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News 07/SA/2016
Lunedì, 15 Febbraio 2016
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Nella settimana n.7 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 63 ( 8 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
Tra i casi di allerta l'Italia segnala solo la presenza di mercurio in tonno in scatola
proveniente dalla Thailandia.
Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: aflatossine
in arachidi in guscio provenienti dall'Egitto;migrazione di manganese da utensili da
cucina in legno provenienti dalla Cina; solfito non dichiarato in polpo Indo-Pacifico
congelato, affettato e cotto (cyaneus del polipo) proveniente dall'Indonesia;
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un
intervento urgente troviamo: alta concentrazione di Escherichia coli nei mitili
refrigerati (Mytillus galloprovincialis) dalla Spagna.
Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal
mercato, Il Belgio segnala arsenico in leonardite (additivo in mangime per animali).
Fonte: rasff.eu
Nel 2050 nei mari ci sarà più plastica che pesci. Nasce la plastisfera, un’area
dove vivono indisturbati super batteri pericolosi.
I materiali polimerici, più comunemente conosciuti come plastiche, grazie alle loro
proprietà funzionali e al basso costo sono utilizzate in ogni campo. Il loro impiego è
aumentato di venti volte negli ultimi 50 anni e si prevede il raddoppio nei prossimi
20. Uno studio durato tre anni firmato dalla Ellen MacArthur Foundation, evidenzia i
molti vantaggi della plastica ma anche le problematiche correlate ad un corretto
smaltimento, all’efficacia del processo di riciclaggio e al valore attribuibile alle
plastiche riciclate. Dopo il primo utilizzo, si stima che il 32% della plastica sfugga ai
sistemi di raccolta creando enormi danni all’ambiente e intasando le infrastrutture
urbane e solo il 14% sia raccolta per il riciclaggio.
Se non bastassero questi già preoccupanti numeri, anche le proiezioni per il futuro
sono scoraggianti. Si stima che nel 2050 saremo in un vero e proprio mare di
plastica: attualmente negli oceani finiscono 8 milioni di tonnellate di plastica
all’anno, pari a un camion al minuto e tra 15 anni questa quantità raddoppierà.
Secondo i calcoli tra 40 anni nei mari ci sarà (in peso) più plastica che pesci. C’è di
più; per quella data il 20% dell’intera produzione mondiale di petrolio servirà per
produrre plastica.
Gli imballaggi rappresentano il settore di impiego prevalente per il materiale
plastico (26% del totale) e anche in questo caso la percentuale destinata al riciclo
(14%) risulta molto più bassa dei tassi di riciclaggio relativi a carta (58%) e metallo
(tra il 70 e il 90%). Inoltre la plastica riciclata perde sensibilmente il suo valore iniziale
ed è impiegata in applicazione di valore scarso, a loro volta non più riciclabili dopo
l’uso. Ma chi sono i maggiori inquinatori è come si può risolvere il problema?
La questione più urgente riguarda l’inquinamento provocato dagli oggetti monouso,
che non vengono riciclati a dovere. L’altro elemento da considerare è che più
della metà di tutta la plastica destinata a finire negli oceani, circa il 60%, proviene
da cinque nazioni asiatiche: Cina, Filippine, Thailandia, Indonesia e Vietnam.
I rischi per l’ecosistema mondiale (e per l’uomo) sono enormi. Basti pensare ai
minuscoli pezzi ingeriti dagli animali marini, in grado di danneggiare il loro sistema
endocrino e immunitario con ovvie ripercussioni sulla catena alimentare. Gli
scienziati hanno creato un neologismo per descrivere il fenomeno: plastisfera. Si
tratta di un mondo a sè in cui i detriti di plastica fungono da vere e proprie zattere
dove i microbi possono proliferare e spostarsi per lunghe distanze, influenzando in
modo nuovo sulla vita degli ecosistemi.
Secondo gli studiosi sarebbero almeno 1000 i microbi che vivono su queste isole di
plastica in grado di rappresentare una minaccia per gli organismi più grandi come
la trasmissione di patologie che senza i detriti non avrebbero una tale diffusione.
I ricercatori della Whoi – la più grande istituzione oceanografica privata del mondo
– hanno scoperto che queste micro-comunità ospitano anche batteri nocivi per gli
animali e per l’uomo, che prosperano indisturbati su queste isolette artificiali. Non
solo: pare che tra gli oltre mille tipi di microorganismi identificati, esistano «super-
colonizzatori» in grado di proliferare enormemente nel giro di pochi minuti. Un
ulteriore spunto sulla pericolosità del fenomeno deriva dal fatto che la plastisfera
cresce su detriti di dimensioni ridotte, inferiori ai 5 millimetri. Questo tipo di rifiuto,
chiamato microplastica, viene frequentemente ingerito dai pesci o da altri animali,
e secondo gli ultimi studi il «passaggio digestivo» non danneggerebbe i batteri
patogeni ma fornirebbe loro ulteriori nutrienti. In altre parole i microorganismi
presenti sulla plastica galleggiante, una volta ingeriti, digeriti ed espulsi, ne
uscirebbero “fortificati”.
