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       RAPPORTO
       È STATO
       PRODOTTO IN
       COLLABORAZIONE
       CON:



 I

2012




Living Planet
Report 2012
Biodiversità, biocapacità
e scelte migliori
WWF
Il WWF è una delle più grandi organizzazioni mondiali indipendenti per la con-
servazione della natura, con oltre 5 milioni di soci e una rete globale attiva in oltre
100 paesi. La missione del WWF è arrestare il degrado dell’ambiente naturale del
nostro Pianeta e creare un mondo dove l’uomo possa vivere in armonia con la na-
tura, tutelando la biodiversità, garantendo un utilizzo sostenibile delle risorse nat-
urali rinnovabili e promuovendo la riduzione dell’inquinamento e degli sprechi.

Zoological Society of London
Fondata nel 1862, la Zoological Society of London (ZSL) è un’organizzazione inter-
nazionale scientifica dedita alla conservazione della natura e all’educazione am-
bientale. La sua missione è ottenere e promuovere la conservazione delle specie
animali e dei loro habitat a livello mondiale. La ZSL dirige il Giardino Zoologico di
Londra e il Parco di Whipsnade, fa ricerca scientifica nell’Istituto di Zoologia e par-
tecipa in modo attivo nel campo della conservazione della natura a livello mondiale.

Global Footprint Network
Il Global Footprint Network promuove la scienza della sostenibilità lavorando
sull’Impronta ecologica, uno strumento che consente di misurare la sostenibil-
ità. Insieme ai suoi partner, questo network opera per migliorare e implementare
questa scienza coordinando la ricerca, sviluppando standard metodologici e forn-
endo a coloro che devono prendere delle decisioni resoconti sulle risorse naturali
per aiutare l’economia umana a operare all’interno dei limiti ecologici della Terra.

Agenzia Spaziale Europea
L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) è la porta di accesso allo spazio per l’Europa.
La sua missione consiste nello sviluppo delle capacità spaziali europee e nella
garanzia che gli investimenti effettuati per la conquista dello spazio continuino
a produrre vantaggi e ricadute positive per tutti i cittadini europei e del mondo.
L’ESA è un’organizzazione internazionale a cui appartengono 19 stati membri.
Coordinando le risorse finanziarie e intellettuali dei suoi membri, l’Agenzia ri-
esce a intraprendere programmi e attività che vanno ben oltre le possibilità dei
singoli paesi. I diversi programmi dell’ESA sono finalizzati ad approfondire le
conoscenze sulla Terra, lo spazio che la circonda, il sistema solare e l’universo.



WWF International                            Global Footprint Network
Avenue du Mont-Blanc                         312 Clay Street, Suite 300
1196 Gland, Switzerland                      Oakland, California 94607, USA
www.panda.org                                www.footprintnetwork.org

WWF Italia                                   European Space Agency
Via Po, 25/c                                 ESA HQ Mario-Nikis
00198 Roma, Italia                           8-10 rue Mario Nikis
www.wwf.it                                   75738 Paris Cedex 15
                                             France
Institute of Zoology
Zoological Society of London
Regent’s Park, London NW1 4RY, UK                 LOGO FSC
www.zsl.org/indicators
www.livingplanetindex.org
Indice
Introduzione
Mantenere vivo il Pianeta vivente, di Jim Leape             4
Essere protagonisti del cambiamento, di Adriano Paolella    6
Il futuro è nelle nostre mani, di Gianfranco Bologna        8
Agenzia Spaziale Europea: La Terra dallo spazio             10
La Terra necessita di uno spazio maggiore, di André Kuipers 11
7 miliardi di aspettative, un Pianeta                       12
Il Living Planet Report 2012 in breve                       16

Capitolo 1: Lo stato del Pianeta                            18
Tenere sotto controllo la biodiversità globale             22
L’Indice del Pianeta vivente                               24
L’Impronta ecologica                                       40
Popolazione, sviluppo e urbanizzazione                     56
L’Impronta idrica                                          66

Capitolo 2: perché occuparsene                              72
Collegare biodiversità, servizi ecosistemici e persone      74
Le foreste                                                 78
I fiumi a scorrimento libero                               86
Gli oceani                                                 88
La lotta per la terra                                      92

Capitolo 3: Cosa ci riserva il futuro?                     94
Gli impatti dei cambiamenti climatici                      96
L’utilizzo degli scenari                                   102
Progettare l’Impronta ecologica fino al 2050               104
Modellazione del capitale naturale a Sumatra               105
Il modello delle Foreste viventi                           106

Capitolo 4: Le scelte migliori per un Pianeta vivente      108
Conclusioni128

Allegati: Note tecniche e tabelle dati                     130
Allegato 1: L’Indice del Pianeta vivente                   132
Allegato 2: L’Indice dell’Impronta ecologica               138
Allegato 3: Glossario e abbreviazioni                      150

Bibliografia                                               157
A cura di
Redattore capo: Monique Grooten.
Redazione: Rosamunde Almond and Richard McLellan.
Team editoriale: Nigel Dudley, Emma Duncan, Natasja Oerlemans
and Sue Stolton.

Revisori esterni
William F. Laurance, FAAAS (Distinguished Research Professor and
Australian Laureate, Centre for Tropical Environmental and Sustainability
Science (TESS) and School of Marine and Tropical Biology, James Cook
University, Cairns, Australia; and Prince Bernhard Chair for International
Nature Conservation, Utrecht University, Utrecht, the Netherlands).
Pita Verweij (Copernicus Institute of Sustainable Development, Faculty
of Geosciences, Utrecht University, the Netherlands).

Zoological Society of London (ZSL):
Louise McRae and Ben Collen (gruppi direttivi: Indice del Pianeta vivente);
con Stefanie Deinet, Peter Hill, Jonathan Loh, Jonathan E. M. Baille and
Victoria Price.

Global Footprint Network (GFN):
Gemma Cranston (gruppo direttivo: Impronta ecologica); con Mathis
Wackernagel, Michael Borucke, Alessandro Galli, Kyle Gracey, Katsunori
Iha, Joy Larson, Scott Mattoon, David Moore, Juan Carlos Morales and
Pati Poblete.

WWF:
Neil Burgess, Antje Ahrends, Nirmal Bhagabati, Brendan Fisher, Emily
McKenzie and Kirsten Schuyt (servizi ecosistemici); Jessica Battle (marino);
Carina Borgstrom-Hansson (città); Ashok Chapagain (Impronta idrica);
Bart Wickel and Lifeng Li (acque dolci); Elaine Geyer-Allely (popolazione
e sviluppo); Rod Taylor and Therese Tepe (foreste); Nicholas Sundt
(cambiamenti climatici).

Un ringraziamento speciale per l’ulteriore revisione e i contributi
va a: Naikoa Aguilar-Amuchastegui, Keith Allott, Jason Anderson, Victor
Anderson, Simon Anstey, Alberto Arroyo-Schnell, Mike Baltzer, Adam Barlow,
Eugenio Barrios, Andreas Baumueller, Karin Bilo, Gianfranco Bologna, Bruce
Cabale, Sandra Charity, Boping Chen, Sarah Christie, Jason Clay, Carol Day,
Adrian Dellecker, Kristina Van Dexter, Cristina Eghenter, Wendy Elliott,
Helen Fox, Neva Frecheville, Erik Gerritsen, Aimee Gonzales, Johan van de
Gronden, May Guerraoui, Lasse Gustavsson, Pablo Gutman, Chris Hails, Ray
Hilborn, Reinier Hille Ris Lambers, Richard Holland, Jeff Hutchings, Colby
Loucks, Andrea Kohl, Jim Leape, Lou Leonard, Aimee Leslie, Jonathan Loh,
Imke Luebbeke, Gretchen Lyons, László Máthé, Anne Meikle, Sergy Moroz,
Sally Nicolson, Stuart Orr, Anouk Pasquier, Helen Pitman, Mark Powell,
Gerry Ryan, Anke Schulmeister, Alfred Schumm, Claudia Schweizer,
Stephan Singer, Samantha Smith, Gerald Steindlegger, Paul Sunters,
Jon Taylor, Michele Thieme, Samuel Turvey, Niall Watson, George White,
Luke Wreford, Julia Young and Natascha Zwaal.

European Space Agency:
Robert Meisner (gruppo direttivo); with Rosita Suenson, Bernhard von
Weyhe, Nadia Imbert-Vier, Roberto LoVerde and Chiara Solimini.

Edizione italiana a cura di: Eva Alessi, Gianfranco Bologna
Coordinamento editoriale: Emanuela Pietrobelli
Traduzione: Patrizia Zaratti
Impaginazione: Letré - Roma
Living Planet
Report 2012
Biodiversità, biocapacità
e scelte migliori~
Mantenere vivo
il Pianeta vivente
Noi tutti ben conosciamo la cruda serie di grafici sulle emissioni di




                                                                             © WWF-Canon / www.ateliermamco.com
carbonio, la deforestazione, la carenza di risorse idriche e la pesca
eccessiva che illustra nel dettaglio le modalità con cui stiamo indebo-
lendo le risorse e la resilienza della Terra. Questa edizione 2012 del
Living Planet Report ci racconta il risultato di tutto ciò – la pressione
complessiva che esercitiamo sul Pianeta e il conseguente declino del-
lo stato di salute di quelle foreste, fiumi e oceani che rendono possi-
bile la nostra esistenza.

Viviamo come se avessimo un altro Pianeta a nostra disposizione.
Utilizziamo il 50% in più delle risorse che la Terra può fornire e, se
non cambieremo il corso delle cose, questa percentuale sarà destinata
ad aumentare rapidamente – entro il 2030, anche due Pianeti non
saranno più sufficienti

Tuttavia, abbiamo l’opportunità di scegliere. Possiamo creare un fu-
turo prospero, che fornisca risorse alimentari, idriche ed energetiche
ai 9, o forse 10, miliardi di persone che abiteranno il Pianeta nel 2050.

Siamo in grado di produrre il cibo necessario senza incrementare
l’Impronta dell’agricoltura – senza distruggere altre foreste o utiliz-
zare una maggiore quantità di acqua o sostanze chimiche. Le soluzio-
ni si trovano nella riduzione dei rifiuti, che attualmente sono costitu-
iti in gran parte dagli alimenti che produciamo; in un miglioramento
dell’utilizzo delle sementi e delle tecniche di coltivazione; nel rendere
nuovamente produttivi i terreni degradati; nel cambiare le abitudini
alimentari - in particolare, nel ridurre il consumo di carne nei paesi
ad alto reddito.

