DIGNITAS INFINITA – DIGNITÀ UMANA - Dichiarazione del dicastero per la Dottri...
Guai e scacciaguai
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Istituto Comprensivo “P. Mattej”di Formia
Scuola Primaria Marco Polo – classe II
Anno Scolastico 2011/2012
STORIE DI JANARE
Scritte da noi bambini
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Introduzione
La presente raccolta di storie popolari nasce da
una lezione fatta con il signor Giovanni del
Parco de Monti Aurunci, il quale ci ha mostrato
l’arte di intrecciare lo strame, una pianta
selvatica che si trova facilmente sulle montagne
delle nostre zone.
Tra tutti gli oggetti di uso quotidiano realizzati
con “la stramma”, ci ha interessato la scopetta,
che si usa non soltanto per spolverare, ma
anche e soprattutto per assicurarsi una certa
“protezione” da guai e malocchi.
Il malocchio, come dice la parola stessa, si
riferisce ad uno sguardo malevolo che rivolto a
terzi porta sfortuna a chi lo riceve.
La scopa di strame veniva posta dalle madri
fuori l’uscio di casa per tenere lontana la
janara, una strega legata al culto magico della
terra.
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Essa, attratta dallo strame, si sarebbe messa a
contare i fili della scopa. Sarebbe cosi arrivata
all’alba per poi svanire con la luce.
Altrimenti, la strega sarebbe entrata per rapire
i bambini nelle abitazioni penetrando sotto le
porte, come un soffio di vento.
Nelle stalle rapiva gli animali, li sfiniva per
tutta la notte facendoli correre e stancare,
riportandoli solo all’alba stanchi morti e con la
schiuma alla bocca.
Si diceva, inoltre, che la janara conoscesse l'uso
delle piante e che potesse comandare gli eventi
atmosferici per arrecare danno all'uomo.
Nelle nostre zone, in particolare nella vallata
est del monte Redentore, c'è una zona che
viene chiamata Valle delle Janare, dove si
racconta che le janare si incontravano per
elaborare le loro strategie.
Inoltre a Formia, nel Parco di Gianola, è
possibile trovare la grotta della Janara (Jana
era la dea Diana presso i contadini), dove una
volta vi era una scala coperta degradante verso
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il mare, appartenente all’antica villa romana di
Mamurra.
Altri fanno risalire il nome dalla parola antica
dianara, cioè sacerdotessa di Diana.
E’ chiaro che tutti noi sappiamo bene che
queste sono sciocchezze, ma le tradizioni
popolari locali ne fanno un gran uso, come in
molte fiabe, dove c’è sempre una strega da
contrastare per giungere ad un lieto fine.
Parlare del male ci aiuta a conoscerlo meglio e
a combattere le nostre naturali paure.
Oggi c’è la psicologia, prima c’era la
scaramanzia.
Buona lettura!
L’insegnante
Laura de Fabritiis
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LA JANARA
Di Rebecca Frangiosa
La maestra ci ha dato tante notizie su questo
argomento, frutto della fantasia popolare ed
altre me le hanno dette i miei nonni.
Mi sono incuriosita e mi sono fatta un’idea di
come immagino una Janara.
I capelli li vedo neri e bianchi, lunghi e
arruffati, “scapigliati”, che si muovono anche
quando non c’è il vento.
Porta una cappello nero e appuntito, che la
Janara toglie quando deve ballare.
Il naso è lungo e a becco, gli occhi grandi, neri,
che fanno paura solo a guardarli, e sotto ha
delle occhiaie che sembra truccata con
l’ombretto.
Non ha tutti i denti e quando ride sembra un
mostro dei cartoni animati, così la sua voce è
più brutta del verso di una cornacchia.
È alta, magra, quasi sempre vestita di scuro,
con gli abiti “stracciati” a causa di quello che
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fa, specialmente quando deve entrare nelle case
dalle finestre.
C’è una cosa
che mi fa
ridere di lei:
sono le sue
scarpe, che
sembrano
normali, ma
somigliano a
due barche con
i tacchi.
Le toglie
quando balla,
ma le usa
quando deve
volare sulla sua
scopa.
Per spiegare questo personaggio ho inventato
una storia.
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LA BAMBINA E LE JANARE
E’ da qualche tempo che ogni mattina, al
risveglio, trovo i miei due cavalli nella stalla,
con le criniere e le code intrecciate.
Così una notte decido di nascondermi sotto il
carro dei cavalli nella stalla.
Dopo aver aspettato un po’ di tempo a
mezzanotte in punto sento prima un forte
vento, poi una strana filastrocca che non riesco
a capire bene.
Ad un tratto si aprono le porte della stalla e
vedo volare tre vecchiacce che fanno un
girotondo proprio attorno al carro dove io sono
nascosta.
Mentre girano, cantano e intrecciano le criniere
e le code dei cavalli. Non voglio credere ai miei
occhi e per la paura mi addormento.
