aggressivi (stalking), la violazione e
l’abuso di informazioni (ladri di identità).
Una caratteristica dei Social Network è quella di creare un contesto in cui il mondo reale si fonde
con il mondo virtuale; un ambiente in cui le persone possono gestire la propria identità sociale e la
propria rete di contatti. Riva (2008) sostiene che questo ambiente porta la persona a creare
un’identità fluida, che è allo stesso tempo flessibile ma precaria, mutevole ma incerta. Per un
soggetto adulto può essere un vantaggio possedere un’identità di questo tipo, per un adolescente che
sta cercando ancora di costruirne una propria, diventa un problema.
In particolare, il processo di costruzione dell’identità potrebbe essere rallentato e si potrebbe
10. sostituire la stabilità del futuro con un eterno presente privo di certezze e di legami.
Anche le relazioni sociali, infatti, hanno subito un forte cambiamento con l’avvento dei Social
Media. Il concetto di “amicizia” nel mondo virtuale è totalmente diverso da quello che si ha nel
mondo reale. Nella vita reale l’amicizia tra due persone possiede una dimensione di intimità, in cui
si rivelano aspetti personali all’altro, perché di esso si ha fiducia. Questa dimensione privata si
perde nei Social Network, l’amicizia diventa una relazione pubblica e superficiale. Spesso si
diventa “amici” di persone che nemmeno si conoscono, solo per fare aumentare il numero dei propri
contatti, sentendosi così importanti. In questo modo viene meno la relazione mediata dal corpo, una
comunicazione faccia a faccia, ed un punto di riferimento importante nel processo di apprendimento
e comprensione delle emozioni, rischiando così di cadere in un analfabetismo affettivo, con effetti
che possono ripercuotersi anche sul comportamento, andando dal disinteresse emotivo alla
psicopatia (Riva, 2008).
Non ci sono ancora ricerche che si sono dirette a valutare queste problematiche attraverso
dei Social Network, ma credo che per quanto riguarda la psicologia ed in particolare anche la
psicopatologia forense, bisognerà iniziare a considerare anche queste fonti di informazioni.
Mai come oggi e ancor più nel futuro un profilo Facebook, che sta puntando a diventare sempre più
una specie di “diario segreto”, potrà essere uno strumento di cui gli psicologi e non solo potranno e
dovranno avvalersi.
Facebook è un biglietto da visita, un elemento che sembra diventato essenziale come è
diventato il cellulare. In ogni momento le persone sentono la necessità di condividere quello che
stanno facendo, quello che pensano, far sapere dove e con chi sono. Su Facebook ci si può sfogare,
si può piangere e ridere, si possono scrivere cose che nella vita reale non si riescono a dire perchè
non ci sono limiti di tempo, di spazio e di pensiero. Se, come le ricerche hanno dimostrato, si è più
veri online, non si può lasciare da parte un account Facebook se si lavora con e per l’induviduo.
Twitter diventerà sempre di più un mezzo di comunicazione privilegiato per aziende che
vogliono comunicare in modo efficace ai propri clienti. La condivisione di collegamenti e di
prodotti è un’attività molto diffusa sui social network, il ruolo del consumatore si sta trasformando,
da consumatore passivo (spettatore televisivo) a “SpettAutore” che crea o modifica contenuti
esistenti secondo i propri bisogni e in un “CommentAutore” che discute dei prodotti e che
condivide le proprie riflessioni con amici (Riva, 2008). Twitter è oggi lo strumento più immediato e
preferito di giornalisti, show Tv, personaggi famosi e aziende.
11. Dr. Ambrogio Pennati
Medico psichiatra, Psicoterapeuta
Perfezionato in psicopatologia forense
R&D Director, Freedata Labs, Milano
http://www.freedatalabs.com
Dr.ssa Samantha Bernardi
Psicologa, perfezionata in psicopatologia forense
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