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Ministero della Giustizia
   Dipartimento Giustizia Minorile                                                                             Istituto Centrale
   Centro per la Giustizia Minorile                                                                             di Formazione
     per la Lombardia - Milano                                                                                   del Personale




           Valutare per decidere
The Assessment of Young Offenders within the
         Juvenile Justice Services




                                       Italian Network for Young
                                      Offenders’ Assessment and
                                                Treatment
                                                 INYOAT
                       Progetto finanziato dall’Unione Europea su decisione del Consiglio del 12 febbraio
                      2007. “Prevenzione e lotta contro la criminalità”; parte del programma sulla sicurezza
                                         e la tutela delle libertà, GU L 58 del 24.2.2007
                                                                                                                                   I
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     Milano, Settembre 2010




II
Prefazione




    Questo documento presenta il risultato di un lavoro realizzato dal

    Minotauro, in collaborazione con l’Istituto Centrale della Formazione del

    Dipartimento Italiano della Giustizia Minorile e con il Centro per la Giustizia

    Minorile della Lombardia.

    Obiettivo centrale del progetto era di costituire un momento di confronto tra

    gli operatori, psicologi, assistenti sociali, educatori, che in Italia lavorano nei

    Servizi della giustizia minorile. Questo confronto si propone come premessa

    per uno scambio tra pratiche europee in merito alla valutazione dei minori in

    ingresso nel circuito penale.

    In particolare il progetto intendeva favorire il confronto tra gli psicologi della

    Giustizia Minorile, cercando di individuare obiettivi e metodi specifici del loro

    intervento.

    Le domande che il progetto si poneva sono state:

-   In che modo una valutazione psicosociale può essere utile per la presa di

    decisione della magistratura?




                                                                                          III
-   Con    quali obiettivi specifici può       essere       realizzata   la   valutazione

         psicosociale: screening, diagnosi, valutazione dell’imputabilità, valutazione

         della pericolosità sociale, valutazione del rischio di recidiva?

         Per rispondere a queste domande il progetto ha realizzato:

     -   Un confronto nella letteratura sul tema della valutazione psicosociale in

         diversi sistemi penali minorili europei.

     -   Una ricerca, realizzata attraverso interviste individuali, sugli psicologi che in

         Italia lavorano nei Servizi della giustizia minorile.

     -   Incontri nazionali tra dirigenti dei Servizi della giustizia minorile o referenti

         istituzionali.

     -   Un’analisi delle relazioni che i Servizi italiani inviano alla magistratura come

         aiuto per la conoscenza del minore e come base per la decisione della

         misura penale da adottare.

     -   Incontri tra gli psicologi italiani dei servizi della giustizia minorile, per

         favorire un confronto sui modelli, i metodi, gli strumenti utilizzati.

     -   Un seminario internazionale rivolto a Dirigenti e referenti istituzionali dei

         Servizi della giustizia minorile italiani sul tema dell’assessment.

     -   La costituzione di una rete degli psicologi italiani dei servizi della giustizia

         minorile attraverso un gruppo mail, per scambio di informazioni e di

         strumenti.

         Gli esiti del progetto sono illustrati da questo documento. Un volume

         sull’assessment dei minori antisociali è in corso di pubblicazione in italiano.


IV
Questo documento, che presenta in modo sintetico l’esito delle diverse

azioni del progetto, può essere utile per gli operatori psicosociali che

lavorano con i minori nei Servizi della giustizia minorile e per i magistrati

che prendono decisioni sulla base delle valutazioni espresse dai servizi.




                                                                                V
Indice




      Document Development Gruop                                VII

      1. Introduzione                                            1


      2. Il sistema penale minorile italiano                     13


      3. Tendenze recenti nelle politiche penali in Europa       21


      4. Attività di valutazione nei servizi della giustizia
      minorile
                                                                 27

      5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia
      Minorile                                                   35


      6. La valutazione del comportamento antisociale in
      una prospettiva evolutiva                                  71


      7. Conclusioni e prospettive                              161


      Bibliografia                                              167




VI
Document development group




                                   Alfio Maggiolini

                                 Alessandra Ciceri

                                    Cristina Colli

                                 Mauro Di Lorenzo

                                  Giovanna Kluzer

                                     Carlo Trionfi

                                  Cristina Saottini

                                   Veronica Scuffi

                                   Virginia Suigo


 Il Minotauro è una cooperativa sociale composta da psicologi, ricercatori e formatori. E’

   stato fondato nel 1984. Presiede l’Istituto Gustavo Pietropolli Charmet. Il Minotauro

  opera nell’area della prevenzione e del trattamento del disagio psicologico, sociale ed

       evolutivo; gli interventi che promuove riguardano attività di consultazione e

  psicoterapia, gestione di servizi psicosocioducativi, interventi di prevenzione, ricerca,

      formazione e analisi istituzionale. L’approccio teorico e le esperienze pratiche

 dell’Istituto sono state presentate in numerosi volumi editi a stampa (www.minotauro.it).




                                                                                              VII
Istituto Centrale di Formazione

                                               Cira Stefanelli

                                         Maria Grazia Castorina

                                                Bruno Costa

                                              Elvira Narducci,

                                           Giuseppe Mandalari

                                              Antonella Zanfei

       L’Istituto Centrale di Formazione (ICF) ha la finalità di programmare, progettare, realizzare e

       valutare le attività formative rivolte a tutto il personale appartenente alla qualifiche dirigenziali,

        alle qualifiche funzionali e al comparto sicurezza in servizio presso l’amministrazione della

                                                Giustizia Minorile.




                       Centro per la giustizia minorile della Lombardia

                                                Flavia Croce

         I Centri per la Giustizia Minorile (CGM) sono organi del decentramento amministrativo che

          possono avere competenza sul territorio di più regioni e in questi casi fanno riferimento a

         più Corti d'appello. Esercitano funzioni di programmazione tecnica ed economica, controllo

            e verifica nei confronti dei Servizi minorili da essi dipendenti quali gli Uffici di Servizio

          Sociale per i Minorenni, gli Istituti penali per i minorenni, i Centri di Prima Accoglienza, le

                                                     Comunità.




VIII
1. Introduzione




                                                                                          Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    Mentre in passato prevaleva un diffuso pessimismo sulle possibilità di

    intervento con i minori che commettono reati e sull’efficacia dell’intervento

    penale, oggi i risultati di ricerche metanalitiche dimostrano che è possibile

    un intervento che riduca il rischio di recidiva, che è possibile un trattamento

    per il disturbo antisociale di personalità e, contrariamente a quanto si

    pensava, è anche possibile ottenere un cambiamento di tratti psicopatici di

    personalità, con interventi sufficientemente intensivi e prolungati (McGuire,

    1995; Salekin, 2010; Andrews, Bonta, 1998).

    L’intervento precoce con i minori che sono denunciati può avere un

    importante valore preventivo sullo sviluppo della carriera delinquenziale.

    Per questo scopo è importante una corretta valutazione del comportamento

    deviante, del minore e del suo contesto di sviluppo, per poter effettuare un

    intervento efficace nel ridurre il rischio di recidiva.

    La valutazione psicosociale dei minori che entrano nel circuito penale può

    essere:

-   orientata prevalentemente a cercare di individuare i problemi psicologici dei

    minori e l’eventuale presenza di psicopatologia, in una prospettiva di cura;



                                                                                      1
Valutare per decidere - The assessment of young
          1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




    -   può essere allargata al contesto famigliare e sociale e non solo al minore,

        per valutarne i fattori di rischio e protezione;

    -   può essere particolarmente attenta alla valutazione del rischio di recidiva;

    -   può essere orientata a rispondere a specifiche domande della magistratura,

        come la maturità/immaturità o la pericolosità sociale.

        L’attenzione privilegiata a uno o a più di questi aspetti può dipendere dal

        tipo di reato, dalle caratteristiche del minore, da quelle del sistema penale,

        dalla fase processuale, oltre che dal modello teorico e dagli orientamenti

        metodologici degli operatori che effettuano la valutazione.



        L’andamento dei reati minorili mostra che l’età e il genere (adolescenza

        maschile) sono tra i fattori di rischio del comportamento trasgressivo. In una

        prospettiva evolutiva i reati minorili possono essere espressione sia della

        tendenza trasgressiva degli adolescenti, fisiologica, sia di disturbi del

        comportamento e della personalità antisociale o di altre psicopatologie.

        Possono anche essere, tuttavia, la manifestazione di una difficoltà del

        contesto, la famiglia o la scuola innanzitutto, a riconoscere i bisogni

        evolutivi dell’adolescente.

        Un approccio di psicopatologia evolutiva (Cicchetti, Cohen, 1995;

        Achenbach, 2001; Rutter, 1988) porta a dare una grande importanza al


2




                                 Prevention and Fight Against Crime 2007
                              With financial support from the Prevention of and
                                       Fight Against Crime Programme
                   European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
1. Introduzione




                                                                                             Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
  contesto, superando l’idea che un adolescente “abbia” un disturbo, per cui il

  comportamento antisociale è interpretato piuttosto come l’effetto di

  un’interazione negativa tra bisogni evolutivi e risposte dell’ambiente, in una

  prospettiva in cui sono centrali le rappresentazioni del soggetto dei propri

  bisogni e delle risposte dell’altro. Un comportamento delinquenziale può

  essere il risultato di diversi percorsi di sviluppo e nello stesso tempo è

  suscettibile ad ogni momento di possibili evoluzioni differenti.



  Poiché uno degli scopi importanti, anche se non il solo, dell’intervento

  penale è di ridurre i rischi di recidiva, è indispensabile chiedersi quali

  caratteristiche del minore e del suo contesto di vita consentano la

  formulazione di una prognosi più favorevole e su quale sia il rapporto tra

  obiettivi psicologici di responsabilizzazione e sviluppo da una parte, e

  obiettivi più strettamente comportamentali. Solo una maggiore capacità di

  valutazione consente di evitare un tipo d’intervento che si limiti a proporre

  un’unica risposta, indifferenziata, per tutti gli utenti dei Servizi della giustizia

  minorile.

  Anche se ai diversi reati possono essere correlati differenti psicopatologie,

  in genere nella maggior parte dei casi ci si trova di fronte ad un disturbo

  della condotta o a un disturbo antisociale di personalità (DSM-IVR, 2000).

  Nei Servizi della giustizia minorile, tuttavia, la diagnosi di disturbo della

  condotta o di disturbo antisociale proposta nel DSM-IVR (descritto come

                                                                                         3
Valutare per decidere - The assessment of young
      1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




    caratterizzato soprattutto da una persistente inosservanza e violazione dei

    diritti degli altri, che si manifesta nell’infanzia o nella prima adolescenza, e

    continua nell’età adulta), si rivela insufficientemente discriminante.

    Un’osservazione sistematica è particolarmente utile per raccogliere dati in

    modo comunicabile e costituisce la premessa fondamentale per la

    realizzazione di ricerche sull’efficacia dell’intervento del sistema dei Servizi

    della giustizia minorile.



    L’intervento dei Servizi, in effetti, non ha solo lo scopo di sanzionare il

    comportamento e di limitarne le conseguenze negative per la società, ma si

    propone anche obiettivi di cambiamento dell’adolescente e di conseguenza

    costituisce una forma di trattamento.

    Attraverso il lavoro psicosociale, che trova applicazione non solo nella

    detenzione, ma soprattutto con misure alternative, si realizzano diversi tipi

    d’interventi, che implicano un trattamento del minore e del suo contesto di

    vita, attraverso una presa in carico e l’offerta di un supporto psicologico,

    sociale o educativo.

    La complessità dell’intervento rende difficile una valutazione dei risultati.

    L’efficacia dell’intervento penale è spesso misurata in base al criterio della

    riduzione delle recidive, un punto di vista necessario, ma non sufficiente,


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                             Prevention and Fight Against Crime 2007
                          With financial support from the Prevention of and
                                   Fight Against Crime Programme
               European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
1. Introduzione




                                                                                           Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
  perché evidentemente gli adolescenti possono ben smettere di commettere

  reati, pur restando antisociali o sviluppando un comportamento asociale,

  più che antisociale, con marginalità, uso di sostanze, ecc.

  In parte, la scarsa attenzione alla verifica dell’intervento è anche dovuta al

  diffuso pessimismo sui risultati che caratterizza sia l’intervento penale, sia la

  psicoterapia dei disturbi antisociali. Anche se si riconosce che il

  comportamento antisociale è persistente, oggi si tende sempre più a

  ritenere che sia comunque modificabile. La sua trasformazione, d’altra

  parte, avviene spesso spontaneamente, poiché anche nei casi più difficili la

  metà dei ragazzi che commettono reati non persiste nel comportamento

  antisociale, riuscendo ad acquisire un positivo ruolo sociale, attraverso la

  capacità di lavorare e di vivere una relazione di coppia. Poiché nel

  determinare questo cambiamento è spesso importante il contesto, sia

  familiare sia sociale, in cui il comportamento è inserito, ci si può

  legittimamente chiedere in che modo anche l’intervento istituzionale del

  sistema penale possa costituire un fattore protettivo e non di rischio per

  l’evoluzione successiva. In effetti è stato riconosciuto il rischio di un effetto

  iatrogeno della detenzione e in generale del trattamento penale (McGuire,

  1995).

  Un possibile obiettivo nei Servizi della giustizia minorile è di adottare una

  logica che, pensando all’intervento come ad un trattamento, arrivi a

  verificare l’efficacia dell’intervento stesso, sia in termini di recidiva, sia per

                                                                                       5
Valutare per decidere - The assessment of young
      1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




    quanto riguarda l’evoluzione degli adolescenti presi in carico anche da un

    punto di vista psicosociale. In questa prospettiva è fondamentale una

    raccolta e analisi di dati che consenta di differenziare le caratteristiche dei

    minori sottoposti a procedimenti penali, in modo da poter proporre un

    intervento che sia effettivamente commisurato alle loro caratteristiche e per

    questo efficace, riducendo la probabilità che l’intervento sia effettuato

    prevalentemente sulla base delle esigenze istituzionali, più che su quelle

    del minore.



    La valutazione dei minori tra obiettivi penali e sanitari

    Nella valutazione dei minori in ingresso nel circuito penale è importante da

    una parte l’individuazione del rischio di recidiva, come criterio per orientare

    gli interventi istituzionali, dall’altra una valutazione delle problematiche

    psicologiche e sociali che possono essere alla base del loro coinvolgimento

    nel circuito penale.



    Le probabilità che un adolescente che entra nel circuito penale possa

    commettere un nuovo reato sono in genere elevate. E’ difficile avere dati

    attendibili e comparabili sulle percentuali di recidiva, per la diversità dei

    campioni, per età, per gravità, per i tempi presi in considerazione nel follow


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                            Prevention and Fight Against Crime 2007
                         With financial support from the Prevention of and
                                  Fight Against Crime Programme
              European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
1. Introduzione




                                                                                        Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
  up e per i criteri utilizzati (nuova denuncia, nuovo arresto, nuova condanna).

  In generale si stima, comunque, che le percentuali di recidiva negli

  adolescenti che commettono reati in modo non occasionale siano

  particolarmente elevate, almeno fino ai due terzi circa nei tre anni

  successivi al primo reato. Nei delinquenti “cronici” (intorno al 5% di chi

  commette reati) le percentuali di recidive nei cinque anni successivi sono

  del 77% tra i 15-20 anni, del 50% tra 20-25 anni e del 35% tra i 25-30 anni,

  con una media di 4,6 reati, per chi commette più di un reato (Rutter, Giller,

  Hagell, 1998). I risultati di uno studio condotto in 15 Stati degli Stati Uniti

  riportano che più dell’80% di giovani detenuti di età compresa tra i 14 e i 17

  anni a tre anni dal rilascio è stato nuovamente arrestato (Langan, Levin,

  2002). In uno studio condotto in Gran Bretagna l’88% dei ragazzi fra i 14 e i

  16 anni ha commesso un nuovo reato entro due anni dalla data del rilascio

  (Hagell, 2002). Un altro studio riporta che a distanza di un anno il 49,2% dei

  giovani è stato nuovamente arrestato, il 70,8% a due anni di distanza e il

  76,7% a tre anni (Mc Guire et al., 1995). Vermeiren, De Clippele, Deboutte

  (2000) riportano una percentuale di recidiva del 46,2% ad un follow-up di

  otto mesi.



  E’ stata condotta una ricerca su un campione di 103 minori maschi (italiani,

  nomadi e stranieri) sottoposti a procedimenti penali nei Servizi della

  giustizia minorile di Milano, attraverso la predisposizione di una scheda di

                                                                                    7
Valutare per decidere - The assessment of young
      1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




    valutazione del rischio di recidiva nella fase di ingresso nei Servizi (Centro

    di prima accoglienza, Ufficio di servizio sociale per i minorenni, Istituto

    penale minorile) (Maggiolini, Ciceri, Macchi, Marchesi, Pisa, 2009). I risultati

    di questa ricerca indicano che un minore su due (54,1%) ha un rischio alto

    di recidiva; uno su quattro (25,1%) un rischio medio e uno su cinque

    (20,8%) basso. A due anni di distanza dalla presa in carico il 32% dei minori

    ha avuto un altro procedimento penale; nessun minore valutato a basso e

    medio rischio aveva avuto una recidiva; nei minori valutati all’ingresso con

    un alto indice di rischio la percentuale era del 44%, in prevalenza nomadi o

    minori italiani con rilevanti problemi psicopatologici.



    Questa ricerca mostra che la valutazione del rischio di recidiva, appare

    sufficientemente predittiva. Le decisioni della magistratura nella fase di

    ingresso dei minori nel circuito penale, inoltre, appaiono sostanzialmente

    coerenti con il livello di rischio di recidiva. La verifica sui gruppi più a rischio,

    a due anni di distanza, porta a considerare con particolare attenzione le

    necessità di intervento nei confronti dei nomadi e dei minori italiani che si

    trovano in contesti famigliari difficili e che sviluppano disturbi psicopatologici

    gravi. Un dato significativo che emerge dalla ricerca è che il rischio di




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                             Prevention and Fight Against Crime 2007
                          With financial support from the Prevention of and
                                   Fight Against Crime Programme
               European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
1. Introduzione




                                                                                          Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
  recidiva appare molto correlato a fattori di rischio di contesto (culturale e

  famigliare).