Al risveglio ho un dubbio : è veramente
accaduto quello che avevo visto o era un sogno?
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Così vado dai miei nonni e chiedo se possono
darmi una spiegazione di quello che mi era
successo.
Essi mi rispondono che sicuramente si è
trattato di un brutto sogno.
Il pomeriggio stesso mi hanno portato a
prendere un grandissimo gelato e della Janara
non ne è rimasta alcuna traccia.
9. 9
UNA NOTTE FANTASTICA
di Michel Costantini
C'erano una volta dei bambini che un
pomeriggio erano andati in montagna in
campeggio con i genitori. Una volta montate le
tende si era fatta notte, cenarono e andarono
tutti a dormire.
I bambini non avevano sonno e così uscirono
dalle tende per andare a fare una passeggiata
notturna.
Sentirono un nitrito, nel frattempo cominciò
a fare sempre più freddo ed un brivido corse
lungo le loro schiene.
A un certo punto videro per la via pezzi di
stoffa e orme di zoccoli e pensarono che
c'entrava una janara in tutta questa storia.
Diventò una caccia alla janara. Un bimbo si
avvicinò ad un albero di “ghiande” per riposarsi
e quando tutti insieme ripresero il loro viaggio,
i bambini videro una janara che si presentò con
il nome Luna, sembrava vecchia, ma in verità
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era giovane e buona.
Ella disse: ''Sono io che ho fatto tutto questo
per spaventarvi un po’, i pezzi di stoffa sono
miei !!''
Si trasformò
in un gatto e
si allontanò.
Dietro ad un
albero vicino
c'era un'altra
janara però
cattiva.
Quest’ultima
cercò in tutti i
modi di
spaventare i
bimbi, ma non
ci riuscì.
Si fece giorno, la janara cattiva scomparve e i
bambini ritornarono alle loro tende parlando di
questa fantastica passeggiata notturna.
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LA VECCHIETTA E LA FARINA
di Silvia Treglia
A Formia si racconta che un giorno ad una
signora, mentre stava in giardino, si avvicinò
una vecchietta che le chiese della farina.
La signora le disse che non l’aveva. La
vecchietta la salutò e se ne andò, lasciando la
signora a pensare che la farina ce l’aveva, ma
perché darla ad un’estranea?
La notte, mentre tutti dormivano, la signora
sentì piangere la sua bambina neonata che
dormiva nella culla.
Andò a vedere e la bambina era a terra vicino
alla culla. Sorpresa la signora controllò se la
culla fosse rotta, ma la culla era intatta.
Rimise la bimba a nanna e tornò a dormire. La
cosa si ripeté per più volte, finché la signora si
nascose dietro la porta.
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Dopo un po’ vide apparire la vecchietta della
mattina, che prese la bambina e la mise a
terra. La signora uscì dal nascondiglio e la
vecchietta sparì come il vento.
La signora capì che quella era una janara e che
le faceva i dispetti perché le aveva mentito
riguardo alla farina.
Si ricordò di aver sentito di un rimedio per
risolvere problemi come il suo: mettere della
sabbia davanti l’uscio di casa, perché la janara
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non può resistere alla tentazione di contarne i
granelli dorati.
La signora mise dei sacchetti di sabbia
dappertutto e la janara non tornò mai più,
forse perché a furia di contare le era venuta
l’orticaria.
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UNO STRANO INCONTRO
di Claudio D’Urso
Un gruppo di tre amici di nome Marco, Mario e
Giovanni, a cui piaceva molto l'avventura,
decisero di andare sul Monte Redentore. Ci
andarono con il padre di Marco che faceva la
manutenzione delle strade di montagna.
Lo lasciarono al lavoro e mentre stavano
camminando nel bosco, dietro un albero di
quercia, i bambini videro quella che poteva
essere una janara, una strega delle montagne.
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La janara era una vecchia che aveva un naso a
uncino, gli occhi neri come la pece, i capelli
grigi come la cenere tutti spettinati e il volto
con tantissime rughe e peli.
Era così brutta e cattiva fin da piccola, che i
suoi genitori non le diedero un nome perché
non ne riuscirono a trovare uno che
corrispondesse alla sua poca grazia.
I bambini corsero dal papà di Marco, che
consigliò di mettere le scope di strame e i
granelli di sabbia che aveva nel furgone lungo
tutto il perimetro del bosco. La janara
incominciò a contare i fili delle scope ed i
granelli di sabbia.
Le venne il mal di testa ed alla fine per la
disperazione se ne scappò. Così Marco, Mario e
Giovanni furono contenti e poterono continuare
tranquillamente la loro avventura.
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IL BAMBINO E LA JANARA
di Francesco Arzano
C’era una volta a Castellone, un rione di
Formia, una janara, cioè una strega brutta, con
i capelli neri, gli occhi marroni, il naso a
patata, la bocca molto grande, i vestiti viola e
neri. La janara, però, non era cattiva; era solo
malata e molto annoiata.
