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“Gener-Azioni contro il razzismo e il sessismo”




 La mediazione dei conflitti
       interculturali
                 Sandro Mazzi

               20 novembre 2010

             Laboratorio del Tempo
        Associazione “Le Mafalde“ - Prato
Il dilemma della comunicazione

  “Io so che tu credi di capire ciò che tu pensi…

     …ma non sono sicuro se ti rendi conto

    che ciò che senti non è ciò che io penso!”
Comunicare
o   Processo bidirezionale

o   Diverso dalla trasmissione

o   Richiede continui scambi tra ricevente ed emittente

o   Si può distnguere in:
       o   Verbale
       o   Non verbale
       o   Paraverbale
La comunicazione paraverbale
             Volume voce
             Tono voce
             Velocità della parola
             Melodia
             Articolazione
             Respirazione
             Silenzio
             Linguaggio comprensibile
La comunicazione non-verbale


            Postura
            Prossemica
            Mimica
            Gestualità
Come comunichiamo



o il 60% della nostra attenzione è colpito dalla
comunicazione non verbale di colui che comunica…


o …il 30% da quella paraverbale


o solo il 10%, da quella verbale!
Distorsione del messaggio


In qualsiasi messaggio che passa tra due persone che comunicano
    si verifica una perdita di efficacia dello stesso da 100 a 10!


        Ciò che ho intenzione di dire                100

        Ciò che dico veramente                         70

        Ciò che l’altro ha sentito                     40

        Ciò che l’altro ha capito                      20

        Ciò che l’altro ha ritenuto                    10
ALCUNI STRUMENTI DI FEED
      BACK
L’osservazione
Andare oltre alle parole, ovvero dedicare attenzione ai comportamenti che esprimono le emozioni, gli
atteggiamenti, le intenzioni del nostro interlocutore. I giudizi determinati dall’osservazione devono essere il
risultato finale di un CONTATTO COSTANTE, evitando il rischio di proiettare sull’altro le proprie
percezioni.

L’uso di domande
Una modalità di relazione diretta per coinvolgere, chiarire, approfondire, confrontare, entrare in sintonia con
l’altro. Rischio da evitare: intrusività

La riformulazione
Riproporre-riprendere ciò che è stato detto usando degli esempi o concetti differenti, oppure collegando
questi a situazioni comparabili o ad interventi precedenti. La riformulazione ha lo scopo, oltre di far
comprendere meglio il messaggio, anche di dare maggior enfasi ed importanza allo stesso.

La ricapitolazione
È utile per ribadire e sintetizzare i punti essenziali dei messaggi. In particolare per sottolineare quali sono le
nostre priorità e chiarire le conseguenze pratiche-operative del messaggio.

L’ascolto
L’ascolto
                        Intenzione di voler comunicare all’altro che
                 voglio capire il suo messaggio prima di formulare giudizi


             L’ascolto può essere uno strumento di stima e di valorizzazione dell’altro

   Ascolto assente: quando pensiamo ad altro
   Finto ascolto: quando pensiamo a cosa rispondere
   Ascolto attivo:
        Sento
        Capisco
        Rifletto
        Verifico se ho capito bene (feed-back, riformulazione)


L’ascolto attivo implica una costante manifestazione dell’interesse attraverso il contatto visivo, il
                  linguaggio del corpo, l’attenzione e il rispetto di chi sta parlando.
L’ascolto: errori più comuni

 Non prestare attenzione  mi distraggo e penso ad altro
 Sentire, ma non ascoltare  fingo di ascoltare
 Concentrarsi su di sé  aspetto l’occasione per dire ciò che
penso
 Interrompere  interrompo l’altro mentre parla
 Ascoltare ciò che si desidera  so già quello che l’altro dirà
 Ascoltare per dissentire  ascolto per esprimere il disaccordo
Il buon ascoltatore
Stare concentrato su chi parla richiede:
 Munirsi di pazienza

 Non interrompere

 Ascoltare fatti e sentimenti

 Ascoltare con occhi e orecchi

 Non attivare subito processi difensivi

 Dare feed-back positivo
Che cos’è il conflitto
• Il conflitto non è un evento isolato che definisce l'intera
  relazione, ma un accadimento puntuale che può essere
  d'aiuto per chiarire la relazione stessa e costruire in
  futuro una relazione più sana.


• Nella mediazione il conflitto viene visto come una
  espressione di diversità piuttosto che una distruzione
  dell'ordine, una possibilità di migliorare la relazione
  anziché una esperienza puramente negativa che deve
  essere evitata a tutti i costi.
                                         Testo di Anja Baukloh
Che cos’è la Mediazione
• La mediazione è un approccio alla trasformazione
  costruttiva dei conflitti in cui una figura "terza",
  imparziale e accettata da tutte le parti coinvolte, aiuta le
  parti stesse a cercare una soluzione accettata da tutti.

• I mediatori ascoltano il punto di vista delle parti, le
  aiutano ad esprimere le emozioni connesse al conflitto e
  aiutano a chiarire gli interessi e bisogni alla base.

• Spetta alle parti giungere a una soluzione del problema
  che corrisponda in maniera ottimale ai loro interessi,
  bisogni e emozioni.

• L'accordo dovrà far "vincere" tutti.

• Compito dei mediatori non è esprimere un giudizio su chi
  ha ragione o torto.
                                      Testo di Anja Baukloh
Principi
 Separare le persone dai problemi
 In un conflitto ci sono sempre più verità

 Focalizzare l ‘attenzione su bisogni e
  interessi, non sulle posizioni
 Cercare nuove opzioni per la soluzione
  del problema
 Accordi di mutuo beneficio


                              Testo di Anja Baukloh
A        Competizione   Vinco-Vinci     Cooperazione

      100%       VINCO-PERDI                    VINCO-VINCI


Grado di
soddisfazione




                                  Compromesso
      50%




                                                                          VINCO-PERDI
                                                           Competizione
            0%                          50%              100%                           B
La dimensione soggettiva
                        C
           PENSARE      O
                        M
P                       P
                        O            E
E                       R            F
R                       T            F
                        A            E
E          SENTIRE      M            T
C                       E            T
                        N            I
P                       T
I                       I

R
E          VOLERE
         DESIDERARE
                            Friedrich Glasl
Il processo della mediazione




                          Friedrich Glasl
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Mediatore/mediatrice interculturale
Profilo professionale ed esperienze formative
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    Compiti principali

                              Facilitare una comunicazione in profondità tra nativi,
                               operatori, agenzie, istituzioni e migranti. Il mediatore
                               non sostituisce funzioni, ma riconduce la
                               comunicazione ai soggetti principali, facilitandone le
                               relazioni e il dialogo.

                              Offrire consulenza agli immigrati, e alle loro le
                               famiglie, e associazioni per aiutarli a muoversi
                               autonomamente nella nuova realtà sociale.




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    Conoscenze di base
       Padronanza della lingua madre e dei codici culturali sottesi del gruppo
        immigrato di riferimento.
       Ottima conoscenza della lingua italiana.
       Competenze relazionali, comunicative, di decentramento emozionale e
        culturale.
       Buona conoscenza dell’organizzazione sociale e istituzionale italiana.
       Accanto a queste deve possedere conoscenze specialistiche sui settori in cui
        opera o andrà a operare, secondo la complessità dei campi d’intervento in cui si
        misura, “specializzandosi in quel settore e aggiornandosi continuamente”
        (Isfol).