  Un’altra area importante di valutazione è relativa ai bisogni e ai problemi

  psicopatologici che possono essere alla base dei reati.



  Il comportamento antisociale può essere espressione di un disturbo della

  condotta (disturbo antisociale di personalità) o di altre patologie psichiche

  più o meno gravi. Tutte queste esprimono comunque sempre anche

  difficoltà di adattamento, nel rapporto fra bisogni adolescenziali, compiti

  evolutivi specifici della fase di età, contesto familiare e sociale di crescita.

  Nel quadro di un progressivo riconoscimento dell’importanza dei fattori

  psicologici alla base della delinquenza, negli ultimi anni sono state condotte

  diverse ricerche sul rapporto tra psicopatologia e delinquenza minorile, non

  solo per individuarne i precursori infantili e i fattori di rischio, ma anche per

  distinguere diverse tipologie di adolescenti antisociali e per individuare la

  prevalenza dei disturbi psicologici tra i minori che entrano nel circuito

  penale (Dazzi, Madeddu, 2009; Grisso, Schwartz, 2000; Loeber, Farrington,

  Stouthamer- Loeber, Van Kammen, 1998; Vreugdenihl, Doreleijers,

  Wermeiren, Wouters, Van Den Brink, 2004; Wasserman, McReynolds,

  Lucas, Fisher, Santos, 2002; Wasserman, Ko, McReynolds, 2004).




                                                                                      9
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     Diversi studi hanno confermato che i giovani che entrano nel circuito

     penale, in particolare i detenuti, hanno una possibilità di tre o cinque volte

     superiore alla popolazione generale di sviluppare un disturbo mentale

     (Teplin,   Abram,        McClelland,        Dulcan,       Mericle,       2002;       Wasserman,

     McReynolds, Lucas, Fisher, Santos, 2002; Vermerein, 2003; Boesky, 2002).

     Il disturbo della condotta, in particolare, è la diagnosi più comune negli

     adolescenti delinquenti, accanto a quello oppositivo provocatorio (Moffit et

     al., 2003; Boesky, 2002). Anche gli adolescenti che abusano di sostanze

     corrono un rischio maggiore di incorrere in un comportamento criminale

     (Moffit et al., 2000).



     Una ricerca su un campione di 66 minori (maschi, età media 16.3 anni; 35%

     italiani, 65% stranieri o nomadi), in ingresso nel circuito penale nel 2005

     presso i Servizi della giustizia minorile di Milano (detenuti, residenti in

     comunità alloggio o in carico presso l’Ufficio di servizio sociale per

     minorenni) è stata condotta attraverso un questionario autosomministrato,

     la Youth Self Report, e un questionario compilato dagli operatori, la Teacher

     Report Form (Achenbach, 2001). La valutazione da parte degli operatori

     rileva problemi internalizzanti nel 72% degli adolescenti e una stessa

     percentuale di esternalizzanti. I risultati del questionario autosomministrato


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1. Introduzione




                                                                                        Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
  indicano che il 38% degli adolescenti ha problemi esternalizzanti e il 29%

  internalizzanti. Il confronto tra i disturbi psicopatologici valutati dagli

  operatori e un indice di rischio di recidiva mostra che il 91,2% degli

  adolescenti con un alto indice di rischio ha un livello clinicamente

  significativo di problemi di rilevanza psicopatologica. Questa ricerca

  conferma che i disturbi sono diffusi tra i minori che entrano nel circuito

  penale. Il fatto che il disagio psicopatologico sia soprattutto presente tra i

  minori che sono a rischio di recidiva, porta a ritenere che l’intervento

  psicologico possa essere utile nel ridurre le recidive.



  L’attenzione ai bisogni e alle problematiche che sono alla base dei reati è

  un fattore centrale e discriminante dell’efficacia dell’intervento nei servizi

  della giustizia minorile (Dowden, Andrews, 1999) e gli interventi in cui il

  trattamento educativo e sociale è integrato con quello psicologico sono i più

  efficaci nel ridurre le recidive (McGuire, 2004). Una corretta valutazione

  psicologica all’ingresso nel sistema penale può essere utile per orientare

  l’intervento dei Servizi (Vermerein et al., 2003).



  Obiettivo della fase di valutazione non è tanto la formulazione di una

  diagnosi psicopatologica, quanto la costruzione di un progetto educativo sul

  minore, fortemente radicato nella conoscenza della sua personalità e delle

  sue dinamiche di funzionamento psichico, che sostenga la funzione

                                                                                   11
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     decisionale del Giudice. Il progetto ha come scopo principale quello di

     sostenere la ripresa del percorso di crescita e di promuovere l’acquisizione

     di una nuova identità soggettiva e sociale.



     La valutazione psicosociale è anche un primo momento atto a favorire la

     capacità del minore di rappresentarsi come persona dotata di emozioni, di

     desideri e di intenzioni, nonché momento in cui egli può esprimere il proprio

     punto di vista sul reato e manifestarne il significato soggettivo.




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2. Il Sistema penale minorile italiano




                                                                                           Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    Il Tribunale per i minorenni

    In Italia l’intervento con i minori dai 14 ai 18 anni che commettono reati è

    competenza del Tribunale per i Minorenni, che è stato istituito nel 1934, con

    la Legge Minorile n° 1404.



    Il funzionamento attuale dell’intervento penale minorile è basato sulle

    “Disposizioni sul processo penale minorile” del D.P.R n°
                                                           448 del 1988, che

    costituiscono un modello innovativo ed un punto d’arrivo in un lungo

    percorso legislativo, che tiene conto delle direttive internazionali, in

    particolare le “Regole Minime di Pechino” adottate dall’Assemblea Generale

    delle Nazioni Unite, Risoluzione 40/33 del 29 novembre 1985.



    Il Codice di procedura penale minorile italiano prevede provvedimenti che

    consentono la rapida chiusura del processo, la riduzione di risposte

    limitative della libertà personale e più in generale la riduzione del danno che

    l’impatto con la giustizia può produrre sul piano educativo. Il Codice indica


                                                                                      13
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     inoltre diversi percorsi di uscita dal circuito penale, che valorizzano

     interventi di aiuto e sostegno, attuabili attraverso l’azione diretta con il

     ragazzo, la sua famiglia, il suo contesto allargato di relazioni, il suo

     ambiente, ed attraverso l’azione indiretta, attraverso il coinvolgimento delle

     risorse presenti nel contesto di sviluppo.



     Una misura importante è la messa alla prova, che consiste nella

     sospensione del processo e nell’affidamento del minore ai Servizi della

     giustizia minorile che, anche in collaborazione con i Servizi sociali del

     territorio, svolgono attività di osservazione, sostegno e controllo. La misura

     è applicabile per tutte le tipologie di reato e non soltanto in caso di primo

     reato, ha durata massima di tre anni e deve essere necessariamente

     condivisa dal minore e concordata con lui. La decisione del giudice si fonda

     sugli elementi acquisiti attraverso un’indagine sulla personalità del minore e

     sui problemi e le risorse del suo contesto ambientale.



     Anche al di là della messa alla prova, la risposta penale alla delinquenza

     minorile è tesa a promuovere la coscienza del minore rispetto al significato

     del reato e l’assunzione di responsabilità rispetto ai propri comportamenti e



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    tende ad assumere un’ottica progettuale, che privilegi l’aspetto del recupero

    sociale alla finalità retributiva della pena.



    Per raggiungere questi obiettivi è fondamentale l’intervento dei Servizi della

    giustizia minorile.



    I Servizi della giustizia minorile

    I Servizi della giustizia minorile sono:



    1. Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni

    2. Istituto Penale per i Minorenni

    3. Centro di Prima Accoglienza

    4. Comunità educativa.



    L’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni si attiva nel momento in cui, a

    seguito di denuncia, un minore entra nel circuito penale e lo accompagna in

    tutto il suo percorso penale. Avvia l’intervento per il minore in stato di

    arresto e di fermo, segue il progetto di intervento in misura cautelare non

    detentiva, gestisce la misura della sospensione del processo e della messa

    alla prova e complessivamente segue tutte le misure alternative e

    sostitutive. Svolge altresì compiti di assistenza in ogni stato e grado del


                                                                                     15
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     procedimento,       e    predispone         la    raccolta      di    informazioni    utili   per

     l’accertamento della personalità su richiesta del magistrato.



     Il Centro di Prima Accoglienza è una struttura filtro che ospita i minori

     arrestati e fermati, per un massimo di 96 ore in attesa dell’udienza di

     convalida. Tale servizio si differenzia dal carcere, proprio per limitare

     l’impatto che potrebbe avere sul minore, e si connota come un edificio di più

     ridotte dimensioni, in cui gli operatori minorili accolgono il minore ed

     effettuano un’osservazione preliminare.



     L’Istituto Penale per i Minorenni è lo spazio preposto all’esecuzione della

     misura cautelare detentiva e della pena e ha una organizzazione funzionale

     ad un’azione educativa integrata con gli altri Servizi della giustizia minorile e

     del territorio.

     Gli Istituti Penali per i Minorenni ospitano minorenni o ultradiciottenni (fino

     agli anni 21, nel caso in cui il reato a cui è riferita la misura sia stato

     commesso prima del compimento della maggiore età) in custodia cautelare

     o in esecuzione di pena detentiva. Il D.P.R. 448/88, introducendo il principio

     della residualità della detenzione per i minorenni, opera, di fatto, rispetto al

     passato, una decentralizzazione del carcere nel sistema penale minorile.

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    Le Comunità educative sono servizi di supporto all’intervento in area penale

    esterna, possono essere gestite dalla Giustizia minorile, anche se

    attualmente prevale la formula del convenzionamento con il privato sociale.

    In Italia il ricorso ai collocamenti in comunità socio-educative, sia in ambito

    di misura cautelare, sia progettuale, rappresenta un ambito importante

    dell’intervento penale.



    L'accertamento della personalità

    Uno dei perni attorno a cui ruota la giustizia minorile è l’attenzione costante

    alla personalità dell’adolescente autore di reato; di conseguenza le

    decisioni del giudice e gli interventi, di qualsiasi forma essi siano, devono

    essere sensibili ai bisogni, alle condizioni ed alle risorse relative alla

    personalità del ragazzo. In relazione a questi obiettivi, quindi, l’intero iter

    processuale del minore è accompagnato da varie forme e modalità di

    accertamenti di personalità.



    Come cita l’art. 9 del D.P.R. n.448/1988:

    “Il PM e il Giudice acquisiscono elementi circa le condizioni e le risorse

    personali, familiari, sociali ed ambientali del minorenne al fine di accertarne

    l’imputabilità ed il grado di responsabilità, valutare la rilevanza sociale del


                                                                                      17
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     fatto nonché disporre le adeguate misure penali ed adottare gli eventuali

     provvedimenti civili”.



     E’ bene sottolineare che la legge ha posto l’esigenza della valutazione della

     personalità non tanto e non solo per decidere se il minore è in grado di

     affrontare il processo, quanto perché il processo stesso si dimensioni, si

     adegui e si renda accessibile al soggetto in età evolutiva e quindi rispetti il

     percorso di crescita ed acquisizione di un’identità adulta.



     La responsabilizzazione

     Il Codice di procedura penale D.P.R n. 448 non considera tanto l’autore di

     reato come oggetto di sanzioni o in quanto minore come soggetto debole

     da tutelare, ma soprattutto come un interlocutore, che può dialogare con

     l’adulto magistrato e prendere decisioni sul proprio futuro penale.



     Oltre all’importanza di salvaguardare le esigenze educative del minore, il

     codice favorisce in questo modo l’attivazione di un processo di

     responsabilizzazione. L’accertamento della verità e la sanzione finiscono

     per essere secondarie all’obiettivo del recupero del minore attraverso lo

     sviluppo di capacità di impegno e riparazione.

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    Il processo penale minorile ha un valore educativo, non solo come rispetto

    delle esigenze evolutive del minore, ma anche come capacità dello stesso

    processo penale di svolgere una funzione di ripresa evolutiva.



    Le numerose figure (psicologo, educatore, assistente sociale, giudice,

    avvocato), che entrano in relazione con lui durante l’iter processuale

    devono perseguire un obiettivo di ripresa dello sviluppo.



    Non solo il processo non deve interrompere i processi evolutivi in atto, ma è

    anche un’occasione per attivare relazioni educative o per riprendere

    percorsi formativi interrotti: tale obiettivo è perseguito sia all’interno del

    processo, in quanto coinvolge, ove possibile, i genitori, sia all’esterno come

    progetto di recupero del minore attraverso l’inserimento nel territorio,

    attraverso la scuola o il lavoro.



    In questa prospettiva il processo penale per i minori deve adeguarsi alla

    personalità del minore, ai suoi bisogni evolutivi e al suo livello di maturità.

    L’accertamento sulla personalità, che è operato da assistenti sociali,

    educatori e psicologi, non ha tanto l’obiettivo di formulare una diagnosi, né

    di verificare se il minore è in grado di affrontare il processo, quanto di




                                                                                      19
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     adattare il processo ai bisogni e alle capacità del minore, al suo livello di

     sviluppo e maturità.




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3. Tendenze recenti nelle politiche penali in Europa




                                                                                              Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    Negli ultimi anni le politiche penali nell’ambito della giustizia minorile sono

    passate attraverso tendenze divergenti nei diversi Paesi della Comunità

    Europea. Da un lato, è emersa la tendenza ad una maggiore repressione

    dei comportamenti penalmente rilevanti, dall’altro vi è stata una notevole

    apertura alla cosiddetta “giustizia riparativa” ed infine si è verificata una de-

    giurisdizionalizzazione della criminalità minorile (Padovani, Ciappi, 2010).



    Osserviamo che in molti paesi europei è in corso un inasprimento delle

    politiche   penali    minorili,   che     si   accompagnano        al    dibattito

    sull’abbassamento dell’età imputabile; tale inasprimento è dovuto in primo

    luogo alla crisi del modello riabilitativo, soprattutto nei paesi di lingua

    anglofona, accompagnato al riemergere di istanze di difesa sociale e di

    controllo. Il pessimismo nei confronti del modello welfaristico, di stampo

    riabilitativo, ha fatto sì che si spostasse l’attenzione dall’autore di reato allo

    studio delle caratteristiche del reato e della vittima, con obiettivi primari di

    sicurezza sociale.


                                                                                         21
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     In questa tendenza si inserisce l’affermarsi di un modello di penalità

     alternativo a quello tradizionale, basato sulla risposta penale e sulla

     punizione come risposta alla trasgressione: il modello della giustizia

     riparativa. In tale modello assurge a ruolo primario l’aspetto riparativo della

     giustizia penale, quello cioè volto alla risoluzione del conflitto venutosi a

     creare a seguito della commissione del reato e alla riparazione del danno

     conseguente, prescindendo dal controllo del comportamento e della

     retribuzione, perseguito attraverso la punizione. Sempre all’interno del

     modello riparativo si osserva con frequenza il ricorso alla pratica della

     mediazione (ad esempio la Victim Offender Mediation), nella quale è

     riportata sulla scena anche la vittima del reato, in una vicenda da cui,

     nonostante sicuramente la riguardi direttamente, veniva tradizionalmente

     esclusa.



     Per quanto concerne la questione della de-giurisdizionalizzazione, in paesi

     come la Gran Bretagna, l’Olanda, il Belgio e la Germania le nuove politiche

     criminali sono caratterizzate da misure amministrative (di diversion,

     restorative justice, youth panel conferencing) caratterizzate da un forte

     intervento dell’autorità locale, con il corrispondente ridimensionamento del

     ruolo della magistratura ad un controllo formale di decisioni sostanziali

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3. Tendenze recenti nelle politiche penali in Europa




                                                                                          Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    adottate a livello degli organi amministrativi. In Gran Bretagna, ad esempio,

    la risposta penale appare enormemente diversificata, con l’obiettivo di

    evitare per quanto possibile il coinvolgimento in prima istanza del giovane

    autore di reato nel sistema penale. A tale proposito la polizia ha a

    disposizione una serie di opzioni alternative al rinvio a giudizio: ciò è reso

    possibile dallo strumento della diversion.



    In modo simile in Germania un’importante eccezione al principio di legalità

    è costituita dal potere discrezionale del pubblico ministero di richiedere, in

    alternativa al rinvio a giudizio, l’archiviazione del caso in concomitanza con

    l’adozione di misure educative; lo scopo di tale pratica è, analogamente

    all’esempio della Gran Bretagna, quello di evitare un inopportuno

    coinvolgimento del minore nel sistema penale e, sopratutto, di privilegiare la

    riabilitazione e l’integrazione dell’autore di reato nella società civile,

    rispondendo ad un principio di opportunità sostenuto dalle ricerche

    empiriche sulla riduzione della recidiva.



    Un filone comune a tali politiche criminali individua l’adozione di parametri

    di rischio (risk management) e di indicatori probabilistici (prevenzione

    attuariale) posti alla base della presa di decisione sulle misure da adottare,

    e si inserisce nel panorama più ampio della maggiore enfasi posta sulla


                                                                                     23
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     misurazione dell’efficacia delle politiche di prevenzione della criminalità (la

     cosiddetta “what works” policy). I programmi di intervento oggi, a livello

     europeo, non possono prescindere da una valutazione dell’efficacia

     nell’ottica della riduzione delle recidive. I cambiamenti intercorsi a livello di

     politiche penali hanno dunque portato al declino della filosofia trattamentale,

     risocializzativa, in favore di obiettivi più legati alla gestione del rischio ed al

     contenimento del soggetto in un’ottica preventiva.



