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L'Italia è pronta per l’Agenda Digitale?
                                            di Iginio Gagliardone
                                          e Gianluca Martelliano


Open data, accesso all'informazione e proposte
per lo sviluppo dei servizi digitali

                                             1 febbraio 2013
Introduzione
Nel 2012 il governo Monti ha varato un’agenda digitale per l’Italia. Un passo
importante, ma che si scontra con due problemi radicali:

- L’arretratezza delle infrastrutture e un forte analfabetismo digitale, ben
  oltre la media europea.

- Una mancanza di diritti fondamentali come il diritto all’informazione che
  possano dare sostanza all’agenda digitale.

Questa presentazione offre una breve panoramica dello stato dell’informatiz-
zazione in Italia, dei cambiamenti che l’agenda digitale cerca di introdurre e degli
strumenti che possono aiutarla a produrre risultati più radicali.

Nelle ultime slide ci soffermeremo infine sulle proposte dei partiti.
                                                                                 2
Internet in Italia
      Il 63 per cento delle famiglie italiane dispone di una connessione, ma solamente
      il 55 per cento a banda larga, dato che ci vede al quart’ultimo posto in Europa
      (Eurostat 2012). A questa cifra si aggiungono gli analfabeti digitali (ovvero le
      persone che non hanno mai usato e non sanno usare Internet): in Italia sono quasi
      4 su 10, ancora una volta un dato fra i più alti in Europa come mostra il grafico.
50
45
40
       Persone che non hanno mai usato internet nel 2012 (%)                    37%
       Fonte: Eurostat - * Il dato del Regno Unito è del 2011
35
30
25
                                                                23%
20
 15
 10
  5
  0




      Il divario nord-sud è ancora marcato, con una differenza di 10 punti fra il centro-nord
      (con il 58% di famiglie connesse alla rete) e il sud (48%). Il 43% delle famiglie
                                                                                         3
      inoltre dichiara di non avere le competenze per utilizzare Internet (Istat 2012)
Agenda digitale: cos’è
L’Agenda digitale è un’iniziativa dell’Unione europea per sviluppare le
tecnologie e i servizi digitali. Presentata nel 2010, prevede una serie di obiettivi
da realizzare entro il 2020:
• mercato digitale unico: abbattere le barriere che bloccano il libero scambio di
servizi online tra una nazione e l’altra;
• interoperabilità: software e apparecchi compatibili tra loro;
• sicurezza per pagamenti e dati personali;
• accesso a Internet veloce e ultraveloce;
• alfabetizzazione digitale e accesso a Internet per i disabili;
• migliorare i servizi pubblici attraverso le tecnologie digitali.
Nel 2011 la Commissione europea ha inserito anche il capitolo open data, per
permettere a cittadini e aziende di accedere a queste informazioni per fini
commerciali e non.                                                                 4
Agenda Digitale in Italia
Nel 2012 (Governo Monti) è stato approvato il
decreto sviluppo 2.0, all’interno del quale è
contenuta L’Agenda Digitale Italiana (ADI).
Ora servono i decreti attuativi, ma di questo
se ne occuperà il prossimo esecutivo.

La Cabina di regia dell’ADI, composta da       Il primo marzo 2012 nasce
diversi Ministeri e da due referenti per gli
                                               l’Agenda Digitale Italiana
Enti locali, vuole investire per il primo anno
circa 2,5 miliardi di euro.
Secondo il Governo, questo investimento dovrebbe avere un
impatto di 4,3 miliardi di euro e dovrebbe produrre
fino a 54mila occupati.
                                                                     5
Italia: l’agenda che verrà
Principali interventi previsti:
• identità digitale: documento digitale
unificato, anagrafe unificata, posta elettronica
certificata
• pubblica amministrazione digitale:
pubblicazione di dati in formato aperto (open
data), trasmissione obbligatoria di documenti per via
telematica
• istruzione digitale: semplificazioni procedure
università e libri digitali




                                                                                            Fonte: agenda-digitale.it
• sanità digitale: cartella e prescrizione medica
digitali
• banda larga: nelle zone non coperte
• moneta elettronica: obbligo pagamenti elettronici per le pubbliche amministrazioni.
Dal 2014 obbligo bancomat per chi vende prodotti e servizi
• giustizia digitale: comunicazioni e notificazioni via Internet                        6
Rafforzare l’agenda:
open data e accesso all’informazione
Per fare dell’agenda digitale una reale opportunità per migliorare il rapporto
stato-cittadini sono necessari due passaggi:

A. Stimolare un uso degli open data che sia accessibile a tutti e non solo agli
   addetti ai lavori.

B. Stabilire per legge un reale Diritto all’accesso all’informazione (attraverso
   un Freedom of Information Act – FOIA) che aumenti i poteri dei cittadini nei
   confronti dello lo Stato e non lasci solo nelle mani dello Stato il diritto di
   decidere cosa va rivelato e cosa no.