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    Ambiti di intervento
       Istituzioni pubbliche:
            educative di ogni ordine e grado,
            sanitarie (ospedali, consultori, ambulatori, pronto soccorso),
            sociali (uffici per l’immigrazione e sportelli per il pubblico, servizi sociali, centri e comunità di accoglienza,
             servizi culturali, del lavoro e della formazione professionale),
            giudiziarie (carcere, tribunali),
            amministrative (Comuni, Province),
            della pubblica sicurezza (questure, prefetture, CTP).
       Agenzie, associazioni e cooperative che operano nel sociale nei contesti migratori.
       Ambiti produttivi (imprese) e commerciali (banche), nelle organizzazioni sindacali
        di categoria, dove sono presenti immigrati.
       Famiglie e popolazione immigrata.




                                       Mediatore/mediatrice interculturale
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    Macro processi/competenze
    A.    Facilitare la comunicazione in profondità tra immigrati
          e istituzioni/agenzie dello stato sociale

    A.    Aumentare il grado di autonomia nel confronto con le
          istituzioni italiane e con la realtà sociale

    A.    Valorizzare le differenze culturali




                            Mediatore/mediatrice interculturale
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    Competenza A: Facilitare la comunicazione tra immigrati
    e istituzioni/agenzie dello stato sociale

    Sottoprocessi:
    1.    Tradurre e decodificare i rispettivi codici culturali
    2.    Decodificare i malintesi e le incomprensioni culturali
    3.    Identificare vincoli e opportunità delle istituzioni italiane


    Descrizione: per mettere in atto la competenza occorre sapere come…
    a.    Affiancare gli operatori delle istituzioni italiane nelle diverse fasi dell’interazioni con l’utenza
          immigrata
    b.    Decentrarsi culturalmente ed emotivamente (ruolo di “terzo”)
    c.    Ascoltare, tradurre la lingua verbale e non verbale, e decodificarne i sottintesi culturali
    d.    Esplicitare gli aspetti di incomprensione alle parti in interazione, agevolando il superamento
          degli ostacoli culturali
    e.    Informare gli operatori e i nativi sulle logiche, i codici, i costumi rispettivi
    f.    Informare su vincoli, procedure e opportunità nell’accesso e utilizzo dei servizi
    g.    Espletare attività di traduzione e rielaborazione di avvisi, comunicazioni, materiali




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    Competenza B: Aumentare il grado di autonomia nel
    confronto con le istituzioni italiane e con la realtà sociale
    Sottoprocesso:
    -     Accogliere e orientare, accompagnare gli immigrati e le loro famiglie

    Descrizione: per mettere in atto la competenza occorre sapere come…
    a.   Informare sulle risorse offerte dal paese di accoglienza
    b.    Orientare su norme giuridiche e penali delle aree più problematiche della relazione
          con la società di accoglienza
    c.    Promuovere le relazioni con i servizi
    d.    Accompagnare la persona e/o le famiglie nel confronto con gli usi e costumi della
          società di accoglienza
    e.    Orientare le famiglie nei nuovi compiti di cura quotidiani richiesti dalla società di
          accoglienza: scolastici, allevamento, cure sanitarie, pratiche burocratiche
    f.    Ascoltare, decodificare ed esplicitare i sottintesi culturali
    g.    Essere in grado di decentrarsi culturalmente ed emotivamente (ruolo di “terzo”)
    h.    Decodificare i malintesi e le incomprensioni culturali




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    Competenza C: Valorizzare le differenze culturali

    Sottoprocesso:
    -     Promuovere azioni per facilitare la conoscenza reciproca

    Descrizione: per mettere in atto la competenza occorre sapere
        come…
    a.    Conoscere la realtà del territorio e lavorare in rete
    b.    Conoscere la storia, la religione, il sistema familiare, del paese di
          appartenenza
    c.    Conoscere le ricchezze culturali del paese d’origine
    d.    Diffondere la conoscenza della cultura di origine
    e.    Favorire l’espressione delle risorse delle persone e dei gruppi immigrati
    f.    Promuovere lo scambio interculturale



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    Competenze trasversali

         Espletare attività di intermediazione
             essere in grado di decentrarsi emotivamente e
              culturalmente (ruolo di terzo), capacità di ascolto
              empatico e di gestione dello stress

         Decodifica linguistico culturale
             tradurre e decodificare i rispettivi codici culturali,
              decodificare le incomprensioni culturali


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    Requisiti di accesso alla professione
         Ottima conoscenza di una lingua maternale del paese d’origine.
         La conoscenza della lingua italiana: livello minimo di competenza
          “ALTE livello 2”.
         Buona conoscenza di una lingua veicolare del paese d’origine.
         Alto livello di consapevolezza personale, stabilità emotiva.
         Adeguata esperienza di vita in Italia.
         Diploma di scuola superiore, buona cultura di base.
         Ottima capacità di relazionarsi con gli altri, buone doti comunicative.



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    Aree di competenza specialistica
         Socio-educativo-culturale
         Sanitaria
         Sicurezza
         Strada
         Mediazione dei conflitti sociali e interculturali
         Processi di acculturazione delle famiglie immigrate e il
          confronto con la società di accoglienza
         Perfezionamento linguistico L2 (livello ALTE 4)


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    I percorsi formativi rilevati
         I corsi della formazione professionale
             Corsi base
             Corsi di riqualifica
             Corsi di specializzazione
             Corsi di formazione congiunta di operatori italiani e immigrati
             Corsi di aggiornamento

         L’offerta formativa universitaria
             Lauree triennali
             Moduli professionalizzanti
             Lauree specialistiche
             Master I livello
             Master II livello

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    I corsi della formazione professionale
            126 i corsi rilevati
                Circa 75 i corsi di cui si hanno informazioni parziali
                Circa 21 corsi di cui si hanno informazioni approfondite
                Circa 30 i corsi di cui si di cui si hanno informazioni dettagliate

            Durata dei corsi
                In media, i corsi che rilasciano la qualifica hanno la durata variabile da 450 a 600
                 ore, mentre i corsi di specializzazione variano dalle 100 alle 300 ore

            Sulla durata…
                Si è rilevato che un percorso di formazione professionale, post diploma, di 600
                 ore complessive, basato su un approccio pedagogico induttivo e un tirocinio
                 pratico di 200 ore, può permettere l’acquisizione del profilo di base della
                 professione e l’accesso alla qualifica. È un percorso che richiede
                 successivamente formazioni specifiche sui contesti in cui si andrà a operare


                                    Mediatore/mediatrice interculturale
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    I corsi della formazione professionale
            Denominazioni maggiormente in uso
                Mediatore culturale
                Mediatore interculturale
                Mediatore linguistico culturale
    In alcuni casi vengono specificati gli ambiti, in altri si aggiunge la dizione “per immigrati”, talvolta
            quella “e facilitatore”

            Altre denominazioni rilevate
                Mediatore in ambito sanitario
                Mediatore socio culturale - servizi tutelari
                Operatore interculturale (di mediazione interculturale o di informazione e mediazione
                 interculturale)
                Tecnico della mediazione culturale
                Esperto della comunicazione interculturale - mediatore interculturale
                Interprete in campo sociale



                                   Mediatore/mediatrice interculturale
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    I corsi della formazione professionale
    Alcune criticità e proposte relativamente ai corsi base
    a)    I requisiti di accesso ai corsi sono ancora troppo differenziati e non
          accertati in modo coerente ⇒ rischi di abbandono o di mancato
          conseguimento delle competenze.
    a)    Uno dei requisiti più difficili da definire e certificare è la conoscenza
          della lingua e della cultura italiana ⇒ utilizzo del sistema di
          certificazione europeo ALTE (2 accesso, 3 qualifica, 4 specializzazione).
    a)    Selezione dei partecipanti: utile l’utilizzo di dati statistici locali per
          definire le quote di accesso degli allievi per gruppo linguistico culturale.
    a)    Aree comuni a tutti i corsi rilevati: intercultura e immigrazione,
          conoscenza del Sistema Italia e degli aspetti legislativi, comunicazione,
          mediazione, interpretariato (e informatica).




