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Festa dell’Architettura Palazzo Valentini Roma, 11 giugno 2010 Presentazione   LA TORRE DI ASIAN Romanzo Collettivo in Second Life Philomène Gattuso aka Philosofia
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La Torre di Babele La torre di Babele è la leggendaria costruzione di cui narra la Bibbia nel libro della Genesi: 11,1-9. «  Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.  » La torre, in mattoni, fu costruita sul fiume Eufrate nel Sennaar (in Mesopotamia) con l'intenzione di arrivare al cielo e dunque a Dio. Secondo il racconto biblico, all'epoca gli uomini parlavano tutti la medesima lingua. La torre era anche un simbolo di unità tra gli uomini e dell'umanità con Dio. Ma Dio creò scompiglio nelle genti e, facendo che le persone parlassero lingue diverse e non si capissero più, impedì che la costruzione della torre venisse portata a termine. Dal punto di vista archeologico, si fa corrispondere la biblica Torre di Babele alla gigantesca ziqqurat iniziata dal sovrano babilonese Nabucodonosor I (XII secolo a.C.). L'opera rimase incompiuta fino a qualche secolo dopo, con i sovrani della dinastia caldea Nabopolassar e soprattutto Nabucodonosor II (VII secolo a.C.).  La ziqqurat Etemenanki, dedicata al dio Marduk, nel periodo di Nabopolassar  era alta 30 cubiti (circa 15,30 o 22,90 m), come si deduce dalle descrizioni del figlio Nabucodonosor II.  Fu visitata anche da Erodoto, che, nonostante le distruzioni causate dal re persiano Serse I, la descrive come un monumento ancora imponente.  Proprio per questa sua mole straordinaria, essa fu considerata dagli Ebrei simbolo dell'arroganza umana.
Babilonia, La Torre di Babele. Ricostruzione, ipotesi
Babilonia, La torre di Babele secondo la descrizione del Reverendo Padre gesuita Atanasio Kircher. Ricostruzione molto fantasiosa.
La Tour Eiffel (1887-1889) La struttura, progettata dall’ingegnere Gustave Eiffel, è la costruzione più alta di Parigi. Venne costruita in meno di due anni, dal 1887 al 1889; sarebbe dovuta servire da entrata all'Esposizione Universale del 1889, una Fiera Mondiale organizzata per celebrare il centenario della Rivoluzione francese.  La torre, compresa l’antenna è alta 324 metri e pesa 10.000 tonnellate. Per 40 anni è stata la struttura più alta del mondo tutt’ora è il simbolo di Parigi e della Francia intera.  Quando fu costruita, si registrò una certa resistenza da parte del pubblico, in quanto si pensava che sarebbe stata una struttura poco valida esteticamente. Tra l'altro, nel 1909 la Torre Eiffel rischiò di essere demolita perché contestata dall'elite artistica e letteraria della città; fu risparmiata solamente perché si rivelò una piattaforma ideale per le antenne di trasmissione necessarie alla nuova scienza della radiotelegrafia.  Eiffel, che all'inizio non aveva altra ambizione che celebrare con questa costruzione i progressi della tecnica, si sentì presto obbligato a trovare delle utilità scientifiche alla sua Torre, come misure meteorologiche, analisi dell'aria, esperienze come quella del pendolo di Foucault, e così via. Egli stesso contribuì da allora a tali ricerche che portarono all'installazione di un barometro, di un parafulmini e di un apparecchio per la radiotelegrafia. Dal 1898  Eiffel aveva consentito a Eugène Ducretet di realizzare esperimenti di telegrafia senza fili fra la Torre ed il Panthéon, e offerto alla direzione dello scienziato di finanziarli egli stesso. Il generale Ferrié, che divenne poi amico di Eiffel, riuscì nelle prime comunicazioni di questo tipo sostenendo la causa della torre contro la demolizione. Fu così che la Tour Eiffel permise di comunicare con le navi da guerra e con i dirigibili, oltre che di intercettare i messaggi del nemico. In questo modo fu possibile, poi, l'arresto di Gertrude Zelle, detta Mata Hari, e mobilitare in tempo i taxi parigini per inviarli sul fronte della Marna, dove divennero per sempre i "taxi della Marna", grazie all'antenna radio installata sulla sommità della torre. Il 21 gennaio 1908  fu mandato dalla torre il primo messaggio radio a lunga distanza. Padre Theodor Wulf, nel 1910 decise di prendere alcune misure di radiazioni sia alla sommità che ai piedi della torre, scoprendone sulla sommità più di quanto previsto. Scoprì in questo modo i raggi cosmici.
