5. “NON C’È NIENTE DI PIÙ DIFFICILE, DI PIÙ PERICOLOSO O DI PIÙ INCERTO CHE ASSUMERE LA RESPONSABILITÀ DI UN NUOVO ORDINE DI COSE, PERCHÈ L’INNOVATORE HA PER NEMICI TUTTI COLORO CHE SI TROVAVANO BENE NELLA SITUAZIONE PRECEDENTE E BLANDI SOSTENITORI IN TUTTI COLORO CHE POTREBBERO FARE BENE NELLA NUOVA. QUESTA RESISTENZA DERIVA …. IN PARTE DALLA PAURA DEGLI UOMINI CHE NON CREDONO PRONTAMENTE NELLE COSE NUOVE FINO A QUANDO NON NE DIVENGONO ESPERTI” (N. MACHIAVELLI)
6. È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.
7. E’ più facile perdere un regno che un’abitudine Enrico IV
10. La mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita ma, come legna da ardere, ha bisogno solo di una scintilla che la accenda, che vi infonda l’impulso alla ricerca e il desiderio di verità Plutarco
18. L’80% di ciò che diciamo dopo aver valutato, confrontato, elaborato, lavorato......
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20. Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni.
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24. Nessuno può insegnare qualcosa ad un altro uomo. Può solo aiutarlo a tirare fuori qualcosa che ha già dentro di sé. Galileo Galilei
25. Metodologia didattica ________________________________ Dimostrazione e analisi del proprio comportamento abituale; Osservazione e riflessione di un comportamento diverso costruito con il contributo di tutti e proposto dal trainer; Concettualizzazione e sistematizzazione teorica; Sperimentazione attiva in aula; Allenamento nella propria pratica per un ben calibrato periodo di tempo; Rinforzo nel gruppo del risultato positivo ottenuto.
32. IL MAESTRO DI KARATE’ C’era una volta un maestro di karatéche aveva un allievo particolarmente dotato al quale aveva insegnato tutto ciò che sapeva. Quando il maestro si accorse di non aver più nulla da insegnargli gli disse che oramai il suo insegnamento è finito. L’allievo aveva raggiunto una competenza tale che gli avrebbe consentito di continuare a esercitarsi anche senza il maestro. L’allievo fu felice e si sentì onorato di tanto riconoscimento. Passò del tempo e il maestro venne a sapere che il giovane andava dicendo che lui era più bravo del maestro. Il maestro non aveva nulla da insegnargli e anzi, se ci fosse stata una gara, sicuramente avrebbe perso. Il giovane era forte e fresco di apprendimento, mentre il maestro oramai era appesantito dagli anni. Quando il maestro sentì questa diceria sorrise e organizzò una gara col suo allievo preferito: era curioso di misurarsi. Il combattimento attrasse sia giovani spavaldi e sicuri di sé, desiderosi di mostrare che la forza e la resistenza sono propri di un corpo giovane, sia anziani maestri che speravano di evidenziare che la forza è nell’agilità mentale, che la resistenza è nella flessibilità, che la giovinezza è nel dominio del corpo. Iniziò il combattimento e gli esperti notarono subito l’elegante leggerezza e l’essenzialità delle mosse del maestro. Ogni suo movimento nasceva da assenza di sforzo o tensione, ma da consolidata maestria, da integrata armonia, badando solo a utilizzare la forza del giovane e a non disperdere la sua in inutili difensive. Chi osservava il giovane coglieva il lui sforzo, impegno, tensione, una sorta di distrazione dovuta alla ricerca della mossa giusta. Il combattimento andò per le lunghe. Sino a quando il maestro sorprese il giovane con una mossa del tutto nuova, con la quale vinse la gara. Riconosciuta la superiorità del maestro, il giovane gli si avvicinò e gli disse: “Non mi avevi mai mostrato quella mossa”. E il maestro rispose: “Non avrei potuto. L’ho imparata adesso, grazie alla tua abilità”