Siamo in grado di assicurare un approvvigionamento idrico sufficien-
te a soddisfare le nostre esigenze preservando, allo stesso tempo, la
salute di fiumi, laghi e zone umide da cui le stesse risorse idriche pro-
vengono. Tecniche d’irrigazione più intelligenti e una migliore piani-
ficazione possono, per esempio, contribuire a un utilizzo più efficien-
te di tali risorse. È, soprattutto, necessario mettere a punto regimi di
gestione delle risorse idriche che coinvolgano un maggior numero di
attori e che gestiscano i bacini fluviali quali sistemi viventi complessi
e ricchi di diversità quali sono.

Siamo in grado di soddisfare il nostro fabbisogno energetico per mez-
zo di fonti pulite e abbondanti, quali l’eolico e il solare. Il principale
imperativo resta, però, quello di sfruttare meglio l’energia che utiliz-


WWF Living Planet Report 2012 pagina 4
20 ANNI DOPO   ziamo: aumentare l’efficienza di edifici, autoveicoli e fabbriche può

       L’EPOCALE EARTH    dimezzare la quantità totale di energia impiegata. Se impareremo a
                          risparmiare, sarà possibile soddisfare le nostre esigenze grazie alle
               SUMMIT,    energie rinnovabili, a patto, però, di inserire queste tecnologie nelle
  CI TROVIAMO DAVANTI     economie e porre fine ai 700 miliardi di dollari di sussidi che ci ten-
     A UN’OPPORTUNITÀ     gono legati a petrolio e carbone.
     CRUCIALE PER FARE    A giugno 2012 le nazioni del mondo, le imprese e un’ampia rappre-
IL PUNTO SUL PERCORSO     sentanza della società civile si riuniranno a Rio de Janeiro per la Con-
            INTRAPRESO    ferenza ONU sullo Sviluppo Sostenibile. Venti anni dopo l’epocale
 DAL MONDO E SU QUALE     Earth Summit, questo appuntamento rappresenta un’opportunità
     FUTURO vogliamo      cruciale per fare il punto su dove sta andando il mondo e su quale
                          futuro vogliamo.

                          Questo evento può e deve rappresentare, per i governi, il punto di
                          partenza di un nuovo percorso verso la sostenibilità. Costituisce,
                          inoltre, un’opportunità unica per implementare le alleanze: governi
                          di regioni come il Bacino del Congo o l’Artico che si uniscono per ge-
                          stire le risorse condivise; città che competono e si ispirano l’un l’altra
                          per la riduzione delle emissioni di carbonio e la creazione di spazi
                          urbani più vivibili; aziende concorrenti sul mercato che uniscono le
                          forze per rendere sostenibili le proprie catene di approvvigionamento
                          e offrire prodotti che aiutino i clienti a utilizzare una minore quantità
                          di risorse; fondi pensionistici e fondi sovrani d’investimento che in-
                          vestono in professioni ecocompatibili.

                          Queste soluzioni, insieme alle altre contenute in questa edizione del
                          Living Planet Report, dimostrano come tutti dobbiamo contribuire a
                          mantenere vivo e vitale il nostro Pianeta – conciliando ciò con un’e-
                          qua gestione delle risorse alimentari, idriche ed energetiche e preser-
                          vando gli ecosistemi che sostengono la vita sulla Terra.




                          Jim Leape
                          Direttore Generale
                          WWF Internazionale




                                                                                 Introduzione pagina 5
ESSERE PROTAGONISTI
del CaMBIAMENTO
In qualunque data si voglia porre il momento dell’acquisizione




                                                                             © WWFItalia/M. Valerio
“politica” dell’esistenza di un problema ambientale, si voglia il 1972
anno della Dichiarazione di Stoccolma o il 1992 Conferenza di Rio,
da allora ad oggi le condizioni ambientali e sociali del pianeta sono
peggiorate.
Da anni, grazie anche al linguaggio divulgativo utilizzato da molti
ricercatori, c’è una piena consapevolezza della profonda alterazione
degli equilibri ecologici e degli enormi rischi che l’umanità sta
affrontando, è inoltre disponibile una gigantesca mole di elaborazioni
scientifiche ed al contempo si può attingere ad un significativo bagaglio
di soluzioni già sperimentate e immediatamente praticabili.
Nonostante ciò l’uso delle conoscenze, soluzioni e strumentazioni
disponibili, nonostante in sé siano efficaci, non si è dimostrato
risolutivo.
Ad esempio l’approfondimento delle conoscenze, la predisposizione
e l’uso di modelli previsionali e di indicatori per il monitoraggio
sono rimasti di pertinenza di nicchie di tecnici e di amministratori,
e la possente innovazione tecnologica ha affiancato e non sostituito
le soluzioni precedentemente adottate (all’aumento della quantità di
energia da fonti rinnovabili corrisponde un incremento dell’uso dei
combustibili fossili anche ricorrendo a forme di estrazione, quale
quello per le sabbie bituminose, con impatti ancora più consistenti
di quelle dei tradizionali pozzi). Anche la ricerca dell’efficienza di
processi e prodotti, che ha aumentato la qualità di alcune merci, nel
bilancio complessivo è stata resa marginale dall’aumento dei consumi
e dalla diffusione di prodotti di bassa qualità ambientale e sociale.
Infine la maggiore sensibilità ambientale delle istituzioni non si è
concretizzata in un effettivo ripensamento delle politiche; infatti anche
in presenza di una crisi economica mondiale che mette in dubbio quei
parametri, quali lo sviluppo materiale, fin qui ritenuti intoccabili, i
governi rincorrono comunque l’aumento del PIL perseguendo così
una incongruità non solo economica (non è possibile l’aumento dei
consumi quando si concentra troppo la ricchezza e si impoveriscono
fasce sempre più estese di popolazione) ma anche ambientale (non è
possibile consumare più della quantità delle risorse esistenti).
Si può dunque dire che, nonostante la disponibilità di strumentazioni
di enorme potenzialità, l’aumento della conoscenza e delle capacità
tecniche, l’aiuto di tecnologie a minor impatto, l’efficienza dei prodotti
e delle merci, la sensibilità delle istituzioni le condizioni del pianeta
sono peggiorate.



WWF Living Planet Report 2012 pagina 6
Utilizzare al meglio     Sembra quindi che oltre a predisporre ed utilizzare nuove

       gli strumenti     strumentazioni sia necessario modificare le modalità con cui esse
                         si mettono in pratica. L’elemento mancante, e che forse con la sua
          conoscitivi    assenza invalida tutte le iniziative, è la partecipazione delle comunità
        e tecnologici    nei principali processi decisionali.
           disponibili   Un certo numero di decisioni, quelle più profonde, quelle che
     per ricomporre      maggiormente delineano il futuro, non sono di pertinenza delle
                         comunità e spesso nemmeno delle loro rappresentanze istituzionali.
          un sistema     Dal costo dei cereali, a quello dei carburanti, alla speculazione
  in cui le comunità     finanziaria solo per citare tre elementi sui quali si confrontano tutte le
 prendono possesso       politiche nazionali non sono governati né dalle comunità, né dai loro
del proprio futuro.      rappresentanti. Eppure queste decisioni hanno effetti destrutturanti
                         nell’ambiente e sulle comunità intendendo con questo termine non
                         solo l’insieme di individui ma anche la capacità produttive delle stesse
                         e quindi il tessuto imprenditoriale in esse presente.
                         Forse questo è il nodo della questione. Il rafforzamento della
                         governance internazionale dell’ambiente, anche oggetto della
                         prossima Conferenza di Rio + 20, seppure motivata e ragionevole, non
                         riuscirà a risolvere i problemi se non inserita in un diverso contesto
                         operativo dove governi nazionali ed istituzioni internazionali pongono
                         attenzione a coloro che essi dovrebbero rappresentare e da cui, invece,
                         sono sempre più distanti.
                         Forse con la partecipazione attiva, con l’autonomia delle comunità,
                         con la gestione diretta delle risorse si potrebbero ridurre i consumi e
                         la crescita demografica, aumentare la qualità delle merci, diffondere
                         le migliori tecnologie. Si potrebbero utilizzare al meglio gli strumenti
                         conoscitivi e tecnologici disponibili, si potrebbe ricomporre un
                         sistema in cui le comunità prendono possesso del proprio futuro e
                         consapevolmente lo delineano.
                         Quanto contenuto nel Living Planet Report va in questa direzione.
                         Fornire elementi conoscitivi e ipotesi di intervento attraverso i quali,
                         con consapevolezza e lucidità, esercitare una pressione sui governi
                         per obbligarli a scegliere percorsi sostenibili e per recuperare quella
                         autonomia decisionale delle comunità che, coordinata in una visione
                         complessiva, sola può conservare e riqualificare l’ambiente, garantire
                         occupazione, promuovere un benessere diffuso.




                         Adriano Paolella
                         Direttore Generale
                         WWF Italia




                                                                                Introduzione pagina 7
IL FUTURO
è nelle nostre mani
Se i nostri modelli di produzione e consumo delle risorse naturali,
se i nostri impatti sugli ecosistemi e la biodiversità e se le modalità
di gestione delle nostre economie, centrate sulla continua crescita
materiale e quantitativa, continueranno senza essere profondamente
modificati e reindirizzati, l’intera umanità si troverà ad affrontare
livelli senza precedenti di distruzione e degrado.
I trend attuali con i quali continuiamo a gestire la complessa
relazione tra i sistemi naturali e quelli sociali, sono oggi chiaramente
insostenibili per il futuro. è bene che tutti siamo consapevoli che
queste affermazioni non si basano su delle opinioni personali.
La comunità scientifica internazionale che, da decenni, studia
la dinamica dei sistemi naturali ed i suoi cambiamenti globali,
analizzando e registrando l’impatto che l’attività umana esercita su
di essi, ha dimostrato che l’intervento umano sui sistemi naturali
del Pianeta è paragonabile alle grandi forze geologiche che hanno
modificato e plasmato da sempre la nostra Terra, nei suoi 4.5 miliardi
di anni di esistenza.
Non è quindi un caso che, sin dal 2000, il premio Nobel per la
chimica, Paul Crutzen, ha proposto di definire Antropocene il periodo
geologico che va dalla Rivoluzione Industriale ad oggi, un piccolo
battito di ciglia nella storia della Terra, proprio a dimostrazione del
ruolo dominante e pervasivo ormai esercitato dalla specie umana. Il
concetto di Antropocene è stato richiamato persino nelle copertine di
magazine di fama internazionale, come “The Economist” e “Time”.
E a fine marzo 2012 la comunità scientifica che si occupa dei
cambiamenti globali, l’autorevole Earth System Science Partnership
(ESSP), nell’ambito della più grande organizzazione scientifica
mondiale, l’International Council for Science (ICSU), ha realizzato
una grande conferenza dal titolo “Planet Under Pressure”, durante la
quale è stato fatto il punto delle conoscenze sin qui acquisite.
La conferenza si è conclusa con uno “State of the Planet Declaration”,
dove si sottolinea che il funzionamento del sistema Terra, grazie al
quale è stata possibile la civilizzazione umana, è oggi a rischio. Senza
azioni urgenti la disponibilità di acqua, di cibo, di biodiversità e di altre
risorse fondamentali, sarà sempre più a rischio e ciò intensificherà le
crisi economiche, ecologiche e sociali, creando le potenzialità per il
verificarsi di emergenze umanitarie su scala globale.
Ecco perché sono necessarie risposte immediate e concrete per avviare
le società umane sulla strada della sostenibilità. Il “Living Planet
Report” del WWF ci dimostra quanto sia importante che tutti noi