Si può risolvere il problema o è troppo tardi? Gli studiosi invitano a ridurre la
produzione di plastica soprattutto nel settore del packaging.Per fare ciò sarà
determinante la collaborazione di istituzioni, cittadini e aziende e sarebbe utile la
nascita di un organismo indipendente per coordinare questo processo.
Un altro passo necessario è il rafforzamento di un’economia circolare per
valorizzare la plastica riciclata (ad esempio, circa l’80% di bottiglie in PET riciclate
vengono usate in applicazioni come tappeti e fibre per l’abbigliamento, mentre
altre plastiche riciclate vengono trasformate in tubature, sacchi per la raccolta della
spazzatura, vasi). Ottimizzare i processi di riciclaggio anche per le confezioni
composte da diversi materiali come le confezioni di latte che per il consumatore
sono impossibili da separare. È necessario introdurre ulteriori misure per impedire e
ridurre lo smaltimento irregolare della plastica nell’ambiente.Su questa linea la
Commissione Europea ha adottato un protocollo per lo sviluppo di un’economia
circolare che si prefigge l’obbiettivo di arrivare al 55% di plastica riciclata. Sono
ormai 25 le nazioni che hanno limitato l’uso di borse da asporto e altre tipologie di
imballaggi, per i problemi di impatto ambientale.
C’è poi la necessità di ripulire gli oceani da questa montagna di plastica iniziando
dalle coste e non dalle «isole di immondizia», la più grande delle quali galleggia nel
Pacifico, tra la California e le Hawaii. La maggior parte dei rifiuti plastici si trova
lungo le coste densamente popolate e sfruttate economicamente e ha più senso
partire da lì a rimuoverle, prima che abbiano la possibilità di danneggiare gli
ecosistemi.
Sono allo studio anche enormi barriere in grado di raccogliere e rimuovere la
plastica: uno studio ipotizza che se queste barriere fossero poste lungo le coste di
isole cinesi e indonesiane, rimuoverebbero in dieci anni il 31% delle microplastiche
che soffocano l’oceano.
E infine un’introduzione più massiccia di bioplastiche compostabili di cui abbiamo
già parlato: materiali che vengono smaltiti senza problemi nella frazione organica,
con grande vantaggio per tutti, ambiente compreso. (Articolo di Luca Foltran)
Fonte:ilfattoalimentare.it
Carni rosse, il parere del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare.
Il Ministro della Salute, on. Beatrice Lorenzin, ha ricevuto oggi dalla Sezione
competente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (CNSA) il parere
richiesto immediatamente dopo la pubblicazione da parte della rivista "The Lancet –
Oncology" dell’abstract di una Monografia IARC che mette in relazione il consumo
di carni rosse trasformate e fresche con un aumentato rischio di insorgenza di tumori
del colon retto.
Il parere del CNSA è stato reso al termine di una approfondita istruttoria svoltasi
negli ultimi tre mesi.
La Sezione del CNSA ha osservato preliminarmente che una completa conoscenza
del contesto e delle variabili alle quali si riferisce IARC, come pure dei dati a
supporto del lavoro pubblicato, sarà possibile solo quando, nel secondo semestre di
quest’anno, sarà resa disponibile la versione finale e completa della monografia.
Nel merito scientifico, la Sezione ha ricordato che l’insorgenza dei tumori è un
evento derivante da più fattori di natura individuale, comportamentale e
ambientale, tra i quali vanno considerate anche le abitudini alimentari e che
l’effetto cancerogeno delle carni è condizionato da abitudini di cottura e
trasformazione e che, d’altro canto, la carne costituisce una importante fonte di
proteine ad alto valore biologico e di altri nutrienti essenziali per la vita, soprattutto in
alcune fasce d’età e condizioni di salute.
Sulla base di tali considerazioni, la Sezione del CNSA raccomanda di seguire
costantemente un regime alimentare vario, ispirato al modello mediterraneo. In
particolare si raccomanda una riduzione di grassi e proteine animali e una
assunzione costante di cibi ricchi di vitamine e fibre.
Fonte: http://www.salute.gov.it
proteine ad alto valore biologico e di altri nutrienti essenziali per la vita, soprattutto in
alcune fasce d’età e condizioni di salute.
Sulla base di tali considerazioni, la Sezione del CNSA raccomanda di seguire
costantemente un regime alimentare vario, ispirato al modello mediterraneo. In
particolare si raccomanda una riduzione di grassi e proteine animali e una
assunzione costante di cibi ricchi di vitamine e fibre.
