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COMUNICAZIONE CONSAPEVOLE ODONTOIATRA-PAZIENTE
UN ESEMPIO CONCRETO ATTRAVERSO LA METODOLOGIA
ANALITICO-TRANSAZIONALE
Autori: L.Ghianda**,M.Gangale*
**Esperta in sviluppo personale, organizzativo, educativo
*Università degli Studi dell’Insubria, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corso in Igiene Dentale
Riflettere sulle modalità di costruzione di una relazione efficace tra odontoiatra e
paziente nasce dalla ferma convinzione che il paziente necessita un odontoiatra che
sappia cogliere la natura psicologica di quel preciso paziente, un odontoiatra che
abbia compreso che il “modo” con cui comunicherà con il suo paziente sarà per
questi un’ancora con cui affrontare la malattia, un odontoiatra convinto che stabilire
una relazione “emotiva” con il paziente rappresenti una priorità e non una semplice
appendice della relazione di cura, un odontoiatra fermamente convinto che il
paziente ha bisogno di essere preso in cura nella sua dimensione fisica e
psicologica.
2
Per comunicazione si intende un trasferimento di informazioni o assunzione da parte
di un soggetto delle credenze del proprio interlocutore ed anche elaborazione e
condivisione di significati all’interno di un contesto dotato di senso. Il processo di
comunicazione è un evento interattivo in cui gli interlocutori occupano posizioni
alternative, collaborando alla produzione di significati nel rispetto di norme e regole.
Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari:
o simmetrico: i modelli tendono ad essere simili, minimizzando le differenze
o complementare: il modello di un interlocutore completa quello dell’altro. Sono
presenti due diverse posizioni: one-up e one-down. L’una è complementare all’altra.
Non sempre la comunicazione è intenzionale, conscia o efficace. Certamente non si
puo’ non comunicare: il silenzio è un messaggio relazionale.
La comunicazione verbale è il linguaggio, che assume caratteristiche diverse
secondo chi parla, lo scopo per il quale viene usato, la situazione (es. formale,
informale). La comunicazione paraverbale comprende elementi accessori come il
volume della voce, l’altezza e l’intensità della voce, la velocità dell’eloquio, la fluenza,
il movimento. La comunicazione non verbale comprende elementi come mimica del
viso, gestualità, orientazione e postura, distanze e spazi, condotte comportamentali.
Non sempre è facile capirsi: il contenuto di cio’ che viene trasmesso dall’emittente
può risultare diverso dalle intenzioni interne che lo hanno mosso; il ricevente può
distorcere il significato di quanto gli è stato comunicato attraverso una personale
interpretazione. Ambiguità, malintesi, comunicazione inefficace sono il risultato di
una comunicazione incongruente fatta da una certa discrepanza tra contenuto
verbale, para-verbale, non verbale. Inoltre, contenuto latente, cioè non espresso, e
contenuto manifesto possono lasciare confusivi sospesi nella relazione, perché il
secondo, teoricamente parte centrale della comunicazione, può risultare secondario
ad un’attenta analisi, oppure irrilevante, ed usato a volte per mascherare il reale
contenuto, che rimane però nascosto.
Per ottenere una forma di comunicazione efficace è bene adottare alcune modalità:
 ascolto attivo: porre domande ad hoc ed ascoltare le risposte
 riaffermare: ripetere all’altro ciò che si ritiene sia il pensiero principale che si
è voluto esprimere
 rispecchiare: aiutare l’altro ad analizzare meglio i propri pensieri e le proprie
emozioni rispetto ad un problema appena accennato
 chiarificazione: chiedere conferma del messaggio che l’altro ha inviato
 focalizzare: riportare l’attenzione su un argomento che si valuta importante
3
sia per sé sia per l’altro, al fine di fuggire dinamiche elusive
 riassumere: riepilogare e puntualizzare gli aspetti più importanti emersi dalla
comunicazione
Ascoltare è fondamentale. Trattasi di un atteggiamento di sensibilità, disponibilità e
recettività verso un altro individuo, rivolto a cogliere non solo l’aspetto verbale ma
anche quello non verbale (psicologico, emotivo).
Per prevenire le interferenze, è bene fare uso del feedback: “messaggio di ritorno”
con il quale fare chiarezza, evitare malintesi, costruire una relazione sana, mostrare
interesse verso l’interlocutore.
Non dimenticare che ogni comunicazione procede su due livelli, il piano del
contenuto e il piano della relazione. Il primo comprende informazioni che
costituiscono il contenuto di una comunicazione. Il secondo è fatto di segnali non
verbali, che danno significato alle parole, fornendo informazioni supplementari
relativamente a quello che l’emittente vuole veramente dire. L’aspetto di relazione
pesa molto più nello scambio comunicativo tanto da definire l’aspetto di contenuto.
Segue uno stralcio di colloquio tra un odontoiatra ed un paziente, vulnerabile sul
piano emotivo, perché odontofobico. Le transazioni verbali tra i due vengono
sottoposte ad analisi secondo la metodologia analitico- transazionale.
L’Analisi Transazionale è una disciplina all’interno delle scienze psicologiche. Nasce
con Eric Berne negli anni ’50 in California. L’ Analisi Transazionale rende possibile
ipotizzare il dialogo interno di un individuo tramite una lettura del dialogo esterno
transazionale. Identificando gli stati dell'Io attivi tra due persone che comunicano, è
possibile risalire a "quello che una persona si sta dicendo dentro", alle sue
transazioni interne (dialogo interno) e alle emozioni correlate ai vissuti interiori.
Lo Stato dell’Io è un insieme compatto e coerente di sentimenti da un punto di vista
fenomenologico, di comportamenti da un punto di vista operativo, di sentimenti che
motivano modelli di comportamento da un punto di vista pragmatico. Eric Berne
(“Ciao e poi” 1972) precisa: “Gli stati dell’Io sono coerenti sistemi di pensieri e
sentimenti che si esprimono in corrispondenti sistemi di comportamento”. Ciò
significa che non sono un’astrazione ma hanno base biologica.
