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15/03/2013 
1 
Gli argomenti di queste note riguardano alcuni alcuni concetti relativi 
alla 
Termodinamica 
Meccanica dei fluidi 
Lo scopo è quello di fornire nozioni basilari necessarie ed utili per 
affrontare lo studio della Propulsione Aerospaziale e dell’Aerodinamica.
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Prima di cominciare questa breve e non approfondita 
trattazione degli argomenti prima elencati, si ritiene 
opportuno richiamare alcuni concetti di base della fisica 
molto utili per la comprensione sia della termodinamica 
sia della meccanica dei fluidi 
LE PROPRIETA’ DELLA MATERIA 
E’ difficile dare una definizione di materia. Per gli scopi di queste pagine si 
reputa più utile parlare delle proprietà dellamateria. 
Esse sono: 
Estensione 
Massa 
Gravitazione 
Indistruttibilità 
Inerzia 
Coesione 
Estensione. E’ l’abilità della materia ad esistere in uno spazio tridimensionale 
caratterizzato quindi da lunghezza, larghezza e profondità.
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LE PROPRIETA’ GENERALI DELLA MATERIA 
Massa. La massa è l’ammontare di materia che costituisce un determinato 
oggetto. 
Gravitazione. Essa è l’attrazione che ogni oggetto dell’universo esercita su ogni 
altro oggetto dell’universo. Un esempio significativo è l’attrazione che la Terra 
esercita su ogni oggetto. Questa attrazione altro non è che la nota forza peso. 
Indistruttibilità. Indistruttibilità significa che la materia non può essere creata o 
distrutta. 
Quanto ora detto si compendia nel principio della Conservazione della materia. 
Tuttavia questo principio cade in difetto in alcuni casi. 
Infatti nella fissione o nella fusione nucleare la materia può essere trasformata 
in energia. 
LE PROPRIETA’ GENERALI DELLA MATERIA 
Per tener conto di questo fatto il principio della conservazione è stato 
allargato nel principio della conservazione della Massa-Energia. Esso 
stabilisce che né la massa né l’energia possono essere create o distrutte ma 
possono essere convertite l’una (la massa) nell’altra (energia). 
Inerzia. L’inerzia è la tendenza della materia a rimanere in stato di quiete 
o, se è in movimento, a continuare a muoversi a velocità costante e sulla 
stessa traiettoria rettilinea a meno che non intervenga una causa (forza) 
esterna. Quello ora enunciato è il Primo Principio della Dinamica o Principio 
di Inerzia. 
Coesione. La coesione è l’attrazione che le molecole simili costituenti la 
materia esercitano le une sulle altre. La coesione è grande nei solidi, minore 
nei liquidi quasi nulla nei gas.
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I VARI STATI DI AGGREGAZIONE DELLA 
MATERIA 
Il modello accettato attualmente circa la struttura della materia 
considera quest’ultima costituita da miscugli omogenei ed 
eterogenei d’individui chimici. 
Questi possono essere sostanze elementari o composti; 
ambedue le categorie sono costituite da atomi. 
La materia si presenta in tre stati di aggregazione, 
solido, 
liquido, 
gassoso 
CARATTERISTICHE DELLA MATERIA NEI VARI 
STATI DI AGGREGAZIONE 
I Solidi sono caratterizzati da massa e volume propri. 
I solidi sono anche caratterizzati da forma propria 
Stato solido: ad una data temperatura, atomi e molecole sono legati 
da forze sufficienti perché il moto termico, sempre presente, salvo 
che allo zero assoluto, non modifichi le mutue posizioni 
permanentemente. 
Perciò la forma ed il volume sono praticamente ben definiti.
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SOLIDI 
Indipendentemente dalla forma esteriore, l’esame a livello 
microscopico di un solido rivela sempre una struttura interna ordinata 
secondo schemi più o meno complessi. 
Essa è detta struttura cristallina. 
Nella struttura cristallina, le molecole o gli atomi, che compongono 
la sostanza in esame, occupano posizioni fisse e ben determinate. 
La compattezza della struttura stessa determina alcune delle sue 
caratteristiche fisiche e meccaniche (densità, resistenza 
meccanica, durezza, fragilità, ecc.). 
CARATTERISTICHE DELLA MATERIA NEI VARI 
STATI DI AGGREGAZIONE 
I liquidi sono caratterizzati da massa e volume propri; i gas hanno solo 
massa propria. Essi sono detti anche fluidi. 
I fluidi (liquidi e gas: dal verbo latino “fluere = scorrere”) prendono la 
forma del recipiente che li contiene. 
Stato liquido: i legami interatomici e intermolecolari sono 
allentati, permettendo così una certa mobilità degli atomi e delle 
molecolema non l'allontanamento definitivo. 
Il volume resta perciò praticamente definito, mentre non lo è più la 
forma.
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CARATTERISTICHE DELLA MATERIA NEI VARI 
STATI DI AGGREGAZIONE 
I gas hanno solo massa propria. 
I gas hanno l’ulteriore caratteristica di tendere ad occupare tutto il volume 
a loro disposizione. 
Pertanto non hanno volume proprio. 
Stato gassoso: le particelle, avendo una energia termica molto 
superiore all'energia di interazione interatomica e 
intermolecolare, tendono ad allontanarsi l'una dall'altra e 
praticamente non si influenzano tra loro. 
Si ha perciò la massima espansione nello spazio disponibile. 
FLUIDI 
Nei fluidi non c’è ordine strutturale e perciò le molecole sono 
disposte “alla rinfusa”. 
Ciò permette che possano muoversi l’una rispetto all’altra 
determinando lo scorrimento e la facile “deformabilità” della massa 
con una “velocità” più o meno grande. 
La viscosità rappresenta la facilità con cui i vari strati, di cui 
possiamo immaginare composta una massa fluida, possono 
scorrere gli uni sugli altri e l’attrito viscoso è una forza che si 
oppone al movimento all’interno di un fluido.
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CARATTERISTICHE DELLA MATERIA NEI VARI 
STATI DI AGGREGAZIONE 
La densità, cioè la grandezza ottenuta dividendo la massa di 
un corpo per il suo volume. 
Nel caso dei solidi e dei liquidi, ha lo stesso ordine di 
grandezza. 
Nel caso dei gas essa è molto più piccola, circa 1000 volte di 
meno. 
LA NATURA DELLA MATERIA 
Come si è detto la materia non si crea e non si distrugge. Però essa può cambiare il suo 
statodi aggregazione. 
Questi passaggi di stato sono diversi a seconda dello stato di aggregazione di partenza e 
di quello di arrivo. 
Processo passaggio 
Fusione S  L 
Sublimazione S  G 
Solidificazione L  S 
Evaporazione L  G 
Condensazione G  L
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PRINCIPI BASE: LA MASSA 
Si ritiene utile approfondire alcuni concetti relativi alla massa. 
La massa è una proprietà fondamentale della materia e come tale può essere 
descritta da fenomeni legati al suo comportamento 
FENOMENI INERZIALI FENOMENI GRAVITAZIONALI 
La massa è una proprietà grazie 
alla quale la materia resiste ad 
ogni variazione del suo stato di 
moto. Questa è l’inerzia del 
corpo. 
La massa è la sorgente della 
gravitazione che descrive 
l’azione che una massa 
esercita su di un’altra massa. 
La forza gravitazionale si 
chiama peso. 
PRINCIPI BASE: LA MASSA 
Differenza fra la massa ed il peso di un corpo 
La massa è una 
proprietà intrinseca di 
un corpo e non è 
funzione della 
posizione nel campo 
gravitazionale. 
Il peso non è una proprietà del corpo. 
Esso è una forza esercitata sulla materia 
o massa che costituisce il corpo ed è 
determinata dalla posizione della massa 
o del corpo nel campo gravitazionale. 
La relazione che lega le due grandezze è: P  mg 
accelerazione di gravità 
(al livello del mare 9.808 m/s2)
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Unità di misura della massa 
•Kilogrammo 
•Libbra 
•Slug 
Tabella di conversione fra le unità di misura 
Kg Libbra Slug 
Kg 1 2.20 6.85x10-2 
Libbra 0.454 1 3.11x10-2 
Slug 14.594 32.17 1 
Lo slug è quella 
massa, che sotto 
l’azione di 1 
lbf, subisce una 
accelerazione di 1 
ft/s2 
1 Kg è uguale a 2.20 libbre o 6.85x10-2 slug 
PRINCIPI BASE: FORZA 
Definizione: Una Forza rappresenta l’azione esercitata da un 
corpo o da una particella su di un altro corpo. 
Azione per contatto 
(es. pressione) 
Azione a distanza 
(es. forze elettromagnetiche, 
gravitazionali) 
Caratteristiche di una forza: 
•Intensità 
•Direzione 
•Verso 
La Forza è una grandezza 
vettoriale
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UNITA’ DIMISURA DELLA FORZA 
Kgf lbf Newton 
(N) 
Kgf 1 2.20 9.80665 
lbf 0.453592 1 4.45 
Newton 
(N) 
1.02x10-1 2.25x10-1 1 
PRINCIPI BASE: LAVORO 
DEFINIZIONE: il lavoro e’ dato dal prodotto della forza per 
lo spostamento del punto di applicazione della forza nella 
direzione della forza stessa 
Caso in cui forza e spostamento hanno la stessa direzione 
P0 F P1 F 
P0 P1 
P0P1 spostamento 
Lavoro = F x spostamento = F x P0P1
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PRINCIPI BASE: LAVORO 
DEFINIZIONE: il lavoro e’ dato dal prodotto della forza per 
lo spostamento del punto di applicazione della forza nella 
direzione della forza stessa 
Caso in cui forza e spostamento hanno direzioni diverse 
F 
P0 Ft P1 
P0 P1 
P0P1 spostamento 
L = Ft x P0P1 
PRINCIPI BASE: L’ENERGIA 
Definizione: L’Energia è la capacità di un corpo di compiere un lavoro 
Energia cinetica: 
E’ la capacità di un corpo 
a compiere lavoro a causa 
del suo moto. Per un corpo 
Di massa m e velocità V si ha: 
Energia potenziale: 
E’ la capacità di un corpo 
a compiere lavoro a causa 
della sua posizione. 
2 
1 mV 
2 
Poiché l’energia di un corpo è misurata in termini del lavoro che esso 
può fare, essa ha le stesse dimensioni fisiche del lavoro
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FORME DI ENERGIA POTENZIALE 
LAVORO MECCANICO CALORE 
Il lavoro meccanico ed il calore sono due forme di energia. 
Infatti 
1 Joule 
(unità di misura del lavoro meccanico) 
è uguale 
a 4.18688 Calorie 
(unità di misura della energia sotto forma di calore) 
UNITA’ DIMISURA DELL’ENERGIA 
Unità di misura dell’energia sotto forma di calore 
caloria Joule BTU 
caloria 1 4.18688 3.97x10-3 
Joule 2.39x10-1 1 9.48x10-4 
BTU 2.52x102 1055.56 1 
BTU=British Termal Unit (unità termica britannica) 
1 BTU è uguale 2.52x102 oppure a 1055.56 Joule
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UNITA’ DIMISURA DELL’ENERGIA 
Unità di misura dell’energia sotto forma di lavoro 
Joule kWh lbf ft 
Joule 1 2.78x10-7 7.38x10-1 
kWh 3.6x106 1 2.66x106 
lbf ft 1.36 3.77x10-7 1 
kWh=chilowattora; lbf ft= libbre-forza piede 
1 Joule è uguale a 2.78x10-7 kWh oppure a 7.38x10-1 lbf ft 
UNITA’ DIMISURA DELLA POTENZA 
CV Hp lbf ft/s W 
CV 1 9.86x10-1 5.42x102 7.35x102 
Hp 1.01 1 550 7.46x102 
lbf ft/s 1.84x10-3 1.82x10-3 1 1.36 
W 1.36x10-3 1.34x10-3 7.38x10-1 1 
CV=cavallo vapore; Hp= cavallo vapore britannico
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PREMESSA 
La termodinamica può essere definita come la parte della Fisica che 
studia tutti i processi nei quali si manifestano trasferimenti di 
energia. 
Questi processi riguardano un gran numero di fenomeni della 
Natura. 
Ad esempio : 
i fenomeni meteorologici 
i fenomeni vulcanici, 
la trasmissione del calore, 
i processi vitali 
……………………………………….
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PREMESSA 
Pertanto la Termodinamica va al di là dei confini della stessa 
Fisica in quanto è molto utile nello studio della Chimica, 
dell'Ingegneria, della Biologia,... 
La Termodinamica è una branca della scienza estremamente 
interessante ed è capace di spiegare eventi che coinvolgono un 
enorme numero di particelle utilizzando un piccolo numero di 
grandezze fisiche e pochi assiomi, detti Principi o Leggi della 
Termodinamica. 
SCOPO DEL CORSO 
Lo scopo di queste brevi note è quello di pervenire ad una semplice 
e rigorosa esposizione del Primo e del Secondo Principio della 
Termodinamica. 
Verranno definiti i concetti di Lavoro, Temperatura e Calore. 
Il Primo Principio sarà definito solo in termini di Lavoro e Calore. 
Il concetto termodinamico di Energia sarà definito 
quantitativamente, e sarà mostrato che l’Energia Interna è una 
proprietà della materia. 
Si accennerà ai Flussi Stazionari parlando dei sistemi aperti.
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SCOPO DEL CORSO 
Il Secondo Principio verrà definito come fatto a se stante e verranno pure 
date le definizioni equivalenti come suoi corollari. 
Si definirà il concetto di Reversibilità. 
Sarà mostrato che anche l’Entropia è una proprietà del sistema. 
Di essa verranno date delle definizioni operative pur non tralasciando i 
concetti teorici. 
Infine si accennerà il concetto di Entalpia. 
Introduzione 
Passando a fatti un po’ più concreti, si può affermare che senza la 
Termodinamica non potrebbero essere spiegati tanti fatti e processi 
sia pure apparentemente esclusivamente di tipo meccanico. 
Infatti, si consideri a semplice titolo esemplificativo, un sistema 
costituito da un cosiddetto Oscillatore smorzato, nel quale il 
sistema è costituito dalla massa oscillante di valore m e velocità v e 
l’ambiente è costituito da tutto il resto, compreso il fluido, il cui 
coefficiente di attrito viscoso è g, 
in cui avviene il moto.
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Introduzione 
La diminuzione dell'energia meccanica H di questo oscillatore 
smorzato, secondo le leggi della Meccanica, è: 
     2  0 
 