                                                                                 7
A. Open Data: trasparenza e innovazione
Gli Open Data, ovvero dati liberamente accessibili a
tutti, sono uno dei punti chiave dell’agenda digitale e
rappresentano la base per una pubblica
                                                                                      Nell’ottobre 2011 nasce
amministrazione (PA) trasparente e aperta alla                                            il portale dati.gov.it
partecipazione dei cittadini nei processi decisionali.
Secondo la Commissione europea, la quantità di dati a disposizione della PA rappresenta
una miniera d’oro. Si tratta anche di mappe, archivi e informazioni per cui qualcuno
potrebbe essere disposto a pagare. Nel 2010, nell’Europa a 27 paesi, il valore economico
dei dati nel settore pubblico era stimato in 32 miliardi 1.

A ottobre 2012, i dataset (insiemi di dati) consultabili liberamente da tutti in Italia erano
3647, in forte crescita rispetto ai mesi precedenti (Censis 2012). Insomma, il materiale c’è.
Ora bisogna solo saperlo usare. E avere gli strumenti per farlo.
1 Fonte: Graham Vickery, Information Economics Paris (studio realizzato per la Commissione Europea). Vedi anche
il progetto Mepsir che nel 2006 aveva quantificato in 27 miliardi di euro il valore economico dei dati prodotti dalle
amministrazioni pubbliche nell’Europa a 25, più la Norvegia.
                                                                                                                        8
A. Oltre gli Open Data
Gli open data non sono solo un’opportunità
economica. Possono aiutare i processi
democratici, ma ad alcune condizioni:
• I dati in forma grezza sono poco utili ai
cittadini che vogliono tenere lo Stato sotto
controllo. Vanno analizzati, spiegati e
trasformati, cosicché anche i non esperti       Fonte: datajournalismhandbook.org
possano usarli.
• Senza competenze o senza istituzioni che interpretano questi dati (come nel
caso del data journalism) si rischia di cadere nel compiacimento digitale: le
amministrazioni dichiarano di aver fatto passi avanti per accrescere la
trasparenza, ma in forme che danno poco potere effettivo ai cittadini.
• Anche se esistono degli standard, il potere di decidere quali dati liberare
rimane nelle mani dell’amministrazione e i cittadini in Italia hanno pochi
strumenti per chiedere attivamente il rilascio dei dati.                        9
B. Il Freedom of Information Act (FOIA)
Un vero open government deve affiancare alla liberazione dei dati degli strumenti
che permettano ai cittadini di accedere a ciò che loro stessi ritengono importante.
Questo può essere ottenuto attraverso un
Freedom of Information Act (o Right to
Information Act), che offre strumenti
legali ai cittadini per aver accesso ad




                                                                                    Fonte : cfoi.org.uk
informazioni in mano alla pubblica
amministrazione.
In materia di accesso all’informazione, l’Italia ha una legge molto debole
(241/90, 150/2009 e 196/2003) che riconosce solo ai cittadini con un
“interesse concreto e personale” il potere di richiedere informazioni,
e rende difficile fare una richiesta a chi, cittadino o giornalista, vuole
controllare il funzionamento dello Stato.                                      10
B. Sembra FOIA ma non è!
Il 22 gennaio 2013 viene approvato un decreto ispirato, secondo il Consiglio dei
Ministri, al FOIA americano e definito dalla stampa come il “Freedom Act italiano”.