                            Mediatore/mediatrice interculturale
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    I corsi della formazione professionale
    Alcune criticità e proposte relativamente ai corsi base

    a)    Impianto ancora troppo teorico della formazione ⇒ formazione
          formatori.

    a)    Importanza del tirocinio pratico nella formazione dei mediatori. Nei
          corsi rilevati, si nota una disomogeneità di criteri sulle seguenti variabili,
          per le quali sarebbe opportuna una standardizzazione:
             •     percentuale di ore del tirocinio rispetto alla durata totale della
                   formazione;
             •     criteri per la individuazione dei luoghi di tirocinio/stage;
             •     modalità di raccordo con gli enti del tirocinio;
             •     supervisione e verifica in itinere.



                             Mediatore/mediatrice interculturale
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    I corsi della formazione professionale
    Alcune criticità e proposte relativamente alla formazione continua

    a)    Corsi di riqualifica: sarebbe auspicabile che il riconoscimento di attività
          pregresse con il sistema dei crediti formativi fosse omologato sul piano
          nazionale.
    a)    Corsi di specializzazione: rappresentano una potenziale occasione di
          integrazione tra agenzie, associazioni, università e servizi competenti
    a)    Corsi di formazione congiunta di operatori italiani e immigrati: contengono
          notevoli potenzialità: favoriscono lo scambio relazionale e consentono agli
          operatori italiani di sviluppare attitudini e competenze all’intercultura. è
          necessario tener conto dei diversi livelli di competenza già acquisita dai
          partecipanti e, conseguentemente, sviluppare percorsi differenziati.
    a)    Corsi di aggiornamento: bassa motivazione a farlo e scarsità di tempo da
          investirvi da parte dei giovani e in generale dei meno esperti.




                            Mediatore/mediatrice interculturale
Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale

    L’offerta formativa universitaria
    Le lauree triennali
   La informazioni riportate somo una rielaborazione, con alcune integrazioni, dell’articolo di Letizia Insero e Lorenzo Luatti La
   mediazione nelle università. I risultati dell’indagine, in via di pubblicazione per l’editore Franco Angeli nel volume La
   mediazione: facciamo il punto. Si è ritenuto opportuno acquisire le riflessioni appropriate su un’indagine appena conclusasi.

              Il campione oggetto d’indagine ha riguardato 43 Corsi di Laurea triennale in “Mediazione”
                  34 fanno riferimento alla Classe in “Scienze della Mediazione linguistica” (classe n. 3)
                  6 alla Clase in “Lingue e Culture moderne” (classe n. 11)
                  2 alla classe “Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace” (classe n. 35)
                  1 alla Classe in “Lettere” (classe n. 5)
              Sono prevalentemente istituiti da facoltà appartenenti al campo degli studi umanistici
               (soprattutto: Lettere e Filosofia; Lingue e Letterature Straniere).
              La nomenclatura dei corsi pone tre distinte centralità
                  linguistica (20/40)
                  culturale (8/40)
                  linguistica/culturale (12/40)




                                         Mediatore/mediatrice interculturale
Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale


    L’offerta formativa universitaria
    I moduli professionalizzanti, le lauree specialistiche e i master

         I moduli professionalizzanti
             2 università che hanno collegato la laurea triennale in mediazione a
              dei moduli professionalizzanti riconosciuti dall’ente regione
         Le lauree specialistiche
             26 corsi di laurea specialistici, afferenti prevalentemente alla classe
              di laurea in “Lingue Straniere per la comunicazione internazionale”
         I master
             13 di primo livello
             3 di secondo livello
             Riguardano una molteplicità di ambiti: la mediazione dei conflitti
              anche tra comunità immigrate e residenti, mediazione, interculturale
              e linguistico-culturale

                            Mediatore/mediatrice interculturale
Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale


    L’offerta formativa universitaria
    Alcune criticità e riflessioni
    a)    Le Università stanno producendo nominalmente professionisti della mediazione linguistico
          culturale attraverso curricula formativi estremamente disomogenei.
    a)    Le numerose variabili presenti nei corsi di laurea promuovono profili nominalmente uguali
          con obiettivi differenti che difficilmente riescono a produrre un’opinione condivisa circa il
          profilo, le funzioni, il compito e la funzione della mediazione.
    a)    In molti casi si evidenzia una forte sovrapposizione tra il ruolo, gli obiettivi e molti ambiti
          occupazionali identificati per il mediatore “laureato” e quelli riconosciuti al mediatore
          “professionalizzato” nei corsi regionali.
    a)    Agli insegnamenti, in termini di crediti, sono attribuiti valori quantitativi variabili: con
          percorsi formativi diversificati si può giungere al conseguimento di un medesimo titolo di
          studio.
    a)    In generale, i percorsi universitari offrono un tipo di formazione sostanzialmente teorica: i
          piani di studio riservano pochissimo spazio al tirocinio.




                                 Mediatore/mediatrice interculturale
Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale


    L’offerta formativa universitaria
    Alcune criticità e riflessioni
    a)    Il prevalere dell’attenzione verso l’aspetto linguistico della mediazione induce ad
          interpretare tale tendenza come risultato di un modo di intendere la pratica della
          mediazione in termini di traduzione e interpretariato.

    a)    Viene meno una caratteristica, talvolta presentata – dalle normative nazionale e regionali,
          nei bandi di enti locali e da parte della letteratura specialistica – come conditio sine qua
          non della mediazione linguistico-culturale, ovvero che essa debba essere agita da una
          persona “straniera” o comunque appartenente ad una cultura minoritaria, con esperienza
          migratoria o doppia appartenenza linguistica-culturale.

    a)    Non è facile dire chi sia il “mediatore” che esce dall’università: dietro la stessa
          denominazione si nascondono figure professionali che operano in settori diversi – da
          quello economico e commerciale, a quelli internazionale, turistico, culturale, socio-
          sanitario, scolastico etc.




                                Mediatore/mediatrice interculturale
Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale


    L’offerta formativa universitaria
    Alcune criticità e riflessioni

    a)    In molte situazioni viene a coincidere con una figura del mediatore-operatore, abbastanza
          diffusa nei servizi di sportello e orientamento, dove il mediatore interagisce, faccia a
          faccia, con il cittadino straniero, occupandosi di rispondere a problemi precisi e puntuali.

    a)    La scarsa congruenza tra le funzioni affidate ai futuri mediatori laureati e i piani di studi
          dei corsi in mediazione, lascia pensare ad una entrata “sul tema”, da parte delle università,
          in corso di definizione.

    a)    Quasi mai l’università si confronta con le esperienze maturate da quindici anni in ambito
          regionale e associativo. Fanno eccezione alcune esperienze che vanno in questa direzione:
          alcune università hanno collegato la laurea triennale in mediazione a dei moduli
          professionalizzanti riconosciuti dall’ente regione.