H 
 
m v 
t 
Introduzione 
Cosa succede dell'energia dissipata? 
Di quanto si riscalda la massa m al termine del moto? 
Cosa cambia nel fluido? 
Il fenomeno è reversibile? 
Cioè, una volta che il moto è terminato, è possibile che il 
fluido restituisca l'energia accumulata e la massa si rimetta 
spontaneamente ad oscillare riportandosi alle condizioni 
iniziali?
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Introduzione 
In genere le risposte della Meccanica a queste domande sono 
 inesistenti, 
incomplete , 
inadeguate. 
Introduzione 
Ora si consideri una certa quantità di 
gas posta in un recipiente avente il 
coperchio mobile e su questo si 
ponga una massa m.
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Introduzione 
Quando il gas viene riscaldato esso si espande e solleva 
la massa m posta sul coperchio. 
Domande: 
Perché il gas si espande? 
Perché la massa m acquista energia cinetica? 
Quali sono i meccanismi di trasmissione dell'energia? 
Anche per queste domande la meccanica è in grado di 
offrire solo risposte qualitative. 
Introduzione 
Si sono viste due esperienze coinvolgenti due sistemi diversi vale a dire: 
L’oscillatore smorzato 
Un recipiente pieno di gas che si espande 
Per quello che caratterizza le due sperimentazioni la meccanica non 
fornisce sufficienti spiegazioni. 
La termodinamica è in grado di provvedere a ciò.
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Introduzione 
La Termodinamica concentra l'attenzione su tre entità: 
il sistema, l'ambiente e la superficie di contorno che delimita il 
sistema dall'ambiente. 
•Il sistema è il soggetto dell'indagine scientifica ed è costituito da 
una certa quantità di materia; 
• l'ambiente è tutto ciò con cui esso interagisce; 
•la superficie di contorno delimita l’estensione del sistema e 
condiziona il tipo di interazione. 
Introduzione 
L'idea chiave che accomuna il gran numero di oggetti che di volta in 
volta costituiscono il sistema, è il concetto di stato 
termodinamico. 
Un sistema è in un particolare stato termodinamico, sia in ogni 
sua parte sia nella sua globalità, quando è caratterizzato in ogni 
suo punto dalle stesse grandezze termodinamiche. 
Di queste si parlerà più avanti.
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TEMPERATURA E CALORE 
Occorre ora considerare due concetti basilari in termodinamica. 
Ad uno di essi si è già accennato in precedenza è arrivato il momento 
di completare i concetti già espressi. 
Tutto ciò porterà alla enunciazione del 
PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA 
TEMPERATURA E CALORE 
Per definire lo stato termico di un corpo e per descrivere i fenomeni di tipo 
termico in cui esso può essere coinvolto, sono necessarie due grandezze: 
la temperatura ed il calore. 
Il calore è “quella cosa” che si può misurare in base al riscaldamento 
di una sostanza e si comporta in modo da passare da un corpo 
all’altro senza aumentare né diminuire, cioè è qualcosa che si 
conserva. 
Esso provoca variazioni di temperatura, dilatazioni termiche, 
passaggi di stato.
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TEMPERATURA E CALORE 
Quindi il Calore è l’energia che serve per far muovere le 
particelle, molecole o atomi, di cui sono composte le sostanze e 
quindi è parte del contenuto energetico della massa di materia 
che costituisce il corpo in esame. 
La Temperatura è la grandezza con cui si misura lo stato, o 
meglio, questo livello energetico di un corpo. 
Essa è analoga all’altezza per l’energia potenziale meccanica o la 
tensione (la differenza di potenziale) per la corrente (energia) 
elettrica. 
TEMPERATURA E CALORE 
Quindi in definitiva Temperatura e Calore sono concetti ben diversi: 
la prima è una misura, un indice; 
il secondo è un’energia. 
La temperatura di un corpo ne esprime lo stato termico ed è un 
indice della tendenza del calore ad abbandonare il corpo. 
Se la temperatura di un corpo è alta non significa necessariamente 
che il corpo possiede molto calore, ma che possiede un’alta 
tendenza a cedere quello che ha.
15/03/2013 
23 
TEMPERATURA E CALORE 
Come già detto, la Temperatura è la grandezza fisica che descrive lo stato 
termico di un corpo (solido, liquido o gassoso) e costituisce quindi un indice 
numerico che può essere definito in maniera operativa con la descrizione di 
un dispositivo atto a misurarlo. 
In realtà, nei vari dispositivi realizzati per misurare la temperatura, questa 
non viene misurata direttamente ma si utilizza la misura di alcune proprietà 
dei corpi che dipendono dalla temperatura. 
Scegliendo una di queste proprietà e perciò una di queste grandezze, si 
fissa in realtà un tipo di strumento di misura della temperatura, cioè un 
termometro. 
TEMPERATURA E CALORE 
Con un tale strumento si può misurare la temperatura di ogni altro corpo in 
base alla seguente osservazione sperimentale. 
Se due corpi aventi diverso stato termico e quindi diversa temperatura 
vengono messi a contatto, in assenza di reazioni chimiche e di 
cambiamento di fase, cioè di stato di aggregazione, essi raggiungono 
dopo un certo intervallo di tempo la stessa temperatura, o meglio lo stesso 
stato termico. 
Un esempio è costituito da un capillare di vetro dove un liquido, di solito 
mercurio, può dilatarsi e salire a seconda della temperatura. 
Questo strumento sfrutta la tendenza di tutti i materiali a cambiare il 
proprio volume a seconda della temperatura.
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TEMPERATURA E CALORE 
Per eseguire misurazioni di temperatura vengono definite delle scale 
termometriche. 
Le più importanti e diffuse nell’uso pratico sono: 
 Scala centigrada o Celsius 
 Scala Fahrenheit 
 Scala assoluta o Kelvin 
TEMPERATURA E CALORE 
Scala centigrada o Celsius 
Questa scala termometrica prende come punto di riferimento zero la 
fusione del ghiaccio e come punto di riferimento cento l’ebollizione 
dell’acqua in condizioni standard, cioè alla pressione corrispondente al 
livello del mare ad una latitudine di 45°. 
L'intervallo così definito viene diviso in cento parti uguali a ciascuna 
delle quali Celsius diede il nome di “grado centigrado” (°C). 
Si tratta di una scala convenzionale.
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TEMPERATURA E CALORE 
Scala Fahrenheit 
La scala Fahrenheit pone uguale a zero (0°F) la temperatura più 
bassa raggiungibile con una miscela ghiaccio-cloruro di ammonio 
(corrispondente a circa –18°C) ed uguale a cento (100°F) la 
temperaturamedia del corpo umano. 
Dividendo in cento parti l'intervallo fra i due punti, ne deriva che 1 
grado Fahrenheit risulta essere circa 0,55 gradi centigradi. 
Infatti la temperatura di fusione della soluzione è di circa -17,5 gradi 
(sotto lo zero centigrado), per cui l'intervallo fra tale temperatura e i noti 
37 gradi del corpo umano (sano) risulta essere di 55,5 gradi centigradi. 
TEMPERATURA E CALORE 
Scala Fahrenheit 
La temperatura dell'ebollizione dell'acqua misurata in gradi Fahrenheit 
(°F) risulta quindi essere di circa 212°F, mentre lo zero centigrado 
corrisponde a 32°F, per cui l'intervallo dei 100 gradi centigradi risulta 
essere di 180 gradi Fahrenheit. 
In altre parole e riferendosi alla scala Celsius, per questa scala 
termometrica è stato assegnato il punto di fusione del ghiaccio a 32 
gradi (32°F) e il punto di ebollizione dell'acqua a 212 gradi (212°F). 
La scala Fahrenheit è impiegata diffusamente ed è praticamente la 
sola usata nei paesi anglosassoni in particolare negli USA.
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TEMPERATURA E CALORE 
La scala assoluta 
Questa scala termometrica, la cui unità di misura è il grado Kelvin 
(°K), prende come unico riferimento l’estremo inferiore teorico delle 
temperature raggiungibili in natura assegnandole il valore 0°K. 
Lo zero Kelvin rappresenta il limite inferiore delle temperature 
raggiungibili in natura e non esistono temperature Kelvin negative. 
Per questa ragione questa non è una scala convenzionale ma 
assoluta. 
TEMPERATURA E CALORE 
La scala Rèaumur (in disuso) 
La scala introdotta nel 1732 dal fisico francese A.R. Rèaumur è costruita 
attribuendo il valore zero alla temperatura del ghiaccio fondente in equilibrio 
con l’acqua alla pressione atmosferica a livello del mare. 
Il valore 80 viene dato alla temperatura di ebollizione dell’acqua distillata a 
pressione atmosferica a livello del mare. 
L’intervallo 0-80 è diviso in 80 parti uguali ognuna delle quali è detta grado 
Reaumur (°r).
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TEMPERATURA E CALORE 
La scala Rankine (poco usata) 
Questa scala fu introdotta verso il 1860 dal fisico ingleseW.J. Rankine. 
E’ la scala assoluta dei gradi Fahrenheit. 
Essa è costruita attribuendo il valore 491.67 alla temperatura del ghiaccio 
fondente in equilibrio con l’acqua alla pressione atmosferica al livello del mare. 
Viene poi attribuito il valore 671.67 alla temperatura dell’acqua distillata alla 
pressione atmosferica al livello delmare. 
L’intervallo fra i due valori viene diviso in 180 parti a ciascuna delle quali è dato il 
nome di grado Rankine (°R). 
TEMPERATURA E CALORE 
Per l’importanza che la grandezza temperatura assume in ogni aspetto 
professionale, è necessario saper passare dalle misure in una delle 
scale termometriche alle corrispondenti di un'altra. 
Per passare da una scala termometrica all’altra si possono utilizzare le 
seguenti relazioni: 
da centigrada a fahrenheit: TF = 9/5 TC + 32 
da centigrada ad assoluta: TK = TC + 273,16 
da assoluta a fahrenheit: TF = 9/5 TK – 459,6
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TEMPERATURA E CALORE 
Per avere un'idea approssimata, ma sufficiente a scopi pratici che non 
richiedano grande precisione, possono essere utilizzate le seguenti 
due regole: 
per passare da gradi centigradi (°C) a gradi Fahrenheit (°F), si 
moltiplica per 2 e si aggiunge 30. 
viceversa, 
per passare da gradi Fahrenheit (°F) a gradi centigradi (°C) si 
toglie 30 e si divide per 2. 
TEMPERATURA E CALORE 
Se però si vuole un dato esatto si può ricorrere alla seguente 
proporzione: 
°C:100=(°F-32):180 
dalla quale si ricavano le seguenti due relazioni esatte: 
F  C1.8  32 
C  F  32 /1.8
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Corrispondenza delle temperature nelle cinque scale termometriche 
T TC TF Tr TK TR 
TC 1 
5  T 32 
5 
 9 F TF 1 
Tr 1 
TK 1 
TR 1 
T T  273.15 5 K T  
273.15 
4 r 9 R 9 T  32 
9 T  
32 
5 c 4 r 9 459.67 
5 K T  459.67 R T  
4 
T 4  T  
32 
5 C 9 F 4 T  218.52 
4 T  
218.52 
5 K 9 R 273.15 C T  5 255.37 
9 F T  5 273.15 
4 r T  5 
9 R T 
9 491.67 
5 C T  459.67 F T  9 491.67 
4 r T  
9 
5 K T 
INTRODUZIONE ALLA 
TERMODINAMICA 
La termodinamica si occupa principalmente delle trasformazioni di 
calore in lavoro meccanico e delle trasformazioni inverse di lavoro 
meccanico in calore. 
E’ da relativamente poco tempo che il calore viene considerato una 
forma di energia e come tale esso può essere trasformato in altre 
forme di energia.
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30 
INTRODUZIONE ALLA 
TERMODINAMICA 
In precedenza fin dall’antichità si pensava che il calore fosse una 
specie di fluido indistruttibile detto calorico. 
Addirittura si pensava che esso, rappresentato dal fuoco, fosse la 
quarta sostanza fondamentale della natura (le altre tre erano la 
terra, l’aria e l’acqua). 
In questo ambito i fenomeni di riscaldamento dei corpi venivano 
interpretati come passaggio di questo fluido da un corpo ad un altro. 
INTRODUZIONE ALLA 
TERMODINAMICA 
E’ stato solamente verso la metà dell’ottocento soprattutto per merito di 
scienziati come Carnot, Joule, Clausius ed altri, che il calore fu 
ufficialmente riconosciuto come forma di energia. 
Quindi furono fissati i criteri secondo i quali è stato possibile stabilire una 
equivalenza tra calore e lavoromeccanico. 
Poi furono enunciati i principi della termodinamica e soprattutto il primo 
principio della termodinamica. 
Esso oggi è universalmente conosciuto come principio di conservazione 
dell’energia per i sistemi termodinamici.
15/03/2013 
31 
INTRODUZIONE ALLA 
TERMODINAMICA 
La via per capire e comprendere l’equivalenza esistente tra calore ed 
energia meccanica si basa sulla cosiddetta interpretazione cinetica dei 
fenomeni termodinamici o teoria cinetica molecolare. 
Essa fa risalire tutti i fenomeni termici ai disordinati movimenti degli atomi 
e delle molecole che costituiscono la materia dei corpi e dei sistemi che 
sono coinvolti nei fenomeni che si vogliono analizzare. 
INTRODUZIONE ALLA 
TERMODINAMICA 
Da questo punto di vista, lo studio dei fenomeni termici e del calore si 
trasforma nello studio di una particolare branca della meccanica. 
Si tratta della meccanica di un insieme di particelle, gli atomi o le 
molecole, costituenti i corpi in esame. 
Il sistema ha un elevato numero di componenti e quindi perde 
importanza la descrizione dettagliata del loro singolo stato e del loro 
singolo movimento. 
Pertanto cui si debbono necessariamente considerare le proprietà medie 
del loro intero insieme.
15/03/2013 
32 
INTRODUZIONE ALLA 
TERMODINAMICA 
Questo ramo della meccanica, che si è sviluppato soprattutto per 
merito di scienziati come Maxwell, Boltzmann ed altri, è detto 
meccanica statistica. 
Esso ha fornito un’ottima chiave interpretativa dei fenomeni 
termodinamici, consentendo la comprensione ed la formulazione 
delle leggi fondamentali che li regolano e li governano. 
Pare una cosa abbastanza 
tosta e difficile. 
E lo è 
INTRODUZIONE ALLA 
TERMODINAMICA 
In realtà nella termodinamica pura il metodo che si adotta per spiegare i 
fenomeni parte da un punto di vista completamente diverso. 
Infatti i principi fondamentali vengono considerati come postulati fondati 
sull’esperienza. 
Si giunge così a conclusioni e si ottengono risultati dallo studio e 
dall’osservazione dei fenomeni termodinamici senza far ricorso alla teoria 
cinetica molecolare, cioè senza entrare nel meccanismo cinetico dei 
fenomeni stessi. 
Si tornerà più avanti su quanto ora detto per ampliare il concetto.
15/03/2013 
33 
DEFINIZIONE DI SISTEMA FISICO 
Più volte finora è stato utilizzato il termine Sistema. 
E’ arrivato il momento di capirne di più. 
L’applicazione di principi scientifici alla soluzione di un qualunque 
problema deve necessariamente partire con la separazione di una regione 
di spazio limitata riempita di una quantità finita di materia da tutto quanto la 
circonda. 
Questa parte che viene idealmente isolata e su cui si concentra 
l’attenzione viene chiamata sistema. 
Tutto ciò che è esterno al sistema e che quindi non vi fa parte pur 
potendone influenzare il comportamento, viene detto ambiente 
circostante. 
DEFINIZIONE DI SISTEMA FISICO 
Un sistema fisico è perciò costituito da un solido, un liquido, un 
gas, una soluzione satura o non, ecc. racchiusa in una porzione di 
spazio delimitata da superfici reali e/o fittizie 
Quando un sistema fisico è grande abbastanza da essere rilevabile 
ed osservabile direttamente dai nostri sensi, allora esso è detto 
sistema macroscopico.
15/03/2013 
34 
DEFINIZIONE DI SISTEMA FISICO 
Un sistema fisico può essere costituito da una certa quantità di un 
fluido omogeneo (gas) e il suo stato termodinamico è determinato dai 
valori di pressione e temperatura del gas (poi si vedrà perché). 
TIPI DI SISTEMI FISICI 
Un sistema fisico viene detto: 
Isolato, se non scambia né materia né energia con l’ambiente. 
Chiuso, se scambia energia ma non materia con l’ambiente. 
Aperto, se scambia materia ed energia con l’ambiente. 
Poiché il calore è una forma di energia, un sistema per essere isolato 
non deve scambiare neanche calore con l’ambiente.
15/03/2013 
35 
TIPI DI SISTEMI FISICI 
TIPI DI SISTEMI FISICI 
Ad esempio, una pentola senza coperchio in cui ci sia dell’acqua 
che bolle non costituisce un sistema chiuso perché a causa 
dell’evaporazione c’è una dispersione di una parte dell’acqua 
nell’ambiente. 
Se si trascura il fenomeno delle meteoriti e della polvere cosmica, la 
Terra può essere sostanzialmente considerato un sistema chiuso 
ma non isolato in quanto riceve calore e perciò energia dal sole e 
disperde energia termica nella forma di radiazione infrarossa verso 
lo spazio cosmico.
15/03/2013 
36 
I sistemi con cui 
un sistema non 
isolato scambia 
energia sono 
detti sorgenti. 
Un sistema e le 
sue sorgenti 
formano nel loro 
insieme un 
sistema isolato 
se le sorgenti 
non scambiano 
energia con altri 
sistemi. 
TIPI DI SISTEMI FISICI 
PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI 
Si possono distinguere due tipi di proprietà di ogni sistema: 
Le proprietà intensive 
Le proprietà estensive
15/03/2013 
37 
PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI 
Proprietà intensive 
Una proprietà di un sistema si dice intensiva quando il valore della 
grandezza che ne fornisce la misura è lo stesso sia per l'intero sistema che 
per le sue parti comunque piccole esse siano. 
Temperatura, Pressione, Vettore di polarizzazione, Vettore di 
magnetizzazione 
Proprietà estensive 
Una proprietà di un sistema si dice estensiva se, suddividendo il sistema in 
più parti, la somma dei valori della grandezza che fornisce la misura di 
quella proprietà per le parti è eguale al valore della misura della proprietà 
dell’intero sistema. 
Volume, massa, Energia interna, Entropia 
PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI 
Proprietà estensive 
Le proprietà estensive di un sistema diventano intensive quando 
vengono divise per la massa del sistema. 
In tal caso esse sono contraddistinte dall'aggettivo specifico. 
Volume specifico, Energia interna specifica, Entropia specifica 
Se in un sistema non avviene nessun cambiamento, cioè se tutte le 
sue proprietà pressione, temperatura, volume, composizione chimica 
ecc.., rimangono costanti, si dice che il sistema è in equilibrio.
15/03/2013 
38 
PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI 
Per poter seguire le variazioni delle proprietà dei sistemi e quindi le loro 
trasformazioni, è necessario definire anche le caratteristiche peculiari 
delle pareti che costituiscono le superficie di contorno del sistema. 
Le pareti possono essere di vari tipi: 
Impermeabili; 
Adiabatiche 
Diatermiche 
Rigide e fisse 
PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI 
Parete impermeabile 
è una parete che impedisce lo scambio di materia fra sistema ed 
ambiente. Un sistema delimitato da una parete impermeabile è un 
sistema chiuso. 
Parete adiabatica o termicamente isolata 
è una parete che non permette scambi di calore. Se un sistema in 
equilibrio è delimitato da una parete adiabatica, per modificarne lo stato 
termodinamico è necessario spostare la parete. Un sistema delimitato da 
pareti adiabatiche viene detto termicamente isolato.
15/03/2013 
39 
PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI 
Parete diatermica o termicamente conduttrice 
è una parete non adiabatica, cioè una parete che consente scambi di 
calore. 
Parete rigida e fissa 
è una parete che impedisce al sistema di eseguire o subire lavoro 
meccanico. Un tale sistema si dice meccanicamente isolato. 
PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI 
Parete rigida, fissa ed adiabatica 
è una parete che non consente alcuno scambio di energia tra il sistema 
e l’ambiente circostante. In questo caso il sistema viene detto 
energeticamente isolato. 
Nel seguito non sono presi in considerazione eventuali scambi di energia 
con il sistema dovuti a campi di forze esterne (campi gravitazionali, 
elettromagnetici,…etc.).
15/03/2013 
40 
STATO DI UN SISTEMA 
Un sistema macroscopico è costituito da un numero grandissimo di 
particellemicroscopiche (atomi e/o molecole). 
Però non è né utile né possibile seguire e descrivere il suo 
comportamento specificando istante per istante lo stato di moto di 
ciascuno dei suoi componenti microscopici. 
Infatti in meccanica lo stato di un sistema è completamente definito 
quando in ogni istante sono note la posizione e la velocità di ogni 
punto materiale del sistema stesso (un punto materiale è un punto 
dotato di massa). 
STATO DI UN SISTEMA 
Questo significa che bisogna conoscere 6N variabili per un sistema 
composto di N punti materiali (un punto materiale libero di muoversi 
nello spazio ha 6 gradi di libertà, cioè ha sei possibilità di 
muoversi: 
tre possibilità di muoversi lungo le direzioni degli assi di un 
sistema di riferimento cartesiano ortogonale; 
tre possibilità di ruotare intorno a tali assi.
15/03/2013 
41 
STATO DI UN SISTEMA 
In termodinamica si introduce un concetto di stato di un sistema 
diverso e molto più semplice. 
In pratica non è conveniente usare la definizione meccanica per 
definire lo stato di un sistema termodinamico. 
Infatti il sistema contiene un numero grandissimo di punti materiali 
(gli atomi e le molecole) e quindi è impossibile assegnare le 6N 
variabili per ognuno di essi per specificarne lo stato. 
STATO DI UN SISTEMA 
Inoltre le quantità trattate in termodinamica rappresentano proprietà 
medie del sistema per cui la conoscenza dettagliata del moto 
(velocità e posizione) di ogni punto materiale è del tutto superflua 
ed inutile. 
Un sistema macroscopico può essere descritto, cioè il suo stato può 
essere indicato in ogni istante, utilizzando parametri macroscopici di 
insieme o grandezze, che indichino le caratteristiche del sistema 
stesso sia nel suo complesso sia in sue porzioni macroscopiche.
15/03/2013 
42 
STATO DI UN SISTEMA 
Questi parametri o grandezze vengono detti grandezze termodinamiche o 
parametri termodinamici di stato, nel senso che indicano in ogni 
momento lo stato termodinamico del sistema nel suo insieme. 
Ad esempio si consideri un sistema costituito dal contenuto di un cilindro di 
un motore a scoppio di un’automobile. 
Prima dello scoppio l’analisi chimica di tale contenuto rivelerebbe una 
miscela di idrocarburi ed aria. 
Dopo lo scoppio l’analisi mostrerebbe la presenza di prodotti di 
combustione descrivibili in termini di determinati composti chimici. 
STATO DI UN SISTEMA 
Specificando le quantità relative delle varie sostanze presenti si ottiene 
la descrizione della composizione del sistema. 
Questo sistema occupa in ogni istante un certo volume che dipende 
dalla posizione del pistone. 
Il volume può essere facilmentemisurato ed in laboratorio. 
Ad esempio esso può essere registrato automaticamente mediante un 
dispositivo connesso al pistone.
15/03/2013 
43 
STATO DI UN SISTEMA 
Un’altra quantità indispensabile per descrivere il sistema in esame è 
la pressione dei gas nel cilindro. 
Dopo lo scoppio la pressione è alta, dopo lo scarico la pressione è 
bassa. 
Anche per la pressione si possono utilizzare in laboratorio 
apparecchiature che ne misurino e ne registrino automaticamente le 
variazioni. 
STATO DI UN SISTEMA 
C’è infine un’altra grandezza senza la quale non è possibile descrivere 
correttamente il funzionamento del motore: la temperatura. 
Si comprende ora quali possono essere i parametri di stato cioè quelli in 
grado di descrivere completamente lo stato del sistema 
Ad esempio i parametri di stato sono la massa (intesa qui come quantità 
di materia che compone il sistema), il volume, la pressione, la 
composizione, la densità (cioè la massa riferita al volume da essa 
occupato), la temperatura. 
Si può dimostrare che i valori di tali parametri di stato sono riconducibili a 
proprietà microscopiche mediate su porzioni macroscopiche del sistema 
stesso.
15/03/2013 
44 
LA PRESSIONE 
In precedenza si è parlato di calore, si è parlato di grandezze 
di stato e fra esse particolare attenzione è stata dedicata 
alla temperatura. 
E’ ora opportuno parlare di un’altra grandezza di stato: 
la pressione 
LA PRESSIONE 
Generalmente la pressione viene definita come una forza per unità 
di superficie. 
Questa definizione serve principalmente a definire le dimensioni 
della pressione ma nulla dice su come nasce questa forza per unità 
di superficie. 
I gas sono costituiti da particelle dotate di un moto caotico. 
Se una certa quantità di gas viene racchiusa in un contenitore si ha 
che le particelle nel loro moto urtano contro la superficie del 
contenitore. 
La pressione è l’effetto macroscopico di tutti questi urti.
15/03/2013 
45 
PRESSIONE IN UN FLUIDO 
V1 V2 
a1 a2 
V2 = V1 
a2  a1 
P 
Urto elastico 
Vn1 Vn2 
Vt1 
Vt2 
Quantità di moto tangenziale prima dell’urto=m Vt1 
Quantità di moto tangenziale prima dell’urto=m Vt2 
Urto Elastico 
Vn2 = -Vn1 
Vt2 = Vt1 
Variazione nulla 
Quantità di moto normale prima dell’urto=-m Vn1 
Quantità di moto normale prima dell’urto=m Vn2 
Variazione=m(Vn2+Vn2)= 
=2mVn 
V1 V2 
V2 = V1 
PRESSIONE IN UN FLUIDO 
P
15/03/2013 
46 
CONSEGUENZA 
DELL’URTO 
ELASTICO DELLA 
PARTICELLA 
SULLA PARETE 
PRESSIONE IN UN FLUIDO 
V1 V2 
P 
VARIAZIONE 
DELLA QUANTITA’ 
DI MOTO NORMALE 
ALLA PARETE 
FORZA 
ESERCITATA 
DALLA 
PARTICELLA 
SULLA PARETE 
PRESSIONE 
(STATICA) 
PRESSIONE IN UN FLUIDO 
RIEPILOGO 
• Poiché l’urto della particella sulla superficie è elastico non ci 
sono variazioni della quantità di moto in direzione tangenziale 
ma solo in direzione normale. 
• Ne consegue che la forza esercitata dalla particella sulla 
superficie e la conseguente reazione sono perpendicolari alla 
superficie che circonda il punto P. 
• La forza esercitata dalla particella sulla parete e’ la pressione 
statica che il fluido esercita sulla parete.
15/03/2013 
47 
UNITA’ DI MISURA DELLA PRESSIONE 
atm bar Pa psi inHg 
atm 1 1.01 101325 14.70 29.92 
bar 9.87x10-1 1 105 14.50 29.52 
Pa 9.87x10-6 10-5 1 1.45x10-4 2.95x10-4 
psi 6.80x10-2 6.89x10-2 6.89x103 1 2.04 
inHg 3.35x10-2 3.39x10-2 3.39x103 4.91x10-1 1 
I GAS E LE LORO LEGGI 
Nella definizione della pressione data in precedenza si è preso in considerazione 
un gas racchiuso in un recipiente. 
Nello sviluppo del corso di propulsione come pure nello studio dell’aerodinamica 
i sistemi considerati saranno costituiti da gas contenuti in spazi delimitati da 
superfici reali e/o fittizie. 
Pertanto nel proseguire lo studio della termodinamica è opportuno fissare 
l’attenzione sui gas e sulle leggi che regolano il loro comportamento. 
Si perverrà a delle relazioni utili ed ad un modello che schematizza in modo 
abbastanza aderente alla realtà il comportamento di un gas: 
il gas perfetto.
15/03/2013 
48 
I GAS E LE LORO LEGGI 
Tra i parametri rilevabili durante l’evoluzione di un fenomeno fisico che ha 
per “protagonista” un gas, quelli che risultano essenziali per seguirne 
l’evoluzione e per descrivere lo stato del gas durante tale fenomeno sono 
come già detto: 
la pressione, 
il volume, 
la temperatura. 
Queste tre grandezze sono legate tra loro in tutti i fenomeni evolutivi che 
possono interessare una massa gassosa. 
I GAS E LE LORO LEGGI 
I gas sono sostanze fluide caratterizzate dal fatto di avere massa propria 
ma non forma né volume, anzi essi tendono ad occupare tutto il volume 
messo a loro disposizione. 
Posti in un recipiente chiuso essi lo occupano totalmente. 
Se poi il recipiente ha un coperchio scorrevole, cioè se si fa variare il 
volume V del recipiente che contiene una massa gassosa, questa 
occuperà tutto il volume. 
Pertanto se V aumenta la massa di gas si “espande” per occuparlo 
tutto. 
Invece se V diminuisce essa si “contrae” per adattarsi a questa nuova 
situazione.
15/03/2013 
49 
I GAS E LE LORO LEGGI 
Le molecole che costituiscono il gas sono sempre in movimento 
e, come visto in precedenza, urtando contro le pareti del recipiente che 
le contiene esercitano su di esse delle azioni che complessivamente 
sono misurabili mediante una grandezza detta pressione. 
Quando si fa aumentare il volume del recipiente, lasciando costante la 
massa di gas in esso contenuto, e perciò il numero di molecole, aumenta 
lo spazio che esse hanno a disposizione per i loro movimenti 
Pertanto diminuiscono gli urti sulle pareti e quindi la pressione che il gas 
esercita sulle pareti del recipiente stesso. 
I GAS E LE LORO LEGGI 
Sempre a parità di massa gassosa e quindi di numero di molecole, se 
il volume del recipiente diminuisce si riduce lo spazio disponibile e 
quindi aumentano gli urti delle particelle sulle pareti e perciò aumenta 
la pressione che il gas esercita sulle pareti del recipiente. 
Infatti, facendo proprio un esperimento di questo tipo si può rilevare 
che il gas racchiuso nel recipiente ha un comportamento analogo a 
quello di una molla (questa proprietà viene sfruttata nella costruzione 
degli ammortizzatori a gas in uso sulle auto e sui velivoli).
15/03/2013 
50 
I GAS E LE LORO LEGGI 
In quanto detto finora si è mantenuta costante la temperatura della 
massa di gas. 
Infatti se si fornisce calore facendo aumentare la temperatura, aumenta 
l’agitazione molecolare per cui aumentano sia il numero sia l’intensità 
degli urti sulle pareti del recipiente e quindi aumenta la pressione. 
Pertanto ci sarebbero due diverse cause cui attribuire l’aumento delle 
pressione. Per il momento se ne esclude una e si ragiona mantenendo 
costante la temperatura. 
Dunque, mantenendo la temperatura costante si può dire che volume e 
pressione di un gas sono grandezze inversamente proporzionali tra 
loro o che il loro prodotto è costante. 
I GAS E LE LORO LEGGI 
Questo fatto va sotto il nome di 
LEGGE DI BOYLE (o legge della isoterma) 
che pertanto si enuncia dicendo che: 
In un gas, a temperatura costante e lontano da quella di 
liquefazione, pressione p e volume v sono grandezze 
inversamente proporzionali tra loro secondo una costante k 
dipendente essenzialmente dalla natura del gas e dalla 
temperatura: 
pv  k 
a T = cost
0 ,10 ,20 ,30 ,40 ,50 ,60 ,70 ,80 ,91 ,11 ,21 ,31 ,41 ,51 ,61 ,71 ,81 ,92 ,12 ,22 ,32 ,42 ,52 ,62 ,72 ,82 ,9 
(N/m^3) 
15/03/2013 
I GAS E LE LORO LEGGI 
2580000 
TRASORMAZIONE 
ISOCORA 
2080000 
1580000 
T=288.15 K 
P T=500 K 
T=1000 K 
1080000 
T=2000 K 
Aumento della temperatura 
580000 
80000 
v(m^3/Kg) 
I GAS E LE LORO LEGGI 
Si supponga ora di far variare la temperatura di un gas fornendo calore e 
mantenendo costante il volume. 
Il calore fornito o meglio l’energia sotto forma di calore fa aumentare 
l’attività molecolare in quanto si innalza l’energia cinetica delle particelle 
che costituiscono il gas. 
Il numero di urti delle particelle contro le pareti del recipiente aumenta. 
Allora nelle condizioni la pressione aumenta secondo una legge di 
proporzionalità diretta con la temperatura. 
51
15/03/2013 
52 
I GAS E LE LORO LEGGI 
Questo fatto va sotto il nome di 
LEGGE DI GAY-LUSSAC (o legge della isocora) 
che pertanto si enuncia dicendo che: 
In un gas, facendo variare la temperatura (fornendo o 
sottraendo calore) e mantenendo costante il volume, la 
pressione varia secondo una legge di proporzionalità diretta. 
p p0 k1t 
a v = cost 
in cui, se t è misurata in °C, p0 è la pressione a 0°C e 
k1 è una costante che dipende dalla massa di gas in 
esame. 
I GAS E LE LORO LEGGI 
LEGGE DI GAY-LUSSAC ( o della isocora) 
Se la temperatura è misurata secondo la scala assoluta o 
Kelvin che pone lo zero a -273,15°C in corrispondenza del 
quale cessa qualunque attività cinetica molecolare, allora 
la relazione diventa: 
1p  k T
01020304050607080901011012013014015016017018019020 
(N/m^3) 
15/03/2013 
I GAS E LE LORO LEGGI 
1400000 
1200000 
TRASFORMAZIONE 
ISOCORA 
1000000 
800000 
v=0.5(m^2/Kg) 
v=1 (m^3/Kg) 
600000 
P v=2 (m^3/Kg) 
v=4 (m^3/Kg) 
400000 
200000 
Zona priva 
0 
di significato 
T (K) 
I GAS E LE LORO LEGGI 
Se, invece si fa variare la temperatura di un gas (fornendo 
calore) e mantenendo questa volta costante la pressione, si sa 
che aumenta l’attivitàmolecolare. 
In queste condizioni, allora, è il volume che aumenta secondo 
una legge di proporzionalità diretta con la temperatura. 
53
15/03/2013 
54 
I GAS E LE LORO LEGGI 
Questo fatto va sotto il nome di 
LEGGE DI VOLTA o di CHARLES ( o della isocora) 
che pertanto si enuncia dicendo che: 
In un gas, facendo variare la temperatura (fornendo o sottraendo 
calore) mantenendo costante la pressione, il volume varia 
secondo una legge di proporzionalità diretta: 
v  v0  k2t 
a p = cost 
in cui, se t è misurata in °C, v0 è il volume a 0°C e 
k2 è una costante che dipende dalla massa di gas 
in esame. 
I GAS E LE LORO LEGGI 
LEGGE DI VOLTA o di CHARLES
15/03/2013 
55 
I GAS E LE LORO LEGGI 
LEGGE DI VOLTA o di CHARLES 
Se la temperatura è misurata secondo la scala assoluta o Kelvin che pone 
lo zero a -273,15°C in corrispondenza del quale cessa qualunque attività 
cineticamolecolare, allora la relazione diventa: 
v  k2T 
Gli esempi indicati dei modi in cui possono variare le grandezze 
caratteristiche di un gas sono casi limite nel senso che nella maggioranza 
dei casi, facendo variare la temperatura, variano sia il volume sia la 
pressione. 
GAS PERFETTO 
Per studiare i gas si utilizza generalmente un modello fisico-matematico 
che permette di simulare il loro comportamento. 
Questo si fa perché in realtà ed in determinate condizioni e circostanze il 
comportamento dei gas si discosta dalle leggi che sono state appena 
indicate. 
Questo gas (che non esiste in natura) viene detto gas perfetto 
Esso non liquefa mai (le leggi viste in precedenza sono valide in campi di 
temperatura lontani dal punto di liquefazione del gas in esame) per cui il 
suo comportamento segue perfettamente le leggi appena indicate.
15/03/2013 
56 
GAS PERFETTO 
Inoltre, le particelle di cui è costituito hanno un covolume, cioè un 
volume proprio, nullo (o comunque trascurabile rispetto al volume del 
recipiente che contiene il gas). 
Inoltre fra di loro non esistono interazioni a distanza e gli urti tra loro 
sono perfettamente elastici. 
In particolare, alla temperatura di 0°K (Kelvin) questo gas non ha più 
volume e pressione come si è visto con le leggi di Volta e di Gay- 
Lussac. 
Lo zero della scala termometrica Kelvin, lo “zero assoluto” come si 
usa dire, è per tale ragione una temperatura teorica ed ideale che non 
può in pratica essere mai raggiunta né tantomeno superata. 
LEGGE DI STATO 
Nell’ipotesi di validità del modello di gas perfetto, cioè per valori di 
temperatura (per un gas reale) lontani dal punto di liquefazione, le tre leggi 
di Boyle, di Gay-Lussac e di Volta sono conglobabili in una sola legge che 
descrive lo stato di un gas in ogni momento della sua evoluzione durante 
un fenomeno. 
Tale legge è detta legge di stato. 
Questa legge o equazione di stato coinvolge le tre grandezze che 
definiscono lo stato di un sistema cioè: 
La temperatura, 
Il volume, 
La pressione.
15/03/2013 
57 
LEGGE DI STATO 
Questa legge è rappresentata analiticamente dalla 
relazione: 
pv  nRT 
che è detta EQUAZIONE DI STATO o EQUAZIONE CARATTERISTICA 
DEI GAS PERFETTI. 
In essa: 
p è la pressione del gas, 
v il suo volume, 
n la quantità di gas in esame, espressa in numero di moli (n = m/M in cui m 
è la massa di gas in esame ed M è la massa atomica o molecolare), 
R = 8,31 J/°K x mole è una costante (perchè il gas è perfetto) detta 
costante universale dei gas.. 
EQUAZIONE DI STATO 
o 
EQUAZIONE CARATTERISTICA DEI GAS 
PERFETTI 
Nel corso dello studio dell’aerodinamica e del funzionamento dei motori risulta 
più conveniente utilizzare una forma dell’equazione di stato derivata da quella 
vista in precedenza. Vale a dire 
pv  RT 
Dove R dipende dal tipo di gas che si considera. 
Nel Sistema Internazionale per l’aria si ha che R=287 [J/KgK]. 
Dalla relazione ora scritta è facile ricavare tutte le leggi dei gas ricavate in 
precedenza. 
Permaggiore chiarezza si faccia riferimento alla pagina seguente.
15/03/2013 
58 
LE LEGGI DEI GAS 
ISOCORA 
v  k  p  RT  p  R  
cost 
1 
k T k 
1 1 
ISOTERMA 
T  k  pv  Rk  
cost 
2 2 
ISOBARA 
p  k  v  R T  v  R  
cost 
3 
k T k 
3 3 
TRASFORMAZIONI TERMODINAMICHE 
Quando sono state presentate le leggi sui gas si sono descritte alcune 
esperienze quali fornire calore oppure cambiare il volume. 
Si è detto poi che pressione, volume e temperatura definiscono in modo 
completo la condizione in cui permane il gas prima che ciascuna delle 
esperienze effettuate. 
Pertanto esse sono state definite come grandezze di stato. 
Tutte queste esperienze sono state effettuate tenendo di volta in volta costante 
una delle grandezze caratteristiche del gas.
15/03/2013 
59 
TRASFORMAZIONI TERMODINAMICHE 
L’esperienza mostra che, alla fine dell’esperimento, le grandezze 
termodinamiche non tenute costanti sono cambiate e le leggi trovate indicano 
ilmodo di calcolare i nuovi valori che esse hanno assunto. 
Il fatto che le grandezze termodinamiche sono cambiate indica che il sistema 
ha subito una trasformazione. 
Una trasformazione termodinamica. 
Quindi si può dire che un sistema termodinamico subisce una trasformazione 
termodinamica tutte le volte che i valori delle sue grandezze termodinamiche 
subiscono una variazione e quale che sia la causa che provochi questa 
variazione. 
TEMPERATURA E PRINCIPIO ZERO 
DELLA TERMODINAMICA 
Dunque per descrivere i fenomeni termodinamici è necessario che si 
renda quantitativo, e perciò misurabile, il criterio con cui sensorialmente si 
distingue il diverso stato termico in cui un sistema può trovarsi 
(caldo, freddo, tiepido, ecc). 
Come già ampiamente detto la grandezza fisica che descrive lo stato 
termico di un sistema (solido, liquido o gassoso) è la temperatura che 
costituisce quindi un indice numerico che può essere chiaramente definito 
in modo operativo con la descrizione di un dispositivo atto a misurarlo. 
Come ben si sa tale dispositivo è il termometro che usa delle proprietà 
della materia collegate allo stato termico di un corpo e quindi alla sua 
temperatura.
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TEMPERATURA E PRINCIPIO ZERO 
DELLA TERMODINAMICA 
Con un tale strumento si può misurare la temperatura di ogni altro 
corpo in base all’osservazione sperimentale che, 
se due corpi aventi diverso stato termico e quindi diversa 
temperatura vengono messi a contatto, in assenza di reazioni 
chimiche e di cambiamento di fase, cioè di stato di 
aggregazione, raggiungono dopo un certo intervallo di tempo uno 
stato di equilibrio, 
detto 
equilibrio termodinamico. 
TEMPERATURA E PRINCIPIO ZERO 
DELLA TERMODINAMICA 
Questa osservazione sperimentale viene enunciata nella forma: 
se due corpi sono in equilibrio termico con un terzo corpo, essi 
sono in equilibrio termico tra loro 
Questa formulazione spesso viene considerata come un principio 
detto 
Principio Zero della Termodinamica
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PRINCIPIO DI EQUIVALENZA 
Come già detto in precedenza 
la termodinamica si occupa degli scambi energetici tra un sistema 
e l’ambiente con cui esso può interagire, con particolare riguardo 
alla trasformazione di lavoro in calore e di calore in lavoro. 
Il principio di conservazione dell’energia limitato alle sole forme di 
energia meccanica (potenziale e cinetica) non può essere verificato 
sperimentalmente, in quanto esso può essere considerato valido 
solo nelle condizioni ideali in cui non siano presenti forze di tipo 
dissipativo (es. attrito). 
Grave provocazione (che significa quanto ora detto?????) 
PRINCIPIO DI EQUIVALENZA 
Il fatto saliente confermato da osservazioni e 
misure sperimentali è che ogni qualvolta che 
l’energia meccanica di un sistema diminuisce o 
“scompare”, per la presenza di resistenze che si 
oppongono al moto o per altre cause si ha la 
“produzione” di una determinata quantità di 
calore.
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PRINCIPIO DI EQUIVALENZA 
Viceversa, sotto certe condizioni , se si 
fornisce ad un sistema una determinata 
quantità di calore, operando in modo che la 
temperatura rimanga costante, si osserva 
che il sistema compie lavoro, o muta il suo 
stato di aggregazione o interagisce mediante 
un processo energetico con l’ambiente 
esterno. 
PRINCIPIO DI EQUIVALENZA 
Sulla base di queste considerazioni si è stabilito che esiste un rapporto 
costante tra lavoro e calore 
Ciò sta a significare che quando una determinata quantità di lavoro viene 
convertita integralmente in calore si sviluppa sempre la stessa quantità di 
calore. 
Questo rapporto detto equivalente meccanico del calore ed indicato con 
J fu determinato da Joule e vale: 
4.18 joule/caloria.
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PRINCIPIO DI EQUIVALENZA 
La caloria è pari al calore necessario per innalzare la temperatura 
di un grammo di acqua di 1°C. 
In altre parole si può affermare che 
se 4.18 joule di lavoro vengono convertiti in calore, questo 
ceduto ad 1 grammo di acqua ne innalza la temperatura di 1°C. 
Tutto ciò viene compendiato nella relazione analitica, detta principio 
di equivalenza: 
L J 
Q 
 o anche J Q  L  0 
PRINCIPIO DI EQUIVALENZA 
Poiché J non dipende dalla trasformazione utilizzata per trasformare tutto 
il lavoro L nel calore Q, il suo valore dipende solo dalle unità di misura e 
perciò ha le caratteristiche di una costante universale. 
Se si esprimono lavoro e calore con le stesse unità di misura allora 
J = 1 e si ha: 
Q  L  0 
e questo porta a considerare calore e lavoro come due forme diverse della 
stessa grandezza fisica che è l’energia.
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PRINCIPIO DI EQUIVALENZA 
Il principio di equivalenza tra calore e lavoro è uno dei capisaldi di 
tutta la fisica e consente di poter affermare che 
…..il calore rappresenta una forma di energia in transito 
attraverso il contorno di un sistema a causa di una differenza di 
temperatura tra l’interno del contorno e l’ambiente 
circostante…… 
FACCIAMO IL PUNTO 
Si è detto che la termodinamica studia le reciproche trasformazioni di calore in 
lavoro e viceversa. 
Si è poi detto che lavoro e calore sono due facce della stessa medaglia vale a dire 
sono due forme dell’energia. 
Infatti si parlerà di energia sotto forma di calore e di energia sotto forma di 
lavoromeccanico.
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FACCIAMO IL PUNTO 
Si tratteranno quindi i processi termodinamici che implicano le trasformazioni 
delle due forme di energia. 
Quale che sia la/le trasformazione/i considerata/e l’energia complessiva del 
sistema deve restare costante. 
Il primo Principio della termodinamica è il principio della conservazione 
dell’energia applicato ai sistemi termodinamici. 
Dell’energia sotto forma di calore si è già detto. 
Occorre ora valutare il lavoro che un sistema scambia con l’ambiente esterno nel 
corso delle diverse trasformazioni termodinamiche. 
LAVORO IN UNA 
TRASFORMAZIONE 
In generale, quando in una trasformazione termodinamica aumenta il 
volume, il sistema compie lavoro sui corpi circostanti. Se invece il 
volume diminuisce, il sistema è sottoposto ad un lavoro esterno. 
Si consideri, allora, un cilindro 
munito di un pistone mobile di 
area S, nel quale sia contenuta una 
certa quantità di gas e si supponga 
che inizialmente il pistone sia in 
equilibrio in modo che la pressione 
interna p sia uguale a quella 
esterna.
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LAVORO IN UNA 
TRASFORMAZIONE 
Mantenendo costante la 
pressione, si faccia aumentare la 
temperatura per cui, dovendo 
aumentare conseguentemente il 
volume, il pistone si sposta di un 
tratto h tale che la variazione di 
volume è: 
vv2v1Sh 
LAVORO IN UNA 
TRASFORMAZIONE 
La forza esercitata sul pistone è 
pari a pS ed è diretta nella stessa 
direzione dello spostamento per 
cui il lavoro compiuto dal gas 
durante l’espansione è: 
L  p  S  h  p   v
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LAVORO IN UNA 
TRASFORMAZIONE 
L  p  S  h  p   v 
Nelle figure in cui sono rappresentate 
graficamente le relazioni che esprimono 
il lavoro, questo è rappresentato 
dall’area compresa tra la linea che 
rappresenta la trasformazione, l’asse 
delle ascisse, sul quale sono riportati i 
volumi, e le rette parallele all’asse delle 
ordinate passanti per i punti che 
rappresentano gli stati iniziale e finale 
della trasformazione. 
LAVORO IN UNA 
TRASFORMAZIONE 
Se il gas subisce una compressione, allora la differenza Δv tra il volume 
finale e quello iniziale è negativa e quindi è negativo anche il relativo 
lavoro. 
In questo secondo caso sono le forze esterne che, esercitando una certa 
pressione sul pistone mobile, compiono un lavoro sul gas. 
Più in generale, se si trasferisce energia meccanica dall’esterno al 
sistema il lavoro è negativo. 
Se è il sistema a trasferire energia meccanica all’ambiente il lavoro è 
positivo.
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LAVORO IN UNA 
TRASFORMAZIONE 
Se durante il processo la pressione non 
rimane costante, si può suddividere la 
trasformazione in tanti piccoli intervalli 
in ognuno dei quali la pressione pi può 
essere ritenuta costante e, dopo aver 
calcolato il lavoro Li per ogni singolo 
processo elementare, dato da: 
L i  p i   v i 
si sommano i risultati ottenuti in modo che il lavoro totale L 
risulta: 
i i i L   L   p  v 
LAVORO IN UNA 
TRASFORMAZIONE 
Se si considera che la trasformazione avvenga con continuità, potendo 
immaginare spostamenti infinitesimi dh del pistone e perciò variazioni 
infinitesime dv del volume, si può scrivere: 
dL = p S dh = p dv 
da cui: 
f 
L   dL   p dv 
v 
i 
v 
Il lavoro dipende non solo dallo stato 
iniziale e da quello finale, ma anche 
da quelli intermedi, cioè dipende dal 
tipo di trasformazione seguita.
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LAVORO NELLE DIVERSE 
TRASFORMAZIONI 
(ISOBARA) 
p 
L  p vB  vA  Se la trasformazione va da A a B si 
A v B v 
tratta di una espansione. 
Il sistema compie lavoro 
sull’ambiente esterno (il sistema 
cede energia sotto forma di lavoro). 
Se la trasformazione va da B ad A si 
tratta di una compressione. 
L’ambiente esterno compie lavoro 
sul sistema (il sistema riceve energia 
sotto forma di lavoro). 
v 
Area pari 
al lavoro 
Compiuto 
durante la 
trasformazione 
LAVORO NELLE DIVERSE 
TRASFORMAZIONI 
(ISOCORA) 
p 
Il questa trasformazione non c’è variazione di 
volume ma cambia solo la pressione. Pertanto 
v 
B p 
A p 
A v 
   
