1. il fotografo d e i p e rs onaggi fam os i d e ll’O ttoce nto e il p ittore d e i p iu ’
ce le b ri qu ad ri d e d icati agli innam orati
U na p re s e ntazione d i M arco Loiod ice , clas s e VE Lice o
S cie ntifico S tatale C h arle s D arwin a.s . 2005/2006
3. b iografia
Il 10 febbraio 1791 Francesco Hayez nasce a Venezia nella parrocchia di
Santa Maria Mater Domini. È l’ultimo dei cinque figli di Giovanni e di Chiara
Torcella. La famiglia è poverissima e il piccolo Francesco viene affidato a una
sorella benestante della madre, moglie di un commerciante d’arte. A 6 anni
Francesco manifesta già una naturale inclinazione al disegno. Lo zio lo affida a
un restauratore perché impari il mestiere. È un breve periodo. Adolescente
passa tre anni nella scuola del Maggiotto. Con un amico frequenta
assiduamente la galleria del palazzo Farsetti, che ospita una grande collezione
di gessi statuari. Francesco si esercita con questi modelli per tre anni circa.
Nel 1803 segue un corso di nudo nella vecchia Accademia e sotto la guida di
Lattanzio Querena comincia ad usare i colori. Nel 1806 viene ammesso ai
corsi di pittura della Nuova Accademia di Belle Arti, appena costituitasi. Il
suo maestro è Teodoro Matteini.
4. b iografia
Nel 1809 partecipa ad un concorso per tre posti di alunnato a Roma, indetto
dall’Accademia di Venezia. Il concorso è affollato, ma Francesco vince il
premio consistente in una pensione atta a mantenerlo agli studi a Roma per
tre anni. Il primo anno si svolge sotto il patrocinio di Antonio Canova, che lo
prende a benvolere e che sarà il suo principale protettore. Francesco visita
tutto ciò che è visitabile, copia appassionatamente gli affreschi di Raffaello
nelle stanze Vaticane. Lavora, studia, si reca a Tivoli per riprendere le
antichità e prende alloggio nel tempio della Sibilla, intanto fa amicizia con
altri pittori che diventeranno famosi come Pinelli e Ingres. Il suo studio a
Roma? A palazzo Venezia! Nel 1813 vince un premio di nudo, si dice grazie
all’appoggio del Canova. Nel 1814, a causa di una questione di "donne",
viene aggredito e leggermente ferito, i suoi protettori lo mandano a Napoli, in
attesa che si calmino le acque, e riceve commissioni da Gioacchino Murat.
Ritorna a Roma e si fidanza con Vincenza Scaccia, di ottima famiglia borghese,
che sposa nel 1817. Riceve commissioni per affreschi destinati alle stanze
della futura imperatrice Carolina di Baviera, viaggia per l’Italia del Nord,
lavora e affresca case patrizie.
5. b iografia
Nel 1820 espone a Milano ed ha occasione di conoscere i protagonisti della
vita milanese, compreso il Manzoni, ne ricava numerose commissioni. Ha anche
un socio con funzioni di corrispondente all’estero. Torna a Venezia dove mette
su studio, nel 1821 torna a Milano ed espone di nuovo, nel 1822 è nominato
supplente per due anni all’Accademia di Brera. Si trasferisce con tutta la
famiglia da Venezia a Milano, dove prende alloggio in via della Spiga. I suoi
lavori, compresi gli affreschi di Palazzo Reale vengono osannati, meritevoli di
figurare accanto a quelli dei migliori nomi. I costumi da lui disegnati per una
festa del 30 gennaio 1828 restano negli annali della Milano bene. Nel 1831
riceve la nomina a socio corrispondente dell’Accademia delle Belle Arti di
Napoli. Nel 1836, oltre ad essere ricevuto dall’imperatore e da Metternich,
viene eletto membro dell’Accademia di Vienna. Nel 1838 diventa accademico
ordinario di Brera.
6. b iografia
Nel 1840, va a lavorare a Napoli, impegnato dal principe di Sant’Antimo.
Alla moglie, rimasta a Milano, scrive lettere affettuose nelle quali racconta di
come ai principi in questione piaccia la sua "finitezza, questa mia delicatezza
di cui io stesso si compiaccio". Nel 1848 disegna il medaglione a ricordo delle
"Cinque Giornate", nel 1949 gli viene conferita l’onorificenza dell’Ordine dei
Santi Maurizio e Lazzaro. E tra una nuova cattedra, un viaggio a Vienna per
consegnare il ritratto dell’imperatore e ricevere la Corona di Ferro, nel 1855
assume la direzione interinale dell’Accademia di Brera, nel 1860 viene
nominato professore dell’Accademia di Bologna, Massimo d’Azeglio gli affida
la direzione di Brera. Nel 1867 rinuncia alla nomina di giurato all’esposizione
internazionale di Parigi perché, come scriverà, è vicino agli ottant’anni e di
salute cagionevole, deve restare accanto alla moglie, da due anni
ammalatissima.