Parigi, la Tour Eiffel, altezze
La Tour Eiffel, vedute
La Torre di Tatlin (1919-1920) Vladimir Tatlin  Evgrafovič (Kharkhov 1885 - Mosca 1953), pittore e scultore sovietico. Dopo una prima adesione al 'primitivismo' e al cubismo, fu tra gli esponenti più significativi del Costruttivismo russo che nel 1917 fondò con Rodcenko, e a cui aderirono anche altre figure importanti come Gabo, Lissitzky, Mobol-Nag e Popola. La corrente artistica del costruttivismo  è  un movimento culturale fondato in Russia, di poco precedente la rivoluzione del 1917, fondato nel desiderio di realizzare un confronto diretto tra arte e rivoluzione: gli artisti lavorano alla nascita di un'arte socialmente utile, ispirata al concetto di struttura come idea formativa dell'architettura, della scultura e della pittura. Il costruttivismo spazz ò  via le nozioni tradizionali di arte proponendo l'imitazione di forme e processi della tecnologia moderna.  Il movimento costruttivista quindi apporta nelle opere d'arte quelle astrazioni che prendono spunto dalle forme che l'industria di ogni livello tende a generare.  Gli artisti del movimento indagano il rapporto spazio e tempo per giungere a soluzioni che rappresentano una aspirazione all'universalità di tutte le arti, radunate sotto i denominatori comuni della riconciliazione con la materia. La volontà di Tatlin è quella di mostrare dei “materiali reali nello spazio reale”.  Afferma un linguaggio ed una tecnica moderni, costruttivi; elaborando una corrente d’avanguardia che perseguì come unico programma quello della funzione sociale.  Per questo partecipò con entusiasmo alla vita di fabbrica, per imparare a conoscere l’attività degli ingegneri. Il suo capolavoro, mai realizzato, è il “Monumento della Terza Internazionale” del 1919-20 (Musei nazionali russi, San Pietroburgo).  La torre di Tatlin è il tentativo di creare una nuova forma di monumento.  Il primo modello è alto 7 metri.  Avrebbe dovuto trattarsi di una costruzione in traliccio metallico alta 400 metri (quindi più alta della Torre Eiffel alta 324 m con l’antenna).  Due spirali in senso contrario circoscrivono un volume conico.  L’inclinazione della struttura a  spirale metallica corrisponde alla curvatura terrestre.  All’interno doveva elevarsi una torre formata da diversi corpi geometrici:  tre edifici di cristallo semoventi: al disotto un cubo per le attività legislative con rotazione di un giro all‘anno; in mezzo una piramide della amministrazione e dell’esecutivo del Komintern, con rotazione di un giro al mese e sopra un cilindro di servizi stampa con rotazione giornaliera.  . L’edificio avrebbe dovuto girare su se stesso, come primo esempio di monumento dinamico.  Materiali moderni combinati per una visione cosmica d’insieme a sottolineare la complessa costruzione della società.
La Torre di Tatlin - Monumento della Terza Internazionale AVANGUARDIE FIGURATIVE TRA LE DUE GUERRE MONDIALI. IL COSTRUTTIVISMO RUSSO
La Torre di Tatlin - Modello che riproduce il Monumento della Terza Internazionale
La Torre di Tatlin - Modello che riproduce il Monumento della Terza Internazionale
La Torre di Tatlin - Immagini storiche
La Torre di Tatlin confrontata con la Tour Eiffel
The Tower of winds   (1986) La Torre del vento è un progetto dell’architetto giapponese Toyo Ito (Seoul, 1 giugno 1941), considerato uno degli architetti più innovativi ed influenti al mondo e particolarmente apprezzato per la creazione ed elaborazione di concetti architettonici estremi, nei quali combina il mondo fisico con quello virtuale.  È uno degli esponenti più significativi di quell’indirizzo architettonico che propina la nozione contemporanea di città simulata. Le sue ricerche si orientano sempre più con il tempo verso una sorta di volontà di liberazione dell'architettura dal peso della gravità. Acquisisce attraverso alcuni iniziali esperimenti una tendenza a risolvere i contrasti tra la forma e la pesantezza della struttura. Già dagli anni 1970-1980 struttura e rivestimento sono trattati in modo del tutto nuovo. Mira ad esaltare le valenze percettive dei materiali ed ama smaterializzare le forme, che appaiono così sempre più libere e anticonvenzionali. Anche gli impianti, negli edifici di Ito, tendono ad assumere configurazioni particolarmente originali. L'attività di Ito pone in primo piano la ricerca di nuove relazioni tra l'involucro e la struttura per conferire una qualità percettiva di “mancanza di peso”. Ma i risultati ricercati trovano la condizione di riuscita attraverso un nuovo tipo di rapporto che l'architetto instaura con l'immediato spazio circostante.  " [..]Nella mia progettazione c'è un elemento antico, di osservazione del cambiamento e dunque di instabilità percettiva ma il dato più forte è quello della realtà odierna, dove la velocità delle comunicazioni non ha paragone con il passato. Infine, c'è una rivoluzione rispetto alla storica immutabilità alla quale l'architettura legava la sua identità. Questa immutabilità era lo specchio di una società ferma, mentre oggi noi sappiamo che la società si muove molto velocemente. L'architettura deve rappresentarla, e dunque pensare se stessa diversamente. E la sua nuova scorrevolezza va percepita da chi guarda e da chi la progetta " Toyo Ito, 27 Ottobre 2001 Tower of Wind, Yokohama-shi, Kanagawa, 1986 Al centro della piazza pentagonale della stazione ferroviaria di Nishi-guchi di Yokohama, in un grande spazio circondato dal traffico veicolare, si innalzava una torre in cemento armato che fungeva da serbatoio dell’acqua per l’impianto di condizionamento del sottostante centro commerciale, costruita alla fine degli anni ’60. Per il trentesimo anniversario della stazione si pensò di ristrutturarla, bandendo un concorso ad inviti con dieci progetti in concorso, tra i quali risultò vincitore quello proposto da Toyo Ito.  