WWF Living Planet Report 2012 pagina 8
Sono necessarie    possiamo diventare protagonisti di un cambiamento effettivo, nella
 risposte immediate    prospettiva di un solo Pianeta (One Planet Perspective).
                       Dobbiamo tutti avere ben chiara la consapevolezza dei limiti biofisici
      e concrete per   del nostro Pianeta rispetto alla nostra continua pressione, come
  avviare le società   brillantemente e pionieristicamente, aveva indicato il Club di Roma
umane sulla strada     nel 1972, con il primo rapporto sui limiti della crescita (“The Limits
della sostenibilità.   to Growth”), più che mai con una popolazione mondiale che ha già
                       sorpassato i 7 miliardi di abitanti e che nel 2050, secondo le Nazioni
                       Unite, sarà di 9,3 miliardi.
                       Applicare la sostenibilità vuol dire, in pratica, che tutti noi, istituzioni,
                       imprese, società civile, dobbiamo imparare a vivere nei limiti di un
                       solo Pianeta. Il WWF, con questo Rapporto e le sue attività concrete
                       in tutto il mondo, contribuisce a indicare la strada per far sì che questo
                       cambiamento diventi realtà. E noi tutti dobbiamo essere protagonisti
                       del cambiamento.




                       Gianfranco Bologna
                       Direttore scientifico
                       WWF Italia




                                                                                Introduzione pagina 9
Agenzia Spaziale Europea: La Terra dallo spazio
 Quest’anno un nuovo partner ha contribuito alla produzione del Living
 Planet Report, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), impegnata ad arricchi-
 re le conoscenze sulla Terra, sull’ambiente che la circonda nello spazio,
 sul nostro sistema solare e sull’universo, a beneficio del Pianeta e dei suoi
 abitanti.
 Coordinato dal consiglio direttivo dei Programmi di osservazione della
 Terra, un crescente numero di satelliti fornisce un flusso costante di infor-
 mazioni che consentono di comprendere e analizzare lo stato del Pianeta,
 tenendo sotto controllo i cambiamenti.
 L’ESA si è dedicata all’osservazione della Terra dallo spazio sin dal lancio
 del primo satellite meteorologico, nel 1977. Sebbene continui a mettere a
 punto satelliti in campo meteorologico, attualmente la sua attenzione si
 è spostata sul comprendere i meccanismi di funzionamento del sistema
 Terra e su come l’attività umana influenzi i processi naturali.
 I satelliti offrono un pratico mezzo d’osservazione e controllo della Terra
 nel suo insieme. A bordo dei veicoli spaziali, strumenti sensibili raccolgo-
 no dati precisi volti a svelare le complessità del nostro Pianeta e a seguire
 le mutazioni nel loro avvenire, soprattutto quelle associate agli effetti dei
 cambiamenti climatici.
 Oltre ad apportare benefici alla ricerca europea, ciò fornisce a coloro che
 devono prendere decisioni le informazioni necessarie per fare fronte ai
 cambiamenti climatici, garantire un futuro sostenibile e rispondere ai di-
 sastri naturali e causati dall’attività umana.
 ERS and Envisat, le missioni chiave dell’ESA, hanno rivelato nuovi scena-
 ri su molti aspetti del Pianeta. Queste missioni, ognuna corredata di ap-
 propriate strumentazioni, hanno consentito una comprensione migliore
 dell’inquinamento atmosferico e dei buchi dell’ozono, redatto una mappa
 dell’innalzamento del livello e della temperatura della superficie del mare,
 tenuto sotto controllo i cambiamenti dei ghiacci artici e registrato le desti-
 nazioni d’uso del territorio.
 Le missioni Earth Explorer hanno affrontato pressanti questioni scien-
 tifiche quali la gravità terrestre, i mutamenti nello spessore dei ghiacci,
 il ciclo idrico, i campi magnetici, il ruolo delle nuvole del bilanciamento
 dell’energia terrestre e il ciclo del carbonio.
 Parallelamente, l’ESA ha messo a punto una serie di missioni chiamate
 Sentinels, finalizzate alla fornitura di servizi per il Programma europeo di
 monitoraggio della Terra (GMES). I dati sono stati utilizzati in una vasta
 gamma di applicazioni per la gestione dell’ambiente, come il monitoraggio
 della biodiversità, delle risorse naturali, della qualità dell’aria, della diffu-
 sione di idrocarburi e delle ceneri vulcaniche, nonché per sostenere le mis-
 sioni per gli aiuti umanitari e di risposta alle emergenze in caso di disastri.




WWF Living Planet Report 2012 pagina 10
La Terra necessita
di uno spazio maggiore!
Guardare fuori dall’oblò e ammirare la Terra dallo spazio è normale




                                                                                                     © André Kuipers / ESA
per un astronauta come me. Nonostante ciò, mi sento privilegiato.
PromISSe rappresenta la mia seconda missione nello spazio. Que-
sta volta, rimarrò nella Stazione spaziale internazionale per 5 mesi,
un tempo molto diverso dagli 11 giorni della mia prima missione nel
2004. Tuttavia, quegli 11 giorni nello spazio cambiarono la mia vita.
Guardare la Terra dallo spazio fornisce un punto di vista unico. Il no-
stro Pianeta è un luogo molto bello e molto fragile, protetto solo da un
sottilissimo strato di atmosfera, essenziale per la vita. Le grandi fore-
ste sembrano molto piccole e spariscono dalla vista in pochi attimi. È
stata proprio questa prospettiva che mi ha consentito di comprendere
molte cose e mi ha spinto a diventare un ambasciatore del WWF.
L’Agenzia Spaziale Europea sta portando avanti delle ricerche che for-
niscano informazioni sulla salute del nostro Pianeta. Alcune minacce
risultano visibili a occhio nudo, mentre altre vengono tradotte in cifre
che raffigurano come, dove e perché il nostro mondo stia cambiando.
Ciò che io ho visto dallo spazio si riflette in questo rapporto.
In questa nona edizione del Living Planet Report, ancora una volta gli
Indici più importanti mostrano come il Pianeta sia sottoposto a pres-
sioni insostenibili. Ora noi sappiamo che la domanda di risorse natu-
rali quali pesce, legname e cibo stia aumentando rapidamente fino a
un livello difficilmente reintegrabile in maniera sostenibile.
Tutto ciò che è importante per me e che amo si trova su questo unico
Pianeta.
Questo Pianeta è la mia casa, la casa della mia famiglia, dei miei amici
e di altri 7 miliardi di persone, ma anche di bellissime foreste, monta-
gne, savane, oceani, laghi e fiumi, nonché di tutte le specie viventi. Il
nostro Pianeta è stupendo, ma anche molto fragile.
Noi abbiamo la capacità di salvare la nostra casa, di proteggere il no-
stro Pianeta. Non solo a nostro beneficio, ma soprattutto per le gene-
razioni future. Noi possediamo la soluzione. Ognuno di noi può con-
tribuire operando le scelte migliori nel modo di governare, produrre e
consumare. Sta a noi prenderci cura del nostro Pianeta.




André Kuipers
Astronauta, Agenzia Spaziale Europea




                                                                            Introduzione pagina 11
7 miliardi di aspettative,
un Pianeta
Nella vasta immensità dell’universo, un sottile strato di vita circon-        L’INDICE
da un Pianeta. Su di esso, milioni di specie prosperano, delimitate in
basso dalla roccia e in alto dallo spazio. Insieme, esse formano gli eco-
                                                                              DEL PIANETA
sistemi e gli habitat che noi conosciamo come pianeta Terra e che for-        VIVENTE CONTINUA
niscono una moltitudine di servizi ecosistemici dai quali dipendono           A MOSTRARE UN
l’umanità e tutte le forme di vita.                                           DECLINO GLOBALE
Tuttavia, la crescente domanda antropica di risorse esercita pressioni        DI CIRCA IL 30%
terribili sulla biodiversità. Ciò minaccia la continuità della fornitura
dei servizi ecosistemici, mettendo così a rischio non solo la biodiver-
                                                                              DAL 1970
sità, ma anche la sicurezza, la salute e il benessere futuri della nostra
stessa specie.
Questa nona edizione del Living Planet Report documenta i muta-
menti dello stato della biodiversità, degli ecosistemi e della domanda
antropica sulle risorse naturali ed esplora le implicazioni di tali mu-
tamenti per la biodiversità e le società umane. Il rapporto evidenzia
come sia ancora possibile invertire i trend attuali operando scelte
migliori che pongano la Natura al centro delle economie, dei modelli
aziendali e degli stili di vita.
Il capitolo 1 presenta lo stato del Pianeta sulla base di tre indicatori
complementari. L’Indice del Pianeta vivente, basato sui dati di un nu-
mero di popolazioni di specie superiore a quello precedente, continua
a indicare un declino del 30% della salute della biodiversità, dal 1970
ad oggi (fig. 1). Questo trend viene osservato negli ecosistemi terrestri,
di acque dolci e marini, ma è maggiore per le specie di acqua dolce, le
cui popolazioni mostrano una decrescita media del 37%. L’Indice delle
acque dolci tropicali ha subito un declino ancora superiore, arrivando
al 70%. In generale, dal 1970 l’Indice tropicale globale è diminuito del
60%. Di contro, nello stesso periodo l’Indice delle regioni temperate
è aumentato del 30%. Tuttavia, ciò non significa necessariamente che
la biodiversità delle zone temperate si trovi in uno stato migliore di
quella delle zone tropicali, in quanto l’Indice temperato nasconde gra-
vi perdite storiche precedenti l’inizio dell’analisi.
L’Impronta ecologica mostra un trend consistente di sovraconsumo
(fig. 2). Nel 2008, l’anno più recente per il quale siano disponibili dati,
l’Impronta superava la biocapacità della Terra – la superficie realmen-
te disponibile per la produzione di risorse rinnovabili e l’assorbimento
delle emissioni di CO2 – di oltre il 50%. L’Impronta del carbonio co-
stituisce il fattore più significativo che determina il “superamento dei
limiti ecologici” – terminologia utilizzata per descrivere il momento in
cui a livello globale l’Impronta ecologica supera la biocapacità.