     Questi orientamenti si riflettono anche a livello delle metodologie della

     valutazione del minore. Se infatti in tutta Europa è diffusa la richiesta ai

     servizi di accertamento della personalità, maturità e circostanze familiari e/o

     personali del giovane delinquente, le procedure e le metodologie più

     innovative tendono ad essere rigorose, standardizzate (vedi “Asset”, lo

     strumento adottato presso i servizi della Giustizia minorile in Gran Bretagna

     per la valutazione del rischio di recidiva; o BARO, analogo strumento per la

     valutazione adottato in Olanda e Svizzera), basate su modelli predittivi di

     tipo attuariale.



     In Italia, nel confronto con altri Paesi europei, la funzione riabilitativa del

     sistema penale mantiene tuttavia una grande centralità e questa filosofia di

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                              Prevention and Fight Against Crime 2007
                           With financial support from the Prevention of and
                                    Fight Against Crime Programme
                European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
3. Tendenze recenti nelle politiche penali in Europa




                                                                                            Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    intervento è tradizionalmente meno attenta alla questione della valutazione

    dell’efficacia. Il sistema italiano appare meno snello e l’iter giuridico è poco

    differenziato in funzione della gravità del reato, così come del livello di

    rischio, allo stesso modo della risposta penale.

    In realtà, pochissimi Paesi in Europa si sono dotati, come Stati Uniti e

    Inghilterra, di specifiche linee-guida per la valutazione del minore sottoposto

    a procedimento penale, e viene dunque a mancare una formalizzazione

    delle prassi in questo ambito. Si viene a creare dunque una sorta di iato tra

    la normativa, che stabilisce ad esempio in che momento processuale ed in

    quali casi possa essere richiesta una valutazione, o quali siano i servizi e gli

    operatori deputati ad effettuarla, e la metodologia impiegata nella prassi

    quotidiana.



    Per quanto riguarda le questioni di competenza, si rileva che, a livello

    normativo, in alcuni Paesi, come la Croazia, i servizi territoriali assumono

    un ruolo preminente, mentre in altri, come il Belgio, il Portogallo, la Spagna,

    sono i servizi penali specificatamente deputati alla valutazione. In realtà,

    nella maggior parte dei Paesi Europei, tende a verificarsi una netta

    distinzione tra la competenza minorile civile e quella penale: l’Italia

    rappresenta un’eccezione in tal senso, con il giudice minorile competente in

    materia sia civile che penale.


                                                                                       25
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     In alcuni Paesi, come la Grecia, la richiesta di valutazione sul minore autore

     di reato tende ad essere orientata ad aspetti sanitari-psichiatrici, oppure

     finalizzata all’individuazione di problematiche legate all’assunzione di

     sostanze stupefacenti. L’accertamento di personalità può rappresentare una

     prassi (ad esempio in Olanda, Slovenia, così come in Italia) oppure essere

     richiesta solo nei casi più gravi.

     In particolare, in Germania, la valutazione di personalità del minore prevede

     da parte del giudice il coinvolgimento diretto degli insegnanti o dei tutor-

     datori di lavoro, nel caso il minore stia svolgendo un tirocinio lavorativo, ad

     eccezione dei casi in cui vi sia il fondato rischio che il giovane possa

     perdere il lavoro a causa della valutazione.



     In definitiva, la mancanza di linee guida condivise a livello europeo

     sull’assessment dei minori sottoposti a procedura penale, genera una

     pluralità di prassi difficilmente confrontabili.




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                              Prevention and Fight Against Crime 2007
                           With financial support from the Prevention of and
                                    Fight Against Crime Programme
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4. Attività di valutazione nei servizi
della giustizia minorile




                                                                                              Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
     L’Istituto Centrale di Formazione del Dipartimento Giustizia Minorile ha

     indagato il modo in cui i Servizi Minorili in Italia producono le conoscenze

     necessarie all’accertamento della personalità del minorenne.



     L’accertamento della personalità è un nucleo centrale del lavoro dei Servizi,

     un momento cruciale dell’interazione con la magistratura, e le relazioni

     prodotte   dai   Servizi   minorili   testimoniano   nella   pratica   quotidiana

     presupposti e metodologie di lavoro, in cui si integrano conoscenze

     psicologiche, sociali e educative. Le relazioni non sono solo l’espressione

     delle conoscenze che i servizi raccolgono sulla situazione del minore e sul

     suo contesto, ma anche di quanto i servizi ritengono utile comunicare alla

     Magistratura. Tra comprensione e comunicazione vi può essere, infatti, uno

     scarto significativo, giustificato dall’idea di ciò che da una parte è utile

     comunicare alla magistratura, senza d’altra parte sconfinare nel terreno di

     una valutazione dei fatti (il reato), di competenza esclusiva della

     magistratura, e senza nemmeno rischiare di minare la relazione di fiducia


                                                                                         27
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     con il minore e la sua famiglia, un presupposto indispensabile per garantire

     l’efficacia dell’intervento.



     Sono state analizzate relazioni prodotte dai Servizi della giustizia minorile

     italiani, sia redatte nella fase iniziale della presa in carico, sia in fasi di

     valutazione avanzate del percorso penale del minore.

     Il campione è stato costruito in modo che fosse il più possibile

     rappresentativo delle diverse realtà regionali, nord, centro e sud, e dei

     diversi Servizi (CPA, USSM, IPM).



     Sono state raccolte 168 relazioni così distribuite:

     Servizi: 29 CPA di Roma e Sassari; 75 USSM di Bolzano, Napoli, Roma,

     Lecce e Torino; 56 IPM di Milano, Catania e Catanzaro.

     Sesso: 85% maschi.

     Età: 14-16 anni 9,4%, 16-18 40%, 18-21 12,5%.

     Nazionalità: italiani 68,8%; gli stranieri provengono in particolare da

     Romania 8,8% e Marocco 5%.

     Reati: 37,5% contro il patrimonio, 20,6% contro la persona, 16,9% spaccio

     e 4,4% altri reati.



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                              Prevention and Fight Against Crime 2007
                           With financial support from the Prevention of and
                                    Fight Against Crime Programme
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4. Attività di valutazione nei servizi
della giustizia minorile




                                                                                           Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
     Le relazioni sono il frutto della collaborazione di più ruoli professionali

     (assistente sociale, psicologo, educatore) nel 50% dei casi. Quando sono

     scritte da un solo operatore nella maggior parte dei casi si stratta

     dell’assistente sociale (33%) e dell’educatore (17%), non dallo psicologo.

     Le relazioni sono state analizzate sia nella forma della stesura (inizio,

     contenuto centrale e conclusioni) sia nelle principali aree di contenuto

     (descrizione del minore, il reato, la famiglia, il contesto, l’intervento, il

     progetto).



     Le relazioni, che nella grande maggioranza dei casi sono di due-quattro

     pagine di lunghezza, iniziano per lo più con il riferimento al reato come capo

     di imputazione (88%). Lo svolgimento della relazione fa riferimento al

     minore e ai suoi atteggiamenti e comportamenti e le conclusioni possono

     contenere sia considerazioni di carattere generale, senza indicazioni

     specifiche alla magistratura (46%), sia indicazioni (24,4%), sia un progetto

     articolato (17%).



     Le informazioni sono costruite attraverso il colloquio con il minore e

     l’osservazione del suo comportamento nella relazione con i servizi, con la

     famiglia (54%). Quasi assenti sono i riferimenti a test o griglie codificate




                                                                                      29
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     (5%). Un fonte importante di informazione è costituita da altri servizi del

     territorio (89%) o da comunità residenziali (24,4%) e scuole (18,2%).

     Nella descrizione del minore sono frequenti le informazioni sulla famiglia, la

     scuola o gli impegni lavorativi, e sul modo in cui si rapporta all’intervento

     della giustizia.



     In poco meno della metà (46%) delle relazioni vi sono espliciti riferimenti al

     livello di maturità e a tratti stabili di comportamenti e atteggiamenti

     (personalità). Nello stesso ordine di frequenza vi sono dati sulla storia

     evolutiva, con una particolare attenzione agli eventi della vita del minore.

     Meno frequenti sono invece le notizie sulle relazioni con i pari (38%), gli

     interessi nel tempo libero (30%), le relazioni sentimentali e sessuali (15%).

     Diagnosi esplicite di psicopatologia sono presenti solo nel 13% dei casi.

     Lo stile delle relazioni per la maggior parte dei contenuti è di riportare dati e

     informazioni, senza una valutazione o un’elaborazione esplicita da parte

     degli operatori, come a voler sottolineare una dimensione di oggettività

     dell’informazione.       Solo quando si fa riferimento ad atteggiamenti del

     minore nei confronti degli operatori stessi e dell’intevento dei servizi è più

     frequente che vi sia una maggiore esplicitazione delle valutazioni da parte

     dell’equipe, attraverso commenti espliciti.

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4. Attività di valutazione nei servizi
della giustizia minorile




                                                                                               Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
     I riferimenti al reato come capo di imputazione costituiscono normalmente

     l’avvio della relazione. Nel corso della narrazione, tuttavia, non sono

     frequenti i commenti sul senso soggettivo del reato o una valutazione di

     fattori di rischio che possano dare indicazioni sul rischio di recidiva, presenti

     nel 32% dei casi, con scarsi richiami a precedenti nella carriera

     delinquenziale, così come sono scarsi i commenti sulla pericolosità sociale.

     Nel 67% dei casi c’è un riferimento esplicito al rapporto tra il reato e il

     riconoscimento dell’imputazione da parte del minore. Scarsi sono le

     informazioni sulla comprensione delle conseguenze sociali del reato, come i

     danni alla vittima, o sulla percezione di gravità o la capacità di capire il

     senso del procedimento penale.



     I riferimenti alle condizioni e alle relazioni famigliari sono frequenti nelle

     relazioni (90%), che descrivono normalmente i componenti del nucleo

     famigliare e le condizioni socioeconomiche della famiglia, anche se sono

     scarsi i riferimenti al territorio di provenienza e alla dimensione

     multiculturale nel caso di minori stranieri. Nella metà dei casi sono espliciti i

     riferimenti agli stili educativi e all’atteggiamento nei confronti dell’intervento

     della giustizia, ma queste informazioni sono per lo più presentate in modo

     non commentato.




                                                                                          31
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     Per quanto riguarda l’intervento, nell’83% dei casi vi sono riferimenti agli

     interventi dei servizi, passati o attuali. Frequenti sono le notizie sulle

     reazioni e le posizioni del minore nei confronti del procedimento penale,

     anche se nelle situazioni in cui è presentato un progetto di intervento gli

     obiettivi sono normalmente poco esplicitati.



     In sintesi, è evidente una certa cautela nelle relazioni a fornire informazioni

     e interpretazioni utili ai fini della delineazione delle caratteristiche personali

     del minore, probabilmente anche in funzione di non intaccare il diritto di

     difesa.

     L’attenzione a fornire informazioni senza esprimere valutazioni o giudizi po’

     anche essere l’espressione di un orientamento implicito volto a valorizzare

     le richieste di trattamento, nella prospettiva di garantire innanzitutto

     l’alleanza di lavoro con il minore, premessa fondamentale per il trattamento

     che può seguire la fase di valutazione.



     L’area del reato che costituisce, con ogni evidenza, la “ragione

     sociale”dell’intervento dei servizi. All’interno delle relazioni c’è un’attenzione

     a non fornire interpretazioni o sottolineature sul reato e sul suo significato

     sociale e personale; risulta, quindi, una dimensione poco utilizzata dagli

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4. Attività di valutazione nei servizi
della giustizia minorile




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     operatori. Ciò origina probabilmente da una cultura di servizio volta alla

     tutela da possibili stigmatizzazioni del minore e strumentalizzazioni degli

     operatori. Tuttavia, su questo aspetto, la ricerca sembra indicare l’utilità di

     una riflessione ampia, che riesca a proporre l’utilizzo metodologico di

     questa dimensione, un “fatto, un evento da esplorare, valorizzando una

     lettura   psicosociopedagogica      ed   evitando,    invece,    il   rischio   di

     sovrapposizioni con una valutazione giuridica.



     L’analisi effettuata porta a porre una serie di quesiti sul modo in cui i Servizi

     si rappresentano la domanda della magistratura, in cui costruiscono la

     risposta, sul rapporto tra informazioni e valutazioni, sull’uso di strumenti e

     sulla possibile integrazione tra sapere sociale, educativo e psicologico nella

     conoscenza del minore nella sua relazione con il suo contesto di sviluppo.




                                                                                          33
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5. L’intervento psicologico nei servizi della
giustizia minorile




                                                                                              Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    All’interno del nuovo processo penale minorile, il ruolo dello psicologo non

    ha una definizione e una collocazione precisa. Ne è però indirettamente

    sottolineata l’importanza, accanto ad altre figure professionali, per

    l’osservazione e valutazione della personalità richiesta dal giudice, intesa

    sia in termini di risorse e limiti personali sia in termini di risorse ambientali,

    familiari e sociali.



    Per quanto concerne le attuali funzioni dello psicologo, si possono

    individuare due grandi sfere d’azione (obiettivi giuridico/istituzionali):

    - Attività di valutazione, in fase processuale, ai fini dell’imputabilità, della

    pericolosità sociale e delle esigenze conoscitive;

    - Attività di supporto sia in sede processuale, sia in fase di esecuzione della

    pena.

    Non si cerca, in sostanza, di rispondere semplicemente al quesito: quali

    sono le condizioni, le risorse personali, familiari, sociali e ambientali del

    minore in termini generali, bensì quali sono tali condizioni e risorse in


                                                                                         35
Valutare per decidere - The assessment of young
           1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




         rapporto alle possibilità reali di risposta in ambito processuale. La legge

         sembra chiedere, quindi, per quali condizioni di personalità possono essere

         dannose, pregiudiziali, utilizzabili quali condizioni processuali; quali misure,

         collocazioni, prescrizioni, sentenze, possono meglio adattarsi e funzionare

         per quali minori;quali livelli di contenimento, detenzione e controllo adottare

         per quali minori a rischio di fuga e di recidiva grave, etc. Il legislatore,

         quindi, richiede allo psicologo che si operi attivamente sia nella direzione

         delle condizioni e delle risorse del minore sia nella direzione delle

         condizioni e delle risorse esistenti ed attivali nel processo. In questo senso

         le dimensioni e le carenze del minore vanno intesi non come “dati” ma

         direttamente come domande, sfide e rischi per il giudice e i servizi.



         Gli obiettivi specifici dell’accertamento da un punto di vista psicologico

         possono essere:

     -   Screening dei fattori di rischio, come i rischi di comportamenti autolesivi.

     -   Diagnosi clinica, sulla base di valutazioni categoriali (DSM-IV-TR) o

         dimensionali (come avviene attraverso una valutazione dei diversi aspetti

         della personalità).

     -   Valutazione dei bisogni del minore attraverso un bilancio evolutivo, nel

         quadro di una psicologia o psicopatologia evolutiva.

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                                  Prevention and Fight Against Crime 2007
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5. L’intervento psicologico nei servizi della
giustizia minorile




                                                                                               Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
  -   Accertamento della maturità e della pericolosità.



      La pratica del lavoro psicologico nei Servizi della giustizia minorile

      Dal gennaio 2009 gli psicologi dei Servizi della giustizia minorile sono

      passati dalle dipendenze del Dipartimento della Giustizia a quello delle

      Aziende Ospedaliere locali, un cambiamento che ha importanti ripercussioni

      sulla definizione del ruolo e delle specifiche funzioni da svolgere.



      Questo cambiamento istituzionale assegna, infatti, ad istituzioni sanitarie la

      competenza dell’intervento psicologico, lasciando invece alle dipendenze

      del Dipartimento della giustizia minorile assistenti sociali e educatori, oltre

      agli agenti di polizia penitenziaria.



      Ci si può chiedere se questo passaggio porti gli psicologi a privilegiare gli

      obiettivi diagnostici all’interno del processo di valutazione, in quanto più

      coerenti con un compito sanitario di intervento, lasciando ad altri operatori il

      compito di orientarsi ad altri aspetti della valutazione, evolutivi e ambientali.

      Il passaggio porta ad interrogarsi sugli obiettivi specifici dell’intervento

      psicologico e in particolare dell’attività di valutazione.




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Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     Gli psicologi in Italia operano su base locale regionale e non vi sono al

     momento linee guida specifiche che traducano in indicazioni operative gli

     orientamenti del Codice di procedura penale minorile.

     Gli psicologi che operano nella Giustizia minorile in Italia hanno diverse

     formazioni teorico-cliniche, differenti collocazioni istituzionali (CPA, USSM,

     IPM) e diversi possibili rapporti di collaborazione (consulenti, dipendenti).



     Una ricerca sugli psicologi dei Servizi della giustizia minorile



     Obiettivi

     Per avere indicazioni sul modo in cui nella pratica è interpretato il ruolo

     dello psicologo è stata condotta una ricerca tra gli psicologi che operano nei

     Servizi della giustizia minorile. Descrivere il modo in cui interpretano il loro

     ruolo professionale nell’ambito dei Servizi della giustizia minorile, con quali

     obiettivi, metodi, strumenti e livelli di soddisfazione e insoddisfazione, è una

     premessa importante per un confronto con il modo in cui le stesse funzioni

     sono esercitate all’interno del sistema penale di altri Paesi europei.

     L’indagine è stata condotta attraverso interviste semistrutturate a un

     campione di psicologi, dipendenti e consulenti, che lavorano nei diversi



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                               Prevention and Fight Against Crime 2007
                            With financial support from the Prevention of and
                                     Fight Against Crime Programme
                 European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
5. L’intervento psicologico nei servizi della
giustizia minorile




                                                                                               Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    Servizi (IPM, USSM, CPA) al Nord, Centro e Sud d’Italia nei Servizi della

    Giustizia Minorile in Italia.

    L’intervista ha indagato obiettivi, metodi e strumenti utilizzati nel lavoro

    psicologico, le rappresentazioni del compito e del ruolo professionale, nella

    specifica collocazione istituzionale e nella relazione sia con gli utenti sia con

    gli altri operatori.

    L’obiettivo era di verificare, al di là del dettato legislativo, in che modo

    concretamente si svolge il lavoro psicologico all’interno dei diversi Servizi,

    con quali specifici orientamento e con quali soddisfazioni o difficoltà.