L p p v v 
v v v L 
   
B A B A 
      
  0 0 
B A 
Se si sta considerando un cilindro 
con un coperchio fisso, secondo 
quanto visto in precedenza anche se 
la pressione esercitata dal gas sul 
coperchio varia il coperchio non si 
sposta. Non essendoci spostamento 
il lavoro della forza di pressione sul 
coperchio è nullo.
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LAVORO NELLE DIVERSE TRASFORMAZIONI 
(ISOTERMA) 
p v  R T  k  p d v  v d p 
 
0 
p d v   
v d p 
L p d v k d v v v 
   k  ln  
R T ln 
  
  
v v v 
L v d p k d p k ln p R T ln 
p 
B B 
B B 
A A A A 
B B 
        
B A 
p p p 
A A A B 
LAVORO IN UNA 
TRASFORMAZIONE 
Nel caso di trasformazioni 
cicliche, cioè di 
trasformazioni in cui lo stato 
finale coincide con quello 
iniziale, il lavoro durante il 
ciclo è rappresentato, nel 
piano (p,v), detto anche 
piano di Clapeyron, dall’area 
racchiusa dalla curva che 
rappresenta il ciclo stesso.
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LAVORO IN UNA 
TRASFORMAZIONE 
Infatti, se A e B sono gli stati 
del ciclo, corrispondenti al 
volume iniziale vA ed a quello 
finale vB, il lavoro lungo la 
trasformazione ACB è positivo 
ed è dato dall’area del poligono 
mistilineo di vertici ACBB’A’; in 
maniera analoga, il lavoro 
lungo la trasformazione BDA è 
negativo ed è dato dall’area del 
poligono mistilineo di vertici 
BDAA’B’. 
LAVORO IN UNA 
TRASFORMAZIONE 
Il lavoro totale è positivo o 
negativo a seconda il verso 
della trasformazione. 
Esso è positivo, come 
indicato in figura, se il verso 
di percorrenza del ciclo è 
quello orario, mentre è 
negativo se il verso è 
antiorario.
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72 
I PRINCIPI DELLA TERMODINAMICA 
Il viaggio verso l’enunciazione e lo studio dei principi della termodinamica è 
concluso. 
Ora si hanno tutte le informazioni e le conoscenze per parlare di questi principi. 
Vale a dire: 
Il primo principio: Conservazione dell’Energia 
Secondo principio: Entropia e fatti connessi. 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Il Primo Principio della Termodinamica, nella definizione più 
generale e quindi nell’espressione matematica che lo 
sintetizza, esprime tre aspetti fondamentali: 
1. postula l’esistenza di un’altra grandezza di stato chiamata 
energia interna; 
2. conferma la definizione operativa del calore come forma di 
energia in transito per effetto di una differenza di temperatura; 
3. rappresenta una formulazione più generalizzata del principio di 
conservazione dell’energia.
15/03/2013 
73 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Prima di affrontare l’analisi e la definizione del primo principio 
della termodinamica, però, è bene premettere alcune convenzioni 
comunemente adottate nello studio e nell’illustrazione dei 
fenomeni termodinamici. 
Esse servono per distinguere mediante segno algebrico il verso 
delle due forme di energia calore Q e lavoro L. 
Alcune di esse sono già state discusse in precedenza. 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Il calore Q è positivo o 
negativo a seconda che il 
sistema assorba calore o 
ceda calore all’ambiente 
esterno. 
Il lavoro L è positivo o 
negativo a seconda che il 
sistema compia lavoro o 
subisca lavoro dall’esterno.
15/03/2013 
74 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Ciò premesso, si consideri un processo non ciclico nel quale un 
sistema si trova alla fine della trasformazione da esso subita in uno 
stato finale diverso da quello iniziale. 
Ad esempio si potrebbe far compiere la trasformazione, dallo stato 
iniziale a quello finale, in parte fornendo calore ed in parte fornendo 
lavoro 
Ciò si può fare in molti modi diversi e con diversi valori di Q ed L. 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Come dato sperimentale diretto si ricava: 
1 1 2 2 n n Q - L = Q - L = .. . = Q - L 
da cui si deduce che, mentre Q ed L, separatamente, dipendono dalla 
particolare trasformazione seguita, la differenza Q - L non dipende da 
essa ed dipende unicamente dello stato iniziale e di quello finale del 
sistema. 
Quindi si può scrivere 
 1 1 2 2 n n Q - L = Q - L = .. . = Q - L = U 
Ma cosa rappresenta U? e perché è stata 
indicata la sua variazione?
15/03/2013 
75 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Le risposte alle precedenti domande si possono trovare 
considerando la seguente esperienza. 
Si prenda in esame un sistema costituito da un cilindro nel quale 
sia presente una certa quantità di gas. 
Si riscaldi il gas all’interno del cilindro mantenendo costante il 
volume del sistema. 
Come si sa la trasformazione subita dal gas è isocora e si ha un 
aumento sia della pressione sia della temperatura. 
Inoltre poiché il volume è costante il sistema non scambia lavoro 
meccanico con l’ambiente circostante. 
V=cost 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
V=cost 
L’aumento della pressione è dovuto all’aumento degli urti 
delle particelle sulle pareti del cilindro. 
Tale aumento è dovuto alla maggiore velocità posseduta 
dalle particelle. 
Pertanto si può dire che l’energia sotto forma di calore 
fornita al gas si sia trasformata in energia cinetica delle 
particelle. 
Gli effetti macroscopici dell’aumento dell’energia cinetica 
microscopica sono un aumento della temperatura ed un 
corrispondente aumento del numero di urti sulle pareti del 
cilindro e quindi un aumento della pressione.
15/03/2013 
76 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
V=cost 
Si consideri l’espressione scritta in precedenza qui riportata 
nella sua forma generale. 
Q  L   
U 
però 
L 
 
