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Le donne e il lavoro:
l’altro ‘spread’ da eliminare
                    di Chiara Rosazza Bondibene
                                     Anna Rosso




                                                  03/02/2013
In Italia, ci sono ormai più laureate che laureati, ma…
 Le donne italiane e il mercato del lavoro sono due realtà ancora
 distanti. Quando lavorano sono pagate meno degli uomini e
 hanno minori prospettive di carriera. Sono dunque risorse
 sottoutilizzate, uno spreco di talenti …
 In questa presentazione ci chiediamo:
 •  Come si collocano le lavoratrici italiane rispetto agli altri paesi
 •  Che divario c’e’ tra nord e sud in Italia?
 •  Che categorie di donne partecipano di piu’ al mercato del
     lavoro?
 •  Perché è importante aumentare la loro partecipazione?
 •  Che ostacoli incontrano le donne che vogliono lavorare?
                                                                          2
Donne e lavoro: l’Italia nelle classifiche mondiali

                                                             Posizione        Nazione
   Il Global Gender Gap Index misura la
   disparità uomo-donna in 135 paesi.                            1°           Islanda
                                                                13°          Germania
   Specificamente considera la
                                                                18°         Regno Unito
   partecipazione e le opportunità
                                                                22°          Stati Uniti
   economiche, il livello di istruzione, la salute
   e la partecipazione politica.                                26°           Spagna
                                                                57°           Francia
                                                                80°            Italia
•  L’Italia si posiziona tra gli ultimi posti                   82°            Grecia

•  Nel 2012, è scesa all’80esima posizione                      107°        Emirati Arabi
                                                            135° (ultimo)     Yemen




http:/
     /www3.weforum.org/docs/WEF_GenderGap_Report_2012.pdf                                   3
Donne e lavoro: l’Italia nelle classifiche europee
Il tasso di occupazione
femminile in Italia è tra i più
bassi in Europa, con le regioni
del Sud che si posizionano ai
livelli più bassi…



Il tasso di occupazione è il
numero di donne occupate sul
totale della popolazione di donne in
età lavorativa


Fonte: Dati Eurostat                                4
Donne e lavoro: il divario tra nord e sud Italia
                                                        Il tasso di partecipazione è la % delle
                                                        donne nella forza lavoro (occupate e
                                                        disoccupate) sul totale popolazione
                                                        femminile in età lavorativa


                                                        •  La partecipazione femminile e’
                                                           molto diversa nelle varie
                                                           regioni, e soprattutto è molto
                                                           più bassa al sud.
                                                        •  Il minimo è raggiunto in
                                                           Campania (31%) e il massimo
                                                           in Emilia-Romagna (65%)

Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione                                             5
Il divario tra nord e sud e’ in crescita...
Mentre ci sono stati miglioramenti al centro-nord, la partecipazione è
calata di 3 punti percentuali nel Mezzogiorno.
                                                   Tasso partecipazione
                                                              2001-2011
  65%


  60%


  55%
                                                                                      Totale
  50%                                                                                 Nord

                                                                                      Centro
  45%                                                                                 Mezzogiorno


  40%


  35%




Fonte: i.Istat, dati 2001-2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di eta’ 15-64                 6
Ma quali donne partecipano di più? (a) Istruzione
•  Le donne con un livello di istruzione più alto partecipano di più, senza
   però raggiungere i livelli degli uomini.
•  Il divario con gli uomini è particolarmente marcato a livelli inferiori di
   istruzione
                                         Partecipazione per livello di istruzione
                                                         maschi          femmine
100%
 80%
 60%
 40%
 20%
  0%
             licenza elementare,                 licenza media                         diploma   laurea e post-laurea
                 nessun titolo

Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di eta’ 15-64, 2011                                    7
Quali donne partecipano di più? (b) Nazionalita’
Le donne straniere partecipano molto di più, eccetto se si
paragonano le laureate...
    90%                              Partecipazione per istruzione e nazionalita’
    80%
    70%                           italiane            straniere
    60%
    50%
    40%
    30%
    20%
     10%
      0%
                licenza elementare,              licenza media                    diploma   laurea e post-laurea
                    nessun titolo
Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di eta’ 15-64, 2011                               8
Quali donne partecipano di più? (c) Età
•  Le donne giovani partecipano di più rispetto al totale. Ma, anche tra la
   nuove generazioni, il divario tra uomini e donne non sembra chiudersi

                               Partecipazione per livello di istruzione, eta’ 25-34
                                maschi
    90%
    80%                          femmine
    70%
    60%
    50%
    40%
    30%
    20%
     10%
      0%
                licenza elementare,              licenza media                    diploma   laurea e post-laurea
                    nessun titolo

Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di eta’ 25-34, 2011                               9
Ma se lavorano meno, avranno più figli? (a)
  •  L’Italia ha uno dei tassi di fecondità più bassi rispetto a molti altri paesi
     dell’ OCSE
3.5
                                                Tasso di fecondita' totale
3.0

2.5

2.0

1.5

1.0

0.5

0.0




                                                          Il tasso di di fecondità totale è dato dal
                                                          numero medio di figli per donna in età feconda
                                                          (15-49 anni).
      Fonte: Dati OCSE 2010 – Family Database                                                         10
Ma se lavorano meno, avranno piu’ figli? (b)
                         70%                                                                       Trentino A/A   Nel grafico viene mostrata la
                         65%
                                                                                                                  correlazione tra tasso di
                                                                                                                  partecipazione femminile e
                         60%                                                                                      tasso di fertilità.
                                                                                                                  Ogni punto nel grafico
tasso di patecipazione




                         55%
                                                                                                                  corrisponde ad una regione
                         50%                                                                                      italiana.
                         45%                                                                                      A tassi di partecipazione più
                                                   Abruzzo
                                                                                                                  elevati si associano tassi di
                         40%
                                                                                                                  fecondita’ maggiore
                                                                     Campania
                         35%                                                                                      Non è quindi detto che le
                                                                                                                  donne decidono di non
                         30%
                               1.2   1.25   1.3   1.35         1.4       1.45         1.5   1.55    1.6   1.65
                                                                                                                  lavorare per poter stare a casa
                                                         Tasso di fertilita' totale                               con i figli!


            Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di età 15-64 e fecondità .                                             11
Perché é importante avere piú donne al lavoro? (a)
1.     Più donne al lavoro possono alimentare la crescita economica
       attraverso:
      Ø  un maggiore numero di ore lavorate
      Ø  una maggiore produttività. Questo perché si sfrutterebbe l’alto
          livello di istruzione delle donne che attualmente non lavorano

2.  Gli Italiani invecchiano perché si fanno sempre meno figli:
      Ø  occorre accrescere la partecipazione femminile per sostenere le
          nostre future pensioni e le spese dello stato sociale



