Museo Duilio Cambellotti a Latina - History of a museum and of image's
1. MU
SEO
CIVI
CO
DUI
LIO
CAM
BEL
LOTTI
Un lavoro di Eleonora Bompieri
matricola 1466759
a.a. 2011 / 12
2.
3. Questo breve book si propone di guidare il lettore alla scoperta del
Museo Civico Duilio Cambellotti di Latina, nei suoi obiettivi e nei
contenuti, e allo sviluppo step by step per la creazione di un’im-
magine coordinata del complesso museale. Le proposte intendono
che incuriosisca lo spettatore e , al contempo, si faccia portavoce dei
messaggi di contenitore e contnuto.
La progettazione di un marchio deve essere tale da prevedere il suo
MU
utilizzo in tutto ciò che è correlato al museo: apparato didascalico,
carta intestata, prodotti editoriali, comunicazione sul Web ecc.
Come lavoro di sintesi che non si risparmia a livello comunicativo,
SEO
il marchio rappresenta il nuovo volto del Museo.
CIVI
Tema Duilio Cambellotti
- Storia e percorso dell’ artista
Marchio Il marchio attuale
CO
DUI
- Cambellotti e il territorio - Obiettivi e mancanze
Prima proposta
Sede - Sviluppo
LIO
L’ Ex Opera Balilla
- storia del centenitore
- inaugurazione come sede del Museo - Obiettivi e mancanze
- impostazione del sistema espositivo
Seconda proposta
CAM
- I soggetti dell’artista: il buttero e le mandrie
Collezione Le opere
- Idee di sviluppo e mancanze
- La Pace
Terza proposta
BEL
- La Fonte della Palude
- Lo studio stilistico: le linee di forza e la verticalità
- La forza del segno: il ricorrente andamento nel dorso degli
animali
LOTTI
- Prove di colore
Quarta proposta
- Lo studio stilistico: la costruzione dell’immagine nella Reden-
zione dell’Agro
- Sviluppo
- Prove di colore
4.
5. Duilio Cambellotti nasce a Roma il 10 maggio 1876. Al 1919 risale la sua prima mo-
stra personale alla Bottega d’Arte
I primi rudimenti dell’arte li avrà nella bottega del padre Antonio, intagliatore e Moderna di Roma. Agli anni
decoratore. Arricchisce poi la sua formazione, incentrata sulle arti applicate, com- Venti si datano alcuni soggiorni
piendo viaggi studio a Napoli (1897), ad Istanbul e ad Atene, dove visita musei e ap- importanti fuori della capitale,
profondisce la sua conoscenza dell’arte classica. Lavora in modo indipendente dallo dettati da esigenze lavorative, in
scorcio del secolo, realizzando per ditte italiane e straniere, oggettistica, lampade e Umbria, a Terracina e a Siena.
gioielli di linea Art Nouveau.
ideazione di manifesti pubblicitari, primi di una lunga Parallelamente alla produzione
serie. Tra il 1901 e il 1902 esegue illustrazioni in bianco e nero per la Divina Comme- scultorea sperimenta con suc-
dia edita da Vittorio Alinari di Firenze e inizia a collaborare con alcuni importanti cesso le tecniche più diverse nel
riviste d’arte e cultura. campo delle arti decorative e
prosegue l’attività di scenografo
TE
Entrato in contatto con i circoli artistici ed intellettuali della capitale, frequenta Seve- e costumista. Nel 1930 è nomi-
rini, Boccioni, Grassi e Bottazzi; ma fondamentale, nella sua formazione ideologica nato Accademico di San Luca.
e culturale, è l’amicizia con Alessandro Marcucci, artista per diletto, e gli scrittori Nel dopoguerra moltissime sono
Cena e Aleramo, con i quali condivide idee socialiste. Con loro organizza la Mostra le commissioni, in varie città
MA
dell’Agro Romano, all’Esposizione Universale di Roma del 1911. italiane, per monumenti comme-
morativi o funerari e per vetrate
L’incontro con Ugo Falena, direttore del nuovo Teatro Stabile di Roma, gli apre le artistiche.
porte all’attività teatrale: costumi e scene del Giulio Cesare di Shakespeare, primo
realizza- Muore ad ottantatré anni a
zione delle illustrazioni - Roma, il 31 gennaio 1960.