Fonte: http://www.salute.gov.it

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  • 1. News 07/SA/2016 Lunedì, 15 Febbraio 2016 Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi Nella settimana n.7 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 63 ( 8 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). Tra i casi di allerta l'Italia segnala solo la presenza di mercurio in tonno in scatola proveniente dalla Thailandia. Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: aflatossine in arachidi in guscio provenienti dall'Egitto;migrazione di manganese da utensili da cucina in legno provenienti dalla Cina; solfito non dichiarato in polpo Indo-Pacifico congelato, affettato e cotto (cyaneus del polipo) proveniente dall'Indonesia; Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: alta concentrazione di Escherichia coli nei mitili refrigerati (Mytillus galloprovincialis) dalla Spagna. Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, Il Belgio segnala arsenico in leonardite (additivo in mangime per animali). Fonte: rasff.eu Nel 2050 nei mari ci sarà più plastica che pesci. Nasce la plastisfera, un’area dove vivono indisturbati super batteri pericolosi. I materiali polimerici, più comunemente conosciuti come plastiche, grazie alle loro proprietà funzionali e al basso costo sono utilizzate in ogni campo. Il loro impiego è aumentato di venti volte negli ultimi 50 anni e si prevede il raddoppio nei prossimi
  • 2. 20. Uno studio durato tre anni firmato dalla Ellen MacArthur Foundation, evidenzia i molti vantaggi della plastica ma anche le problematiche correlate ad un corretto smaltimento, all’efficacia del processo di riciclaggio e al valore attribuibile alle plastiche riciclate. Dopo il primo utilizzo, si stima che il 32% della plastica sfugga ai sistemi di raccolta creando enormi danni all’ambiente e intasando le infrastrutture urbane e solo il 14% sia raccolta per il riciclaggio. Se non bastassero questi già preoccupanti numeri, anche le proiezioni per il futuro sono scoraggianti. Si stima che nel 2050 saremo in un vero e proprio mare di plastica: attualmente negli oceani finiscono 8 milioni di tonnellate di plastica all’anno, pari a un camion al minuto e tra 15 anni questa quantità raddoppierà. Secondo i calcoli tra 40 anni nei mari ci sarà (in peso) più plastica che pesci. C’è di più; per quella data il 20% dell’intera produzione mondiale di petrolio servirà per produrre plastica. Gli imballaggi rappresentano il settore di impiego prevalente per il materiale plastico (26% del totale) e anche in questo caso la percentuale destinata al riciclo (14%) risulta molto più bassa dei tassi di riciclaggio relativi a carta (58%) e metallo (tra il 70 e il 90%). Inoltre la plastica riciclata perde sensibilmente il suo valore iniziale ed è impiegata in applicazione di valore scarso, a loro volta non più riciclabili dopo l’uso. Ma chi sono i maggiori inquinatori è come si può risolvere il problema? La questione più urgente riguarda l’inquinamento provocato dagli oggetti monouso, che non vengono riciclati a dovere. L’altro elemento da considerare è che più
  • 3. della metà di tutta la plastica destinata a finire negli oceani, circa il 60%, proviene da cinque nazioni asiatiche: Cina, Filippine, Thailandia, Indonesia e Vietnam. I rischi per l’ecosistema mondiale (e per l’uomo) sono enormi. Basti pensare ai minuscoli pezzi ingeriti dagli animali marini, in grado di danneggiare il loro sistema endocrino e immunitario con ovvie ripercussioni sulla catena alimentare. Gli scienziati hanno creato un neologismo per descrivere il fenomeno: plastisfera. Si tratta di un mondo a sè in cui i detriti di plastica fungono da vere e proprie zattere dove i microbi possono proliferare e spostarsi per lunghe distanze, influenzando in modo nuovo sulla vita degli ecosistemi. Secondo gli studiosi sarebbero almeno 1000 i microbi che vivono su queste isole di plastica in grado di rappresentare una minaccia per gli organismi più grandi come la trasmissione di patologie che senza i detriti non avrebbero una tale diffusione. I ricercatori della Whoi – la più grande istituzione oceanografica privata del mondo – hanno scoperto che queste micro-comunità ospitano anche batteri nocivi per gli animali e per l’uomo, che prosperano indisturbati su queste isolette artificiali. Non solo: pare che tra gli oltre mille tipi di microorganismi identificati, esistano «super- colonizzatori» in grado di proliferare enormemente nel giro di pochi minuti. Un ulteriore spunto sulla pericolosità del fenomeno deriva dal fatto che la plastisfera cresce su detriti di dimensioni ridotte, inferiori ai 5 millimetri. Questo tipo di rifiuto, chiamato microplastica, viene frequentemente ingerito dai pesci o da altri animali, e secondo