WWF Living Planet Report 2012 pagina 12
Fig. 1: Indice del                                             2
Pianeta vivente
(WWF / ZSL, 2012)




                               Valore dell’indice (1970 = 1)
Legenda

       Indice globale
       del pianeta vivente
                                                               1
       Limiti di confidenza




                                                               0

                                                                   1970   1975      1980   1985    1990      1995       2000      2005 2008
                                                                                                  Anno


Fig. 2: Impronta                                               2
ecologica globale
(Global Footprint
Network, 2011)
                              Numero di Pianeti Terra




                                                               1




                                                               0

                                                                   1961      1970          1980           1990            2000         2008
                                                                                                  Anno


                                  Una nuova analisi dei trend di consumo dei paesi BRIICS (Brasile,
                                  Russia, India, Indonesia, Cina, Sudafrica) e di gruppi a livelli diversi
                                  di reddito e sviluppo, insieme ai trend di urbanizzazione e di popola-
                                  zione, ha evidenziato un preoccupante potenziale di un ulteriore in-
                                  cremento dell’Impronta umana nel futuro.
                                  L’Impronta idrica della produzione offre una seconda indicazione
                                  della domanda antropica sulle risorse rinnovabili. Per la prima volta,
                                  questo rapporto include l’analisi della disponibilità idrica, nel corso
                                  dell’anno, nei principali fiumi del mondo. Tale analisi ha mostrato
                                  come, nel mondo, 2,7 miliardi di persone vivano lungo bacini idrici
                                  che almeno un mese l’anno subiscono carenze idriche gravi.
                                  Il cap. 2 evidenzia i collegamenti fra biodiversità, servizi ecosistemi-
                                  ci e persone. Gli impatti dell’attività umana su tre ecosistemi – fore-
                                  ste, acque dolci e marino – vengono esaminati più dettagliatamente,


                                                                                                                    Introduzione pagina 13
insieme a un’analisi specifica dei servizi ecosistemici da essi forniti.
Vengono, inoltre, prese in esame le pressioni sulle risorse naturali, tra
cui quelle di interesse commerciale sui terreni agricoli nei Paesi in via
di sviluppo.
Il Living Planet Report offre una visione dello stato di salute del Pia-
neta. Il WWF guarda al di là dei dati scientifici per comprendere le
aspettative, gli sforzi, le richieste e i contributi dell’umanità che stan-
no causando tali cambiamenti sulla Terra. In questa edizione del Li-
ving Planet Report, l’agricoltrice keniota Margaret Wanjiru Mundia ci
                                                                               UN PASSO AVANTI
aiuta a fare ciò. Margaret verrà presentata nel capitolo 2. In contrasto
con questo punto di vista, le straordinarie immagini dell’ESA.                 I GOVERNI E LE IMPRESE
Il capitolo 3 analizza ciò che potrebbe riservarci il futuro. Vengono          HANNO INIZIATO A
presi in esame i possibili effetti dei cambiamenti climatici e vengono         IMPEGNARSI PER
presentati diversi scenari, compreso quello dell’Impronta ecologica.           MITIGARE TALI RISCHI
Queste analisi indicano che portare avanti uno scenario BAU avrà
gravi, potenzialmente catastrofiche, conseguenze. In particolare, i
                                                                               PROMUOVENDO
continui incrementi delle emissioni di gas a effetto serra porteranno          L’ENERGIA RINNOVABILE
a un aumento irreversibile della temperatura media di oltre 2°C, che
sconvolgerà gravemente il funzionamento di quasi tutti gli ecosistemi
mondiali e influenzerà drammaticamente lo sviluppo e il benessere
umano.
Chiaramente, l’attuale modello di sviluppo, che si basa su sempre
maggiori consumi e fa affidamento sui combustibili fossili, unito a una
popolazione in continua crescita e a una scarsa gestione complessiva
delle risorse naturali, risulta insostenibile. Molti paesi e popolazioni
stanno già facendo fronte a diverse problematiche connesse alla per-
dita di biodiversità, al degrado dei servizi ecosistemici e ai cambia-
menti climatici. Fra essi: la scarsità di risorse alimentari, idriche ed
energetiche; l’aumentata vulnerabilità nei confronti dei disastri na-
turali; i rischi per la salute; le migrazioni di popolazioni e i conflitti
per le risorse. Tali rischi ricadono in maniera sproporzionata sulle
popolazioni più povere, benché esse contribuiscano in misura minore
all’Impronta ecologica dell’umanità.
Sebbene la tecnologia possa essere utilizzata per sostituire alcuni ser-
vizi ecosistemici e per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici,
in uno scenario BAU (Business As Usual) questi rischi potranno solo
aumentare e diffondersi sempre più. Le economie emergenti corrono
il pericolo di non riuscire a realizzare la propria aspirazione a stan-
dard di vita più elevati, mentre i paesi e le comunità ad alto reddito
rischiano di veder intaccato il proprio benessere.
Governi e imprese più lungimiranti hanno iniziato un percorso di ri-
duzione di tali rischi, per esempio promuovendo le energie rinnovabi-
li, l’efficienza delle risorse, le produzioni più ecocompatibili e i modelli
di sviluppo inclusivi dal punto di vista sociale. Tuttavia, i trend e situa-
zioni evidenziati in questo rapporto mostrano come molti degli attuali
tentativi si rivelino insufficienti.


WWF Living Planet Report 2012 pagina 14
Come fare, quindi, per invertire il declino della biodiversità, riportare
                         l’Impronta ecologica nei limiti del Pianeta e ridurre realmente i cam-
                         biamenti climatici antropogenici contrastandone gli impatti dannosi?
                         Come ottenere questi risultati garantendo, contemporaneamente, a
                         un sempre maggiore numero di persone un accesso equo a risorse na-
                         turali, alimentari, idriche ed energetiche?
                         Il capitolo 3 offre alcune soluzioni già a portata di mano: futuri sce-
                         nari alternativi, basati su modelli differenti di consumi alimentari in
                         grado di arrestare la deforestazione e il degrado delle foreste, costitu-
                         iscono alcune delle opzioni già disponibili per ridurre il superamen-
                         to dei limiti ecologici e prevenire i pericolosi cambiamenti climatici.
                         Tali tematiche vengono poi approfondite nel capitolo 4, che illustra
                         la prospettiva One Planet del WWF per una gestione del capitale na-
                         turale - biodiversità, ecosistemi e servizi ecosistemici – entro i limiti
                         ecologici della Terra.
                         Oltre agli impegni su larga scala per la conservazione e il ripristino
                         degli ecosistemi, questa prospettiva esplora le scelte migliori, lungo
                         l’intero sistema di produzione e consumi, per la salvaguardia del ca-
                         pitale naturale, da sostenere reindirizzando i flussi finanziari e con
                         politiche di gestione delle risorse più eque. L’implementazione di
                         questo cambiamento costituirà una grande sfida, che comporterà de-
                         cisioni e compromessi difficili. Tuttavia, i nostri scenari dimostrano
                         come sia ancora possibile ridurre l’Impronta ecologica e i trend dei
                         cambiamenti climatici utilizzando le attuali conoscenze e tecnologie
                         e avviando un percorso verso società umane sane, sostenibili ed eque.


                          The Living Planet Report e Rio +20
                          20 anni fa, quando i leader mondiali si incontrarono a Rio de Ja-
TUTTI I 193 STATI         neiro, furono messi a punto alcuni degli accordi internazionali
MEMBRI                    più importanti per fare fronte alle sfide che il nostro Pianeta do-
DELLE NAZIONI UNITE       veva affrontare. Fra le altre iniziative, furono sottoscritte la Con-

SI SONO IMPEGNATI,
                          venzione sulla Diversità Biologica e la Convenzione Quadro delle
                          Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici e fu avviata la procedu-
CON GLI OBIETTIVI         ra di creazione della Convenzione contro la Desertificazione. Il
DI SVILUPPO               messaggio basilare del meeting fu rinforzato dall’impegno di tutti
DEL MILLENNIO,            i 193 stati membri delle Nazioni Unite per gli Obiettivi di Sviluppo
A PORRE FINE              del Millennio – eliminare la povertà, proteggere la biodiversità e
                          ridurre le emissioni dei gas a effetto serra. A giugno 2012, nel cor-
ALLA POVERTÀ,             so di Rio +20 verranno valutati gli avvenimenti di questi 20 anni
PROTEGGERE                e verranno individuate le nuove azioni da intraprendere per fare
LA BIODIVERSITÀ           fronte alle problematiche urgenti di sicurezza ambientale, equità
E RIDURRE LE EMISSIONI    e gestione delle risorse. Il Living Planet Report contiene informa-
DI GAS SERRA              zioni importanti per questo summit cruciale e ai delegati verrà
                          offerta la possibilità di leggere un riassunto speciale del rapporto
                          per la conferenza (www.panda.org/lpr).



                                                                               Introduzione pagina 15
Il Living Planet Report 2012
in breve
Capitolo 1: Lo stato del Pianeta
In tutto il mondo la biodiversità è diminuita
  •	 l’Indice del Pianeta vivente globale è diminuito quasi del 30% fra
     il 1970 e il 2008;
  •	 nello stesso periodo, l’Indice tropicale globale è diminuito del
     60%;
  •	 l’Indice temperato globale è aumentato del 31%; tuttavia, ciò na-
     sconde gravi perdite storiche precedenti al 1970;
  •	 gli Indici terrestre, delle acque dolci e marino globali sono dimi-
     nuiti, con l’Indice delle acque dolci che ha subito la diminuzione
     maggiore, del 37%;
  •	 l’Indice delle acque dolci tropicali ha subito un declino ancora
     maggiore, pari al 70%.
La domanda antropica sul Pianeta supera l’offerta
  •	 nel 2008, l’Impronta ecologica dell’umanità ha superato la bioca-
     pacità della Terra di oltre il 50%;
  •	 negli ultimi decenni, l’Impronta di carbonio ha influito pesante-
     mente su questo superamento dei limiti ecologici;
  •	 la biocapacità pro capite è diminuita da 3,2 ettari globali (gha)
     del 1961 a 1,8 gha pro capite nel 2008, sebbene, nello stesso pe-
     riodo, la biocapacità totale mondiale sia aumentata;
  •	 il continuo incremento dei trend di consumo nei paesi ad alto
     reddito del mondo e in quelli BRIICS, insieme a una crescita de-
     mografica ininterrotta, mostra segnali d’allarme relativi a ulterio-
     ri, futuri aumenti delle Impronte.
Molti bacini fluviali si trovano in una situazione di carenza
idrica
  •	 l’analisi della carenza idrica su base mensile rivela che molti ba-
     cini fluviali, la cui fornitura su base annua sembra sufficiente, si
     trovano attualmente in una condizione di sovrasfruttamento, che
     ostacola le principali funzioni ecosistemiche;
  •	 nel mondo, 2,7 miliardi di persone vivono nei pressi di bacini
     idrici che almeno 1 mese l’anno subiscono carenze idriche gravi.


