La presentazione di Paolo Cosseddu durante l'incontro sul tema PARTITO E ATTIVISMO della seconda edizione del Laboratorio di Partecipazione Politica #Lab2013 #daCagliari
2. “In ogni caso, mai e poi mai fermare qualcuno che sta per addentare un
salsicciotto dicendogli "tu non hai idea delle schifezze che ci sono dentro".
Semplicemente, non si fa, non si danneggia la ditta …”
“La riconversione industriale non è uno scherzo, terrorizza i padroni e spaventa
anche gli operai, abituati a fare lo stesso lavoro da tutta una vita. Non hanno
torto: produrre un prosciutto crudo d’eccellenza è un casino, mentre nei würstel
ci puoi ficcare dentro qualsiasi cosa, e saranno lo stesso commestibili.
Io però quella roba non la mangio”
“Würstel”, 21 dicembre 2009
3. “E’ il corpaccione, il famoso corpaccione del partito, e io per primo che
istintivamente mi sento più attratto dal cambiamento ci ho messo anni, per
capirlo. Ancora fatico, per altro. Ma, ad un certo punto, bisogna farsi una ragione
del fatto che, piaccia o meno, chiunque si proponga di conquistare il cuore del
centrosinistra, che è fatto di milioni e milioni di elettori, prima deve conquistare il
cuore del corpaccione…..”
“… E le cose stanno così, da questa parte del campo: soprattutto chi vuole
cambiarle in meglio, prima, molto prima di pensare a come convincere chi sta
altrove, dimostrato che non basta e che si tratta di un errore fatale, deve evitare di
esser percepito come un estraneo, se non come un nemico, e deve convincere i
suoi. E’ complicato, molto, ma è anche l’unico modo per non continuare a ripetere
all’infinito quegli errori che, fin qui, hanno sempre immancabilmente fatto fallire
qualsiasi tentativo di cambiamento.”
“Il corpaccione”, 20 novembre 2012
4. “… questa è la vita di ogni militante in ogni dove, anche quello che si
prende gli insulti al bar e prova a spiegare le cose con un po’ di buon
senso. Un brulicare di formiche alla disperata ricerca di briciole.
Solo che poi arriva la fase due, quella in cui parlano i grandi leader. E
parlano in tivù, sui grandi giornali. Una sola delle loro sillabe raggiunge
senza sforzo mille, centomila volte le persone che ogni singola formica è
in grado di avvicinare. E mentre quelle raccolgono briciole, interi
magazzini pieni di pagnotte vanno in fumo. A quel punto, mentre avvisti
l’incendio da lontano, sei assolutamente certo di aver fatto e detto le cose
giuste. Non è una gran consolazione. Ma sei una formica, e torni indietro
a cercare altre briciole”
“Vita da formica”, 28 febbraio 2013
5. “Al vecchio militante, cui nel tempo ho imparato a voler bene, posso chiedere di
ricambiarmi la cortesia e di non guardarmi con sospetto se gli chiedo di
risparmiarmi la retorica di quelli che vanno ad attaccare i manifesti e magari di
provare a mettere in pratica campagne un tantinello più mirate?
Posso augurarmi che il prossimo Pd, sempre che ce ne sia uno, affronti il nodo dei
nostri elefantiaci organi (per così dire) dirigenti? Cosa dirigono, di preciso, oltre al
senso del ridicolo? A cosa diavolo serve che il circolo di Rocca Cannuccia, totale 50
iscritti, abbia una segreteria di dieci membri e un direttivo di trenta? Direttivo di
cosa? A cosa serve che il Pd di Rocca Cannuccia abbia un responsabile lavoro, uno
per gli enti locali, uno per la scuola, uno per le feste, uno per losalamadonna?
A cosa serve un esercito composto quasi solo di finti ufficiali, che passano il
tempo a discutere tra loro? Cosa possono capirci le truppe? Ma soprattutto, quali
truppe, che qui non c’è rimasta un’anima?”
“L’organismo dirigente nell’atto di
digerire se stesso medesimo”,
8 aprile 2013
6. “Al vecchio militante, cui nel tempo ho imparato a voler bene, posso chiedere di
ricambiarmi la cortesia e di non guardarmi con sospetto se gli chiedo di
risparmiarmi la retorica di quelli che vanno ad attaccare i manifesti e magari di
provare a mettere in pratica campagne un tantinello più mirate?
Posso augurarmi che il prossimo Pd, sempre che ce ne sia uno, affronti il nodo dei
nostri elefantiaci organi (per così dire) dirigenti? Cosa dirigono, di preciso, oltre al
senso del ridicolo? A cosa diavolo serve che il circolo di Rocca Cannuccia, totale 50
iscritti, abbia una segreteria di dieci membri e un direttivo di trenta? Direttivo di
cosa? A cosa serve che il Pd di Rocca Cannuccia abbia un responsabile lavoro, uno
per gli enti locali, uno per la scuola, uno per le feste, uno per losalamadonna?
A cosa serve un esercito composto quasi solo di finti ufficiali, che passano il
tempo a discutere tra loro? Cosa possono capirci le truppe? Ma soprattutto, quali
truppe, che qui non c’è rimasta un’anima?”
“L’organismo dirigente nell’atto di
digerire se stesso medesimo”,
8 aprile 2013