7. b iografia
Nel 1868 è nominato cavaliere dell’Ordine Civile dei Savoia,
nel 1869 muore la moglie Vincenza, da lui sempre chiamata
affettuosamente Cencia. Nel 1873 adotta Angiolina Rossi,
nubile, nata nel 1841. Dona alcune delle sue opere a Brera,
fa un ultimo viaggio a Napoli, visita ancora una volta Roma,
Pisa e Genova, muore il 21 dicembre del 1882 carico di anni
e di onori. Nel 1890, nella piazzetta di Brera, viene
inaugurato il suo monumento, opera dello scultore Francesco
Barzaghi, nel 1934 Milano gli dedica una grande mostra al
Castello Sforzesco.
8. •
•
Laocoonte
O p e re
Rinaldo e Armida
• Ulisse alla corte di Alcinoo
• Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri
• L’ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo
• Venere che scherza con due colombe (ritratto della ballerina Carlotta Chabert)
• La Maddalena penitente
• Loth con le figlie
• Betsabea al bagno
• Caterina Cornaro spodestata dal regno di Cipro
• Incontro tra Esau’ e Giacobbe
• I vespri siciliani
• La Meditazione
• Il bacio
• Altre opere
9. Laocoonte
1812
olio su tela; 175 x 246 cm
Milano, Accademia di Brera
Hayez rinuncia all’isolamento eroico e plastico dei
protagonisti del dramma, ossia Laocoonte e i due
figli, scegliendo di inserirli, invece, in un ambiente
scenografico di ampio respiro, abitato anche da altri
personaggi che si muovono in un ritmo incalzante e
corale sottolineando la dimensione collettiva e civile
dell’evento. Il gruppo centrale rimane, comunque,
quello più importante e sembra derivare da
Domenichino e Poussin aggioarnati sui modi
dell’inglese John Flaxman, oltre che dai marmi
classici e dalla statuaria di Canova. L’eroica posa
della figura del Laoconte risulta senz’altro ispirata al
gruppo canoviano dell’Ercole e Lica (1795-1815),
così come il giovane che regge il toro riprende la
posa del Pugilatore (Damosseno) vaticano.
10. Rinaldo e Armida
1813
olio su tela; 198 x 295 cm
Venezia, Gallerie dell’Accademia
Il quadro raffigurante «Rinaldo e Armida» realizzato da Hayez a soli 22 anni è un’opera pienamente
neoclassica. Di grande qualità cromatica e tonale, l’opera è del tutto aderente ai principi stilistici neoclassici,
sia per la perfezione esecutiva sia per il grande equilibrio compositivo, anche se in maniera decisamente
accademica. Tuttavia lo stile neoclassico, che in quest’opera appare già maturamente padroneggiato, di fatto non
scompare mai nei quadri di Hayez, portando a quel dualismo, già evidenziato, di molti pittori dell’Ottocento
italiano che sono romantici solo per scelte poetiche alla moda, ma stilisticamente rimangono dei pittori di
matrice neoclassica.
11. Ulisse alla corte di Alcinoo
1814-1816
olio su tela; 380 x 580 cm
Napoli, Galleria nazionale di Capodimonte
Questa grande opera di Hayez costituisce una prestigiosa
commissione di Gioacchino Murat e verrà consegnata, dopo
la sua scomparsa, al sovrano restaurato Ferdinando I di
Borbone e collocata a Capodimonte. Risulta, senz’altro, il
dipinto più impegnativo eseguito da Hayez durante gli anni
romani, dove si ritrovano suggestioni di opere di Tommaso
Minardi, della Stele funebre a Giovanni Volpato
(1804-1807) di Canova, per le figure sedute sulla
sinistra, e delle incisioni del Flaxman per la complessa
impostazione. Evidenti sono pure le influenze degli antichi
maestri conosciuti a Roma: il Raffaello delle Stanze
vaticane, ripreso in una citazione quasi letterale del
Diogene della Scuola d’Atene nel giovane seduto sulla scala
a destra, il Domenichino delle Storie di santa Cecilia e il
Poussin per la monumentalità architettonica del fondo con le
figure bloccate in mezzo alle immense colonne doriche.
