1. Arteterapia e Interculturalità
La scelta dell’Arteterapia come metodo principale, intorno al quale ruotano gli
interventi all’interno del progetto “Colours”, non è casuale. Consolidato
strumento d’intervento in ambiti dove canali di comunicazione verbale sono
compromessi o assenti, pare funzionale sperimentalo anche nell’interculturalità
dove uno dei problemi principali è la comunicazione per la varietà delle lingue
che si incontrano e che spesso non si comprendono e solamente in modo
rudimentale.
Certamente non si intende sostituire con l’Arteterapia il corso di lingua che
necessariamente va frequentato per potersi inserire nel paese ospitante, come
già accade in Enti pubblici e privati per favorire l’inserimento dei migranti nel
tessuto sociale. Infatti gli atelier di Arteterapia si sono svolti all’interno di
organismi che da anni si occupano di tematiche legate alla migrazione e che
hanno dato anche la disponibilità dei spazi, già vissuti parzialmente dai
partecipanti e quindi impregnati di un’aria di familiarità. Il vissuto è un
concetto importante di cui dovrebbe tenere in considerazione chi lavoro
nell’intercultura, specialmente quando si tratta di vissuti che abbracciano
diversi paesi e culture, il passaggio spesso non per libera scelta ma per
necessità o con la speranza di migliorare la qualità della propria vita, spesso
nutriti da speranze vaghe o bei paesi esteri per sentito dire per poi trovarsi in
luoghi e situazioni veramente difficili da sostenere, forse invitati da qualcuno
con promesse false o con idee fantastiche sul “paese dei desideri”. Sappiamo
oggi che la situazione della migrazione è difficile da comprendere e ancora più
difficile da organizzare e risolvere. Gli aspetti vanno dalle regolarizzazioni, al
lavoro e la casa, dalle famiglie alla formazione, dalla politica alla religione etc.
Tutto sommato possiamo osservare che i paesi si stanno trasformando in
società multietniche le quali devono necessariamente sviluppare proposte e
metodi per affrontare un profondo cambiamento nella convivialità, che non è
solo il condividere gli spazi ma un nuovo modo di stare insieme, dove la
molteplicità dei popoli diventa ricchezza e risorsa.
Attualmente pare però che ci troviamo ancora lontano da una società che
convive pacificamente con questa varietà e che prevalgono tensioni e conflitti.
In questa costellazione di accadimenti starà alla scelta dei popoli se condurre
questa situazione in uno stato di conflitti e tensioni permanenti o attraversi
metodologie creative in una nuova società più matura e in grado di adeguare i
propri sistemi alle nuove esigenze.
2. L’arteterapia è in grado, e lo ha potuto dimostrare nel contesto “Colours”, di
fornire strumenti per stimolare e intensificare la comunicazione non-verbale e
quindi di aiutare nella comprensione di se stessi e degli altri. Il progetto
“Colours” è partito con questa consapevolezza e con l’idea principale che se
integrazione è possibile, voluta e ricercata, questa integrazione deve partire da
un’integrazione personale e interiore di ogni singola persona. Non abbiamo
dato per scontato nei gruppi il desiderio di integrazione con gli altri e di
conseguenza abbiamo creato all’inizio uno spazio creativo per sondare questo
concetto. Integrazione personale significa un’indagine nella propria vita alla
ricerca di temi portanti e alla scoperta delle proprie zone d’ombra: spesso
l’altro è solo il riflesso delle proprie paure come per esempio accade nella
xenofobia. Integrazione è anche il ricordarsi e la valorizzazione dei propri
ricordi come segno di ricchezza della propria esistenza, legame e radicamento,
che nella migrazione spesso viene a mancare per gli spostamenti fisici e per la
rimozione di ricordi negativi. Abbiamo vissuto la delicatezza e la friabilità di
queste zone, ma è proprio l’integrazione anche dei vissuti dolorosi che
consente una maggiore integrazione personale.
In questo senso nella prima fase si sono creati gruppi divisi tra locali e migranti
per dare ad ogni gruppo prima di incontrare gli altri, la possibilità di svolgere
un lavoro di formazione personale attraverso un percorso con l’Arteterapia. I
temi proposti in tutti i gruppi erano legati ai concetti: passato, presente e
futuro abbinati a tecniche come la grafica, la pittura, il collage e la scultura. Il
lavoro in questa fase è stato individuale e alla fine di ogni ciclo i gruppi hanno
discusso i risultati.
La seconda fase invece ha visto i gruppi uniti nei cosiddetti “gruppi misti”, dove
il lavoro è stato principalmente di gruppo. Si trattava di confrontarsi con gli
altri e di esprimere questa intenzione attraverso i lavori.
Il lavoro in atelier è stato molto intenso e ricco di incontri tra conduttori e tra
partecipanti. Il percorso è stato un inizio, una sperimentazione dove abbiamo
potuto rilevare che l’Arteterapia come strumento di comunicazione è funzionale
e che può dare un contributo importante nella comunicazione tra popoli diversi.
Più che altro, però, è stato un incontrarsi tra uomini dove, non essendo più
importante la provenienza etnica, è sostanza umana che emerge.
Axel Rütten
Arteterapeuta, Ideatore “Colours”, conduttore atelier,
coordinatore degli Arteterapeuti nel progetto
Pamela Palomba
Arteterapeuta, conduttrice atelier