                                Mediatore/mediatrice interculturale
SPORTELLI DI ASCOLTO
E MEDIAZIONE DEI
CONFLITTI
INTERCULTURALI
L’esperienza del Comune di Prato
Servizio Immigrazione e Cittadinanza del Comune di Prato
Alcuni dati
Il Comune di Prato conta al 31.03.2010
      187.217 residenti dei quali
       26.993 stranieri (14,42%)
        Comunità principali
          Cina:      11.263
          Albania: 4.552
          Romania: 2.623
          Pakistan: 1.851
          Marocco: 1.512
COME NASCONO GLI SPORTELLI
                    DI ASCOLTO E MEDIAZIONE DEI
                    CONFLITTI INTERCULTURALI

Progetto UNRRA 2007 (Min. Interno)

Soggetti coinvolti nel progetto:
Università di Firenze (Master in Mediazione dei Conflitti Sociali e
  Interculturali)

Comune Prato (Serv. Immigrazione, Circoscrizioni,
 URP, Polizia Municipale, Questura )
GLI SPORTELLI OGGI
Sostenibilità dopo progetto UNRRA
Rinnovo Convenzione con Università di Firenze
Centralizzazione presso Servizio Immigrazione
Circoscrizioni come punti informativi e catalizzatori
Orario: martedì 15 - 18 (via Roma 101)
OBIETTIVI
Dare una risposta alternativa ai problemi collegati
  alla convivenza interculturale
Incrementare la coesione sociale
Incrementare la comunicazione tra cittadini e
  istituzioni
Avvicinare le istituzioni ai problemi della comunità
Facilitare la collaborazione tra enti e realtà del
  territorio nella risoluzione dei conflitti
COORDINAMENTO
Coordinamento tra i diversi settori coinvolti (URP,
 Circoscrizioni, Polizia Municipale), in particolare
 nella gestione degli esposti (elaborazione dei criteri
  per selezionare i casi pertinenti alle attività e finalità degli
  Sportelli) che ha portato a miglioramento nella
 comunicazione interna
Coordinamento tra enti del territorio (Protocollo
 d’Intesa tra Anaci, Arci e CCIAA)
FORMAZIONE
Formazione del personale del Comune di Prato in
  particolare di Circoscrizioni e URP:

Ex ante: è stato attivato un corso di formazione per
  operatori circ.ni, pm e urp, sui temi della comunicazione,
  della gestione degli utenti, della mediazione dei conflitti;
A conclusione della prima fase sperimentale degli Sportelli
  è stato realizzato un secondo corso di formazione volto a
  sviluppare meglio le competenze di ascolto nel
  personale delle Circoscrizioni, della Polizia Municipale e
  dell’URP.
PROCEDURE
Ascolto presso sportello
Visite dirette presso luoghi del conflitto
Sedute di Mediazione
Coordinamento con altri Servizi (interni) e con altri
  Enti e realtà presenti sul territorio (Anaci,
  CCIAA, ecc.)
Diffusione sul territorio
Elaborazione documentazione
Prima fase: presso
                CIRCOSCRIZIONI
                 (periodo da giugno 2008 a dicembre 2009)
La maggioranza dei casi è stata trattata dalle
  Circoscrizioni Centro e Sud.

38% dei casi alla Circoscrizione Centro
24% dei casi alla Circoscrizione Sud
22% dei casi alla Circoscrizione Nord
10% dei casi alla Circoscrizione Ovest
6% dei casi alla Circoscrizione Est
Seconda fase: presso SERVIZIO
               IMMIGRAZIONE
               (da inizio 2010 ad oggi)


10% dei casi alla Circoscrizione Centro
35% dei casi alla Circoscrizione Sud
15% dei casi alla Circoscrizione Nord
20% dei casi alla Circoscrizione Ovest
20% dei casi alla Circoscrizione Est
TIPOLOGIA DEI CASI
70% dei casi riguarda situazioni di convivenza
  condominiale (conflitti interpersonali): tra
  questi
55% rumori (notturni, consistente flusso di persone che
  entrano e escono dagli appartamenti, ecc.)
20% cattivi odori/cucina (odori di cibo forti o in orari
  mattutini e notturni, cucina in terrazza, ecc.)
5% motivi di igiene
10% diversa concezione dell’uso dello spazio condiviso e
  privato (panni stesi, occupazione spazi condominiali,
  utilizzo abitazioni private per attività commerciali
10% varie
TIPOLOGIA DEI CASI
20% dei casi riguardano conflitti di vicinato o di
  quartiere (mesosociali) nella maggior parte
  collegati alla percezione di degrado (schiamazzi notturni,
  rifiuti, attività commerciali aperte oltre l’orario stabilito,
  aggregazione di persone, panni stesi in luoghi
  considerati inappropriati, occupazione dello spazio
  privato o pubblico, ecc. )
10% varie
TIPOLOGIA DEI CASI
L’80% dei casi è stato gestito direttamente dagli sportelli,
    attraverso attività di comunicazione o mediazione;
Il 15% dei casi sono stati indirizzati alla Polizia Municipale
    in quanto riguardanti problemi di ordine pubblico
Il 5% dei casi sono stati indirizzati allo sportello della
    CCIAA (ha uno sportello di mediazione condominiale) o alla ASL o
    altri servizi in quanto riguardanti problemi di convivenza
    non interculturale o problemi relativi all’igiene.
TIPOLOGIA DI RISPOSTA
Il tipo di risposta data si è articolata in tre modalità:
Telefonata, in alcuni casi preceduta da contatto via email
Nella quale si invitava il cittadino ad una visita diretta allo
      sportello, o veniva proposta una nostra visita, nella
      quale si valutava l’ipotesi di
Un incontro di mediazione, eventualmente preceduto da
      ulteriori azioni conoscitive (es. sopralluogo, telefonata alla
     controparte, invio di lettera in lingua madre, nel caso di cittadini con
     considerevoli problemi di espressione e comprensione della lingua
     italiana).
TIPOLOGIA DI RISPOSTA
Nel 6% dei casi è stato effettuato esclusivamente un colloquio
  telefonico
Nel 70% dei casi è stato effettuato un colloquio allo Sportelli con il
  cittadino/ i cittadini (tra questi il 90% dei casi è stato preceduto da
  colloquio telefonico)
Nel 20% dei casi è stata effettuata una seduta di mediazione (tra questi
  il 60% ha visto anche il coinvolgimento del mediatore linguistico-
  culturale)
Nel 30% dei casi sono state effettuate visite dirette sul campo dopo il
  colloquio (telefonico o presso lo sportello) con le parti.
Nel 30% dei casi sono state utilizzate comunicazioni scritte in lingua
  prima o dopo il colloquio (telefonico o presso lo sportello) con le
  parti.
CONTATTI

tramite stampa e volantini
tramite visita diretta presso lo Sportello
tramite esposto URP
tramite contatto con Polizia Municipale (da esposto o da
   sportello in compresenza)
varie (da altri Servizi, da Assessori o Presidenti
   Circoscrizioni, passaparola, ecc.)
PUBBLICIZZAZIONE E
                       DIFFUSIONE SUL
                       TERRITORIO
INCONTRI: dal mese di gennaio 2009 si sono attivati degli
  incontri nei luoghi di ritrovo ed interesse indicati dalle
  Circoscrizioni stesse. Tali incontri avevano lo scopo di
  diffondere la conoscenza del servizio e di rilevare
  ulteriori casi.
PUBBLICITA’ Oltre al materiale pubblicitario (volantini,
  locandine ecc.) il servizio è stato diffuso con Internet,
  con articoli sui giornali locali - la Nazione e il Tirreno - e
  all’interno dei notiziari informativi delle singole
  Circoscrizioni.
CONVEGNI (aprile 2009, luglio 2010)
VALUTAZIONI DI
                      EFFICACIA
Le valutazioni di efficacia del servizio si possono
  misurare su 3 livelli distinti:
Risoluzione (trasformazione) del problema,
  eliminazione del disagio
Miglioramento della comunicazione tra cittadini e
  tra cittadini e Istituzioni
Sensibilizzazione e sviluppo di un approccio critico
  da parte dei cittadini
VALUTAZIONI FINALI - aspetti da migliorare-
Confine labile tra ciò che può essere trattato con la
   mediazione o ciò che necessita l’intervento di
   altre funzioni: necessità di codice deontologico.
Strumento della mediazione non è ancora familiare
   per cittadini (si rivolgono verso ciò che
   conoscono): necessità di diffondere cultura della
   mediazione.
I casi sono spesso “misti” perciò necessitano
   coordinamento tra enti
VALUTAZIONI FINALI
       punti di forza della mediazione
Gratuita, rapida, duratura
Incide anche sugli aspetti relazionali
Stimola la responsabilizza dell’utente (il problema
   si risolve insieme)
 Interessi, emozioni, bisogni, valori, immagine di
   sé/identità
Crea nuove opzioni per la soluzione del problema
“Vincono” tutti
Lo strumento della mediazione nei conflitti interculturali - Sandro Mazzi