PIL: una misura usata per misurare la ricchezza di un paese                 12
Perché é importante avere piú donne al lavoro? (b)
3.  Un incentivo allo studio e alla partecipazione per le altre donne:
      Ø  Maggiore presenza di donne al lavoro in posizioni di rilievo
          incentiverebbe piú donne a studiare, e l’accresciuto capitale
          umano stimolerebbe ulteriormente la crescita economica.
4.  Miglioramento della sicurezza economica delle famiglie:
       Ø  Due redditi proteggono dal rischio di perdita di lavoro di uno dei
           due coniugi e riducono il rischio di povertá del nucleo famigliare.
5.  Piu’ «diversity»:
      Ø  Piu’ donne nelle stanze dei bottoni aziendali migliorano la
          performance. Diversity indica semplicemente una maggior
          presenza di persone di genere diverso
Profeta, P. e Casarico, A. (2011). “Donne in attesa: L’Italia delle disparita’ di genere”. Egea.
Smith, N, Smith V., and Verner, M. (2006). “Do women in top management affect firm performance? A Panel Study of 2005 Danish Firms”, International Journal of
Productivity and Performance Management, 55(7), pp.569-593.                                                                                                    13
...Ma piú donne al lavoro implicano una maggiore
disoccupazione maschile?
  Ci sono ragioni per cui un aumento di persone che cercano lavoro non vuol dire
  che altri debbano per forza perdere il lavoro:
  •  Più donne al lavoro significa più lavori creati nell’indotto (circa 15 ogni 100
      donne occupate), derivanti dall’offerta di servizi alle famiglie. Questi hanno il
      vantaggio di essere locali, contribuendo anche a migliorare l’economia di
      territori svantaggiati, come il Mezzogiorno.
  •  Le donne potrebbero avere capacità diverse sul mercato del lavoro,
      aumentando la competenze della nostra forza lavoro e quindi le potenzialità
      del nostro sistema produttivo.
  Inoltre, se anche alcune donne sostituissero degli uomini al lavoro, questo
  sarebbe perché sono più qualificate per un dato posto di lavoro. Questo
  aumenterebbe comunque la produttività del nostro tessuto produttivo.
Manacorda, P, e Indiretto, G. (2009) . “Le politiche per favorire l’occupazione femminile”
http:/
     /www.portalecnel.it/Portale/IndLavrapportiFinali.nsf/vwCapitoli?OpenView&Count=40
Ferrera, M. (2008). “Il Fattore D. Perché il lavoro delle donne fara’ crescere l’Italia”, Mondadori.   14
Dunque cosa ostacola le donne dal lavorare? Cultura?
                              Donne                                                          Uomini
                                                                   Corea
       Messico                                                   Messico
           Italia                                              Giappone
       Bulgaria                                                      Italia
       Slovenia                                                  Pologna
        Estonia                                                   Francia
       Pologna                                                  Lettonia
        Spagna                                                    Canada
       Lituania                                                Stati Uniti
 Nuova Zelanda                                                  Norvegia
     Giappone
      Australia                                                Finlandia
       Lettonia                                              Regno Unito
   Regno Unito                                                   Lituania
     Germania                                                      Belgio
        Francia                                                Germania
         Belgio                                                   Spagna
      Finlandia                                                    Svezia
     Stati Uniti                                                Australia
         Svezia                                            Nuova Zelanda
        Canada                                                  Slovenia
      Norvegia                                                    Estonia
          Corea                                                  Bulgaria
                    0%   5%     10%   15%    20%     25%                      0%   2%   4%     6%     8%   10%   12%   14%

                                            % di ore dedicate ai lavori domestici
                                                    Dati OCSE 1998-2008

•  In Italia le donne passano in media piùú del 20% del loro tempo a fare lavori di casa,
solo il Messico sembra superarci...
•  Gli uomini, invece, sembrano cavarsela molto meglio, dedicando poco piùú del 5% del
loro tempo ai lavori di casa (solo gli uomini messicani, coreani e giapponesi sembrano
“dilettarsi” meno (e di poco) in questa attivitá…)
                                                                                                                         15
Dunque cosa ostacola le donne a lavorare? Servizi?
Le donne italiane sono ostacolate dal lavorare anche per la mancanza di
servizi. La spesa dello Stato sui servizi d’infanzia è tra le più basse in
Europa!
                                % PIL destinata a spesa per servizi d’infanzia
1.00%
0.90%
0.80%
0.70%
0.60%
0.50%
0.40%
0.30%
0.20%
0.10%
0.00%




Fonte dati: OCSE, 2009. PIL: una misura usata in economia per misurare la ricchezza di un paese
                                                                                                  16
...dove ci sono i servizi, più donne lavorano
                                                                                                      •  Nel grafico viene mostrata la
                                     70%
                                                                                                         correlazione tra tasso di
                                     65%
                                                                                       Emilia Romagna
                                                                                                         partecipazione femminile al mercato
                                                                                                         del lavoro e percentuale di bambini
 Tasso di partecipazione femminile