Si passa da uno stato dell’Io all’altro molto velocemente perché l’energia fluisce
velocemente tra uno e l’altro. I tre stati dell'Io sono: Genitore, Adulto, Bambino.
Lo stato dell’io Genitore si schematizza ulteriormente in: Genitore Affettivo e
Genitore Normativo, mentre lo stato dell’io Bambino in Bambino Libero, Bambino
4
Ribelle, Bambino Adattato.
Gli stati dell’Io sono soggetti a crescita, sviluppo, cambiamento. Se funzionano è
perché sono energizzati, ma a seconda delle situazioni è più facile energizzare uno
stato dell’Io piuttosto che un altro. Ogni stato dell’Io può biologicamente modificarsi
e, mediando le esperienze, adattarsi, a livello comportamentale, a cambiamenti e
sollecitazioni sociali.
La comunicazione tra due individui può essere letta come uno scambio tra stati
dell’Io diversi o omologhi.
Otondoiatra – Vuole darmi la borsa che l’appoggiamo qua?
L’odontoiatra si approccia in modo cortese, a partire dallo stato dell’Io Bambino
Adattato, preposto a rispettare i bisogni altrui, come pure ad accettare gli ordini,
modalità accogliente che consente di lasciare alla paziente la scelta, ponendola su
un piano relazione one-up.
Un uso consapevole dello stato dell’Io Bambino Adattato risulta molto potente in
ambito comunicativo, soprattutto quando si vogliono evitare dinamiche impositive, o
quando si vuole mettere a proprio agio un interlocutore che si sente in posizione di
inferiorità, come potrebbe avvenire nel caso di un paziente nei confronti di un
odontoiatra.
Paziente - …
La paziente assume un atteggiamento paraverbale di silenzio assenso, la sua testa
è bassa e comunica insicurezza. Anche lei ha energizzato lo stato dell’Io Bambino
Adattato, seppur in modo inconsapevole, in un’accezione diversa rispetto
all’odontoiatra.
O – La vedo preoccupata, è così?
Operazione riflesso del sentimento, seguita da una transazione interrogativa quale
richiesta di verifica circa l’esattezza dell’interpretazione.
L’O nota che la PZ è terrorizzata, immersa completamente nel suo stato dell’Io
Bambino Adattato, segno piuttosto di una emotività inarrestabile, espressa tramite
immobilismo, chiusura, mutismo, spalle curve, come se fosse un vero bambino in
grande difficoltà emotiva.
L’O intende soffermarsi sull’emotività della PZ, al fine di portarla ad esplicitare le sue
emozioni e palesare le sue paure. Ciò promuove accoglienza e comprensione,
5
risultando un esplicito permesso ad essere se stessi, come a dire: “Puoi provare
ansia ed esprimerla. Questo non è male.”
Non sempre è facile offrire questo permesso al paziente, perché le emozioni
dell’utente vanno poi gestite e questo puo’ mettere in difficoltà l’operatore. A tal
motivo è bene implementare capacità sociali complesse con opportuni programmi di
formazione comportamentale-relazionale, atti a riflettere sulla propria gestione del
ruolo professionale.
PZ– Mmm è questa sedia che mi mette l’ansia.
O – Capisco, il riunito le mette ansia.
Operazione di riformulazione, atta a consentire alla paziente di proseguire nella
sua esposizione
PZ – Si’
O – E’ una cosa che prova da tanto tempo?
Operazione di interrogazione - domanda aperta: l’intento dell’O è quello di creare
uno spazio relazionale accogliente. Ciò è possibile attraverso la conoscenza del
vissuto della signora, invitandola a raccontarsi.
PZ – Cioè…io sono di natura ansiosa…mi capita in molte occasioni, al lavoro sono
sempre tanto in ansia, per esempio.
La signora coglie l’opportunità che le viene offerta, opportunità preziosa che
promuove alleanza terapeutica e permette all’O di raccogliere elementi importanti
da utilizzare durante il trattamento per una migliore gestione dell’ansia odontoiatrica.
O – Quindi non solo dal dentista?
Operazione di interrogazione: domanda esplorativa atta alla ricerca di elementi
utili per costruire un’anamnesi e consentire alla signora di esprimere il suo disagio,
approfondendo l’argomento.
PZ – No. Anche se devo affrontare una cosa nuova sul posto di lavoro mi prende
l’ansia…
La PZ sorride imbarazzata. Tale atteggiamento extra-verbale lascia presumere la
6
presenza di un dialogo interno ad opera dello stato dell’Io Genitore Critico quale:
“Che sciocca sei ad avere paura del riunito!”. La paziente è in imbarazzo per la sua
reazione ansiosa.
Il sorriso, seppur appannato, sembrerebbe segno della presenza della risata della
forca, forma di autosvalutazione. L’odontofobico riconosce la propria incapacità di
affrontare situazioni normali per altri, per cui il vissuto che lo accompagna è di
profonda inadeguatezza.
O – E’ una ansia presente in molte situazioni diverse, è una ansia generalizzata,
insomma.
Operazione di specificazione: affermazione dallo stato dell’Io Adulto con lo scopo
di categorizzare un’informazione ottenuta tramite una precedente interrogazione.
L’obiettivo è quello di fissare un dato emerso, far sentire la paziente ascoltata e
compresa, offrire e ottenere un feedback quale conferma della correttezza di quanto
afferrato.
L’O sta effettuando una operazione dialogica tesa alla valutazione del problema.
Dedicare del tempo alla conoscenza del paziente, evitando di fargli compilare in
solitudine una scheda riepilogativa della propria condizione di salute è un modo per
comunicargli implicitamente: “Non sei un numero”, condizione prima per creare
intimità e fiducia. Dare spazio all’indagine di forme ansiose metterà in luce la
frequenza degli episodi, evidenzierà la gradazione d’intensità soggettiva del
fenomeno e soprattutto permetterà all’operatore di approcciare in modo delicato il
paziente, offrendogli uno spazio auto-espressivo prezioso, permettendogli di
esperire la sensazione di essere accolto nella sua interezza, senza valutazioni di
sorta.
