Giuseppe Faso - Decostruire il linguaggio della discriminazione - Bibliografia
Le Mafalde su Migranda (maggio 2012)
1. ********************************* n. 2, maggio 2012
... Per le donne,
migranda
con le donne migranti *********************************
Ancora un passo
Questo numero del giornale di Migranda vuole condividere i
primi frutti di un percorso di comunicazione e di confronto
tra donne italiane e migranti che ha avuto inizio con la
partecipata assemblea del 26 novembre 2011, nel corso
della giornata di festa organizzata dal Coordinamento
Migranti Bologna. In quell’occasione, con cinquanta donne di
età e provenienze diverse abbiamo discusso delle difficoltà
che impediscono alle donne di prendere parte attiva alle
lotte contro la Bossi-Fini, il razzismo istituzionale e la
precarietà. Abbiamo discusso di quanto sia difficile Sappiamo che questo è solo il caso estremo della
comunicare quando siamo allontanate da distanze culturali e normale ricattabilità che la Bossi-Fini impone alle
generazionali. Abbiamo discusso di quanto è difficile donne. Un caso estremo come quello vissuto da Adama,
partecipare alle assemblee o alle mobilitazioni per quelle che a lungo ha dovuto accettare di subire la violenza di
donne che, oltre a lavorare, devono occuparsi anche del un uomo che la minacciava di denunciare la sua
lavoro domestico e della cura dei figli. Abbiamo discusso del «clandestinità», se non accettava di subire in silenzio,
fatto che, molte volte, la partecipazione delle donne a queste che è stata poi rinchiusa per tre mesi in un Cie quando
attività può creare tensioni con mariti, padri o fratelli, anche ha trovato il coraggio di chiamare la polizia, e che
se spesso è difficile ammetterlo. Alcune donne hanno ancora oggi è chiamata a difendersi dalla «vendetta»
raccontato di come cercano di superare questi limiti, di come delle istituzioni. Nessuna donna italiana subisce il ricatto
riescono a ritagliarsi ogni giorno piccoli e grandi spazi di del permesso di soggiorno. Tutte però siamo coinvolte
autonomia. Tutte abbiamo condiviso la necessità di costruire se una legge obbliga alcune donne a subire queste
momenti di visibilità e di partecipazione insieme, donne violenze, limitando ancora di più la possibilità di
migranti e donne italiane. Per questo, tutte abbiamo cercato combatterle.
di dare voce a quelle differenze che, finché rimangono Sappiamo che, mentre alcuni sostengono che
silenziose, possono trasformarsi in distanza. Sappiamo che l'«integrazione» è il rimedio a tutti i mali, questa è
fa la differenza avere o non avere un permesso di soggiorno. l’«integrazione» che la Bossi-Fini riserva alle donne
La legge Bossi-Fini costringe tutti i migranti ad accettare migranti, già perfettamente integrate dentro a rapporti
condizioni di lavoro sempre peggiori pur di rinnovare il sociali e di lavoro che rendono la loro vita sempre più
permesso. Per le donne, questo limita ancora di più le precaria e domestica. E sappiamo che, se vogliamo
possibilità di scelta, perché la Bossi-Fini le considera quasi lottare contro questa legge che istituzionalizza il
esclusivamente mogli, «colf» o «badanti», lavoratrici razzismo e il patriarcato, non possiamo indietreggiare di
domestiche per definizione. Sappiamo anche, però, che fronte alle differenze che spesso impediscono a donne
questo ci coinvolge tutte: non solo le donne che lavorano italiane e migranti di intraprendere una lotta condivisa.
devono anche occuparsi del lavoro domestico nelle proprie Privilegi e differenze vanno esplicitati, legami culturali e
case; in tempi di crisi, le donne sono le prime a essere religiosi diversi vanno discussi, non per separare e
licenziate, perché si dà per scontato che dovranno tornare a distinguere ma per capire fino in fondo se e come
fare il lavoro non pagato in casa propria, oppure che queste condizioni diverse sono legate tra loro.