Il suo progetto prevedeva di trasformare la preesistente torre in un’architettura di luci senza modificare la preesistenza, bensì rivestendone semplicemente la superficie con lastre riflettenti in materiale acrilico e inglobandola in un cilindro in alluminio traforato a pianta ellissoidale: all’interno del cilindro, nello spazio fra i pannelli di alluminio perforato e la superficie rivestita della preesistenza, furono collocate una serie di luci. L’involucro ellissoidale aveva uno sviluppo in pianta di 6 m per 9 m con un’altezza complessiva di 21 m: i pannelli di alluminio furono montati su anelli posti a intervalli di 1,5 metri e sorretti da colonne metalliche. Il peso della nuova struttura grava sulle colonne mentre il nucleo resistente rimane quello della vecchia torre: la soluzione venne adottata per alleggerire il peso gravante sul sottostante centro commerciale e per rendere meno ingombranti le colonne. Di notte le 1280 luci dell’intercapedine, i 12 anelli al neon posizionati dietro i pannelli di alluminio, i 30 riflettori posizionati alla base (6 esterni e 24 interni), creano uno straordinario spettacolo trasformando la torre in una sorta di caleidoscopio: le luci si riflettono sulle superfici specchianti del rivestimento interno e penetrano nell’alluminio perforato per poi uscire nell’ambiente circostante sotto forma di infiniti effetti luminosi. Il sistema di illuminazione, studiato da Toyo Ito stesso in collaborazione con il TL Yamagiwa Laboratori, era controllato da 2 computer installati ai piedi della torre che provvedevano a variare l’intensità, la direzione e la tipologia delle sorgenti luminose (minilampade, neon o riflettori), in base all’orario e ad alcuni parametri ambientali rilevati nella piazza (numero di decibel prodotti dal traffico e dalla direzione e intensità del vento): gli anelli al neon si accendevano sovrapponendosi l’uno all’altro per segnare approssivamente l’orario; la luce dei riflettori, alla base, variava in intensità e flusso luminoso in base alla direzione e alla velocità dl vento; le minilampade si accendevano tracciando disegni differenti in risposta, in tempo reale, all’intensità dei rumori che provenivano dalla piazza.  In certi intervalli tutte le luci si accendevanono in sincronia per produrre uno spettacolo luminoso che rispecchiava la musicalità dell’ambiente circostante: uno splendido esempio di architettura ambientale che interpretava in luce il suono prodotto dall’ambiente.  "[..]  Anche la Torre dei venti incarna il concetto di "design dell'aria", aria che non si visualizza ma che è satura di informazioni ." [Ito, 1991]
Yokohama, The Tower of winds dell’architetto Toio Ito
Yokohama, The Tower of winds dell’architetto Toio Ito
Yokohama, The Tower of winds dell’architetto Toio Ito Sezione Pianta
Yokohama, The Tower of winds dell’architetto Toio Ito
ARCHITETTURA DIGITALE, ARCHITETTURA VIRTUALE, TRANSARCHITETTURA I fenomeni architettonici sono quindi rappresentativi dei tempi in cui si verificano, e sono variati in funzione degli stili succedutisi nei vari periodi storici con differenze e varietà distintive per aree geografiche, fino a una frammentazione del linguaggio e ad una convivenza di diverse espressioni architettoniche in età contemporanea. Attualmente ormai ci siamo ritrovati in una modificazione spaziale e percettiva, generata dall’uso di nuove tecnologie. Oggi addirittura possiamo, per certi versi, anche scegliere di abitare in qualunque parte del mondo, grazie al nostro potenziale informatico di connessione e comunicazione. Con l’architettura digitale (etichetta generica che rende solo parzialmente il senso della trasformazione creativo/visiva in atto) sono state avviate delle sperimentazioni che tendono a realizzare anche un’estensione delle spazialità sensoriali. La cultura digitale ha contribuito ad allargare le capacità dei nostri sensi, per prevedere e progettare il mondo che verrà. Non si tratta però solo di una ricerca su nuovi modi di rappresentazione. Lo spazio non è più solo quello euclideo o quello cartesiano, non è più solo quello  riconducibile a spazi inevitabilmente vincolati a rapporti dimensionali noti e scontati e a concetti quali lunghezza, larghezza, altezza o a piani predefiniti, ma che altre dimensioni sono indagabili, per la prima volta, “fisicamente” nel virtuale. Il cyberspazio, integrando tutti i media precedenti, ha modificato e ampliato anche la nostra concezione del mondo e, di conseguenza, anche le categorie di spazio e di tempo. Cyberspazio come nuovo modello possibile di “spazio ideale” - dove acquisisce un diverso valore anche il senso fisico della gravità che caratterizza il nostro reale - ulteriore “luogo di progetto” che porta con sé una configurazione comunicativa su larga scala: spazio pluridimensionale definito da una tecnologia ed espressione di una cultura. Adesso lo spazio è quello della rete, ed è uno spazio infinito, popolato indistintamente da chiunque, che prescidne da età, sesso, stato sociale, razza colore nazionalità. Numerose correnti teoriche si sono susseguite: la trans-architettura e l’allo-design teorizzati da Novak, l’iper-piano di Stephen Perella, l’architettura connettiva di De Kerckove. Le transarchitetture, proiettate nella sperimentazione più audace, prefigurano nuovi spazi amebici, fluidi, in movimento.  L’architettura diviene estremamente leggera e aperta a infinite moltiplicazioni. L’iperpiano è visto come unico piano in grado di contenere tutti gli orizzonti, tutti i trend intellettuali della contemporaneità, luogo del dibattito gnoseologico-epistemologico, come luogo sintomatico del nostro tempo e delle nostre tensioni. L’architettura è sempre più “trans” architettura: è oltre, al di là, e genera una nuova estetica utopica basata sulla fluidità.