    Metodo

    Sono stati intervistati 30 psicologi che lavorano all’interno dei diversi Servizi

    della Giustizia Minorile in Italia, sia in Centri di Prima Accoglienza, in Istituti

    Penali Minorili e in Uffici di Servizio Sociale Minorenni. Anche se il

    campionamento non è stato casuale, è comunque distribuito per esperienza

    di lavoro, aree geografiche, tipo di Servizio, tipo di rapporto di

    collaborazione (dipendenti e consulenti).

    Nell’anno 2008 nei Servizi della giustizia minorile erano impiegati 43

    psicologi di ruolo (32 a contatto con l’utenza e 11 svolgevano mansioni

    formative o avevano altri incarichi istituzionali) e 68 psicologi consulenti




                                                                                          39
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     Tabella 1. Campione

       Psicologi                        30 (23 F, 7 M)
       Età                              16 (<45 anni)
                                        14 (>45 anni)
       Qualifica professionale          9 Psicologi (di cui 3 con specializzazione in
                                        criminologia)
                                        21 Psicoterapeuti
       Tipo di contratto                14 dipendenti
                                        16 consulenti
       Servizio                         15 (IPM)
                                        14 (USSM)
                                        1 (CPA, ma psicologi dell’USSM e IPM
                                        lavorano anche in CPA)
       Area geografica                  14 (Nord: Milano, Torino, Genova, Venezia,
                                        Treviso)
                                        6 (Centro: Bologna, Firenze, Roma)
                                        6 (Sud: Teramo, Napoli, Bari, Catanzaro)
                                        4 (Isole: Cagliari, Sassari, Catania)
       Anni di esperienza professionale 18 (<10)
       nel Servizio                     12 (>10)
       Ore settimanali di lavoro nel 16 (<20)
       Servizio                         14 (>20)


     La prima parte dell’intervista è stata orientata alla raccolta di informazioni

     sul ruolo professionale (dati anagrafici, qualifica professionale, tipo di

     contratto, ore mensili di lavoro, tipo di Servizio in cui si opera).

     La seconda parte ha indagato sulla funzione e sul ruolo ricoperto dallo

     psicologo all’interno del Servizio e in modo specifico l’attività di valutazione

     della personalità, dei bisogni e delle risorse del minore (le aree prese in


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                              Prevention and Fight Against Crime 2007
                           With financial support from the Prevention of and
                                    Fight Against Crime Programme
                European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
5. L’intervento psicologico nei servizi della
giustizia minorile




                                                                                                  Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
      considerazione, il modello teorico di riferimento, gli strumenti utilizzati, il tipo

      di utenza e le problematiche riscontrate, la percezione dell’efficacia del

      proprio intervento), con una particolare attenzione allo specifico Servizio

      (rapporto con gli altri operatori, tipo di collaborazione e livello di

      integrazione, eventuali conflitti).



      Le attività

      Gli psicologi suddividono il loro tempo lavorativo in tre aree principali di

      intervento:

  -   Il lavoro di osservazione e valutazione della personalità del minore e di

      sostegno psicologico durante l’iter penale.

  -   Il lavoro sul contesto, i colloqui con i genitori e gli incontri di rete con i

      Servizi del territorio o con gli educatori delle Comunità,

  -   Gli incontri d’equipe e la stesura di relazioni.

      Nell’intervista è stato chiesto di stimare in modo approssimativo la

      percentuale di tempo dedicata alle diverse aree di attività. Questa stima,

      seppure approssimativa, consente di prefigurare la distribuzione del lavoro.

      Non emergono sostanziali differenze tra i servizi, se non per il maggior

      tempo dedicato all’USSM al lavoro con i genitori.




                                                                                             41
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     Tabella 3. Tempo dedicato alle diverse attività (stima approssimativa)

       Attività
       Valutazione della personalità e                                          60%
       sostegno     psicologico     del
       minore)
       Incontri   d’equipe,     stesura                                         30%
       relazioni
       Colloqui con i genitori e lavoro                                         10%
       di rete


     La quasi totalità degli psicologi considera la valutazione della personalità

     del minore l’attività principale all’interno del lavoro. Accanto a questa attività

     è riconosciuta come importante anche quella di sostegno psicologico al

     minore durante l’iter penale, ma il supporto psicologico e la psicoterapia

     non sono normalmente considerati l’attività principale.



     Tutti gli psicologi considerano il lavoro d’equipe e la rielaborazione dell’esito

     dei colloqui, con la stesura delle relazioni, come molto importante, tanto da

     dedicarvi una buona percentuale del tempo lavorativo complessivo. Il lavoro

     d’equipe è inteso come confronto con gli altri operatori di diverse

     professionalità per favorire la condivisione delle conoscenze sul ragazzo ai

     fini della costruzione di una valutazione condivisa e di un eventuale

     progetto.



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                               Prevention and Fight Against Crime 2007
                            With financial support from the Prevention of and
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5. L’intervento psicologico nei servizi della
giustizia minorile




                                                                                               Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    Poco frequente è la partecipazione alle udienze, con un rapporto

    generalmente indiretto, quindi, dello psicologo con la Magistratura, mediato

    dalle relazioni e da altri operatori.



    Nell’area dell’intervento sul contesto di sviluppo dagli intervistati sono state

    nominate come attività importanti il lavoro con i genitori e gli interventi di

    rete con i Servizi del territorio, soprattutto i Sert, le Uonpia e gli incontri con

    gli operatori delle Comunità. Gli incontri con i genitori hanno una prevalente

    funzione conoscitiva, innanzitutto con lo scopo di raccogliere informazioni

    sul minore e in secondo luogo di valutare la risorse del contesto, più che di

    presa in carico dei genitori con funzioni di supporto psicologico.



    Gli psicologi che lavorano in USSM svolgono in modo più frequente anche

    interventi sul contesto (lavoro con i genitori e lavoro di rete), mentre quelli

    che lavorano in IPM e CPA suddividono maggiormente il tempo lavorativo

    tra l’attività clinica e i lavoro di equipe.

    Il lavoro clinico con il minore, in particolare di valutazione, per quanto

    costituisca    l’attività   principale   degli   psicologi,   rappresenta   quindi

    complessivamente poco più della metà del lavoro svolto all’interno del

    Servizio.




                                                                                          43
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     Tra gli psicologi intervistati solo un terzo ritiene che questa suddivisione del

     tempo di lavoro sia adeguata e soddisfacente. La maggior parte ritiene che

     sarebbe auspicabile incrementare il lavoro clinico diretto con il ragazzo ed

     in particolare l’attività di supporto psicologico (“Servirebbe più tempo per

     stare con il ragazzo, sostenerlo durante tutto il percorso”), senza che

     tuttavia questo incremento vada a scapito del lavoro di equipe e

     dell’intervento con i genitori, ritenuti comunque importanti.



     Il problema principale, quindi, sembra essere costituito dalla mancanza di

     tempo, per le ridotte risorse di personale e per il monte ore complessivo

     insufficiente. In questo quadro di carenza anche certi adempimenti

     burocratici vengono svolti con fastidio, anche perché sottraggono tempo al

     lavoro clinico diretto (“Gli adempimenti burocratici sono una seccatura,

     tolgono tempo al lavoro con il ragazzo”).



     Il compito primario

     Generalmente gli psicologi pensano che il lavoro clinico, inteso sia come

     valutazione della personalità sia come supporto psicologico del minore,

     debba rappresentare l’attività principale che sono tenuti a svolgere

     all’interno dei Servizi, il loro compito primario. Questo compito è

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                             Prevention and Fight Against Crime 2007
                          With financial support from the Prevention of and
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5. L’intervento psicologico nei servizi della
giustizia minorile




                                                                                                Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    generalmente inteso come integrato nel lavoro del Servizio, come è

    confermato tra l’altro il tempo utilizzato per attività di incontro tra operatori e

    di raccordo con il contesto.



    Per una parte degli intervistati lo psicologo può avere addirittura una

    funzione di raccordo all’interno dell’equipe, in quanto il suo contributo può

    favorire l’integrazione tra i diversi punti di vista dei diversi ruoli professionali

    (“Lo psicologo è un collante per l’equipe”), in quanto fornisce una chiave di

    lettura diversa da quella sociale o educativa ai fini della valutazione del

    minore e della costruzione di un progetto.



    Vi sono differenze nella descrizione della funzione dello psicologo per tipo

    di Servizio.

    In CPA l’intervento psicologico è più orientato al processo valutativo; in IPM

    appare    più importante       l’accompagnamento del minore durante la

    detenzione in vista del supporto alla condizione di restrizione della libertà e

    della costruzione di un progetto, mentre in USSM il lavoro di valutazione e

    sostegno è interpretato in un’ottica di trattamento del minore, soprattutto in

    direzione di una progressiva motivazione al progetto di messa alla prova.

    La quasi totalità degli psicologi intervistati ritiene che vi possa essere

    un’integrazione tra gli obiettivi del lavoro psicologico e quelli istituzionali,


                                                                                           45
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     nonostante siano numerose le difficoltà riscontrate nel conciliare i due

     obiettivi. La mancanza di motivazione a ricevere un aiuto da parte dei

     minori è un ostacolo anche ad un lavoro integrato, poiché interferisce con la

     costruzione di una relazione di fiducia come base per l’intervento. Alle

     difficoltà ad impostare un’alleanza di lavoro con il minore, si uniscono

     problemi di integrazione tra gli obiettivi dell’intervento psicologico e quelli

     del sistema penale, che si manifesta anche nella diversità dei linguaggi

     utilizzati.



     L’obiettivo di fornire alla Magistratura elementi per un giudizio sul minore

     può richiedere un lavoro di valutazione molto approfondito, che fornisca una

     risposta esaustiva e definitiva sulla personalità del ragazzo, sui suoi bisogni

     evolutivi e sulle sue risorse, sulla psicopatologia, sul livello di maturità e

     sulla possibilità di reiterazione del reato, sulla sua disponibilità ad un

     intervento e quindi sul tipo di misura/progetto da attivare per quel ragazzo.

     L’obiettivo dell’intervento psicologico potrebbe limitarsi a fornire informazioni

     e indicazioni sui bisogni e le risorse del minore, come elementi della

     valutazione della sua personalità, con indicazioni generiche sul tipo di

     progetto sostenibile, che possano aiutare il Giudice a decidere.



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5. L’intervento psicologico nei servizi della
giustizia minorile




                                                                                             Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    Lo psicologo potrebbe anche spingersi a definire in modo preciso la

    diagnosi clinica, o il livello di rischio o il progetto di intervento.



    Un problema specifico è costituito dalla difficoltà a conciliare i tempi

    dell’intervento psicologico con quelli giuridici. L’idea prevalente è che i tempi

    del cambiamento sia evolutivo sia psicoterapeutico siano più lunghi di quelli

    dei procedimenti penali, pure non brevi. Solo in qualche caso si sottolinea

    che la lentezza dei tempi della giustizia può interferire con le esigenze

    evolutive del minore, rallentandone la realizzazione.



    Un problema non secondario del lavoro psicologico è costituito dalla

    generale carenza di risorse, di personale e di ore, che non consente di

    svolgere valutazioni in modo sufficientemente ampio, prolungato e

    approfondito. In alcuni casi vi sono esplicite richieste di approfondimento da

    parte della Magistratura, sia in termini diagnostici sia più propriamente

    peritali, sia come richiesta di una presa in carico psicoterapeutica, fino alla

    formulazione di indicazioni anche abbastanza specifiche, che tuttavia si

    scontrano con la carenza reale di risorse.



    Una questione che emerge sullo sfondo, anche se non sempre in modo ben

    delineato, è quanto da una parte lo psicologo o l’equipe degli operatori


                                                                                        47
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     possa essere precisa nella definizione della valutazione, in termini

     diagnostici o di indicazione di progetto, e quanto dall’altra parte la

     Magistratura possa essere prescrittiva sulle modalità tecniche di intervento

     (somministrazione o meno di test, frequenza delle sedute o altro), con un

     rischio di reciproco sconfinamento.



     Altre difficoltà nell’integrazione tra gli obiettivi del lavoro psicologico e quelli

     penali sono prodotte dal prevalere delle esigenze istituzionali di sicurezza,

     che possono portare a sottolineare funzioni di controllo e al prolungarsi di

     misure cautelari per ragioni processuali che possono essere poco

     sintoniche con gli obiettivi di autonomizzazione individuale.



     D’altra parte, gli psicologi sono consapevoli che il fatto che il loro intervento

     si svolga in un contesto di obbligatorietà, al di là di alcuni vincoli che

     comporta, in realtà è di grande aiuto, costituendo un quadro, un setting, per

     l’intervento, che è indispensabile per una riflessione sul significato del reato

     e più in generale perché il minore sia più consapevole di sé e del senso del

     suo coinvolgimento nel sistema penale.

     Complessivamente su questi temi non emergono differenze significative di

     opinioni tra gli psicologi che lavorano in IPM, CPA o in USSM. Gli intervistati

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5. L’intervento psicologico nei servizi della
giustizia minorile




                                                                                        Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    sembrano concordare, quindi in linea di massima, sulla compatibilità tra

    intervento psicologico ed esigenze istituzionali, pur con la sottolineatura

    della carenza di tempo e di una certa difficoltà di raccordo con il

    “linguaggio” e le esigenze della Magistratura.



    Modello teorico di riferimento

    Gli psicologi che lavorano all’interno dei Servizi della giustizia minorile

    hanno modelli teorici di riferimento diversi. Dalle interviste emerge una

    pluralità di approcci che possono essere raggruppati in quattro aree, in cui

    l’orientamento psicodinamico sembra prevalente, ma con una buona

    rappresentanza di orientamenti sistemici e cognitivo-comportamentali:



    Tabella 4. Modelli teorici di riferimento


                  Psicodinamico                       13

                  Cognitivo-Comportamentale           7

                  Sistemico-Relazionale               6

                  Altro                               4


    E’ importante notare che al di là dell’approccio metodologico generale, solo

    una parte degli psicologi fa riferimento ad una formazione specifica in

    psicologia giuridica o criminologia, così come ad una formazione in

    psicologia dello sviluppo.

                                                                                   49
Valutare per decidere - The assessment of young
        1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     L’accertamento della personalità

     Gli psicologi riconoscono l’importanza sia di una valutazione complessiva

     della personalità del minore sia di aspetti specifici, più legati al contesto

     penale.

     E’ importante per esempio accanto ad un’osservazione delle risorse

     personali del ragazzo (affettive, cognitive e relazionali), la valutazione

     specifica dell’impulsività e dell’aggressività, accanto al modo in cui il minore

     è disponibile all’elaborazione del reato, le sue capacità progettuali o il livello

     di rischio psicopatologico.

     Mentre le aree di valutazione che concernono in modo più specifico il

     contesto penale sono più sensibili al contesto dell’intervento (IPM, USSM,

     CPA), la valutazione complessiva della personalità è un compito più

     comunemente condiviso.



     Tabella 5. Aree della personalità valutate

     Aspetti cognitivi
     (risorse intellettive, deficit intellettivi, capacità autoriflessive)

     Sviluppo affettivo

     Area dell’identità sociale



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                  European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
5. L’intervento psicologico nei servizi della
giustizia minorile




                                                                                                 Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    Rischio psicopatologico

    Contesto famigliare e sociale

    Controllo dell’impulsività/aggressività

    Rischio di agiti auto ed etero aggressivi

    Elaborazione del reato

    Capacità di adattamento al regime detentivo e al procedimento penale

    Capacità di progettare il futuro, motivazione al progetto

    Disponibilità alla relazione psicologica



    9. Strumenti

    Gli psicologi usano come strumento principale il colloquio clinico, al quale

    circa due terzi degli intervistati affianca l’uso di test. I test più utilizzati sono

    indicati nella tabella VI.



    Tabella 6. Test utilizzati


                 Interviste semistrutturate (SCID II)

                 Questionari (YSR e TRF di Achenbach, MMPI)

                 Test cognitivi (WAIS, WISC, Matrici di Raven)

                 Test grafici (Disegno della famiglia, figura umana)

                 Test proiettivi (Rorschach, TAT, Blacky Pictures)




                                                                                            51
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     Altri test utilizzati sono i test grafici, il Questionario sul disimpegno morale,

     OSQR (un questionario sul Sé), l’MRO (Modello delle relazioni d’oggetto), il

     TMA (test multidimensionale sull’autostima), l’MQR (che rileva indici di

     ansia, fobia, depressione e isteria), il FACS, l’SCL 90.

     Dalle interviste emerge che il materiale testistico è molto diversificato sia

     rispetto alla tipologia dei Servizi sia rispetto alla loro localizzazione, come

     se vi fosse una cultura locale di uso del materiale, a parte alcuni test più

     utilizzati come il test di Rorschach tra i proiettivi.

     Non sembra di poter riscontrare una diretta corrispondenza tra il modello

     teorico di riferimento dichiarato e l’utilizzo di specifici test. Molti psicologi

     utilizzano, indipendentemente dall’approccio teorico, diversi tipi di test (sia

     proiettivi sia cognitivi) anche se i test proiettivi (in particolare il Rorschach)

     sono utilizzati soprattutto da coloro che hanno un approccio psicodinamico.



     Collaborazione con altri operatori

     Le figure professionali con le quali gli psicologi lavorano prevalentemente

     sono gli assistenti sociali e gli educatori. Emergono comunque delle

     differenze rispetto alle tipologie di Servizio.




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                              Prevention and Fight Against Crime 2007
                           With financial support from the Prevention of and
                                    Fight Against Crime Programme
                European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
5. L’intervento psicologico nei servizi della
giustizia minorile




                                                                                             Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    Se, infatti, in USSM gli psicologi individuano nell’assistente sociale la figura

    professionale con la quale collaborano maggiormente, seppure possono

    entrare in contatto con figure educative, in IPM e CPA è l’educatore

    (insieme comunque all’assistente sociale che viene considerata una figura

    importante) la principale figura professionale con la quale gli psicologi

    lavorano.