0 
quindi 
Q   
U 
Da quanto formalmente scritto qui di fianco e 
da quanto detto prima si deduce il significato 
della grandezza termodinamicaU. 
Essa rappresenta l’energia interna posseduta 
dal gas. 
Pertanto il calore fornito al sistema si è 
trasformato in energia interna (l’energia 
cinetica posseduta dalle particelle la cui misura 
macroscopica è la temperatura). 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
V=cost 
Riepilogando: 
All’inizio dell’esperienza il gas è ad una certa temperatura 
vale a dire le sue particelle hanno una certa velocità, una 
certa energia cinetica e quindi un certo livello di energia 
internaU. 
Viene somministrato calore al sistema imponendo che il 
volume resti costante, pertanto il sistema non scambia 
energia sotto forma di lavoro con l’ambiente esterno. 
L’energia fornita sotto forma di calore fa aumentare l’energia 
cinetica delle particelle, l’energia interna aumenta ed anche la 
temperatura aumenta. 
Questo spiega perché nella espressione precedente si è 
usato il simbolo della variazione accanto al simbolo 
dell’energia interna.
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77 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Riepilogando ed approfondendo: 
Le forme microscopiche di energia sono direttamente 
connesse con certe proprietà delle particelle costituenti il 
sistema, come ad esempio l’energia cinetica legata al moto 
di agitazione molecolare, o come l’energia potenziale legata 
alle forze di mutua interazione tra le stesse particelle, o 
ancora l’energia di legame chimico che tiene insieme gli 
atomi per formare le molecole. 
La somma delle forme microscopiche di energia costituisce 
quella che viene chiamata energia interna del sistema. 
Va da se che tutta la trattazione considera il gas fermo nel 
cilindro o più in generale nello spazio delimitato dalle pareti 
del sistema. La massa complessiva del gas non si muove 
ma si muovono le singole particelle. 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Ponetevi le seguenti 
domende: 
Che succede se invece di 
fornire calore al sistema 
lo si sottrae mantenendo 
ancora costante il volume? 
Come variano pressione, 
temperatura 
ed energia interna? 
In generale si può dire 
che il parametro 
termodinamico U 
(energia interna) 
dipende dalla 
temperatura? 
Perché? 
Su questo si tornerà più 
avanti. 
V=cost
15/03/2013 
78 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Si consideri ancora il sistema visto in precedenza. 
Ancora ad esso venga fornita energia sotto forma di 
caloreQ. 
Ora però una delle pareti del cilindro è mobile. Pertanto 
l’ipotesi di trasformazione isocora (a volume costante) 
viene rimossa. 
Il sistema può scambiare energia sotto forma di lavoro L 
con l’ambiente esterno. 
L’espressione precedentemente vista si scrive ora 
Q  L  U 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Q  L  U 
Nel caso in esame si può dire che l’energia sotto forma 
di calore fornita al sistema 
parte si trasforma in energia sotto forma di lavoro che 
il sistema compie sull’ambiente esterno perché il 
volume aumenta; 
parte va ad aumentare l’energia cinetica delle 
particelle, la temperatura del gas contenuto nel cilindro 
e quindi l’energia interna.
15/03/2013 
79 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Q  L  U 
Quanto visto nel corso dell’esperimento rende anche conto del fatto che il 
primo Principio della termodinamica altro non è se non il principio di 
conservazione dell’energia per i sistemi termodinamici. 
Infatti la somma di tutte le energie in gioco è sempre la stessa non 
potendosi l’energia né crearsi nè distruggersi. 
Qualunque sia la trasformazione termodinamica seguita dal sistema tutta 
l’energia che in esso viene immessa deve sempre essere uguale alla somma 
di quella che il sistema restituisce all’ambiente esterno e di quella che il 
sistema immagazzina dentro di se. 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
In definitiva si può affermare che nelle trasformazioni tipicamente 
termodinamiche, come ad esempio i processi di riscaldamento o di 
raffreddamento, non c’è generalmente alcuna variazione dell’energia 
macroscopica del sistema. 
Nelle stesse trasformazioni varia l’energia a livellomicroscopico. 
Pertanto si può dire che la variazione ΔU può essere considerata 
solo come variazione dell’energia interna del sistema e si può 
allora scrivere: 
f in a le in i z ia l e Q  L  U  U   U 
da cui si ha: Q  L U
15/03/2013 
80 
PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Nel caso in esame 
Q  L  U 
Energia 
che entra 
Energia 
che esce 
Energia 
che resta 
nel Sistema 
ENUNCIATO DEL PRIMO PRINCIPIO 
DELLA TERMODINAMICA 
Sulla base di quanto detto si può enunciare finalmente il Primo 
Principio della Termodinamica: 
QUALUNQUE SIA IL PROCESSO, LA COMPOSIZIONE CHIMICA ED IL MODO 
DI SCAMBIARE CALORE E LAVORO TRA UN SISTEMA E L’AMBIENTE 
ESTERNO, LA SOMMA ALGEBRICA DI CALORE Q E DI LAVORO L DIPENDE 
UNICAMENTE DAGLI STATI INIZIALE E FINALE DEL SISTEMA E NON 
DALLA PARTICOLARE TRASFORMAZIONE, ED È UGUALE ALLA RELATIVA 
VARIAZIONE POSITIVA O NEGATIVA DELL’ENERGIA INTERNA. 
Pertanto come più volte ripetuto questo principio può essere considerato 
come una estensione del principio di conservazione dell’energia 
meccanica a quei fenomeni nei quali il sistema presenta anche scambi di 
calore con l’esterno.
15/03/2013 
81 
ENERGIA INTERNA DI UN GAS 
PERFETTO 
Il Primo Principio della termodinamica ha introdotto una nuova grandezza 
termodinamica: l’Energia Interna U. 
L’esperienza considerata ha mostrato come fra Energia Interna e Temperatura ci 
sia un legame almeno dal punto di vista concettuale. 
Si vuole ora trovare formalmente tale legame. 
Per fare ciò si suppone che il gas considerato segua il modello del Gas Perfetto 
rispettando tutte le ipotesi e le limitazione che sono alla base del modello. 
ENERGIA INTERNA DI UN GAS 
L’ESPERIENZA DI JOULE 
Per dimostrare in modo rigoroso che l’Energia Interna U dipende solo 
dalla temperatura si può utilizzare un esperimento fatto da Joule e 
comunemente chiamato espansione senza lavoro esterno. 
A tale scopo si consideri l’apparato qui di seguito indicato. 
I due recipienti A e B sono 
collegati fra loro tramite il 
rubinetto R. 
Le pareti di A e B consentono 
il passaggio di energia sotto 
forma di calore sono cioè 
diabatiche. 
PERFETTO
15/03/2013 
82 
ENERGIA INTERNA DI UN GAS 
PERFETTO 
L’ESPERIENZA DI JOULE 
I due recipienti sono posti in un termostato o in un calorimetro. Inoltre 
essi sono in condizioni di isolamento termico con l’ambiente esterno. 
Nel recipiente A c’è una certa massa di gas che occupa il volume VA alla 
pressione pA . 
Nel recipiente B, il cui volume è VB , è stato fatto il vuoto. 
Tutto il sistema è in equilibrio 
termico alla Temperatura T 
indicata dal termometro. 
ENERGIA INTERNA DI UN GAS 
PERFETTO 
L’ESPERIENZA DI JOULE 
Aprendo il rubinetto R si fa espandere bruscamente il gas da A verso 
B fino a che la pressione raggiunge un nuovo valore di equilibrio p’. 
Attraverso il termometro posto nel calorimetro, si può osservare che la 
temperatura rimane costante, il che significa che non ci sono scambi 
termici tra i due recipienti ed il liquido del calorimetro. 
Alla fine dell’esperimento è 
variata: 
la pressione da p a p’<p 
la distribuzione della massa 
del gas ed esso occupa un 
volume finale vA+vB>vA.
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83 
ENERGIA INTERNA DI UN GAS 
PERFETTO 
L’ESPERIENZA DI JOULE 
Durante l’esperienza non è stato né fornito né sottratto calore, allora 
Q=0. 
La pressione è variata ma poiché le pareti dei due recipienti sono rigide 
non è stato compiuto alcun lavoro, per cui è anche L=0. 
Applicando il primo principio della termodinamica si ha ΔU=0 da cui 
U2=U1 
Da questa relazione si può trarre allora la conclusione che pur essendo 
variata la pressione ed il volume ma non la temperatura del gas, l’energia 
interna non è variata. 
Pertanto essa deve necessariamente essere una funzione della sola 
temperatura, cioè deve essere: 
U  U (T ) 
ENERGIA INTERNA DI UN GAS 
PERFETTO 
Visto, allora che l’energia interna è funzione della sola temperatura e 
perciò solo dello stato del gas, per calcolare la sua variazione quando il 
gas passa da uno stato ad un altro a diversa temperatura, si può 
utilizzare una particolare trasformazione. 
Infatti, il risultato a cui si perviene è sempre lo stesso, qualunque sia la 
trasformazione seguita per passare da uno stato termodinamico all’altro e 
quindi conviene utilizzare la trasformazione più comoda e cioè quella a 
volume costante, nella quale, essendo Δv=0 è anche L=0. 
Dalla relazione Q  L   U essendo L=0 si ha: 
Q   U
15/03/2013 
84 
ENERGIA INTERNA DI UN GAS 
PERFETTO 
Al fine di valutare il calore fornito durante la trasformazione occorre 
introdurre il concetto di calore specifico. 
Esso può essere definito come: 
la quantità di calore necessaria per innalzare di 1 grado la temperatura di 
unamassa unitaria di gas. 
Ovviamente la quantità di calore necessaria dipende dal tipo di 
trasformazione che il gas sta subendo. 
Così si potrà parlare di calore specifico a volume costante e calore specifico a 
pressione costante. 
Ovviamente non ha senso parlare di calore specifico a temperatura costante. 
ENERGIA INTERNA DI UN GAS 
PERFETTO 
I due calori specifici vengono indicati nella seguente maniera: 
v 
p 
c 
c 
Calore specifico a volume costante 
Calore specifico a pressione costante 
Vale la relazione 
cp  cv
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85 
ENERGIA INTERNA DI UN GAS 
PERFETTO 
cp  cv 
La relazione precedente trova la sua giustificazione osservando che quando si 
somministra calore ad un gas mantenendo costante la pressione il volume 
aumenta e viene compiuto lavoro sull’ambiente esterno. 
Pertanto una parte dell’energia sotto forma di calore va ad aumentare l’energia 
interna e fa aumentare la temperatura del gas. Un’altra parte viene trasformata in 
energia sotto forma di lavoro. 
Ciò non avviene in una trasformazione a volume costante. Infatti in questo caso 
non viene fatto alcun lavoro e tutta l’energia sotto forma di calore va ad 
aumentare l’energia interna e quindi la temperatura. 
ENERGIA INTERNA DI UN GAS 
PERFETTO 
Si ritorni ora alla trasformazione a volume costante introdotta in precedenza. 
Si è visto che 
U  Q 
Per quanto detto a proposito 
del calore specifico si ha 
( ) v v finale iniziale Q  mc T  mc T T 
 U  mc  
T 
v 
U U mc T T 
Da cui     
 
finale iniziale v finale iniziale 
Relazione che consente di calcolare la variazione 
di energia interna di un gas perfetto in relazione 
ad una assegnata variazione di temperatura.
15/03/2013 
86 
TRASFORMAZIONE ADIABATICA 
In precedenza si sono considerate varie trasformazioni che un gas può subire. 
Si vuole considerare ora un particolare tipo di trasformazione che si incontra molto 
spesso sia nello studio dei motori sia in altre discipline. 
Si tratta della trasformazione adiabatica nel corso della il sistema considerato non 
scambia energia sotto forma di calore con l’ambiente esterno. 
Nei compressori e nelle turbine dei motori a getto le trasformazioni che subiscono 
l’aria in un caso, la miscela di aria e gas combusti nell’altro possono essere 
schematizzatemediante trasformazioni adiabatiche. 
TRASFORMAZIONE ADIABATICA 
Una trasformazione che avviene senza scambio di calore (Q=0) con 
l’esterno è detta trasformazione adiabatica. 
In pratica si tratta di un processo durante il quale il sistema in esame è 
costantemente isolato termicamente dall’ambiente esterno. 
Applicando il primo principio della termodinamica a questo tipo di 
trasformazione, essendo Q=0, si ha: 
  U  L 
per cui, ricordando che è: L=pΔv e ΔU=mcvΔT si ha: 
v  m c  T  p  v
15/03/2013 
87 
TRASFORMAZIONE ADIABATICA 
 m c v T  p  v 
Da questa relazione si evince che nel caso di una 
espansione, essendo il sistema termicamente isolato, il lavoro 
positivo viene eseguito dal sistema a spese dell’energia interna che 
perciò diminuisce, determinando anche una diminuzione di 
temperatura. 
Nel caso di una compressione, invece, il lavoro compiuto sul 
sistema, e perciò convenzionalmente negativo, andrà ad 
incrementare l’energia interna del gas, con conseguente aumento 
della temperatura. 
TRASFORMAZIONE ADIABATICA 
Il calcolo differenziale, applicato a questa trasformazione, consente di 
determinarne l’equazione, detta equazione di Poisson (1): 
1 1 2 2 p v p v p v = c o s t      
valida per qualunque quantità di gas in esame e qualunque siano i suoi 
stati iniziale e finale. 
Ricordando, poi, che pv=RT, e cioè p=nRT/v ed anche v=RT/p, si ha 
anche che è: 
1 1 
T v  
 
 T v   T v  
1 = c o s t 1 1 2 2 
  
o anche: 1 1 1 
   
  
   
   
1 1 2 2 T p T p T p = c o s t 
1-Lo sviluppo completo è nell’appendice A alla fine di queste note relative alla 
termodinamica
15/03/2013 
88 
TRASFORMAZIONE ADIABATICA 
Nelle relazioni precedenti si ha che: 
p 
v 
c 
c 
  
è il rapporto tra il calore specifico a pressione costante, cioè il calore 
necessario per far aumentare di 1 grado la temperatura di una massa 
unitaria di gas durante una trasformazione a pressione costante 
ed il calore specifico a volume costante, cioè il calore necessario per 
far aumentare di 1 grado la temperatura di una massa unitaria di gas 
durante una trasformazione a volume costante. 
Inoltre per la costante del gas R prima vista si ha: 
R  cp  cv 
TRASFORMAZIONE ADIABATICA 
Tale rapporto è sempre maggiore di 1 perché, come già visto, il calore 
specifico a pressione costante è sempre maggiore di quello a volume 
costante in quanto durante una trasformazione isobara si compie lavoro 
e quindi è necessario più calore per riscaldare la massa di gas. 
Inoltre, tale rapporto per un dato gas varia con la temperatura e varia da 
gas a gas in relazione al numero di atomi contenuti nella molecola del 
gas esaminato. 
In particolare per l’aria e per tutti i gas biatomici alla temperatura di 15 
°C , si ha che è: 
  1 .4
15/03/2013 
89 
TRASFORMAZIONE ADIABATICA 
Quando si 
rappresenta 
graficamente una 
trasformazione 
adiabatica sul piano di 
Clapeyron (p,v), a 
causa del fatto che γ è 
maggiore di 1, le 
curve debbono avere 
in ogni punto una 
pendenza maggiore 
delle corrispondenti 
isoterme passanti per 
lo stesso punto. 
adiabatica 
isoterma 
TRASFORMAZIONE ADIABATICA 
adiabatica 
isoterma 
Se si considera una curva 
adiabatica, ottenuta per 
esempio con un processo 
di espansione che porta il 
sistema dallo stato A allo 
stato B, si può notare che 
al diminuire della 
pressione, diminuisce 
anche la temperatura 
perché la curva interseca 
continuamente isoterme a 
temperature via via più 
basse. 
Per le 
isoterme 
T cresce in 
questa 
direzione
15/03/2013 
90 
IL PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA PER I SISTEMI APERTI – 
L’ENTALPIA 
Tutte le considerazioni svolte fino ad ora hanno riguardato sistemi formati da masse di 
gas racchiuse in recipienti e quindi conmoti macroscopici nulli o di scarsa entità. 
Per lo studio dei motori risulta utile considerare masse di gas in movimento quindi dotate 
di velocità non trascurabili. 
In altre parole oltre al ben noto moto delle molecole a livello microscopico c’è un moto di 
tutta la massa di gas. 
Il sistemanon è più chiusoma aperto. 
Questo introduce nel discorso della conservazione dell’energia e quindi del primo 
principio della termodinamicauna nuove aliquote di energia da considerare. 
IL PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA PER I SISTEMI APERTI – 
L’ENTALPIA 
Si consideri un condotto in cui scorre un gas. 
Questo tipo di moto può schematizzare il funzionamento di una presa d’aria. 
Oppure il gas che fluisce nei canalimobili e fissi di una turbina o di un compressore. 
massa m 
di gas con 
velocità V 
Compressore 
Turbina 
V
15/03/2013 
91 
IL PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA PER I SISTEMI APERTI – 
L’ENTALPIA 
massa m 
di gas con 
velocità V 
Si faccia l’ipotesi che le pareti siano impermeabili. 
Pertanto la massa di gas che entra nella sezione S1 
dovrà tutta uscire solo dalla sezione S2. 
V 
S1 S2 
Le pareti del condotto siano rigide ed adiabatiche. 
Pertanto il gas non può scambiare energia sotto forma di calore ed energia sotto forma di 
lavoro con l’ambiente circostante. 
L’energia che il gas possiede all’ingresso nel condotto (sezione S1) è uguale all’energia che 
esso possiede all’uscita del condotto (sezione S2). 
Si vuole vedere ora in dettaglio le varie aliquote di questa energia. 
Facendo l’ipotesi che il gas abbia massa unitaria, va considerata l’energia cinetica 
associata al moto del gas con velocitàV. 
IL PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA PER I SISTEMI APERTI – 
L’ENTALPIA 
L’energia cinetica in questione è: 
2 
2 
V 
agitazione 
molecolare 
Le particelle costituenti il gas si muovono con una certa velocità, si attraggono 
reciprocamenteed hanno ciascuna una energia potenziale. 
Come visto in precedenza una misura dell’energia posseduta dal gas a livello microscopico e 
comprendente tutte le energie in gioco è dalla dall’energia internaU. 
L’aliquota di energia per unità di massa sarà indicata con la stessa lettera ma in formato 
minuscolou.
15/03/2013 
92 
IL PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA PER I SISTEMI APERTI – 
L’ENTALPIA 
2 1 3 
la massa di fluido 2 spinge la massa 1 che a 
sua volta spinge la 3. L’energia scambiata è il 
lavoro di travasamento. 
C’è poi il lavoro di travasamento. 
Questo è un concetto tipico dei sistemi aperti. 
Esso rappresenta l’energia posseduta dal fluido 
per il fatto che esso entra nel condotto quindi 
spinge il fluido che lo precede e viene spinto 
da quello che lo segue. Queste ‘spinte’ 
rappresentanoscambi di energia. 
Il lavoro di travasamento è dato dal prodotto della pressione del fluido per il volume da esso 
occupato (in questo caso trattandosi del volume occupato dall’unità di massa si parla di 
volume specifico.Quindi si ha pv. 
L’entalpia statica è una misura dell’energia posseduta a livello microscopico essendo dovuta 
sia all’agitazionemolecolare (energia interna) sia al lavoro di travasamento. 
Per unità di massa essa si esprime comeh=u+pv 
IL PRIMO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA PER I SISTEMI APERTI – 
L’ENTALPIA 
Tenendo conto che le’energia posseduta dal fluido mentre esso attraversa il condotto è 
costante e tenendo conto di tutte le aliquote si ha: 
u  pv  V  h  V  cost 
2 2 
2 2 
Energia interna 
Lavoro di travasamento 
Energia cinetica macroscopica 
Entalpia statica 
Questa è la formulazione del primo 
principio della termodinamica per i sistemi 
aperti
15/03/2013 
93 
OSSERVAZIONE 
Più volte si è sottolineato che il concetto fondamentale su cui si basa il 
primo principio della termodinamica è quello della conservazione 
dell’energia. 
Le varie forme di energia scambiate fra sistema ed ambiente si 
possono trasformare l’una nell’altra in modo che l’energia totale 
dell’insieme sistema + ambiente rimanga costante. 
Però questo primo principio non pone né stabilisce alcuna condizione 
riguardo alla convertibilità delle varie forme di energia. 
Ciò sta a significare che tutte le forme di energia sono equivalente ai 
fini di possibili trasformazioni dirette ed inverse di una forma di energia 
in un’altra. 
OSSERVAZIONE 
L’esperienza mostra che: 
alcune forme di energia, come ad esempio quella meccanica o quella 
elettromagnetica, si possono trasformare senza alcuna limitazione in 
quella termica o sotto forma di calore. (esempi notevoli riguardano 
l’energia meccanica che si trasforma in calore a causa dell’attrito o 
l’energia elettrica che si trasforma in calore attraversando particolari tipi 
di conduttori) 
le trasformazioni inverse sono invece soggette a precise e definite 
condizioni fisiche.
15/03/2013 
94 
OSSERVAZIONE 
Per esempio, se si aziona il sistema frenante di un’auto si arresta il suo 
moto e l’energia cinetica da essa posseduta si trasforma in calore per 
riscaldamento dei freni stessi. 
Viceversa, per quanto possiamo fornire calore riscaldando i freni di 
un’auto, questa non si metteràmai in moto. 
Quindi la natura fissa un senso privilegiato alle trasformazioni 
energetiche. 
Se fosse possibile convertire incondizionatamente calore in 
lavoro, potremmo realizzare un dispositivo che, prelevando calore 
dall’ambiente, dalla crosta terrestre o dal mare , lo trasformi in lavoro. 
OSSERVAZIONE 
Poiché la quantità di calore posseduta dalla terra o dal mare 
praticamente infinita, si potrebbe realizzare un cosiddetto moto 
perpetuo di seconda specie. 
Cioè si potrebbe realizzare un dispositivo, una macchina che senza 
contravvenire ad alcuna legge di conservazione, trasformerebbe 
indefinitamente nel tempo e senza alcuna spesa di produzione, calore 
in energia meccanica o elettromagnetica utilizzando una sola sorgente 
ad una generica temperatura. 
L’esperienza indica che ciò non è possibile o meglio nessuno è ancora 
riuscito nell’impresa. 
Su questa questione si tornerà 
più avanti.
15/03/2013 
95 
OSSERVAZIONE 
In definitiva l’energia meccanica e/o elettromagnetica può essere 
integralmente trasformata in calore. 
Non vale il viceversa. 
Ai fini delle trasformazioni energetiche, il calore è una specie di energia di 
“serie b” e questa limitazione trova la sua giustificazione nel fatto che in 
tutti i fenomeni di trasformazione energetica il calore si estrinseca 
sempre come una forma di “energia degradata” tanto meno 
utilizzabile quanto minore è la temperatura media alla quale esso è 
disponibile. 
OSSERVAZIONE 
Avendo a disposizione una certa quantità di energia sotto forma di 
calore solo una parte di essa si trasforma in lavoro, in certe condizioni 
e circostanze mediante l’impiego delle cosiddette macchine termiche. 
La parte rimanente si degrada in quanto, durante la trasformazione, è 
stata portata ad una temperatura più bassa. 
Se si vuole continuare ad utilizzare questa energia termica 
residua, bisogna portarla in stati termici sempre più bassi, fino a che ad 
un certo punto questa forma di energia è talmente degradata che non 
può essere tecnicamente più sfruttata.
15/03/2013 
96 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Il Secondo Principio della Termodinamica affronta e spiega le 
differenze di ‘qualità’ fra le varie forme di energia. 
Esso introduce una nuova grandezza termodinamica di stato 
(cioè in grado di definire lo stato di un sistema): 
l’ENTROPIA. 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
Il Secondo Principio della termodinamica può essere chiarito ricorrendo a 
vari enunciati, ognuno dei quali ne mette in risalto un aspetto particolare. 
Per questo motivo conviene affrontarne lo studio da alcuni particolari punti 
di vista che ne mettono in evidenza principalmente: 
 l’aspetto pratico del principio stesso; 
 la direzione spontanea secondo cui si evolvono i processi naturali; 
 l’irreversibilità dei fenomeni reali.
15/03/2013 
97 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Si riprenda in esame il concetto di verso delle trasformazioni termodinamiche e si faccia 
riferimento alle figure seguenti. Le pareti del sistema sono rigide, adiabatiche ed 
impermeabili. 
1 m 2 m 
GAS VUOTO GAS 
1 U 2 U 
Setto 
divisorio 
Stato iniziale Stato finale 
Il passaggio dallo stato iniziale a quello finale è agevole ed è 
pratica corrente. Infatti rimosso il setto che divide il 
serbatoio con il gas dal recipiente vuoto il gas espande ed 
occupa tutto il volume disponibile. 
Pareti rigide, adiabatiche 
ed 
Impermeabili. 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Per le ipotesi fatte sulle pareti del sistema non c’è scambio di massa con l’esterno inoltre 
non c’è scambio di energia sotto forma di calore e di lavoro. Pertanto 
1 2 
1 2 
0 
m m 
L Q 
U U 
 
  
 
Conservazione della massa 
Conservazione dell’energia 
Il primo principio 
della 
termodinamica è 
rispettato.
15/03/2013 
98 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Consideriamo ora il processo inverso per lo stesso sistema con le stesse ipotesi. 
GAS VUOTO 
Setto 
divisorio 
GAS 
Stato iniziale (1) Stato finale (2) 
1 m 
1 U 
2 m 
2 U 
Per le ipotesi fatte sulle pareti del sistema non c’è scambio di massa con l’esterno inoltre 
non c’è scambio di energia sotto forma di calore e di lavoro. Pertanto 
1 2 
1 2 
0 
m m 
L Q 
U U 
 
  
 
Conservazione della massa 
Conservazione dell’energia 
Il primo principio 
della 
termodinamica è 
rispettato. 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
L’esperienza dice che il processo inverso non è possibile. In sintesi 
Possibile 
realizzabile 
Impossibile 
irrealizzabile
15/03/2013 
99 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
L’esperienza mostra che dopo che il gas ha occupato tutto il volume disponibile non è 
possibile tornare indietro e portare il gas nel volume iniziale senza alcun problema. 
Eppure in tutti e due casi il primo principio della termodinamica è rispettato come pure il 
principio della conservazione della massa. 
L’esperienza dice che il processo può avvenire in una sola direzione. 
Su questo il primo principio della termodinamicanon dice alcunché. 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Va poi notato che un gas occupa sempre tutto il volume che ha a disposizione e che in tale 
volume la posizione delle molecole del gas è estremamente casuale dato la loro agitazione 
ed il loro movimento caotico. 
Mettendo a disposizione del gas un volume maggiore (come accade nel primo caso) la 
casualità della posizione delle molecole il gas aumenta diventa meno ‘organizzato’ più 
caotico. 
Prima dell’apertura del setto, poiché il volume a disposizione delle molecole era minore, il 
gas era più ‘organizzato’ la posizione dellemolecolemeno incerta anche se casuale.
15/03/2013 
100 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Si consideri ora una nuova esperienza. In un recipiente le cui pareti sono 
impermeabili, rigide adiabatiche vengono posti due blocchi di diverso materiale, di massa 
diversa ed a differente temperatura. 
I due blocchi siano separati da un setto che impedisca il loro contatto 
A 
B 
T maggiore 
T 
minore 
B 
T 
A 
T 
Se si consente ai due blocchi 
di venire in contatto c’è un 
flusso di calore dal blocco 
più caldo a quello più 
freddo. 
Dopo un certo periodo 
transitorio i due blocchi 
assumono la stessa 
temperatura. 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Si consideri ora la trasformazione inversa. 
Si pensi cioè di riportare i due blocchi alla situazione di partenza in cui uno abbia una 
temperaturamaggiore dell’altro. 
L’esperienza mostra che una trasformazione del genere non è possibile e non si può 
realizzare con la stessa facilità e ‘naturalezza’ con cui si è verificata quella 
precedentemente descritta. 
Anche in questo caso si vede come il processo abbia una sua direzione non invertibile. 
A 
B 
T maggiore 
T 
minore 
B 
T 
A 
T
15/03/2013 
101 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
La direzione di cui si parla sembra essere legata al disordine, alla casualità ed alla 
incertezza tipiche della scalamicroscopica del sistema. 
Il sistema è inabile ad autoorganizzarsi. 
L’esempio dei due blocchi dimostra che lo stato organizzato e strutturato dei due blocchi 
separati, sia per quello ad alta temperatura sia per quello a temperatura più bassa, tende 
verso uno stato più disorganizzato o meno strutturato caratterizzato da una temperatura 
unica più bassa. 
Il secondo principio della termodinamica descrive la direzionalità di un processo mediante 
una proprietà del sistema che possa a livello macroscopico dar conto del disordine, della 
casualità e della incertezza a livellomicroscopico. 
Questaproprietà del sistema è chiamataentropia. 
L’esperienza indica che l’entropia di un sistema isolato durante una qualunque 
trasformazione di quest’ultimodeve crescere o tuttalpiù restare costante. 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Indicando con la lettera S l’entropia il precedente principio si esprime formalmente: 
0 
dS 
oppure 
S S 
 