La sua malattia non le consentiva di uscire di
giorno e perciò usciva solo di notte.
Nello stesso quartiere abitava un bambino che si
chiamava Marco, aveva otto anni e tardava
sempre ad addormentarsi, per via di una
brutta allergia che non gli dava pace.
Una notte la janara, che camminava per le
stradine di Castellone, vide la luce accesa in
camera di Marco, così decise di andare a fargli
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visita passando dal buco della serratura della
porta.
La janara prese Marco e se lo portò in
montagna perché ci voleva giocare a palla.
Marco giocò
tutta la notte e
si divertì molto.
La mamma al
mattino, non
vedendo più
Marco nel letto,
si preoccupò e
chiamò i
carabinieri, che
però arrivarono
quando la janara aveva già portato il bambino
nel suo letto.
Marco raccontò tutto. I carabinieri volevano
fare qualcosa, ma la mamma ricordò un
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vecchio rimedio che usava sua nonna: mettere
una scopetta di strame dietro la porta.
La notte seguente, infatti, la Janara ritornò a
riprendersi il bambino, ma non ci riuscì perché
impiegò tutta la notte per contare i fili della
scopetta. Da quel giorno la janara non andò più
a casa di Marco.
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CINQUE FRATELLI FURBI
di Silvia Fustolo
C'erano un bel giorno cinque fratelli che stavano
facendo una passeggiata sui Monti Aurunci in
cerca di fragoline di bosco, mentre i loro
familiari chiacchieravano dopo pranzo.
A un certo punto videro tre janare intorno ad
una grande pietra che ballavano, con capelli
neri e corti e con dei vestiti larghi e lunghi.
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Le janare si accorsero di loro e gli sguardi si
incrociarono.
Così i bimbi spaventati tornarono di corsa a
casa e si ricordarono di aver sentito una
leggenda sulle janare.
Allora chiesero ai genitori di portarli al mare.
Andarono in spiaggia, misero della sabbia nei
secchielli e li lasciarono davanti alla porta di
casa.
Quando le janare scesero dal monte Redentore
per cercare i cinque fratelli, trovarono davanti
la loro porta i secchielli di sabbia.
Esse impiegarono tutta la notte a contare i
granelli. Al mattino andarono via, non
tornarono più ed i bimbi furono salvi.
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UN GIORNO CON LE JANARE
di Gemma Mallozzi
C’era una volta a Maranola una casetta in cui
abitava una bambina di nome Maria.
Alle undici di sera, mentre tutti dormivano,
vennero alla porta tre streghe, le janare.
Le janare potevano essere giovani o vecchie: le
giovani avevano i capelli lunghi, quelle le
vecchie, i capelli arruffati; le giovani avevano i
vestiti scintillanti e le vecchie li avevano rotti.
Le tre streghe si chiamavano: Sara, Lara e
Mara ed erano giovani. Esse entrarono,
presero Maria e la portarono a dormire in un
letto dentro una fossa sui Monti Aurunci.
La mattina i genitori non trovarono Maria e si
preoccuparono. Uscirono e videro una nube
verde che si allontanava da casa loro e
pensarono che fosse stata la nube a portarla via
verso un vulcano vicino: il Vesuvio.
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Andarono al vulcano, ma non videro Maria.
Intanto le janare giocavano a palla con la
bambina e stettero anche tutto il giorno
seguente a giocare con lei.
Poi, la notte stessa la riportarono a casa, ma si
fermarono a contare i granelli di sabbia della
lettiera del gatto e i fili della scopa di strame
del giardino, che era lì accanto.
I genitori sentirono una voce che li chiamava:
“Sveglia, sveglia. E’ tardi e io devo andare a
scuola!”
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Il papà si svegliò e si accorse che era stato tutto
un sogno.
Quei peperoni verdi della sera prima non li
aveva proprio digeriti.
Stavano ancora lì nel suo stomaco ad eruttare
come un vulcano.
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LE JANARE E GLI AQUILONI
di Alessia Urciuoli
Una sera a Maranola tre janare, come sempre,
si riunirono sotto un albero di noci, per
decidere che cosa avrebbero fatto quella notte.
Anche tre ragazzi si riunirono in piazza, come
ogni sera da un po’ di tempo, per andare in
cerca di avventure.
Quella sera essi decisero una cosa che non
avevano mai pensato di fare: andare a vedere
una janara.
Ne avevano sempre sentito parlare in vecchi
racconti ed erano curiosi di scoprire se era
tutto vero o se era frutto della fantasia di
qualcuno. Armati di coraggio partirono.
Le tre janare, nel frattempo decisero di far
volare degli aquiloni che avevano costruito
quella mattina. Così, mentre facevano volare gli
aquiloni, videro i tre amici.
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Allora una janara disse: ”Cosa vogliono questi
bambini?”
“Non lo so” disse un'altra janara. Una terza
rispose: “Secondo me vogliono vedere una di
noi.”