PZ – (annuisce)…Sono ansie diverse…qui ho paura che lei mi trovi in bocca qualche
catastrofe…
Il paziente va invitato a verbalizzare i pericoli immaginati, in quanto costituiscono un
ruolo importante nella costruzione delle sue paure e del significato attribuito alla
malattia. Le informazioni inesatte vanno poi corrette, cosicché egli possa acquisire
fiducia nell’operatore. Infine, il problema va scomposto in atti piu’ semplici.
O - Qualche catastrofe...capisco la sua preoccupazione. Ora vediamo subito.
L’O avrebbe potuto essere facilmente spinta ad emettere una transazione
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rassicurante, del tipo: “Ma no signora, sicuramente non c’è niente di disastroso”, ma
se è bene accogliere e sostenere emotivamente il paziente, non lo è creare illusioni.
L’O sceglie, dunque, semplicemente di riformulare quanto ascoltato, legittimando il
vissuto della paziente, senza minimizzare le sue paure.
L’indagine dello stimolo scatenante da parte dell’odontoiatra è il primo passo per la
messa in atto dei comportamenti di prevenzione. Ogni evento fobico è mosso da un
corollario di stimoli neutri, quali odori, suoni, sapori, luoghi, riunito, mascherine,
camice ecc., che si identificano come forma di condizionamento classico. Il paziente
è portato inconsciamente a collegare lo stimolo neutro alla minaccia della situazione
che sta vivendo: spesso non è affatto lo stimolo reale del dolore che provoca paura,
quanto piuttosto gli elementi neutri. Naturalmente, il ripetersi di eventi traumatici nel
medesimo contesto porta la persona a rafforzare queste credenze, incrementando il
disturbo al punto tale da entrare, a volte, in uno stato ansiogeno al solo suono della
voce dell’odontoiatra. Quanto piu’ la persona si sottrae all’elemento letto come
“nocivo”, tanto piu’ la componente cognitiva raccoglie elementi a favore di tale
atteggiamento. Ne consegue che la persona tende ad accreditare le sue convinzioni
circa l’effettiva pericolosità degli eventi, talvolta colpevolizzando gli operatori, talvolta
se stesso, arrivando a percepirsi inadeguato per tutte le situazioni della vita,
innescando, così, problematiche di tipo depressivo o ansiogeno.
PZ – E poi dal dentista si sa …si prova dolore. Ho sempre paura di sentire male
In questa paziente, la paura del dentista nasce da una credenza del tipo “ogni volta
che sarai seduta sulla poltrona odontoiatrica proverai male”. L’angoscia che ne
consegue contribuisce a costruire un’immagine mentale dell’evento-stimolo
nettamente sproporzionata rispetto alla realtà, che fa esplodere una reazione di
terrore.
Nei casi di fobia si è in presenza della patologia dell’esclusione: l’ “esame di realtà”,
a cui lo stato dell’Io Adulto è preposto, viene totalmente inibito e con esso annullate
valutazioni cognitive realistiche. La persona scambia per dati di realtà illusioni e
credenze magiche.
L’O si deve chiedere quale sia il miglior modo per gestire la paura del paziente di
provare dolore. Le ipotesi di lavoro sono:
1. Offrire informazioni a partire dal proprio Stato dell’Io Adulto, prima di qualsiasi
intervento pratico, così da agganciare lo stato dell’Io Adulto della paziente e
riportarlo a dati di realtà su un piano logico-razionale.
8
2. Utilizzare la tecnica tell-show-do.
3. Dal proprio stato dell’Io Genitore Affettivo inviare carezze di sostegno
rassicuranti, enfatizzate da un tono affettuoso, così da tranquillizzare lo stato dell’Io
Bambino della paziente, impaurito ed ansioso.
4. Dal proprio Genitore Affettivo esortare. L’esortazione funge da
incoraggiamento.
5. Dal proprio Genitore Affettivo abbozzare forme persuasive, invitando la
signora a fidarsi.
O – Ricordo, se non mi sbaglio, che ha l’apparecchio linguale, che è più difficile da
pulire, e lei se la cava alla grande!
L’O commette un errore: prosegue cambiando discorso, quando invece sarebbe
stato fondamentale rimanere sulla paura appena espressa, approfondendo eventuali
pregresse situazioni odontoiatriche negative.
L’O pur avendo energizzato lo stato dell’Io Genitore Affettivo con la transazione di
sostegno (“lei se la cava alla grande”), atta alla promozione di autostima nella PZ,
ne depotenzia l’effetto con l’espressione “se non mi sbaglio”, segno di una certa
impreparazione sulla storia clinica della paziente, uscita inappropriata, tanto più per
una paziente ansiosa.
L’aver cambiato discorso proprio in un momento clou (perché espressione di un
disagio, di un timore, dell’ansia odontoiatrica) può aver minato la dinamica in atto,
quella preziosa costruzione dell’alleanza terapeutica. Gli interventi atti a creare uno
spazio relazionale empatico sono importanti e necessitano una vera preparazione.
L’empatia crea la capacità di ottimizzare il linguaggio dell’altro, aumenta la
comprensione. Il successo di un intervento terapeutico non dipende solo da fattori
medici in senso stretto, ma anche, e forse soprattutto, dall’espressione della qualità
della relazione umana tra quel medico e quel paziente. Accogliere il vissuto del
paziente non è mai una perdita di tempo, ma una operazione necessaria per il
medico che sente il bisogno di identificare risposte più soddisfacenti per interagire
con pazienti odontoiatrici emotivamente delicati e dunque vulnerabili sul piano
psicologico, adottando interventi comunicativi consapevoli, atti a stabilire un rapporto
di cura profondo e personale. Offrire uno spazio relazionale empatico significa
passare dalla dimensione del curare a quella del prendersi cura, che presuppone la
massima attenzione alla dimensione umana del paziente.