12. Pietro rossi prigioniero degli scaligeri
1818-1820
Olio su tela; 157,5x131 cm
Milano
Quest'opera è il primo quadro di soggetto storico-medievale
della produzione di Francesco Hayez. Anche questo quadro,
come «I vespri siciliani», utilizza un episodio storico come
metafora da utilizzare per gli ideali risorgimentali. Siamo nel
XIV secolo e Pietro Rossi fu chiamato dal doge di Venezia
Dandolo ad assumere il comando delle forze veneziane per
resistere ai tentativi di espansione degli scaligeri, guidati da
Mastino della Scala, che stavano assediando il Castello di
Pontremoli. La moglie e le figlie del condottiero lo pregarono
di non accettare, ma, nonostante ciò, Pietro Rossi diede il
suo assenso. In questo quadro vengono dunque esaltati i valori
dell'eroismo, al pari di quanto avevamo visto ne «Il
giuramento degli Orazi», nonché delle libertà repubblicane di
contro a quelle dispotiche, rappresentate dagli scaligeri,
signori di Milano.
13. L’ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo
1823
olio su tela; 291 x 201,8 cm
Tremezzo (Como), Villa Carlotta
La vicenda tragica dei due amanti shakespeariani deve ad Hayez la sua
immensa fortuna popolare. Il dipinto del 1823 divenne una delle opere
di culto dell’Ottocento romantico, grazie anche alle molte riproduzioni e
riduzioni in incisione, miniatura, smalto e cammeo. Erano molti gli
elementi del quadro che suscitavano ammirazione: la fedele ricostruzione
dell’ambiente, i riferimenti formali all’Adultera di Tiziano, la sontuosa
resa dei costumi, oltre che, naturalmente, il senso poeticamente
romantico che ispirava tutta la composizione. La legittimazione definitiva
e decisiva per l’affermazione della pittura storica a sfondo letterario
avvenne, però, nel 1830, quando Defendente Sacchi consacrò il dipinto,
a livello tematico e formale, come un exemplum della nuova poetica
romantica, antimitologica e a sfondo “moderno”. In effetti, l’opera
risulta assai preziosa per l’evidenza realistica dei dettagli dell’interno
“fiammingo” e per la naturalezza di aspetto e di atteggiamento della
protagonista femminile, che riproduce la fisionomia di Carolina Zucchi,
amante di Hayez, utilizzata come modella anche in altre opere.
14. Venere che scherza con due colombe (Ritratto della
ballerina Carlotta Chabert)
1830
olio su tela; 183 x 137 cm
Trento, Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
Il dipinto, eseguito a Trento presso lo stesso committente, il conte
Girolamo Malfatti amante della donna ritratta, suscitò un’ampia e
vivacissima polemica tra romantici e classicisti quando fu esposto a
Brera nel 1830. Lo scandalo venne suscitato dalla scelta tematica di
Venere, la quale avrebbe dovuto meritare, per rispetto alla ortodossia
mitologica, una trasposizione più idealizzata del proprio corpo nudo,
invece di un così crudo realismo che esaltava, tra l’altro, la
scorrettezza anatomica della modella. Il partito romantico, invece, si
era schierato a favore del quadro, richiamandosi alla pratica dell’amato
Tiziano che aveva spesso dato alle sue Veneri le fattezze delle
cortigiane del proprio tempo. La straordinaria resa naturalistica del
grande nudo femminile ci trasmette ancora oggi la carica polemica
dell’immagine di una quasi imbarazzante carnalità, la quale segna una
significativa distanza dalla marmorea convenzionalità del modello
classico, perseguito da altri pittori contemporanei di Hayez.
15. La Maddalena penitente
1833
olio su tavola; 118 x 151 cm
Milano, Civica galleria d’arte moderna
L’esplicito riferimento formale per questo bellissimo e
sensuale dipinto è la Maddalena penitente (1790) del
Canova. L’opera in questione, presentata a Brera nel 1833,
fu commissionata dal conte Giuseppe Crivelli. L’inconsueto
realismo di questa Maddalena suscitò reazioni moralistiche da
parte della critica contemporanea, che sottolineò l’impudicizia
e il senso di profanazione derivante da una nudità così
esplicita e conturbante. Mentre il fondo paesistico risulta
assolutamente decorativo e convenzionale, la figura nuda della
Maddalena, che si offre in tutta la sua “scandalosa”
sensualità, sembra palpitare di vita reale nella posa morbida e
naturale, nella mirabolante cascata di capelli e nello sguardo
fisso e malinconico che sembra colto dal vero. L’impostazione
essenziale e diretta del soggetto diverrà una caratteristica
sempre più presente nelle opere di Hayez, che fu, tra l’altro,
un grande interprete della bellezza femminile.