La seconda aggiunse: “Forse hanno visto gli
aquiloni e vogliono giocare con noi.”
“Allora nascondiamoci e facciamogli una
sorpresa”, disse la janara che aveva parlato per
prima.
Intanto i bambini continuavano a cercare, ma
senza trovare nessuna janara.
Ad un tratto le tre streghe saltarono da dietro
un cespuglio facendo: ”Buuu!!”
Poi dissero: ”Cercavate noi?”
E uno dei ragazzi, il più piccolo gridò ai suoi
amici: “Scappiamo!!!”
Erano terrorizzati: avevano appena visto non
una, ma tre janare tutte in una volta.
Essi come tre lepri si divisero e si nascosero.
Una delle tre janare allora disse: “Torniamo a
casa, sono troppo vecchia per giocare a
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nascondino tra le rocce”.
Anche le altre furono d’accordo e così
tornarono nella loro grotta.
I bambini uscirono dai loro nascondigli solo
quando videro le tre figure allontanarsi sulla
montagna.
Mentre tornavano a casa di corsa spaventati,
ma sani e salvi, ripensarono all’incredibile
esperienza che avevano avuto.
Non avrebbero mai saputo la verità: quelle
streghe erano lì a far volare gli aquiloni.
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UNA JANARA A CASTELLONE
di Carolina Trano
C'era una volta una janara di nome Sara che
una sera decise di scendere da Santa Maria La
Noce per andare a Castellone.
La janara era una fanciulla con i capelli ricci e
rossi, gli occhi vispi, la bocca sottile. Aveva
anche le lentiggini, perciò qualche sua amica la
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chiamava Lenticchia. I suoi vestiti erano
strappati, perché correndo nei boschi si
impigliava nei rami. Era sempre felice e le
piaceva esplorare la città.
Giunta in piazza, per non farsi notare, si
trasformò in una gatta. La notarono soltanto
due bambine di nome Lisa e Lulù, che la
presero e la portarono a casa.
Il mattino dopo andarono in montagna con i
genitori a fare un pic-nic. Passarono una bella
giornata insieme. La sera tardi Sara si
trasformò in ragazza ma, prima di andare via,
al posto suo lasciò alle bambine una gatta
uguale a sé .
Lisa e Lulù non si accorsero di niente. Andarono
a dormire contente della nuova amica a
quattro zampe che avevano trovato.
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LA JANARA E LA VALIGIA
di Matteo Scipione
In una sera d’estate quattro bambini si
aggiravano per Maranola alla scoperta di un
tesoro nascosto.
Qualche mattina prima avevano sentito di un
uomo che aveva smarrito una valigia piena di
gioielli. L’aveva appoggiata su un muretto e poi
l’aveva dimenticata lì per ore. Quando se ne era
ricordato era ormai troppo tardi. La valigia
non c’era più.
In verità a prendere la valigia era stata una
donna che aveva degli stracci come vestiti,
vecchie scarpe ai piedi, mani rugose e rovinate.
I bambini andarono al muretto, e uno di essi
sentì un rumore. Si girò un attimo e vide due
occhi rossi luccicare nella siepe vicina e capì
subito che era una strega.
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Il bambino si impaurì e lo disse ai suoi amici,
ma non fu creduto.
Ad un tratto la strega apparve davanti ad essi,
che spaventatissimi scapparono via veloci.
La janara li
inseguì per
dare loro la
valigia, che
non conteneva
gioielli, ma
giocattoli. Essa
non riuscì ad
acchiapparli
perché le urla
dei bambini
richiamarono
l’attenzione dei genitori, che con scope di
strame la fecero scappare via.
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IL BALLO DELLA JANARA
di Antonio Maddalena
C’era una volta un gruppo di bambini che
decisero di fare una gita sui Monti Aurunci.
I bambini si chiamavano Manuel, Paolo e
Francesco.
Mentre camminavano nel bosco una janara li
osservava da lontano senza farsi vedere.
A un certo punto la janara saltò fuori e catturò
Manuel. Nello stesso momento il cielo diventò
nero e grigio.
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I genitori preoccupati uscirono a cercare i loro
figli. Girarono tanto e trovarono la janara che
ballava con tutti e tre i bambini.
Facendo finta di niente anche loro ballarono.
Quando la janara fu stanca e sfinita la spinsero
in una grotta vicina e chiusero l’ingresso con un
macigno e finalmente riuscirono a tornare tutti
a casa stanchi, ma contenti dell’avventura
vissuta.
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FESTA DI MEZZANOTTE
di Gabriel Picone
C’erano una volta due janare: una buona di
nome Barbara ed una cattiva di nome Fosca.
Barbara aveva i capelli biondi e mossi, gli occhi
celesti e un mantello rosso vivo. Fosca aveva i
capelli grigi, tutti arruffati e pieni di muffa.
Una notte Fosca rubò cinque bambini: Jacopo,
Nicola, Luigi, Francesco e Pina. Li portò in una
grotta a Gianola, perché si sentiva sola e
abbandonata. Tutti avevano paura del suo
aspetto e nessuno le voleva parlare, perciò era
sempre arrabbiata.