9
O – (silenzio, sorriso)…Partiamo?
Le interlocutrici si guardano negli occhi, la signora sorride, anche grazie agli occhi
sorridenti ed incoraggianti dell’O. Il sorriso è segno di calore, vicinanza, apertura,
empatia. Un sorriso è sincero e dona calore solo se è privo di elementi di
incongruenza tra i molteplici e simultanei para-messaggi di altre parti del corpo.
Questa ID ha indubbiamente delle buone competenze relazionali.
PZ – Va bene
O – (sdraia la paziente) Ci fermiamo ogni volta che vuole, Ok? Se ci dovesse essere
qualcosa che non va…tranquillamente ci fermiamo.
L’O restituisce potere alla PZ, invitandola a gestire la relazione invece che subirla
passivamente. Così facendo denota un uso competente dello stato dell’Io
Bambino Adattato, predisponendosi a rispettare i bisogni altrui, come pure ad
accettare ordini funzionali alla gestione del processo in atto.
Una transazione di rassicurazione, dallo stato dell’Io Genitore Affettivo,
avrebbe potuto essere una buona “carezza” per questa paziente agitata ed
impaurita: “Vedrà che andrà tutto bene, si fidi di me”.
Una misurata ricerca di contatto fisico, quale una mano posta sulla spalla, avrebbe
potuto essere un altro gesto opportuno, espressione di calore relazionale.
PZ – Si’ si’
O – Ok. Apra bene…C’è sempre quel pochino di tartaro, ma le gengive sono
bellissime!
L’esplicitazione della diagnosi, ad opera dello stato dell’Io Adulto, è funzionale a
promuovere tranquillità nella PZ, abbattendone in parte le preoccupazioni rispetto al
timore di quella catastrofe prima accennata.
L’informazione è un dovere e pone in primo piano i concetti di reciprocità nel
rapporto, relazione non paternalistica, natura etica dello scambio odontoiatra-
paziente,
Durante il trattamento odontoiatrico sarà utile per questa paziente fare una
descrizione quanto piu’ minuziosa possibile delle operazioni che si andranno a
compiere, senza però dettagli che possano incrementare lo stato di allarme. La
precisa strutturazione delle azioni e la loro descrizione consentono al fobico di
10
prepararsi psicologicamente all’esperienza con la consapevolezza di non affrontare
situazioni indefinite.
O – (al termine del trattamento) Si ricorda come proseguire con l’igiene orale a casa?
Con uno spazzolino a setole morbide, come questo, con la testina piccola per
arrivare bene bene in fondo, bisogna fare dei movimenti vibratori sulla gengiva, e
delle spazzolate verso l’esterno, non inclinando però lo spazzolino verso la gengiva,
perché andremmo a stimolare ulteriormente a livello del margine gengivale…
L’O si appresta a dare alla PZ le istruzioni di igiene orale. I suoi interventi sono
gestiti dallo Stato dell’Io Adulto. L’O si propone di condurre la PZ attraverso
passaggi atti ad una adozione consapevole delle pratiche di igiene dentale. Entra
così in gioco la motivazione. Le tecniche spiegate potranno essere particolarmente
efficaci solamente nel caso in cui la PZ dimostri di averle comprese e adottate con
continuità, dopo aver fatto proprio il motivo per il quale le sono state suggerite.
In termini analitici-transazionali, l’O è in fase contrattuale in quanto sta costruendo
con la paziente un contratto bilaterale, teso sia al sostegno sia al coinvolgimento
dell’utente nel processo di cura. Tale relazione è intesa come rapporto di okness, in
cui il ruolo paritario di operatore e paziente viene sottolineato da momenti di
riconoscimento delle rispettive identità: due persone entrambe adeguate, dotate di
risorse e responsabili nell’andamento della cura.
L’analisi dello scambio verbale intercorso tra i due soggetti coinvolti nel processo di
cura vuole essere occasione per sottolineare l’importanza di una attenzione
particolare nei confronti della sfera emotiva del paziente.
Lo sviluppo di competenze psicosociali è possibile attraverso percorsi di natura
comportamentale ad hoc.
L’odontoiatra ha esperito un buon Adulto integrato capace di energizzare ora lo
stato dell’Io Genitore, ora stato dell’Io Bambino, ora lo stato dell’Io Adulto, a seconda
dello stimolo ricevuto, dell'obiettivo prefissato e dell'andamento dell'incontro.
Una relazione efficace dal punto di vista terapeutico è quella in cui il paziente si sente
compreso, seguito con attenzione, è quella in cui sperimenta fiducia, rispetto ed
impegno. Sarà l’operatore che, utilizzando tutte le aree positive degli Stati dell’Io,
potrà contribuire sia al sostegno sia al coinvolgimento del paziente nella cura.
Identificando e legittimando le esigenze emotive del paziente, comprendendone il
punto di vista, dedicando tempo all’ascolto e al dialogo, aiutandolo ad investire
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energia nella crisi, il paziente si sentirà accolto nella sua interezza, ovvero nella sua
dimensione fisica e psicologica.
Dott.ssa Martina Gangale,
Laureata in Igiene Dentale c/o Università degli Studi dell’Insubria, Master in Cooperazione
Odontoiatrica allo Sviluppo c/o Università degli Studi di Torino, laureanda in Psicologia, Tutor e
Docente a contratto e Membro del gruppo di Ricerca c/o Università degli Studi dell’Insubria, Relatore
a Corsi di formazione comportamentale e Convegni, Autrice di pubblicazioni scientifiche su riviste del
settore, Igienista Dentale in ambito privato.
Luisa Ghianda,
Si occupa di servizi alla persona e alla famiglia, percorsi di formazione comportamentale-relazionale
negli ambiti sanitario-odontoiatrico e socio-educativo, interventi di psicologia delle organizzazioni in
ambito aziendale.