16. Loth con le figlie
1833
olio su tela
Collezione privata
Questo capolavoro della maturità rientra tra quelle
opere dell’artista in cui un tradizionale tema biblico
veniva rappresentato esaltando quelle connotazioni
erotiche e sensuali, già implicite nel soggetto, ma
amplificate ulteriormente per compiacere la
committenza. L’opera aveva suscitato scalpore per la
scabrosità del soggetto e per la sontuosità formale
quando era stata esposta nel 1833 a Brera Come
nella complementare Betsabea al bagno, anche in
questa scena biblica i nudi delle tre figure vengono
esaltati dall’ambientazione paesistica scabra ed
esotica e dalla conduzione stilistica pulita e nitida.
La candida figura della figlia sdraiata possiede,
inoltre, un’espressività di definizione psicologica,
sottolineata, insieme ad altri dettagli ammirevoli.
17. Betsabea al bagno
1834
olio su tela; 180 x 140 cm
Collezione privata
L’iconografia biblica è appena riconoscibile gli abiti egizi
dell’ancella che accentuano, in realtà, il carattere esotico
della scena. Il tema della bella Betsabea al bagno,
comprensibilmente gradito ai committenti, ebbe molta
fortuna in Hayez (che lo affrontò quattro volte) e presso
altri artisti del tempo poiché univa generi differenti: il
nudo, il quadro storico–religioso e quello di gusto erotico
e disimpegnato della bagnante. Tutta la composizione
ruota intorno al nudo levigato di Betsabea, plasmato dalla
luce che piove dall’alto lasciando in ombra solo il
paesaggio e certe parti delle figure. Alla partitura
grafica, particolarmente precisa e raffinata, corrisponde
una stesura cromatica dai toni generalmente smorzati e
freddi, a eccezione dei costumi delle ancelle accesi di un
rosso vivo.
18. Caterina Cornaro spodestata dal regno di Cipro
1842
olio su tela; 121 x 151 cm
Bergamo, Accademia Carrara
Le delusioni politiche e civili degli anni Quaranta faranno di
Hayez il popolarissimo interprete del mito di Venezia, qui
interpretato in senso tragico e teatrale attraverso le suggestioni
letterarie e romanzesche della vicenda dell’infelice regina di
Cipro, spodestata dal trono e confinata nel castello di Asolo. Il
dipinto di Hayez risente del tipico effetto del “colpo di scena”,
proprio della dinamica teatrale, qui sintetizzato nelle pose e nei
gesti dei personaggi e nella distribuzione della luce. Giorgio
Cornaro, dritto in piedi davanti alla regina sua parente, con il
volto impassibile, apre l’imposta della finestra per mostrare alla
povera Caterina che sulla fortezza dell’isola sventola il veneto
stendardo. La regina esprime, nella sua posa malferma,
sgomento, delusione e dignitosa rabbia. La sintesi scenica è
tutta concentrata su questo dialogo di sguardi e di gesti, e
sulla luce che, con la violenza di un riflettore, investe l’abito
dallo sfarzo orientale della regina.
19. Incontro tra Esaù e Giacobbe
1844
olio su tela; 208 x 300 cm
Brescia, Civica pinacoteca Tosio Martinengo
L’opera rivela una qualità pittorica altissima, legata a
un’originalissima declinazione del linguaggio purista tedesco
(acquisito durante un viaggio a Monaco nel 1837),
interpretato attraverso il recupero dei modi formali della
tradizione del Settecento veneto, come Sebastiano Ricci e
Tiepolo, dai quali risultano evidenti suggestioni. La
composizione, che non aveva suscitato all’epoca molti
entusiasmi a causa di una mancata verosimiglianza storica e
di una presunta “debolezza” di pensiero, possiede una
essenzialità costruttiva particolarmente rigorosa nelle
scelte cromatiche e grafiche e nei rapporti volumetrici tra
le figure, immerse nella semplicità formale del paesaggio.
Una posizione centrale assume la figura della moglie di
Giacobbe, ferma e immobile come una statua antica, che
illumina la scena attraverso il candore abbagliante delle sue
vesti e il colorito perlaceo della sua pelle.
20. I vespri siciliani
1846
Olio su tela; 225x305 cm
Collezione privata
Il quadro di Hayez illustra l’episodio in
maniera molto letteraria ma poco
emozionante. Le figure sono scandite
secondo pose molto teatrali che risentono
ancora dei quadri storici neoclassici del
David. Lo stile di esecuzione è anch’esso
fondamentalmente neoclassico, fatto di
precisione di disegno, rilievo
chiaroscurale, fattura molto levigata,
chiarezza di visione. L’unica cosa che fa
collocare questo quadro nell’ottica del
romanticismo è solo il soggetto ed il
contenuto: il riferimento ad una storia del
medioevo che ha come messaggio un
contenuto patriottico e risorgimentale.