DUI
nunzio Idee e progetti si concretizzano anche nella decorazione di alcuni villini e
dimore private tra cui, insolita ed originale, la Casina delle Civette (1914–1915) del
principe Giovanni Torlonia, nell’omonima villa romana. Le vetrate artistiche della
Casina sono realizzate dal maestro vetraio Cesare Picchiarini.
LIO
Nel medesimo periodo
collabora con diverse
La presenza di Duilio Cambellotti nella città di Latina è imponente ed energetica
case editrici. Per il teatro
CAM
come la sua arte: la costante dedizione con la quale si è rivolto al territorio, colloca
greco di Siracusa realiz-
memoria storica e nel patrimonio artistico della città di Latina.
zerà, in oltre trent’anni
Durante il suo lungo ed eterogeneo percorso artistico, ha reso protagonista asso-
luta della sua attività comunicativa la storia dei cittadini, ha tradotto in immagini,
scene, costumi e locan-
BEL
con il vigore del suo segno, l’umile lavoro nei campi ad atto nobile e vitale, merito
dine per le maggiori
di gloria e dignità. E’ riuscito a traslare in arte i concetti di speranza e di rinascita
opere di Eschilo, Sofo-
cle, Euripide, Aristofane.
ostile ed estranea.
LOTTI
torna all’attività sculto-
-
rea e negli anni 1918-
1920 nascono alcune
al popolo il concetto di arte e cultura tramite la fondazione delle scuole rurali nelle
delle sue più importanti
creazioni, ispirate per lo
più ai temi della campa-
desolato ma in constante evoluzione, appartenente ad un tempo non molto distan-
gna romana.
te dal nostro, ne ha decantato la bellezza libera e selvaggia.
Alla luce di un tale impegno profuso instancabilmente per la città di Latina, è leci-
rinascita del territorio, un’opera
d’arte.
6. Il Museo Civico Duilio Cambellotti di Latina è situato sulla Piazza San Marco
che ci illustrano come e quanto Cambellotti intendesse la sua attività scultorea in
chiave architettonica, non esente, talora, da una marcata componente teatrale.
1932 dall’architetto e urbanista Oriolo Frezzotti
(1888-1965), autore nello stesso anno del Piano Regolatore della “Città Nuova di
Sala 1: Monumento ai Caduti di Priverno (‘32-33)
-
battente.
Sala 2: Monumento ai Caduti di Terracina (‘19) e Borgo Hermada (‘59)
Cambellotti e l’architetto Frezzotti: un rapporto che nella realtà non fu solo teorico,
Sala 3: due rilievi in gesso con l’Allegoria della Giustizia, per il Tribunale di Littoria
ma li vide strettamente collaborare nel Palazzo del Governo (1934) e nel Tribunale
(1936) della città, dove ancora oggi è possibile ammirare due delle più importanti
Sala 4: versione in cera scura della Pace (‘14-19)
creazioni dell’artista romano.
SE
Sala 5: studi per il Fontanile delle pecore (‘30) e per la Fonte delle lavandaie (‘10)
due piani e ha un impianto anulare.
Il prospetto principale presenta una parte centrale architravata nella quale si in-
Sala 6: grandi cartoni delle vetrate con la Madonna in trono e gli angeli (1918-19),
seriscono l’ingresso preceduto da alcuni gradini e una vetrata superiore. Ai lati, le
unitamente a numerose ceramiche e terracotte dipinte.
DE sviluppati anche in altezza, si sono subito prestati agli obbiettivi museali.
EX
Nel 1984 il Comune di Latina decide di celebrare il profondo rapporto esistito
tra Duilio Cambellotti ed il territorio pontino con la mostra Duilio Cambellotti
OPE
A quella impostante esposizione fa seguito, una decina di anni dopo, l’allestimen-
to presso la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Latina di una
sezione appositamente dedicata ad alcune opere dell’artista romano, giunte nel
capoluogo grazie alle donazioni degli eredi Cambellotti
RA
dall’Amministrazione Comunale di Latina.