  
0 
sistema isolato 
  
finale iniziale 
Questa formulazione detta anche dell’aumento 
dell’entropia è dovuta a Clausius. 
Questi cercava di trovare una diversa formulazione del 
principio della conservazione dell’energia. 
Tuttavia nella sua ricerca egli rifletté su due esempi di 
irreversibilità dei processi in cui sia coinvolta l’energia sotto 
forma di calore. 
Vale a dire: 
Il calore sembra passare in modo naturale da un corpo più caldo ad un corpo più freddo e 
mai dal freddo al caldo. Dunque lo scambio termico avviene sempre in maniera 
irreversibile. 
Inoltre l’attrito converte il lavoro meccanico in calore ma in natura pare non ci sia un 
processo comparabile che trasformi tutto il calore disponibile in lavoro meccanico.
15/03/2013 
102 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Clausius individuò in queste due classi di fenomeni spontanei due tipi di cambiamento: 
Il cambiamento di temperatura (energia sotto forma di calore che passa dal caldo al 
freddo) 
Cambiamento di energia (energia meccanica che si trasforma in energia sotto forma di 
calore) 
Egli suppose che questi due tipi di cambiamentodovessero avere la stessa natura. 
Essi dovevano essere due aspetti diversi dello stesso fenomeno: la variazione di entropia nel 
senso che: 
Tutte le trasformazioni naturali che avvengono spontaneamente devono essere 
accompagnate da un aumento di entropia. 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Clausius stabilì anche un modo di quantificare la variazione di entropia 
tenendo presente la temperatura che caratterizza il calore che interviene 
nella trasformazione 
Pertanto: 
dS  dQ  
0 
T 
Enunciato di Clausius del secondo principio della termodinamica 
La relazione precedente sarà chiarita dalle considerazioni 
che seguono
15/03/2013 
103 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Da quanto detto in precedenza si evince che esistono due tipi di trasformazioni: 
Le trasformazioni reversibili 
Le trasformazioni irreversibili 
Generalmente: 
Le trasformazioni reversibili sono tutti quei processi realizzati mediante una 
successione di infiniti stati di equilibrio, tali che ogni stato differisca dal 
precedente o dal seguente per variazioni infinitesime dei valori dei parametri 
termodinamici. 
Praticamente, le trasformazioni reversibili sono trasformazioni che, una volta che il 
sistema sia stato riportato nello stato iniziale, non lasciano traccia o cambiamenti 
nell’ambiente. 
Già da quanto detto appare la idealità della cosa. 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
In buona sostanza, 
le trasformazioni reversibili, 
introdotte come comodo e ingegnoso artificio per studiare la termodinamica dei 
sistemi, 
rappresentano un processo ideale anche se concettualmente possibile. 
In contrapposizione tutte le altre trasformazioni sono dette trasformazioni 
irreversibili, nel senso che nessuna combinazione di processi può mai annullare 
i loro effetti e quindi esse lasciano una traccia non cancellabile in natura. (Che si 
tratti dell’aumento dell’entropia e della predisposizione naturale delle 
trasformazioni verso un maggior disordine ad una maggiore incertezza ed ad una 
maggiore casualità?) 
In altre parole, una volta operata una modificazione nel sistema, questo non può 
essere riportato nelle condizioni iniziali senza produrre qualche mutamento fisico 
operativamente definibile e misurabile nel sistema stesso o nell’ambiente esterno 
che ha interagito con esso.
15/03/2013 
104 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Da un punto di vista pratico i processi reversibili come si vedrà sono più 
vantaggiosi di quelli irreversibili e le trasformazioni reversibili rappresentano un 
limite al quale dovrebbero tendere le trasformazioni reali di calore in lavoro per 
realizzare le condizioni ottimali. 
Detto ciò è interessante vedere se si riesce a trovare una grandezza fisica 
mediante la quale valutare il grado di irreversibilità di una trasformazione 
reale caratterizzata da uno scambio energetico. 
Si vuole trovare una grandezza, correlata con il calore perduto o con il lavoro 
ottenuto durante una trasformazione, che ci possa fornire una misura di quanto 
una trasformazione irreversibile si allontani dalle condizioni ideali di un 
corrispondente processo reversibile. 
Nelle trasformazioni di calore in lavoro bisogna sempre tener conto del fatto che il 
calore ha una specie di quotazione in valore connessa con la temperatura a cui 
si trova. 
Pertanto è più facile trasformare calore in lavoro quando esso si trova ad alta 
temperatura che non quando si trova a bassa temperatura. 
IL SECONDO PRINCIPIO DELLA 
TERMODINAMICA 
L’ENTROPIA 
Queste considerazioni portano a dire che per definire la grandezza 
capace di misurare il grado di irreversibilità del processo in esame: 
Non si può fare riferimento solo al calore Q perché il lavoro ottenibile o 
il lavoro perduto rispetto ad un processo reversibile non può dipendere 
solo dalla quantità di calore coinvolta nella trasformazione. 
In qualche modo deve comparire la temperatura a cui il calore è 
disponibile 
Pertanto conviene adoperare una combinazione di calore Q e 
temperatura T, per esempio il rapporto Q/T in cui T è la temperatura che 
qualifica la quantità di calore Q scambiata nel processo.
Termodinamica
Termodinamica
Termodinamica
Termodinamica
Termodinamica
Termodinamica
Termodinamica
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Termodinamica
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Termodinamica