                                     60%
                                                                                                         che frequentano un asilo nido
                                     55%                                                                 pubblico.
                                     50%
                                                                                                      •  Ogni punto nel grafico corrisponde ad
                                                                                                         una regione italiana.
                                     45%
                                                                                                      •  La correlazione è positiva: le regioni
                                     40%
                                                                                                         dove la partecipazione è più alta sono
                                                                                                         quelle dove la carenza di asili nido è
                                     35%                                                                 minore.
                                                 Campania
                                     30%
                                           0%    5%     10%     15%    20%     25%     30%    35%   Ma cosa si può fare per promuovere
                                            % di bambini tra i due e tre anni che frequentano un
                                                                nido pubblico
                                                                                                         l’occupazione femminile?
                                                                                                    Andiamo a vedere alcune proposte.
Fonte: ISTAT, 2011.                                                                                                                               17
Oltre ad aumentare gli asili nido, cosa potrebbe fare lo Stato italiano per
           aumentare la partecipazione femminile al lavoro?
PROPOSTA                           OBIETTIVO                             FUNZIONAMENTO


                                                                L’impresa dà il buono al dipendente,
                       Sostenere il reddito delle famiglie
Buoni lavoro                                                         godendo di deduzioni fiscali.
                          aiutandole nelle spese per i
                                                               Il dipendente lo usa per le spese per i
                               servizi all’infanzia
                                                                         servizi all’infanzia


                                                           Uso di strumenti fiscali che implichino una
                       Sostenere il reddito delle famiglie
                                                            redistribuzione da famiglie con un solo
Incentivi fiscali         incentivando la partecipazione
                                                           percettore di reddito a favore delle coppie
                        femminile al mercato del lavoro
                                                               in cui entrambi i coniugi lavorano


                                                                   Introduzione di un congedo
                         Scardinare la concezione che
Congedi di paternità                                            esclusivamente destinato al papà,
                           sono sempre le donne ad
obbligatori                                                  remunerato ad una percentuale generosa,
                        assentarsi dal posto di lavoro in
                                                                 che va perso se il papà decide di
                             seguito alla maternitá
                                                                           rinunciarvi

                                                                                                     18
Conclusioni
•   Le donne italiane rappresentano un’enorme ricchezza per il
   nostro paese e la loro occupazione nel mercato del lavoro
   potrebbe aiutare il rilancio della crescita del paese
•  Purtroppo, la loro partecipazione è molto bassa rispetto agli
   altri paesi e sarebbe necessario aumentarla
•  L’introduzione di incentivi di vario tipo potrebbero aiutare il
   raggiungimento di questo obiettivo
     Ø  Qualcosa si sta muovendo se si pensa ai vouchers baby-sitter
         introdotti dalla riforma Fornero (18 luglio 2012, n. 92 art. 4 comma
         24b): questa è la direzione giusta!


                                                                                19
Grazie!
                  Se hai apprezzato la presentazione,
        inoltra il link ai tuoi amici e sostieni il nostro progetto!




               Si ringrazia Daniela Del Boca (Università di Torino)