Partendo proprio da quell’importante nucleo - impreziosito negli anni da altre rile-
vanti acquisizioni - nasce nel 2005 il Museo Civico Duilio Cambellotti di Latina,
con sede proprio nel palazzo della prima mostra a lui dedicata nella città.
BA
LIL
LA Il museo non propone solo l’esposizione permanente ma si occupa anche della
promozione di molti eventi culturali a Latina.
L’ex Opera Balilla è un punto di riferimento per seguire mostre di artisti locali, più
o meno recenti, partecipare a conferenze sugli argomenti più disparati. Queste
ultime possono aver luogo sia nell’apposita sala convegni, sia nel salone principale.
Il museo è inoltre disponibile per programmi di valorizzazione e promozione mu-
seale attraverso visite guidate a tema, consulenza per tesi di laurea e stages univer-
sitari in museologia.
7. " L'ho concepita modernamen-
manifesti e documenti, che documentano in modo pressoché esaustivo circa mezzo te senza corone e senza trofei,
secolo di attività dell’artista romano nel territorio pontino.
senz'ali e senza sandali, una pace
Nel grande salone centrale hanno trovato posto i cartoni originali preparatori per più umana che divina, e ho mo-
La Redenzione dell’Agro (1934), il ciclo pittorico realizzato a tempera su pannelli in dellato nella cera una giovane
eternit che decora il Palazzo del Governo di Latina, unitamente ai bozzetti a tempera donna che reggendo faticosa-
su carta ed a quelli a matita e a china su carta lucida, che raccontano in modo pres- mente sul capo un grande aratro,
soché esaustivo l’iter creativo del grande ciclo murale. cammina sicuramente sovra le
zolle insanguinate dalla battaglia
e guarda l'avvenire. “
COL
La Pace è una delle prime sculture
in cui l'artista propone il taglio forte,
netto e profondo, palesemente antina-
LE
-
ca.
Nel 1984 e nel 2000 sono state realiz-
zate due traduzioni in bronzo colloca-
ZIO
te rispettivamente presso la Presiden-
za della Giunta Regionale del Lazio a
Roma e in Piazza B. Buozzi a Latina. Un'altra grande creazio-
L’ intensa attività scultorea di Duilio è documentata attraverso un ampio numero di ne, a cui Cambellotti si
NE
opere, di grande e piccolo formato. applicò in diversi mo-
Va ricordato il Buttero (1918-19), soggetto ricorrente nelle opere di Cambellotti menti nell'arco di oltre
le Vacche aratrici, le Vacche del Vomere un ventennio, è la mo-
(1924) e la ieratica Pace (o La Vagante), una grande scultura in gesso generalmente numentale Fonte della
riferita al periodo 1914-1919. La maggior parte di queste sculture presentano una Palude, una scultura in
base alta e levigata. La soluzione va cercata negli intenti dell’artista: Cambellotti ve- bronzo in cui un gruppo
LE
di cavalli si abbevera
palude. presso una fontana, fusa
Lungo le pareti sono esposti i disegni originali a china per il volume “Usi e costu- nel 1984 dall'originale in
mi della Campagna romana” (1924), i cosiddetti “Disegni pontini”, a carboncino e gesso conservato nella
OPE
matita (1910-20), unitamente a numerosi studi a penna e matita per alcune scene del Galleria d'Arte Moderna
Cielo sulla palude” (1948). di Roma.
L’artista riproporrà, sem-
pre nel 1936, lo stesso
RE
gruppo scultoreo nella
di Euripide, realizzata
per il Teatro Greco di
Siracusa.
Una particolare annotazione meritano i numerosi studi preparatori - talora vere e
-
trata) dedicati ai Monumenti ai Caduti progettati per Terracina, Priverno e Borgo
Hermada, che ci illustrano come e quanto Cambellotti intendesse la sua attività
scultorea in chiave architettonica, non esente, talora, da una marcata componente
teatrale.