Un giorno Barbara vedendo Fosca ancora di
cattivo umore le propose di fare una festa a
mezzanotte.
Insieme rapirono altri cinque fratellini dalle loro
case e li portarono via intorno ad un albero di
noci sul Monte Redentore.
Le streghe suonarono, ballarono e si misero a
giocare a palla con i bambini.
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Ad un certo punto, però, arrivarono degli scout
che li avevano osservati da lontano molto
attentamente.
Subito capirono la situazione, tirarono fuori
delle scope di strame e le gettarono in mezzo
alla festa.
Jacopo, Nicola, Luigi, Francesco e Pina le
presero e le diedero alle janare, che
cominciarono a contare i fili delle scope.
I bambini presero per mano gli altri più piccoli,
scapparono e finalmente si misero in salvo.
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I TRE AMICI
di Roberto Di Fazio
C’erano una volta a Maranola, un paesino di
collina, tre bambini che amavano giocare a
pallone, ma non fare i compiti.
Il paesino aveva una grande piazza, dove tutti i
pomeriggi i tre bambini si riunivano a giocare.
Un pomeriggio passarono di lì le loro mamme
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che dissero loro: “Avete studiato per domani?”
Ma i bambini non risposero.
Un anziano signore che era in piazza li chiamò
e gli raccontò una leggenda. Questa leggenda
raccontava l’esistenza di certe streghe chiamate
janare, che se venivano a sapere di bambini
disubbidienti, nelle notti di luna piena,
sarebbero scese dalla montagna con le loro
scope e li avrebbero presi e portati sulla
montagna.
Nel sentire questa leggenda Luca, Roberto e
Paolo ebbero paura ed allora capirono che
prima di giocare bisogna fare i compiti.
Da quel momento furono tutti più contenti e
sereni.
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JANARE E FANTASIA POPOLARE
di Antonio Marino
Ho chiesto informazioni ai miei nonni e mi
hanno raccontato che quando loro erano
bambini giravano notizie che le janare
esistessero realmente.
Gli veniva raccontato che erano persone che
durante il cambio della luna subivano delle
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trasformazioni del corpo e dell'anima. Il corpo si
copriva completamente di peli, crescevano loro
le unghie lunghe e appuntite. Diventavano
cattive ed erano le mogli del lupo mannaro.
Una coppia davvero meravigliosa!
Siccome non riuscivano a salire le scale,
entravano dalle finestre trasformandosi in
vento. Dato che erano attratte dalle cose
minuscole, la gente, per difendersi, metteva
delle scope e dei sacchetti di sabbia fuori l’uscio
di casa, così che esse potessero contare fili e
granelli tutta la notte senza disturbare nessuno.
Ciò succedeva spesso nei mesi invernali,
soprattutto nel mese di dicembre.
Quando le janare uscivano per le strade,
venivano inseguite dai cani randagi che
correvano loro dietro per scacciarle.
Tutte queste storie venivano raccontate per
spaventare i bambini disubbidienti o che
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stavano per fare azioni pericolose.
La frase pronunciata era più o meno: “Guarda
che se non ti comporti bene, arriva la janara e
ti porta via!”
Oggi, mentre mi raccontano queste storie, i
miei nonni ridono, ma io immagino il terrore
che hanno provato allora.
Comunque penso che presto mi farò regalare
una scopetta di strame e la appenderò fuori
dalla mia finestra…non si sa mai.
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LA SCOPA DI STRAME: UN UTILE
SCACCIAGUAI
di Luca La Valle
La scopetta di strame è realizzata con una
pianta selvatica, detta in dialetto “stramma”,
che si trova sui Monti Aurunci. Lo ha detto il
signor Giovanni del Parco dei Monti Aurunci,
che è venuto in classe a mostrare come si
lavora questa pianta. Fin dai tempi antichi,
veniva intrecciata per costruire oggetti di uso
quotidiano come: sporte, decorazioni, fiaschi,
fruttiere, scope, bambole, cesti.
La scopetta veniva appesa fuori la porta di casa
e veniva usata come scacciaguai contro le
janare, streghe dei boschi, che rapivano i
bambini di notte.
Se vedevano una scopa non resistevano alla
voglia di contarne tutti i fili, così si sarebbe
fatto giorno e sarebbero scomparse.
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Questa cosa mi ha colpito e ho immaginato una
storia.
IL GATTO JANARA
Una janara una notte si trasforma in gatto e
convince due fratelli a seguirla. Li porta sul
Monte Redentore in una grotta.
Di colpo si ritrasforma in strega e vuole far loro
del male, ma arriva il loro papà con degli amici
e la cacciano via a bastonate.
Poi le scaricano nella grotta tante di quelle
scope che la janara, impegnata a contare i fili,
non ne esce più per il resto della sua vita.