                                    Contatti:
quattrogatti@quattrogatti.info | @_quattrogatti | facebook.com/quattrogatti.info
Bibliografia
•    Alesina, A., Ichino, A e Karabarbounis, L. (2011). “Gender-based taxation and the division of family chores”, American
     Economic Journal: Economic Policy, Vol 3(2), pp. 1-40.
•    Boeri, T. e Figari, F. (2011). “Un pezzo di riforma fiscale per incentivare il lavoro”:
     http://archivio.lavoce.info/articoli/pagina1002377.html
•    Ferrera, M. (2008). “Il Fattore D. Perché il lavoro delle donne fara’ crescere l’Italia”, Mondadori.
•    Figari, F. (2011). “From housewifes to indipendent earners: can the tax system help Italian women to work?”. ISER
     working paper 2011-15, University of Essex.
•    Hausmann R., Tyson L. D., Zahidi S. (2012) “The Global Gender Gap Report”
     http://www3.weforum.org/docs/WEF_GenderGap_Report_2012.pdf
•    ISTAT (2012). “L’offerta comunale di asili nido e di altri servizi socio-educativi per la prima infanzia”, Statistiche
     Report.
•    Istituto degli Innocenti (2011). “Monitoraggio del Piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia”.
•    Manacorda, P, e Indiretto, G. (2009) . “Le politiche per favorire l’occupazione femminile” http:/    /www.portalecnel.it/
     Portale/IndLavrapportiFinali.nsf/vwCapitoli?OpenView&Count=40
•    OECD Family Database: www.oecd.org/social/family/database
•    Profeta, P. e Casarico, A. (2011). “Donne in attesa: L’Italia delle disparita’ di genere”. Egea.
•    Smith, N, Smith V., and Verner, M. (2006). “Do women in top management affect firm performance? A Panel Study
     of 2005 Danish Firms”, International Journal of Productivity and Performance Management, 55(7), pp.569-593.


                                                                                                                             21

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Le donne e il lavoro - altro spread da eliminare