    In realtà, le figure con le quali gli psicologi entrano in contatto sono

    molteplici, non solo gli agenti, ma anche i mediatori culturali, gli insegnanti e

    altri operatori di diversa professionalità dei servizi territoriali.

    La quasi totalità del campione intervistato è soddisfatta della collaborazione

    tra operatori di diversa professionalità, per quanto non esente da difficoltà di

    comunicazione, linguaggio, competenze e obiettivi diversi, competizione tra

    i ruoli. Più in generale gli psicologi lamentano uno scarso riconoscimento di

    ruolo, un eccesso di discrezionalità nella segnalazione, ma soprattutto una

    ridotta disponibilità di tempo e risorse adeguate.



    Le opinioni degli psicologi intervistati si suddividono equamente sia rispetto

    al tipo di problematica riportata sia alla tipologia del Servizio di

    appartenenza.




                                                                                        53
Valutare per decidere - The assessment of young
       1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services




     Tabella 7. Problemi nella collaborazione con altri operatori


            Mancanza di risorse (tempo e risorse adeguate)                       13

            Scarso riconoscimento di ruolo (non riconoscimento 11
            del ruolo, poco lavoro d’equipe, discrezionalità
            nell’assegnazione del caso)

            Difficoltà di integrazione (linguaggio, competenze e 6
            obiettivi diversi, competizione tra i ruoli)




     La mancanza di tempo è ritenuto un fattore importante per garantire un

     buon lavoro di integrazione. Anche se la possibilità di integrare le

     competenze dei diversi operatori è considerata positivamente perché

     contribuisce a determinare una comprensione più completa del minore, la

     difficoltà a tracciare i confini tra le diverse competenze e ruoli può creare

     sovrapposizioni ed essere fonte di confusione, che nuoce al lavoro.

     Infine, alcuni psicologi ritengono che la difficoltà di collaborazione sia legata

     soprattutto ad una scarsa valorizzazione riconoscimento del ruolo e della

     funzione di psicologo.

     Gli psicologi che attribuiscono la difficoltà a lavorare in modo integrato ad

     un non riconoscimento del proprio ruolo esprimono un vissuto di maggiore

     frustrazione.



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                              Prevention and Fight Against Crime 2007
                           With financial support from the Prevention of and
                                    Fight Against Crime Programme
                European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
5. L’intervento psicologico nei servizi della
giustizia minorile




                                                                                              Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment
    L’utenza

    Rispetto alla tipologia di utenza che viene presa in carico dagli psicologi

    all’interno dei diversi Servizi della giustizia minorile si osserva una

    differenza sia rispetto alla tipologia del Servizio sia rispetto alla sua

    localizzazione geografica.

    Mentre in città come Milano gli psicologi prendono in carico minori italiani e

    stranieri in ugual numero, in Servizi di città più piccole e in particolare al

    Sud c’è una maggiore presa in carico di minori italiani rispetto a quelli

    stranieri, in particolare in Sardegna dove gli psicologi operano quasi

    esclusivamente con minori italiani.



    Negli IPM i ragazzi presi in carico sono soprattutto stranieri mentre negli

    USSM e nei CPA la maggior parte dei ragazzi presi in carico è costituita da

    italiani, in una proporzione che corrisponde complessivamente a quella

    della presenza dei minori nei Servizi. Negli USSM gli psicologi normalmente

    non prendono in carico tutti i ragazzi, ma solo quelli che sono segnalati

    dall’assistente sociale e per i quali si lavora in un ottica progettuale come

    nella messa alla prova. Anche nel caso del CPA lo psicologo, che interviene

    solo su richiesta dell’educatore, tende ad effettuare una valutazione

    soprattutto dei ragazzi italiani per i quali si riscontra un livello di sofferenza

    particolarmente alto o problematiche particolari da approfondire.


                                                                                         55
Valutare Per Decidere - The Assessment of Young Offenders within the Juvenile Justice Services - Italian
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Valutare Per Decidere - The Assessment of Young Offenders within the Juvenile Justice Services - Italian