Laureata in Psicologia ed in Lingue e Letterature Straniere; Counsellor Professionista con indirizzo
in Analisi Transazionale; Conduttore di gruppo con Metodi Attivi; Direttore di Psicodramma;
specializzata in Consulenza Maieutica per la gestione dei conflitti; Master in formazione delle Risorse
Umane.

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Auto-consapevolezza nella comunicazione in odontoiatria. La metodologia analitico-transazionale

  • 1. 1 COMUNICAZIONE CONSAPEVOLE ODONTOIATRA-PAZIENTE UN ESEMPIO CONCRETO ATTRAVERSO LA METODOLOGIA ANALITICO-TRANSAZIONALE Autori: L.Ghianda**,M.Gangale* **Esperta in sviluppo personale, organizzativo, educativo *Università degli Studi dell’Insubria, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corso in Igiene Dentale Riflettere sulle modalità di costruzione di una relazione efficace tra odontoiatra e paziente nasce dalla ferma convinzione che il paziente necessita un odontoiatra che sappia cogliere la natura psicologica di quel preciso paziente, un odontoiatra che abbia compreso che il “modo” con cui comunicherà con il suo paziente sarà per questi un’ancora con cui affrontare la malattia, un odontoiatra convinto che stabilire una relazione “emotiva” con il paziente rappresenti una priorità e non una semplice appendice della relazione di cura, un odontoiatra fermamente convinto che il paziente ha bisogno di essere preso in cura nella sua dimensione fisica e psicologica.
  • 2. 2 Per comunicazione si intende un trasferimento di informazioni o assunzione da parte di un soggetto delle credenze del proprio interlocutore ed anche elaborazione e condivisione di significati all’interno di un contesto dotato di senso. Il processo di comunicazione è un evento interattivo in cui gli interlocutori occupano posizioni alternative, collaborando alla produzione di significati nel rispetto di norme e regole. Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari: o simmetrico: i modelli tendono ad essere simili, minimizzando le differenze o complementare: il modello di un interlocutore completa quello dell’altro. Sono presenti due diverse posizioni: one-up e one-down. L’una è complementare all’altra. Non sempre la comunicazione è intenzionale, conscia o efficace. Certamente non si puo’ non comunicare: il silenzio è un messaggio relazionale. La comunicazione verbale è il linguaggio, che assume caratteristiche diverse secondo chi parla, lo scopo per il quale viene usato, la situazione (es. formale, informale). La comunicazione paraverbale comprende elementi accessori come il volume della voce, l’altezza e l’intensità della voce, la velocità dell’eloquio, la fluenza, il movimento. La comunicazione non verbale comprende elementi come mimica del viso, gestualità, orientazione e postura, distanze e spazi, condotte comportamentali. Non sempre è facile capirsi: il contenuto di cio’ che viene trasmesso dall’emittente può risultare diverso dalle intenzioni interne che lo hanno mosso; il ricevente può distorcere il significato di quanto gli è stato comunicato attraverso una personale interpretazione. Ambiguità, malintesi, comunicazione inefficace sono il risultato di una comunicazione incongruente fatta da una certa discrepanza tra contenuto verbale, para-verbale, non verbale. Inoltre, contenuto latente, cioè non espresso, e contenuto manifesto possono lasciare confusivi sospesi nella relazione, perché il secondo, teoricamente parte centrale della comunicazione, può risultare secondario ad un’attenta analisi, oppure irrilevante, ed usato a volte per mascherare il reale contenuto, che rimane però nascosto. Per ottenere una forma di comunicazione efficace è bene adottare alcune modalità:  ascolto attivo: porre domande ad hoc ed ascoltare le risposte  riaffermare: ripetere all’altro ciò che si ritiene sia il pensiero principale che si è voluto esprimere  rispecchiare: aiutare l’altro ad analizzare meglio i propri pensieri e le proprie emozioni rispetto ad un problema appena accennato  chiarificazione: chiedere conferma del messaggio che l’altro ha inviato  focalizzare: riportare l’attenzione su un argomento che si valuta importante
  • 3. 3 sia per sé sia per l’altro, al fine di fuggire dinamiche elusive  riassumere: riepilogare e puntualizzare gli aspetti più importanti emersi dalla comunicazione Ascoltare è fondamentale. Trattasi di un atteggiamento di sensibilità, disponibilità e recettività verso un altro individuo, rivolto a cogliere non solo l’aspetto verbale ma anche quello non verbale (psicologico, emotivo). Per prevenire le interferenze, è bene fare uso del feedback: “messaggio di ritorno” con il quale fare chiarezza, evitare malintesi, costruire una relazione sana, mostrare interesse verso l’interlocutore. Non dimenticare che ogni comunicazione procede su due livelli, il piano del contenuto e il piano della relazione. Il primo comprende informazioni che costituiscono il contenuto di una comunicazione. Il secondo è fatto di segnali non verbali, che danno significato alle parole, fornendo informazioni supplementari relativamente a quello che l’emittente vuole veramente dire. L’aspetto di relazione pesa molto più nello scambio comunicativo tanto da definire l’aspetto di contenuto. Segue uno stralcio di colloquio tra un odontoiatra ed un paziente, vulnerabile sul piano emotivo, perché odontofobico. Le transazioni verbali tra i due vengono sottoposte ad analisi secondo la metodologia analitico- transazionale. L’Analisi Transazionale è una disciplina all’interno delle scienze psicologiche. Nasce con Eric Berne negli anni ’50 in California. L’ Analisi Transazionale rende possibile ipotizzare il dialogo interno di un individuo tramite una lettura del dialogo esterno transazionale. Identificando gli stati dell'Io attivi tra due persone che comunicano, è possibile risalire a "quello che una persona si sta dicendo dentro", alle sue transazioni interne (dialogo interno) e alle emozioni correlate ai vissuti interiori. Lo Stato dell’Io è un insieme compatto e coerente di sentimenti da un punto di vista fenomenologico, di comportamenti da un punto di vista operativo, di sentimenti che motivano modelli di comportamento da un punto di vista pragmatico. Eric Berne (“Ciao e poi” 1972) precisa: “Gli stati dell’Io sono coerenti sistemi di pensieri e sentimenti che si esprimono in corrispondenti sistemi di comportamento”. Ciò significa che non sono un’astrazione ma hanno base biologica. Si passa da uno stato dell’Io all’altro molto velocemente perché l’energia fluisce velocemente tra uno e l’altro. I tre stati dell'Io sono: Genitore, Adulto, Bambino. Lo stato dell’io Genitore si schematizza ulteriormente in: Genitore Affettivo e Genitore Normativo, mentre lo stato dell’io Bambino in Bambino Libero, Bambino