In realtà il decreto non è un FOIA.
Vengono introdotte alcune norme
importanti in fatto di trasparenza e
si dà più poteri ai cittadini, ma quello
che manca (ed è centrale nel FOIA americano e inglese) è il potere del cittadino di
agire attivamente e chiedere informazioni anche senza un interesse concreto e
personale.
Finora la legge italiana non dà la possibilità a cittadini e giornalisti di entrare in
possesso di informazioni utili semplicemente per controllare l’operato dello
Stato. Questo ha impedito per esempio ad importanti
inchieste giornalistiche di avere accesso a prove essenziali.                          11
B. USA e UE: un vero diritto all’accesso
Freedom of Information Act – Stati Uniti
• Negli Stati Uniti il FOIA permette a ogni cittadino
  di richiededere in modo semplice informazioni in
  possesso della pubblica amministrazione.
• Il FOIA è stato esteso per offrire accesso anche a
  documenti classificati, dopo 25 anni.

                               Accesso all’informazione nell’Unione Europea
                               • I documenti del Parlamento, della
                                 Commissione e della Consulta sono accessibili
                                 da ogni cittadino.
                               • La UE incoraggia gli Stati membri a rendere
                                 i dati della PA i più accessibili e ri-usabili
                                 possibile.                                     12
B. Il FOIA in India: tra i più avanzati al mondo
                            L’India è uno dei Paesi che meglio garantisce il diritto
                            di accesso all’informazione. Il Right to Information
                            Act (RTI) approvato nel 2005 ha trasfomato il
                            rapporto tra Stato e cittadini, obbligando i funzionari a
                            rispondere a richieste entro 30 giorni e imponendo
                            pene severe per ogni inadempienza.
Il Right to Information Act è stato il risultato di una campagna di massa
condotta dalla società civile e durata dieci anni, che ha costretto lo Stato a
fornire informazioni in formati che tutti i cittadini potessero capire e usare.
Oggi il RTI è usato ogni giorno da comuni cittadini in India per risolvere molti
problemi con la PA, dalla corruzione, all’assenteismo. Fare una richiesta è
facilissimo e non è necessario spiegare perché si richiede quell’informazione.
                                                                                   13
B. E in Italia? Finora un’esperienza deludente
Nel 2012 è stata avviata una campagna per l’adozione di un vero FOIA in Italia e
di recente è nata l’associazione Diritto di sapere, il cui scopo è “la difesa e
l’espansione del diritto umano di accesso all’informazione”.


Come indicato da una recente ricerca
condotta da Forum PA sull’adozione
di un FOIA in Italia, i tentativi di
accesso all’informazione sono tuttora
difficoltosi e spesso deludenti, a causa
di ostacoli di tipo culturale,
tecnologico e normativo.

                                                                               14
B. Cosa serve all’Italia per un vero FOIA?
In sintesi, due punti sono centrali per l’introduzione e il successo di un vero
diritto di accesso all’informazione in Italia:


Il FOIA, come in USA e in India deve rendere semplice la richiesta di
informazioni e obbligare i funzionari a rispondere in tempi brevi.



Deve crescere una cultura civica che spinga i cittadini ad aver meno
diffidenza dello Stato e a richiedere le informazioni di cui hanno diritto.


                                                                                  15
Le proposte dei partiti - 1
             Agenda digitale e Agenda Monti
Il premier Monti intende continuare il lavoro avviato e
rafforzarlo lungo i 4 assi della connessione a banda
larga, delle smart communities, degli open data e
dell’e-government.
                     Partito Democratico
Per il Pd le priorità della rivoluzione digitale sono:
• scuola, cittadini e piccole imprese
• ambiente, mobilità e turismo culturale
•l’adozione di un provvedimento analogo al FOIA che
assicuri ai cittadini il pieno diritto alla consultazione online
dei documenti pubblici, anche come arma per
combattere la corruzione.
Il 26 gennaio 2013 il PD ha pubblicato in modalità open e
commentabile le sue proposte per l’agenda digitale.                16
Le proposte dei partiti - 2
                      Popolo della libertà
Il 28 marzo 2012 il Pdl ha presentato una proposta di legge
per la la realizzazione dell’agenda digitale nazionale.
L’obiettivo è facilitare l’avvio di start up innovative, colmare
il divario culturale e quello nei confronti dei disabili e delle
categorie svantaggiate, oltre a coinvolgere la Rai nel
processo di alfabetizzazione e la digitalizzazione di
PA, sanità e giustizia.