  • 1. Ministero della Giustizia Dipartimento Giustizia Minorile Istituto Centrale Centro per la Giustizia Minorile di Formazione per la Lombardia - Milano del Personale Valutare per decidere The Assessment of Young Offenders within the Juvenile Justice Services Italian Network for Young Offenders’ Assessment and Treatment INYOAT Progetto finanziato dall’Unione Europea su decisione del Consiglio del 12 febbraio 2007. “Prevenzione e lotta contro la criminalità”; parte del programma sulla sicurezza e la tutela delle libertà, GU L 58 del 24.2.2007 I
  • 2. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services Milano, Settembre 2010 II
  • 3. Prefazione Questo documento presenta il risultato di un lavoro realizzato dal Minotauro, in collaborazione con l’Istituto Centrale della Formazione del Dipartimento Italiano della Giustizia Minorile e con il Centro per la Giustizia Minorile della Lombardia. Obiettivo centrale del progetto era di costituire un momento di confronto tra gli operatori, psicologi, assistenti sociali, educatori, che in Italia lavorano nei Servizi della giustizia minorile. Questo confronto si propone come premessa per uno scambio tra pratiche europee in merito alla valutazione dei minori in ingresso nel circuito penale. In particolare il progetto intendeva favorire il confronto tra gli psicologi della Giustizia Minorile, cercando di individuare obiettivi e metodi specifici del loro intervento. Le domande che il progetto si poneva sono state: - In che modo una valutazione psicosociale può essere utile per la presa di decisione della magistratura? III
  • 4. - Con quali obiettivi specifici può essere realizzata la valutazione psicosociale: screening, diagnosi, valutazione dell’imputabilità, valutazione della pericolosità sociale, valutazione del rischio di recidiva? Per rispondere a queste domande il progetto ha realizzato: - Un confronto nella letteratura sul tema della valutazione psicosociale in diversi sistemi penali minorili europei. - Una ricerca, realizzata attraverso interviste individuali, sugli psicologi che in Italia lavorano nei Servizi della giustizia minorile. - Incontri nazionali tra dirigenti dei Servizi della giustizia minorile o referenti istituzionali. - Un’analisi delle relazioni che i Servizi italiani inviano alla magistratura come aiuto per la conoscenza del minore e come base per la decisione della misura penale da adottare. - Incontri tra gli psicologi italiani dei servizi della giustizia minorile, per favorire un confronto sui modelli, i metodi, gli strumenti utilizzati. - Un seminario internazionale rivolto a Dirigenti e referenti istituzionali dei Servizi della giustizia minorile italiani sul tema dell’assessment. - La costituzione di una rete degli psicologi italiani dei servizi della giustizia minorile attraverso un gruppo mail, per scambio di informazioni e di strumenti. Gli esiti del progetto sono illustrati da questo documento. Un volume sull’assessment dei minori antisociali è in corso di pubblicazione in italiano. IV
  • 5. Questo documento, che presenta in modo sintetico l’esito delle diverse azioni del progetto, può essere utile per gli operatori psicosociali che lavorano con i minori nei Servizi della giustizia minorile e per i magistrati che prendono decisioni sulla base delle valutazioni espresse dai servizi. V
  • 6. Indice Document Development Gruop VII 1. Introduzione 1 2. Il sistema penale minorile italiano 13 3. Tendenze recenti nelle politiche penali in Europa 21 4. Attività di valutazione nei servizi della giustizia minorile 27 5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia Minorile 35 6. La valutazione del comportamento antisociale in una prospettiva evolutiva 71 7. Conclusioni e prospettive 161 Bibliografia 167 VI
  • 7. Document development group Alfio Maggiolini Alessandra Ciceri Cristina Colli Mauro Di Lorenzo Giovanna Kluzer Carlo Trionfi Cristina Saottini Veronica Scuffi Virginia Suigo Il Minotauro è una cooperativa sociale composta da psicologi, ricercatori e formatori. E’ stato fondato nel 1984. Presiede l’Istituto Gustavo Pietropolli Charmet. Il Minotauro opera nell’area della prevenzione e del trattamento del disagio psicologico, sociale ed evolutivo; gli interventi che promuove riguardano attività di consultazione e psicoterapia, gestione di servizi psicosocioducativi, interventi di prevenzione, ricerca, formazione e analisi istituzionale. L’approccio teorico e le esperienze pratiche dell’Istituto sono state presentate in numerosi volumi editi a stampa (www.minotauro.it). VII
  • 8. Istituto Centrale di Formazione Cira Stefanelli Maria Grazia Castorina Bruno Costa Elvira Narducci, Giuseppe Mandalari Antonella Zanfei L’Istituto Centrale di Formazione (ICF) ha la finalità di programmare, progettare, realizzare e valutare le attività formative rivolte a tutto il personale appartenente alla qualifiche dirigenziali, alle qualifiche funzionali e al comparto sicurezza in servizio presso l’amministrazione della Giustizia Minorile. Centro per la giustizia minorile della Lombardia Flavia Croce I Centri per la Giustizia Minorile (CGM) sono organi del decentramento amministrativo che possono avere competenza sul territorio di più regioni e in questi casi fanno riferimento a più Corti d'appello. Esercitano funzioni di programmazione tecnica ed economica, controllo e verifica nei confronti dei Servizi minorili da essi dipendenti quali gli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni, gli Istituti penali per i minorenni, i Centri di Prima Accoglienza, le Comunità. VIII
  • 9. 1. Introduzione Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment Mentre in passato prevaleva un diffuso pessimismo sulle possibilità di intervento con i minori che commettono reati e sull’efficacia dell’intervento penale, oggi i risultati di ricerche metanalitiche dimostrano che è possibile un intervento che riduca il rischio di recidiva, che è possibile un trattamento per il disturbo antisociale di personalità e, contrariamente a quanto si pensava, è anche possibile ottenere un cambiamento di tratti psicopatici di personalità, con interventi sufficientemente intensivi e prolungati (McGuire, 1995; Salekin, 2010; Andrews, Bonta, 1998). L’intervento precoce con i minori che sono denunciati può avere un importante valore preventivo sullo sviluppo della carriera delinquenziale. Per questo scopo è importante una corretta valutazione del comportamento deviante, del minore e del suo contesto di sviluppo, per poter effettuare un intervento efficace nel ridurre il rischio di recidiva. La valutazione psicosociale dei minori che entrano nel circuito penale può essere: - orientata prevalentemente a cercare di individuare i problemi psicologici dei minori e l’eventuale presenza di psicopatologia, in una prospettiva di cura; 1
  • 10. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services - può essere allargata al contesto famigliare e sociale e non solo al minore, per valutarne i fattori di rischio e protezione; - può essere particolarmente attenta alla valutazione del rischio di recidiva; - può essere orientata a rispondere a specifiche domande della magistratura, come la maturità/immaturità o la pericolosità sociale. L’attenzione privilegiata a uno o a più di questi aspetti può dipendere dal tipo di reato, dalle caratteristiche del minore, da quelle del sistema penale, dalla fase processuale, oltre che dal modello teorico e dagli orientamenti metodologici degli operatori che effettuano la valutazione. L’andamento dei reati minorili mostra che l’età e il genere (adolescenza maschile) sono tra i fattori di rischio del comportamento trasgressivo. In una prospettiva evolutiva i reati minorili possono essere espressione sia della tendenza trasgressiva degli adolescenti, fisiologica, sia di disturbi del comportamento e della personalità antisociale o di altre psicopatologie. Possono anche essere, tuttavia, la manifestazione di una difficoltà del contesto, la famiglia o la scuola innanzitutto, a riconoscere i bisogni evolutivi dell’adolescente. Un approccio di psicopatologia evolutiva (Cicchetti, Cohen, 1995; Achenbach, 2001; Rutter, 1988) porta a dare una grande importanza al 2 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 11. 1. Introduzione Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment contesto, superando l’idea che un adolescente “abbia” un disturbo, per cui il comportamento antisociale è interpretato piuttosto come l’effetto di un’interazione negativa tra bisogni evolutivi e risposte dell’ambiente, in una prospettiva in cui sono centrali le rappresentazioni del soggetto dei propri bisogni e delle risposte dell’altro. Un comportamento delinquenziale può essere il risultato di diversi percorsi di sviluppo e nello stesso tempo è suscettibile ad ogni momento di possibili evoluzioni differenti. Poiché uno degli scopi importanti, anche se non il solo, dell’intervento penale è di ridurre i rischi di recidiva, è indispensabile chiedersi quali caratteristiche del minore e del suo contesto di vita consentano la formulazione di una prognosi più favorevole e su quale sia il rapporto tra obiettivi psicologici di responsabilizzazione e sviluppo da una parte, e obiettivi più strettamente comportamentali. Solo una maggiore capacità di valutazione consente di evitare un tipo d’intervento che si limiti a proporre un’unica risposta, indifferenziata, per tutti gli utenti dei Servizi della giustizia minorile. Anche se ai diversi reati possono essere correlati differenti psicopatologie, in genere nella maggior parte dei casi ci si trova di fronte ad un disturbo della condotta o a un disturbo antisociale di personalità (DSM-IVR, 2000). Nei Servizi della giustizia minorile, tuttavia, la diagnosi di disturbo della condotta o di disturbo antisociale proposta nel DSM-IVR (descritto come 3
  • 12. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services caratterizzato soprattutto da una persistente inosservanza e violazione dei diritti degli altri, che si manifesta nell’infanzia o nella prima adolescenza, e continua nell’età adulta), si rivela insufficientemente discriminante. Un’osservazione sistematica è particolarmente utile per raccogliere dati in modo comunicabile e costituisce la premessa fondamentale per la realizzazione di ricerche sull’efficacia dell’intervento del sistema dei Servizi della giustizia minorile. L’intervento dei Servizi, in effetti, non ha solo lo scopo di sanzionare il comportamento e di limitarne le conseguenze negative per la società, ma si propone anche obiettivi di cambiamento dell’adolescente e di conseguenza costituisce una forma di trattamento. Attraverso il lavoro psicosociale, che trova applicazione non solo nella detenzione, ma soprattutto con misure alternative, si realizzano diversi tipi d’interventi, che implicano un trattamento del minore e del suo contesto di vita, attraverso una presa in carico e l’offerta di un supporto psicologico, sociale o educativo. La complessità dell’intervento rende difficile una valutazione dei risultati. L’efficacia dell’intervento penale è spesso misurata in base al criterio della riduzione delle recidive, un punto di vista necessario, ma non sufficiente, 4 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 13. 1. Introduzione Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment perché evidentemente gli adolescenti possono ben smettere di commettere reati, pur restando antisociali o sviluppando un comportamento asociale, più che antisociale, con marginalità, uso di sostanze, ecc. In parte, la scarsa attenzione alla verifica dell’intervento è anche dovuta al diffuso pessimismo sui risultati che caratterizza sia l’intervento penale, sia la psicoterapia dei disturbi antisociali. Anche se si riconosce che il comportamento antisociale è persistente, oggi si tende sempre più a ritenere che sia comunque modificabile. La sua trasformazione, d’altra parte, avviene spesso spontaneamente, poiché anche nei casi più difficili la metà dei ragazzi che commettono reati non persiste nel comportamento antisociale, riuscendo ad acquisire un positivo ruolo sociale, attraverso la capacità di lavorare e di vivere una relazione di coppia. Poiché nel determinare questo cambiamento è spesso importante il contesto, sia familiare sia sociale, in cui il comportamento è inserito, ci si può legittimamente chiedere in che modo anche l’intervento istituzionale del sistema penale possa costituire un fattore protettivo e non di rischio per l’evoluzione successiva. In effetti è stato riconosciuto il rischio di un effetto iatrogeno della detenzione e in generale del trattamento penale (McGuire, 1995). Un possibile obiettivo nei Servizi della giustizia minorile è di adottare una logica che, pensando all’intervento come ad un trattamento, arrivi a verificare l’efficacia dell’intervento stesso, sia in termini di recidiva, sia per 5
  • 14. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services quanto riguarda l’evoluzione degli adolescenti presi in carico anche da un punto di vista psicosociale. In questa prospettiva è fondamentale una raccolta e analisi di dati che consenta di differenziare le caratteristiche dei minori sottoposti a procedimenti penali, in modo da poter proporre un intervento che sia effettivamente commisurato alle loro caratteristiche e per questo efficace, riducendo la probabilità che l’intervento sia effettuato prevalentemente sulla base delle esigenze istituzionali, più che su quelle del minore. La valutazione dei minori tra obiettivi penali e sanitari Nella valutazione dei minori in ingresso nel circuito penale è importante da una parte l’individuazione del rischio di recidiva, come criterio per orientare gli interventi istituzionali, dall’altra una valutazione delle problematiche psicologiche e sociali che possono essere alla base del loro coinvolgimento nel circuito penale. Le probabilità che un adolescente che entra nel circuito penale possa commettere un nuovo reato sono in genere elevate. E’ difficile avere dati attendibili e comparabili sulle percentuali di recidiva, per la diversità dei campioni, per età, per gravità, per i tempi presi in considerazione nel follow 6 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 15. 1. Introduzione Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment up e per i criteri utilizzati (nuova denuncia, nuovo arresto, nuova condanna). In generale si stima, comunque, che le percentuali di recidiva negli adolescenti che commettono reati in modo non occasionale siano particolarmente elevate, almeno fino ai due terzi circa nei tre anni successivi al primo reato. Nei delinquenti “cronici” (intorno al 5% di chi commette reati) le percentuali di recidive nei cinque anni successivi sono del 77% tra i 15-20 anni, del 50% tra 20-25 anni e del 35% tra i 25-30 anni, con una media di 4,6 reati, per chi commette più di un reato (Rutter, Giller, Hagell, 1998). I risultati di uno studio condotto in 15 Stati degli Stati Uniti riportano che più dell’80% di giovani detenuti di età compresa tra i 14 e i 17 anni a tre anni dal rilascio è stato nuovamente arrestato (Langan, Levin, 2002). In uno studio condotto in Gran Bretagna l’88% dei ragazzi fra i 14 e i 16 anni ha commesso un nuovo reato entro due anni dalla data del rilascio (Hagell, 2002). Un altro studio riporta che a distanza di un anno il 49,2% dei giovani è stato nuovamente arrestato, il 70,8% a due anni di distanza e il 76,7% a tre anni (Mc Guire et al., 1995). Vermeiren, De Clippele, Deboutte (2000) riportano una percentuale di recidiva del 46,2% ad un follow-up di otto mesi. E’ stata condotta una ricerca su un campione di 103 minori maschi (italiani, nomadi e stranieri) sottoposti a procedimenti penali nei Servizi della giustizia minorile di Milano, attraverso la predisposizione di una scheda di 7
  • 16. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services valutazione del rischio di recidiva nella fase di ingresso nei Servizi (Centro di prima accoglienza, Ufficio di servizio sociale per i minorenni, Istituto penale minorile) (Maggiolini, Ciceri, Macchi, Marchesi, Pisa, 2009). I risultati di questa ricerca indicano che un minore su due (54,1%) ha un rischio alto di recidiva; uno su quattro (25,1%) un rischio medio e uno su cinque (20,8%) basso. A due anni di distanza dalla presa in carico il 32% dei minori ha avuto un altro procedimento penale; nessun minore valutato a basso e medio rischio aveva avuto una recidiva; nei minori valutati all’ingresso con un alto indice di rischio la percentuale era del 44%, in prevalenza nomadi o minori italiani con rilevanti problemi psicopatologici. Questa ricerca mostra che la valutazione del rischio di recidiva, appare sufficientemente predittiva. Le decisioni della magistratura nella fase di ingresso dei minori nel circuito penale, inoltre, appaiono sostanzialmente coerenti con il livello di rischio di recidiva. La verifica sui gruppi più a rischio, a due anni di distanza, porta a considerare con particolare attenzione le necessità di intervento nei confronti dei nomadi e dei minori italiani che si trovano in contesti famigliari difficili e che sviluppano disturbi psicopatologici gravi. Un dato significativo che emerge dalla ricerca è che il rischio di 8 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 17. 1. Introduzione Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment recidiva appare molto correlato a fattori di rischio di contesto (culturale e famigliare). Un’altra area importante di valutazione è relativa ai bisogni e ai problemi psicopatologici che possono essere alla base dei reati. Il comportamento antisociale può essere espressione di un disturbo della condotta (disturbo antisociale di personalità) o di altre patologie psichiche più o meno gravi. Tutte queste esprimono comunque sempre anche difficoltà di adattamento, nel rapporto fra bisogni adolescenziali, compiti evolutivi specifici della fase di età, contesto familiare e sociale di crescita. Nel quadro di un progressivo riconoscimento dell’importanza dei fattori psicologici alla base della delinquenza, negli ultimi anni sono state condotte diverse ricerche sul rapporto tra psicopatologia e delinquenza minorile, non solo per individuarne i precursori infantili e i fattori di rischio, ma anche per distinguere diverse tipologie di adolescenti antisociali e per individuare la prevalenza dei disturbi psicologici tra i minori che entrano nel circuito penale (Dazzi, Madeddu, 2009; Grisso, Schwartz, 2000; Loeber, Farrington, Stouthamer- Loeber, Van Kammen, 1998; Vreugdenihl, Doreleijers, Wermeiren, Wouters, Van Den Brink, 2004; Wasserman, McReynolds, Lucas, Fisher, Santos, 2002; Wasserman, Ko, McReynolds, 2004). 9
  • 18. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services Diversi studi hanno confermato che i giovani che entrano nel circuito penale, in particolare i detenuti, hanno una possibilità di tre o cinque volte superiore alla popolazione generale di sviluppare un disturbo mentale (Teplin, Abram, McClelland, Dulcan, Mericle, 2002; Wasserman, McReynolds, Lucas, Fisher, Santos, 2002; Vermerein, 2003; Boesky, 2002). Il disturbo della condotta, in particolare, è la diagnosi più comune negli adolescenti delinquenti, accanto a quello oppositivo provocatorio (Moffit et al., 2003; Boesky, 2002). Anche gli adolescenti che abusano di sostanze corrono un rischio maggiore di incorrere in un comportamento criminale (Moffit et al., 2000). Una ricerca su un campione di 66 minori (maschi, età media 16.3 anni; 35% italiani, 65% stranieri o nomadi), in ingresso nel circuito penale nel 2005 presso i Servizi della giustizia minorile di Milano (detenuti, residenti in comunità alloggio o in carico presso l’Ufficio di servizio sociale per minorenni) è stata condotta attraverso un questionario autosomministrato, la Youth Self Report, e un questionario compilato dagli operatori, la Teacher Report Form (Achenbach, 2001). La valutazione da parte degli operatori rileva problemi internalizzanti nel 72% degli adolescenti e una stessa percentuale di esternalizzanti. I risultati del questionario autosomministrato 10 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 19. 1. Introduzione Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment indicano che il 38% degli adolescenti ha problemi esternalizzanti e il 29% internalizzanti. Il confronto tra i disturbi psicopatologici valutati dagli operatori e un indice di rischio di recidiva mostra che il 91,2% degli adolescenti con un alto indice di rischio ha un livello clinicamente significativo di problemi di rilevanza psicopatologica. Questa ricerca conferma che i disturbi sono diffusi tra i minori che entrano nel circuito penale. Il fatto che il disagio psicopatologico sia soprattutto presente tra i minori che sono a rischio di recidiva, porta a ritenere che l’intervento psicologico possa essere utile nel ridurre le recidive. L’attenzione ai bisogni e alle problematiche che sono alla base dei reati è un fattore centrale e discriminante dell’efficacia dell’intervento nei servizi della giustizia minorile (Dowden, Andrews, 1999) e gli interventi in cui il trattamento educativo e sociale è integrato con quello psicologico sono i più efficaci nel ridurre le recidive (McGuire, 2004). Una corretta valutazione psicologica all’ingresso nel sistema penale può essere utile per orientare l’intervento dei Servizi (Vermerein et al., 2003). Obiettivo della fase di valutazione non è tanto la formulazione di una diagnosi psicopatologica, quanto la costruzione di un progetto educativo sul minore, fortemente radicato nella conoscenza della sua personalità e delle sue dinamiche di funzionamento psichico, che sostenga la funzione 11
  • 20. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services decisionale del Giudice. Il progetto ha come scopo principale quello di sostenere la ripresa del percorso di crescita e di promuovere l’acquisizione di una nuova identità soggettiva e sociale. La valutazione psicosociale è anche un primo momento atto a favorire la capacità del minore di rappresentarsi come persona dotata di emozioni, di desideri e di intenzioni, nonché momento in cui egli può esprimere il proprio punto di vista sul reato e manifestarne il significato soggettivo. 12 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 21. 2. Il Sistema penale minorile italiano Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment Il Tribunale per i minorenni In Italia l’intervento con i minori dai 14 ai 18 anni che commettono reati è competenza del Tribunale per i Minorenni, che è stato istituito nel 1934, con la Legge Minorile n° 1404. Il funzionamento attuale dell’intervento penale minorile è basato sulle “Disposizioni sul processo penale minorile” del D.P.R n° 448 del 1988, che costituiscono un modello innovativo ed un punto d’arrivo in un lungo percorso legislativo, che tiene conto delle direttive internazionali, in particolare le “Regole Minime di Pechino” adottate dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Risoluzione 40/33 del 29 novembre 1985. Il Codice di procedura penale minorile italiano prevede provvedimenti che consentono la rapida chiusura del processo, la riduzione di risposte limitative della libertà personale e più in generale la riduzione del danno che l’impatto con la giustizia può produrre sul piano educativo. Il Codice indica 13
  • 22. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services inoltre diversi percorsi di uscita dal circuito penale, che valorizzano interventi di aiuto e sostegno, attuabili attraverso l’azione diretta con il ragazzo, la sua famiglia, il suo contesto allargato di relazioni, il suo ambiente, ed attraverso l’azione indiretta, attraverso il coinvolgimento delle risorse presenti nel contesto di sviluppo. Una misura importante è la messa alla prova, che consiste nella sospensione del processo e nell’affidamento del minore ai Servizi della giustizia minorile che, anche in collaborazione con i Servizi sociali del territorio, svolgono attività di osservazione, sostegno e controllo. La misura è applicabile per tutte le tipologie di reato e non soltanto in caso di primo reato, ha durata massima di tre anni e deve essere necessariamente condivisa dal minore e concordata con lui. La decisione del giudice si fonda sugli elementi acquisiti attraverso un’indagine sulla personalità del minore e sui problemi e le risorse del suo contesto ambientale. Anche al di là della messa alla prova, la risposta penale alla delinquenza minorile è tesa a promuovere la coscienza del minore rispetto al significato del reato e l’assunzione di responsabilità rispetto ai propri comportamenti e 14 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 23. 2. Il Sistema penale minorile italiano Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment tende ad assumere un’ottica progettuale, che privilegi l’aspetto del recupero sociale alla finalità retributiva della pena. Per raggiungere questi obiettivi è fondamentale l’intervento dei Servizi della giustizia minorile. I Servizi della giustizia minorile I Servizi della giustizia minorile sono: 1. Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni 2. Istituto Penale per i Minorenni 3. Centro di Prima Accoglienza 4. Comunità educativa. L’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni si attiva nel momento in cui, a seguito di denuncia, un minore entra nel circuito penale e lo accompagna in tutto il suo percorso penale. Avvia l’intervento per il minore in stato di arresto e di fermo, segue il progetto di intervento in misura cautelare non detentiva, gestisce la misura della sospensione del processo e della messa alla prova e complessivamente segue tutte le misure alternative e sostitutive. Svolge altresì compiti di assistenza in ogni stato e grado del 15