42. 42
PER SEMPRE CON LA JANARA !!!
di Martina Floriano
C’era una volta un gruppo di bambini che
andava a fare una passeggiata in montagna.
Mentre essi camminavano, scorsero dietro un
albero di noci una janara.
Era così bella
che sembrava
una sposa: i
capelli lisci,
lunghissimi e
biondi; il vestito
giallo come il
sole; il viso
rotondo; la
bocca come un
corallo rosso; la pelle rosea; il naso e le orecchie
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piccoli; la voce bassa e soave. Aveva un
carattere amabile ed era buona con tutti. Ella
cantava sempre.
I bambini restarono incantati dalla meraviglia
di questo incontro. Le dissero: “Vorresti fare
una passeggiata con noi?” Ella rispose: “Ma
certo!”. Felici, mentre passeggiavano, le dissero:
“Possiamo chiamarti tutte le volte che
vogliamo?” La janara rispose di sì.
Così nacque una grande amicizia tra i bambini
e la janara.
E vissero sempre felici e contenti, perché non ci
fu mai bisogno di usare uno scacciaguai per
allontanare la janara, che fu sempre buona e
gentile con loro.
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SOFIA LA JANARA
di Giada Zinno
C’era una volta una janara di nome Sofia.
Questa strega era molto brutta.
Infatti, era sporca, aveva il naso enorme e
storto, gli occhi neri, un vestito lungo ed il
cappello a punta nero.
La notte andava a caccia di bambini capricciosi.
Quando li trovava, li portava a casa sua, li
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rinchiudeva in una stanza buia e tagliava i
capelli a zero a chi piangeva.
Riportava i bambini nelle loro case quando
promettevano di fare i bravi.
Fu così che da allora in giro si diceva che i
bambini disubbidienti sarebbero stati portati via
dalle janare.
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IL GATTO NEL BOSCO
di Giuliano Tola
Un giorno, alcuni bambini si recarono a fare un
pic-nic nel bosco. Dopo avere mangiato,
decisero di andare a fare una passeggiata.
Percorsero il bosco a lungo e quando decisero di
tornare indietro, si resero conto di essersi persi
e così, nel tentativo di ritrovare la strada
smarrita, si fece notte.
Ad un tratto, davanti a loro spuntò dal nulla
un gatto nero,
con il pelo
ispido e sporco.
I bambini si
domandarono
cosa ci facesse
un gatto nel
bosco. Non
ebbero il tempo
di darsi una
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risposta che il gatto si trasformò in una janara,
una strega brutta e piena di pulci.
Uno di loro il giorno prima era stato al mare
ed aveva ancora in tasca della sabbia. Così la
lanciò davanti ai piedi della janara, che iniziò a
contare i granelli.
I bambini ne approfittarono per fuggire veloci
come il vento.
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LA SCOPA DI STRAME
di Angelo D’Orso
Sulla Monte Redentore c’è un noce dove si dice
che di notte ci ballano intorno le janare.
Di notte le janare scendono in paese sotto
forma di vento, passano sotto le porte e fanno i
dispetti a chi dorme.
Una sera una signora, dopo aver pulito il
giardino, lascia la scopa davanti la porta.
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Di notte sente dei rumori, va alla finestra e
vede la janara che conta i fili della scopa che
aveva lasciato fuori.
Conta e conta, passa la notte, sorge il sole e la
janara se ne va.
Da quel giorno tutti in paese misero delle scope
di strame fuori la porta di casa.
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TRE RAGAZZE, IL MAZZAMAURIELLo
E LA JANARA
di Giulia Destradis
C'erano una volta tre ragazze che andarono nel
bosco per catturare uno gnomo chiamato
mazzamauriello, amico delle janare, perché
avevano saputo che aveva dei poteri magici.
Le tre ragazze si chiamavano Giulia, Giada e
Maria; avevano rispettivamente 21 anni, 17
anni e 26 anni.
Mentre camminavano nel bosco all'improvviso
videro il mazzamauriello: era molto piccolo e
veloce.
Quando le ragazze si fermarono per riposarsi,
egli legò loro i lacci delle scarpe tra un piede e
l’altro e, allorché si rialzarono per riprendere la
marcia, caddero a terra tra le foglie.
Sentirono ridere e sghignazzare, si voltarono e
videro una janara e sulla sua spalla il
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mazzamauriello. Per fortuna arrivò la loro
mamma che, preoccupata nel vedere che
tardavano, arrivò a liberarle. Tutte insieme
tornarono a casa felici e contente.
Il giorno dopo esse andarono al mare e rividero
la janara che vendeva mele come la strega di
Biancaneve. Chiamarono il bagnino che la fece
andare via dandole in mano una scopa di
strame.
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LAURA LA JANARA
di Marica De Santis
C'era una volta a Castellonorato una janara di
nome Laura che aveva i capelli biondi e
arruffati , il naso a punta e gli occhi verdi.
Era vestita con
un lungo vestito
nero.
