2. Perché raccontare temi sociali?
per denunciare una situazione di ingiustizia o
ineguaglianza, o di rischio.
per sensibilizzare un pubblico più ampio
perché di certi temi non si parla mai in TV, o non
in modo approfonditoin modo approfondito
Per trovare e federare una comunità di persone
interessate, e spingerle ad agire.
3. Perché farlo con il web?
Il principio è che:
1. seguire percorsi di navigazione di contenuti
2. spiegare mostrando – immagini e suoni
3. pubblicare su reti sociali3. pubblicare su reti sociali
4. commentare o aggiungere contenuti
tutte queste azioni comportano
un maggior grado di implicazione nel tema
4. Principii della costruzione interattiva
1. L'utente trova contenuti « al suo passo »
2. traccia connessioni tra risorse
3. ha un senso di « immersione » in una realtà
4. passa all'azione (prende la parola, inoltra, si interessa a4. passa all'azione (prende la parola, inoltra, si interessa a
uno specifico tema, online o offline).
5. I formati di storytelling multimediale
1. Reportage con foto e/o audio (preponderanza a
testo oppure contenuti multimediali)
2. Video 'classico', stand-alone
3. Diaporama sonoro (foto e suono complementari)
4. Long story (scrollytelling)
5. Webdocumentario
6. Serious game
7. Per realizzare un buon soggetto...
Raccogliere documentazione esauriente sul
soggetto PRIMA di intraprendere il viaggio
DIMENTICARLA una volta sul posto
osservare, farsi una idea propria, guardare
aspetti positivi e negativiaspetti positivi e negativi
parlare con le persone più diverse
ottenere i permessi necessari per filmare o ‘fare
domande'
prendere i mezzi di trasporto in comune
passare più tempo possibile in loco.
8. Come (non) si fa un ‘buon’ reportage sociale /1
Fonte: Dochas.ie
9. Come (non) si fa un ‘buon’ reportage sociale /2
Fonte: Youphil.com
10. Tradotto: Gli ingredienti ‘etici’ di un reportage
1. Immagini nel rispetto di eguaglianza, solidarietà,
giustizia
2. Spiegare il problema, non attirare l'attenzione
3. Evitare stereotipi e semplificazioni.
4. Implicare le persone incontrate, spiegare perché4. Implicare le persone incontrate, spiegare perché
siamo lì e a chi e dove mostreremo le immagini.
5. Lasciare il tempo di parlare, anche liberamente.
6. Prendere bene i nomi, se possibile i dati di contatto.
7. Con bambini e persone particolarmente vulnerabili,
lasciare che siano persone locali a parlare.
12. Vediamo ora alcune forme di storytelling
su temi di sviluppo nel mondo
Webdocumentari:
Ruanda 20 anni dopo (www.lastampa.it/medialab/ruanda)
Femmes du Rwanda (femmes-rwanda.tv5monde.com)
Interactive scrollytelling:
Reconstruire Haiti (apps.rue89.com/haiti)Reconstruire Haiti (apps.rue89.com/haiti)
Role gamedocumentary:
Game of Influences (jeu-d-influences.france5.fr)
Serious game:
Ayiti The Cost of Life (www.brainpop.com/games/ayitithecostoflife/)
13. Pericoli nella costruzione del webdocumentario
• Evitare eccessiva libertà di
navigazione
Filo conduttore chiaro e visibile
• Essenziale vs accessorio
14. Pericoli nella costruzione del webdocumentario
Video di 3-8 minuti. Se più lunghi,
inserire « sottocapitoli »
Right to exit
15. Il Dream Team...
Un giornalista/
documentarista
Un grafico
Uno sviluppatore web
16. ... o qualche buon tool di sviluppo, ad esempio:
Klynt Racontr
www.klynt.net www.racontr.com
17. Gli step di produzione
1. La ricerca e una prima ipotesi di soggetto
2. Un primo viaggio per reperire la “materia”, trovare il
punto di vista, l’ingresso nella storia, il “vero” soggetto.
3. Realizzare un trailer e un documento di descrizione
del progetto, con delle “prove” di navigazione
4. Trovare i partner adeguati (media, associazioni,
fondazioni, organizzazioni civiche, crowdfunding)fondazioni, organizzazioni civiche, crowdfunding)
5. Insistere, insistere, insistere
6. Tornare per la “vera” fase di realizzazione, mentre lo
sviluppo dell’interfaccia può cominciare in parallelo
7. Montaggio, post-produzione e testing
8. Pubblicare online
9. Seguire, promuovere, utilizzare il webdocumentario
per costruire una comunità attorno al tema o problema