                          Lega Nord
Le priorità sono l’agenda digitale a scuola e nella pubblica
amministrazione, le start up innovative, la promozione
dell’utilizzo del cloud computing nella PA, la diffusione della
banda larga e la fatturazione elettronica.
                                                                   17
Le proposte di movimenti e associazioni
                        Movimento 5 Stelle
Nel suo Non-Statuto, il M5S propone:
• cittadinanza digitale per nascita e accesso alla rete gratuito per i
cittadini italiani;
• banda larga per tutti e a costi competitivi
• abolizione della legge Pisanu sulla limitazione all’accesso wi-fi.

                         Rivoluzione Civile
Il movimento chiede il libero accesso a Internet, gratuito per
giovani generazioni e la banda larga diffusa in tutto il Paese.

                             Altre proposte
Gli Stati generali dell’innovazione, nati per iniziativa di
associazioni, movimenti, aziende e cittadini, hanno proposto una
Carta di intenti, in cui spicca il riferimento all’Economia della
Conoscenza e il relativo mercato del lavoro. Numerosi i politici che     18
Conclusioni
La stampa ha lamentato riferimenti generici nei programmi dei
partiti per un’agenda digitale italiana che rischia di rimanere
sulla carta: 32 decreti attuativi per mettere in pratica quanto
promesso finora sono slittati a data da definirsi .

Ma è importante non confondere la lotta per una maggiore
digitalizzazione con una lotta per una maggiore trasparenza e
democrazia.
Il digitale, in sé, è uno strumento: da solo non porta maggiori
diritti e per un cambiamento reale è importante battersi per
tutti gli strumenti, compresi quelli legali e civili.
                                                                  19
Link utili
Accesso a internet in Europa
• Dati Eurostat 2012
 Agenda digitale
• Agenda digitale europea
• Agenda digitale italiana
Open data
• Portale europeo degli open data
• Portale italiano degli open data
• Graham Vickery, Information Economics Paris (2010)
• MEPSIR - Measuring European Public Sector Information Resources (2006)
• EU’s Recognition of Open Data’s Economic Value is Good Start – LSE Media Policy Blog (2011)
• Open Data Day italiano
Freedom of information act
• Foia.it
• Diritto di sapere.it
• Forum PA: analisi per un freedom of information act in Italia (2013)
                                                                                                20
Grazie!
                  Se hai apprezzato la presentazione,
        inoltra il link ai tuoi amici e sostieni il nostro progetto!




                  Ringraziamo Paolo Cavaliere, Flavia Marzano
                    e Dimitri Tartari per i commenti ricevuti




                                    Contatti:
quattrogatti@quattrogatti.info | @_quattrogatti | facebook.com/quattrogatti.info

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L'Italia è pronta per un'agenda digitale?