Un giorno sei
bambini di nome
Paolo, Marica,
Antonio, Alessia,
Claudio e Angelo,
dopo aver giocato
in giardino si
salutarono,
tornarono a casa, cenarono e andarono a letto.
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La janara Laura, avendoli visti giocare e
divertirsi, decise andare a casa dei sei bambini.
Li prese nel sonno e si recò a Gianola a giocare
con loro sulla spiaggia. Si stancarono e
crollarono dalla stanchezza. Li riportò a casa
mentre ancora dormivano.
I bambini si svegliarono pensando di aver fatto
un sogno!
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LE DANZATRICI NEL BOSCO
di Samuele Scarpellino
C’erano una volta tre amici che avevano
desiderio di avventura.
Decisero di andare a caccia di janare, streghe
brutte e cattive, sul Monte Redentore.
A mezzanotte uscirono di nascosto e si
incamminarono verso la montagna.
Per difendersi avevano portato con sé delle
buste di sabbia che avevano preso al mare.
Le janare non resistono alla tentazione di
contare i granelli di sabbia dimenticandosi di
tutto quello che succede intorno.
Giunsero ad una radura tra i boschi e videro
due ragazze che ballavano e cantavano. Forse
erano quelle le janare?
Non erano brutte ed indossavano dei bei vestiti
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con un mantello.
Esse li videro e li invitarono a danzare con loro,
ma i bambini fuggirono buttandosi alle spalle
dei pugni di sabbia.
Il giorno dopo si incontrarono e pensarono che
forse ciò che avevano sentito sulle janare non
era vero.
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TRE SORELLE E UNA JANARA
di Claudia Lucignano
C’era una volta un gruppetto di ragazze che
rientravano a casa dopo una lunga passeggiata
in montagna. Esse si chiamavano: Valeria,
Gioia, Giorgia, Francesca, Roberta, Claudia,
Silvia, Giulia e Fiore. Fra di esse erano sorelle
Francesca, Gioia e Claudia.
Le tre sorelle dopo cena si preparano per
andare a letto, si diedero la buonanotte e
crollarono dal sonno.
Ad un certo punto entrò un soffio di vento
dalla finestra.
In realtà era una strega dei boschi, una janara
di nome Flora, aveva gli occhi azzurri, i capelli
biondi, era giovane e aveva il potere della
natura, portava sempre una gonna di foglie
bellissima, volava e sul busto portava delle foglie
come corpetto.
La janara rapì Francesca e Gioia, se le portò
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con sé per giocare a palla intorno ad un albero
di noce.
La mattina dopo quando Claudia si svegliò non
trovò più le sue sorelle. Povera Claudia! Era
disperata.
Le cercò per tutta la casa ma non le trovò.
Così lo disse al papà che affaccendato rispose:
“Oh no! E’ una vera tragedia! Prova a dirlo alla
mamma, vedrai che ti saprà rispondere
meglio.”
La mamma sentite le parole della figlia chiamò
subito la polizia, che immediatamente iniziò le
ricerche delle due sorelle scomparse, le quali,
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invece, stavano tranquillamente scendendo dal
monte Redentore.
“Dove siete state? Che cosa avete fatto?” chiese
Claudia appena vide le sue sorelle. Esse
risposero: “Siamo state a giocare a palla
intorno ad un albero con la janara Flora. E’
stato bellissimo!”
Poiché Claudia si era tanto spaventata, da quel
giorno mise sempre tre secchielli di sabbia fuori
la porta per allontanare le janare, come le
aveva suggerito la signora Mariuccia, una
anziana donna sua vicina di casa.
Le streghe avrebbero contato i granelli di sabbia
per tutta la notte e all’alba sarebbero sparite.
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LA JANARA AL MARE
di Erica Forcina
Una bambina un giorno d’estate va al mare al
Porticciolo di Gianola.
Fa molto caldo e decide di fare un bel bagno.
Mentre nuota e si diverte, vede una brutta
strega avvicinarsi al suo asciugamano.
Subito esce dall’acqua e le urla: “Cerca
qualcosa?”. La janara le risponde che cerca
proprio lei, perché vuole farsi aiutare ad uscire
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dalla spiaggia, ha molto caldo e a furia di
contare granelli di sabbia le è venuto un gran
mal di testa.
La bambina, che era molto coraggiosa e
generosa, aiuta la janara ad allontanarsi dalla
spiaggia e la conduce nel bosco al fresco sotto
un albero.
Per ringraziarla la strega dona alla bambina un
prezioso rubino.
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LA JANARA E LA BAMBINA
di Enis Kokici
A Formia viveva Matteo, un bambino che aveva
una sorellina di pochi mesi. Era una bambina
buona e non piangeva mai. Era paffutella ed
aveva gli occhi celesti, perciò i genitori la
chiamarono Chiara.
Una notte
Matteo sentì
piangere la
sorellina e
vide che la
aveva presa
una donna,
che uscì
dalla finestra e cominciò a scappare. Matteo
allora la rincorse, la afferrò per il vestito e le
disse di ridargli subito la sorellina.