Ma la complessità della architettura virtuale intesa come trans-disciplina risiede soprattutto nei riferimenti teorici in cui affonda le radici; informatica, semantica, sistemi della complessità, psicologia cognitiva, design dell’interazione, robotica, etc. Lo si nota nel progetto Trans-ports di Kas Oosterhuis che dialogando con i concetti di spazio e tempo, attraverso il suono, esplicita il salto epocale dell’interazione artificiale con la terza dimensione, oppure la Socializer Chat di Petko Dourmana e Sergey Petrov, uno studio architetturale e compositivo attraverso diversi punti di vista e processi numericamente controllati. Perciò il termine che meglio la descrive come frontiera di ricerca è trans-architettura, in quanto il prefisso trans- indica una zona di passaggio, di transizione, di cambiamento. Questi nuovi valori stanno sostituendo i dettami della moderna composizione architettonica. Gli architetti olandesi Kas Oosterhuis e Ilona Lénàr d  hanno costituito fin dagli esordi uno studio multidisciplinare in cui architetti, visual artists, web-designers e programmatori unisco le loro professionalità in un continuo dialogo tra il virtuale ed il reale. Fedeli alla loro poetica architettonica, sinergia tra una progettualità visionaria ed un innovativo metodo di parametric design e mass-customization, lo studio persegue, con l’ausilio di una collaudata esperienza, la realizzazione di geometrie architettoniche complesse. Kas Oosterhuis è entrato prepotentemente nella scena architettonica con la sua “Architecture goes wild” del Trans-Ports project, un programmable-building costruito con una membrana a deformazione programmata, che assume di volta in volta un'identità diversa, per provare a immaginare uno spazio mutevole in tempo reale per forma e contenuto.  Egli prefigura un padiglione/software dotato di una struttura analoga ad un fascio muscolare contrattile, continuamente alterabile attraverso l'intervento via web di tanti utenti (programmatori) connessi. Il progetto dell’olandese Kas Oosterhuis è incentrato sul rapporto fra struttura reale e ambiente virtuale: il tema dell’architettura non è più lo spazio ma la superficie che produce percezioni tridimensionali trasformando lo spazio reale in percezione mentale. Il progetto consiste di una serie di strutture installate in tutto il mondo e collegate a strutture virtuali che si trovano su Internet.  I visitatori del sito possono navigare e manipolare le strutture virtuali  attraverso un gioco e tutto si riflette in un padiglione che cambia forma e contenuti in tempo reale a seconda dei dati. Il TRANSPORT 2001, nato come polo d’informazione urbano è un’edificio capace di mutare attraverso sensori digitali la propria forma e capienza in relazione del numero di persone all’interno,le sue pareti il soffitto e il pavimento fungono da media per le informazioni che si materializzano sotto forma di immagini e filmati. L’’edificio trova così il suo punto d’approdo nel processo di trasformazione che lo vede diventare puro simulacro mediatico e media per veicolare il flusso di informazioni globali.
 
Kas Oosterhuis, Trans-Ports project, 2001
Kas Oosterhuis, Trans-Ports project, 2001
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E’ in questo modo che la torre ha incorporato e si è incorporata nella scrittura di Azzurra Collas, di MacEwan Writer, di Aldous Writer di Atma Xenja, di Deneb Ashbourne, di Sunrise Jefferson, di Piega Tuqiri, di Susy Decosta, di Alzataconpugno, di Titty Thor e di Margye”. (armandoadolgiso.it) Infine, la Torre si Asian può essere colta anche nella visione archetipa del monolite infisso nel suolo virtuale del metaverso, a testimoniare ancora una volta la necessità primigenia dell’uomo di dare forma allo spazio dove abita, di modellare lo spazio in cui vive, si esprime, interagisce con gli altri e con il territorio, in questo caso il territorio tridimensionale virtuale, in cui però è possibile sperimentare direttamente fenomeni e interazioni che prima alcune discipline confinavano nella regola. Nello spazio virtuale l’uomo può avere numerose esperienze spaziali, a partire per esempio da un'esperienza che ha un rapporto dimensionale usuale - ad esempio essere in una stanza e vedere quella stanza e muoversi in quella stanza così come nella realtà nota ci è permesso - ma la propria figura può anche assumere altre dimensioni, diventare una particella e muoversi in un percorso di flussi, oppure essere infinitamente grande all'interno di mondi simulati. Successivi esperimenti sulla Torre ne hanno modificato non la forma e l’idea di base, ma i colori e la texture, cosicchè la torre ha in un certo senso subito anche successive “mutazioni di pelle”, pur continuando a spingersi in altezza fino a rimanere avvolta dalle nubi del cielo del metaverso.
La Torre di Asian nella prima versione La Torre di Asian nella prima versione: all’interno da sinistra Asian Lednev, Neupaul Palen, MacEwan Writer
La Torre di Asian nella prima versione: all’interno da sinistra Asian Lednev, MacEwan Writer, Neupaul Palen La Torre di Asian nella prima versione: all’esterno da sinistra Philosofia Mai, Neupaul Palen, Asian Lednev, MacEwan Writer
La Torre di Asian nell’ultima versione nella land di Kublai
La Torre di Asian nell’ultima versione nella land di Kublai: ben visibili le due “pelli”
La Torre di Asian nell’ultima versione nella land di Kublai: l’esterno
La Torre di Asian nell’ultima versione: interno, vedute dall’alto verso il basso
La Torre di Asian nell’ultima versione: veduta dall’alto verso il basso dell’interno, si possono distinguere i due involucri e lo spazio tra di esse
La Torre di Asian nell’ultima versione
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Lorenzo Ghiberti
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Roma dopo il 1870: Urbanistica e Architettura - Parte 3/4
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Il salone della meridiana
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Rinascimento. Novità tecnologiche e scientifiche a cura di P.G.