  • 1. Le donne e il lavoro: l’altro ‘spread’ da eliminare di Chiara Rosazza Bondibene Anna Rosso 03/02/2013
  • 2. In Italia, ci sono ormai più laureate che laureati, ma… Le donne italiane e il mercato del lavoro sono due realtà ancora distanti. Quando lavorano sono pagate meno degli uomini e hanno minori prospettive di carriera. Sono dunque risorse sottoutilizzate, uno spreco di talenti … In questa presentazione ci chiediamo: •  Come si collocano le lavoratrici italiane rispetto agli altri paesi •  Che divario c’e’ tra nord e sud in Italia? •  Che categorie di donne partecipano di piu’ al mercato del lavoro? •  Perché è importante aumentare la loro partecipazione? •  Che ostacoli incontrano le donne che vogliono lavorare? 2
  • 3. Donne e lavoro: l’Italia nelle classifiche mondiali Posizione Nazione Il Global Gender Gap Index misura la disparità uomo-donna in 135 paesi. 1° Islanda 13° Germania Specificamente considera la 18° Regno Unito partecipazione e le opportunità 22° Stati Uniti economiche, il livello di istruzione, la salute e la partecipazione politica. 26° Spagna 57° Francia 80° Italia •  L’Italia si posiziona tra gli ultimi posti 82° Grecia •  Nel 2012, è scesa all’80esima posizione 107° Emirati Arabi 135° (ultimo) Yemen http:/ /www3.weforum.org/docs/WEF_GenderGap_Report_2012.pdf 3
  • 4. Donne e lavoro: l’Italia nelle classifiche europee Il tasso di occupazione femminile in Italia è tra i più bassi in Europa, con le regioni del Sud che si posizionano ai livelli più bassi… Il tasso di occupazione è il numero di donne occupate sul totale della popolazione di donne in età lavorativa Fonte: Dati Eurostat 4
  • 5. Donne e lavoro: il divario tra nord e sud Italia Il tasso di partecipazione è la % delle donne nella forza lavoro (occupate e disoccupate) sul totale popolazione femminile in età lavorativa •  La partecipazione femminile e’ molto diversa nelle varie regioni, e soprattutto è molto più bassa al sud. •  Il minimo è raggiunto in Campania (31%) e il massimo in Emilia-Romagna (65%) Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione 5
  • 6. Il divario tra nord e sud e’ in crescita... Mentre ci sono stati miglioramenti al centro-nord, la partecipazione è calata di 3 punti percentuali nel Mezzogiorno. Tasso partecipazione 2001-2011 65% 60% 55% Totale 50% Nord Centro 45% Mezzogiorno 40% 35% Fonte: i.Istat, dati 2001-2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di eta’ 15-64 6
  • 7. Ma quali donne partecipano di più? (a) Istruzione •  Le donne con un livello di istruzione più alto partecipano di più, senza però raggiungere i livelli degli uomini. •  Il divario con gli uomini è particolarmente marcato a livelli inferiori di istruzione Partecipazione per livello di istruzione maschi femmine 100% 80% 60% 40% 20% 0% licenza elementare, licenza media diploma laurea e post-laurea nessun titolo Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di eta’ 15-64, 2011 7
  • 8. Quali donne partecipano di più? (b) Nazionalita’ Le donne straniere partecipano molto di più, eccetto se si paragonano le laureate... 90% Partecipazione per istruzione e nazionalita’ 80% 70% italiane straniere 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% licenza elementare, licenza media diploma laurea e post-laurea nessun titolo Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di eta’ 15-64, 2011 8
  • 9. Quali donne partecipano di più? (c) Età •  Le donne giovani partecipano di più rispetto al totale. Ma, anche tra la nuove generazioni, il divario tra uomini e donne non sembra chiudersi Partecipazione per livello di istruzione, eta’ 25-34 maschi 90% 80% femmine 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% licenza elementare, licenza media diploma laurea e post-laurea nessun titolo Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di eta’ 25-34, 2011 9
  • 10. Ma se lavorano meno, avranno più figli? (a) •  L’Italia ha uno dei tassi di fecondità più bassi rispetto a molti altri paesi dell’ OCSE 3.5 Tasso di fecondita' totale 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 0.0 Il tasso di di fecondità totale è dato dal numero medio di figli per donna in età feconda (15-49 anni). Fonte: Dati OCSE 2010 – Family Database 10