8. Per il marchio attuale, il museo si è servito di una - A parer mio, questo marchio, seppur
tista nelle sue varianti.
In esso, riconosciamo tre elementi distinti, riuniti in una forma circolare: manca nell’esprimere il principale
obbiettivo del museo: promuovere
• la , “Duilio Cambellotti”, più rara da trovare nelle sue opere; un artista che incarni il patrimonio
culturale della città. Questo è spo-
• l’acronimo gliato dalla sua componente territo-
e slegata dalla “C”, il richiamo all’ originale è evidente; riale, del tema su cui si incentra la
collezione, ossia il rapporto tra l’ar-
• la spiga, elemento decorativo e caratterizzante. Questa esprime lo spirito rura- tista e l’Agro Pontino, per un indica-
le, legato alla terra, di cui l’artista fu portatore per tutta la vita. zione troppo generica e dispersiva
sull’operato di Cambellotti.
La combinazione di questi elementi nel logo non si sviluppa in un tratto pulito e
MAR
digitale ma mantiene un , sia per richiamare i suoi punti di Questo marchio troppo si focalizza
- sull’artista in generale, senza dare
zione nel percorso dell’artista (da non dimenticare che gran parte della collezione una decisa informazione sul museo:
contenuta nel museo è composta proprio da schizzi e studi preparatori, ovviamen- collezione, stile, collocazione...
CHIO
te fatti a mano).
AT
identità culturale e storica della città, dando spazio ad
un artista che ha fortemente contribuito all’immagine della “nuova” città di Latina
e del territorio.
TUA
ritratto nelle sue questioni sociali, politiche e storiche.
Le sue opere si
LE
ritrovano in nume-
rose piazze e palazzi
dell’ex Littoria.
Giulio Cambellotti è
un artista che, se co-
nosciuto ed appro-
fondito, permette di
consapevolezza del
valore degli spazi
pubblici, una nuova
considerazione
degli ambienti in
cui spesso non ci si
Da ricordare, il
grande complesso
scultoreo presso il
Tribunale.
9. cambiandone le tonalità. In particolare, il quadrato ruotato, può diventare un “ele-
• una forma di base non più circolare ma quadrata. Il quadrato dà idea di pro- mento di gioco” che ne cambia l’impatto visivo:
tezione, proiettandosi quindi subito su un impressione di raccoglimento e si-
curezza. La forma inoltre, ruotata di 25 gradi, rende l’immagine più dinamica e
moderna;
• l’intestazione non riporta solo il nome dell’artista ma sottolinea il sistema mu-
seale rappresentato. Il font richiama i caratteri dell’Art Deco, dell’epoca fascista,
dando anche una prima idea di contestualizzazione della collezione del museo;
• l’immagine dell’ex Opera Balilla fornisce un’informazione ben precisa: la col-
locazione del contenitore. Con una conoscenza più approfondita del loco, se ne
•
l’artista;
la spiga, simbolo ricorrente, è l’unico elemento riutilizzato dal marchio originale, MAR
CHIO
seppur estrapolato da un’altra opera dell’artista. Questa ha una forma più allunga
-
spigolose degli altri elementi, dando l’impressione di essere stata disegnata dallo
stesso artista.
PRI
NO
MA
PRO
• Numero di informazioni
La prima proposta, nel risultato complessivo, si presenta troppo complessa,
con troppo informazioni. Bisogna cogliere le notizie essenziali, tralasciando
le secondarie.
• Rapporto marchio-dimensione
Il marchio ha l’impatto voluto solo in medio-grandi dimensioni: essendo que-
PO
STA
una carta intestata, la seguente proposta non può essere accolta.
• La spiga
Sebbene sia un elemento caratteristico trattando Cambellotti, essa non ha un
valore comunicativo immediato ma che è scoperto solo dopo aver conosciuto
l’operato dell’artista.
La spiga è un simbolo molto utilizzato per indirizzi diversi quindi può essere
10. Visti i problemi incontrati col primo marchio, la seconda proposta si indirizza al Il buttero
raggiungimento di due obiettivi:
Il motivo del “cavalcatore dell’Agro Pontino” è tra i più amati dell’artista che, a par-
• Essenzialità tire dalla metà degli anni Dieci, lo tradurrà in sculture, incisioni, disegni e dipinti.