Si accorse che era una janara, perché gliela
aveva descritta suo nonno in tanti racconti.
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La strega non voleva lasciare Chiara, ma lui la
convinse a prendere un bambola al suo posto.
Da allora la strega janara non tornò più a casa
di Chiara e Matteo.
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MAI PIU’ JANARA
di Roberto Zeno
C’erano una volta a San Pietro dei bambini che
di pomeriggio giocavano in giro per il quartiere.
Quei bambini si chiamavano Anna, Marco,
Manuele, Giovanni e Ilaria ed erano tutti cugini
e abitavano nello stesso palazzo.
Si fece ora di cena e le loro mamme li
chiamarono per farli ritornare a casa.
Contemporaneamente una vecchia janara
cavalcava il suo cavallo su una montagna vicina
dirigendosi a valle verso Formia.
Quando fu mezzanotte la janara giunse a San
Pietro e passò da tutti e cinque i cugini, li prese
per mano e li riunì nel cortile del palazzo.
La janara era proprio brutta: aveva sul naso un
brufoletto e la faccia piena di nei.
Da un buco nel mantello si vedeva un pezzo di
schiena tutta pelosa.
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La janara era per giunta una strega cattiva e
antipatica.
I bambini le
proposero di
fare la
ceretta.
Il giorno dopo
la portarono
dall’estetista e
la vestirono
con gli abiti
delle loro
mamme.
Infine la
portarono dal
parrucchiere come se fosse un matrimonio.
La ianara era bellissima e dicventò buona.
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LA JANARA E LA MUSICA ROCK
di Paolo Forte
C’era una volta una janara di nome Jana, che
viveva in una grotta a sul Monte di Gianola.
Era un posto bellissimo e si vedeva un
panorama stupendo.
Jana pensava che non poteva desiderare altro
dalla vita.
In una delle sue scorribande notturne aveva
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sentito della musica ad alto volume provenire
dalla stanza di un ragazzo.
Quella musica faceva per lei che era una tipa
speciale: era musica rock.
Così prese una scopa di strame e invece di
contarne i fili, la trasformò in chitarra elettrica
e suonò le sue corde per tutta la notte.
Giorni dopo, qualcuno giurò di aver visto, nei
pressi della villa di Mamurra, la grotta della
janara trasformata in una discoteca.
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INDICE
Introduzione …………………………………..….… 2
LA JANARA di Rebecca Frangiosa
….....…….……………………………………………………5
UNA NOTTE FANTASTICA di Michel
Costantini………………………………………...........9
LA VECCHIETTA E LA FARINA di Silvia
Treglia .……………………………………….......... 11
UNO STRANO INCONTRO di Claudio
D’Urso ..……………………………………………...14
IL BAMBINO E LA JANARA di Francesco
Arzano ..………………………………………………16
CINQUE FRATELLI FURBI di Silvia
Fustolo ……………………………………………….. 19
UN GIORNO CON LE JANARE di
Gemma Mallozzi ....................................... 21
LE JANARE E GLI AQUILONI di Alessia
Urciuoli ……………………………………...……….24
UNA JANARA A CASTELLONE di
68. 68
Carolina Trano ……………………………… 27
LA JANARA E LA VALIGIA di Matteo
Scipione ………………………………….………. 29
IL BALLO DELLA JANARA di Antonio
Maddalena ……………………………………… 31
FESTA DI MEZZANOTTE di Gabriel
Picone ………................................................. 33
I TRE AMICI di Roberto Di Fazio
……………………………………..………….…………. 35
JANARE E FANTASIA POPOLARE di
Antonio Marino ………………………………. 37
SCOPA DI STRAME: UN UTILE
SCACCIAGUAI di Luca La Valle
…………..……………………………………………… 40
PER SEMPRE CON LA JANARA!!! di
Martina Florian0 ………………………………. 42
SOFIA LA JANARA di Giada Zinno
………………………………….……………………...... 44
IL GATTO NEL BOSCO di Giuliano Tola
69. 69
………………………………………………….………… 46
LA SCOPA DI STRAME di Angelo D’Orso
…..…………………………………….………..……….. 48
TRE RAGAZZE, IL MAZZAURIELLO E
LA JANARA di Giulia Destradis
…...……………….……………………………………… 50
LAURA LA JANARA di Marica De Santis
..…………………………………..…………………... 52
LE DANZATRICI NEL BOSCO di Samuele
Scarpellino …................................................ 54
TRE SORELLE E UNA JANARA di
Claudia Lucignano …................................. 56
LA JANARA AL MARE di Erica Forcina
…………….………………………………….………… 59
LA JANARA E LA BAMBINA di Enis
Kokici …………………………………………..…... 61
MAI PIU’ JANARA di Roberto Zeno…..63
LA JANARA E LA MUSICA ROCK di
Paolo Forte …………………………………..…… 65