  • 11. Ma se lavorano meno, avranno piu’ figli? (b) 70% Trentino A/A Nel grafico viene mostrata la 65% correlazione tra tasso di partecipazione femminile e 60% tasso di fertilità. Ogni punto nel grafico tasso di patecipazione 55% corrisponde ad una regione 50% italiana. 45% A tassi di partecipazione più Abruzzo elevati si associano tassi di 40% fecondita’ maggiore Campania 35% Non è quindi detto che le donne decidono di non 30% 1.2 1.25 1.3 1.35 1.4 1.45 1.5 1.55 1.6 1.65 lavorare per poter stare a casa Tasso di fertilita' totale con i figli! Fonte: i.Istat, dati 2011 sul tasso di partecipazione per gruppo di età 15-64 e fecondità . 11
  • 12. Perché é importante avere piú donne al lavoro? (a) 1.  Più donne al lavoro possono alimentare la crescita economica attraverso: Ø  un maggiore numero di ore lavorate Ø  una maggiore produttività. Questo perché si sfrutterebbe l’alto livello di istruzione delle donne che attualmente non lavorano 2.  Gli Italiani invecchiano perché si fanno sempre meno figli: Ø  occorre accrescere la partecipazione femminile per sostenere le nostre future pensioni e le spese dello stato sociale PIL: una misura usata per misurare la ricchezza di un paese 12
  • 13. Perché é importante avere piú donne al lavoro? (b) 3.  Un incentivo allo studio e alla partecipazione per le altre donne: Ø  Maggiore presenza di donne al lavoro in posizioni di rilievo incentiverebbe piú donne a studiare, e l’accresciuto capitale umano stimolerebbe ulteriormente la crescita economica. 4.  Miglioramento della sicurezza economica delle famiglie: Ø  Due redditi proteggono dal rischio di perdita di lavoro di uno dei due coniugi e riducono il rischio di povertá del nucleo famigliare. 5.  Piu’ «diversity»: Ø  Piu’ donne nelle stanze dei bottoni aziendali migliorano la performance. Diversity indica semplicemente una maggior presenza di persone di genere diverso Profeta, P. e Casarico, A. (2011). “Donne in attesa: L’Italia delle disparita’ di genere”. Egea. Smith, N, Smith V., and Verner, M. (2006). “Do women in top management affect firm performance? A Panel Study of 2005 Danish Firms”, International Journal of Productivity and Performance Management, 55(7), pp.569-593. 13
  • 14. ...Ma piú donne al lavoro implicano una maggiore disoccupazione maschile? Ci sono ragioni per cui un aumento di persone che cercano lavoro non vuol dire che altri debbano per forza perdere il lavoro: •  Più donne al lavoro significa più lavori creati nell’indotto (circa 15 ogni 100 donne occupate), derivanti dall’offerta di servizi alle famiglie. Questi hanno il vantaggio di essere locali, contribuendo anche a migliorare l’economia di territori svantaggiati, come il Mezzogiorno. •  Le donne potrebbero avere capacità diverse sul mercato del lavoro, aumentando la competenze della nostra forza lavoro e quindi le potenzialità del nostro sistema produttivo. Inoltre, se anche alcune donne sostituissero degli uomini al lavoro, questo sarebbe perché sono più qualificate per un dato posto di lavoro. Questo aumenterebbe comunque la produttività del nostro tessuto produttivo. Manacorda, P, e Indiretto, G. (2009) . “Le politiche per favorire l’occupazione femminile” http:/ /www.portalecnel.it/Portale/IndLavrapportiFinali.nsf/vwCapitoli?OpenView&Count=40 Ferrera, M. (2008). “Il Fattore D. Perché il lavoro delle donne fara’ crescere l’Italia”, Mondadori. 14
  • 15. Dunque cosa ostacola le donne dal lavorare? Cultura? Donne Uomini Corea Messico Messico Italia Giappone Bulgaria Italia Slovenia Pologna Estonia Francia Pologna Lettonia Spagna Canada Lituania Stati Uniti Nuova Zelanda Norvegia Giappone Australia Finlandia Lettonia Regno Unito Regno Unito Lituania Germania Belgio Francia Germania Belgio Spagna Finlandia Svezia Stati Uniti Australia Svezia Nuova Zelanda Canada Slovenia Norvegia Estonia Corea Bulgaria 0% 5% 10% 15% 20% 25% 0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14% % di ore dedicate ai lavori domestici Dati OCSE 1998-2008 •  In Italia le donne passano in media piùú del 20% del loro tempo a fare lavori di casa, solo il Messico sembra superarci... •  Gli uomini, invece, sembrano cavarsela molto meglio, dedicando poco piùú del 5% del loro tempo ai lavori di casa (solo gli uomini messicani, coreani e giapponesi sembrano “dilettarsi” meno (e di poco) in questa attivitá…) 15