  • 4. 4 Ribelle, Bambino Adattato. Gli stati dell’Io sono soggetti a crescita, sviluppo, cambiamento. Se funzionano è perché sono energizzati, ma a seconda delle situazioni è più facile energizzare uno stato dell’Io piuttosto che un altro. Ogni stato dell’Io può biologicamente modificarsi e, mediando le esperienze, adattarsi, a livello comportamentale, a cambiamenti e sollecitazioni sociali. La comunicazione tra due individui può essere letta come uno scambio tra stati dell’Io diversi o omologhi. Otondoiatra – Vuole darmi la borsa che l’appoggiamo qua? L’odontoiatra si approccia in modo cortese, a partire dallo stato dell’Io Bambino Adattato, preposto a rispettare i bisogni altrui, come pure ad accettare gli ordini, modalità accogliente che consente di lasciare alla paziente la scelta, ponendola su un piano relazione one-up. Un uso consapevole dello stato dell’Io Bambino Adattato risulta molto potente in ambito comunicativo, soprattutto quando si vogliono evitare dinamiche impositive, o quando si vuole mettere a proprio agio un interlocutore che si sente in posizione di inferiorità, come potrebbe avvenire nel caso di un paziente nei confronti di un odontoiatra. Paziente - … La paziente assume un atteggiamento paraverbale di silenzio assenso, la sua testa è bassa e comunica insicurezza. Anche lei ha energizzato lo stato dell’Io Bambino Adattato, seppur in modo inconsapevole, in un’accezione diversa rispetto all’odontoiatra. O – La vedo preoccupata, è così? Operazione riflesso del sentimento, seguita da una transazione interrogativa quale richiesta di verifica circa l’esattezza dell’interpretazione. L’O nota che la PZ è terrorizzata, immersa completamente nel suo stato dell’Io Bambino Adattato, segno piuttosto di una emotività inarrestabile, espressa tramite immobilismo, chiusura, mutismo, spalle curve, come se fosse un vero bambino in grande difficoltà emotiva. L’O intende soffermarsi sull’emotività della PZ, al fine di portarla ad esplicitare le sue emozioni e palesare le sue paure. Ciò promuove accoglienza e comprensione,
  • 5. 5 risultando un esplicito permesso ad essere se stessi, come a dire: “Puoi provare ansia ed esprimerla. Questo non è male.” Non sempre è facile offrire questo permesso al paziente, perché le emozioni dell’utente vanno poi gestite e questo puo’ mettere in difficoltà l’operatore. A tal motivo è bene implementare capacità sociali complesse con opportuni programmi di formazione comportamentale-relazionale, atti a riflettere sulla propria gestione del ruolo professionale. PZ– Mmm è questa sedia che mi mette l’ansia. O – Capisco, il riunito le mette ansia. Operazione di riformulazione, atta a consentire alla paziente di proseguire nella sua esposizione PZ – Si’ O – E’ una cosa che prova da tanto tempo? Operazione di interrogazione - domanda aperta: l’intento dell’O è quello di creare uno spazio relazionale accogliente. Ciò è possibile attraverso la conoscenza del vissuto della signora, invitandola a raccontarsi. PZ – Cioè…io sono di natura ansiosa…mi capita in molte occasioni, al lavoro sono sempre tanto in ansia, per esempio. La signora coglie l’opportunità che le viene offerta, opportunità preziosa che promuove alleanza terapeutica e permette all’O di raccogliere elementi importanti da utilizzare durante il trattamento per una migliore gestione dell’ansia odontoiatrica. O – Quindi non solo dal dentista? Operazione di interrogazione: domanda esplorativa atta alla ricerca di elementi utili per costruire un’anamnesi e consentire alla signora di esprimere il suo disagio, approfondendo l’argomento. PZ – No. Anche se devo affrontare una cosa nuova sul posto di lavoro mi prende l’ansia… La PZ sorride imbarazzata. Tale atteggiamento extra-verbale lascia presumere la
  • 6. 6 presenza di un dialogo interno ad opera dello stato dell’Io Genitore Critico quale: “Che sciocca sei ad avere paura del riunito!”. La paziente è in imbarazzo per la sua reazione ansiosa. Il sorriso, seppur appannato, sembrerebbe segno della presenza della risata della forca, forma di autosvalutazione. L’odontofobico riconosce la propria incapacità di affrontare situazioni normali per altri, per cui il vissuto che lo accompagna è di profonda inadeguatezza. O – E’ una ansia presente in molte situazioni diverse, è una ansia generalizzata, insomma. Operazione di specificazione: affermazione dallo stato dell’Io Adulto con lo scopo di categorizzare un’informazione ottenuta tramite una precedente interrogazione. L’obiettivo è quello di fissare un dato emerso, far sentire la paziente ascoltata e compresa, offrire e ottenere un feedback quale conferma della correttezza di quanto afferrato. L’O sta effettuando una operazione dialogica tesa alla valutazione del problema. Dedicare del tempo alla conoscenza del paziente, evitando di fargli compilare in solitudine una scheda riepilogativa della propria condizione di salute è un modo per comunicargli implicitamente: “Non sei un numero”, condizione prima per creare intimità e fiducia. Dare spazio all’indagine di forme