Capitolo 2: Perché occuparsene
La nostra ricchezza, la nostra salute e il nostro benessere
dipendono dai servizi ecosistemici
  •	 molte aree ad alta biodiversità forniscono anche importanti ser-
     vizi ecosistemici come lo stoccaggio del carbonio, legna da arde-
     re, acqua dolce e stock ittici; le attività umane influiscono sulla
     fornitura continuata di tali servizi;



WWF Living Planet Report 2012 pagina 16
•	 attualmente la deforestazione e il degrado forestale sono respon-
     sabili di circa il 20% delle emissioni antropogeniche globali di
     CO2, incluse le perdite dai terreni forestali;
  •	 solo un terzo dei fiumi del mondo, la cui lunghezza supera 1.000
     km, scorre liberamente e senza dighe sul letto principale;
  •	 un aumento dello sforzo di pesca mondiale in mare di circa 5 vol-
     te, dai 19 milioni di tonnellate del 1950 agli 87 milioni di tonnel-
     late del 2005, ha causato il sovrasfruttamento di molti stock ittici;
  •	 frequenza e complessità delle competizioni per l’utilizzo della ter-
     ra aumenteranno col crescere della domanda antropica; in tutto
     il mondo in via di sviluppo si sta verificando una corsa senza pre-
     cedenti, da parte di investitori esterni, a garantirsi l’accesso ai
     territori per future produzioni di alimenti e combustibili;
  •	 la perdita di biodiversità e dei relativi servizi ecosistemi-
     ci colpisce in particolare le popolazioni povere, la cui so-
     pravvivenza dipende più direttamente da tali servizi.


Capitolo 3: Cosa ci riserva il futuro?
Gli scenari presentano una vasta gamma di possibili alter-
native future
  •	 negli ultimi decenni abbiamo assistito a un riscaldamento clima-
     tico come mai si è verificato nei precedenti 400 anni;
  •	 limitare il riscaldamento medio globale sotto i 2°C rispetto ai li-
     velli pre-industriali richiederà probabilmente una riduzione delle
     emissioni di oltre l’80% rispetto al picco previsto; se le emissioni
     continueranno ad aumentare, probabilmente entro il 2040 alcu-
     ne grandi regioni sperimenteranno un aumento di oltre 2°C della
     temperatura media annuale;
  •	 la diminuzione dell’Indice del Pianeta vivente e l’aumento
     dell’Impronta ecologica evidenziano la necessità di politiche più
     sostenibili; gli scenari possono essere d’aiuto nel compiere scelte
     più informate per il futuro;
  •	 gli scenari evidenziano l’importanza della conservazione
     della biodiversità nella protezione dei servizi ecosistemici.


Capitolo 4: Le scelte migliori per un Pianeta vivente
Esistono soluzioni per vivere nei limiti di un solo Pianeta
  •	 il capitale naturale – la biodiversità, gli ecosistemi e i servizi eco-
     sistemici – deve essere preservato e, ove necessario, ripristinato,
     come fondamento delle economie e delle società umane;
  •	 la prospettiva One Planet del WWF propone soluzioni per gestire,
     governare e condividere il capitale naturale entro i limiti ecologici
     del Pianeta;
  •	 vengono evidenziate 16 “scelte migliori” dalla prospettiva globale
     One Planet, indicando gli obiettivi prioritari per la realizzazione
     di questi scopi.




                                                        Introduzione pagina 17
Capitolo 1: Lo stato
del Pianeta~
L’immagine mostra la meticolosa pianificazione delle coltivazioni nel-
le comunità autonome di Aragona (ovest) e Catalogna, nel nord-est
della Spagna. È possibile osservare la crescita di molte colture, fra
cui grano, orzo, frutta e verdure. La forma circolare di molti campi
indica l’impiego di un’irrigazione a pivot centrale: un pozzo scavato al
centro di ogni cerchio fornisce acqua a una serie rotante di irrigatori
a pioggia.




                                                                           design note:
                                                                           Check for gutter and re-
                                                                           peat image if necessary
© KARI
L’Indice del Pianeta vivente
L’Indice del Pianeta vivente riflette i cambiamenti di stato della
biodiversità del Pianeta, utilizzando i trend delle dimensioni di
popolazione delle specie vertebrate di differenti biomi e regioni
per calcolare le variazioni medie delle loro dimensioni nel tempo.
Include i dati di oltre 9.000 diversi modelli di monitoraggio delle
popolazioni selvatiche, raccolti con molteplici strumenti - dal con-
teggio del numero di individui alle foto con fotocamere nascoste,
alla sorveglianza di nidi e all’analisi della presenza di tracce.
Immagine principale: Ricercatore e orso polare, Svalbard, Norvegia.
Di seguito: i ranger applicano un anello di riconoscimento a un piccolo
di Sula fosca.
Fotografia da fotocamera nascosta del rinoceronte di Sumatra, Borneo.
Applicazione di un dispositivo d’identificazione a uno squalo balena,
Donsol, Sorsogon, Filippine.




                                                                      © Jurgen Freund / WWF-Canon
                                                                      © WWF-Malaysia / Raymond Alfred
                                                                      © Jurgen Freund / WWF-Canon
© Jon Aars / Norwegian Polar Institute / WWF-Canon
Tenere sotto controllo
             la biodiversità globale
             Data la complessità della biodiversità globale, risulta estremamente
             difficile fornirne un quadro completo dello stato di salute generale.
             Tuttavia, in maniera simile a un Indice del mercato azionario, che mi-
             sura lo stato del mercato tracciando i cambiamenti relativi alla capi-
             talizzazione di alcune imprese selezionate, le variazioni delle dimen-
             sioni (ovvero nel numero totale di individui di una data popolazione)
             delle specie selezionate possono essere impiegate come un indicatore
             importante dello stato ecologico del Pianeta.
             L’Indice del Pianeta vivente mostra come, nel 2008, in tutto il Pianeta
             le popolazioni di vertebrati siano diminuite in media di un terzo ri-
             spetto al 1970 (fig. 3). Ciò sulla base dei trend di 9.014 popolazioni di
             2.688 specie di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci - un numero                Fig. 3: Indice del
             molto più elevato delle precedenti edizioni del Living Planet Report                   Pianeta vivente globale
                                                                                                    L’Indice mostra un declino
             (WWF, 2006b; 2008b; 2010a).                                                            di circa il 30% dal 1970
                                                                                                    al 2008, sulla base di
                                                                                                    9.014 popolazioni di
                                                                                                    2.688 specie di uccelli,
                                                                                                    mammiferi, anfibi,
                                                                                                    rettili e pesci. In questa
                                                                                                    figura e in tutte le figure
                                2.0                                                                 dell’Indice del Pianeta
                                                                                                    vivente, è mostrata anche
                                                                                                    la banda di variabilità
                                                                                                    associata all’indice.
Valore dell’indice (1970 = 1)




                                                                                                    Questa banda rappresenta
                                                                                                    il 95% dell’intervallo di
                                                                                                    confidenza: più è larga

                                1.0
                                                                                         -28%       la banda, più è variabile
                                                                                                    questa misura
                                                                                                    (WWF/ZSL, 2012).

                                                                                                    Legenda

                                                                                                           Indice del pianeta
                                                                                                           vivente globale
                                                                                                           Limiti di confidenza
                                0

                                      1970   1975   1980   1985    1990   1995   2000   2005 2008
                                                                  Anno




             WWF Living Planet Report 2012 pagina 22
LPI
                                                         GLOBALE

                                                                          LPI
                                            Temperato                   terrestre
                     Tropicale
                                                                                         LPI
                                                          Temperato                     marino
                                                           terrestre                                    LPI
                                                                                                    delle acque
                                             Tropicale                 Temperato                        dolci
                                             terrestre                   marino

                                                          Tropicale                  Temperato
                                                           marino                     d’acqua
                                 Specie                                                dolce
                                   1
                                                                        Tropicale
                                                                         d’acqua
                                               Specie                     dolce
                Popolazione                      2
                     1
                                                           Specie
                              Popolazione                    3
                                   2

                                               Specie
                                                 3



Fig. 4: Trasformare       Ogni popolazione dell’Indice del Pianeta vivente è classificata in base
i trend di una
                          alla localizzazione (regione temperata o tropicale) e all’ambiente prin-
popolazione nell’Indice
del Pianeta vivente       cipale in cui vive, sia esso un sistema terrestre, marino o di acqua dol-
                          ce. Tali classificazioni risultano specifiche per ciascuna popolazione
                          piuttosto che per la specie e, di conseguenza, alcune specie sono in-
                          cluse in più di un Indice. Per esempio, le specie con popolazioni di
                          acqua dolce e marine, come il salmone, o le specie migratrici presenti
                          nelle zone sia tropicali sia temperate vengono registrate separatamen-
                          te. Nessuna popolazione è stata conteggiata due volte. Questi gruppi
                          comprendono gli Indici temperato e tropicale e quelli terrestre, di ac-
                          que dolci e marino, che insieme servono a calcolare l’Indice del Pia-
                          neta vivente globale (fig. 4). L’Indice temperato contiene un numero
                          maggiore di popolazioni rispetto a quello tropicale. Di conseguenza,
                          per evitare di influenzare l’Indice globale a favore dei trend di popola-
                          zione nelle zone temperate, nell’Indice globale è stato assegnato ugua-
                          le peso agli Indici tropicale e temperato (maggiori dettagli sull’argo-
       LE POPOLAZIONI     mento si trovano nell’Allegato 1).
        DI VERTEBRATI     Inoltre, ogni popolazione di specie terrestre e d’acqua dolce è stata
                          classificata in un reame, in base alla sua localizzazione geografica. Gli
      DEL LPI GLOBALE     Indici dei reami sono stati calcolati assegnando ugual peso a ogni spe-
     SONO DIMINUITE,      cie, con l’eccezione del reame Paleartico dove, per la prima volta in
          MEDIAMENTE      questa analisi, a ogni famiglia è stato assegnato ugual peso. Ciò allo
           DI UN TERZO    scopo di ridurre l’errore sistematico relativo alle specie di uccelli, per
                          le quali è disponibile un numero maggiore di dati rispetto ad altre spe-
  TRA IL 1970 E IL 2008   cie che occupano lo stesso reame.