  • 1. L'Italia è pronta per l’Agenda Digitale? di Iginio Gagliardone e Gianluca Martelliano Open data, accesso all'informazione e proposte per lo sviluppo dei servizi digitali 1 febbraio 2013
  • 2. Introduzione Nel 2012 il governo Monti ha varato un’agenda digitale per l’Italia. Un passo importante, ma che si scontra con due problemi radicali: - L’arretratezza delle infrastrutture e un forte analfabetismo digitale, ben oltre la media europea. - Una mancanza di diritti fondamentali come il diritto all’informazione che possano dare sostanza all’agenda digitale. Questa presentazione offre una breve panoramica dello stato dell’informatiz- zazione in Italia, dei cambiamenti che l’agenda digitale cerca di introdurre e degli strumenti che possono aiutarla a produrre risultati più radicali. Nelle ultime slide ci soffermeremo infine sulle proposte dei partiti. 2
  • 3. Internet in Italia Il 63 per cento delle famiglie italiane dispone di una connessione, ma solamente il 55 per cento a banda larga, dato che ci vede al quart’ultimo posto in Europa (Eurostat 2012). A questa cifra si aggiungono gli analfabeti digitali (ovvero le persone che non hanno mai usato e non sanno usare Internet): in Italia sono quasi 4 su 10, ancora una volta un dato fra i più alti in Europa come mostra il grafico. 50 45 40 Persone che non hanno mai usato internet nel 2012 (%) 37% Fonte: Eurostat - * Il dato del Regno Unito è del 2011 35 30 25 23% 20 15 10 5 0 Il divario nord-sud è ancora marcato, con una differenza di 10 punti fra il centro-nord (con il 58% di famiglie connesse alla rete) e il sud (48%). Il 43% delle famiglie 3 inoltre dichiara di non avere le competenze per utilizzare Internet (Istat 2012)
  • 4. Agenda digitale: cos’è L’Agenda digitale è un’iniziativa dell’Unione europea per sviluppare le tecnologie e i servizi digitali. Presentata nel 2010, prevede una serie di obiettivi da realizzare entro il 2020: • mercato digitale unico: abbattere le barriere che bloccano il libero scambio di servizi online tra una nazione e l’altra; • interoperabilità: software e apparecchi compatibili tra loro; • sicurezza per pagamenti e dati personali; • accesso a Internet veloce e ultraveloce; • alfabetizzazione digitale e accesso a Internet per i disabili; • migliorare i servizi pubblici attraverso le tecnologie digitali. Nel 2011 la Commissione europea ha inserito anche il capitolo open data, per permettere a cittadini e aziende di accedere a queste informazioni per fini commerciali e non. 4
  • 5. Agenda Digitale in Italia Nel 2012 (Governo Monti) è stato approvato il decreto sviluppo 2.0, all’interno del quale è contenuta L’Agenda Digitale Italiana (ADI). Ora servono i decreti attuativi, ma di questo se ne occuperà il prossimo esecutivo. La Cabina di regia dell’ADI, composta da Il primo marzo 2012 nasce diversi Ministeri e da due referenti per gli l’Agenda Digitale Italiana Enti locali, vuole investire per il primo anno circa 2,5 miliardi di euro. Secondo il Governo, questo investimento dovrebbe avere un impatto di 4,3 miliardi di euro e dovrebbe produrre fino a 54mila occupati. 5
  • 6. Italia: l’agenda che verrà Principali interventi previsti: • identità digitale: documento digitale unificato, anagrafe unificata, posta elettronica certificata • pubblica amministrazione digitale: pubblicazione di dati in formato aperto (open data), trasmissione obbligatoria di documenti per via telematica • istruzione digitale: semplificazioni procedure università e libri digitali Fonte: agenda-digitale.it • sanità digitale: cartella e prescrizione medica digitali • banda larga: nelle zone non coperte • moneta elettronica: obbligo pagamenti elettronici per le pubbliche amministrazioni. Dal 2014 obbligo bancomat per chi vende prodotti e servizi • giustizia digitale: comunicazioni e notificazioni via Internet 6
  • 7. Rafforzare l’agenda: open data e accesso all’informazione Per fare dell’agenda digitale una reale opportunità per migliorare il rapporto stato-cittadini sono necessari due passaggi: A. Stimolare un uso degli open data che sia accessibile a tutti e non solo agli addetti ai lavori. B. Stabilire per legge un reale Diritto all’accesso all’informazione (attraverso un Freedom of Information Act – FOIA) che aumenti i poteri dei cittadini nei confronti dello lo Stato e non lasci solo nelle mani dello Stato il diritto di decidere cosa va rivelato e cosa no. 7