  • 1. 15/03/2013 1 Gli argomenti di queste note riguardano alcuni alcuni concetti relativi alla Termodinamica Meccanica dei fluidi Lo scopo è quello di fornire nozioni basilari necessarie ed utili per affrontare lo studio della Propulsione Aerospaziale e dell’Aerodinamica.
  • 2. 15/03/2013 2 Prima di cominciare questa breve e non approfondita trattazione degli argomenti prima elencati, si ritiene opportuno richiamare alcuni concetti di base della fisica molto utili per la comprensione sia della termodinamica sia della meccanica dei fluidi LE PROPRIETA’ DELLA MATERIA E’ difficile dare una definizione di materia. Per gli scopi di queste pagine si reputa più utile parlare delle proprietà dellamateria. Esse sono: Estensione Massa Gravitazione Indistruttibilità Inerzia Coesione Estensione. E’ l’abilità della materia ad esistere in uno spazio tridimensionale caratterizzato quindi da lunghezza, larghezza e profondità.
  • 3. 15/03/2013 3 LE PROPRIETA’ GENERALI DELLA MATERIA Massa. La massa è l’ammontare di materia che costituisce un determinato oggetto. Gravitazione. Essa è l’attrazione che ogni oggetto dell’universo esercita su ogni altro oggetto dell’universo. Un esempio significativo è l’attrazione che la Terra esercita su ogni oggetto. Questa attrazione altro non è che la nota forza peso. Indistruttibilità. Indistruttibilità significa che la materia non può essere creata o distrutta. Quanto ora detto si compendia nel principio della Conservazione della materia. Tuttavia questo principio cade in difetto in alcuni casi. Infatti nella fissione o nella fusione nucleare la materia può essere trasformata in energia. LE PROPRIETA’ GENERALI DELLA MATERIA Per tener conto di questo fatto il principio della conservazione è stato allargato nel principio della conservazione della Massa-Energia. Esso stabilisce che né la massa né l’energia possono essere create o distrutte ma possono essere convertite l’una (la massa) nell’altra (energia). Inerzia. L’inerzia è la tendenza della materia a rimanere in stato di quiete o, se è in movimento, a continuare a muoversi a velocità costante e sulla stessa traiettoria rettilinea a meno che non intervenga una causa (forza) esterna. Quello ora enunciato è il Primo Principio della Dinamica o Principio di Inerzia. Coesione. La coesione è l’attrazione che le molecole simili costituenti la materia esercitano le une sulle altre. La coesione è grande nei solidi, minore nei liquidi quasi nulla nei gas.
  • 4. 15/03/2013 4 I VARI STATI DI AGGREGAZIONE DELLA MATERIA Il modello accettato attualmente circa la struttura della materia considera quest’ultima costituita da miscugli omogenei ed eterogenei d’individui chimici. Questi possono essere sostanze elementari o composti; ambedue le categorie sono costituite da atomi. La materia si presenta in tre stati di aggregazione, solido, liquido, gassoso CARATTERISTICHE DELLA MATERIA NEI VARI STATI DI AGGREGAZIONE I Solidi sono caratterizzati da massa e volume propri. I solidi sono anche caratterizzati da forma propria Stato solido: ad una data temperatura, atomi e molecole sono legati da forze sufficienti perché il moto termico, sempre presente, salvo che allo zero assoluto, non modifichi le mutue posizioni permanentemente. Perciò la forma ed il volume sono praticamente ben definiti.
  • 5. 15/03/2013 5 SOLIDI Indipendentemente dalla forma esteriore, l’esame a livello microscopico di un solido rivela sempre una struttura interna ordinata secondo schemi più o meno complessi. Essa è detta struttura cristallina. Nella struttura cristallina, le molecole o gli atomi, che compongono la sostanza in esame, occupano posizioni fisse e ben determinate. La compattezza della struttura stessa determina alcune delle sue caratteristiche fisiche e meccaniche (densità, resistenza meccanica, durezza, fragilità, ecc.). CARATTERISTICHE DELLA MATERIA NEI VARI STATI DI AGGREGAZIONE I liquidi sono caratterizzati da massa e volume propri; i gas hanno solo massa propria. Essi sono detti anche fluidi. I fluidi (liquidi e gas: dal verbo latino “fluere = scorrere”) prendono la forma del recipiente che li contiene. Stato liquido: i legami interatomici e intermolecolari sono allentati, permettendo così una certa mobilità degli atomi e delle molecolema non l'allontanamento definitivo. Il volume resta perciò praticamente definito, mentre non lo è più la forma.
  • 6. 15/03/2013 6 CARATTERISTICHE DELLA MATERIA NEI VARI STATI DI AGGREGAZIONE I gas hanno solo massa propria. I gas hanno l’ulteriore caratteristica di tendere ad occupare tutto il volume a loro disposizione. Pertanto non hanno volume proprio. Stato gassoso: le particelle, avendo una energia termica molto superiore all'energia di interazione interatomica e intermolecolare, tendono ad allontanarsi l'una dall'altra e praticamente non si influenzano tra loro. Si ha perciò la massima espansione nello spazio disponibile. FLUIDI Nei fluidi non c’è ordine strutturale e perciò le molecole sono disposte “alla rinfusa”. Ciò permette che possano muoversi l’una rispetto all’altra determinando lo scorrimento e la facile “deformabilità” della massa con una “velocità” più o meno grande. La viscosità rappresenta la facilità con cui i vari strati, di cui possiamo immaginare composta una massa fluida, possono scorrere gli uni sugli altri e l’attrito viscoso è una forza che si oppone al movimento all’interno di un fluido.
  • 7. 15/03/2013 7 CARATTERISTICHE DELLA MATERIA NEI VARI STATI DI AGGREGAZIONE La densità, cioè la grandezza ottenuta dividendo la massa di un corpo per il suo volume. Nel caso dei solidi e dei liquidi, ha lo stesso ordine di grandezza. Nel caso dei gas essa è molto più piccola, circa 1000 volte di meno. LA NATURA DELLA MATERIA Come si è detto la materia non si crea e non si distrugge. Però essa può cambiare il suo statodi aggregazione. Questi passaggi di stato sono diversi a seconda dello stato di aggregazione di partenza e di quello di arrivo. Processo passaggio Fusione S  L Sublimazione S  G Solidificazione L  S Evaporazione L  G Condensazione G  L
  • 8. 15/03/2013 8 PRINCIPI BASE: LA MASSA Si ritiene utile approfondire alcuni concetti relativi alla massa. La massa è una proprietà fondamentale della materia e come tale può essere descritta da fenomeni legati al suo comportamento FENOMENI INERZIALI FENOMENI GRAVITAZIONALI La massa è una proprietà grazie alla quale la materia resiste ad ogni variazione del suo stato di moto. Questa è l’inerzia del corpo. La massa è la sorgente della gravitazione che descrive l’azione che una massa esercita su di un’altra massa. La forza gravitazionale si chiama peso. PRINCIPI BASE: LA MASSA Differenza fra la massa ed il peso di un corpo La massa è una proprietà intrinseca di un corpo e non è funzione della posizione nel campo gravitazionale. Il peso non è una proprietà del corpo. Esso è una forza esercitata sulla materia o massa che costituisce il corpo ed è determinata dalla posizione della massa o del corpo nel campo gravitazionale. La relazione che lega le due grandezze è: P  mg accelerazione di gravità (al livello del mare 9.808 m/s2)
  • 9. 15/03/2013 9 Unità di misura della massa •Kilogrammo •Libbra •Slug Tabella di conversione fra le unità di misura Kg Libbra Slug Kg 1 2.20 6.85x10-2 Libbra 0.454 1 3.11x10-2 Slug 14.594 32.17 1 Lo slug è quella massa, che sotto l’azione di 1 lbf, subisce una accelerazione di 1 ft/s2 1 Kg è uguale a 2.20 libbre o 6.85x10-2 slug PRINCIPI BASE: FORZA Definizione: Una Forza rappresenta l’azione esercitata da un corpo o da una particella su di un altro corpo. Azione per contatto (es. pressione) Azione a distanza (es. forze elettromagnetiche, gravitazionali) Caratteristiche di una forza: •Intensità •Direzione •Verso La Forza è una grandezza vettoriale
  • 10. 15/03/2013 10 UNITA’ DIMISURA DELLA FORZA Kgf lbf Newton (N) Kgf 1 2.20 9.80665 lbf 0.453592 1 4.45 Newton (N) 1.02x10-1 2.25x10-1 1 PRINCIPI BASE: LAVORO DEFINIZIONE: il lavoro e’ dato dal prodotto della forza per lo spostamento del punto di applicazione della forza nella direzione della forza stessa Caso in cui forza e spostamento hanno la stessa direzione P0 F P1 F P0 P1 P0P1 spostamento Lavoro = F x spostamento = F x P0P1
  • 11. 15/03/2013 11 PRINCIPI BASE: LAVORO DEFINIZIONE: il lavoro e’ dato dal prodotto della forza per lo spostamento del punto di applicazione della forza nella direzione della forza stessa Caso in cui forza e spostamento hanno direzioni diverse F P0 Ft P1 P0 P1 P0P1 spostamento L = Ft x P0P1 PRINCIPI BASE: L’ENERGIA Definizione: L’Energia è la capacità di un corpo di compiere un lavoro Energia cinetica: E’ la capacità di un corpo a compiere lavoro a causa del suo moto. Per un corpo Di massa m e velocità V si ha: Energia potenziale: E’ la capacità di un corpo a compiere lavoro a causa della sua posizione. 2 1 mV 2 Poiché l’energia di un corpo è misurata in termini del lavoro che esso può fare, essa ha le stesse dimensioni fisiche del lavoro
  • 12. 15/03/2013 12 FORME DI ENERGIA POTENZIALE LAVORO MECCANICO CALORE Il lavoro meccanico ed il calore sono due forme di energia. Infatti 1 Joule (unità di misura del lavoro meccanico) è uguale a 4.18688 Calorie (unità di misura della energia sotto forma di calore) UNITA’ DIMISURA DELL’ENERGIA Unità di misura dell’energia sotto forma di calore caloria Joule BTU caloria 1 4.18688 3.97x10-3 Joule 2.39x10-1 1 9.48x10-4 BTU 2.52x102 1055.56 1 BTU=British Termal Unit (unità termica britannica) 1 BTU è uguale 2.52x102 oppure a 1055.56 Joule
  • 13. 15/03/2013 13 UNITA’ DIMISURA DELL’ENERGIA Unità di misura dell’energia sotto forma di lavoro Joule kWh lbf ft Joule 1 2.78x10-7 7.38x10-1 kWh 3.6x106 1 2.66x106 lbf ft 1.36 3.77x10-7 1 kWh=chilowattora; lbf ft= libbre-forza piede 1 Joule è uguale a 2.78x10-7 kWh oppure a 7.38x10-1 lbf ft UNITA’ DIMISURA DELLA POTENZA CV Hp lbf ft/s W CV 1 9.86x10-1 5.42x102 7.35x102 Hp 1.01 1 550 7.46x102 lbf ft/s 1.84x10-3 1.82x10-3 1 1.36 W 1.36x10-3 1.34x10-3 7.38x10-1 1 CV=cavallo vapore; Hp= cavallo vapore britannico
  • 14. 15/03/2013 14 PREMESSA La termodinamica può essere definita come la parte della Fisica che studia tutti i processi nei quali si manifestano trasferimenti di energia. Questi processi riguardano un gran numero di fenomeni della Natura. Ad esempio : i fenomeni meteorologici i fenomeni vulcanici, la trasmissione del calore, i processi vitali ……………………………………….
  • 15. 15/03/2013 15 PREMESSA Pertanto la Termodinamica va al di là dei confini della stessa Fisica in quanto è molto utile nello studio della Chimica, dell'Ingegneria, della Biologia,... La Termodinamica è una branca della scienza estremamente interessante ed è capace di spiegare eventi che coinvolgono un enorme numero di particelle utilizzando un piccolo numero di grandezze fisiche e pochi assiomi, detti Principi o Leggi della Termodinamica. SCOPO DEL CORSO Lo scopo di queste brevi note è quello di pervenire ad una semplice e rigorosa esposizione del Primo e del Secondo Principio della Termodinamica. Verranno definiti i concetti di Lavoro, Temperatura e Calore. Il Primo Principio sarà definito solo in termini di Lavoro e Calore. Il concetto termodinamico di Energia sarà definito quantitativamente, e sarà mostrato che l’Energia Interna è una proprietà della materia. Si accennerà ai Flussi Stazionari parlando dei sistemi aperti.
  • 16. 15/03/2013 16 SCOPO DEL CORSO Il Secondo Principio verrà definito come fatto a se stante e verranno pure date le definizioni equivalenti come suoi corollari. Si definirà il concetto di Reversibilità. Sarà mostrato che anche l’Entropia è una proprietà del sistema. Di essa verranno date delle definizioni operative pur non tralasciando i concetti teorici. Infine si accennerà il concetto di Entalpia. Introduzione Passando a fatti un po’ più concreti, si può affermare che senza la Termodinamica non potrebbero essere spiegati tanti fatti e processi sia pure apparentemente esclusivamente di tipo meccanico. Infatti, si consideri a semplice titolo esemplificativo, un sistema costituito da un cosiddetto Oscillatore smorzato, nel quale il sistema è costituito dalla massa oscillante di valore m e velocità v e l’ambiente è costituito da tutto il resto, compreso il fluido, il cui coefficiente di attrito viscoso è g, in cui avviene il moto.
  • 17. 15/03/2013 17 Introduzione La diminuzione dell'energia meccanica H di questo oscillatore smorzato, secondo le leggi della Meccanica, è:      2  0  H  m v t Introduzione Cosa succede dell'energia dissipata? Di quanto si riscalda la massa m al termine del moto? Cosa cambia nel fluido? Il fenomeno è reversibile? Cioè, una volta che il moto è terminato, è possibile che il fluido restituisca l'energia accumulata e la massa si rimetta spontaneamente ad oscillare riportandosi alle condizioni iniziali?
  • 18. 15/03/2013 18 Introduzione In genere le risposte della Meccanica a queste domande sono  inesistenti, incomplete , inadeguate. Introduzione Ora si consideri una certa quantità di gas posta in un recipiente avente il coperchio mobile e su questo si ponga una massa m.
  • 19. 15/03/2013 19 Introduzione Quando il gas viene riscaldato esso si espande e solleva la massa m posta sul coperchio. Domande: Perché il gas si espande? Perché la massa m acquista energia cinetica? Quali sono i meccanismi di trasmissione dell'energia? Anche per queste domande la meccanica è in grado di offrire solo risposte qualitative. Introduzione Si sono viste due esperienze coinvolgenti due sistemi diversi vale a dire: L’oscillatore smorzato Un recipiente pieno di gas che si espande Per quello che caratterizza le due sperimentazioni la meccanica non fornisce sufficienti spiegazioni. La termodinamica è in grado di provvedere a ciò.
  • 20. 15/03/2013 20 Introduzione La Termodinamica concentra l'attenzione su tre entità: il sistema, l'ambiente e la superficie di contorno che delimita il sistema dall'ambiente. •Il sistema è il soggetto dell'indagine scientifica ed è costituito da una certa quantità di materia; • l'ambiente è tutto ciò con cui esso interagisce; •la superficie di contorno delimita l’estensione del sistema e condiziona il tipo di interazione. Introduzione L'idea chiave che accomuna il gran numero di oggetti che di volta in volta costituiscono il sistema, è il concetto di stato termodinamico. Un sistema è in un particolare stato termodinamico, sia in ogni sua parte sia nella sua globalità, quando è caratterizzato in ogni suo punto dalle stesse grandezze termodinamiche. Di queste si parlerà più avanti.
  • 21. 15/03/2013 21 TEMPERATURA E CALORE Occorre ora considerare due concetti basilari in termodinamica. Ad uno di essi si è già accennato in precedenza è arrivato il momento di completare i concetti già espressi. Tutto ciò porterà alla enunciazione del PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA TEMPERATURA E CALORE Per definire lo stato termico di un corpo e per descrivere i fenomeni di tipo termico in cui esso può essere coinvolto, sono necessarie due grandezze: la temperatura ed il calore. Il calore è “quella cosa” che si può misurare in base al riscaldamento di una sostanza e si comporta in modo da passare da un corpo all’altro senza aumentare né diminuire, cioè è qualcosa che si conserva. Esso provoca variazioni di temperatura, dilatazioni termiche, passaggi di stato.
  • 22. 15/03/2013 22 TEMPERATURA E CALORE Quindi il Calore è l’energia che serve per far muovere le particelle, molecole o atomi, di cui sono composte le sostanze e quindi è parte del contenuto energetico della massa di materia che costituisce il corpo in esame. La Temperatura è la grandezza con cui si misura lo stato, o meglio, questo livello energetico di un corpo. Essa è analoga all’altezza per l’energia potenziale meccanica o la tensione (la differenza di potenziale) per la corrente (energia) elettrica. TEMPERATURA E CALORE Quindi in definitiva Temperatura e Calore sono concetti ben diversi: la prima è una misura, un indice; il secondo è un’energia. La temperatura di un corpo ne esprime lo stato termico ed è un indice della tendenza del calore ad abbandonare il corpo. Se la temperatura di un corpo è alta non significa necessariamente che il corpo possiede molto calore, ma che possiede un’alta tendenza a cedere quello che ha.
  • 23. 15/03/2013 23 TEMPERATURA E CALORE Come già detto, la Temperatura è la grandezza fisica che descrive lo stato termico di un corpo (solido, liquido o gassoso) e costituisce quindi un indice numerico che può essere definito in maniera operativa con la descrizione di un dispositivo atto a misurarlo. In realtà, nei vari dispositivi realizzati per misurare la temperatura, questa non viene misurata direttamente ma si utilizza la misura di alcune proprietà dei corpi che dipendono dalla temperatura. Scegliendo una di queste proprietà e perciò una di queste grandezze, si fissa in realtà un tipo di strumento di misura della temperatura, cioè un termometro. TEMPERATURA E CALORE Con un tale strumento si può misurare la temperatura di ogni altro corpo in base alla seguente osservazione sperimentale. Se due corpi aventi diverso stato termico e quindi diversa temperatura vengono messi a contatto, in assenza di reazioni chimiche e di cambiamento di fase, cioè di stato di aggregazione, essi raggiungono dopo un certo intervallo di tempo la stessa temperatura, o meglio lo stesso stato termico. Un esempio è costituito da un capillare di vetro dove un liquido, di solito mercurio, può dilatarsi e salire a seconda della temperatura. Questo strumento sfrutta la tendenza di tutti i materiali a cambiare il proprio volume a seconda della temperatura.
  • 24. 15/03/2013 24 TEMPERATURA E CALORE Per eseguire misurazioni di temperatura vengono definite delle scale termometriche. Le più importanti e diffuse nell’uso pratico sono:  Scala centigrada o Celsius  Scala Fahrenheit  Scala assoluta o Kelvin TEMPERATURA E CALORE Scala centigrada o Celsius Questa scala termometrica prende come punto di riferimento zero la fusione del ghiaccio e come punto di riferimento cento l’ebollizione dell’acqua in condizioni standard, cioè alla pressione corrispondente al livello del mare ad una latitudine di 45°. L'intervallo così definito viene diviso in cento parti uguali a ciascuna delle quali Celsius diede il nome di “grado centigrado” (°C). Si tratta di una scala convenzionale.
  • 25. 15/03/2013 25 TEMPERATURA E CALORE Scala Fahrenheit La scala Fahrenheit pone uguale a zero (0°F) la temperatura più bassa raggiungibile con una miscela ghiaccio-cloruro di ammonio (corrispondente a circa –18°C) ed uguale a cento (100°F) la temperaturamedia del corpo umano. Dividendo in cento parti l'intervallo fra i due punti, ne deriva che 1 grado Fahrenheit risulta essere circa 0,55 gradi centigradi. Infatti la temperatura di fusione della soluzione è di circa -17,5 gradi (sotto lo zero centigrado), per cui l'intervallo fra tale temperatura e i noti 37 gradi del corpo umano (sano) risulta essere di 55,5 gradi centigradi. TEMPERATURA E CALORE Scala Fahrenheit La temperatura dell'ebollizione dell'acqua misurata in gradi Fahrenheit (°F) risulta quindi essere di circa 212°F, mentre lo zero centigrado corrisponde a 32°F, per cui l'intervallo dei 100 gradi centigradi risulta essere di 180 gradi Fahrenheit. In altre parole e riferendosi alla scala Celsius, per questa scala termometrica è stato assegnato il punto di fusione del ghiaccio a 32 gradi (32°F) e il punto di ebollizione dell'acqua a 212 gradi (212°F). La scala Fahrenheit è impiegata diffusamente ed è praticamente la sola usata nei paesi anglosassoni in particolare negli USA.
  • 26. 15/03/2013 26 TEMPERATURA E CALORE La scala assoluta Questa scala termometrica, la cui unità di misura è il grado Kelvin (°K), prende come unico riferimento l’estremo inferiore teorico delle temperature raggiungibili in natura assegnandole il valore 0°K. Lo zero Kelvin rappresenta il limite inferiore delle temperature raggiungibili in natura e non esistono temperature Kelvin negative. Per questa ragione questa non è una scala convenzionale ma assoluta. TEMPERATURA E CALORE La scala Rèaumur (in disuso) La scala introdotta nel 1732 dal fisico francese A.R. Rèaumur è costruita attribuendo il valore zero alla temperatura del ghiaccio fondente in equilibrio con l’acqua alla pressione atmosferica a livello del mare. Il valore 80 viene dato alla temperatura di ebollizione dell’acqua distillata a pressione atmosferica a livello del mare. L’intervallo 0-80 è diviso in 80 parti uguali ognuna delle quali è detta grado Reaumur (°r).
  • 27. 15/03/2013 27 TEMPERATURA E CALORE La scala Rankine (poco usata) Questa scala fu introdotta verso il 1860 dal fisico ingleseW.J. Rankine. E’ la scala assoluta dei gradi Fahrenheit. Essa è costruita attribuendo il valore 491.67 alla temperatura del ghiaccio fondente in equilibrio con l’acqua alla pressione atmosferica al livello del mare. Viene poi attribuito il valore 671.67 alla temperatura dell’acqua distillata alla pressione atmosferica al livello delmare. L’intervallo fra i due valori viene diviso in 180 parti a ciascuna delle quali è dato il nome di grado Rankine (°R). TEMPERATURA E CALORE Per l’importanza che la grandezza temperatura assume in ogni aspetto professionale, è necessario saper passare dalle misure in una delle scale termometriche alle corrispondenti di un'altra. Per passare da una scala termometrica all’altra si possono utilizzare le seguenti relazioni: da centigrada a fahrenheit: TF = 9/5 TC + 32 da centigrada ad assoluta: TK = TC + 273,16 da assoluta a fahrenheit: TF = 9/5 TK – 459,6
  • 28. 15/03/2013 28 TEMPERATURA E CALORE Per avere un'idea approssimata, ma sufficiente a scopi pratici che non richiedano grande precisione, possono essere utilizzate le seguenti due regole: per passare da gradi centigradi (°C) a gradi Fahrenheit (°F), si moltiplica per 2 e si aggiunge 30. viceversa, per passare da gradi Fahrenheit (°F) a gradi centigradi (°C) si toglie 30 e si divide per 2. TEMPERATURA E CALORE Se però si vuole un dato esatto si può ricorrere alla seguente proporzione: °C:100=(°F-32):180 dalla quale si ricavano le seguenti due relazioni esatte: F  C1.8  32 C  F  32 /1.8
  • 29. 15/03/2013 29 Corrispondenza delle temperature nelle cinque scale termometriche T TC TF Tr TK TR TC 1 5  T 32 5  9 F TF 1 Tr 1 TK 1 TR 1 T T  273.15 5 K T  273.15 4 r 9 R 9 T  32 9 T  32 5 c 4 r 9 459.67 5 K T  459.67 R T  4 T 4  T  32 5 C 9 F 4 T  218.52 4 T  218.52 5 K 9 R 273.15 C T  5 255.37 9 F T  5 273.15 4 r T  5 9 R T 9 491.67 5 C T  459.67 F T  9 491.67 4 r T  9 5 K T INTRODUZIONE ALLA TERMODINAMICA La termodinamica si occupa principalmente delle trasformazioni di calore in lavoro meccanico e delle trasformazioni inverse di lavoro meccanico in calore. E’ da relativamente poco tempo che il calore viene considerato una forma di energia e come tale esso può essere trasformato in altre forme di energia.
  • 30. 15/03/2013 30 INTRODUZIONE ALLA TERMODINAMICA In precedenza fin dall’antichità si pensava che il calore fosse una specie di fluido indistruttibile detto calorico. Addirittura si pensava che esso, rappresentato dal fuoco, fosse la quarta sostanza fondamentale della natura (le altre tre erano la terra, l’aria e l’acqua). In questo ambito i fenomeni di riscaldamento dei corpi venivano interpretati come passaggio di questo fluido da un corpo ad un altro. INTRODUZIONE ALLA TERMODINAMICA E’ stato solamente verso la metà dell’ottocento soprattutto per merito di scienziati come Carnot, Joule, Clausius ed altri, che il calore fu ufficialmente riconosciuto come forma di energia. Quindi furono fissati i criteri secondo i quali è stato possibile stabilire una equivalenza tra calore e lavoromeccanico. Poi furono enunciati i principi della termodinamica e soprattutto il primo principio della termodinamica. Esso oggi è universalmente conosciuto come principio di conservazione dell’energia per i sistemi termodinamici.
  • 31. 15/03/2013 31 INTRODUZIONE ALLA TERMODINAMICA La via per capire e comprendere l’equivalenza esistente tra calore ed energia meccanica si basa sulla cosiddetta interpretazione cinetica dei fenomeni termodinamici o teoria cinetica molecolare. Essa fa risalire tutti i fenomeni termici ai disordinati movimenti degli atomi e delle molecole che costituiscono la materia dei corpi e dei sistemi che sono coinvolti nei fenomeni che si vogliono analizzare. INTRODUZIONE ALLA TERMODINAMICA Da questo punto di vista, lo studio dei fenomeni termici e del calore si trasforma nello studio di una particolare branca della meccanica. Si tratta della meccanica di un insieme di particelle, gli atomi o le molecole, costituenti i corpi in esame. Il sistema ha un elevato numero di componenti e quindi perde importanza la descrizione dettagliata del loro singolo stato e del loro singolo movimento. Pertanto cui si debbono necessariamente considerare le proprietà medie del loro intero insieme.
  • 32. 15/03/2013 32 INTRODUZIONE ALLA TERMODINAMICA Questo ramo della meccanica, che si è sviluppato soprattutto per merito di scienziati come Maxwell, Boltzmann ed altri, è detto meccanica statistica. Esso ha fornito un’ottima chiave interpretativa dei fenomeni termodinamici, consentendo la comprensione ed la formulazione delle leggi fondamentali che li regolano e li governano. Pare una cosa abbastanza tosta e difficile. E lo è INTRODUZIONE ALLA TERMODINAMICA In realtà nella termodinamica pura il metodo che si adotta per spiegare i fenomeni parte da un punto di vista completamente diverso. Infatti i principi fondamentali vengono considerati come postulati fondati sull’esperienza. Si giunge così a conclusioni e si ottengono risultati dallo studio e dall’osservazione dei fenomeni termodinamici senza far ricorso alla teoria cinetica molecolare, cioè senza entrare nel meccanismo cinetico dei fenomeni stessi. Si tornerà più avanti su quanto ora detto per ampliare il concetto.
  • 33. 15/03/2013 33 DEFINIZIONE DI SISTEMA FISICO Più volte finora è stato utilizzato il termine Sistema. E’ arrivato il momento di capirne di più. L’applicazione di principi scientifici alla soluzione di un qualunque problema deve necessariamente partire con la separazione di una regione di spazio limitata riempita di una quantità finita di materia da tutto quanto la circonda. Questa parte che viene idealmente isolata e su cui si concentra l’attenzione viene chiamata sistema. Tutto ciò che è esterno al sistema e che quindi non vi fa parte pur potendone influenzare il comportamento, viene detto ambiente circostante. DEFINIZIONE DI SISTEMA FISICO Un sistema fisico è perciò costituito da un solido, un liquido, un gas, una soluzione satura o non, ecc. racchiusa in una porzione di spazio delimitata da superfici reali e/o fittizie Quando un sistema fisico è grande abbastanza da essere rilevabile ed osservabile direttamente dai nostri sensi, allora esso è detto sistema macroscopico.
  • 34. 15/03/2013 34 DEFINIZIONE DI SISTEMA FISICO Un sistema fisico può essere costituito da una certa quantità di un fluido omogeneo (gas) e il suo stato termodinamico è determinato dai valori di pressione e temperatura del gas (poi si vedrà perché). TIPI DI SISTEMI FISICI Un sistema fisico viene detto: Isolato, se non scambia né materia né energia con l’ambiente. Chiuso, se scambia energia ma non materia con l’ambiente. Aperto, se scambia materia ed energia con l’ambiente. Poiché il calore è una forma di energia, un sistema per essere isolato non deve scambiare neanche calore con l’ambiente.
  • 35. 15/03/2013 35 TIPI DI SISTEMI FISICI TIPI DI SISTEMI FISICI Ad esempio, una pentola senza coperchio in cui ci sia dell’acqua che bolle non costituisce un sistema chiuso perché a causa dell’evaporazione c’è una dispersione di una parte dell’acqua nell’ambiente. Se si trascura il fenomeno delle meteoriti e della polvere cosmica, la Terra può essere sostanzialmente considerato un sistema chiuso ma non isolato in quanto riceve calore e perciò energia dal sole e disperde energia termica nella forma di radiazione infrarossa verso lo spazio cosmico.
  • 36. 15/03/2013 36 I sistemi con cui un sistema non isolato scambia energia sono detti sorgenti. Un sistema e le sue sorgenti formano nel loro insieme un sistema isolato se le sorgenti non scambiano energia con altri sistemi. TIPI DI SISTEMI FISICI PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI Si possono distinguere due tipi di proprietà di ogni sistema: Le proprietà intensive Le proprietà estensive
  • 37. 15/03/2013 37 PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI Proprietà intensive Una proprietà di un sistema si dice intensiva quando il valore della grandezza che ne fornisce la misura è lo stesso sia per l'intero sistema che per le sue parti comunque piccole esse siano. Temperatura, Pressione, Vettore di polarizzazione, Vettore di magnetizzazione Proprietà estensive Una proprietà di un sistema si dice estensiva se, suddividendo il sistema in più parti, la somma dei valori della grandezza che fornisce la misura di quella proprietà per le parti è eguale al valore della misura della proprietà dell’intero sistema. Volume, massa, Energia interna, Entropia PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI Proprietà estensive Le proprietà estensive di un sistema diventano intensive quando vengono divise per la massa del sistema. In tal caso esse sono contraddistinte dall'aggettivo specifico. Volume specifico, Energia interna specifica, Entropia specifica Se in un sistema non avviene nessun cambiamento, cioè se tutte le sue proprietà pressione, temperatura, volume, composizione chimica ecc.., rimangono costanti, si dice che il sistema è in equilibrio.
  • 38. 15/03/2013 38 PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI Per poter seguire le variazioni delle proprietà dei sistemi e quindi le loro trasformazioni, è necessario definire anche le caratteristiche peculiari delle pareti che costituiscono le superficie di contorno del sistema. Le pareti possono essere di vari tipi: Impermeabili; Adiabatiche Diatermiche Rigide e fisse PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI Parete impermeabile è una parete che impedisce lo scambio di materia fra sistema ed ambiente. Un sistema delimitato da una parete impermeabile è un sistema chiuso. Parete adiabatica o termicamente isolata è una parete che non permette scambi di calore. Se un sistema in equilibrio è delimitato da una parete adiabatica, per modificarne lo stato termodinamico è necessario spostare la parete. Un sistema delimitato da pareti adiabatiche viene detto termicamente isolato.
  • 39. 15/03/2013 39 PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI Parete diatermica o termicamente conduttrice è una parete non adiabatica, cioè una parete che consente scambi di calore. Parete rigida e fissa è una parete che impedisce al sistema di eseguire o subire lavoro meccanico. Un tale sistema si dice meccanicamente isolato. PROPRIETA’ DEI SISTEMI FISICI Parete rigida, fissa ed adiabatica è una parete che non consente alcuno scambio di energia tra il sistema e l’ambiente circostante. In questo caso il sistema viene detto energeticamente isolato. Nel seguito non sono presi in considerazione eventuali scambi di energia con il sistema dovuti a campi di forze esterne (campi gravitazionali, elettromagnetici,…etc.).