  • 16. Dunque cosa ostacola le donne a lavorare? Servizi? Le donne italiane sono ostacolate dal lavorare anche per la mancanza di servizi. La spesa dello Stato sui servizi d’infanzia è tra le più basse in Europa! % PIL destinata a spesa per servizi d’infanzia 1.00% 0.90% 0.80% 0.70% 0.60% 0.50% 0.40% 0.30% 0.20% 0.10% 0.00% Fonte dati: OCSE, 2009. PIL: una misura usata in economia per misurare la ricchezza di un paese 16
  • 17. ...dove ci sono i servizi, più donne lavorano •  Nel grafico viene mostrata la 70% correlazione tra tasso di 65% Emilia Romagna partecipazione femminile al mercato del lavoro e percentuale di bambini Tasso di partecipazione femminile 60% che frequentano un asilo nido 55% pubblico. 50% •  Ogni punto nel grafico corrisponde ad una regione italiana. 45% •  La correlazione è positiva: le regioni 40% dove la partecipazione è più alta sono quelle dove la carenza di asili nido è 35% minore. Campania 30% 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% Ma cosa si può fare per promuovere % di bambini tra i due e tre anni che frequentano un nido pubblico l’occupazione femminile? Andiamo a vedere alcune proposte. Fonte: ISTAT, 2011. 17
  • 18. Oltre ad aumentare gli asili nido, cosa potrebbe fare lo Stato italiano per aumentare la partecipazione femminile al lavoro? PROPOSTA OBIETTIVO FUNZIONAMENTO L’impresa dà il buono al dipendente, Sostenere il reddito delle famiglie Buoni lavoro godendo di deduzioni fiscali. aiutandole nelle spese per i Il dipendente lo usa per le spese per i servizi all’infanzia servizi all’infanzia Uso di strumenti fiscali che implichino una Sostenere il reddito delle famiglie redistribuzione da famiglie con un solo Incentivi fiscali incentivando la partecipazione percettore di reddito a favore delle coppie femminile al mercato del lavoro in cui entrambi i coniugi lavorano Introduzione di un congedo Scardinare la concezione che Congedi di paternità esclusivamente destinato al papà, sono sempre le donne ad obbligatori remunerato ad una percentuale generosa, assentarsi dal posto di lavoro in che va perso se il papà decide di seguito alla maternitá rinunciarvi 18
  • 19. Conclusioni •  Le donne italiane rappresentano un’enorme ricchezza per il nostro paese e la loro occupazione nel mercato del lavoro potrebbe aiutare il rilancio della crescita del paese •  Purtroppo, la loro partecipazione è molto bassa rispetto agli altri paesi e sarebbe necessario aumentarla •  L’introduzione di incentivi di vario tipo potrebbero aiutare il raggiungimento di questo obiettivo Ø  Qualcosa si sta muovendo se si pensa ai vouchers baby-sitter introdotti dalla riforma Fornero (18 luglio 2012, n. 92 art. 4 comma 24b): questa è la direzione giusta! 19
  • 20. Grazie! Se hai apprezzato la presentazione, inoltra il link ai tuoi amici e sostieni il nostro progetto! Si ringrazia Daniela Del Boca (Università di Torino) Contatti: quattrogatti@quattrogatti.info | @_quattrogatti | facebook.com/quattrogatti.info
  • 21. Bibliografia •  Alesina, A., Ichino, A e Karabarbounis, L. (2011). “Gender-based taxation and the division of family chores”, American Economic Journal: Economic Policy, Vol 3(2), pp. 1-40. •  Boeri, T. e Figari, F. (2011). “Un pezzo di riforma fiscale per incentivare il lavoro”: http://archivio.lavoce.info/articoli/pagina1002377.html •  Ferrera, M. (2008). “Il Fattore D. Perché il lavoro delle donne fara’ crescere l’Italia”, Mondadori. •  Figari, F. (2011). “From housewifes to indipendent earners: can the tax system help Italian women to work?”. ISER working paper 2011-15, University of Essex. •  Hausmann R., Tyson L. D., Zahidi S. (2012) “The Global Gender Gap Report” http://www3.weforum.org/docs/WEF_GenderGap_Report_2012.pdf •  ISTAT (2012). “L’offerta comunale di asili nido e di altri servizi socio-educativi per la prima infanzia”, Statistiche Report. •  Istituto degli Innocenti (2011). “Monitoraggio del Piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia”. •  Manacorda, P, e Indiretto, G. (2009) . “Le politiche per favorire l’occupazione femminile” http:/ /www.portalecnel.it/ Portale/IndLavrapportiFinali.nsf/vwCapitoli?OpenView&Count=40 •  OECD Family Database: www.oecd.org/social/family/database •  Profeta, P. e Casarico, A. (2011). “Donne in attesa: L’Italia delle disparita’ di genere”. Egea. •  Smith, N, Smith V., and Verner, M. (2006). “Do women in top management affect firm performance? A Panel Study of 2005 Danish Firms”, International Journal of Productivity and Performance Management, 55(7), pp.569-593. 21