potranno trovare lavoro salariato – spesso in nero – nelle Per questo, il nuovo numero del giornale di Migranda
case altrui. Sempre di più sono le donne italiane che cercano ospita le esperienze di tre realtà di donne, non soltanto
lavoro come «badanti» o domestiche a ore. La legge Bossi- di Bologna, che costruiscono ogni giorno connessioni tra
Fini ha istituzionalizzato questa divisione sessuale del lavoro. donne migranti e italiane, affrontando ed esplicitando le
Sappiamo che non è possibile ignorare la violenza differenze che le separano. È molto importante per noi
amministrativa che le donne migranti subiscono quando, per raccontare che l'assemblea del 26 novembre è riuscita a
ottenere un permesso di soggiorno, devono cedere ai soprusi innescare un percorso autonomo di donne nella scuola
di ufficiali e burocrati corrotti. Solo poche settimane fa i d'italiano Aprimondo, con un gruppo che si riunisce ogni
giornali di Bologna hanno raccontato di donne costrette mese e discute di razzismo, e di che cosa significa
da un impiegato della Questura a concedere rapporti essere donne e migranti in questo paese. ...continua
sessuali in cambio del rinnovo del permesso di soggiorno. nell’ultima pagina...
Stampa solidale a cura del centro stampa G. Fabbri, Circolo Berneri – Bologna, P.ta Santo Stefano.
2. Le donne di Aprimondo
Ad Aprimondo, associazione di volontariato di via
Quel mercoledì negli stessi luoghi di lezione, nell’aula più
Guerrazzi a Bologna, si incontrano migranti e non
grande della scuola, campeggia su un quotidiano che
per studiare la lingua italiana, vedere film,
passa di mano in mano la foto di Adama sorridente
conversare, parlare di sé, fare feste e battersi
mentre esce dal C.I.E. con la sua borsa di plastica in
contro ogni forma di razzismo e discriminazione,
mano. Ripercorrendo la sua storia, l’attenzione si
partecipando alle lotte dei migranti e prendendo
focalizza su alcune parole che vengono prima scritte sulla
posizione contro ogni politica che ne leda i diritti.
grande lavagna bianca: innanzitutto «documento» e
Nell’ambito delle sue attività, Aprimondo ha
«permesso di soggiorno», poi «lavoro», «figli»,
partecipato domenica 27 novembre 2011 alla
«espulsione», «ingiustizia», «paura», «abbandono»,
festa del Coordinamento Migranti di Bologna
«violenza», «aiuto». Queste parole italiane risuonano
presso il centro Katia Bertasi e all’assemblea al
nell’aula e sono da tutte condivise. A piccoli gruppi ci si
femminile organizzata con grande impegno di
concentra su di esse, ognuna legge pensieri, sentimenti e
Migranda. Numerose le donne migranti di
ciò che è riuscita ad esprimere e scrivere di proprio
Aprimondo che si sono ritrovate prima in piazza
pugno su coloratissimi foglietti. Questi, come tessere di
Nettuno con figli, figlie e amiche, lasciando a casa
un puzzle, vanno a comporre poi un grande cartellone
mariti e compagni, per dirigersi al Bertasi. Di
che diviene il documento - patrimonio di tutta
rilievo gli argomenti affrontati in assemblea, col
l’assemblea: la parola che più si ripeteva nelle loro righe
pensiero rivolto ad Adama ancora rinchiusa nel
ed era a gran voce ribadita era CORAGGIO. Nessun
C.I.E. di Bologna. Orecchie attente e occhi fissi
problema è stato risolto, se non quello di riuscire a
non erano però sufficienti per alcune delle donne
parlarne. Sono trascorse due ore, qualche piccolo
presenti che masticano appena un po’ d’italiano,
attaccato alla mamma ormai non smette di protestare e
per cui Nora, spigliata migrante di seconda
neppure il seno, prontamente dato, riesce più a calmarlo.
generazione – come con brutta espressione si
Ci fermiamo, ci alziamo, allacciamo giacche e cappotti e
dice – , ha avuto il suo daffare a tradurre
ci diamo appuntamento alla prossima assemblea di
dall’italiano in arabo e viceversa, per permettere
donne che ormai diventerà un consueto incontro mensile.
alle altre di non perdere una sillaba.. Atmosfera
Aprimondo ha iniziato un nuovo cammino e nella tappa
partecipata e rilassata, questioni femminili
successiva si parlerà proprio di figli e figlie.
enormi, come il rapporto donna-uomo, su cui mai
si smetterà di interrogarsi. L’assemblea al Bertasi
si conclude. Ma ad Aprimondo si vuole raccontare
alle altre donne dell’associazione quello che è
successo: decidiamo il giorno e l’ora e ci
ritroviamo di mercoledì mattina, 30 donne
migranti e 4 italiane...14 Dicembre: di mattina le
donne migranti si ritrovano presso la scuola
Aprimondo a lezione di Italiano base. Da ottobre
ogni mercoledì si superano le difficoltà della
grammatica italiana, si impara il linguaggio della
spesa, si acquisiscono preziose informazioni utili
alle famiglie: si parla di sillabe, articoli
determinativi, numeri, orario, verdure, ecc. Ben 3
classi di donne impegnano le loro energie per
apprendere la lingua, per vivere meglio sì, ma
anche per superare il test di italiano obbligatorio,
propedeutico per l’ottenimento dei punti necessari
per il loro permesso di soggiorno: perché
qualcuno ha deciso che il loro valore è pari al
risultato di una somma aritmetica!