ansiose metterà in luce la frequenza degli episodi, evidenzierà la gradazione d’intensità soggettiva del fenomeno e soprattutto permetterà all’operatore di approcciare in modo delicato il paziente, offrendogli uno spazio auto-espressivo prezioso, permettendogli di esperire la sensazione di essere accolto nella sua interezza, senza valutazioni di sorta. PZ – (annuisce)…Sono ansie diverse…qui ho paura che lei mi trovi in bocca qualche catastrofe… Il paziente va invitato a verbalizzare i pericoli immaginati, in quanto costituiscono un ruolo importante nella costruzione delle sue paure e del significato attribuito alla malattia. Le informazioni inesatte vanno poi corrette, cosicché egli possa acquisire fiducia nell’operatore. Infine, il problema va scomposto in atti piu’ semplici. O - Qualche catastrofe...capisco la sua preoccupazione. Ora vediamo subito. L’O avrebbe potuto essere facilmente spinta ad emettere una transazione
  • 7. 7 rassicurante, del tipo: “Ma no signora, sicuramente non c’è niente di disastroso”, ma se è bene accogliere e sostenere emotivamente il paziente, non lo è creare illusioni. L’O sceglie, dunque, semplicemente di riformulare quanto ascoltato, legittimando il vissuto della paziente, senza minimizzare le sue paure. L’indagine dello stimolo scatenante da parte dell’odontoiatra è il primo passo per la messa in atto dei comportamenti di prevenzione. Ogni evento fobico è mosso da un corollario di stimoli neutri, quali odori, suoni, sapori, luoghi, riunito, mascherine, camice ecc., che si identificano come forma di condizionamento classico. Il paziente è portato inconsciamente a collegare lo stimolo neutro alla minaccia della situazione che sta vivendo: spesso non è affatto lo stimolo reale del dolore che provoca paura, quanto piuttosto gli elementi neutri. Naturalmente, il ripetersi di eventi traumatici nel medesimo contesto porta la persona a rafforzare queste credenze, incrementando il disturbo al punto tale da entrare, a volte, in uno stato ansiogeno al solo suono della voce dell’odontoiatra. Quanto piu’ la persona si sottrae all’elemento letto come “nocivo”, tanto piu’ la componente cognitiva raccoglie elementi a favore di tale atteggiamento. Ne consegue che la persona tende ad accreditare le sue convinzioni circa l’effettiva pericolosità degli eventi, talvolta colpevolizzando gli operatori, talvolta se stesso, arrivando a percepirsi inadeguato per tutte le situazioni della vita, innescando, così, problematiche di tipo depressivo o ansiogeno. PZ – E poi dal dentista si sa …si prova dolore. Ho sempre paura di sentire male In questa paziente, la paura del dentista nasce da una credenza del tipo “ogni volta che sarai seduta sulla poltrona odontoiatrica proverai male”. L’angoscia che ne consegue contribuisce a costruire un’immagine mentale dell’evento-stimolo nettamente sproporzionata rispetto alla realtà, che fa esplodere una reazione di terrore. Nei casi di fobia si è in presenza della patologia dell’esclusione: l’ “esame di realtà”, a cui lo stato dell’Io Adulto è preposto, viene totalmente inibito e con esso annullate valutazioni cognitive realistiche. La persona scambia per dati di realtà illusioni e credenze magiche. L’O si deve chiedere quale sia il miglior modo per gestire la paura del paziente di provare dolore. Le ipotesi di lavoro sono: 1. Offrire informazioni a partire dal proprio Stato dell’Io Adulto, prima di qualsiasi intervento pratico, così da agganciare lo stato dell’Io Adulto della paziente e riportarlo a dati di realtà su un piano logico-razionale.
  • 8. 8 2. Utilizzare la tecnica tell-show-do. 3. Dal proprio stato dell’Io Genitore Affettivo inviare carezze di sostegno rassicuranti, enfatizzate da un tono affettuoso, così da tranquillizzare lo stato dell’Io Bambino della paziente, impaurito ed ansioso. 4. Dal proprio Genitore Affettivo esortare. L’esortazione funge da incoraggiamento. 5. Dal proprio Genitore Affettivo abbozzare forme persuasive, invitando la signora a fidarsi. O – Ricordo, se non mi sbaglio, che ha l’apparecchio linguale, che è più difficile da pulire, e lei se la cava alla grande! L’O commette un errore: prosegue cambiando discorso, quando invece sarebbe stato fondamentale rimanere sulla paura appena espressa, approfondendo eventuali pregresse situazioni odontoiatriche negative. L’O pur avendo energizzato lo stato dell’Io Genitore Affettivo con la transazione di sostegno (“lei se la cava alla grande”), atta alla promozione di autostima nella PZ, ne depotenzia l’effetto con l’espressione “se non mi sbaglio”, segno di una certa impreparazione sulla storia clinica della paziente, uscita inappropriata, tanto più per una paziente ansiosa. L’aver cambiato discorso proprio in un momento clou (perché espressione di un disagio, di un timore, dell’ansia odontoiatrica) può aver minato la dinamica in atto, quella preziosa costruzione dell’alleanza terapeutica. Gli interventi atti a creare uno spazio relazionale empatico sono importanti e necessitano una vera preparazione. L’empatia crea la capacità di ottimizzare il linguaggio dell’altro, aumenta la comprensione. Il successo di un intervento terapeutico non dipende solo da fattori medici in senso stretto, ma anche, e forse soprattutto, dall’espressione della qualità della relazione umana tra quel medico e quel paziente. Accogliere il vissuto del paziente non è mai una perdita di tempo, ma una operazione necessaria per il medico che sente il bisogno di identificare risposte più soddisfacenti per interagire con pazienti odontoiatrici emotivamente delicati e dunque vulnerabili sul piano psicologico, adottando interventi comunicativi consapevoli, atti a stabilire un rapporto di cura profondo e personale. Offrire uno spazio relazionale empatico significa passare dalla dimensione del curare a quella del prendersi cura, che presuppone la massima attenzione alla dimensione umana del paziente.