  • 8. A. Open Data: trasparenza e innovazione Gli Open Data, ovvero dati liberamente accessibili a tutti, sono uno dei punti chiave dell’agenda digitale e rappresentano la base per una pubblica Nell’ottobre 2011 nasce amministrazione (PA) trasparente e aperta alla il portale dati.gov.it partecipazione dei cittadini nei processi decisionali. Secondo la Commissione europea, la quantità di dati a disposizione della PA rappresenta una miniera d’oro. Si tratta anche di mappe, archivi e informazioni per cui qualcuno potrebbe essere disposto a pagare. Nel 2010, nell’Europa a 27 paesi, il valore economico dei dati nel settore pubblico era stimato in 32 miliardi 1. A ottobre 2012, i dataset (insiemi di dati) consultabili liberamente da tutti in Italia erano 3647, in forte crescita rispetto ai mesi precedenti (Censis 2012). Insomma, il materiale c’è. Ora bisogna solo saperlo usare. E avere gli strumenti per farlo. 1 Fonte: Graham Vickery, Information Economics Paris (studio realizzato per la Commissione Europea). Vedi anche il progetto Mepsir che nel 2006 aveva quantificato in 27 miliardi di euro il valore economico dei dati prodotti dalle amministrazioni pubbliche nell’Europa a 25, più la Norvegia. 8
  • 9. A. Oltre gli Open Data Gli open data non sono solo un’opportunità economica. Possono aiutare i processi democratici, ma ad alcune condizioni: • I dati in forma grezza sono poco utili ai cittadini che vogliono tenere lo Stato sotto controllo. Vanno analizzati, spiegati e trasformati, cosicché anche i non esperti Fonte: datajournalismhandbook.org possano usarli. • Senza competenze o senza istituzioni che interpretano questi dati (come nel caso del data journalism) si rischia di cadere nel compiacimento digitale: le amministrazioni dichiarano di aver fatto passi avanti per accrescere la trasparenza, ma in forme che danno poco potere effettivo ai cittadini. • Anche se esistono degli standard, il potere di decidere quali dati liberare rimane nelle mani dell’amministrazione e i cittadini in Italia hanno pochi strumenti per chiedere attivamente il rilascio dei dati. 9
  • 10. B. Il Freedom of Information Act (FOIA) Un vero open government deve affiancare alla liberazione dei dati degli strumenti che permettano ai cittadini di accedere a ciò che loro stessi ritengono importante. Questo può essere ottenuto attraverso un Freedom of Information Act (o Right to Information Act), che offre strumenti legali ai cittadini per aver accesso ad Fonte : cfoi.org.uk informazioni in mano alla pubblica amministrazione. In materia di accesso all’informazione, l’Italia ha una legge molto debole (241/90, 150/2009 e 196/2003) che riconosce solo ai cittadini con un “interesse concreto e personale” il potere di richiedere informazioni, e rende difficile fare una richiesta a chi, cittadino o giornalista, vuole controllare il funzionamento dello Stato. 10
  • 11. B. Sembra FOIA ma non è! Il 22 gennaio 2013 viene approvato un decreto ispirato, secondo il Consiglio dei Ministri, al FOIA americano e definito dalla stampa come il “Freedom Act italiano”. In realtà il decreto non è un FOIA. Vengono introdotte alcune norme importanti in fatto di trasparenza e si dà più poteri ai cittadini, ma quello che manca (ed è centrale nel FOIA americano e inglese) è il potere del cittadino di agire attivamente e chiedere informazioni anche senza un interesse concreto e personale. Finora la legge italiana non dà la possibilità a cittadini e giornalisti di entrare in possesso di informazioni utili semplicemente per controllare l’operato dello Stato. Questo ha impedito per esempio ad importanti inchieste giornalistiche di avere accesso a prove essenziali. 11
  • 12. B. USA e UE: un vero diritto all’accesso Freedom of Information Act – Stati Uniti • Negli Stati Uniti il FOIA permette a ogni cittadino di richiededere in modo semplice informazioni in possesso della pubblica amministrazione. • Il FOIA è stato esteso per offrire accesso anche a documenti classificati, dopo 25 anni. Accesso all’informazione nell’Unione Europea • I documenti del Parlamento, della Commissione e della Consulta sono accessibili da ogni cittadino. • La UE incoraggia gli Stati membri a rendere i dati della PA i più accessibili e ri-usabili possibile. 12
  • 13. B. Il FOIA in India: tra i più avanzati al mondo L’India è uno dei Paesi che meglio garantisce il diritto di accesso all’informazione. Il Right to Information Act (RTI) approvato nel 2005 ha trasfomato il rapporto tra Stato e cittadini, obbligando i funzionari a rispondere a richieste entro 30 giorni e imponendo pene severe per ogni inadempienza. Il Right to Information Act è stato il risultato di una campagna di massa condotta dalla società civile e durata dieci anni, che ha costretto lo Stato a fornire informazioni in formati che tutti i cittadini potessero capire e usare. Oggi il RTI è usato ogni giorno da comuni cittadini in India per risolvere molti problemi con la PA, dalla corruzione, all’assenteismo. Fare una richiesta è facilissimo e non è necessario spiegare perché si richiede quell’informazione. 13