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Prendere parola Sui percorsi di apprendimento linguistico delle donne
migranti nella SIM di Xm24
ci sono parole che hanno
la buccia in una lingua Incontrare una nuova lingua può essere un'esperienza violenta
e la polpa in un'altra e spaesante. La lingua può esserci imposta con le sue regole,
con un morso si attraversa
due mondi e il nocciolo
può diventare il muro che ci separa dal resto del mondo, fonte
germogliando partorisce di inganno e raggiro, motivo di smarrimento e solitudine. Ogni
una terza che contiene lingua è però potenzialmente anche un luogo di resistenza che
noi, gli altri e il passato, può creare fratture, squarci di significato nuovi, spazi di
ci avvolge e ci sopravvivrà. significazione condivisi. Può essere il punto di partenza da cui
far scaturire il nuovo e l'inaspettato...continua nella
Barbara Pumhösel prossima pagina
3. ...continua dalla pagina precedente...
Quando la costruzione della lingua è un'esperienza
partecipata, essa diviene lo spazio in cui far confluire
esperienze, riflessioni, aneddoti e desideri, rendendoli
così delle storie condivise. Se l'incontro con una nuova
lingua avviene in una dimensione di apertura e
ibridazione, quella lingua si farà creatrice di parole
che, come dice la poesia, ci contengono, ci avvolgono
e ci sopravviveranno. Questa dimensione di resistenza
e alterità è la base su cui tenta di lavorare la Scuola di
Italiano con migranti dell'XM24. La scuola è attiva da
circa dieci anni all’interno dello spazio sociale
autogestito XM24, uno spazio che trova il suo punto di
forza nelle pratiche dell’antirazzismo,
dell’antisessismo, dell’antifascismo e dell’autogestione.
È una scuola libera e gratuita CON migranti, e non per
migranti, perché improntata su una dimensione di
mutuo apprendimento e orizzontalità pedagogica. Questo è il nodo fondamentale su cui si gioca la
Nonostante sia uno spazio così liberato, negli anni la questione dell'apprendimento linguistico da parte
scuola è stata purtroppo attraversata da pochissime delle migranti. L'invisibilità pubblica delle
donne. tantissime migranti presenti nel nostro paese è
Questo ci ha portato a porci diverse domande: come prodotta dal razzismo e da strutture di tipo
costituirsi come spazio di resistenza se una larga parte patriarcale, fardelli che non hanno nazionalità e
delle persone che volevamo accanto a noi era che appartengono all'Italia come a molti altri paesi
assente? Cosa centrano il femminismo e l'antisessismo del mondo. Abbiamo deciso di organizzare un corso
in una scuola di italiano? Come mettere in pratica il esclusivamente indirizzato alle donne con la
nostro femminismo se avevamo a che fare con così consapevolezza che anche solo parlare di 'donne
poche donne migranti? Come far emergere punti di migranti' sia una mera strategia retorico identitaria
connessione con le esperienze delle tante donne che racchiude in sé un'infinita varietà di storie,
migranti che attraversano la città? È possibile appartenenze socio culturali e biografie.
costruire una lingua comune partendo da biografie Crediamo però che un corso di lingua in uno spazio
diversissime, fondandola esclusivamente su una separato sia un'esperienza fondamentale per un
supposta appartenenza al sesso femminile? Intrise di progetto che voglia davvero essere 'con' le
questi dubbi postcoloniali, si è pensato ciononostante migranti e i migranti del quartiere. Presenti nel
che tutte queste domande non dovessero paralizzarci discorso pubblico solo come 'fedeli badanti' o
o impaurirci. Cercando di riflettere sul perché di silenziose 'mogli di', per le donne migranti
questa assenza e sul come superarla, si è tentato in l'apprendimento della lingua italiana può essere
vari modi di costruire percorsi pedagogici che fossero strumento di emancipazione di primaria importanza
più attenti alle esigenze e biografie specifiche delle per non delegare a nessuna e nessuno i propri
tante donne migranti che vivono nel quartiere. Così è desideri e le proprie parole. Apprendere la lingua
stato creato un corso apposito per le donne in un del paese di migrazione offre la possibilità di
orario non serale in modo da intercettare chi, sia a rapportarsi con l’esterno, di relazionarsi con gli altri
livello logistico sia per questioni che qualcuno e di definire se stesse.