21. La Meditazione
1851
olio su tela; 92,3 x 71,5 cm
Verona, Civica galleria d’arte moderna
Il dipinto segna un momento di svolta nella pittura di Hayez, orientata
e condizionata ideologicamente dai tragici eventi politici del 1848 che
aveva vissuto in prima persona a Milano. Hayez aveva già, negli anni
Quaranta, elaborato un suo personalissimo repertorio romantico
trasferendo una valenza politica e civile a una serie iconografica
definita genericamente Malinconia. Dieci anni dopo, circa, in seguito
alla delusione risorgimentale del 1848, la “malinconia” della coscienza
contemporanea si trasforma in Meditazione. In questa opera, del
1851, il messaggio politico si interpreta chiaramente attraverso gli
oggetti tenuti in mano dalla sensuale figura femminile: la finta Bibbia
con la scritta “Storia d’Italia” e una luttuosa croce del martirio
risorgimentale sulla quale compare la scritta in rosso:
“18.19.20.21.22 marzo /1848”, la data delle Cinque giornate di
Milano. La figura, particolarmente intensa ed espressiva, è raffreddata
nella sua carica emozionale dal cromatismo perlaceo e lunare, che crea
un suggestivo gioco di chiaroscuri.
22. Il bacio
1859
olio su tela; 55 x 40 cm
Collezione privata
Opera sicuramente tra le più note di Hayez, «Il
bacio» è un po' la quintessenza del sentimentalismo
romantico, per di più vestito di abiti medievali a
richiamare molti di quei grandi amori tramandati da
novellieri e drammaturghi, da Paolo e Francesca a
Giulietta e Romeo, e così via. Così rievocazioni di
sapore storico-letterario si uniscono ad atmosfere di
facile effetto, creando un'immagine che, se da un lato
banalizza alcune delle pulsioni che hanno creato il
romanticismo, dall'altro riesce a sintetizzare in modo
efficace le suggestioni condivise da gran parte del
romanticismo italiano
23. altre op e re
• 1 807-1 830
• 1 831 -1 842
• 1 843-1 860
• 1 861 -1 881
24. 1 807-1 830
• R itratto d i fam iglia • ritratto d e l conte ninni
• Aris tote le • ritratto d e l conte are s e in
• re e ze ch ia p u rifica il te m p io carce re
• R itratto d i G iu s e p p e rob e rti • p ie tro l’e re m ita p re d ica la
• R itratto d e lla F am iglia s tanca crociata
d i s onico
• giovanni d avid s u lla s ce na d e
• R itratto d i antonie tta vitali “gli arab i ne lle gallie ”
s ola
• ritratto d i d on giu lio vigoni d a
• R itratto d i carolina zu cch i
b am b ino
• ritratto d i p om p e o m arch e s i
38. 1 831 -1 842
• i p rofu gh i d i p arga • ritratto d i fe rd inand o II
• il b agno d e lle ninfe • la crociata
• au toritratto con u n le one e • ritratto d i ale s s and ro
u na tigre in gab b ia m anzoni
• ritratto d i cris tina d i • P rincip e s s a d i S ant’Antim o
b e lgioios o trivu lzio • i d u e fos cari
• ritratto d i ch op in • ragazza m alinconica
• R u th
• od alis ca s d raiata • s ans one e il le one
53. 1 843-1 860
• E p h raim • ge ntild onna ve ne ziana
• ritratto d i F e licina caglio • R itratto d e l C onte Am b rogio
p e re go d i cre m ago N ava
• as s e d io d i ge ru s ale m m e • b u s to d i ve cch io
• l’accu s a s e gre ta • Nud o
• ritratto d i te re s a b orri • ritratto d e l conte b aglioni
s tam p a m anzoni • ritratto d i m as s im o d ’aze glio
• R itratto d i Antonie tta Tars is
Bas ilico
• ritratto d i m atild e j va-
u
b ranca
67. 1 861 -1 881
• ritratto d i cam illo b e ns o • O d alis ca
conte d i cavou r • au toritratto
• la favorita ne ll’are m • ritratto d i gioacch ino ros s ini
• nu d o con lib ro • vas o d i fiori s u lla fine s tra d i
• b attaglia al te m p io d i u n h are m
ge ru s ale m m e
68. ritratto d i cam illo b e ns o conte d i cavou r
1 864