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Ara Pacis e Valentino 2007
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Festa dell’Architettura, Roma 11 giugno 2010 - La Torre di Asian

  • 1. Festa dell’Architettura Palazzo Valentini Roma, 11 giugno 2010 Presentazione LA TORRE DI ASIAN Romanzo Collettivo in Second Life Philomène Gattuso aka Philosofia
  • 2.
  • 3. La Torre di Babele La torre di Babele è la leggendaria costruzione di cui narra la Bibbia nel libro della Genesi: 11,1-9. « Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. » La torre, in mattoni, fu costruita sul fiume Eufrate nel Sennaar (in Mesopotamia) con l'intenzione di arrivare al cielo e dunque a Dio. Secondo il racconto biblico, all'epoca gli uomini parlavano tutti la medesima lingua. La torre era anche un simbolo di unità tra gli uomini e dell'umanità con Dio. Ma Dio creò scompiglio nelle genti e, facendo che le persone parlassero lingue diverse e non si capissero più, impedì che la costruzione della torre venisse portata a termine. Dal punto di vista archeologico, si fa corrispondere la biblica Torre di Babele alla gigantesca ziqqurat iniziata dal sovrano babilonese Nabucodonosor I (XII secolo a.C.). L'opera rimase incompiuta fino a qualche secolo dopo, con i sovrani della dinastia caldea Nabopolassar e soprattutto Nabucodonosor II (VII secolo a.C.). La ziqqurat Etemenanki, dedicata al dio Marduk, nel periodo di Nabopolassar era alta 30 cubiti (circa 15,30 o 22,90 m), come si deduce dalle descrizioni del figlio Nabucodonosor II. Fu visitata anche da Erodoto, che, nonostante le distruzioni causate dal re persiano Serse I, la descrive come un monumento ancora imponente. Proprio per questa sua mole straordinaria, essa fu considerata dagli Ebrei simbolo dell'arroganza umana.
  • 4. Babilonia, La Torre di Babele. Ricostruzione, ipotesi
  • 5. Babilonia, La torre di Babele secondo la descrizione del Reverendo Padre gesuita Atanasio Kircher. Ricostruzione molto fantasiosa.
  • 6. La Tour Eiffel (1887-1889) La struttura, progettata dall’ingegnere Gustave Eiffel, è la costruzione più alta di Parigi. Venne costruita in meno di due anni, dal 1887 al 1889; sarebbe dovuta servire da entrata all'Esposizione Universale del 1889, una Fiera Mondiale organizzata per celebrare il centenario della Rivoluzione francese. La torre, compresa l’antenna è alta 324 metri e pesa 10.000 tonnellate. Per 40 anni è stata la struttura più alta del mondo tutt’ora è il simbolo di Parigi e della Francia intera. Quando fu costruita, si registrò una certa resistenza da parte del pubblico, in quanto si pensava che sarebbe stata una struttura poco valida esteticamente. Tra l'altro, nel 1909 la Torre Eiffel rischiò di essere demolita perché contestata dall'elite artistica e letteraria della città; fu risparmiata solamente perché si rivelò una piattaforma ideale per le antenne di trasmissione necessarie alla nuova scienza della radiotelegrafia. Eiffel, che all'inizio non aveva altra ambizione che celebrare con questa costruzione i progressi della tecnica, si sentì presto obbligato a trovare delle utilità scientifiche alla sua Torre, come misure meteorologiche, analisi dell'aria, esperienze come quella del pendolo di Foucault, e così via. Egli stesso contribuì da allora a tali ricerche che portarono all'installazione di un barometro, di un parafulmini e di un apparecchio per la radiotelegrafia. Dal 1898 Eiffel aveva consentito a Eugène Ducretet di realizzare esperimenti di telegrafia senza fili fra la Torre ed il Panthéon, e offerto alla direzione dello scienziato di finanziarli egli stesso. Il generale Ferrié, che divenne poi amico di Eiffel, riuscì nelle prime comunicazioni di questo tipo sostenendo la causa della torre contro la demolizione. Fu così che la Tour Eiffel permise di comunicare con le navi da guerra e con i dirigibili, oltre che di intercettare i messaggi del nemico. In questo modo fu possibile, poi, l'arresto di Gertrude Zelle, detta Mata Hari, e mobilitare in tempo i taxi parigini per inviarli sul fronte della Marna, dove divennero per sempre i "taxi della Marna", grazie all'antenna radio installata sulla sommità della torre. Il 21 gennaio 1908 fu mandato dalla torre il primo messaggio radio a lunga distanza. Padre Theodor Wulf, nel 1910 decise di prendere alcune misure di radiazioni sia alla sommità che ai piedi della torre, scoprendone sulla sommità più di quanto previsto. Scoprì in questo modo i raggi cosmici.