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Lo strumento della mediazione nei conflitti interculturali - Sandro Mazzi

  • 1. “Gener-Azioni contro il razzismo e il sessismo” La mediazione dei conflitti interculturali Sandro Mazzi 20 novembre 2010 Laboratorio del Tempo Associazione “Le Mafalde“ - Prato
  • 2. Il dilemma della comunicazione “Io so che tu credi di capire ciò che tu pensi… …ma non sono sicuro se ti rendi conto che ciò che senti non è ciò che io penso!”
  • 3. Comunicare o Processo bidirezionale o Diverso dalla trasmissione o Richiede continui scambi tra ricevente ed emittente o Si può distnguere in: o Verbale o Non verbale o Paraverbale
  • 4. La comunicazione paraverbale  Volume voce  Tono voce  Velocità della parola  Melodia  Articolazione  Respirazione  Silenzio  Linguaggio comprensibile
  • 5. La comunicazione non-verbale  Postura  Prossemica  Mimica  Gestualità
  • 6. Come comunichiamo o il 60% della nostra attenzione è colpito dalla comunicazione non verbale di colui che comunica… o …il 30% da quella paraverbale o solo il 10%, da quella verbale!
  • 7. Distorsione del messaggio In qualsiasi messaggio che passa tra due persone che comunicano si verifica una perdita di efficacia dello stesso da 100 a 10! Ciò che ho intenzione di dire 100 Ciò che dico veramente 70 Ciò che l’altro ha sentito 40 Ciò che l’altro ha capito 20 Ciò che l’altro ha ritenuto 10
  • 8. ALCUNI STRUMENTI DI FEED BACK L’osservazione Andare oltre alle parole, ovvero dedicare attenzione ai comportamenti che esprimono le emozioni, gli atteggiamenti, le intenzioni del nostro interlocutore. I giudizi determinati dall’osservazione devono essere il risultato finale di un CONTATTO COSTANTE, evitando il rischio di proiettare sull’altro le proprie percezioni. L’uso di domande Una modalità di relazione diretta per coinvolgere, chiarire, approfondire, confrontare, entrare in sintonia con l’altro. Rischio da evitare: intrusività La riformulazione Riproporre-riprendere ciò che è stato detto usando degli esempi o concetti differenti, oppure collegando questi a situazioni comparabili o ad interventi precedenti. La riformulazione ha lo scopo, oltre di far comprendere meglio il messaggio, anche di dare maggior enfasi ed importanza allo stesso. La ricapitolazione È utile per ribadire e sintetizzare i punti essenziali dei messaggi. In particolare per sottolineare quali sono le nostre priorità e chiarire le conseguenze pratiche-operative del messaggio. L’ascolto
  • 9. L’ascolto Intenzione di voler comunicare all’altro che voglio capire il suo messaggio prima di formulare giudizi L’ascolto può essere uno strumento di stima e di valorizzazione dell’altro  Ascolto assente: quando pensiamo ad altro  Finto ascolto: quando pensiamo a cosa rispondere  Ascolto attivo:  Sento  Capisco  Rifletto  Verifico se ho capito bene (feed-back, riformulazione) L’ascolto attivo implica una costante manifestazione dell’interesse attraverso il contatto visivo, il linguaggio del corpo, l’attenzione e il rispetto di chi sta parlando.
  • 10. L’ascolto: errori più comuni  Non prestare attenzione  mi distraggo e penso ad altro  Sentire, ma non ascoltare  fingo di ascoltare  Concentrarsi su di sé  aspetto l’occasione per dire ciò che penso  Interrompere  interrompo l’altro mentre parla  Ascoltare ciò che si desidera  so già quello che l’altro dirà  Ascoltare per dissentire  ascolto per esprimere il disaccordo
  • 11. Il buon ascoltatore Stare concentrato su chi parla richiede:  Munirsi di pazienza  Non interrompere  Ascoltare fatti e sentimenti  Ascoltare con occhi e orecchi  Non attivare subito processi difensivi  Dare feed-back positivo
  • 12.
  • 13. Che cos’è il conflitto • Il conflitto non è un evento isolato che definisce l'intera relazione, ma un accadimento puntuale che può essere d'aiuto per chiarire la relazione stessa e costruire in futuro una relazione più sana. • Nella mediazione il conflitto viene visto come una espressione di diversità piuttosto che una distruzione dell'ordine, una possibilità di migliorare la relazione anziché una esperienza puramente negativa che deve essere evitata a tutti i costi. Testo di Anja Baukloh
  • 14. Che cos’è la Mediazione • La mediazione è un approccio alla trasformazione costruttiva dei conflitti in cui una figura "terza", imparziale e accettata da tutte le parti coinvolte, aiuta le parti stesse a cercare una soluzione accettata da tutti. • I mediatori ascoltano il punto di vista delle parti, le aiutano ad esprimere le emozioni connesse al conflitto e aiutano a chiarire gli interessi e bisogni alla base. • Spetta alle parti giungere a una soluzione del problema che corrisponda in maniera ottimale ai loro interessi, bisogni e emozioni. • L'accordo dovrà far "vincere" tutti. • Compito dei mediatori non è esprimere un giudizio su chi ha ragione o torto. Testo di Anja Baukloh
  • 15. Principi  Separare le persone dai problemi  In un conflitto ci sono sempre più verità  Focalizzare l ‘attenzione su bisogni e interessi, non sulle posizioni  Cercare nuove opzioni per la soluzione del problema  Accordi di mutuo beneficio Testo di Anja Baukloh
  • 16. A Competizione Vinco-Vinci Cooperazione 100% VINCO-PERDI VINCO-VINCI Grado di soddisfazione Compromesso 50% VINCO-PERDI Competizione 0% 50% 100% B
  • 17. La dimensione soggettiva C PENSARE O M P P O E E R F R T F A E E SENTIRE M T C E T N I P T I I R E VOLERE DESIDERARE Friedrich Glasl
  • 18. Il processo della mediazione Friedrich Glasl
  • 19. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale Mediatore/mediatrice interculturale Profilo professionale ed esperienze formative
  • 20. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale Compiti principali  Facilitare una comunicazione in profondità tra nativi, operatori, agenzie, istituzioni e migranti. Il mediatore non sostituisce funzioni, ma riconduce la comunicazione ai soggetti principali, facilitandone le relazioni e il dialogo.  Offrire consulenza agli immigrati, e alle loro le famiglie, e associazioni per aiutarli a muoversi autonomamente nella nuova realtà sociale. Mediatore/mediatrice interculturale
  • 21. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale Conoscenze di base  Padronanza della lingua madre e dei codici culturali sottesi del gruppo immigrato di riferimento.  Ottima conoscenza della lingua italiana.  Competenze relazionali, comunicative, di decentramento emozionale e culturale.  Buona conoscenza dell’organizzazione sociale e istituzionale italiana.  Accanto a queste deve possedere conoscenze specialistiche sui settori in cui opera o andrà a operare, secondo la complessità dei campi d’intervento in cui si misura, “specializzandosi in quel settore e aggiornandosi continuamente” (Isfol). Mediatore/mediatrice interculturale
  • 22. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale Ambiti di intervento  Istituzioni pubbliche:  educative di ogni ordine e grado,  sanitarie (ospedali, consultori, ambulatori, pronto soccorso),  sociali (uffici per l’immigrazione e sportelli per il pubblico, servizi sociali, centri e comunità di accoglienza, servizi culturali, del lavoro e della formazione professionale),  giudiziarie (carcere, tribunali),  amministrative (Comuni, Province),  della pubblica sicurezza (questure, prefetture, CTP).  Agenzie, associazioni e cooperative che operano nel sociale nei contesti migratori.  Ambiti produttivi (imprese) e commerciali (banche), nelle organizzazioni sindacali di categoria, dove sono presenti immigrati.  Famiglie e popolazione immigrata. Mediatore/mediatrice interculturale