banalmente definirebbe 'culturali', preferiva un corso Come costruire un percorso linguistico con le
solo femminile in orario diurno. L'assenza è stata donne migranti? Innanzitutto domandandosi cosa
dunque parzialmente colmata tanto che oggi un le spinge a frequentare un corso di italiano. Il
numero consistente di donne sta partecipando al corso desiderio o la necessità di apprendere la lingua del
pomeridiano. Quel che ci è parso necessario per paese di migrazione possono nascere dal bisogno
coinvolgere davvero tutte e tutti è stato lavorare su di lavorare, di districarsi tra i mille cavilli
quella rete di fiducia e intimità che si è ormai burocratici, di conoscere le leggi e far valere i
consolidata all’interno della scuola e che sembra aver propri diritti senza paura di essere imbrogliate. Ma
superato lo spazio di XM per diffondersi nel quartiere. anche la dimensione affettiva gioca un ruolo
Questa partecipazione ci interessa particolarmente determinante. Apprendere la lingua può essere di
perché, se il fine ultimo della SIM è il superamento vitale importanza per intessere o mantenere
della marginalizzazione dei e delle migranti e della loro relazioni importantissime, come quella con i propri
stereotipizzazione, ciò assume ancora maggior valore figli o quella che si instaura con le persone che
per chi vive una doppia condizione di esclusione e provengono da altri universi linguistici e che
subordinazione politica e sociale. Le donne migranti segnano e attraversano la nostra quotidianità. È
sono spesso invisibili perché tale invisibilità è proprio quando la dimensione funzionale lascia
strutturale a una condizione politica ed economica che spazio a quella affettiva che una lingua veramente
le vuole assenti dai territori pubblici e dai pubblici condivisa può emergere...continua nella
discorsi. prossima pagina...
4. ...continua dalla pagina precedente...
La lingua permette di rapportarsi con la collettività in cui si vive, di creare una rete di condivisione e
supporto, di esprimere se stesse attraverso le proprie narrazioni.
La conoscenza della lingua, prima di essere strumento pratico per accedere al mondo del lavoro, è veicolo di
espressione del sé, di costruzione della propria identità, di garanzia della nostra dignità. Così, se solitamente i
corsi di italiano per stranieri sono spesso costruiti attorno a un destinatario neutro per genere e condizioni di
vita, crediamo sia invece necessario modulare l'apprendimento linguistico tenendo ben presenti le specificità
biografiche di chi si trova ad apprendere. Tante migranti difficilmente possono riconoscersi nel modello neutro
su cui sono modulati i libri scolastici, per questo un percorso di apprendimento linguistico dovrebbe essere
costruito e modellato tenendo presente sfere solitamente tralasciate, come quella dell'affettività, dei
sentimenti, dei figli. Questo non perché esiste una sfera della femminilità solo legata a queste dimensioni, ma
perché è necessario creare dei piani di connessione che leghino biografie e creino le condizioni per
l'emersione delle storie che ciascuna deciderà di condividere. Data la natura in continua evoluzione della SIM
XM24, i vari tentativi che fino a oggi hanno fatto sì che la partecipazione femminile alla scuola fosse effettiva
non sono giunti al termine. Il corso per le donne va infatti ancora più strutturato, consolidato e ampliato.
L’impegno profuso negli ultimi anni sembra far pensare che progetti futuri possano essere realizzati e che
quelli attuali possano essere migliorati. È ancora tempo di semina per la SIM XM24, ma tutti e tutte siamo
fiduciose del fatto che il raccolto sarà abbondante.
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Una lettera da Adama
Pubblichiamo sul Giornale di Migranda la
lettera indirizzata da Adama alle donne e
agli uomini che hanno preso parte alla
manifestazione dello scorso 17 dicembre a
Milano. Come mostrano le parole delle
donne di Aprimondo, la sua storia è stata
importante per infondere coraggio a chi
ogni giorno lotta contro la legge Bossi-Fini.
Ancora oggi, Adama è costretta a lottare
contro chi mette in discussione la verità
della sua storia. Avremo parole calme con
cui rispondere alle accuse urlate dai media.