  • 7. Parigi, la Tour Eiffel, altezze
  • 9. La Torre di Tatlin (1919-1920) Vladimir Tatlin Evgrafovič (Kharkhov 1885 - Mosca 1953), pittore e scultore sovietico. Dopo una prima adesione al 'primitivismo' e al cubismo, fu tra gli esponenti più significativi del Costruttivismo russo che nel 1917 fondò con Rodcenko, e a cui aderirono anche altre figure importanti come Gabo, Lissitzky, Mobol-Nag e Popola. La corrente artistica del costruttivismo è un movimento culturale fondato in Russia, di poco precedente la rivoluzione del 1917, fondato nel desiderio di realizzare un confronto diretto tra arte e rivoluzione: gli artisti lavorano alla nascita di un'arte socialmente utile, ispirata al concetto di struttura come idea formativa dell'architettura, della scultura e della pittura. Il costruttivismo spazz ò via le nozioni tradizionali di arte proponendo l'imitazione di forme e processi della tecnologia moderna. Il movimento costruttivista quindi apporta nelle opere d'arte quelle astrazioni che prendono spunto dalle forme che l'industria di ogni livello tende a generare. Gli artisti del movimento indagano il rapporto spazio e tempo per giungere a soluzioni che rappresentano una aspirazione all'universalità di tutte le arti, radunate sotto i denominatori comuni della riconciliazione con la materia. La volontà di Tatlin è quella di mostrare dei “materiali reali nello spazio reale”. Afferma un linguaggio ed una tecnica moderni, costruttivi; elaborando una corrente d’avanguardia che perseguì come unico programma quello della funzione sociale. Per questo partecipò con entusiasmo alla vita di fabbrica, per imparare a conoscere l’attività degli ingegneri. Il suo capolavoro, mai realizzato, è il “Monumento della Terza Internazionale” del 1919-20 (Musei nazionali russi, San Pietroburgo). La torre di Tatlin è il tentativo di creare una nuova forma di monumento. Il primo modello è alto 7 metri. Avrebbe dovuto trattarsi di una costruzione in traliccio metallico alta 400 metri (quindi più alta della Torre Eiffel alta 324 m con l’antenna). Due spirali in senso contrario circoscrivono un volume conico. L’inclinazione della struttura a spirale metallica corrisponde alla curvatura terrestre. All’interno doveva elevarsi una torre formata da diversi corpi geometrici: tre edifici di cristallo semoventi: al disotto un cubo per le attività legislative con rotazione di un giro all‘anno; in mezzo una piramide della amministrazione e dell’esecutivo del Komintern, con rotazione di un giro al mese e sopra un cilindro di servizi stampa con rotazione giornaliera. . L’edificio avrebbe dovuto girare su se stesso, come primo esempio di monumento dinamico. Materiali moderni combinati per una visione cosmica d’insieme a sottolineare la complessa costruzione della società.
  • 10. La Torre di Tatlin - Monumento della Terza Internazionale AVANGUARDIE FIGURATIVE TRA LE DUE GUERRE MONDIALI. IL COSTRUTTIVISMO RUSSO
  • 11. La Torre di Tatlin - Modello che riproduce il Monumento della Terza Internazionale
  • 12. La Torre di Tatlin - Modello che riproduce il Monumento della Terza Internazionale
  • 13. La Torre di Tatlin - Immagini storiche
  • 14. La Torre di Tatlin confrontata con la Tour Eiffel
  • 15. The Tower of winds (1986) La Torre del vento è un progetto dell’architetto giapponese Toyo Ito (Seoul, 1 giugno 1941), considerato uno degli architetti più innovativi ed influenti al mondo e particolarmente apprezzato per la creazione ed elaborazione di concetti architettonici estremi, nei quali combina il mondo fisico con quello virtuale. È uno degli esponenti più significativi di quell’indirizzo architettonico che propina la nozione contemporanea di città simulata. Le sue ricerche si orientano sempre più con il tempo verso una sorta di volontà di liberazione dell'architettura dal peso della gravità. Acquisisce attraverso alcuni iniziali esperimenti una tendenza a risolvere i contrasti tra la forma e la pesantezza della struttura. Già dagli anni 1970-1980 struttura e rivestimento sono trattati in modo del tutto nuovo. Mira ad esaltare le valenze percettive dei materiali ed ama smaterializzare le forme, che appaiono così sempre più libere e anticonvenzionali. Anche gli impianti, negli edifici di Ito, tendono ad assumere configurazioni particolarmente originali. L'attività di Ito pone in primo piano la ricerca di nuove relazioni tra l'involucro e la struttura per conferire una qualità percettiva di “mancanza di peso”. Ma i risultati ricercati trovano la condizione di riuscita attraverso un nuovo tipo di rapporto che l'architetto instaura con l'immediato spazio circostante. " [..]Nella mia progettazione c'è un elemento antico, di osservazione del cambiamento e dunque di instabilità percettiva ma il dato più forte è quello della realtà odierna, dove la velocità delle comunicazioni non ha paragone con il passato. Infine, c'è una rivoluzione rispetto alla storica immutabilità alla quale l'architettura legava la sua identità. Questa immutabilità era lo specchio di una società ferma, mentre oggi noi sappiamo che la società si muove molto velocemente. L'architettura deve rappresentarla, e dunque pensare se stessa diversamente. E la sua nuova scorrevolezza va percepita da chi guarda e da chi la progetta " Toyo Ito, 27 Ottobre 2001 Tower of Wind, Yokohama-shi, Kanagawa, 1986 Al centro della piazza pentagonale della stazione ferroviaria di Nishi-guchi di Yokohama, in un grande spazio circondato dal traffico veicolare, si innalzava una torre in cemento armato che fungeva da serbatoio dell’acqua per l’impianto di condizionamento del sottostante centro commerciale, costruita alla fine degli anni ’60. Per il trentesimo anniversario della stazione si pensò di ristrutturarla, bandendo un concorso ad inviti con dieci progetti in concorso, tra i quali risultò vincitore quello proposto