  • 23. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale Macro processi/competenze A. Facilitare la comunicazione in profondità tra immigrati e istituzioni/agenzie dello stato sociale A. Aumentare il grado di autonomia nel confronto con le istituzioni italiane e con la realtà sociale A. Valorizzare le differenze culturali Mediatore/mediatrice interculturale
  • 24. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale Competenza A: Facilitare la comunicazione tra immigrati e istituzioni/agenzie dello stato sociale Sottoprocessi: 1. Tradurre e decodificare i rispettivi codici culturali 2. Decodificare i malintesi e le incomprensioni culturali 3. Identificare vincoli e opportunità delle istituzioni italiane Descrizione: per mettere in atto la competenza occorre sapere come… a. Affiancare gli operatori delle istituzioni italiane nelle diverse fasi dell’interazioni con l’utenza immigrata b. Decentrarsi culturalmente ed emotivamente (ruolo di “terzo”) c. Ascoltare, tradurre la lingua verbale e non verbale, e decodificarne i sottintesi culturali d. Esplicitare gli aspetti di incomprensione alle parti in interazione, agevolando il superamento degli ostacoli culturali e. Informare gli operatori e i nativi sulle logiche, i codici, i costumi rispettivi f. Informare su vincoli, procedure e opportunità nell’accesso e utilizzo dei servizi g. Espletare attività di traduzione e rielaborazione di avvisi, comunicazioni, materiali Mediatore/mediatrice interculturale
  • 25. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale Competenza B: Aumentare il grado di autonomia nel confronto con le istituzioni italiane e con la realtà sociale Sottoprocesso: - Accogliere e orientare, accompagnare gli immigrati e le loro famiglie Descrizione: per mettere in atto la competenza occorre sapere come… a. Informare sulle risorse offerte dal paese di accoglienza b. Orientare su norme giuridiche e penali delle aree più problematiche della relazione con la società di accoglienza c. Promuovere le relazioni con i servizi d. Accompagnare la persona e/o le famiglie nel confronto con gli usi e costumi della società di accoglienza e. Orientare le famiglie nei nuovi compiti di cura quotidiani richiesti dalla società di accoglienza: scolastici, allevamento, cure sanitarie, pratiche burocratiche f. Ascoltare, decodificare ed esplicitare i sottintesi culturali g. Essere in grado di decentrarsi culturalmente ed emotivamente (ruolo di “terzo”) h. Decodificare i malintesi e le incomprensioni culturali Mediatore/mediatrice interculturale
  • 26. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale Competenza C: Valorizzare le differenze culturali Sottoprocesso: - Promuovere azioni per facilitare la conoscenza reciproca Descrizione: per mettere in atto la competenza occorre sapere come… a. Conoscere la realtà del territorio e lavorare in rete b. Conoscere la storia, la religione, il sistema familiare, del paese di appartenenza c. Conoscere le ricchezze culturali del paese d’origine d. Diffondere la conoscenza della cultura di origine e. Favorire l’espressione delle risorse delle persone e dei gruppi immigrati f. Promuovere lo scambio interculturale Mediatore/mediatrice interculturale
  • 27. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale Competenze trasversali  Espletare attività di intermediazione  essere in grado di decentrarsi emotivamente e culturalmente (ruolo di terzo), capacità di ascolto empatico e di gestione dello stress  Decodifica linguistico culturale  tradurre e decodificare i rispettivi codici culturali, decodificare le incomprensioni culturali Mediatore/mediatrice interculturale
  • 28. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale Requisiti di accesso alla professione  Ottima conoscenza di una lingua maternale del paese d’origine.  La conoscenza della lingua italiana: livello minimo di competenza “ALTE livello 2”.  Buona conoscenza di una lingua veicolare del paese d’origine.  Alto livello di consapevolezza personale, stabilità emotiva.  Adeguata esperienza di vita in Italia.  Diploma di scuola superiore, buona cultura di base.  Ottima capacità di relazionarsi con gli altri, buone doti comunicative. Mediatore/mediatrice interculturale
  • 29. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale Aree di competenza specialistica  Socio-educativo-culturale  Sanitaria  Sicurezza  Strada  Mediazione dei conflitti sociali e interculturali  Processi di acculturazione delle famiglie immigrate e il confronto con la società di accoglienza  Perfezionamento linguistico L2 (livello ALTE 4) Mediatore/mediatrice interculturale
  • 30. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale I percorsi formativi rilevati  I corsi della formazione professionale  Corsi base  Corsi di riqualifica  Corsi di specializzazione  Corsi di formazione congiunta di operatori italiani e immigrati  Corsi di aggiornamento  L’offerta formativa universitaria  Lauree triennali  Moduli professionalizzanti  Lauree specialistiche  Master I livello  Master II livello Mediatore/mediatrice interculturale
  • 31. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale I corsi della formazione professionale  126 i corsi rilevati  Circa 75 i corsi di cui si hanno informazioni parziali  Circa 21 corsi di cui si hanno informazioni approfondite  Circa 30 i corsi di cui si di cui si hanno informazioni dettagliate  Durata dei corsi  In media, i corsi che rilasciano la qualifica hanno la durata variabile da 450 a 600 ore, mentre i corsi di specializzazione variano dalle 100 alle 300 ore  Sulla durata…  Si è rilevato che un percorso di formazione professionale, post diploma, di 600 ore complessive, basato su un approccio pedagogico induttivo e un tirocinio pratico di 200 ore, può permettere l’acquisizione del profilo di base della professione e l’accesso alla qualifica. È un percorso che richiede successivamente formazioni specifiche sui contesti in cui si andrà a operare Mediatore/mediatrice interculturale
  • 32. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale I corsi della formazione professionale  Denominazioni maggiormente in uso  Mediatore culturale  Mediatore interculturale  Mediatore linguistico culturale In alcuni casi vengono specificati gli ambiti, in altri si aggiunge la dizione “per immigrati”, talvolta quella “e facilitatore”  Altre denominazioni rilevate  Mediatore in ambito sanitario  Mediatore socio culturale - servizi tutelari  Operatore interculturale (di mediazione interculturale o di informazione e mediazione interculturale)  Tecnico della mediazione culturale  Esperto della comunicazione interculturale - mediatore interculturale  Interprete in campo sociale Mediatore/mediatrice interculturale
  • 33. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale I corsi della formazione professionale Alcune criticità e proposte relativamente ai corsi base a) I requisiti di accesso ai corsi sono ancora troppo differenziati e non accertati in modo coerente ⇒ rischi di abbandono o di mancato conseguimento delle competenze. a) Uno dei requisiti più difficili da definire e certificare è la conoscenza della lingua e della cultura italiana ⇒ utilizzo del sistema di certificazione europeo ALTE (2 accesso, 3 qualifica, 4 specializzazione). a) Selezione dei partecipanti: utile l’utilizzo di dati statistici locali per definire le quote di accesso degli allievi per gruppo linguistico culturale. a) Aree comuni a tutti i corsi rilevati: intercultura e immigrazione, conoscenza del Sistema Italia e degli aspetti legislativi, comunicazione, mediazione, interpretariato (e informatica). Mediatore/mediatrice interculturale