  • 14. B. E in Italia? Finora un’esperienza deludente Nel 2012 è stata avviata una campagna per l’adozione di un vero FOIA in Italia e di recente è nata l’associazione Diritto di sapere, il cui scopo è “la difesa e l’espansione del diritto umano di accesso all’informazione”. Come indicato da una recente ricerca condotta da Forum PA sull’adozione di un FOIA in Italia, i tentativi di accesso all’informazione sono tuttora difficoltosi e spesso deludenti, a causa di ostacoli di tipo culturale, tecnologico e normativo. 14
  • 15. B. Cosa serve all’Italia per un vero FOIA? In sintesi, due punti sono centrali per l’introduzione e il successo di un vero diritto di accesso all’informazione in Italia: Il FOIA, come in USA e in India deve rendere semplice la richiesta di informazioni e obbligare i funzionari a rispondere in tempi brevi. Deve crescere una cultura civica che spinga i cittadini ad aver meno diffidenza dello Stato e a richiedere le informazioni di cui hanno diritto. 15
  • 16. Le proposte dei partiti - 1 Agenda digitale e Agenda Monti Il premier Monti intende continuare il lavoro avviato e rafforzarlo lungo i 4 assi della connessione a banda larga, delle smart communities, degli open data e dell’e-government. Partito Democratico Per il Pd le priorità della rivoluzione digitale sono: • scuola, cittadini e piccole imprese • ambiente, mobilità e turismo culturale •l’adozione di un provvedimento analogo al FOIA che assicuri ai cittadini il pieno diritto alla consultazione online dei documenti pubblici, anche come arma per combattere la corruzione. Il 26 gennaio 2013 il PD ha pubblicato in modalità open e commentabile le sue proposte per l’agenda digitale. 16
  • 17. Le proposte dei partiti - 2 Popolo della libertà Il 28 marzo 2012 il Pdl ha presentato una proposta di legge per la la realizzazione dell’agenda digitale nazionale. L’obiettivo è facilitare l’avvio di start up innovative, colmare il divario culturale e quello nei confronti dei disabili e delle categorie svantaggiate, oltre a coinvolgere la Rai nel processo di alfabetizzazione e la digitalizzazione di PA, sanità e giustizia. Lega Nord Le priorità sono l’agenda digitale a scuola e nella pubblica amministrazione, le start up innovative, la promozione dell’utilizzo del cloud computing nella PA, la diffusione della banda larga e la fatturazione elettronica. 17
  • 18. Le proposte di movimenti e associazioni Movimento 5 Stelle Nel suo Non-Statuto, il M5S propone: • cittadinanza digitale per nascita e accesso alla rete gratuito per i cittadini italiani; • banda larga per tutti e a costi competitivi • abolizione della legge Pisanu sulla limitazione all’accesso wi-fi. Rivoluzione Civile Il movimento chiede il libero accesso a Internet, gratuito per giovani generazioni e la banda larga diffusa in tutto il Paese. Altre proposte Gli Stati generali dell’innovazione, nati per iniziativa di associazioni, movimenti, aziende e cittadini, hanno proposto una Carta di intenti, in cui spicca il riferimento all’Economia della Conoscenza e il relativo mercato del lavoro. Numerosi i politici che 18
  • 19. Conclusioni La stampa ha lamentato riferimenti generici nei programmi dei partiti per un’agenda digitale italiana che rischia di rimanere sulla carta: 32 decreti attuativi per mettere in pratica quanto promesso finora sono slittati a data da definirsi . Ma è importante non confondere la lotta per una maggiore digitalizzazione con una lotta per una maggiore trasparenza e democrazia. Il digitale, in sé, è uno strumento: da solo non porta maggiori diritti e per un cambiamento reale è importante battersi per tutti gli strumenti, compresi quelli legali e civili. 19
  • 20. Link utili Accesso a internet in Europa • Dati Eurostat 2012 Agenda digitale • Agenda digitale europea • Agenda digitale italiana Open data • Portale europeo degli open data • Portale italiano degli open data • Graham Vickery, Information Economics Paris (2010) • MEPSIR - Measuring European Public Sector Information Resources (2006) • EU’s Recognition of Open Data’s Economic Value is Good Start – LSE Media Policy Blog (2011) • Open Data Day italiano Freedom of information act • Foia.it • Diritto di sapere.it • Forum PA: analisi per un freedom of information act in Italia (2013) 20
  • 21. Grazie! Se hai apprezzato la presentazione, inoltra il link ai tuoi amici e sostieni il nostro progetto! Ringraziamo Paolo Cavaliere, Flavia Marzano e Dimitri Tartari per i commenti ricevuti Contatti: quattrogatti@quattrogatti.info | @_quattrogatti | facebook.com/quattrogatti.info