gli ultimi studi il «passaggio digestivo» non danneggerebbe i batteri patogeni ma fornirebbe loro ulteriori nutrienti. In altre parole i microorganismi presenti sulla plastica galleggiante, una volta ingeriti, digeriti ed espulsi, ne uscirebbero “fortificati”. Si può risolvere il problema o è troppo tardi? Gli studiosi invitano a ridurre la produzione di plastica soprattutto nel settore del packaging.Per fare ciò sarà determinante la collaborazione di istituzioni, cittadini e aziende e sarebbe utile la nascita di un organismo indipendente per coordinare questo processo. Un altro passo necessario è il rafforzamento di un’economia circolare per valorizzare la plastica riciclata (ad esempio, circa l’80% di bottiglie in PET riciclate vengono usate in applicazioni come tappeti e fibre per l’abbigliamento, mentre altre plastiche riciclate vengono trasformate in tubature, sacchi per la raccolta della spazzatura, vasi). Ottimizzare i processi di riciclaggio anche per le confezioni composte da diversi materiali come le confezioni di latte che per il consumatore sono impossibili da separare. È necessario introdurre ulteriori misure per impedire e ridurre lo smaltimento irregolare della plastica nell’ambiente.Su questa linea la Commissione Europea ha adottato un protocollo per lo sviluppo di un’economia
  • 4. circolare che si prefigge l’obbiettivo di arrivare al 55% di plastica riciclata. Sono ormai 25 le nazioni che hanno limitato l’uso di borse da asporto e altre tipologie di imballaggi, per i problemi di impatto ambientale. C’è poi la necessità di ripulire gli oceani da questa montagna di plastica iniziando dalle coste e non dalle «isole di immondizia», la più grande delle quali galleggia nel Pacifico, tra la California e le Hawaii. La maggior parte dei rifiuti plastici si trova lungo le coste densamente popolate e sfruttate economicamente e ha più senso partire da lì a rimuoverle, prima che abbiano la possibilità di danneggiare gli ecosistemi. Sono allo studio anche enormi barriere in grado di raccogliere e rimuovere la plastica: uno studio ipotizza che se queste barriere fossero poste lungo le coste di isole cinesi e indonesiane, rimuoverebbero in dieci anni il 31% delle microplastiche che soffocano l’oceano. E infine un’introduzione più massiccia di bioplastiche compostabili di cui abbiamo già parlato: materiali che vengono smaltiti senza problemi nella frazione organica, con grande vantaggio per tutti, ambiente compreso. (Articolo di Luca Foltran) Fonte:ilfattoalimentare.it Carni rosse, il parere del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare. Il Ministro della Salute, on. Beatrice Lorenzin, ha ricevuto oggi dalla Sezione competente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (CNSA) il parere richiesto immediatamente dopo la pubblicazione da parte della rivista "The Lancet – Oncology" dell’abstract di una Monografia IARC che mette in relazione il consumo di carni rosse trasformate e fresche con un aumentato rischio di insorgenza di tumori del colon retto. Il parere del CNSA è stato reso al termine di una approfondita istruttoria svoltasi negli ultimi tre mesi. La Sezione del CNSA ha osservato preliminarmente che una completa conoscenza del contesto e delle variabili alle quali si riferisce IARC, come pure dei dati a supporto del lavoro pubblicato, sarà possibile solo quando, nel secondo semestre di quest’anno, sarà resa disponibile la versione finale e completa della monografia. Nel merito scientifico, la Sezione ha ricordato che l’insorgenza dei tumori è un evento derivante da più fattori di natura individuale, comportamentale e ambientale, tra i quali vanno considerate anche le abitudini alimentari e che l’effetto cancerogeno delle carni è condizionato da abitudini di cottura e trasformazione e che, d’altro canto, la carne costituisce una importante fonte di
  • 5. proteine ad alto valore biologico e di altri nutrienti essenziali per la vita, soprattutto in alcune fasce d’età e condizioni di salute. Sulla base di tali considerazioni, la Sezione del CNSA raccomanda di seguire costantemente un regime alimentare vario, ispirato al modello mediterraneo. In particolare si raccomanda una riduzione di grassi e proteine animali e una assunzione costante di cibi ricchi di vitamine e fibre. Fonte: http://www.salute.gov.it
  • 6. proteine ad alto valore biologico e di altri nutrienti essenziali per la vita, soprattutto in alcune fasce d’età e condizioni di salute. Sulla base di tali considerazioni, la Sezione del CNSA raccomanda di seguire costantemente un regime alimentare vario, ispirato al modello mediterraneo. In particolare si raccomanda una riduzione di grassi e proteine animali e una assunzione costante di cibi ricchi di vitamine e fibre. Fonte: http://www.salute.gov.it