La semplicità rende il marchio un’immagine immediata, subito riconduci-
bile al museo, comprendendo così tutte le informazioni ad esso correlate “ Il cavalcatore dell’Agro Pon-
(locazione,storia..);
tino era più che altro un sorve-
• Caratterizzazione gliante e dominatore di ani-
Individuare gli elementi distintivi, per stile, linee, forme e soggetti nel lavoro
di Duilio Cambellotti ed esprimerli nel marchio. Questo può essere un punto della palude, meno taglieggia-
tore, meno sinistro e per opera
dopo la visita.
MAR
e carattere. Era un quadro di
sapore eroico, evocatore di età
primeve il vederlo scortare la
torma dei maremmani o regge-
CHIO
re la forza dei tori giganteschi
dallo sguardo feroce allorchè le
mandrie per cambiar pascolo
dovevano varcare i margini dei
canali. ”
SE
Il Buttero è un’opera in cui,
su una sorta di stele, attra-
verso l’ideale prolungamento
di linee e forme stilizzate,
CON
si compie la totale fusione
tra cavaliere e cavallo. In
questa emblematica scultu-
ra, Cambellotti si discorsa,
DA
almeno momentaneamente
dal modellato intenso, spigo-
loso, quasi espressionista per
“ Una sincera ispirazione della natura e dei fatti umani, è questo quanto volgersi verso una sintesi ed
PRO
ha sorretto e governato il mio operare, e ho ricercato in ogni opera un astrazione delle forme.
contenuto espressivo che dicesse del buono, del nuovo e dell’utile, e par-
“ Più solenne e sinistra-
lasse chiaro e semplice, e rappresentasse la realtà nel movimento e nel
mente misterioso il guar-
PO
divenire. ”
diano a cavallo. Il suo
mezzo di locomozione era
Come si legge dalla citazione dello stesso artista, l’arte di Cambellotti ha la maggior la cavalla maremmana dai
STA
parte delle sue radici nella natura e nel rapporto che l’uomo (per lo più contadino) crini scomposti, dall’occhio
serpentino, dal passo breve
quieta unità. e ovattato che più che
L’artista raramente si muove su forme astratte: le immagini che evoca sono sempre
avanzare sembrava sca-
turire dal sottoterra come
Cambellotti ha comunque sottolineato il suo interesse per alcuni personaggi, per un essere infernale, con il
suo cavaliere, erto sull’alto
arcione tutt’uno con l’ani-
male. ”
11. Le mandrie
Mito e simbolo rappresentano nell’arte di Cambellotti un binomio pressochè im-
prescindibile. Accanto agli uomini incontrate nell’Agro, anche gli animali surgono
in cui una grande mucca diviene tangibile immagine di una primordiale Madre
-
legiato mediatore tra l’umano e il divino.
MAR
CHIO
SE
Per Cambellotti, il modo degli animali, insieme ad “alberi e uomini della vanga e
del solco” costituì non solo un inesauribile nutrimento dell’animo, ma anche uno
dei principali motivi d’ispirazione. Buoi, bufali, mucche e cavalli, presenze peculia-
Nelle sculture, studia attentamente l’opera da più punti di vista: quella laterale,
-
basata su un gioco di forze che si sviluppa lungo il dorso degli animali, si chiude
CON
con la verticale dell’alta base su cui poggiano le opere. L’osservazione svela una
nuova creazione, in cui l’attento studio dei volumi, delle forme e degli incastri
appare strutturato su una struttura piramidale
“Tori monumentali dalle corna immense, dalla cervice eretta e nera, sembrano sollevarsi dal suolo, o meglio, dalle acque palustri dell’Agro.