da Toyo Ito. Il suo progetto prevedeva di trasformare la preesistente torre in un’architettura di luci senza modificare la preesistenza, bensì rivestendone semplicemente la superficie con lastre riflettenti in materiale acrilico e inglobandola in un cilindro in alluminio traforato a pianta ellissoidale: all’interno del cilindro, nello spazio fra i pannelli di alluminio perforato e la superficie rivestita della preesistenza, furono collocate una serie di luci. L’involucro ellissoidale aveva uno sviluppo in pianta di 6 m per 9 m con un’altezza complessiva di 21 m: i pannelli di alluminio furono montati su anelli posti a intervalli di 1,5 metri e sorretti da colonne metalliche. Il peso della nuova struttura grava sulle colonne mentre il nucleo resistente rimane quello della vecchia torre: la soluzione venne adottata per alleggerire il peso gravante sul sottostante centro commerciale e per rendere meno ingombranti le colonne. Di notte le 1280 luci dell’intercapedine, i 12 anelli al neon posizionati dietro i pannelli di alluminio, i 30 riflettori posizionati alla base (6 esterni e 24 interni), creano uno straordinario spettacolo trasformando la torre in una sorta di caleidoscopio: le luci si riflettono sulle superfici specchianti del rivestimento interno e penetrano nell’alluminio perforato per poi uscire nell’ambiente circostante sotto forma di infiniti effetti luminosi. Il sistema di illuminazione, studiato da Toyo Ito stesso in collaborazione con il TL Yamagiwa Laboratori, era controllato da 2 computer installati ai piedi della torre che provvedevano a variare l’intensità, la direzione e la tipologia delle sorgenti luminose (minilampade, neon o riflettori), in base all’orario e ad alcuni parametri ambientali rilevati nella piazza (numero di decibel prodotti dal traffico e dalla direzione e intensità del vento): gli anelli al neon si accendevano sovrapponendosi l’uno all’altro per segnare approssivamente l’orario; la luce dei riflettori, alla base, variava in intensità e flusso luminoso in base alla direzione e alla velocità dl vento; le minilampade si accendevano tracciando disegni differenti in risposta, in tempo reale, all’intensità dei rumori che provenivano dalla piazza. In certi intervalli tutte le luci si accendevanono in sincronia per produrre uno spettacolo luminoso che rispecchiava la musicalità dell’ambiente circostante: uno splendido esempio di architettura ambientale che interpretava in luce il suono prodotto dall’ambiente. "[..] Anche la Torre dei venti incarna il concetto di "design dell'aria", aria che non si visualizza ma che è satura di informazioni ." [Ito, 1991]
  • 16. Yokohama, The Tower of winds dell’architetto Toio Ito
  • 17. Yokohama, The Tower of winds dell’architetto Toio Ito
  • 18. Yokohama, The Tower of winds dell’architetto Toio Ito Sezione Pianta
  • 19. Yokohama, The Tower of winds dell’architetto Toio Ito
  • 20. ARCHITETTURA DIGITALE, ARCHITETTURA VIRTUALE, TRANSARCHITETTURA I fenomeni architettonici sono quindi rappresentativi dei tempi in cui si verificano, e sono variati in funzione degli stili succedutisi nei vari periodi storici con differenze e varietà distintive per aree geografiche, fino a una frammentazione del linguaggio e ad una convivenza di diverse espressioni architettoniche in età contemporanea. Attualmente ormai ci siamo ritrovati in una modificazione spaziale e percettiva, generata dall’uso di nuove tecnologie. Oggi addirittura possiamo, per certi versi, anche scegliere di abitare in qualunque parte del mondo, grazie al nostro potenziale informatico di connessione e comunicazione. Con l’architettura digitale (etichetta generica che rende solo parzialmente il senso della trasformazione creativo/visiva in atto) sono state avviate delle sperimentazioni che tendono a realizzare anche un’estensione delle spazialità sensoriali. La cultura digitale ha contribuito ad allargare le capacità dei nostri sensi, per prevedere e progettare il mondo che verrà. Non si tratta però solo di una ricerca su nuovi modi di rappresentazione. Lo spazio non è più solo quello euclideo o quello cartesiano, non è più solo quello riconducibile a spazi inevitabilmente vincolati a rapporti dimensionali noti e scontati e a concetti quali lunghezza, larghezza, altezza o a piani predefiniti, ma che altre dimensioni sono indagabili, per la prima volta, “fisicamente” nel virtuale. Il cyberspazio, integrando tutti i media precedenti, ha modificato e ampliato anche la nostra concezione del mondo e, di conseguenza, anche le categorie di spazio e di tempo. Cyberspazio come nuovo modello possibile di “spazio ideale” - dove acquisisce un diverso valore anche il senso fisico della gravità che caratterizza il nostro reale - ulteriore “luogo di progetto” che porta con sé una configurazione comunicativa su larga scala: spazio pluridimensionale definito da una tecnologia ed espressione di una cultura. Adesso lo spazio è quello della rete, ed è uno spazio infinito, popolato indistintamente da chiunque, che prescidne da età, sesso, stato sociale, razza colore nazionalità. Numerose correnti teoriche si sono susseguite: la trans-architettura e l’allo-design teorizzati da Novak, l’iper-piano di Stephen Perella, l’architettura connettiva di De Kerckove. Le transarchitetture, proiettate nella sperimentazione più audace, prefigurano nuovi spazi amebici, fluidi, in movimento. L’architettura diviene estremamente leggera e aperta a infinite moltiplicazioni. L’iperpiano è visto come unico piano in grado di contenere tutti gli orizzonti, tutti i trend intellettuali della contemporaneità, luogo del dibattito gnoseologico-epistemologico, come luogo sintomatico del nostro tempo e delle nostre tensioni. L’architettura è sempre più “trans” architettura: è oltre, al di là, e genera una nuova estetica utopica basata sulla fluidità.