  • 9. 9 O – (silenzio, sorriso)…Partiamo? Le interlocutrici si guardano negli occhi, la signora sorride, anche grazie agli occhi sorridenti ed incoraggianti dell’O. Il sorriso è segno di calore, vicinanza, apertura, empatia. Un sorriso è sincero e dona calore solo se è privo di elementi di incongruenza tra i molteplici e simultanei para-messaggi di altre parti del corpo. Questa ID ha indubbiamente delle buone competenze relazionali. PZ – Va bene O – (sdraia la paziente) Ci fermiamo ogni volta che vuole, Ok? Se ci dovesse essere qualcosa che non va…tranquillamente ci fermiamo. L’O restituisce potere alla PZ, invitandola a gestire la relazione invece che subirla passivamente. Così facendo denota un uso competente dello stato dell’Io Bambino Adattato, predisponendosi a rispettare i bisogni altrui, come pure ad accettare ordini funzionali alla gestione del processo in atto. Una transazione di rassicurazione, dallo stato dell’Io Genitore Affettivo, avrebbe potuto essere una buona “carezza” per questa paziente agitata ed impaurita: “Vedrà che andrà tutto bene, si fidi di me”. Una misurata ricerca di contatto fisico, quale una mano posta sulla spalla, avrebbe potuto essere un altro gesto opportuno, espressione di calore relazionale. PZ – Si’ si’ O – Ok. Apra bene…C’è sempre quel pochino di tartaro, ma le gengive sono bellissime! L’esplicitazione della diagnosi, ad opera dello stato dell’Io Adulto, è funzionale a promuovere tranquillità nella PZ, abbattendone in parte le preoccupazioni rispetto al timore di quella catastrofe prima accennata. L’informazione è un dovere e pone in primo piano i concetti di reciprocità nel rapporto, relazione non paternalistica, natura etica dello scambio odontoiatra- paziente, Durante il trattamento odontoiatrico sarà utile per questa paziente fare una descrizione quanto piu’ minuziosa possibile delle operazioni che si andranno a compiere, senza però dettagli che possano incrementare lo stato di allarme. La precisa strutturazione delle azioni e la loro descrizione consentono al fobico di
  • 10. 10 prepararsi psicologicamente all’esperienza con la consapevolezza di non affrontare situazioni indefinite. O – (al termine del trattamento) Si ricorda come proseguire con l’igiene orale a casa? Con uno spazzolino a setole morbide, come questo, con la testina piccola per arrivare bene bene in fondo, bisogna fare dei movimenti vibratori sulla gengiva, e delle spazzolate verso l’esterno, non inclinando però lo spazzolino verso la gengiva, perché andremmo a stimolare ulteriormente a livello del margine gengivale… L’O si appresta a dare alla PZ le istruzioni di igiene orale. I suoi interventi sono gestiti dallo Stato dell’Io Adulto. L’O si propone di condurre la PZ attraverso passaggi atti ad una adozione consapevole delle pratiche di igiene dentale. Entra così in gioco la motivazione. Le tecniche spiegate potranno essere particolarmente efficaci solamente nel caso in cui la PZ dimostri di averle comprese e adottate con continuità, dopo aver fatto proprio il motivo per il quale le sono state suggerite. In termini analitici-transazionali, l’O è in fase contrattuale in quanto sta costruendo con la paziente un contratto bilaterale, teso sia al sostegno sia al coinvolgimento dell’utente nel processo di cura. Tale relazione è intesa come rapporto di okness, in cui il ruolo paritario di operatore e paziente viene sottolineato da momenti di riconoscimento delle rispettive identità: due persone entrambe adeguate, dotate di risorse e responsabili nell’andamento della cura. L’analisi dello scambio verbale intercorso tra i due soggetti coinvolti nel processo di cura vuole essere occasione per sottolineare l’importanza di una attenzione particolare nei confronti della sfera emotiva del paziente. Lo sviluppo di competenze psicosociali è possibile attraverso percorsi di natura comportamentale ad hoc. L’odontoiatra ha esperito un buon Adulto integrato capace di energizzare ora lo stato dell’Io Genitore, ora stato dell’Io Bambino, ora lo stato dell’Io Adulto, a seconda dello stimolo ricevuto, dell'obiettivo prefissato e dell'andamento dell'incontro. Una relazione efficace dal punto di vista terapeutico è quella in cui il paziente si sente compreso, seguito con attenzione, è quella in cui sperimenta fiducia, rispetto ed impegno. Sarà l’operatore che, utilizzando tutte le aree positive degli Stati dell’Io, potrà contribuire sia al sostegno sia al coinvolgimento del paziente nella cura. Identificando e legittimando le esigenze emotive del paziente, comprendendone il punto di vista, dedicando tempo all’ascolto e al dialogo, aiutandolo ad investire
  • 11. 11 energia nella crisi, il paziente si sentirà accolto nella sua interezza, ovvero nella sua dimensione fisica e psicologica. Dott.ssa Martina Gangale, Laureata in Igiene Dentale c/o Università degli Studi dell’Insubria, Master in Cooperazione Odontoiatrica allo Sviluppo c/o Università degli Studi di Torino, laureanda in Psicologia, Tutor e Docente a contratto e Membro del gruppo di Ricerca c/o Università degli Studi dell’Insubria, Relatore a Corsi di formazione comportamentale e Convegni, Autrice di pubblicazioni scientifiche su riviste del settore, Igienista Dentale in ambito privato. Luisa Ghianda, Si occupa di servizi alla persona e alla famiglia, percorsi di formazione comportamentale-relazionale negli ambiti sanitario-odontoiatrico e socio-educativo, interventi di psicologia delle organizzazioni in ambito aziendale. Laureata in Psicologia ed in Lingue e Letterature Straniere; Counsellor Professionista con indirizzo in Analisi Transazionale; Conduttore di gruppo con Metodi Attivi; Direttore di Psicodramma; specializzata in Consulenza Maieutica per la gestione dei conflitti; Master in formazione delle Risorse Umane.