DA
vaccine candide, bufali bronzei dal corpo velloso e incrostato di fango. Il
e avvolgeva quelle forme in un’atmosfera d’oro e fuoco...”
che suscitava un complesso di impressioni che mi inducevano ad osser-
PRO
vazioni che non mi sarebbe stato dato di cogliere se io fossi stato a terra,
PO
STA
12. Il marchio per questa seconda proposta si compone di soli due elementi (numero
dimezzato rispetto alla prima): Schizzi preparatori fatti a mano
• la con acronimo dell’artista, fondamentale per comunicare il tema del
museo;
• la sagoma di una delle opere scultoree della collezione. Nella scelta di essa
sono due i caratteri principali di cui tener conto, come opera rappresentativa:
- il soggetto, come icona del pensiero dell’artista e comune a più opere e,
- l’alto basamento, particolarità stilistica di Cambellotti presente in tutte
MAR
le sculture della collezione.
Due sono gli orientamenti per il soggetto: da una parte il buttero -
te per Cambellotti; dall’altra il bufalo.
CHIO
Questo animale, oltre all’importanza per l’artista, prima sottolineata, rappresenta
una presenza rilevante nel territorio, nell’Agro di ieri e di oggi. Il bufalo è un ani-
male caratterizzante nella palude, resistente all’ambiente ostile. E’ proprio grazie ad
esso che gli abitanti delle zone palustri hanno saputo sopravvivere, con latte, pelli e
carne. Non c’è animale che meglio incarni lo spirito dell’Agro.
SE
Il bufalo, allevato già da secoli
resistenza e per la sua capacità NO
di adattamento, era praticamen- Nonostante la semplicità della costruzione, il marchio rimane poco chiaro nell’im-
CON
te l’unico animale in grado di magine e confuso se ridotto in formati inferiori.
sopravvivere nelle paludi.
chiaro dagli esempi, in campiture rosse, ma con sagome e pochi accenni di detta-
Il bufalo è stato un protagonista, glio interni, come nello schizzo qui laterale, esso continuerebbe a risultare poco
DA
mai adeguatamente ringraziato, diretto e comprensibile.
E’ necessaria un’ ulteriore .
e pontino. Erano bufali quelli che
trainavano i carri e dissodavano
PRO
i terreni, erano le bufale a fornire
soprattutto erano i bufali a tenere
puliti i canali. Il problema seco-
PO il lavoro di prosciugamento in
sè, quanto piuttosto la conserva-
zione delle opere. I canali realiz-
STA riempirsi di detriti, la vegetazione
riprendeva gli spazi consueti e
il bufalo era l’unico “mezzo di
lavoro” che a basso costo potesse
assicurare la manutenzione.
camminando, le erbacce e i detriti che si depositavano sul fondo.
13. Facendo tesoro dei problemi incon- Meritano una particolare attenzio-
trati con la prima e seconda propo- ne i : il dorso
sta di marchio, questo terzo tenta- di mucche e cavalli segue una linea
tivo si fonda su un nuovo obiettivo: sinuosa e costante, con zampe ante-
superata la questione strutturale, riori piegate e muso verso l’alto.
del numero dei componenti facenti
parte di esso come note informative, Evidenziando le linee di forza delle
è necessario intraprendere una ricer-
ca di , della stessa linea strutturale costante, seppur
immagine esplicativa. con qualche leggera variabile in ogni
Per far ciò, è necessario ridurre variabile (disposizione delle zampe,
all’essenziale le opere di Cambellotti, posizione del muso..).
linee di forza, I dorsi degli animali tracciano una
MAR
di movimento, di espressione. lunga curva ondulata di molta
espressiva: le bestie sembrano arrese
Solo così si potrà davvero comprendere e tradurre in segno lo stile e le forme tipi- alla vita palustre, quasi inginocchia-
te o morenti.
CHIO
che dell’artista.
eometrizzazione delle Volendo utilizzare questa linea dominante per il marchio, ci si pone il problema di
: la spigolosità delle forme dei tratti si alterna a grandi linee curve. quale potrebbe essere la modalità migliore per la sua espressione:
Il risultato è sempre una struttura molto compatta e organica. • un segno realistico, che associ in maniera molto evidente il tratto alla gobba
dell’animale. Il suo approccio sarebbe sicuramente più concreto e comprensibi-
TER
le;
Studio di riconoscimento delle linee
• un segno astratto, il cui obiettivo è valorizzare la linea ricorrente dell’artista
senza ben collocarla all’interno di un’unica categoria di soggetti. Questo mira
ZA
quasi esclusivamente a sottolineare una nota stilistica.