  • 40. 15/03/2013 40 STATO DI UN SISTEMA Un sistema macroscopico è costituito da un numero grandissimo di particellemicroscopiche (atomi e/o molecole). Però non è né utile né possibile seguire e descrivere il suo comportamento specificando istante per istante lo stato di moto di ciascuno dei suoi componenti microscopici. Infatti in meccanica lo stato di un sistema è completamente definito quando in ogni istante sono note la posizione e la velocità di ogni punto materiale del sistema stesso (un punto materiale è un punto dotato di massa). STATO DI UN SISTEMA Questo significa che bisogna conoscere 6N variabili per un sistema composto di N punti materiali (un punto materiale libero di muoversi nello spazio ha 6 gradi di libertà, cioè ha sei possibilità di muoversi: tre possibilità di muoversi lungo le direzioni degli assi di un sistema di riferimento cartesiano ortogonale; tre possibilità di ruotare intorno a tali assi.
  • 41. 15/03/2013 41 STATO DI UN SISTEMA In termodinamica si introduce un concetto di stato di un sistema diverso e molto più semplice. In pratica non è conveniente usare la definizione meccanica per definire lo stato di un sistema termodinamico. Infatti il sistema contiene un numero grandissimo di punti materiali (gli atomi e le molecole) e quindi è impossibile assegnare le 6N variabili per ognuno di essi per specificarne lo stato. STATO DI UN SISTEMA Inoltre le quantità trattate in termodinamica rappresentano proprietà medie del sistema per cui la conoscenza dettagliata del moto (velocità e posizione) di ogni punto materiale è del tutto superflua ed inutile. Un sistema macroscopico può essere descritto, cioè il suo stato può essere indicato in ogni istante, utilizzando parametri macroscopici di insieme o grandezze, che indichino le caratteristiche del sistema stesso sia nel suo complesso sia in sue porzioni macroscopiche.
  • 42. 15/03/2013 42 STATO DI UN SISTEMA Questi parametri o grandezze vengono detti grandezze termodinamiche o parametri termodinamici di stato, nel senso che indicano in ogni momento lo stato termodinamico del sistema nel suo insieme. Ad esempio si consideri un sistema costituito dal contenuto di un cilindro di un motore a scoppio di un’automobile. Prima dello scoppio l’analisi chimica di tale contenuto rivelerebbe una miscela di idrocarburi ed aria. Dopo lo scoppio l’analisi mostrerebbe la presenza di prodotti di combustione descrivibili in termini di determinati composti chimici. STATO DI UN SISTEMA Specificando le quantità relative delle varie sostanze presenti si ottiene la descrizione della composizione del sistema. Questo sistema occupa in ogni istante un certo volume che dipende dalla posizione del pistone. Il volume può essere facilmentemisurato ed in laboratorio. Ad esempio esso può essere registrato automaticamente mediante un dispositivo connesso al pistone.
  • 43. 15/03/2013 43 STATO DI UN SISTEMA Un’altra quantità indispensabile per descrivere il sistema in esame è la pressione dei gas nel cilindro. Dopo lo scoppio la pressione è alta, dopo lo scarico la pressione è bassa. Anche per la pressione si possono utilizzare in laboratorio apparecchiature che ne misurino e ne registrino automaticamente le variazioni. STATO DI UN SISTEMA C’è infine un’altra grandezza senza la quale non è possibile descrivere correttamente il funzionamento del motore: la temperatura. Si comprende ora quali possono essere i parametri di stato cioè quelli in grado di descrivere completamente lo stato del sistema Ad esempio i parametri di stato sono la massa (intesa qui come quantità di materia che compone il sistema), il volume, la pressione, la composizione, la densità (cioè la massa riferita al volume da essa occupato), la temperatura. Si può dimostrare che i valori di tali parametri di stato sono riconducibili a proprietà microscopiche mediate su porzioni macroscopiche del sistema stesso.
  • 44. 15/03/2013 44 LA PRESSIONE In precedenza si è parlato di calore, si è parlato di grandezze di stato e fra esse particolare attenzione è stata dedicata alla temperatura. E’ ora opportuno parlare di un’altra grandezza di stato: la pressione LA PRESSIONE Generalmente la pressione viene definita come una forza per unità di superficie. Questa definizione serve principalmente a definire le dimensioni della pressione ma nulla dice su come nasce questa forza per unità di superficie. I gas sono costituiti da particelle dotate di un moto caotico. Se una certa quantità di gas viene racchiusa in un contenitore si ha che le particelle nel loro moto urtano contro la superficie del contenitore. La pressione è l’effetto macroscopico di tutti questi urti.
  • 45. 15/03/2013 45 PRESSIONE IN UN FLUIDO V1 V2 a1 a2 V2 = V1 a2  a1 P Urto elastico Vn1 Vn2 Vt1 Vt2 Quantità di moto tangenziale prima dell’urto=m Vt1 Quantità di moto tangenziale prima dell’urto=m Vt2 Urto Elastico Vn2 = -Vn1 Vt2 = Vt1 Variazione nulla Quantità di moto normale prima dell’urto=-m Vn1 Quantità di moto normale prima dell’urto=m Vn2 Variazione=m(Vn2+Vn2)= =2mVn V1 V2 V2 = V1 PRESSIONE IN UN FLUIDO P
  • 46. 15/03/2013 46 CONSEGUENZA DELL’URTO ELASTICO DELLA PARTICELLA SULLA PARETE PRESSIONE IN UN FLUIDO V1 V2 P VARIAZIONE DELLA QUANTITA’ DI MOTO NORMALE ALLA PARETE FORZA ESERCITATA DALLA PARTICELLA SULLA PARETE PRESSIONE (STATICA) PRESSIONE IN UN FLUIDO RIEPILOGO • Poiché l’urto della particella sulla superficie è elastico non ci sono variazioni della quantità di moto in direzione tangenziale ma solo in direzione normale. • Ne consegue che la forza esercitata dalla particella sulla superficie e la conseguente reazione sono perpendicolari alla superficie che circonda il punto P. • La forza esercitata dalla particella sulla parete e’ la pressione statica che il fluido esercita sulla parete.
  • 47. 15/03/2013 47 UNITA’ DI MISURA DELLA PRESSIONE atm bar Pa psi inHg atm 1 1.01 101325 14.70 29.92 bar 9.87x10-1 1 105 14.50 29.52 Pa 9.87x10-6 10-5 1 1.45x10-4 2.95x10-4 psi 6.80x10-2 6.89x10-2 6.89x103 1 2.04 inHg 3.35x10-2 3.39x10-2 3.39x103 4.91x10-1 1 I GAS E LE LORO LEGGI Nella definizione della pressione data in precedenza si è preso in considerazione un gas racchiuso in un recipiente. Nello sviluppo del corso di propulsione come pure nello studio dell’aerodinamica i sistemi considerati saranno costituiti da gas contenuti in spazi delimitati da superfici reali e/o fittizie. Pertanto nel proseguire lo studio della termodinamica è opportuno fissare l’attenzione sui gas e sulle leggi che regolano il loro comportamento. Si perverrà a delle relazioni utili ed ad un modello che schematizza in modo abbastanza aderente alla realtà il comportamento di un gas: il gas perfetto.
  • 48. 15/03/2013 48 I GAS E LE LORO LEGGI Tra i parametri rilevabili durante l’evoluzione di un fenomeno fisico che ha per “protagonista” un gas, quelli che risultano essenziali per seguirne l’evoluzione e per descrivere lo stato del gas durante tale fenomeno sono come già detto: la pressione, il volume, la temperatura. Queste tre grandezze sono legate tra loro in tutti i fenomeni evolutivi che possono interessare una massa gassosa. I GAS E LE LORO LEGGI I gas sono sostanze fluide caratterizzate dal fatto di avere massa propria ma non forma né volume, anzi essi tendono ad occupare tutto il volume messo a loro disposizione. Posti in un recipiente chiuso essi lo occupano totalmente. Se poi il recipiente ha un coperchio scorrevole, cioè se si fa variare il volume V del recipiente che contiene una massa gassosa, questa occuperà tutto il volume. Pertanto se V aumenta la massa di gas si “espande” per occuparlo tutto. Invece se V diminuisce essa si “contrae” per adattarsi a questa nuova situazione.
  • 49. 15/03/2013 49 I GAS E LE LORO LEGGI Le molecole che costituiscono il gas sono sempre in movimento e, come visto in precedenza, urtando contro le pareti del recipiente che le contiene esercitano su di esse delle azioni che complessivamente sono misurabili mediante una grandezza detta pressione. Quando si fa aumentare il volume del recipiente, lasciando costante la massa di gas in esso contenuto, e perciò il numero di molecole, aumenta lo spazio che esse hanno a disposizione per i loro movimenti Pertanto diminuiscono gli urti sulle pareti e quindi la pressione che il gas esercita sulle pareti del recipiente stesso. I GAS E LE LORO LEGGI Sempre a parità di massa gassosa e quindi di numero di molecole, se il volume del recipiente diminuisce si riduce lo spazio disponibile e quindi aumentano gli urti delle particelle sulle pareti e perciò aumenta la pressione che il gas esercita sulle pareti del recipiente. Infatti, facendo proprio un esperimento di questo tipo si può rilevare che il gas racchiuso nel recipiente ha un comportamento analogo a quello di una molla (questa proprietà viene sfruttata nella costruzione degli ammortizzatori a gas in uso sulle auto e sui velivoli).
  • 50. 15/03/2013 50 I GAS E LE LORO LEGGI In quanto detto finora si è mantenuta costante la temperatura della massa di gas. Infatti se si fornisce calore facendo aumentare la temperatura, aumenta l’agitazione molecolare per cui aumentano sia il numero sia l’intensità degli urti sulle pareti del recipiente e quindi aumenta la pressione. Pertanto ci sarebbero due diverse cause cui attribuire l’aumento delle pressione. Per il momento se ne esclude una e si ragiona mantenendo costante la temperatura. Dunque, mantenendo la temperatura costante si può dire che volume e pressione di un gas sono grandezze inversamente proporzionali tra loro o che il loro prodotto è costante. I GAS E LE LORO LEGGI Questo fatto va sotto il nome di LEGGE DI BOYLE (o legge della isoterma) che pertanto si enuncia dicendo che: In un gas, a temperatura costante e lontano da quella di liquefazione, pressione p e volume v sono grandezze inversamente proporzionali tra loro secondo una costante k dipendente essenzialmente dalla natura del gas e dalla temperatura: pv  k a T = cost
  • 51. 0 ,10 ,20 ,30 ,40 ,50 ,60 ,70 ,80 ,91 ,11 ,21 ,31 ,41 ,51 ,61 ,71 ,81 ,92 ,12 ,22 ,32 ,42 ,52 ,62 ,72 ,82 ,9 (N/m^3) 15/03/2013 I GAS E LE LORO LEGGI 2580000 TRASORMAZIONE ISOCORA 2080000 1580000 T=288.15 K P T=500 K T=1000 K 1080000 T=2000 K Aumento della temperatura 580000 80000 v(m^3/Kg) I GAS E LE LORO LEGGI Si supponga ora di far variare la temperatura di un gas fornendo calore e mantenendo costante il volume. Il calore fornito o meglio l’energia sotto forma di calore fa aumentare l’attività molecolare in quanto si innalza l’energia cinetica delle particelle che costituiscono il gas. Il numero di urti delle particelle contro le pareti del recipiente aumenta. Allora nelle condizioni la pressione aumenta secondo una legge di proporzionalità diretta con la temperatura. 51
  • 52. 15/03/2013 52 I GAS E LE LORO LEGGI Questo fatto va sotto il nome di LEGGE DI GAY-LUSSAC (o legge della isocora) che pertanto si enuncia dicendo che: In un gas, facendo variare la temperatura (fornendo o sottraendo calore) e mantenendo costante il volume, la pressione varia secondo una legge di proporzionalità diretta. p p0 k1t a v = cost in cui, se t è misurata in °C, p0 è la pressione a 0°C e k1 è una costante che dipende dalla massa di gas in esame. I GAS E LE LORO LEGGI LEGGE DI GAY-LUSSAC ( o della isocora) Se la temperatura è misurata secondo la scala assoluta o Kelvin che pone lo zero a -273,15°C in corrispondenza del quale cessa qualunque attività cinetica molecolare, allora la relazione diventa: 1p  k T
  • 53. 01020304050607080901011012013014015016017018019020 (N/m^3) 15/03/2013 I GAS E LE LORO LEGGI 1400000 1200000 TRASFORMAZIONE ISOCORA 1000000 800000 v=0.5(m^2/Kg) v=1 (m^3/Kg) 600000 P v=2 (m^3/Kg) v=4 (m^3/Kg) 400000 200000 Zona priva 0 di significato T (K) I GAS E LE LORO LEGGI Se, invece si fa variare la temperatura di un gas (fornendo calore) e mantenendo questa volta costante la pressione, si sa che aumenta l’attivitàmolecolare. In queste condizioni, allora, è il volume che aumenta secondo una legge di proporzionalità diretta con la temperatura. 53
  • 54. 15/03/2013 54 I GAS E LE LORO LEGGI Questo fatto va sotto il nome di LEGGE DI VOLTA o di CHARLES ( o della isocora) che pertanto si enuncia dicendo che: In un gas, facendo variare la temperatura (fornendo o sottraendo calore) mantenendo costante la pressione, il volume varia secondo una legge di proporzionalità diretta: v  v0  k2t a p = cost in cui, se t è misurata in °C, v0 è il volume a 0°C e k2 è una costante che dipende dalla massa di gas in esame. I GAS E LE LORO LEGGI LEGGE DI VOLTA o di CHARLES
  • 55. 15/03/2013 55 I GAS E LE LORO LEGGI LEGGE DI VOLTA o di CHARLES Se la temperatura è misurata secondo la scala assoluta o Kelvin che pone lo zero a -273,15°C in corrispondenza del quale cessa qualunque attività cineticamolecolare, allora la relazione diventa: v  k2T Gli esempi indicati dei modi in cui possono variare le grandezze caratteristiche di un gas sono casi limite nel senso che nella maggioranza dei casi, facendo variare la temperatura, variano sia il volume sia la pressione. GAS PERFETTO Per studiare i gas si utilizza generalmente un modello fisico-matematico che permette di simulare il loro comportamento. Questo si fa perché in realtà ed in determinate condizioni e circostanze il comportamento dei gas si discosta dalle leggi che sono state appena indicate. Questo gas (che non esiste in natura) viene detto gas perfetto Esso non liquefa mai (le leggi viste in precedenza sono valide in campi di temperatura lontani dal punto di liquefazione del gas in esame) per cui il suo comportamento segue perfettamente le leggi appena indicate.
  • 56. 15/03/2013 56 GAS PERFETTO Inoltre, le particelle di cui è costituito hanno un covolume, cioè un volume proprio, nullo (o comunque trascurabile rispetto al volume del recipiente che contiene il gas). Inoltre fra di loro non esistono interazioni a distanza e gli urti tra loro sono perfettamente elastici. In particolare, alla temperatura di 0°K (Kelvin) questo gas non ha più volume e pressione come si è visto con le leggi di Volta e di Gay- Lussac. Lo zero della scala termometrica Kelvin, lo “zero assoluto” come si usa dire, è per tale ragione una temperatura teorica ed ideale che non può in pratica essere mai raggiunta né tantomeno superata. LEGGE DI STATO Nell’ipotesi di validità del modello di gas perfetto, cioè per valori di temperatura (per un gas reale) lontani dal punto di liquefazione, le tre leggi di Boyle, di Gay-Lussac e di Volta sono conglobabili in una sola legge che descrive lo stato di un gas in ogni momento della sua evoluzione durante un fenomeno. Tale legge è detta legge di stato. Questa legge o equazione di stato coinvolge le tre grandezze che definiscono lo stato di un sistema cioè: La temperatura, Il volume, La pressione.
  • 57. 15/03/2013 57 LEGGE DI STATO Questa legge è rappresentata analiticamente dalla relazione: pv  nRT che è detta EQUAZIONE DI STATO o EQUAZIONE CARATTERISTICA DEI GAS PERFETTI. In essa: p è la pressione del gas, v il suo volume, n la quantità di gas in esame, espressa in numero di moli (n = m/M in cui m è la massa di gas in esame ed M è la massa atomica o molecolare), R = 8,31 J/°K x mole è una costante (perchè il gas è perfetto) detta costante universale dei gas.. EQUAZIONE DI STATO o EQUAZIONE CARATTERISTICA DEI GAS PERFETTI Nel corso dello studio dell’aerodinamica e del funzionamento dei motori risulta più conveniente utilizzare una forma dell’equazione di stato derivata da quella vista in precedenza. Vale a dire pv  RT Dove R dipende dal tipo di gas che si considera. Nel Sistema Internazionale per l’aria si ha che R=287 [J/KgK]. Dalla relazione ora scritta è facile ricavare tutte le leggi dei gas ricavate in precedenza. Permaggiore chiarezza si faccia riferimento alla pagina seguente.
  • 58. 15/03/2013 58 LE LEGGI DEI GAS ISOCORA v  k  p  RT  p  R  cost 1 k T k 1 1 ISOTERMA T  k  pv  Rk  cost 2 2 ISOBARA p  k  v  R T  v  R  cost 3 k T k 3 3 TRASFORMAZIONI TERMODINAMICHE Quando sono state presentate le leggi sui gas si sono descritte alcune esperienze quali fornire calore oppure cambiare il volume. Si è detto poi che pressione, volume e temperatura definiscono in modo completo la condizione in cui permane il gas prima che ciascuna delle esperienze effettuate. Pertanto esse sono state definite come grandezze di stato. Tutte queste esperienze sono state effettuate tenendo di volta in volta costante una delle grandezze caratteristiche del gas.
  • 59. 15/03/2013 59 TRASFORMAZIONI TERMODINAMICHE L’esperienza mostra che, alla fine dell’esperimento, le grandezze termodinamiche non tenute costanti sono cambiate e le leggi trovate indicano ilmodo di calcolare i nuovi valori che esse hanno assunto. Il fatto che le grandezze termodinamiche sono cambiate indica che il sistema ha subito una trasformazione. Una trasformazione termodinamica. Quindi si può dire che un sistema termodinamico subisce una trasformazione termodinamica tutte le volte che i valori delle sue grandezze termodinamiche subiscono una variazione e quale che sia la causa che provochi questa variazione. TEMPERATURA E PRINCIPIO ZERO DELLA TERMODINAMICA Dunque per descrivere i fenomeni termodinamici è necessario che si renda quantitativo, e perciò misurabile, il criterio con cui sensorialmente si distingue il diverso stato termico in cui un sistema può trovarsi (caldo, freddo, tiepido, ecc). Come già ampiamente detto la grandezza fisica che descrive lo stato termico di un sistema (solido, liquido o gassoso) è la temperatura che costituisce quindi un indice numerico che può essere chiaramente definito in modo operativo con la descrizione di un dispositivo atto a misurarlo. Come ben si sa tale dispositivo è il termometro che usa delle proprietà della materia collegate allo stato termico di un corpo e quindi alla sua temperatura.
  • 60. 15/03/2013 60 TEMPERATURA E PRINCIPIO ZERO DELLA TERMODINAMICA Con un tale strumento si può misurare la temperatura di ogni altro corpo in base all’osservazione sperimentale che, se due corpi aventi diverso stato termico e quindi diversa temperatura vengono messi a contatto, in assenza di reazioni chimiche e di cambiamento di fase, cioè di stato di aggregazione, raggiungono dopo un certo intervallo di tempo uno stato di equilibrio, detto equilibrio termodinamico. TEMPERATURA E PRINCIPIO ZERO DELLA TERMODINAMICA Questa osservazione sperimentale viene enunciata nella forma: se due corpi sono in equilibrio termico con un terzo corpo, essi sono in equilibrio termico tra loro Questa formulazione spesso viene considerata come un principio detto Principio Zero della Termodinamica
  • 61. 15/03/2013 61 PRINCIPIO DI EQUIVALENZA Come già detto in precedenza la termodinamica si occupa degli scambi energetici tra un sistema e l’ambiente con cui esso può interagire, con particolare riguardo alla trasformazione di lavoro in calore e di calore in lavoro. Il principio di conservazione dell’energia limitato alle sole forme di energia meccanica (potenziale e cinetica) non può essere verificato sperimentalmente, in quanto esso può essere considerato valido solo nelle condizioni ideali in cui non siano presenti forze di tipo dissipativo (es. attrito). Grave provocazione (che significa quanto ora detto?????) PRINCIPIO DI EQUIVALENZA Il fatto saliente confermato da osservazioni e misure sperimentali è che ogni qualvolta che l’energia meccanica di un sistema diminuisce o “scompare”, per la presenza di resistenze che si oppongono al moto o per altre cause si ha la “produzione” di una determinata quantità di calore.
  • 62. 15/03/2013 62 PRINCIPIO DI EQUIVALENZA Viceversa, sotto certe condizioni , se si fornisce ad un sistema una determinata quantità di calore, operando in modo che la temperatura rimanga costante, si osserva che il sistema compie lavoro, o muta il suo stato di aggregazione o interagisce mediante un processo energetico con l’ambiente esterno. PRINCIPIO DI EQUIVALENZA Sulla base di queste considerazioni si è stabilito che esiste un rapporto costante tra lavoro e calore Ciò sta a significare che quando una determinata quantità di lavoro viene convertita integralmente in calore si sviluppa sempre la stessa quantità di calore. Questo rapporto detto equivalente meccanico del calore ed indicato con J fu determinato da Joule e vale: 4.18 joule/caloria.
  • 63. 15/03/2013 63 PRINCIPIO DI EQUIVALENZA La caloria è pari al calore necessario per innalzare la temperatura di un grammo di acqua di 1°C. In altre parole si può affermare che se 4.18 joule di lavoro vengono convertiti in calore, questo ceduto ad 1 grammo di acqua ne innalza la temperatura di 1°C. Tutto ciò viene compendiato nella relazione analitica, detta principio di equivalenza: L J Q  o anche J Q  L  0 PRINCIPIO DI EQUIVALENZA Poiché J non dipende dalla trasformazione utilizzata per trasformare tutto il lavoro L nel calore Q, il suo valore dipende solo dalle unità di misura e perciò ha le caratteristiche di una costante universale. Se si esprimono lavoro e calore con le stesse unità di misura allora J = 1 e si ha: Q  L  0 e questo porta a considerare calore e lavoro come due forme diverse della stessa grandezza fisica che è l’energia.
  • 64. 15/03/2013 64 PRINCIPIO DI EQUIVALENZA Il principio di equivalenza tra calore e lavoro è uno dei capisaldi di tutta la fisica e consente di poter affermare che …..il calore rappresenta una forma di energia in transito attraverso il contorno di un sistema a causa di una differenza di temperatura tra l’interno del contorno e l’ambiente circostante…… FACCIAMO IL PUNTO Si è detto che la termodinamica studia le reciproche trasformazioni di calore in lavoro e viceversa. Si è poi detto che lavoro e calore sono due facce della stessa medaglia vale a dire sono due forme dell’energia. Infatti si parlerà di energia sotto forma di calore e di energia sotto forma di lavoromeccanico.
  • 65. 15/03/2013 65 FACCIAMO IL PUNTO Si tratteranno quindi i processi termodinamici che implicano le trasformazioni delle due forme di energia. Quale che sia la/le trasformazione/i considerata/e l’energia complessiva del sistema deve restare costante. Il primo Principio della termodinamica è il principio della conservazione dell’energia applicato ai sistemi termodinamici. Dell’energia sotto forma di calore si è già detto. Occorre ora valutare il lavoro che un sistema scambia con l’ambiente esterno nel corso delle diverse trasformazioni termodinamiche. LAVORO IN UNA TRASFORMAZIONE In generale, quando in una trasformazione termodinamica aumenta il volume, il sistema compie lavoro sui corpi circostanti. Se invece il volume diminuisce, il sistema è sottoposto ad un lavoro esterno. Si consideri, allora, un cilindro munito di un pistone mobile di area S, nel quale sia contenuta una certa quantità di gas e si supponga che inizialmente il pistone sia in equilibrio in modo che la pressione interna p sia uguale a quella esterna.
  • 66. 15/03/2013 66 LAVORO IN UNA TRASFORMAZIONE Mantenendo costante la pressione, si faccia aumentare la temperatura per cui, dovendo aumentare conseguentemente il volume, il pistone si sposta di un tratto h tale che la variazione di volume è: vv2v1Sh LAVORO IN UNA TRASFORMAZIONE La forza esercitata sul pistone è pari a pS ed è diretta nella stessa direzione dello spostamento per cui il lavoro compiuto dal gas durante l’espansione è: L  p  S  h  p   v
  • 67. 15/03/2013 67 LAVORO IN UNA TRASFORMAZIONE L  p  S  h  p   v Nelle figure in cui sono rappresentate graficamente le relazioni che esprimono il lavoro, questo è rappresentato dall’area compresa tra la linea che rappresenta la trasformazione, l’asse delle ascisse, sul quale sono riportati i volumi, e le rette parallele all’asse delle ordinate passanti per i punti che rappresentano gli stati iniziale e finale della trasformazione. LAVORO IN UNA TRASFORMAZIONE Se il gas subisce una compressione, allora la differenza Δv tra il volume finale e quello iniziale è negativa e quindi è negativo anche il relativo lavoro. In questo secondo caso sono le forze esterne che, esercitando una certa pressione sul pistone mobile, compiono un lavoro sul gas. Più in generale, se si trasferisce energia meccanica dall’esterno al sistema il lavoro è negativo. Se è il sistema a trasferire energia meccanica all’ambiente il lavoro è positivo.
  • 68. 15/03/2013 68 LAVORO IN UNA TRASFORMAZIONE Se durante il processo la pressione non rimane costante, si può suddividere la trasformazione in tanti piccoli intervalli in ognuno dei quali la pressione pi può essere ritenuta costante e, dopo aver calcolato il lavoro Li per ogni singolo processo elementare, dato da: L i  p i   v i si sommano i risultati ottenuti in modo che il lavoro totale L risulta: i i i L   L   p  v LAVORO IN UNA TRASFORMAZIONE Se si considera che la trasformazione avvenga con continuità, potendo immaginare spostamenti infinitesimi dh del pistone e perciò variazioni infinitesime dv del volume, si può scrivere: dL = p S dh = p dv da cui: f L   dL   p dv v i v Il lavoro dipende non solo dallo stato iniziale e da quello finale, ma anche da quelli intermedi, cioè dipende dal tipo di trasformazione seguita.
  • 69. 15/03/2013 69 LAVORO NELLE DIVERSE TRASFORMAZIONI (ISOBARA) p L  p vB  vA  Se la trasformazione va da A a B si A v B v tratta di una espansione. Il sistema compie lavoro sull’ambiente esterno (il sistema cede energia sotto forma di lavoro). Se la trasformazione va da B ad A si tratta di una compressione. L’ambiente esterno compie lavoro sul sistema (il sistema riceve energia sotto forma di lavoro). v Area pari al lavoro Compiuto durante la trasformazione LAVORO NELLE DIVERSE TRASFORMAZIONI (ISOCORA) p Il questa trasformazione non c’è variazione di volume ma cambia solo la pressione. Pertanto v B p A p A v    L p p v v v v v L    B A B A         0 0 B A Se si sta considerando un cilindro con un coperchio fisso, secondo quanto visto in precedenza anche se la pressione esercitata dal gas sul coperchio varia il coperchio non si sposta. Non essendoci spostamento il lavoro della forza di pressione sul coperchio è nullo.
  • 70. 15/03/2013 70 LAVORO NELLE DIVERSE TRASFORMAZIONI (ISOTERMA) p v  R T  k  p d v  v d p  0 p d v   v d p L p d v k d v v v    k  ln  R T ln     v v v L v d p k d p k ln p R T ln p B B B B A A A A B B         B A p p p A A A B LAVORO IN UNA TRASFORMAZIONE Nel caso di trasformazioni cicliche, cioè di trasformazioni in cui lo stato finale coincide con quello iniziale, il lavoro durante il ciclo è rappresentato, nel piano (p,v), detto anche piano di Clapeyron, dall’area racchiusa dalla curva che rappresenta il ciclo stesso.
  • 71. 15/03/2013 71 LAVORO IN UNA TRASFORMAZIONE Infatti, se A e B sono gli stati del ciclo, corrispondenti al volume iniziale vA ed a quello finale vB, il lavoro lungo la trasformazione ACB è positivo ed è dato dall’area del poligono mistilineo di vertici ACBB’A’; in maniera analoga, il lavoro lungo la trasformazione BDA è negativo ed è dato dall’area del poligono mistilineo di vertici BDAA’B’. LAVORO IN UNA TRASFORMAZIONE Il lavoro totale è positivo o negativo a seconda il verso della trasformazione. Esso è positivo, come indicato in figura, se il verso di percorrenza del ciclo è quello orario, mentre è negativo se il verso è antiorario.
  • 72. 15/03/2013 72 I PRINCIPI DELLA TERMODINAMICA Il viaggio verso l’enunciazione e lo studio dei principi della termodinamica è concluso. Ora si hanno tutte le informazioni e le conoscenze per parlare di questi principi. Vale a dire: Il primo principio: Conservazione dell’Energia Secondo principio: Entropia e fatti connessi. PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Il Primo Principio della Termodinamica, nella definizione più generale e quindi nell’espressione matematica che lo sintetizza, esprime tre aspetti fondamentali: 1. postula l’esistenza di un’altra grandezza di stato chiamata energia interna; 2. conferma la definizione operativa del calore come forma di energia in transito per effetto di una differenza di temperatura; 3. rappresenta una formulazione più generalizzata del principio di conservazione dell’energia.
  • 73. 15/03/2013 73 PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Prima di affrontare l’analisi e la definizione del primo principio della termodinamica, però, è bene premettere alcune convenzioni comunemente adottate nello studio e nell’illustrazione dei fenomeni termodinamici. Esse servono per distinguere mediante segno algebrico il verso delle due forme di energia calore Q e lavoro L. Alcune di esse sono già state discusse in precedenza. PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Il calore Q è positivo o negativo a seconda che il sistema assorba calore o ceda calore all’ambiente esterno. Il lavoro L è positivo o negativo a seconda che il sistema compia lavoro o subisca lavoro dall’esterno.
  • 74. 15/03/2013 74 PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Ciò premesso, si consideri un processo non ciclico nel quale un sistema si trova alla fine della trasformazione da esso subita in uno stato finale diverso da quello iniziale. Ad esempio si potrebbe far compiere la trasformazione, dallo stato iniziale a quello finale, in parte fornendo calore ed in parte fornendo lavoro Ciò si può fare in molti modi diversi e con diversi valori di Q ed L. PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Come dato sperimentale diretto si ricava: 1 1 2 2 n n Q - L = Q - L = .. . = Q - L da cui si deduce che, mentre Q ed L, separatamente, dipendono dalla particolare trasformazione seguita, la differenza Q - L non dipende da essa ed dipende unicamente dello stato iniziale e di quello finale del sistema. Quindi si può scrivere  1 1 2 2 n n Q - L = Q - L = .. . = Q - L = U Ma cosa rappresenta U? e perché è stata indicata la sua variazione?
  • 75. 15/03/2013 75 PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Le risposte alle precedenti domande si possono trovare considerando la seguente esperienza. Si prenda in esame un sistema costituito da un cilindro nel quale sia presente una certa quantità di gas. Si riscaldi il gas all’interno del cilindro mantenendo costante il volume del sistema. Come si sa la trasformazione subita dal gas è isocora e si ha un aumento sia della pressione sia della temperatura. Inoltre poiché il volume è costante il sistema non scambia lavoro meccanico con l’ambiente circostante. V=cost PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA V=cost L’aumento della pressione è dovuto all’aumento degli urti delle particelle sulle pareti del cilindro. Tale aumento è dovuto alla maggiore velocità posseduta dalle particelle. Pertanto si può dire che l’energia sotto forma di calore fornita al gas si sia trasformata in energia cinetica delle particelle. Gli effetti macroscopici dell’aumento dell’energia cinetica microscopica sono un aumento della temperatura ed un corrispondente aumento del numero di urti sulle pareti del cilindro e quindi un aumento della pressione.
  • 76. 15/03/2013 76 PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA V=cost Si consideri l’espressione scritta in precedenza qui riportata nella sua forma generale. Q  L   U però L  0 quindi Q   U Da quanto formalmente scritto qui di fianco e da quanto detto prima si deduce il significato della grandezza termodinamicaU. Essa rappresenta l’energia interna posseduta dal gas. Pertanto il calore fornito al sistema si è trasformato in energia interna (l’energia cinetica posseduta dalle particelle la cui misura macroscopica è la temperatura). PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA V=cost Riepilogando: All’inizio dell’esperienza il gas è ad una certa temperatura vale a dire le sue particelle hanno una certa velocità, una certa energia cinetica e quindi un certo livello di energia internaU. Viene somministrato calore al sistema imponendo che il volume resti costante, pertanto il sistema non scambia energia sotto forma di lavoro con l’ambiente esterno. L’energia fornita sotto forma di calore fa aumentare l’energia cinetica delle particelle, l’energia interna aumenta ed anche la temperatura aumenta. Questo spiega perché nella espressione precedente si è usato il simbolo della variazione accanto al simbolo dell’energia interna.