  • 21. Ma la complessità della architettura virtuale intesa come trans-disciplina risiede soprattutto nei riferimenti teorici in cui affonda le radici; informatica, semantica, sistemi della complessità, psicologia cognitiva, design dell’interazione, robotica, etc. Lo si nota nel progetto Trans-ports di Kas Oosterhuis che dialogando con i concetti di spazio e tempo, attraverso il suono, esplicita il salto epocale dell’interazione artificiale con la terza dimensione, oppure la Socializer Chat di Petko Dourmana e Sergey Petrov, uno studio architetturale e compositivo attraverso diversi punti di vista e processi numericamente controllati. Perciò il termine che meglio la descrive come frontiera di ricerca è trans-architettura, in quanto il prefisso trans- indica una zona di passaggio, di transizione, di cambiamento. Questi nuovi valori stanno sostituendo i dettami della moderna composizione architettonica. Gli architetti olandesi Kas Oosterhuis e Ilona Lénàr d hanno costituito fin dagli esordi uno studio multidisciplinare in cui architetti, visual artists, web-designers e programmatori unisco le loro professionalità in un continuo dialogo tra il virtuale ed il reale. Fedeli alla loro poetica architettonica, sinergia tra una progettualità visionaria ed un innovativo metodo di parametric design e mass-customization, lo studio persegue, con l’ausilio di una collaudata esperienza, la realizzazione di geometrie architettoniche complesse. Kas Oosterhuis è entrato prepotentemente nella scena architettonica con la sua “Architecture goes wild” del Trans-Ports project, un programmable-building costruito con una membrana a deformazione programmata, che assume di volta in volta un'identità diversa, per provare a immaginare uno spazio mutevole in tempo reale per forma e contenuto. Egli prefigura un padiglione/software dotato di una struttura analoga ad un fascio muscolare contrattile, continuamente alterabile attraverso l'intervento via web di tanti utenti (programmatori) connessi. Il progetto dell’olandese Kas Oosterhuis è incentrato sul rapporto fra struttura reale e ambiente virtuale: il tema dell’architettura non è più lo spazio ma la superficie che produce percezioni tridimensionali trasformando lo spazio reale in percezione mentale. Il progetto consiste di una serie di strutture installate in tutto il mondo e collegate a strutture virtuali che si trovano su Internet. I visitatori del sito possono navigare e manipolare le strutture virtuali attraverso un gioco e tutto si riflette in un padiglione che cambia forma e contenuti in tempo reale a seconda dei dati. Il TRANSPORT 2001, nato come polo d’informazione urbano è un’edificio capace di mutare attraverso sensori digitali la propria forma e capienza in relazione del numero di persone all’interno,le sue pareti il soffitto e il pavimento fungono da media per le informazioni che si materializzano sotto forma di immagini e filmati. L’’edificio trova così il suo punto d’approdo nel processo di trasformazione che lo vede diventare puro simulacro mediatico e media per veicolare il flusso di informazioni globali.
  • 22.  
  • 25.
  • 26.
  • 27. E’ in questo modo che la torre ha incorporato e si è incorporata nella scrittura di Azzurra Collas, di MacEwan Writer, di Aldous Writer di Atma Xenja, di Deneb Ashbourne, di Sunrise Jefferson, di Piega Tuqiri, di Susy Decosta, di Alzataconpugno, di Titty Thor e di Margye”. (armandoadolgiso.it) Infine, la Torre si Asian può essere colta anche nella visione archetipa del monolite infisso nel suolo virtuale del metaverso, a testimoniare ancora una volta la necessità primigenia dell’uomo di dare forma allo spazio dove abita, di modellare lo spazio in cui vive, si esprime, interagisce con gli altri e con il territorio, in questo caso il territorio tridimensionale virtuale, in cui però è possibile sperimentare direttamente fenomeni e interazioni che prima alcune discipline confinavano nella regola. Nello spazio virtuale l’uomo può avere numerose esperienze spaziali, a partire per esempio da un'esperienza che ha un rapporto dimensionale usuale - ad esempio essere in una stanza e vedere quella stanza e muoversi in quella stanza così come nella realtà nota ci è permesso - ma la propria figura può anche assumere altre dimensioni, diventare una particella e muoversi in un percorso di flussi, oppure essere infinitamente grande all'interno di mondi simulati. Successivi esperimenti sulla Torre ne hanno modificato non la forma e l’idea di base, ma i colori e la texture, cosicchè la torre ha in un certo senso subito anche successive “mutazioni di pelle”, pur continuando a spingersi in altezza fino a rimanere avvolta dalle nubi del cielo del metaverso.
  • 28. La Torre di Asian nella prima versione La Torre di Asian nella prima versione: all’interno da sinistra Asian Lednev, Neupaul Palen, MacEwan Writer
  • 29. La Torre di Asian nella prima versione: all’interno da sinistra Asian Lednev, MacEwan Writer, Neupaul Palen La Torre di Asian nella prima versione: all’esterno da sinistra Philosofia Mai, Neupaul Palen, Asian Lednev, MacEwan Writer
  • 30. La Torre di Asian nell’ultima versione nella land di Kublai
  • 31. La Torre di Asian nell’ultima versione nella land di Kublai: ben visibili le due “pelli”
  • 32. La Torre di Asian nell’ultima versione nella land di Kublai: l’esterno
  • 33. La Torre di Asian nell’ultima versione: interno, vedute dall’alto verso il basso
  • 34. La Torre di Asian nell’ultima versione: veduta dall’alto verso il basso dell’interno, si possono distinguere i due involucri e lo spazio tra di esse
  • 35. La Torre di Asian nell’ultima versione
  • 36. La Torre di Asian nell’ultima versione
  • 37. La Torre di Asian nell’ultima versione
  • 38. La Torre di Asian nell’ultima versione
  • 39. La Torre di Asian nell’ultima versione