PRO
PO
STA
Da evidenziare è anche la verticalità
sagome dei soggetti ma, nelle sculture, rende questi ultimi come sospesi da terra,
emergenti dall’interno dello stesso materiale.
14. Volendo utilizzare questa linea dominante per il marchio, ci si pone il problema di Cambellotti è un artista che parte dal reale, dal naturale., le sue opere si plasma-
quale potrebbe essere la modalità migliore per la sua espressione: no su idee e immagini concrete. Proprio per questo, ho deciso di spostarmi su un
• un segno realistico, che associ in maniera molto evidente il tratto alla gobba
dell’animale. Il suo approccio sarebbe sicuramente più concreto e comprensibi-
le;
“ Ho accennato ai bufali. Questi animali non aborigeni erano degli
intrusi, una vicenda di guerra li aveva condotti qui nel V secolo
• un segno astratto, il cui obiettivo è valorizzare la linea ricorrente dell’artista dopo Cristo. Poco trattabili, dall’aspetto quasi diabolico, sobri e
senza ben collocarla all’interno di un’unica categoria di soggetti. Questo mira forti, erano adibiti nella palude sfruttando la invicibile attrattiva
quasi esclusivamente a sottolineare una nota stilistica. dell’acqua che hanno questi animali di origine tropicale. Questo
costituiva il quadro tipico della palude e ha esercitato l’arte di
Arrivando all’estrema sintetizzazione, ne emerge solo la linea arcuata del dorso,
grandissimi e modesti presi dal fascino della cosa indimenticabile.
MAR
elemento di tensione del corpo. Ho seguito i bufali come miei colleghi coll’intenzione di studiarli per
ore ed ore sotto il sole cocente. Iavvicinabili da chinque, obbediva-
no agli ordini di un guidatore che poteva chiamarli per nome. Esso
Esperimento del marchio in segno astratto
CHIO
li seguiva sopra un’imbarcazione dal ventre piatto, munito di un
lungo e grosso ramo di frassino. ”
TER
ZA
PRO
PO
Per evidenziare l’impatto che le mandrie hanno avuto su Cambellotti il singolo
disposizione ad origine comune in cui i corpi si espandono verso l’esterno. Questa
STA
Essa sicuramente evoca un idea di dinamismo, forza e resistenza.
NO L’immagine del bufalo nell’acqua è così forte e concreta da poter essere resa
-
La seguente soluzione non legittima gli obiettivi del museo, mancando quasi del
tutto in una chiarezza dell’informazione.
Ipotizzando l’approccio con un soggetto esterno, una simile immagine non si di-
mostrerebbe evocativa tanto per un passante che per un visitatore, anche abituale
del museo.
Per il segno bisogna quindi spostarsi verso un indirizzo più realistico, subito asso-
ciabile all’immagine concreta dell’ animale e, quindi, delle opere.
15. MAR
CHIO
TER
ZA
PRO
PO
L’immagine riesce ad evocare tutta l’espressività contenuta nelle opere del museo. Il bufalo, vero protagonista della palude, sembra alzarsi con fatica dal piano, dall’acqua stagnante,
emergendo in tutta la sua solennità.
STA
-
posa. Insieme al bufalo, emerge l’intestanzione del museo, in carattere sans serif Avant Garde, parzialmente tagliata dal piano. Questo font estremamente geometrico è mirato a non
prevalere otticamente sulla sagoma dell’animale, il vero forziere dell’informazione.
16. Il marchio in outline è valorizzato nella semplicità: è
ben chiaro infatti che il carattere del segno non è reso
dalla complessità, ma dalla decisa semplicità della
traccia.
Proprio questa essenzialità la rende facile da memoriz-
zare e, allo stesso tempo, molto adattabile a interpreta-
zioni di tonalità.
marchio riesce ad associarsi ai toni quasi assimilando
MAR
impostato e ricercato col rosso, quasi giocoso con
arancione e verde...). Tale qualità può essere sfruttata a
-
CHIO
seo: ad esempio, ognuna delle sale tematiche potrebbe-
ro essere associata au un colore.