  • 24. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services procedimento, e predispone la raccolta di informazioni utili per l’accertamento della personalità su richiesta del magistrato. Il Centro di Prima Accoglienza è una struttura filtro che ospita i minori arrestati e fermati, per un massimo di 96 ore in attesa dell’udienza di convalida. Tale servizio si differenzia dal carcere, proprio per limitare l’impatto che potrebbe avere sul minore, e si connota come un edificio di più ridotte dimensioni, in cui gli operatori minorili accolgono il minore ed effettuano un’osservazione preliminare. L’Istituto Penale per i Minorenni è lo spazio preposto all’esecuzione della misura cautelare detentiva e della pena e ha una organizzazione funzionale ad un’azione educativa integrata con gli altri Servizi della giustizia minorile e del territorio. Gli Istituti Penali per i Minorenni ospitano minorenni o ultradiciottenni (fino agli anni 21, nel caso in cui il reato a cui è riferita la misura sia stato commesso prima del compimento della maggiore età) in custodia cautelare o in esecuzione di pena detentiva. Il D.P.R. 448/88, introducendo il principio della residualità della detenzione per i minorenni, opera, di fatto, rispetto al passato, una decentralizzazione del carcere nel sistema penale minorile. 16 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 25. 2. Il Sistema penale minorile italiano Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment Le Comunità educative sono servizi di supporto all’intervento in area penale esterna, possono essere gestite dalla Giustizia minorile, anche se attualmente prevale la formula del convenzionamento con il privato sociale. In Italia il ricorso ai collocamenti in comunità socio-educative, sia in ambito di misura cautelare, sia progettuale, rappresenta un ambito importante dell’intervento penale. L'accertamento della personalità Uno dei perni attorno a cui ruota la giustizia minorile è l’attenzione costante alla personalità dell’adolescente autore di reato; di conseguenza le decisioni del giudice e gli interventi, di qualsiasi forma essi siano, devono essere sensibili ai bisogni, alle condizioni ed alle risorse relative alla personalità del ragazzo. In relazione a questi obiettivi, quindi, l’intero iter processuale del minore è accompagnato da varie forme e modalità di accertamenti di personalità. Come cita l’art. 9 del D.P.R. n.448/1988: “Il PM e il Giudice acquisiscono elementi circa le condizioni e le risorse personali, familiari, sociali ed ambientali del minorenne al fine di accertarne l’imputabilità ed il grado di responsabilità, valutare la rilevanza sociale del 17
  • 26. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services fatto nonché disporre le adeguate misure penali ed adottare gli eventuali provvedimenti civili”. E’ bene sottolineare che la legge ha posto l’esigenza della valutazione della personalità non tanto e non solo per decidere se il minore è in grado di affrontare il processo, quanto perché il processo stesso si dimensioni, si adegui e si renda accessibile al soggetto in età evolutiva e quindi rispetti il percorso di crescita ed acquisizione di un’identità adulta. La responsabilizzazione Il Codice di procedura penale D.P.R n. 448 non considera tanto l’autore di reato come oggetto di sanzioni o in quanto minore come soggetto debole da tutelare, ma soprattutto come un interlocutore, che può dialogare con l’adulto magistrato e prendere decisioni sul proprio futuro penale. Oltre all’importanza di salvaguardare le esigenze educative del minore, il codice favorisce in questo modo l’attivazione di un processo di responsabilizzazione. L’accertamento della verità e la sanzione finiscono per essere secondarie all’obiettivo del recupero del minore attraverso lo sviluppo di capacità di impegno e riparazione. 18 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 27. 2. Il Sistema penale minorile italiano Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment Il processo penale minorile ha un valore educativo, non solo come rispetto delle esigenze evolutive del minore, ma anche come capacità dello stesso processo penale di svolgere una funzione di ripresa evolutiva. Le numerose figure (psicologo, educatore, assistente sociale, giudice, avvocato), che entrano in relazione con lui durante l’iter processuale devono perseguire un obiettivo di ripresa dello sviluppo. Non solo il processo non deve interrompere i processi evolutivi in atto, ma è anche un’occasione per attivare relazioni educative o per riprendere percorsi formativi interrotti: tale obiettivo è perseguito sia all’interno del processo, in quanto coinvolge, ove possibile, i genitori, sia all’esterno come progetto di recupero del minore attraverso l’inserimento nel territorio, attraverso la scuola o il lavoro. In questa prospettiva il processo penale per i minori deve adeguarsi alla personalità del minore, ai suoi bisogni evolutivi e al suo livello di maturità. L’accertamento sulla personalità, che è operato da assistenti sociali, educatori e psicologi, non ha tanto l’obiettivo di formulare una diagnosi, né di verificare se il minore è in grado di affrontare il processo, quanto di 19
  • 28. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services adattare il processo ai bisogni e alle capacità del minore, al suo livello di sviluppo e maturità. 20 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 29. 3. Tendenze recenti nelle politiche penali in Europa Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment Negli ultimi anni le politiche penali nell’ambito della giustizia minorile sono passate attraverso tendenze divergenti nei diversi Paesi della Comunità Europea. Da un lato, è emersa la tendenza ad una maggiore repressione dei comportamenti penalmente rilevanti, dall’altro vi è stata una notevole apertura alla cosiddetta “giustizia riparativa” ed infine si è verificata una de- giurisdizionalizzazione della criminalità minorile (Padovani, Ciappi, 2010). Osserviamo che in molti paesi europei è in corso un inasprimento delle politiche penali minorili, che si accompagnano al dibattito sull’abbassamento dell’età imputabile; tale inasprimento è dovuto in primo luogo alla crisi del modello riabilitativo, soprattutto nei paesi di lingua anglofona, accompagnato al riemergere di istanze di difesa sociale e di controllo. Il pessimismo nei confronti del modello welfaristico, di stampo riabilitativo, ha fatto sì che si spostasse l’attenzione dall’autore di reato allo studio delle caratteristiche del reato e della vittima, con obiettivi primari di sicurezza sociale. 21
  • 30. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services In questa tendenza si inserisce l’affermarsi di un modello di penalità alternativo a quello tradizionale, basato sulla risposta penale e sulla punizione come risposta alla trasgressione: il modello della giustizia riparativa. In tale modello assurge a ruolo primario l’aspetto riparativo della giustizia penale, quello cioè volto alla risoluzione del conflitto venutosi a creare a seguito della commissione del reato e alla riparazione del danno conseguente, prescindendo dal controllo del comportamento e della retribuzione, perseguito attraverso la punizione. Sempre all’interno del modello riparativo si osserva con frequenza il ricorso alla pratica della mediazione (ad esempio la Victim Offender Mediation), nella quale è riportata sulla scena anche la vittima del reato, in una vicenda da cui, nonostante sicuramente la riguardi direttamente, veniva tradizionalmente esclusa. Per quanto concerne la questione della de-giurisdizionalizzazione, in paesi come la Gran Bretagna, l’Olanda, il Belgio e la Germania le nuove politiche criminali sono caratterizzate da misure amministrative (di diversion, restorative justice, youth panel conferencing) caratterizzate da un forte intervento dell’autorità locale, con il corrispondente ridimensionamento del ruolo della magistratura ad un controllo formale di decisioni sostanziali 22 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 31. 3. Tendenze recenti nelle politiche penali in Europa Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment adottate a livello degli organi amministrativi. In Gran Bretagna, ad esempio, la risposta penale appare enormemente diversificata, con l’obiettivo di evitare per quanto possibile il coinvolgimento in prima istanza del giovane autore di reato nel sistema penale. A tale proposito la polizia ha a disposizione una serie di opzioni alternative al rinvio a giudizio: ciò è reso possibile dallo strumento della diversion. In modo simile in Germania un’importante eccezione al principio di legalità è costituita dal potere discrezionale del pubblico ministero di richiedere, in alternativa al rinvio a giudizio, l’archiviazione del caso in concomitanza con l’adozione di misure educative; lo scopo di tale pratica è, analogamente all’esempio della Gran Bretagna, quello di evitare un inopportuno coinvolgimento del minore nel sistema penale e, sopratutto, di privilegiare la riabilitazione e l’integrazione dell’autore di reato nella società civile, rispondendo ad un principio di opportunità sostenuto dalle ricerche empiriche sulla riduzione della recidiva. Un filone comune a tali politiche criminali individua l’adozione di parametri di rischio (risk management) e di indicatori probabilistici (prevenzione attuariale) posti alla base della presa di decisione sulle misure da adottare, e si inserisce nel panorama più ampio della maggiore enfasi posta sulla 23
  • 32. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services misurazione dell’efficacia delle politiche di prevenzione della criminalità (la cosiddetta “what works” policy). I programmi di intervento oggi, a livello europeo, non possono prescindere da una valutazione dell’efficacia nell’ottica della riduzione delle recidive. I cambiamenti intercorsi a livello di politiche penali hanno dunque portato al declino della filosofia trattamentale, risocializzativa, in favore di obiettivi più legati alla gestione del rischio ed al contenimento del soggetto in un’ottica preventiva. Questi orientamenti si riflettono anche a livello delle metodologie della valutazione del minore. Se infatti in tutta Europa è diffusa la richiesta ai servizi di accertamento della personalità, maturità e circostanze familiari e/o personali del giovane delinquente, le procedure e le metodologie più innovative tendono ad essere rigorose, standardizzate (vedi “Asset”, lo strumento adottato presso i servizi della Giustizia minorile in Gran Bretagna per la valutazione del rischio di recidiva; o BARO, analogo strumento per la valutazione adottato in Olanda e Svizzera), basate su modelli predittivi di tipo attuariale. In Italia, nel confronto con altri Paesi europei, la funzione riabilitativa del sistema penale mantiene tuttavia una grande centralità e questa filosofia di 24 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 33. 3. Tendenze recenti nelle politiche penali in Europa Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment intervento è tradizionalmente meno attenta alla questione della valutazione dell’efficacia. Il sistema italiano appare meno snello e l’iter giuridico è poco differenziato in funzione della gravità del reato, così come del livello di rischio, allo stesso modo della risposta penale. In realtà, pochissimi Paesi in Europa si sono dotati, come Stati Uniti e Inghilterra, di specifiche linee-guida per la valutazione del minore sottoposto a procedimento penale, e viene dunque a mancare una formalizzazione delle prassi in questo ambito. Si viene a creare dunque una sorta di iato tra la normativa, che stabilisce ad esempio in che momento processuale ed in quali casi possa essere richiesta una valutazione, o quali siano i servizi e gli operatori deputati ad effettuarla, e la metodologia impiegata nella prassi quotidiana. Per quanto riguarda le questioni di competenza, si rileva che, a livello normativo, in alcuni Paesi, come la Croazia, i servizi territoriali assumono un ruolo preminente, mentre in altri, come il Belgio, il Portogallo, la Spagna, sono i servizi penali specificatamente deputati alla valutazione. In realtà, nella maggior parte dei Paesi Europei, tende a verificarsi una netta distinzione tra la competenza minorile civile e quella penale: l’Italia rappresenta un’eccezione in tal senso, con il giudice minorile competente in materia sia civile che penale. 25
  • 34. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services In alcuni Paesi, come la Grecia, la richiesta di valutazione sul minore autore di reato tende ad essere orientata ad aspetti sanitari-psichiatrici, oppure finalizzata all’individuazione di problematiche legate all’assunzione di sostanze stupefacenti. L’accertamento di personalità può rappresentare una prassi (ad esempio in Olanda, Slovenia, così come in Italia) oppure essere richiesta solo nei casi più gravi. In particolare, in Germania, la valutazione di personalità del minore prevede da parte del giudice il coinvolgimento diretto degli insegnanti o dei tutor- datori di lavoro, nel caso il minore stia svolgendo un tirocinio lavorativo, ad eccezione dei casi in cui vi sia il fondato rischio che il giovane possa perdere il lavoro a causa della valutazione. In definitiva, la mancanza di linee guida condivise a livello europeo sull’assessment dei minori sottoposti a procedura penale, genera una pluralità di prassi difficilmente confrontabili. 26 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 35. 4. Attività di valutazione nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment L’Istituto Centrale di Formazione del Dipartimento Giustizia Minorile ha indagato il modo in cui i Servizi Minorili in Italia producono le conoscenze necessarie all’accertamento della personalità del minorenne. L’accertamento della personalità è un nucleo centrale del lavoro dei Servizi, un momento cruciale dell’interazione con la magistratura, e le relazioni prodotte dai Servizi minorili testimoniano nella pratica quotidiana presupposti e metodologie di lavoro, in cui si integrano conoscenze psicologiche, sociali e educative. Le relazioni non sono solo l’espressione delle conoscenze che i servizi raccolgono sulla situazione del minore e sul suo contesto, ma anche di quanto i servizi ritengono utile comunicare alla Magistratura. Tra comprensione e comunicazione vi può essere, infatti, uno scarto significativo, giustificato dall’idea di ciò che da una parte è utile comunicare alla magistratura, senza d’altra parte sconfinare nel terreno di una valutazione dei fatti (il reato), di competenza esclusiva della magistratura, e senza nemmeno rischiare di minare la relazione di fiducia 27
  • 36. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services con il minore e la sua famiglia, un presupposto indispensabile per garantire l’efficacia dell’intervento. Sono state analizzate relazioni prodotte dai Servizi della giustizia minorile italiani, sia redatte nella fase iniziale della presa in carico, sia in fasi di valutazione avanzate del percorso penale del minore. Il campione è stato costruito in modo che fosse il più possibile rappresentativo delle diverse realtà regionali, nord, centro e sud, e dei diversi Servizi (CPA, USSM, IPM). Sono state raccolte 168 relazioni così distribuite: Servizi: 29 CPA di Roma e Sassari; 75 USSM di Bolzano, Napoli, Roma, Lecce e Torino; 56 IPM di Milano, Catania e Catanzaro. Sesso: 85% maschi. Età: 14-16 anni 9,4%, 16-18 40%, 18-21 12,5%. Nazionalità: italiani 68,8%; gli stranieri provengono in particolare da Romania 8,8% e Marocco 5%. Reati: 37,5% contro il patrimonio, 20,6% contro la persona, 16,9% spaccio e 4,4% altri reati. 28 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 37. 4. Attività di valutazione nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment Le relazioni sono il frutto della collaborazione di più ruoli professionali (assistente sociale, psicologo, educatore) nel 50% dei casi. Quando sono scritte da un solo operatore nella maggior parte dei casi si stratta dell’assistente sociale (33%) e dell’educatore (17%), non dallo psicologo. Le relazioni sono state analizzate sia nella forma della stesura (inizio, contenuto centrale e conclusioni) sia nelle principali aree di contenuto (descrizione del minore, il reato, la famiglia, il contesto, l’intervento, il progetto). Le relazioni, che nella grande maggioranza dei casi sono di due-quattro pagine di lunghezza, iniziano per lo più con il riferimento al reato come capo di imputazione (88%). Lo svolgimento della relazione fa riferimento al minore e ai suoi atteggiamenti e comportamenti e le conclusioni possono contenere sia considerazioni di carattere generale, senza indicazioni specifiche alla magistratura (46%), sia indicazioni (24,4%), sia un progetto articolato (17%). Le informazioni sono costruite attraverso il colloquio con il minore e l’osservazione del suo comportamento nella relazione con i servizi, con la famiglia (54%). Quasi assenti sono i riferimenti a test o griglie codificate 29
  • 38. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services (5%). Un fonte importante di informazione è costituita da altri servizi del territorio (89%) o da comunità residenziali (24,4%) e scuole (18,2%). Nella descrizione del minore sono frequenti le informazioni sulla famiglia, la scuola o gli impegni lavorativi, e sul modo in cui si rapporta all’intervento della giustizia. In poco meno della metà (46%) delle relazioni vi sono espliciti riferimenti al livello di maturità e a tratti stabili di comportamenti e atteggiamenti (personalità). Nello stesso ordine di frequenza vi sono dati sulla storia evolutiva, con una particolare attenzione agli eventi della vita del minore. Meno frequenti sono invece le notizie sulle relazioni con i pari (38%), gli interessi nel tempo libero (30%), le relazioni sentimentali e sessuali (15%). Diagnosi esplicite di psicopatologia sono presenti solo nel 13% dei casi. Lo stile delle relazioni per la maggior parte dei contenuti è di riportare dati e informazioni, senza una valutazione o un’elaborazione esplicita da parte degli operatori, come a voler sottolineare una dimensione di oggettività dell’informazione. Solo quando si fa riferimento ad atteggiamenti del minore nei confronti degli operatori stessi e dell’intevento dei servizi è più frequente che vi sia una maggiore esplicitazione delle valutazioni da parte dell’equipe, attraverso commenti espliciti. 30 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 39. 4. Attività di valutazione nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment I riferimenti al reato come capo di imputazione costituiscono normalmente l’avvio della relazione. Nel corso della narrazione, tuttavia, non sono frequenti i commenti sul senso soggettivo del reato o una valutazione di fattori di rischio che possano dare indicazioni sul rischio di recidiva, presenti nel 32% dei casi, con scarsi richiami a precedenti nella carriera delinquenziale, così come sono scarsi i commenti sulla pericolosità sociale. Nel 67% dei casi c’è un riferimento esplicito al rapporto tra il reato e il riconoscimento dell’imputazione da parte del minore. Scarsi sono le informazioni sulla comprensione delle conseguenze sociali del reato, come i danni alla vittima, o sulla percezione di gravità o la capacità di capire il senso del procedimento penale. I riferimenti alle condizioni e alle relazioni famigliari sono frequenti nelle relazioni (90%), che descrivono normalmente i componenti del nucleo famigliare e le condizioni socioeconomiche della famiglia, anche se sono scarsi i riferimenti al territorio di provenienza e alla dimensione multiculturale nel caso di minori stranieri. Nella metà dei casi sono espliciti i riferimenti agli stili educativi e all’atteggiamento nei confronti dell’intervento della giustizia, ma queste informazioni sono per lo più presentate in modo non commentato. 31
  • 40. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services Per quanto riguarda l’intervento, nell’83% dei casi vi sono riferimenti agli interventi dei servizi, passati o attuali. Frequenti sono le notizie sulle reazioni e le posizioni del minore nei confronti del procedimento penale, anche se nelle situazioni in cui è presentato un progetto di intervento gli obiettivi sono normalmente poco esplicitati. In sintesi, è evidente una certa cautela nelle relazioni a fornire informazioni e interpretazioni utili ai fini della delineazione delle caratteristiche personali del minore, probabilmente anche in funzione di non intaccare il diritto di difesa. L’attenzione a fornire informazioni senza esprimere valutazioni o giudizi po’ anche essere l’espressione di un orientamento implicito volto a valorizzare le richieste di trattamento, nella prospettiva di garantire innanzitutto l’alleanza di lavoro con il minore, premessa fondamentale per il trattamento che può seguire la fase di valutazione. L’area del reato che costituisce, con ogni evidenza, la “ragione sociale”dell’intervento dei servizi. All’interno delle relazioni c’è un’attenzione a non fornire interpretazioni o sottolineature sul reato e sul suo significato sociale e personale; risulta, quindi, una dimensione poco utilizzata dagli 32 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 41. 4. Attività di valutazione nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment operatori. Ciò origina probabilmente da una cultura di servizio volta alla tutela da possibili stigmatizzazioni del minore e strumentalizzazioni degli operatori. Tuttavia, su questo aspetto, la ricerca sembra indicare l’utilità di una riflessione ampia, che riesca a proporre l’utilizzo metodologico di questa dimensione, un “fatto, un evento da esplorare, valorizzando una lettura psicosociopedagogica ed evitando, invece, il rischio di sovrapposizioni con una valutazione giuridica. L’analisi effettuata porta a porre una serie di quesiti sul modo in cui i Servizi si rappresentano la domanda della magistratura, in cui costruiscono la risposta, sul rapporto tra informazioni e valutazioni, sull’uso di strumenti e sulla possibile integrazione tra sapere sociale, educativo e psicologico nella conoscenza del minore nella sua relazione con il suo contesto di sviluppo. 33
  • 42. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services 34 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 43. 5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment All’interno del nuovo processo penale minorile, il ruolo dello psicologo non ha una definizione e una collocazione precisa. Ne è però indirettamente sottolineata l’importanza, accanto ad altre figure professionali, per l’osservazione e valutazione della personalità richiesta dal giudice, intesa sia in termini di risorse e limiti personali sia in termini di risorse ambientali, familiari e sociali. Per quanto concerne le attuali funzioni dello psicologo, si possono individuare due grandi sfere d’azione (obiettivi giuridico/istituzionali): - Attività di valutazione, in fase processuale, ai fini dell’imputabilità, della pericolosità sociale e delle esigenze conoscitive; - Attività di supporto sia in sede processuale, sia in fase di esecuzione della pena. Non si cerca, in sostanza, di rispondere semplicemente al quesito: quali sono le condizioni, le risorse personali, familiari, sociali e ambientali del minore in termini generali, bensì quali sono tali condizioni e risorse in 35