  • 34. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale I corsi della formazione professionale Alcune criticità e proposte relativamente ai corsi base a) Impianto ancora troppo teorico della formazione ⇒ formazione formatori. a) Importanza del tirocinio pratico nella formazione dei mediatori. Nei corsi rilevati, si nota una disomogeneità di criteri sulle seguenti variabili, per le quali sarebbe opportuna una standardizzazione: • percentuale di ore del tirocinio rispetto alla durata totale della formazione; • criteri per la individuazione dei luoghi di tirocinio/stage; • modalità di raccordo con gli enti del tirocinio; • supervisione e verifica in itinere. Mediatore/mediatrice interculturale
  • 35. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale I corsi della formazione professionale Alcune criticità e proposte relativamente alla formazione continua a) Corsi di riqualifica: sarebbe auspicabile che il riconoscimento di attività pregresse con il sistema dei crediti formativi fosse omologato sul piano nazionale. a) Corsi di specializzazione: rappresentano una potenziale occasione di integrazione tra agenzie, associazioni, università e servizi competenti a) Corsi di formazione congiunta di operatori italiani e immigrati: contengono notevoli potenzialità: favoriscono lo scambio relazionale e consentono agli operatori italiani di sviluppare attitudini e competenze all’intercultura. è necessario tener conto dei diversi livelli di competenza già acquisita dai partecipanti e, conseguentemente, sviluppare percorsi differenziati. a) Corsi di aggiornamento: bassa motivazione a farlo e scarsità di tempo da investirvi da parte dei giovani e in generale dei meno esperti. Mediatore/mediatrice interculturale
  • 36. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale L’offerta formativa universitaria Le lauree triennali La informazioni riportate somo una rielaborazione, con alcune integrazioni, dell’articolo di Letizia Insero e Lorenzo Luatti La mediazione nelle università. I risultati dell’indagine, in via di pubblicazione per l’editore Franco Angeli nel volume La mediazione: facciamo il punto. Si è ritenuto opportuno acquisire le riflessioni appropriate su un’indagine appena conclusasi.  Il campione oggetto d’indagine ha riguardato 43 Corsi di Laurea triennale in “Mediazione”  34 fanno riferimento alla Classe in “Scienze della Mediazione linguistica” (classe n. 3)  6 alla Clase in “Lingue e Culture moderne” (classe n. 11)  2 alla classe “Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace” (classe n. 35)  1 alla Classe in “Lettere” (classe n. 5)  Sono prevalentemente istituiti da facoltà appartenenti al campo degli studi umanistici (soprattutto: Lettere e Filosofia; Lingue e Letterature Straniere).  La nomenclatura dei corsi pone tre distinte centralità  linguistica (20/40)  culturale (8/40)  linguistica/culturale (12/40) Mediatore/mediatrice interculturale
  • 37. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale L’offerta formativa universitaria I moduli professionalizzanti, le lauree specialistiche e i master  I moduli professionalizzanti  2 università che hanno collegato la laurea triennale in mediazione a dei moduli professionalizzanti riconosciuti dall’ente regione  Le lauree specialistiche  26 corsi di laurea specialistici, afferenti prevalentemente alla classe di laurea in “Lingue Straniere per la comunicazione internazionale”  I master  13 di primo livello  3 di secondo livello  Riguardano una molteplicità di ambiti: la mediazione dei conflitti anche tra comunità immigrate e residenti, mediazione, interculturale e linguistico-culturale Mediatore/mediatrice interculturale
  • 38. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale L’offerta formativa universitaria Alcune criticità e riflessioni a) Le Università stanno producendo nominalmente professionisti della mediazione linguistico culturale attraverso curricula formativi estremamente disomogenei. a) Le numerose variabili presenti nei corsi di laurea promuovono profili nominalmente uguali con obiettivi differenti che difficilmente riescono a produrre un’opinione condivisa circa il profilo, le funzioni, il compito e la funzione della mediazione. a) In molti casi si evidenzia una forte sovrapposizione tra il ruolo, gli obiettivi e molti ambiti occupazionali identificati per il mediatore “laureato” e quelli riconosciuti al mediatore “professionalizzato” nei corsi regionali. a) Agli insegnamenti, in termini di crediti, sono attribuiti valori quantitativi variabili: con percorsi formativi diversificati si può giungere al conseguimento di un medesimo titolo di studio. a) In generale, i percorsi universitari offrono un tipo di formazione sostanzialmente teorica: i piani di studio riservano pochissimo spazio al tirocinio. Mediatore/mediatrice interculturale
  • 39. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale L’offerta formativa universitaria Alcune criticità e riflessioni a) Il prevalere dell’attenzione verso l’aspetto linguistico della mediazione induce ad interpretare tale tendenza come risultato di un modo di intendere la pratica della mediazione in termini di traduzione e interpretariato. a) Viene meno una caratteristica, talvolta presentata – dalle normative nazionale e regionali, nei bandi di enti locali e da parte della letteratura specialistica – come conditio sine qua non della mediazione linguistico-culturale, ovvero che essa debba essere agita da una persona “straniera” o comunque appartenente ad una cultura minoritaria, con esperienza migratoria o doppia appartenenza linguistica-culturale. a) Non è facile dire chi sia il “mediatore” che esce dall’università: dietro la stessa denominazione si nascondono figure professionali che operano in settori diversi – da quello economico e commerciale, a quelli internazionale, turistico, culturale, socio- sanitario, scolastico etc. Mediatore/mediatrice interculturale
  • 40. Ricerca interregionale Operatore/operatrice di pace e Mediatore/Mediatrice interculturale L’offerta formativa universitaria Alcune criticità e riflessioni a) In molte situazioni viene a coincidere con una figura del mediatore-operatore, abbastanza diffusa nei servizi di sportello e orientamento, dove il mediatore interagisce, faccia a faccia, con il cittadino straniero, occupandosi di rispondere a problemi precisi e puntuali. a) La scarsa congruenza tra le funzioni affidate ai futuri mediatori laureati e i piani di studi dei corsi in mediazione, lascia pensare ad una entrata “sul tema”, da parte delle università, in corso di definizione. a) Quasi mai l’università si confronta con le esperienze maturate da quindici anni in ambito regionale e associativo. Fanno eccezione alcune esperienze che vanno in questa direzione: alcune università hanno collegato la laurea triennale in mediazione a dei moduli professionalizzanti riconosciuti dall’ente regione. Mediatore/mediatrice interculturale
  • 41.
  • 42.
  • 43. SPORTELLI DI ASCOLTO E MEDIAZIONE DEI CONFLITTI INTERCULTURALI L’esperienza del Comune di Prato Servizio Immigrazione e Cittadinanza del Comune di Prato