TER
ZA
PRO
PO
STA
18. Redenzione dell’Agro e il manifesto per
un opera teatrale a Siracusa, è evidente l’utilizzo di una struttura di base molto che il nuovo ordine spazza via: da un lato il «pantano secolare» con il groviglio di
punto di vista a tre quarti rende l’immagine ancora più dinamica, ricreando una naturale della malaria - ma anche disperato rifugio di carbonai e avventizi; dall’al-
sorta di apertura a ventaglio, un’onda dei personaggi. tro gli abitatori abituali della palude, il buttero, le bufale, i cavalli bradi; presenze
fuggitive, divenute «fantasmi» perché legate oramai alla desolazione e alla miseria
del passato.
L’arrivo dei coloni ex-combattenti annuncia la redenzione dell’Agro pontino sotto
l’egida del fascio littorio, l’ordine nuovo, assertore di una delle massime aspirazioni
dell’uomo-rurale: la conquista della terra.
Questo ciclo narrativo è uno dei più elevati esempi di mistica totalitaria nell’ambito
dell’intera vicenda muralistica italiana, quando il sentimento contemplativo di-
viene verità assoluta, come l’evocazione rapida di un sogno, di un prodigio. L’alfa-
MAR
beto simbolico cambellottiano esalta la creazione di una nuova
individuata nella saga combattentistica del pionierismo, nella sacralità eroica del
lavoro che annuncia il progresso, nella essenziale scansione temporale: guerra-
CHIO
rivoluzione-ricostruzione.
QUAR
TA
La Redenzione dell’Agro è sicuramente l’opera predominante nel museo, sia per
importanza che per la posizione che occupano i disegni preparatori all’interno
della struttura. Con tutta la sua ampiezza, si trova nel salone principale come vero
PRO
fulcro della collezione: in quest’opera convergono tutti i caratteri distintivi dell’arti-
sta (pensiero rurale, interesse sociale e politico, soggetti animali…) in un contesto
che interessa precisamente il territorio e la storia di Latina.
Ritengo sia d’obbligo evidenziare il suo ruolo nel museo e nel campo artistico loca-
PO
le anche nella progettazione del marchio.
La Redenzione dell’Agro Pontino, trittico che domina la sala del Consiglio provin-
ciale nella Prefettura di Latina, ancora oggi appare come un’opera spiccatamente
STA
celebrativa, epica e apologetica. Il dipinto consacra, su 24 pannelli di eternit, una
delle più marcate interpretazioni dell’incipit novus ordo che il regime fascista in-
tendeva rappresentare.
fascio littorio piantato nella terra a eternare politicamente la conquista, con i con-
- Questo movimento nell’arrivo dei militi grigi è una costante
se in rilievo plastico come in una rappresentazione classica. Sullo sfondo in primo nell’originale è documentato da una lunga evoluzione riscontrabile negli studi e in
piano la nuova città di Littoria, contornata da un reticolo di strade e poderi, anima tutti i disegni preparatori dell’opera conservati nel museo.
lineamenti sinuosi del Vulcano laziale.
19. MAR
CHIO
QUAR
TA
PRO
PO
STA
Questo marchio alternativo dal segno astratto riassume tutta la forza di movimento della scena centrale: l’arrivo dei militi grigi. Questi, come fasci di energia, come un’onda si
come sostenuti, si gettano con furore verso il terreno.
20. MAR
CHIO
QUAR
TA
PRO
In outline, si nota maggiormente il tratto impreciso del marchio: questo non è casuale,
schizzi preparatori.
PO
risultati. Cambiando l’ordine delle tre tonalità scelte sugli elementi, questi cambiano di
gerarchia, evidenziando, in modo alterno, l’asse centrale oppure le curve dei perso-
naggi. La combinazione favorita vede uno sfondo colorato con curve in bianco, perchè
STA
più evocative nell’idea di movimento dettato dal concept.