Ora lasciamo spazio alle parole di Adama,
per dire che siamo e saremo ancora dalla
sua parte.
Cara donne, cari uomini a Milano,
sono uscita dal CIE la notte del 30 novembre, dopo tre mesi. Uscire è stata una gioia. Nel CIE, chiusa in una
stanza vuota, da sola perché ero l’unica senegalese, ero malata sempre. Non riuscivo a mangiare, non potevo
dormire. Pensavo ai miei figli, avevo paura che non potessero andare più a scuola perché dipendevano del
tutto da me. Sono stata portata nel CIE perché non avevo documenti. Il giorno che mi hanno portata lì, il 26
agosto, nessuno mi ha chiesto che cosa mi era successo. Ho sempre lavorato in Italia, anche senza
documenti. Nel CIE però c’erano tante donne e tanti uomini che avevano avuto i documenti, ma li hanno persi
perché non c’era più lavoro. Nel CIE c’erano quaranta donne. Una di loro aveva i suoi figli qui in Italia, portati
via dai servizi sociali. Per due volte hanno cercato di rimandarla nel suo paese, la Nigeria, separandola dai
suoi figli per sempre. Nei CIE non importa qual è la tua storia. Immaginate che cosa vuol dire stare diciotto
mesi, un anno e sei mesi, senza fare niente. I CIE devono essere chiusi. La legge Bossi-Fini deve essere
cambiata. Quando ero nel CIE non potevo immaginare che tanta gente si unisse per chiedere la mia
liberazione. Leggere tante firme sotto l’appello è stato importante. Ringrazio tutte e tutti, anche coloro che
oggi stanno manifestando contro il razzismo che ha ucciso i ragazzi di Firenze. E spero che questa
partecipazione vada avanti, finché i CIE non saranno chiusi e tutti i migranti liberati dalla legge Bossi-Fini.
Adama
5. ...continua dalla prima pagina...
È molto importante per noi che nel corso della loro prima Molti sono i limiti, molte le difficoltà per coloro che, ad
riunione queste donne abbiano discusso della storia di esempio, escono di casa solo accompagnate da un
Adama, e che la parola che più di tutte ha saputo marito. Molte sono le differenze che vanno affrontate per
raccontarla è stata «coraggio». Ed è importante sapere che costruire gli spazi di una reale presa di parola delle
le donne di Aprimondo si sono riconosciute nella storia di migranti e con le migranti. Le Mafalde di Prato hanno
Adama per la sua capacità di lottare, come ancora sta condiviso con noi tutta la bellezza e tutte le difficoltà che
facendo, contro quel ricatto che ciascuna di loro in modi ci sono nel conoscere e mettere a valore le complicate
diversi vive ogni giorno. L’esperienza delle scuole di differenze tra le donne che compongono la loro
italiano ci racconta anche qualcosa di più, soprattutto dal associazione. E ci fanno comprendere che scontrarsi con
momento che è stato introdotto un test di lingua come le differenze vuol dire accettare di non avere risposte e
parte integrante del cosiddetto «accordo di integrazione». soluzioni immediate.
Il test di italiano aumenta la ricattabilità delle e dei A partire da questioni come appunto l'importanza della
migranti e introduce nuovi limiti e strumenti di controllo lingua, ma anche la cittadinanza per le figlie e i figli dei
sulla loro possibilità di rimanere in Italia, anche alla luce migranti, il razzismo, le strategie di lotta e di costruzione
della carenza di strutture adeguate per l'insegnamento di percorsi collettivi, sentiamo la necessità di continuare
della lingua. In molti casi questo servizio – che dovrebbe il percorso di confronto diretto tra donne. Nei prossimi
essere garantito dalle istituzioni – è fornito su base numeri, il Giornale di Migranda racconterà altre storie,
volontaria, come avviene sempre più per tutti i servizi singolari e collettive, che in molti luoghi d’Italia le donne
sociali, con tutti i problemi che ne conseguono. Dobbiamo stanno portando avanti e che possono essere condivise e
però riconoscere che, rendendo obbligatorio messe in connessione. E per continuare a parlare, e a
l'apprendimento della lingua italiana, il test ha portato parlarci,
moltissime donne a uscire fuori casa per frequentare corsi
Invitiamo tutte le donne
di lingua, e ha avuto l'effetto di rompere la barriera delle
pareti domestiche. Su questa contraddizione è necessario
riflettere per rovesciarla e per riuscire a usarla come
strategia e come via di uscita dai destini assegnati alle che vogliano prendere parte a questo percorso a una
Festa e assemblea
donne. Anche per questo è importante il racconto della
Scuola d'italiano con migranti di XM24, che ha dato il via a
un corso per sole donne sapendo che imparare l’italiano
può essere per le donne il primo strumento per liberarsi Domenica 27 maggio ore 12 - Xm24, Via Fioravanti 24
dall'isolamento domestico o comunitario e costruirsi spazi
Partecipate numerose!
di autonomia. Questo racconto, però, parla anche della
difficoltà di costruire una reale presenza e partecipazione
delle donne migranti.
