Provengo da una regione che si colloca al nord est dell’Italia. Il FVG un lembo di terra metà montuoso e metà pianeggiante di soli 7850 kmq
L’ecomuseo delle acque del gemonese è un ambito territoriale che insiste su un’unità geografica del FVG, il Campo di Osoppo Gemona la prima parte della pianura un territorio di 156 kmq su cui governano sei municipalità: Artegna, Buja, Gemona, Majano, Montenars e Osoppo per una popolazione di poco più di 30.000 abitanti.
Il campo di osoppo gemona è un cuneo di terra alluvinale circondata da rilievi, le montagne a nord e le colline a sud. E’ quanto rimane del lavoro dell’ultima glaciazione e degli alluvionamenti del nostro grande fiume: il Tagliamento.
Un piccolo fiume a carattere torrentizio che riempie il suo alveo solo durante stagioni particolarmente piovose. Un fiume che per la sua naturalezza è considerato uno dei migliori d’Europa.
Ma il territorio del Campo è particolare anche per tutta una serie di presenze naturalistiche di grande importanza per lo studio e la conservazione della biodiversità:
fiumi di risorgenza (o meglio piccoli ruscelli rispetto ai vostri rii), piccoli laghi, paludi, torbiere.
Ma l’idea di proporre un ecomuseo per tutelare e valorizzare tutto questo patrimonio è nata da un piccolo gruppo di ambientalisti che trent’anni fa hanno lottato per impedire la cementificazione dell’alveo del più grande dei fiumi di risorgenza presenti nel nostro territorio
Il ledra ancora oggi simbolo di quell’impegno civile che ne ha impedito la rovina e che ha fatto evolvere la protesta in proposta
Proposta che è maturata anche per reagire alla perdita di identità dovuta alla catastrofe che ha colpito le comunità del nostro territorio: il rovinoso terremoto del 1976 che ha cancellato gran parte del patrimonio edilizio.
L’ecomuseo delle Acque del Gemonese è nato quindi per volontà di un gruppo di persone impegnate nella difesa del proprio territorio e della propria identità che nel 2000 ha trovato nell’amministrazione pubblica del Comune di Gemona del Friuli (nella persona dell’allora assessore all’ambiente) un valido alleato per iniziare questo processo di riscatto culturale.
Oggi all’ecomuseo hanno aderito tutte le sei municipalità che governano il territorio del Campo e viene gestito da un’associazione mista pubblico (municipalità), privata (associazione culturali, ambientaliste, di promozione sociale) ed è riconosciuto da una legge della Regione Friuli Venezia Giulia che dal 2006 finanzia progetti ecomuseali di interesse regionale.
Il motto è stato coniato dalla comunità di pratica Mondi Locali la rete di ecomusei che in italia e in europa cerca riconoscimento per il proprio lavoro a favore di una nuova museologia
La nostra regione ha introdotto nella legge di riconoscimento degli ecomusei specifiche richieste riguardo al riconoscimento del patrimonio, che deve seguire le stesse procedure dei Musei tradizionali (ricognizione, inventariazione e catalogazione) e riguardo al coinvolgimento della popolazione che deve seguire le procedure di Agenda 21.
Il nostro ecomuseo si occupa quindi di catalogazione e lo fa con il metodo partecipativo delle mappe di comunità in collaborazione con enti e università e con il servizio del catalogo regionale da noi chiamato Centro Regionale di Catalogazione e Restauro dei Beni Culturali.
Ma si occupa anche di economia del patrimonio culturale con progetti che incidono positivamente sulle attività della popolazione locale. E qui oggi vorrei spiegarvi il progetto legato al pan di sorc un pane dolce e speziato fatto con tre farine (frumento, mais e segale), addolcito con fichi secchi e speziato con la cannella. Un pane per fare festa nelle nostre comunità rurali che fino agli anni 60 del novecento vivevano del lavoro e dei frutti della propria terra.
Dando valore alle persone
Per tutelare il paesaggio e la sua biodiversità (patrimoni della nostra comunità) ma anche per formare gli agricoltori del futuro che in ogni luogo saranno chiamati a governare i processi agroambientali del pianeta.
Per dare opportunità ai piccoli agricoltori e artigiani che non riusciranno mai a competere con le multinazionali ma che possono fare molto per la cultura locale dell’autosufficienza.
Per un turismo di esperienza dove le persone vengono accompagnate da rappresentanti della comunità che intimamente trasmettono il valore del proprio patrimonio
Per un educazione del fare non solo dell’apprendere, perché le prossime generazioni siano orgogliose di occuparsi della terra pur avendo una laurea in tasca.
Per una comunità dell’inclusione dove anziani, giovani, disabili, nativi ed immigrati possano avere pari dignità e diritti
Per una comunità dell’inclusione dove anziani, giovani, disabili, nativi ed immigrati possano avere pari dignità e diritti