                                                                       Capitolo 1: Lo stato del Pianeta pagina 23
L’Indice del Pianeta vivente
L’Indice del Pianeta vivente è un indicatore composito che misura le
variazioni di dimensione delle popolazioni di specie selvatiche, allo
scopo di indicare i trend nello stato generale della biodiversità glo-
bale. I trend di una particolare popolazione mostrano unicamente
cosa accade a una specie all’interno di una data area. Allo scopo di
creare un Indice valido vengono raccolti dati dettagliati su tutte le
popolazioni e specie possibili nel mondo. Nel periodo in cui sono sta-
te monitorate, alcune popolazioni sono aumentate e altre diminuite.
In media, tuttavia, le diminuzioni sono state superiori agli aumenti,
cosicché l’Indice mostra un declino globale.



 Fig. 5: Tonno rosso (Thunnus thynnus),                    60,000
 Oceano Atlantico occidentale
 Sin dagli anni ’70, livelli di pesca non sostenibili
                                                           Stock di biomassa



 hanno causato una catastrofica diminuzione di
                                                              (tonnellate)



 questa popolazione. Dato l’alto valore commercia-
 le del tonno rosso, le pressioni dell’attività di pesca
 sono continuate e, di conseguenza, la specie è ora a
 rischio estinzione.
 Nota: dati dell’International Commission for the
 Conservation of Atlantic Tunas (ICCAT), in Safina
 and Klinger, 2008.                                                                   0
                                                                                           1971   2004




 Fig. 6: Lontra (Lutra lutra), Danimarca                         450
 Dopo aver subito una grave diminuzione della
 popolazione negli anni ’60 e ’70, grazie a un mi-
                                                                 Numero di lontre




 glioramento nella qualità delle acque e al control-
 lo dello sfruttamento si è assistito a una ripresa,
 dal 1984 al 2004, in Danimarca e in diverse altre
 nazioni.
 Nota: dati da Normander et al., 2009.

                                                                               0
                                                                                       1984       2004




 Fig. 7: Albatro urlatore (Diomedea exulans),
                                                           1,800
 Bird Island, South Georgia, Oceano Atlanti-
                                                            Dimensioni della popolazione




 co meridionale
                                                              (in coppie riproduttrici)




 Questa popolazione ha subito un rapido declino dal
 1972. Si pensa che la causa primaria di questa dimi-
 nuzione sia attribuibile alla morte da cattura acci-
 dentale (bycatch) con gli attrezzi da pesca denomina-
 ti palangari. Allo scopo di proteggere questa specie
 sono state proposte la progettazione e l’implemen-
 tazione di attrezzature adatte ad evitare il bycatch.
 Nota: basato su dati inediti dal programma di mo-
 nitoraggio a lungo termine British Antarctic Survey                        0
                                                                                           1972   2010
 2012.



WWF Living Planet Report 2012 pagina 24
© naturepl.com / Doug Perrine / WWF-Canon




Silhouette di un sub e un pesce vela atlantico (Istiophorus albicans) visti da sotto, mentre attacca un
banco di sardine spagnole / sardina dorata / sardina europea / alaccia (Sardinella aurita) nella Penisola
dello Yucatan, Messico, Mar dei Caraibi.
Indici del Pianeta vivente tropicale e temperato
           L’Indice del Pianeta vivente tropicale è diminuito di poco più del 60%                   Fig. 8: Indici del Pianeta
           dal 1970 al 2008, mentre, nello stesso periodo, quello temperato è                       vivente tropicale e
                                                                                                    temperato
           aumentato del 31% (fig. 8). Questa differenza si riscontra per mam-                      L’Indice tropicale è
           miferi, uccelli, anfibi e pesci, per le specie terrestri, marine e d’acqua               calcolato sulla base dei
           dolce (figg. 9-11) e in tutti i reami biogeografici tropicali e temperati                dati delle popolazioni
                                                                                                    terrestri e tropicali dei
           (figg. 16-20).                                                                           reami Afrotropicale,
           A causa della mancanza di dati pubblicati prima del 1970, risulta im-                    Indopacifico e Neotropicale
           possibile registrare le variazioni storiche della biodiversità nell’In-                  e dalle popolazioni marine
                                                                                                    fra i Tropici del Cancro e
           dice del Pianeta vivente e, di conseguenza, tutti gli Indici sono stati                  del Capricorno. L’Indice
           impostati sul valore uguale a 1 al 1970. Tuttavia, come descritto più                    temperato è calcolato
           dettagliatamente nelle pagine seguenti, si sono verificate variazioni                    sulla base dei dati delle
                                                                                                    popolazioni terrestri e
           considerevoli nei trend di popolazione, sia fra le singole specie sia fra                d’acqua dolce dei reami
           specie che condividono gli stessi vasti habitat.                                         Paleartico e Neartico e dalle
                                                                                                    popolazioni di specie marine
                                2.0
                                                                                                    a nord o a sud dei tropici.
                                                                                                    L’Indice tropicale globale

                                                                                        +31%
                                                                                                    mostra una diminuzione di
Valore dell’indice (1970 = 1)




                                                                                                    oltre il 60% fra il 1970 e il
                                                                                                    2008. Nello stesso periodo,
                                                                                                    l’Indice temperato globale
                                                                                                    è aumentato di circa il 31%
                                1.0                                                                 (WWF/ZSL, 2012).


                                                                                        -61%        Legenda

                                                                                                           Indice del pianeta
                                                                                                           vivente temperato

                                                                                                           Limiti di confidenza
                                0.0

                                      1970   1975   1980   1985    1990   1995   2000   2005 2008          Indice del pianeta
                                                                  Anno                                     vivente tropicale
                                                                                                           Limiti di confidenza
           I recenti aumenti medi nella popolazione non implicano necessaria-
           mente che gli ecosistemi temperati si trovino in uno stato migliore
           di quelli tropicali. Il trend dell’Indice del Pianeta vivente temperato
           osservato rappresenta il risultato di quattro fenomeni interconnessi:
           una linea di base recente; le differenze di andamento fra i gruppi tas-
           sonomici; gli importanti successi nel campo della conservazione; la
           recente e relativa stabilità delle popolazioni di specie. Se l’Indice tem-
           perato si estendesse indietro nei secoli, invece che nei decenni passati,
           probabilmente mostrerebbe una diminuzione sul lungo termine della
           stessa entità di quella dell’Indice tropicale registrata negli ultimi anni.
           Di contro, un Indice tropicale a lungo termine probabilmente mostre-
           rebbe, prima del 1970, un tasso di variazioni più lento.
           Negli ultimi anni, le popolazioni di alcune specie temperate sono au-
           mentate grazie agli sforzi di conservazione. Fra queste, la fauna or-
           nitica delle zone umide statunitensi (BirdLife International, 2008),



           WWF Living Planet Report 2012 pagina 26
gli uccelli nidificanti del Regno Unito, gli uccelli marini e gli uccelli
                                             svernanti (Defra, 2010), e alcune popolazioni di cetacei, come la popo-
                                             lazione delle balene boreali (Balaena mysticetus) dell’Artico occiden-
                                             tale che è passata, con la proibizione della caccia a scopo commerciale,
                                             dai 1.000-3.000 individui fino a 10.545 individui del 2001 (Angliss
                                             and Outlaw, 2006).

Fig. 9: Indice del Pianeta
vivente terrestre
(a) L’Indice terrestre globale
                                             Indice del Pianeta vivente terrestre
mostra una diminuzione del                   L’Indice del Pianeta vivente terrestre globale è diminuito del 25% fra
25% fra il 1970 e il 2008; (b)               il 1970 e il 2008 (fig. 9a). L’Indice terrestre comprende 3.770 popola-
l’Indice temperato terrestre                 zioni appartenenti a 1.432 specie di uccelli, mammiferi, anfibi e rettili
mostra un aumento di circa
il 5%, mentre quello tropicale               che vivono in una vasta gamma di habitat temperati e tropicali, fra cui
terrestre un declino di circa                foreste, pascoli e zone aride. L’Indice tropicale terrestre è diminuito di
il 44% (WWF/ZSL, 2012).                      quasi il 45%, mentre quello temperato terrestre è aumentato di circa
                                             il 5% (fig. 9b).

Legenda
                                                                   2.0

       Indice terrestre
       globale
                                 Valori dell’indice (1970 = 1)




       Limiti di confidenza

                                                                                                                                     -25%
                                                                   1.0




                                                                   0.0

                                                                         1970   1975   1980   1985    1990      1995       2000      2005 2008
                                                                                                     Anno
                                                                   2.0
Legenda

       Indice temperato
                                   Valori dell’indice (1970 = 1)




       terrestre


                                                                                                                                      +5%
       Limiti di confidenza

       Indice tropicale
                                                                   1.0
       terrestre
       Limiti di confidenza




                                                                                                                                     -44%
                                                                   0.0

                                                                         1970   1975   1980   1985    1990       1995      2000      2005 2008
                                                                                                     Anno



                                                                                                      Capitolo 1: Lo stato del Pianeta pagina 27
L’Indice del Pianeta vivente marino
    L’Indice del Pianeta vivente marino è diminuito di oltre il 20% fra il
    1970 e il 2008 (fig. 10a). L’Indice marino comprende 2.395 popolazio-
    ni appartenenti a 675 specie di pesci, uccelli marini, tartarughe marine
    e mammiferi marini presenti negli ecosistemi marini oceanici, costieri
    e delle barriere coralline temperate e tropicali. Circa la metà delle spe-
    cie incluse nella definizione di questo Indice viene utilizzata a scopo
    commerciale.
    Gli ecosistemi marini mostrano la maggiore discrepanza fra le spe-
    cie delle zone tropicali e quelle delle zone temperate: l’Indice marino
    tropicale mostra una diminuzione di circa il 60% fra il 1970 e il 2008,
    mentre quello temperato un aumento di circa il 50% (fig. 10b). Tutta-
    via, esistono prove del fatto che, negli ultimi secoli, all’interno delle
    specie marine e costiere delle zone temperate si siano verificate forti
    decrescite a lungo termine (Lotze et al., 2006; Thurstan et al., 2010) e                        Fig. 11: L’Indice del
                                                                                                    Pianeta vivente marino
                                                                                                    (a) L’Indice marino globale
                                2.0                                                                 mostra una diminuzione di
                                                                                                    circa il 22% fra il 1970 e il
                                                                                                    2008; (b) l’Indice marino
                                                                                                    temperato mostra un
Valori dell’indice (1970 = 1)




                                                                                                    aumento di circa il 53%,
                                                                                                    mentre quello marino
                                                                                        -22%        tropicale un declino di circa
                                                                                                    il 62% (WWF/ZSL, 2012)..
                                1.0


                                                                                                    Legenda 10a

                                                                                                           Indice marino globale

                                                                                                           Limiti di confidenza
                                0.0

                                      1970   1975   1980   1985    1990   1995   2000   2005 2008
                                                                  Anno


                                                                                        +53%
                                2.0
Valori dell’indice (1970 = 1)




                                                                                                    Legenda 10b
                                1.0


                                                                                        -62%
                                                                                                           Indice marino
                                                                                                           temperato
                                                                                                           Limiti di confidenza

                                                                                                           Indice marino
                                                                                                           tropicale
                                0.0                                                                        Limiti di confidenza

                                      1970   1975   1980   1985    1990   1995   2000   2005 2008
                                                                  Anno



    WWF Living Planet Report 2012 pagina 28
che, quindi, nel 1970 l’Indice marino delle zone temperate sia partito
                                 da una base molto inferiore rispetto a quella delle zone tropicali. Di
                                 conseguenza, l’aumento relativo delle popolazioni marine delle zone
                                 temperate, verificatosi da allora, rappresenta probabilmente una leg-
                                 gera ripresa da tali depressioni storiche.