  • 77. 15/03/2013 77 PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Riepilogando ed approfondendo: Le forme microscopiche di energia sono direttamente connesse con certe proprietà delle particelle costituenti il sistema, come ad esempio l’energia cinetica legata al moto di agitazione molecolare, o come l’energia potenziale legata alle forze di mutua interazione tra le stesse particelle, o ancora l’energia di legame chimico che tiene insieme gli atomi per formare le molecole. La somma delle forme microscopiche di energia costituisce quella che viene chiamata energia interna del sistema. Va da se che tutta la trattazione considera il gas fermo nel cilindro o più in generale nello spazio delimitato dalle pareti del sistema. La massa complessiva del gas non si muove ma si muovono le singole particelle. PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Ponetevi le seguenti domende: Che succede se invece di fornire calore al sistema lo si sottrae mantenendo ancora costante il volume? Come variano pressione, temperatura ed energia interna? In generale si può dire che il parametro termodinamico U (energia interna) dipende dalla temperatura? Perché? Su questo si tornerà più avanti. V=cost
  • 78. 15/03/2013 78 PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Si consideri ancora il sistema visto in precedenza. Ancora ad esso venga fornita energia sotto forma di caloreQ. Ora però una delle pareti del cilindro è mobile. Pertanto l’ipotesi di trasformazione isocora (a volume costante) viene rimossa. Il sistema può scambiare energia sotto forma di lavoro L con l’ambiente esterno. L’espressione precedentemente vista si scrive ora Q  L  U PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Q  L  U Nel caso in esame si può dire che l’energia sotto forma di calore fornita al sistema parte si trasforma in energia sotto forma di lavoro che il sistema compie sull’ambiente esterno perché il volume aumenta; parte va ad aumentare l’energia cinetica delle particelle, la temperatura del gas contenuto nel cilindro e quindi l’energia interna.
  • 79. 15/03/2013 79 PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Q  L  U Quanto visto nel corso dell’esperimento rende anche conto del fatto che il primo Principio della termodinamica altro non è se non il principio di conservazione dell’energia per i sistemi termodinamici. Infatti la somma di tutte le energie in gioco è sempre la stessa non potendosi l’energia né crearsi nè distruggersi. Qualunque sia la trasformazione termodinamica seguita dal sistema tutta l’energia che in esso viene immessa deve sempre essere uguale alla somma di quella che il sistema restituisce all’ambiente esterno e di quella che il sistema immagazzina dentro di se. PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA In definitiva si può affermare che nelle trasformazioni tipicamente termodinamiche, come ad esempio i processi di riscaldamento o di raffreddamento, non c’è generalmente alcuna variazione dell’energia macroscopica del sistema. Nelle stesse trasformazioni varia l’energia a livellomicroscopico. Pertanto si può dire che la variazione ΔU può essere considerata solo come variazione dell’energia interna del sistema e si può allora scrivere: f in a le in i z ia l e Q  L  U  U   U da cui si ha: Q  L U
  • 80. 15/03/2013 80 PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Nel caso in esame Q  L  U Energia che entra Energia che esce Energia che resta nel Sistema ENUNCIATO DEL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Sulla base di quanto detto si può enunciare finalmente il Primo Principio della Termodinamica: QUALUNQUE SIA IL PROCESSO, LA COMPOSIZIONE CHIMICA ED IL MODO DI SCAMBIARE CALORE E LAVORO TRA UN SISTEMA E L’AMBIENTE ESTERNO, LA SOMMA ALGEBRICA DI CALORE Q E DI LAVORO L DIPENDE UNICAMENTE DAGLI STATI INIZIALE E FINALE DEL SISTEMA E NON DALLA PARTICOLARE TRASFORMAZIONE, ED È UGUALE ALLA RELATIVA VARIAZIONE POSITIVA O NEGATIVA DELL’ENERGIA INTERNA. Pertanto come più volte ripetuto questo principio può essere considerato come una estensione del principio di conservazione dell’energia meccanica a quei fenomeni nei quali il sistema presenta anche scambi di calore con l’esterno.
  • 81. 15/03/2013 81 ENERGIA INTERNA DI UN GAS PERFETTO Il Primo Principio della termodinamica ha introdotto una nuova grandezza termodinamica: l’Energia Interna U. L’esperienza considerata ha mostrato come fra Energia Interna e Temperatura ci sia un legame almeno dal punto di vista concettuale. Si vuole ora trovare formalmente tale legame. Per fare ciò si suppone che il gas considerato segua il modello del Gas Perfetto rispettando tutte le ipotesi e le limitazione che sono alla base del modello. ENERGIA INTERNA DI UN GAS L’ESPERIENZA DI JOULE Per dimostrare in modo rigoroso che l’Energia Interna U dipende solo dalla temperatura si può utilizzare un esperimento fatto da Joule e comunemente chiamato espansione senza lavoro esterno. A tale scopo si consideri l’apparato qui di seguito indicato. I due recipienti A e B sono collegati fra loro tramite il rubinetto R. Le pareti di A e B consentono il passaggio di energia sotto forma di calore sono cioè diabatiche. PERFETTO
  • 82. 15/03/2013 82 ENERGIA INTERNA DI UN GAS PERFETTO L’ESPERIENZA DI JOULE I due recipienti sono posti in un termostato o in un calorimetro. Inoltre essi sono in condizioni di isolamento termico con l’ambiente esterno. Nel recipiente A c’è una certa massa di gas che occupa il volume VA alla pressione pA . Nel recipiente B, il cui volume è VB , è stato fatto il vuoto. Tutto il sistema è in equilibrio termico alla Temperatura T indicata dal termometro. ENERGIA INTERNA DI UN GAS PERFETTO L’ESPERIENZA DI JOULE Aprendo il rubinetto R si fa espandere bruscamente il gas da A verso B fino a che la pressione raggiunge un nuovo valore di equilibrio p’. Attraverso il termometro posto nel calorimetro, si può osservare che la temperatura rimane costante, il che significa che non ci sono scambi termici tra i due recipienti ed il liquido del calorimetro. Alla fine dell’esperimento è variata: la pressione da p a p’<p la distribuzione della massa del gas ed esso occupa un volume finale vA+vB>vA.
  • 83. 15/03/2013 83 ENERGIA INTERNA DI UN GAS PERFETTO L’ESPERIENZA DI JOULE Durante l’esperienza non è stato né fornito né sottratto calore, allora Q=0. La pressione è variata ma poiché le pareti dei due recipienti sono rigide non è stato compiuto alcun lavoro, per cui è anche L=0. Applicando il primo principio della termodinamica si ha ΔU=0 da cui U2=U1 Da questa relazione si può trarre allora la conclusione che pur essendo variata la pressione ed il volume ma non la temperatura del gas, l’energia interna non è variata. Pertanto essa deve necessariamente essere una funzione della sola temperatura, cioè deve essere: U  U (T ) ENERGIA INTERNA DI UN GAS PERFETTO Visto, allora che l’energia interna è funzione della sola temperatura e perciò solo dello stato del gas, per calcolare la sua variazione quando il gas passa da uno stato ad un altro a diversa temperatura, si può utilizzare una particolare trasformazione. Infatti, il risultato a cui si perviene è sempre lo stesso, qualunque sia la trasformazione seguita per passare da uno stato termodinamico all’altro e quindi conviene utilizzare la trasformazione più comoda e cioè quella a volume costante, nella quale, essendo Δv=0 è anche L=0. Dalla relazione Q  L   U essendo L=0 si ha: Q   U
  • 84. 15/03/2013 84 ENERGIA INTERNA DI UN GAS PERFETTO Al fine di valutare il calore fornito durante la trasformazione occorre introdurre il concetto di calore specifico. Esso può essere definito come: la quantità di calore necessaria per innalzare di 1 grado la temperatura di unamassa unitaria di gas. Ovviamente la quantità di calore necessaria dipende dal tipo di trasformazione che il gas sta subendo. Così si potrà parlare di calore specifico a volume costante e calore specifico a pressione costante. Ovviamente non ha senso parlare di calore specifico a temperatura costante. ENERGIA INTERNA DI UN GAS PERFETTO I due calori specifici vengono indicati nella seguente maniera: v p c c Calore specifico a volume costante Calore specifico a pressione costante Vale la relazione cp  cv
  • 85. 15/03/2013 85 ENERGIA INTERNA DI UN GAS PERFETTO cp  cv La relazione precedente trova la sua giustificazione osservando che quando si somministra calore ad un gas mantenendo costante la pressione il volume aumenta e viene compiuto lavoro sull’ambiente esterno. Pertanto una parte dell’energia sotto forma di calore va ad aumentare l’energia interna e fa aumentare la temperatura del gas. Un’altra parte viene trasformata in energia sotto forma di lavoro. Ciò non avviene in una trasformazione a volume costante. Infatti in questo caso non viene fatto alcun lavoro e tutta l’energia sotto forma di calore va ad aumentare l’energia interna e quindi la temperatura. ENERGIA INTERNA DI UN GAS PERFETTO Si ritorni ora alla trasformazione a volume costante introdotta in precedenza. Si è visto che U  Q Per quanto detto a proposito del calore specifico si ha ( ) v v finale iniziale Q  mc T  mc T T  U  mc  T v U U mc T T Da cui      finale iniziale v finale iniziale Relazione che consente di calcolare la variazione di energia interna di un gas perfetto in relazione ad una assegnata variazione di temperatura.
  • 86. 15/03/2013 86 TRASFORMAZIONE ADIABATICA In precedenza si sono considerate varie trasformazioni che un gas può subire. Si vuole considerare ora un particolare tipo di trasformazione che si incontra molto spesso sia nello studio dei motori sia in altre discipline. Si tratta della trasformazione adiabatica nel corso della il sistema considerato non scambia energia sotto forma di calore con l’ambiente esterno. Nei compressori e nelle turbine dei motori a getto le trasformazioni che subiscono l’aria in un caso, la miscela di aria e gas combusti nell’altro possono essere schematizzatemediante trasformazioni adiabatiche. TRASFORMAZIONE ADIABATICA Una trasformazione che avviene senza scambio di calore (Q=0) con l’esterno è detta trasformazione adiabatica. In pratica si tratta di un processo durante il quale il sistema in esame è costantemente isolato termicamente dall’ambiente esterno. Applicando il primo principio della termodinamica a questo tipo di trasformazione, essendo Q=0, si ha:   U  L per cui, ricordando che è: L=pΔv e ΔU=mcvΔT si ha: v  m c  T  p  v
  • 87. 15/03/2013 87 TRASFORMAZIONE ADIABATICA  m c v T  p  v Da questa relazione si evince che nel caso di una espansione, essendo il sistema termicamente isolato, il lavoro positivo viene eseguito dal sistema a spese dell’energia interna che perciò diminuisce, determinando anche una diminuzione di temperatura. Nel caso di una compressione, invece, il lavoro compiuto sul sistema, e perciò convenzionalmente negativo, andrà ad incrementare l’energia interna del gas, con conseguente aumento della temperatura. TRASFORMAZIONE ADIABATICA Il calcolo differenziale, applicato a questa trasformazione, consente di determinarne l’equazione, detta equazione di Poisson (1): 1 1 2 2 p v p v p v = c o s t      valida per qualunque quantità di gas in esame e qualunque siano i suoi stati iniziale e finale. Ricordando, poi, che pv=RT, e cioè p=nRT/v ed anche v=RT/p, si ha anche che è: 1 1 T v    T v   T v  1 = c o s t 1 1 2 2   o anche: 1 1 1            1 1 2 2 T p T p T p = c o s t 1-Lo sviluppo completo è nell’appendice A alla fine di queste note relative alla termodinamica
  • 88. 15/03/2013 88 TRASFORMAZIONE ADIABATICA Nelle relazioni precedenti si ha che: p v c c   è il rapporto tra il calore specifico a pressione costante, cioè il calore necessario per far aumentare di 1 grado la temperatura di una massa unitaria di gas durante una trasformazione a pressione costante ed il calore specifico a volume costante, cioè il calore necessario per far aumentare di 1 grado la temperatura di una massa unitaria di gas durante una trasformazione a volume costante. Inoltre per la costante del gas R prima vista si ha: R  cp  cv TRASFORMAZIONE ADIABATICA Tale rapporto è sempre maggiore di 1 perché, come già visto, il calore specifico a pressione costante è sempre maggiore di quello a volume costante in quanto durante una trasformazione isobara si compie lavoro e quindi è necessario più calore per riscaldare la massa di gas. Inoltre, tale rapporto per un dato gas varia con la temperatura e varia da gas a gas in relazione al numero di atomi contenuti nella molecola del gas esaminato. In particolare per l’aria e per tutti i gas biatomici alla temperatura di 15 °C , si ha che è:   1 .4
  • 89. 15/03/2013 89 TRASFORMAZIONE ADIABATICA Quando si rappresenta graficamente una trasformazione adiabatica sul piano di Clapeyron (p,v), a causa del fatto che γ è maggiore di 1, le curve debbono avere in ogni punto una pendenza maggiore delle corrispondenti isoterme passanti per lo stesso punto. adiabatica isoterma TRASFORMAZIONE ADIABATICA adiabatica isoterma Se si considera una curva adiabatica, ottenuta per esempio con un processo di espansione che porta il sistema dallo stato A allo stato B, si può notare che al diminuire della pressione, diminuisce anche la temperatura perché la curva interseca continuamente isoterme a temperature via via più basse. Per le isoterme T cresce in questa direzione
  • 90. 15/03/2013 90 IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA PER I SISTEMI APERTI – L’ENTALPIA Tutte le considerazioni svolte fino ad ora hanno riguardato sistemi formati da masse di gas racchiuse in recipienti e quindi conmoti macroscopici nulli o di scarsa entità. Per lo studio dei motori risulta utile considerare masse di gas in movimento quindi dotate di velocità non trascurabili. In altre parole oltre al ben noto moto delle molecole a livello microscopico c’è un moto di tutta la massa di gas. Il sistemanon è più chiusoma aperto. Questo introduce nel discorso della conservazione dell’energia e quindi del primo principio della termodinamicauna nuove aliquote di energia da considerare. IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA PER I SISTEMI APERTI – L’ENTALPIA Si consideri un condotto in cui scorre un gas. Questo tipo di moto può schematizzare il funzionamento di una presa d’aria. Oppure il gas che fluisce nei canalimobili e fissi di una turbina o di un compressore. massa m di gas con velocità V Compressore Turbina V
  • 91. 15/03/2013 91 IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA PER I SISTEMI APERTI – L’ENTALPIA massa m di gas con velocità V Si faccia l’ipotesi che le pareti siano impermeabili. Pertanto la massa di gas che entra nella sezione S1 dovrà tutta uscire solo dalla sezione S2. V S1 S2 Le pareti del condotto siano rigide ed adiabatiche. Pertanto il gas non può scambiare energia sotto forma di calore ed energia sotto forma di lavoro con l’ambiente circostante. L’energia che il gas possiede all’ingresso nel condotto (sezione S1) è uguale all’energia che esso possiede all’uscita del condotto (sezione S2). Si vuole vedere ora in dettaglio le varie aliquote di questa energia. Facendo l’ipotesi che il gas abbia massa unitaria, va considerata l’energia cinetica associata al moto del gas con velocitàV. IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA PER I SISTEMI APERTI – L’ENTALPIA L’energia cinetica in questione è: 2 2 V agitazione molecolare Le particelle costituenti il gas si muovono con una certa velocità, si attraggono reciprocamenteed hanno ciascuna una energia potenziale. Come visto in precedenza una misura dell’energia posseduta dal gas a livello microscopico e comprendente tutte le energie in gioco è dalla dall’energia internaU. L’aliquota di energia per unità di massa sarà indicata con la stessa lettera ma in formato minuscolou.
  • 92. 15/03/2013 92 IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA PER I SISTEMI APERTI – L’ENTALPIA 2 1 3 la massa di fluido 2 spinge la massa 1 che a sua volta spinge la 3. L’energia scambiata è il lavoro di travasamento. C’è poi il lavoro di travasamento. Questo è un concetto tipico dei sistemi aperti. Esso rappresenta l’energia posseduta dal fluido per il fatto che esso entra nel condotto quindi spinge il fluido che lo precede e viene spinto da quello che lo segue. Queste ‘spinte’ rappresentanoscambi di energia. Il lavoro di travasamento è dato dal prodotto della pressione del fluido per il volume da esso occupato (in questo caso trattandosi del volume occupato dall’unità di massa si parla di volume specifico.Quindi si ha pv. L’entalpia statica è una misura dell’energia posseduta a livello microscopico essendo dovuta sia all’agitazionemolecolare (energia interna) sia al lavoro di travasamento. Per unità di massa essa si esprime comeh=u+pv IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA PER I SISTEMI APERTI – L’ENTALPIA Tenendo conto che le’energia posseduta dal fluido mentre esso attraversa il condotto è costante e tenendo conto di tutte le aliquote si ha: u  pv  V  h  V  cost 2 2 2 2 Energia interna Lavoro di travasamento Energia cinetica macroscopica Entalpia statica Questa è la formulazione del primo principio della termodinamica per i sistemi aperti
  • 93. 15/03/2013 93 OSSERVAZIONE Più volte si è sottolineato che il concetto fondamentale su cui si basa il primo principio della termodinamica è quello della conservazione dell’energia. Le varie forme di energia scambiate fra sistema ed ambiente si possono trasformare l’una nell’altra in modo che l’energia totale dell’insieme sistema + ambiente rimanga costante. Però questo primo principio non pone né stabilisce alcuna condizione riguardo alla convertibilità delle varie forme di energia. Ciò sta a significare che tutte le forme di energia sono equivalente ai fini di possibili trasformazioni dirette ed inverse di una forma di energia in un’altra. OSSERVAZIONE L’esperienza mostra che: alcune forme di energia, come ad esempio quella meccanica o quella elettromagnetica, si possono trasformare senza alcuna limitazione in quella termica o sotto forma di calore. (esempi notevoli riguardano l’energia meccanica che si trasforma in calore a causa dell’attrito o l’energia elettrica che si trasforma in calore attraversando particolari tipi di conduttori) le trasformazioni inverse sono invece soggette a precise e definite condizioni fisiche.
  • 94. 15/03/2013 94 OSSERVAZIONE Per esempio, se si aziona il sistema frenante di un’auto si arresta il suo moto e l’energia cinetica da essa posseduta si trasforma in calore per riscaldamento dei freni stessi. Viceversa, per quanto possiamo fornire calore riscaldando i freni di un’auto, questa non si metteràmai in moto. Quindi la natura fissa un senso privilegiato alle trasformazioni energetiche. Se fosse possibile convertire incondizionatamente calore in lavoro, potremmo realizzare un dispositivo che, prelevando calore dall’ambiente, dalla crosta terrestre o dal mare , lo trasformi in lavoro. OSSERVAZIONE Poiché la quantità di calore posseduta dalla terra o dal mare praticamente infinita, si potrebbe realizzare un cosiddetto moto perpetuo di seconda specie. Cioè si potrebbe realizzare un dispositivo, una macchina che senza contravvenire ad alcuna legge di conservazione, trasformerebbe indefinitamente nel tempo e senza alcuna spesa di produzione, calore in energia meccanica o elettromagnetica utilizzando una sola sorgente ad una generica temperatura. L’esperienza indica che ciò non è possibile o meglio nessuno è ancora riuscito nell’impresa. Su questa questione si tornerà più avanti.
  • 95. 15/03/2013 95 OSSERVAZIONE In definitiva l’energia meccanica e/o elettromagnetica può essere integralmente trasformata in calore. Non vale il viceversa. Ai fini delle trasformazioni energetiche, il calore è una specie di energia di “serie b” e questa limitazione trova la sua giustificazione nel fatto che in tutti i fenomeni di trasformazione energetica il calore si estrinseca sempre come una forma di “energia degradata” tanto meno utilizzabile quanto minore è la temperatura media alla quale esso è disponibile. OSSERVAZIONE Avendo a disposizione una certa quantità di energia sotto forma di calore solo una parte di essa si trasforma in lavoro, in certe condizioni e circostanze mediante l’impiego delle cosiddette macchine termiche. La parte rimanente si degrada in quanto, durante la trasformazione, è stata portata ad una temperatura più bassa. Se si vuole continuare ad utilizzare questa energia termica residua, bisogna portarla in stati termici sempre più bassi, fino a che ad un certo punto questa forma di energia è talmente degradata che non può essere tecnicamente più sfruttata.
  • 96. 15/03/2013 96 IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Il Secondo Principio della Termodinamica affronta e spiega le differenze di ‘qualità’ fra le varie forme di energia. Esso introduce una nuova grandezza termodinamica di stato (cioè in grado di definire lo stato di un sistema): l’ENTROPIA. IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Il Secondo Principio della termodinamica può essere chiarito ricorrendo a vari enunciati, ognuno dei quali ne mette in risalto un aspetto particolare. Per questo motivo conviene affrontarne lo studio da alcuni particolari punti di vista che ne mettono in evidenza principalmente:  l’aspetto pratico del principio stesso;  la direzione spontanea secondo cui si evolvono i processi naturali;  l’irreversibilità dei fenomeni reali.
  • 97. 15/03/2013 97 IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Si riprenda in esame il concetto di verso delle trasformazioni termodinamiche e si faccia riferimento alle figure seguenti. Le pareti del sistema sono rigide, adiabatiche ed impermeabili. 1 m 2 m GAS VUOTO GAS 1 U 2 U Setto divisorio Stato iniziale Stato finale Il passaggio dallo stato iniziale a quello finale è agevole ed è pratica corrente. Infatti rimosso il setto che divide il serbatoio con il gas dal recipiente vuoto il gas espande ed occupa tutto il volume disponibile. Pareti rigide, adiabatiche ed Impermeabili. IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Per le ipotesi fatte sulle pareti del sistema non c’è scambio di massa con l’esterno inoltre non c’è scambio di energia sotto forma di calore e di lavoro. Pertanto 1 2 1 2 0 m m L Q U U     Conservazione della massa Conservazione dell’energia Il primo principio della termodinamica è rispettato.
  • 98. 15/03/2013 98 IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Consideriamo ora il processo inverso per lo stesso sistema con le stesse ipotesi. GAS VUOTO Setto divisorio GAS Stato iniziale (1) Stato finale (2) 1 m 1 U 2 m 2 U Per le ipotesi fatte sulle pareti del sistema non c’è scambio di massa con l’esterno inoltre non c’è scambio di energia sotto forma di calore e di lavoro. Pertanto 1 2 1 2 0 m m L Q U U     Conservazione della massa Conservazione dell’energia Il primo principio della termodinamica è rispettato. IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA L’esperienza dice che il processo inverso non è possibile. In sintesi Possibile realizzabile Impossibile irrealizzabile
  • 99. 15/03/2013 99 IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA L’esperienza mostra che dopo che il gas ha occupato tutto il volume disponibile non è possibile tornare indietro e portare il gas nel volume iniziale senza alcun problema. Eppure in tutti e due casi il primo principio della termodinamica è rispettato come pure il principio della conservazione della massa. L’esperienza dice che il processo può avvenire in una sola direzione. Su questo il primo principio della termodinamicanon dice alcunché. IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Va poi notato che un gas occupa sempre tutto il volume che ha a disposizione e che in tale volume la posizione delle molecole del gas è estremamente casuale dato la loro agitazione ed il loro movimento caotico. Mettendo a disposizione del gas un volume maggiore (come accade nel primo caso) la casualità della posizione delle molecole il gas aumenta diventa meno ‘organizzato’ più caotico. Prima dell’apertura del setto, poiché il volume a disposizione delle molecole era minore, il gas era più ‘organizzato’ la posizione dellemolecolemeno incerta anche se casuale.
  • 100. 15/03/2013 100 IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Si consideri ora una nuova esperienza. In un recipiente le cui pareti sono impermeabili, rigide adiabatiche vengono posti due blocchi di diverso materiale, di massa diversa ed a differente temperatura. I due blocchi siano separati da un setto che impedisca il loro contatto A B T maggiore T minore B T A T Se si consente ai due blocchi di venire in contatto c’è un flusso di calore dal blocco più caldo a quello più freddo. Dopo un certo periodo transitorio i due blocchi assumono la stessa temperatura. IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Si consideri ora la trasformazione inversa. Si pensi cioè di riportare i due blocchi alla situazione di partenza in cui uno abbia una temperaturamaggiore dell’altro. L’esperienza mostra che una trasformazione del genere non è possibile e non si può realizzare con la stessa facilità e ‘naturalezza’ con cui si è verificata quella precedentemente descritta. Anche in questo caso si vede come il processo abbia una sua direzione non invertibile. A B T maggiore T minore B T A T
  • 101. 15/03/2013 101 IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA La direzione di cui si parla sembra essere legata al disordine, alla casualità ed alla incertezza tipiche della scalamicroscopica del sistema. Il sistema è inabile ad autoorganizzarsi. L’esempio dei due blocchi dimostra che lo stato organizzato e strutturato dei due blocchi separati, sia per quello ad alta temperatura sia per quello a temperatura più bassa, tende verso uno stato più disorganizzato o meno strutturato caratterizzato da una temperatura unica più bassa. Il secondo principio della termodinamica descrive la direzionalità di un processo mediante una proprietà del sistema che possa a livello macroscopico dar conto del disordine, della casualità e della incertezza a livellomicroscopico. Questaproprietà del sistema è chiamataentropia. L’esperienza indica che l’entropia di un sistema isolato durante una qualunque trasformazione di quest’ultimodeve crescere o tuttalpiù restare costante. IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Indicando con la lettera S l’entropia il precedente principio si esprime formalmente: 0 dS oppure S S    0 sistema isolato   finale iniziale Questa formulazione detta anche dell’aumento dell’entropia è dovuta a Clausius. Questi cercava di trovare una diversa formulazione del principio della conservazione dell’energia. Tuttavia nella sua ricerca egli rifletté su due esempi di irreversibilità dei processi in cui sia coinvolta l’energia sotto forma di calore. Vale a dire: Il calore sembra passare in modo naturale da un corpo più caldo ad un corpo più freddo e mai dal freddo al caldo. Dunque lo scambio termico avviene sempre in maniera irreversibile. Inoltre l’attrito converte il lavoro meccanico in calore ma in natura pare non ci sia un processo comparabile che trasformi tutto il calore disponibile in lavoro meccanico.
  • 102. 15/03/2013 102 IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Clausius individuò in queste due classi di fenomeni spontanei due tipi di cambiamento: Il cambiamento di temperatura (energia sotto forma di calore che passa dal caldo al freddo) Cambiamento di energia (energia meccanica che si trasforma in energia sotto forma di calore) Egli suppose che questi due tipi di cambiamentodovessero avere la stessa natura. Essi dovevano essere due aspetti diversi dello stesso fenomeno: la variazione di entropia nel senso che: Tutte le trasformazioni naturali che avvengono spontaneamente devono essere accompagnate da un aumento di entropia. IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Clausius stabilì anche un modo di quantificare la variazione di entropia tenendo presente la temperatura che caratterizza il calore che interviene nella trasformazione Pertanto: dS  dQ  0 T Enunciato di Clausius del secondo principio della termodinamica La relazione precedente sarà chiarita dalle considerazioni che seguono
  • 103. 15/03/2013 103 IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Da quanto detto in precedenza si evince che esistono due tipi di trasformazioni: Le trasformazioni reversibili Le trasformazioni irreversibili Generalmente: Le trasformazioni reversibili sono tutti quei processi realizzati mediante una successione di infiniti stati di equilibrio, tali che ogni stato differisca dal precedente o dal seguente per variazioni infinitesime dei valori dei parametri termodinamici. Praticamente, le trasformazioni reversibili sono trasformazioni che, una volta che il sistema sia stato riportato nello stato iniziale, non lasciano traccia o cambiamenti nell’ambiente. Già da quanto detto appare la idealità della cosa. IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA In buona sostanza, le trasformazioni reversibili, introdotte come comodo e ingegnoso artificio per studiare la termodinamica dei sistemi, rappresentano un processo ideale anche se concettualmente possibile. In contrapposizione tutte le altre trasformazioni sono dette trasformazioni irreversibili, nel senso che nessuna combinazione di processi può mai annullare i loro effetti e quindi esse lasciano una traccia non cancellabile in natura. (Che si tratti dell’aumento dell’entropia e della predisposizione naturale delle trasformazioni verso un maggior disordine ad una maggiore incertezza ed ad una maggiore casualità?) In altre parole, una volta operata una modificazione nel sistema, questo non può essere riportato nelle condizioni iniziali senza produrre qualche mutamento fisico operativamente definibile e misurabile nel sistema stesso o nell’ambiente esterno che ha interagito con esso.
  • 104. 15/03/2013 104 IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Da un punto di vista pratico i processi reversibili come si vedrà sono più vantaggiosi di quelli irreversibili e le trasformazioni reversibili rappresentano un limite al quale dovrebbero tendere le trasformazioni reali di calore in lavoro per realizzare le condizioni ottimali. Detto ciò è interessante vedere se si riesce a trovare una grandezza fisica mediante la quale valutare il grado di irreversibilità di una trasformazione reale caratterizzata da uno scambio energetico. Si vuole trovare una grandezza, correlata con il calore perduto o con il lavoro ottenuto durante una trasformazione, che ci possa fornire una misura di quanto una trasformazione irreversibile si allontani dalle condizioni ideali di un corrispondente processo reversibile. Nelle trasformazioni di calore in lavoro bisogna sempre tener conto del fatto che il calore ha una specie di quotazione in valore connessa con la temperatura a cui si trova. Pertanto è più facile trasformare calore in lavoro quando esso si trova ad alta temperatura che non quando si trova a bassa temperatura. IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’ENTROPIA Queste considerazioni portano a dire che per definire la grandezza capace di misurare il grado di irreversibilità del processo in esame: Non si può fare riferimento solo al calore Q perché il lavoro ottenibile o il lavoro perduto rispetto ad un processo reversibile non può dipendere solo dalla quantità di calore coinvolta nella trasformazione. In qualche modo deve comparire la temperatura a cui il calore è disponibile Pertanto conviene adoperare una combinazione di calore Q e temperatura T, per esempio il rapporto Q/T in cui T è la temperatura che qualifica la quantità di calore Q scambiata nel processo.