“Le Mafalde” di Prato **************************
Per questo motivo abbiamo pensato che durante questi
L’associazione «Le Mafalde» nasce a Prato nel febbraio 2009 incontri fosse importante il supporto di una «facilitatrice» che
dall'iniziativa di un gruppo di donne native e immigrate che potesse stimolare la partecipazione di tutte e potesse far
lavorano nell’ambito dell’immigrazione. Le donne che fanno venire fuori in maniera graduale ciò che le socie sentivano e
parte dell’associazione credono nel valore della diversità di pensavano rispetto ai diversi argomenti trattati.
ogni singola persona e nell’importanza di creare momenti di Inoltre l’entrata di donne diverse all’interno del gruppo fa sì
incontro e di scambio reciproco. La paura della diversità che diventi necessario il confronto continuo su diversi temi
spesso causa diffidenza e impedisce una reale conoscenza. come per esempio i diritti delle donne; i diritti sessuali e
L’associazione è convinta che proprio con la conoscenza si riproduttivi; la violenza contro le donne; il lavoro domestico e
possa superare questa paura, lavorando insieme e le storie personali di ognuna. A un certo punto del nostro
valorizzando le caratteristiche che rendono le donne diverse percorso è divenuta una necessità la conoscenza
le une dalle altre per costruire azioni positive di individuale di ciascuna per fare gruppo e soprattutto per
cambiamento. delineare una linea comune interna dell'associazione e poter
La mission delle Mafalde è la, promozione e diffusione definire un «indirizzo politico» interno che permetta a ognuna
dell’intercultura, l’autodeterminazione delle donne native e di noi di parlare come rappresentante delle Mafalde e non
immigrate, la lotta al razzismo, sessismo e ogni forma di secondo le proprie idee o esperienze, ove non viene richiesto.
discriminazione, sfruttamento, violenza di genere, Per lavorare assieme è importante aver chiaro cosa pensa
l’autodeterminazione di ogni persona per lo sviluppo di una ognuna di noi su temi diversi e cercare di capire le ragioni
cultura di pace e della non violenza dell’altra ascoltandosi e confrontandosi.. Crediamo che solo il
Le provenienze delle donne che partecipano saper “nominare” e riconoscere le situazioni e le innumerevoli
alle Mafalde sono Camerun, Honduras, Perù, Eritrea, storie che viviamo. consentirà di comprenderci affrontando i
Somalia, Albania, Romania, Pakistan, Marocco, Spagna, Cina, problemi, condividendo il rischio e contrattando i passi da
Mali, Italia. fare.
Dopo tre anni dalla nascita abbiamo pensato di organizzare Altra si sta rivelando la nostra
dei momenti di confronto su alcuni temi come «il perché fare misura dell’agire: piacere, agio,
parte di un’associazione di donne che vengono da diversi passione, desiderio, fiducia,
paesi» e «se l’associazione sia un luogo di condivisione di stima, in una parola RELAZIONI,
ideali ma anche di problematiche personali». In questo quelle che ci consentono di
confronto diventa cruciale esprimere anche le criticità e gli aprirci al mondo e cominciare a
aspetti conflittuali rispetto all’associazione o alle singole «nominarci».
socie che spesso rimangono latenti fino all’apice del conflitto.
6. ... Per le donne,
con le donne migranti
migranda
Invita tutte le donne
che vogliono essere protagoniste della lotta contro la legge
Bossi-Fini e il razzismo istituzionale, che vogliono discutere del
contratto di integrazione ma anche dell’importanza della lingua
italiana, della cittadinanza per le figlie e i figli dei migranti e
della precarietà nel lavoro, della costruzione di percorsi collettivi
con le donne migranti e per tutte le donne, a una
Festa e assemblea
Domenica 27 maggio dalle ore 12
Xm24 – Via Fioravanti 24, Bologna
Pranzeremo insieme e discuteremo di come continuare il nostro
percorso.
Partecipate numerose!
www.migranda.org // migranda2011@gmail.com