                                 Indice del Pianeta vivente delle acque dolci
                                 Il declino dell’Indice del Pianeta vivente delle acque dolci è stato su-
                                 periore a quello di tutti gli altri biomi. L’Indice comprende 2.849 po-
                                 polazioni appartenenti a 737 specie di uccelli, pesci, rettili, anfibi e
                                 mammiferi presenti nelle zone umide, nei laghi e nei fiumi d’acqua
                                 dolce temperati e tropicali. Complessivamente, l’Indice delle acque
                                 dolci globale è diminuito del 37% fra il 1970 e il 2008 (fig. 11a). L’In-
                                 dice delle acque dolci tropicali è diminuito del 70%, la percentuale
Fig. 11: L’Indice del
                                 maggiore fra quelle degli Indici dei diversi biomi, mentre l’Indice delle
Pianeta vivente delle
acque dolci                      acque dolci temperate è aumentato di circa il 35% (fig. 11b).
(a) L’Indice delle acque                                       2.0
dolci globale mostra una
diminuzione del 37% fra il
1970 e il 2008; (b) l’Indice
                               Valori dell’indice (1970 = 1)




delle acque dolci temperate
mostra un aumento di
circa il 36%, mentre quello
delle acque dolci tropicali
un declino di circa il 70%                                     1.0
(WWF/ZSL, 2012).

Legenda 11a

       Indice globale delle
       acque dolci
                                                                                                                                     -37%
       Limiti di confidenza
                                                               0.0

                                                                     1970    1975   1980   1985     1990      1995       2000      2005 2008
                                                                                                  Anno

                                                               2.0


                                                                                                                                   +36%
                               Valore dell’indice (1970 = 1)




Legenda 11b
                                                               1.0
       Indice delle acque
       dolci temperate
       Limiti di confidenza
                                                                                                                                    -70%
       Indice delle acque
       dolci tropicali
       Limiti di confidenza                                    0.0

                                                                     1970   1975    1980   1985    1990       1995       2000     2005   2008
                                                                                                  Anno



                                                                                                   Capitolo 1: Lo stato del Pianeta pagina 29
Trend di popolazione esemplificativi
                                                                                                                                                        -70%
                                                                                              2
                                                                                                     Indice del pianeta vivente per le tigri
                                                                                                     (1980-2010)




                                                              Valori dell’indice (1980 = 1)
                                                                                              1




   5000




                   Tigre del Bengala
                 (popolazione indiana)                                                        0
                                                                                                  1980          1985   1990     1995      2000   2005      2010

                                                                                                                                Anno
      0
          1970            1990                       2010




                           •• ••
                        • ••                                                                                     •                                             •
                              •                                                                                 •
                              ••
                               • •
                             •
                            •                                                                                             •
                       ••
                        ••                                  Tigre Malese
                          625
                                                             (1997-98)
                          500

                                                                                                                                •
                          300



                                                                                                                              •
                                1996          1997             1998                                      1999




                         1200

                                               Tigre di Sumatra




                           0
                                1970   1978                                                         2007 2010




WWF Living Planet Report 2012 pagina 30
Studio di un caso concreto: le tigri
                                                  I numeri riguardanti le tigri (Panthera tigris) sono da
                                                  sempre stati bassi. L’Indice del Pianeta vivente indica
                                                  per le tigri una rapida diminuzione nelle popolazioni:
                                                  in media, una decrescita del 70% negli ultimi 30 anni.
                                                  Obbligate a lottare per il territorio in alcune tra le regio-
                                                  ni con la maggiore densità di popolazione della Terra, il

             ••
           • •••
                                                  numero delle tigri è diminuito fino al 7 % rispetto alla
                                                  popolazione originaria (Sanderson et al., 2006). Le tigri


         •••• •
                                                  sono classificate come Endangered (specie minacciate)

           ••
                                                  nella Lista Rossa delle specie animali e vegetali a rischio
120
                                                  di estinzione della IUCN (IUCN, 2011) e le stime del
               ••
             Tigre dell’Amur
                                                  Piano globale per il Recupero della tigre indicano che
                                Russia
 60                            (16 siti)          sono sopravvissute solamente 3.200-3.500 tigri adulte
              Cina                                allo stato selvatico (Global Tiger Initiative, 2011).
             (1 sit0)                             La specie è a rischio estinzione a causa del bracconag-
  0
      1970              1990               2010
                                                  gio, delle uccisioni per ritorsione, della perdita di habi-
                                                  tat e della scarsità di prede. Le più drastiche riduzioni
                                                  nel numero di esemplari, riportate negli ultimi anni,
                                                  sono avvenute al di fuori delle aree protette (Walston
                                                  et al., 2010). Nelle aree in cui l’impegno per la conser-
                                                  vazione è stato più intenso, le popolazioni risultano più
                                                  stabili. Molte organizzazioni per la conservazione, fra
                                                  cui WWF e ZSL, stanno concentrando i propri sforzi su-
                                                  gli ultimi e più importanti habitat, nel tentativo di in-
                                                  vertire il drammatico declino in tempi stretti. Obiettivo
                                                  complessivo di questo impegno globale è raddoppiare
                                                  la popolazione di tigri selvatiche fino ad almeno 6.000
                                                  esemplari entro il 2022.

                                                          Siti monitorati
                                                          Aree prioritarie per la conservazione
                                                          Distribuzione attuale
                                                  Fig. 12: Trend, distribuzione e priorità di conservazione
                                                  delle popolazioni di tigre
                                                  (a) Attuale distribuzione della tigre e recenti trend di popolazione.
                                                  Le aree colorate indicano: l’estensione attuale (verde chiaro) (IUCN,
                                                  2011) e le aree prioritarie di conservazione (verde scuro); i cerchi
                                                  rossi mostrano il valore centrale di ogni popolazione monitorata
                                                  (il periodo di tempo e l’area di ricerca variano da studio a studio; i
                                                  valori centrali a Sumatra, in Malesia e in Cina meridionale rappre-
                                                  sentano le sottospecie controllo monitorate in siti diversi), e i grafici
                                                  mostrano le variazioni di popolazione di cinque sottospecie di tigri.
                                                  Le due linee dei trend dei calcoli relativi alla tigre del Bengala in
                                                  India mostrano i risultati di due diversi metodi di studio; (b) Indice
                                                  del Pianeta vivente per le tigri. L’Indice mostra la variazione media
                                                  nelle dimensioni di 43 popolazioni dal 1980 al 2010 (a ognuna delle
                                                  sei sottospecie è stato assegnato ugual peso). Il punto di partenza è
                                                  fissato su un valore uguale a 1 nel 1980, a causa della mancanza di
                                                  dati sulle popolazioni negli anni ’70 (WWF / ZSL, 2012).



                                                                                  Capitolo 1: Lo stato del Pianeta pagina 31
Studio di un caso concreto: i delfini di fiume
Le popolazioni di cetacei d’acqua dolce sono in rapida diminuzione.
Questi delfini e focene vivono in alcuni dei fiumi più grandi del mon-
do, fra cui Gange, Indu, Yangtze, Mekong e Rio delle Amazzoni, che,
si calcola, ospitino anche il 15% delle popolazioni umane del Pianeta.
Lo sviluppo di infrastrutture come dighe, argini e sbarramenti, la
cattura accidentale nelle reti da pesca, la collisione con barche, il so-
vrasfruttamento degli stock ittici e l’inquinamento costituiscono tutti
fattori che, negli ultimi 30 anni, hanno contribuito a un rapido declino
di molte popolazioni di delfini (ovvero i delfini che vivono solamente
in fiumi e laghi), fino alla probabile estinzione di una specie, il delfino
del fiume Yangtze o baiji (Lipotes vexillifer) (Turvey et al., 2007; Fig.
13). Anche le popolazioni di Orcella asiatica (Orcaella brevirostris),
presenti in habitat sia marini sia di acqua dolce, sono diminuite. Il
trend in aumento della popolazione dei delfini del fiume Indu (Plata-
nista minor) potrebbe essere dovuto a una ripresa dovuta alla proibi-
zione della caccia o a un’immigrazione di delfini dalle zone circostanti
(Braulik, 2006); tuttavia, sono necessarie maggiori informazioni in
materia e su tutte le specie di cetacei di acqua dolce allo scopo di rag-
giungere una maggiore comprensione del loro stato complessivo. Le
attuali conoscenze indicano la necessità di un’azione urgente, volta a
prevenire l’estinzione di questi animali, tanto carismatici quanto an-
cora sconosciuti.




È NECESSARIA UN’AZIONE URGENTE
PER EVITARE CHE QUESTI ANIMALI
COSÌ AFFASCINANTI E MISTERIOSI
SI ESTINGUANO




WWF Living Planet Report 2012 pagina 32
Trend di popolazione esemplificativi
 500                                                                                                      500
             Platanista dell’Indo
                                                                                                                                            Lipote

 250                                                                                                      250




  0                                                                                                         0
       1970             1980         1990          2000                                                         1970       1980      1990           2000   2010




                                                                                                         3000




 30                                                  6000
                                                                                                         1500
                            Platanista del Gange                                                                       Focena dello Yangtze
 20

                                                     3000
                                                                                                            0
 10                                                                                                             1980          1990           2000          2010



  0
      1980              1990         2000          2010




                                                   300
                                                                               Orcella


                                                    50




                                                     0
                                                          1992          1998       2004    2010   2016




                 8
                            Inia


                 4
                                                                                          Gange                              Fig. 13: Trend e
                                                                                                                             distribuzione delle


                                                                                          Indu
                                                                                                                             popolazioni di cetacei
                                                                                                                             d’acqua dolce
                 0
                     1998               2000                     2002
                                                                                                                             Distribuzione attuale

                                                                                          Yangtze                            dei trend di specie e di
                                                                                                                             popolazione per sei specie


                                                                                          Mekong
                                                                                                                             di cetacei d’acqua dolce.
                                                                                                                             L’area colorata indica
                                                                                                                             la distribuzione attuale

                                                                                          Rio delle                          (IUCN, 2011) e i grafici
                                                                                                                             mostrano i trend di


                                                                                          Amazzoni
                                                                                                                             popolazione esemplificativi
                                                                                                                             di ogni specie.