  • 44. Alcuni dati Il Comune di Prato conta al 31.03.2010 187.217 residenti dei quali 26.993 stranieri (14,42%) Comunità principali Cina: 11.263 Albania: 4.552 Romania: 2.623 Pakistan: 1.851 Marocco: 1.512
  • 45. COME NASCONO GLI SPORTELLI DI ASCOLTO E MEDIAZIONE DEI CONFLITTI INTERCULTURALI Progetto UNRRA 2007 (Min. Interno) Soggetti coinvolti nel progetto: Università di Firenze (Master in Mediazione dei Conflitti Sociali e Interculturali) Comune Prato (Serv. Immigrazione, Circoscrizioni, URP, Polizia Municipale, Questura )
  • 46. GLI SPORTELLI OGGI Sostenibilità dopo progetto UNRRA Rinnovo Convenzione con Università di Firenze Centralizzazione presso Servizio Immigrazione Circoscrizioni come punti informativi e catalizzatori Orario: martedì 15 - 18 (via Roma 101)
  • 47. OBIETTIVI Dare una risposta alternativa ai problemi collegati alla convivenza interculturale Incrementare la coesione sociale Incrementare la comunicazione tra cittadini e istituzioni Avvicinare le istituzioni ai problemi della comunità Facilitare la collaborazione tra enti e realtà del territorio nella risoluzione dei conflitti
  • 48. COORDINAMENTO Coordinamento tra i diversi settori coinvolti (URP, Circoscrizioni, Polizia Municipale), in particolare nella gestione degli esposti (elaborazione dei criteri per selezionare i casi pertinenti alle attività e finalità degli Sportelli) che ha portato a miglioramento nella comunicazione interna Coordinamento tra enti del territorio (Protocollo d’Intesa tra Anaci, Arci e CCIAA)
  • 49. FORMAZIONE Formazione del personale del Comune di Prato in particolare di Circoscrizioni e URP: Ex ante: è stato attivato un corso di formazione per operatori circ.ni, pm e urp, sui temi della comunicazione, della gestione degli utenti, della mediazione dei conflitti; A conclusione della prima fase sperimentale degli Sportelli è stato realizzato un secondo corso di formazione volto a sviluppare meglio le competenze di ascolto nel personale delle Circoscrizioni, della Polizia Municipale e dell’URP.
  • 50. PROCEDURE Ascolto presso sportello Visite dirette presso luoghi del conflitto Sedute di Mediazione Coordinamento con altri Servizi (interni) e con altri Enti e realtà presenti sul territorio (Anaci, CCIAA, ecc.) Diffusione sul territorio Elaborazione documentazione
  • 51. Prima fase: presso CIRCOSCRIZIONI (periodo da giugno 2008 a dicembre 2009) La maggioranza dei casi è stata trattata dalle Circoscrizioni Centro e Sud. 38% dei casi alla Circoscrizione Centro 24% dei casi alla Circoscrizione Sud 22% dei casi alla Circoscrizione Nord 10% dei casi alla Circoscrizione Ovest 6% dei casi alla Circoscrizione Est
  • 52. Seconda fase: presso SERVIZIO IMMIGRAZIONE (da inizio 2010 ad oggi) 10% dei casi alla Circoscrizione Centro 35% dei casi alla Circoscrizione Sud 15% dei casi alla Circoscrizione Nord 20% dei casi alla Circoscrizione Ovest 20% dei casi alla Circoscrizione Est
  • 53. TIPOLOGIA DEI CASI 70% dei casi riguarda situazioni di convivenza condominiale (conflitti interpersonali): tra questi 55% rumori (notturni, consistente flusso di persone che entrano e escono dagli appartamenti, ecc.) 20% cattivi odori/cucina (odori di cibo forti o in orari mattutini e notturni, cucina in terrazza, ecc.) 5% motivi di igiene 10% diversa concezione dell’uso dello spazio condiviso e privato (panni stesi, occupazione spazi condominiali, utilizzo abitazioni private per attività commerciali 10% varie
  • 54. TIPOLOGIA DEI CASI 20% dei casi riguardano conflitti di vicinato o di quartiere (mesosociali) nella maggior parte collegati alla percezione di degrado (schiamazzi notturni, rifiuti, attività commerciali aperte oltre l’orario stabilito, aggregazione di persone, panni stesi in luoghi considerati inappropriati, occupazione dello spazio privato o pubblico, ecc. ) 10% varie
  • 55. TIPOLOGIA DEI CASI L’80% dei casi è stato gestito direttamente dagli sportelli, attraverso attività di comunicazione o mediazione; Il 15% dei casi sono stati indirizzati alla Polizia Municipale in quanto riguardanti problemi di ordine pubblico Il 5% dei casi sono stati indirizzati allo sportello della CCIAA (ha uno sportello di mediazione condominiale) o alla ASL o altri servizi in quanto riguardanti problemi di convivenza non interculturale o problemi relativi all’igiene.
  • 56. TIPOLOGIA DI RISPOSTA Il tipo di risposta data si è articolata in tre modalità: Telefonata, in alcuni casi preceduta da contatto via email Nella quale si invitava il cittadino ad una visita diretta allo sportello, o veniva proposta una nostra visita, nella quale si valutava l’ipotesi di Un incontro di mediazione, eventualmente preceduto da ulteriori azioni conoscitive (es. sopralluogo, telefonata alla controparte, invio di lettera in lingua madre, nel caso di cittadini con considerevoli problemi di espressione e comprensione della lingua italiana).
  • 57. TIPOLOGIA DI RISPOSTA Nel 6% dei casi è stato effettuato esclusivamente un colloquio telefonico Nel 70% dei casi è stato effettuato un colloquio allo Sportelli con il cittadino/ i cittadini (tra questi il 90% dei casi è stato preceduto da colloquio telefonico) Nel 20% dei casi è stata effettuata una seduta di mediazione (tra questi il 60% ha visto anche il coinvolgimento del mediatore linguistico- culturale) Nel 30% dei casi sono state effettuate visite dirette sul campo dopo il colloquio (telefonico o presso lo sportello) con le parti. Nel 30% dei casi sono state utilizzate comunicazioni scritte in lingua prima o dopo il colloquio (telefonico o presso lo sportello) con le parti.
  • 58. CONTATTI tramite stampa e volantini tramite visita diretta presso lo Sportello tramite esposto URP tramite contatto con Polizia Municipale (da esposto o da sportello in compresenza) varie (da altri Servizi, da Assessori o Presidenti Circoscrizioni, passaparola, ecc.)
  • 59. PUBBLICIZZAZIONE E DIFFUSIONE SUL TERRITORIO INCONTRI: dal mese di gennaio 2009 si sono attivati degli incontri nei luoghi di ritrovo ed interesse indicati dalle Circoscrizioni stesse. Tali incontri avevano lo scopo di diffondere la conoscenza del servizio e di rilevare ulteriori casi. PUBBLICITA’ Oltre al materiale pubblicitario (volantini, locandine ecc.) il servizio è stato diffuso con Internet, con articoli sui giornali locali - la Nazione e il Tirreno - e all’interno dei notiziari informativi delle singole Circoscrizioni. CONVEGNI (aprile 2009, luglio 2010)
  • 60. VALUTAZIONI DI EFFICACIA Le valutazioni di efficacia del servizio si possono misurare su 3 livelli distinti: Risoluzione (trasformazione) del problema, eliminazione del disagio Miglioramento della comunicazione tra cittadini e tra cittadini e Istituzioni Sensibilizzazione e sviluppo di un approccio critico da parte dei cittadini
  • 61. VALUTAZIONI FINALI - aspetti da migliorare- Confine labile tra ciò che può essere trattato con la mediazione o ciò che necessita l’intervento di altre funzioni: necessità di codice deontologico. Strumento della mediazione non è ancora familiare per cittadini (si rivolgono verso ciò che conoscono): necessità di diffondere cultura della mediazione. I casi sono spesso “misti” perciò necessitano coordinamento tra enti
  • 62. VALUTAZIONI FINALI punti di forza della mediazione Gratuita, rapida, duratura Incide anche sugli aspetti relazionali Stimola la responsabilizza dell’utente (il problema si risolve insieme) Interessi, emozioni, bisogni, valori, immagine di sé/identità Crea nuove opzioni per la soluzione del problema “Vincono” tutti