  • 44. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services rapporto alle possibilità reali di risposta in ambito processuale. La legge sembra chiedere, quindi, per quali condizioni di personalità possono essere dannose, pregiudiziali, utilizzabili quali condizioni processuali; quali misure, collocazioni, prescrizioni, sentenze, possono meglio adattarsi e funzionare per quali minori;quali livelli di contenimento, detenzione e controllo adottare per quali minori a rischio di fuga e di recidiva grave, etc. Il legislatore, quindi, richiede allo psicologo che si operi attivamente sia nella direzione delle condizioni e delle risorse del minore sia nella direzione delle condizioni e delle risorse esistenti ed attivali nel processo. In questo senso le dimensioni e le carenze del minore vanno intesi non come “dati” ma direttamente come domande, sfide e rischi per il giudice e i servizi. Gli obiettivi specifici dell’accertamento da un punto di vista psicologico possono essere: - Screening dei fattori di rischio, come i rischi di comportamenti autolesivi. - Diagnosi clinica, sulla base di valutazioni categoriali (DSM-IV-TR) o dimensionali (come avviene attraverso una valutazione dei diversi aspetti della personalità). - Valutazione dei bisogni del minore attraverso un bilancio evolutivo, nel quadro di una psicologia o psicopatologia evolutiva. 36 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 45. 5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment - Accertamento della maturità e della pericolosità. La pratica del lavoro psicologico nei Servizi della giustizia minorile Dal gennaio 2009 gli psicologi dei Servizi della giustizia minorile sono passati dalle dipendenze del Dipartimento della Giustizia a quello delle Aziende Ospedaliere locali, un cambiamento che ha importanti ripercussioni sulla definizione del ruolo e delle specifiche funzioni da svolgere. Questo cambiamento istituzionale assegna, infatti, ad istituzioni sanitarie la competenza dell’intervento psicologico, lasciando invece alle dipendenze del Dipartimento della giustizia minorile assistenti sociali e educatori, oltre agli agenti di polizia penitenziaria. Ci si può chiedere se questo passaggio porti gli psicologi a privilegiare gli obiettivi diagnostici all’interno del processo di valutazione, in quanto più coerenti con un compito sanitario di intervento, lasciando ad altri operatori il compito di orientarsi ad altri aspetti della valutazione, evolutivi e ambientali. Il passaggio porta ad interrogarsi sugli obiettivi specifici dell’intervento psicologico e in particolare dell’attività di valutazione. 37
  • 46. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services Gli psicologi in Italia operano su base locale regionale e non vi sono al momento linee guida specifiche che traducano in indicazioni operative gli orientamenti del Codice di procedura penale minorile. Gli psicologi che operano nella Giustizia minorile in Italia hanno diverse formazioni teorico-cliniche, differenti collocazioni istituzionali (CPA, USSM, IPM) e diversi possibili rapporti di collaborazione (consulenti, dipendenti). Una ricerca sugli psicologi dei Servizi della giustizia minorile Obiettivi Per avere indicazioni sul modo in cui nella pratica è interpretato il ruolo dello psicologo è stata condotta una ricerca tra gli psicologi che operano nei Servizi della giustizia minorile. Descrivere il modo in cui interpretano il loro ruolo professionale nell’ambito dei Servizi della giustizia minorile, con quali obiettivi, metodi, strumenti e livelli di soddisfazione e insoddisfazione, è una premessa importante per un confronto con il modo in cui le stesse funzioni sono esercitate all’interno del sistema penale di altri Paesi europei. L’indagine è stata condotta attraverso interviste semistrutturate a un campione di psicologi, dipendenti e consulenti, che lavorano nei diversi 38 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 47. 5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment Servizi (IPM, USSM, CPA) al Nord, Centro e Sud d’Italia nei Servizi della Giustizia Minorile in Italia. L’intervista ha indagato obiettivi, metodi e strumenti utilizzati nel lavoro psicologico, le rappresentazioni del compito e del ruolo professionale, nella specifica collocazione istituzionale e nella relazione sia con gli utenti sia con gli altri operatori. L’obiettivo era di verificare, al di là del dettato legislativo, in che modo concretamente si svolge il lavoro psicologico all’interno dei diversi Servizi, con quali specifici orientamento e con quali soddisfazioni o difficoltà. Metodo Sono stati intervistati 30 psicologi che lavorano all’interno dei diversi Servizi della Giustizia Minorile in Italia, sia in Centri di Prima Accoglienza, in Istituti Penali Minorili e in Uffici di Servizio Sociale Minorenni. Anche se il campionamento non è stato casuale, è comunque distribuito per esperienza di lavoro, aree geografiche, tipo di Servizio, tipo di rapporto di collaborazione (dipendenti e consulenti). Nell’anno 2008 nei Servizi della giustizia minorile erano impiegati 43 psicologi di ruolo (32 a contatto con l’utenza e 11 svolgevano mansioni formative o avevano altri incarichi istituzionali) e 68 psicologi consulenti 39
  • 48. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services Tabella 1. Campione Psicologi 30 (23 F, 7 M) Età 16 (<45 anni) 14 (>45 anni) Qualifica professionale 9 Psicologi (di cui 3 con specializzazione in criminologia) 21 Psicoterapeuti Tipo di contratto 14 dipendenti 16 consulenti Servizio 15 (IPM) 14 (USSM) 1 (CPA, ma psicologi dell’USSM e IPM lavorano anche in CPA) Area geografica 14 (Nord: Milano, Torino, Genova, Venezia, Treviso) 6 (Centro: Bologna, Firenze, Roma) 6 (Sud: Teramo, Napoli, Bari, Catanzaro) 4 (Isole: Cagliari, Sassari, Catania) Anni di esperienza professionale 18 (<10) nel Servizio 12 (>10) Ore settimanali di lavoro nel 16 (<20) Servizio 14 (>20) La prima parte dell’intervista è stata orientata alla raccolta di informazioni sul ruolo professionale (dati anagrafici, qualifica professionale, tipo di contratto, ore mensili di lavoro, tipo di Servizio in cui si opera). La seconda parte ha indagato sulla funzione e sul ruolo ricoperto dallo psicologo all’interno del Servizio e in modo specifico l’attività di valutazione della personalità, dei bisogni e delle risorse del minore (le aree prese in 40 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 49. 5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment considerazione, il modello teorico di riferimento, gli strumenti utilizzati, il tipo di utenza e le problematiche riscontrate, la percezione dell’efficacia del proprio intervento), con una particolare attenzione allo specifico Servizio (rapporto con gli altri operatori, tipo di collaborazione e livello di integrazione, eventuali conflitti). Le attività Gli psicologi suddividono il loro tempo lavorativo in tre aree principali di intervento: - Il lavoro di osservazione e valutazione della personalità del minore e di sostegno psicologico durante l’iter penale. - Il lavoro sul contesto, i colloqui con i genitori e gli incontri di rete con i Servizi del territorio o con gli educatori delle Comunità, - Gli incontri d’equipe e la stesura di relazioni. Nell’intervista è stato chiesto di stimare in modo approssimativo la percentuale di tempo dedicata alle diverse aree di attività. Questa stima, seppure approssimativa, consente di prefigurare la distribuzione del lavoro. Non emergono sostanziali differenze tra i servizi, se non per il maggior tempo dedicato all’USSM al lavoro con i genitori. 41
  • 50. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services Tabella 3. Tempo dedicato alle diverse attività (stima approssimativa) Attività Valutazione della personalità e 60% sostegno psicologico del minore) Incontri d’equipe, stesura 30% relazioni Colloqui con i genitori e lavoro 10% di rete La quasi totalità degli psicologi considera la valutazione della personalità del minore l’attività principale all’interno del lavoro. Accanto a questa attività è riconosciuta come importante anche quella di sostegno psicologico al minore durante l’iter penale, ma il supporto psicologico e la psicoterapia non sono normalmente considerati l’attività principale. Tutti gli psicologi considerano il lavoro d’equipe e la rielaborazione dell’esito dei colloqui, con la stesura delle relazioni, come molto importante, tanto da dedicarvi una buona percentuale del tempo lavorativo complessivo. Il lavoro d’equipe è inteso come confronto con gli altri operatori di diverse professionalità per favorire la condivisione delle conoscenze sul ragazzo ai fini della costruzione di una valutazione condivisa e di un eventuale progetto. 42 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 51. 5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment Poco frequente è la partecipazione alle udienze, con un rapporto generalmente indiretto, quindi, dello psicologo con la Magistratura, mediato dalle relazioni e da altri operatori. Nell’area dell’intervento sul contesto di sviluppo dagli intervistati sono state nominate come attività importanti il lavoro con i genitori e gli interventi di rete con i Servizi del territorio, soprattutto i Sert, le Uonpia e gli incontri con gli operatori delle Comunità. Gli incontri con i genitori hanno una prevalente funzione conoscitiva, innanzitutto con lo scopo di raccogliere informazioni sul minore e in secondo luogo di valutare la risorse del contesto, più che di presa in carico dei genitori con funzioni di supporto psicologico. Gli psicologi che lavorano in USSM svolgono in modo più frequente anche interventi sul contesto (lavoro con i genitori e lavoro di rete), mentre quelli che lavorano in IPM e CPA suddividono maggiormente il tempo lavorativo tra l’attività clinica e i lavoro di equipe. Il lavoro clinico con il minore, in particolare di valutazione, per quanto costituisca l’attività principale degli psicologi, rappresenta quindi complessivamente poco più della metà del lavoro svolto all’interno del Servizio. 43
  • 52. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services Tra gli psicologi intervistati solo un terzo ritiene che questa suddivisione del tempo di lavoro sia adeguata e soddisfacente. La maggior parte ritiene che sarebbe auspicabile incrementare il lavoro clinico diretto con il ragazzo ed in particolare l’attività di supporto psicologico (“Servirebbe più tempo per stare con il ragazzo, sostenerlo durante tutto il percorso”), senza che tuttavia questo incremento vada a scapito del lavoro di equipe e dell’intervento con i genitori, ritenuti comunque importanti. Il problema principale, quindi, sembra essere costituito dalla mancanza di tempo, per le ridotte risorse di personale e per il monte ore complessivo insufficiente. In questo quadro di carenza anche certi adempimenti burocratici vengono svolti con fastidio, anche perché sottraggono tempo al lavoro clinico diretto (“Gli adempimenti burocratici sono una seccatura, tolgono tempo al lavoro con il ragazzo”). Il compito primario Generalmente gli psicologi pensano che il lavoro clinico, inteso sia come valutazione della personalità sia come supporto psicologico del minore, debba rappresentare l’attività principale che sono tenuti a svolgere all’interno dei Servizi, il loro compito primario. Questo compito è 44 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 53. 5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment generalmente inteso come integrato nel lavoro del Servizio, come è confermato tra l’altro il tempo utilizzato per attività di incontro tra operatori e di raccordo con il contesto. Per una parte degli intervistati lo psicologo può avere addirittura una funzione di raccordo all’interno dell’equipe, in quanto il suo contributo può favorire l’integrazione tra i diversi punti di vista dei diversi ruoli professionali (“Lo psicologo è un collante per l’equipe”), in quanto fornisce una chiave di lettura diversa da quella sociale o educativa ai fini della valutazione del minore e della costruzione di un progetto. Vi sono differenze nella descrizione della funzione dello psicologo per tipo di Servizio. In CPA l’intervento psicologico è più orientato al processo valutativo; in IPM appare più importante l’accompagnamento del minore durante la detenzione in vista del supporto alla condizione di restrizione della libertà e della costruzione di un progetto, mentre in USSM il lavoro di valutazione e sostegno è interpretato in un’ottica di trattamento del minore, soprattutto in direzione di una progressiva motivazione al progetto di messa alla prova. La quasi totalità degli psicologi intervistati ritiene che vi possa essere un’integrazione tra gli obiettivi del lavoro psicologico e quelli istituzionali, 45
  • 54. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services nonostante siano numerose le difficoltà riscontrate nel conciliare i due obiettivi. La mancanza di motivazione a ricevere un aiuto da parte dei minori è un ostacolo anche ad un lavoro integrato, poiché interferisce con la costruzione di una relazione di fiducia come base per l’intervento. Alle difficoltà ad impostare un’alleanza di lavoro con il minore, si uniscono problemi di integrazione tra gli obiettivi dell’intervento psicologico e quelli del sistema penale, che si manifesta anche nella diversità dei linguaggi utilizzati. L’obiettivo di fornire alla Magistratura elementi per un giudizio sul minore può richiedere un lavoro di valutazione molto approfondito, che fornisca una risposta esaustiva e definitiva sulla personalità del ragazzo, sui suoi bisogni evolutivi e sulle sue risorse, sulla psicopatologia, sul livello di maturità e sulla possibilità di reiterazione del reato, sulla sua disponibilità ad un intervento e quindi sul tipo di misura/progetto da attivare per quel ragazzo. L’obiettivo dell’intervento psicologico potrebbe limitarsi a fornire informazioni e indicazioni sui bisogni e le risorse del minore, come elementi della valutazione della sua personalità, con indicazioni generiche sul tipo di progetto sostenibile, che possano aiutare il Giudice a decidere. 46 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 55. 5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment Lo psicologo potrebbe anche spingersi a definire in modo preciso la diagnosi clinica, o il livello di rischio o il progetto di intervento. Un problema specifico è costituito dalla difficoltà a conciliare i tempi dell’intervento psicologico con quelli giuridici. L’idea prevalente è che i tempi del cambiamento sia evolutivo sia psicoterapeutico siano più lunghi di quelli dei procedimenti penali, pure non brevi. Solo in qualche caso si sottolinea che la lentezza dei tempi della giustizia può interferire con le esigenze evolutive del minore, rallentandone la realizzazione. Un problema non secondario del lavoro psicologico è costituito dalla generale carenza di risorse, di personale e di ore, che non consente di svolgere valutazioni in modo sufficientemente ampio, prolungato e approfondito. In alcuni casi vi sono esplicite richieste di approfondimento da parte della Magistratura, sia in termini diagnostici sia più propriamente peritali, sia come richiesta di una presa in carico psicoterapeutica, fino alla formulazione di indicazioni anche abbastanza specifiche, che tuttavia si scontrano con la carenza reale di risorse. Una questione che emerge sullo sfondo, anche se non sempre in modo ben delineato, è quanto da una parte lo psicologo o l’equipe degli operatori 47
  • 56. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services possa essere precisa nella definizione della valutazione, in termini diagnostici o di indicazione di progetto, e quanto dall’altra parte la Magistratura possa essere prescrittiva sulle modalità tecniche di intervento (somministrazione o meno di test, frequenza delle sedute o altro), con un rischio di reciproco sconfinamento. Altre difficoltà nell’integrazione tra gli obiettivi del lavoro psicologico e quelli penali sono prodotte dal prevalere delle esigenze istituzionali di sicurezza, che possono portare a sottolineare funzioni di controllo e al prolungarsi di misure cautelari per ragioni processuali che possono essere poco sintoniche con gli obiettivi di autonomizzazione individuale. D’altra parte, gli psicologi sono consapevoli che il fatto che il loro intervento si svolga in un contesto di obbligatorietà, al di là di alcuni vincoli che comporta, in realtà è di grande aiuto, costituendo un quadro, un setting, per l’intervento, che è indispensabile per una riflessione sul significato del reato e più in generale perché il minore sia più consapevole di sé e del senso del suo coinvolgimento nel sistema penale. Complessivamente su questi temi non emergono differenze significative di opinioni tra gli psicologi che lavorano in IPM, CPA o in USSM. Gli intervistati 48 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 57. 5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment sembrano concordare, quindi in linea di massima, sulla compatibilità tra intervento psicologico ed esigenze istituzionali, pur con la sottolineatura della carenza di tempo e di una certa difficoltà di raccordo con il “linguaggio” e le esigenze della Magistratura. Modello teorico di riferimento Gli psicologi che lavorano all’interno dei Servizi della giustizia minorile hanno modelli teorici di riferimento diversi. Dalle interviste emerge una pluralità di approcci che possono essere raggruppati in quattro aree, in cui l’orientamento psicodinamico sembra prevalente, ma con una buona rappresentanza di orientamenti sistemici e cognitivo-comportamentali: Tabella 4. Modelli teorici di riferimento Psicodinamico 13 Cognitivo-Comportamentale 7 Sistemico-Relazionale 6 Altro 4 E’ importante notare che al di là dell’approccio metodologico generale, solo una parte degli psicologi fa riferimento ad una formazione specifica in psicologia giuridica o criminologia, così come ad una formazione in psicologia dello sviluppo. 49
  • 58. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services L’accertamento della personalità Gli psicologi riconoscono l’importanza sia di una valutazione complessiva della personalità del minore sia di aspetti specifici, più legati al contesto penale. E’ importante per esempio accanto ad un’osservazione delle risorse personali del ragazzo (affettive, cognitive e relazionali), la valutazione specifica dell’impulsività e dell’aggressività, accanto al modo in cui il minore è disponibile all’elaborazione del reato, le sue capacità progettuali o il livello di rischio psicopatologico. Mentre le aree di valutazione che concernono in modo più specifico il contesto penale sono più sensibili al contesto dell’intervento (IPM, USSM, CPA), la valutazione complessiva della personalità è un compito più comunemente condiviso. Tabella 5. Aree della personalità valutate Aspetti cognitivi (risorse intellettive, deficit intellettivi, capacità autoriflessive) Sviluppo affettivo Area dell’identità sociale 50 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 59. 5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment Rischio psicopatologico Contesto famigliare e sociale Controllo dell’impulsività/aggressività Rischio di agiti auto ed etero aggressivi Elaborazione del reato Capacità di adattamento al regime detentivo e al procedimento penale Capacità di progettare il futuro, motivazione al progetto Disponibilità alla relazione psicologica 9. Strumenti Gli psicologi usano come strumento principale il colloquio clinico, al quale circa due terzi degli intervistati affianca l’uso di test. I test più utilizzati sono indicati nella tabella VI. Tabella 6. Test utilizzati Interviste semistrutturate (SCID II) Questionari (YSR e TRF di Achenbach, MMPI) Test cognitivi (WAIS, WISC, Matrici di Raven) Test grafici (Disegno della famiglia, figura umana) Test proiettivi (Rorschach, TAT, Blacky Pictures) 51
  • 60. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services Altri test utilizzati sono i test grafici, il Questionario sul disimpegno morale, OSQR (un questionario sul Sé), l’MRO (Modello delle relazioni d’oggetto), il TMA (test multidimensionale sull’autostima), l’MQR (che rileva indici di ansia, fobia, depressione e isteria), il FACS, l’SCL 90. Dalle interviste emerge che il materiale testistico è molto diversificato sia rispetto alla tipologia dei Servizi sia rispetto alla loro localizzazione, come se vi fosse una cultura locale di uso del materiale, a parte alcuni test più utilizzati come il test di Rorschach tra i proiettivi. Non sembra di poter riscontrare una diretta corrispondenza tra il modello teorico di riferimento dichiarato e l’utilizzo di specifici test. Molti psicologi utilizzano, indipendentemente dall’approccio teorico, diversi tipi di test (sia proiettivi sia cognitivi) anche se i test proiettivi (in particolare il Rorschach) sono utilizzati soprattutto da coloro che hanno un approccio psicodinamico. Collaborazione con altri operatori Le figure professionali con le quali gli psicologi lavorano prevalentemente sono gli assistenti sociali e gli educatori. Emergono comunque delle differenze rispetto alle tipologie di Servizio. 52 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 61. 5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment Se, infatti, in USSM gli psicologi individuano nell’assistente sociale la figura professionale con la quale collaborano maggiormente, seppure possono entrare in contatto con figure educative, in IPM e CPA è l’educatore (insieme comunque all’assistente sociale che viene considerata una figura importante) la principale figura professionale con la quale gli psicologi lavorano. In realtà, le figure con le quali gli psicologi entrano in contatto sono molteplici, non solo gli agenti, ma anche i mediatori culturali, gli insegnanti e altri operatori di diversa professionalità dei servizi territoriali. La quasi totalità del campione intervistato è soddisfatta della collaborazione tra operatori di diversa professionalità, per quanto non esente da difficoltà di comunicazione, linguaggio, competenze e obiettivi diversi, competizione tra i ruoli. Più in generale gli psicologi lamentano uno scarso riconoscimento di ruolo, un eccesso di discrezionalità nella segnalazione, ma soprattutto una ridotta disponibilità di tempo e risorse adeguate. Le opinioni degli psicologi intervistati si suddividono equamente sia rispetto al tipo di problematica riportata sia alla tipologia del Servizio di appartenenza. 53
  • 62. Valutare per decidere - The assessment of young 1 dicembre 2010 offenders in juvenile justice services Tabella 7. Problemi nella collaborazione con altri operatori Mancanza di risorse (tempo e risorse adeguate) 13 Scarso riconoscimento di ruolo (non riconoscimento 11 del ruolo, poco lavoro d’equipe, discrezionalità nell’assegnazione del caso) Difficoltà di integrazione (linguaggio, competenze e 6 obiettivi diversi, competizione tra i ruoli) La mancanza di tempo è ritenuto un fattore importante per garantire un buon lavoro di integrazione. Anche se la possibilità di integrare le competenze dei diversi operatori è considerata positivamente perché contribuisce a determinare una comprensione più completa del minore, la difficoltà a tracciare i confini tra le diverse competenze e ruoli può creare sovrapposizioni ed essere fonte di confusione, che nuoce al lavoro. Infine, alcuni psicologi ritengono che la difficoltà di collaborazione sia legata soprattutto ad una scarsa valorizzazione riconoscimento del ruolo e della funzione di psicologo. Gli psicologi che attribuiscono la difficoltà a lavorare in modo integrato ad un non riconoscimento del proprio ruolo esprimono un vissuto di maggiore frustrazione. 54 Prevention and Fight Against Crime 2007 With financial support from the Prevention of and Fight Against Crime Programme European Commission – Directorate-General Justice, Freedom And Security
  • 63. 5. L’intervento psicologico nei servizi della giustizia minorile Italian Network for Young Offenders Assessment and Treatment L’utenza Rispetto alla tipologia di utenza che viene presa in carico dagli psicologi all’interno dei diversi Servizi della giustizia minorile si osserva una differenza sia rispetto alla tipologia del Servizio sia rispetto alla sua localizzazione geografica. Mentre in città come Milano gli psicologi prendono in carico minori italiani e stranieri in ugual numero, in Servizi di città più piccole e in particolare al Sud c’è una maggiore presa in carico di minori italiani rispetto a quelli stranieri, in particolare in Sardegna dove gli psicologi operano quasi esclusivamente con minori italiani. Negli IPM i ragazzi presi in carico sono soprattutto stranieri mentre negli USSM e nei CPA la maggior parte dei ragazzi presi in carico è costituita da italiani, in una proporzione che corrisponde complessivamente a quella della presenza dei minori nei Servizi. Negli USSM gli psicologi normalmente non prendono in carico tutti i ragazzi, ma solo quelli che sono segnalati dall’assistente sociale e per i quali si lavora in un ottica progettuale come nella messa alla prova. Anche nel caso del CPA lo psicologo, che interviene solo su richiesta dell’educatore, tende ad effettuare una valutazione soprattutto dei ragazzi italiani per i quali si riscontra un livello di sofferenza particolarmente alto o problematiche particolari da approfondire. 55