                                                                                                          Capitolo 1: Lo stato del Pianeta pagina 33
Studio di un caso concreto: il merluzzo atlantico

                                                                                                                 74%
       Esiste una vasta documentazione sulla rapida diminuzione degli stock
       di merluzzo atlantico (Gadus morhua) (oer es., Roberts 2007). Questa
       specie è stata sovrasfruttata per diversi secoli in quanto oggetto di un
       commercio mondiale molto intenso (Thurstan et al., 2010). L’ impor-                                       il merluzzo
       tanza economica ne ha comportato, rispetto ad altre specie, però una                                      atlantico
       maggiore disponibilità di informazioni che ha consentito di far risalire
       fino agli anni ’60 il trend delle popolazioni. I dati storici di alcune aree                              ha subito
       sono persino precedenti: per esempio, la raccolta di dati nello Scotian                                   una riduzione media
       Shelf, Nuova Scozia, Canada, risale al 1800.
       L’Indice del Pianeta vivente per il merluzzo atlantico mostra come,
                                                                                                                 del 74% negli ultimi
       negli ultimi 50 anni, le popolazioni siano diminuite in media del 74%                                     50 anni
       (fig. 14b). Le perdite maggiori si sono verificate nell’Atlantico nordoc-
       cidentale. La biomassa dello stock dello scozzese Shelf ammonta a
       meno del 3% rispetto ai livelli preindustriali (Rosenberg et al., 2005 e
       fig. 14). Molte valutazioni delle variazioni dell’abbondanza dello stock
       ittico non tengono conto dei dati storici a lungo termine. Al contrario,
       ciò risulta estremamente importante, in quanto la pesca commerciale
       viene praticata da centinaia di anni (Rosenberg et al., 2005) e la co-
       noscenza di queste basi storiche può fornire un supporto nel fissare
       appropriati obiettivi di ripristino. Una volta le specie come il merluzzo
       erano molto più abbondanti; i tentativi di ripristinare questi stock itti-
       ci devono quindi riflettere il loro stato originario, non quello di tempi
       più recenti.                                                                                              Fig. 14a: Indice del
                                                                                                                 Pianeta vivente per il
                                                                                                                 merluzzo atlantico
                                2                                                                                L’Indice mostra le
                                                                                                                 variazioni medie nelle
                                                                                                                 dimensioni di 25 stock, fra
                                                                                                                 il 1960 e il 2010. La linea di
Valore dell’indice (1970 = 1)




                                                                                                                 base è fissata su un valore
                                                                                                                 di 1 nel 1960 e il valore
                                                                                                                 finale nel 2010 è di 0,26, il
                                                                                                                 che indica una diminuzione
                                1                                                                                media del 74% (WWF/ZSL,
                                                                                                                 2012).
                                                                                                     -74%        Legenda

                                                                                                                         Indice del pianeta vivente
                                                                                                                         del merluzzo atlantico
                                                                                                                         Limiti di confidenza
                                0
                                    1960   1965   1970   1975   1980   1985   1990   1995   2000   2005   2010
                                                                       Anno




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Living planet report 2012

  • 1. QUESTO RAPPORTO È STATO PRODOTTO IN COLLABORAZIONE CON: I 2012 Living Planet Report 2012 Biodiversità, biocapacità e scelte migliori
  • 2. WWF Il WWF è una delle più grandi organizzazioni mondiali indipendenti per la con- servazione della natura, con oltre 5 milioni di soci e una rete globale attiva in oltre 100 paesi. La missione del WWF è arrestare il degrado dell’ambiente naturale del nostro Pianeta e creare un mondo dove l’uomo possa vivere in armonia con la na- tura, tutelando la biodiversità, garantendo un utilizzo sostenibile delle risorse nat- urali rinnovabili e promuovendo la riduzione dell’inquinamento e degli sprechi. Zoological Society of London Fondata nel 1862, la Zoological Society of London (ZSL) è un’organizzazione inter- nazionale scientifica dedita alla conservazione della natura e all’educazione am- bientale. La sua missione è ottenere e promuovere la conservazione delle specie animali e dei loro habitat a livello mondiale. La ZSL dirige il Giardino Zoologico di Londra e il Parco di Whipsnade, fa ricerca scientifica nell’Istituto di Zoologia e par- tecipa in modo attivo nel campo della conservazione della natura a livello mondiale. Global Footprint Network Il Global Footprint Network promuove la scienza della sostenibilità lavorando sull’Impronta ecologica, uno strumento che consente di misurare la sostenibil- ità. Insieme ai suoi partner, questo network opera per migliorare e implementare questa scienza coordinando la ricerca, sviluppando standard metodologici e forn- endo a coloro che devono prendere delle decisioni resoconti sulle risorse naturali per aiutare l’economia umana a operare all’interno dei limiti ecologici della Terra. Agenzia Spaziale Europea L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) è la porta di accesso allo spazio per l’Europa. La sua missione consiste nello sviluppo delle capacità spaziali europee e nella garanzia che gli investimenti effettuati per la conquista dello spazio continuino a produrre vantaggi e ricadute positive per tutti i cittadini europei e del mondo. L’ESA è un’organizzazione internazionale a cui appartengono 19 stati membri. Coordinando le risorse finanziarie e intellettuali dei suoi membri, l’Agenzia ri- esce a intraprendere programmi e attività che vanno ben oltre le possibilità dei singoli paesi. I diversi programmi dell’ESA sono finalizzati ad approfondire le conoscenze sulla Terra, lo spazio che la circonda, il sistema solare e l’universo. WWF International Global Footprint Network Avenue du Mont-Blanc 312 Clay Street, Suite 300 1196 Gland, Switzerland Oakland, California 94607, USA www.panda.org www.footprintnetwork.org WWF Italia European Space Agency Via Po, 25/c ESA HQ Mario-Nikis 00198 Roma, Italia 8-10 rue Mario Nikis www.wwf.it 75738 Paris Cedex 15 France Institute of Zoology Zoological Society of London Regent’s Park, London NW1 4RY, UK LOGO FSC www.zsl.org/indicators www.livingplanetindex.org
  • 3. Indice Introduzione Mantenere vivo il Pianeta vivente, di Jim Leape 4 Essere protagonisti del cambiamento, di Adriano Paolella 6 Il futuro è nelle nostre mani, di Gianfranco Bologna 8 Agenzia Spaziale Europea: La Terra dallo spazio 10 La Terra necessita di uno spazio maggiore, di André Kuipers 11 7 miliardi di aspettative, un Pianeta 12 Il Living Planet Report 2012 in breve 16 Capitolo 1: Lo stato del Pianeta 18 Tenere sotto controllo la biodiversità globale 22 L’Indice del Pianeta vivente 24 L’Impronta ecologica 40 Popolazione, sviluppo e urbanizzazione 56 L’Impronta idrica 66 Capitolo 2: perché occuparsene 72 Collegare biodiversità, servizi ecosistemici e persone 74 Le foreste 78 I fiumi a scorrimento libero 86 Gli oceani 88 La lotta per la terra 92 Capitolo 3: Cosa ci riserva il futuro? 94 Gli impatti dei cambiamenti climatici 96 L’utilizzo degli scenari 102 Progettare l’Impronta ecologica fino al 2050 104 Modellazione del capitale naturale a Sumatra 105 Il modello delle Foreste viventi 106 Capitolo 4: Le scelte migliori per un Pianeta vivente 108 Conclusioni128 Allegati: Note tecniche e tabelle dati 130 Allegato 1: L’Indice del Pianeta vivente 132 Allegato 2: L’Indice dell’Impronta ecologica 138 Allegato 3: Glossario e abbreviazioni 150 Bibliografia 157
  • 4. A cura di Redattore capo: Monique Grooten. Redazione: Rosamunde Almond and Richard McLellan. Team editoriale: Nigel Dudley, Emma Duncan, Natasja Oerlemans and Sue Stolton. Revisori esterni William F. Laurance, FAAAS (Distinguished Research Professor and Australian Laureate, Centre for Tropical Environmental and Sustainability Science (TESS) and School of Marine and Tropical Biology, James Cook University, Cairns, Australia; and Prince Bernhard Chair for International Nature Conservation, Utrecht University, Utrecht, the Netherlands). Pita Verweij (Copernicus Institute of Sustainable Development, Faculty of Geosciences, Utrecht University, the Netherlands). Zoological Society of London (ZSL): Louise McRae and Ben Collen (gruppi direttivi: Indice del Pianeta vivente); con Stefanie Deinet, Peter Hill, Jonathan Loh, Jonathan E. M. Baille and Victoria Price. Global Footprint Network (GFN): Gemma Cranston (gruppo direttivo: Impronta ecologica); con Mathis Wackernagel, Michael Borucke, Alessandro Galli, Kyle Gracey, Katsunori Iha, Joy Larson, Scott Mattoon, David Moore, Juan Carlos Morales and Pati Poblete. WWF: Neil Burgess, Antje Ahrends, Nirmal Bhagabati, Brendan Fisher, Emily McKenzie and Kirsten Schuyt (servizi ecosistemici); Jessica Battle (marino); Carina Borgstrom-Hansson (città); Ashok Chapagain (Impronta idrica); Bart Wickel and Lifeng Li (acque dolci); Elaine Geyer-Allely (popolazione e sviluppo); Rod Taylor and Therese Tepe (foreste); Nicholas Sundt (cambiamenti climatici). Un ringraziamento speciale per l’ulteriore revisione e i contributi va a: Naikoa Aguilar-Amuchastegui, Keith Allott, Jason Anderson, Victor Anderson, Simon Anstey, Alberto Arroyo-Schnell, Mike Baltzer, Adam Barlow, Eugenio Barrios, Andreas Baumueller, Karin Bilo, Gianfranco Bologna, Bruce Cabale, Sandra Charity, Boping Chen, Sarah Christie, Jason Clay, Carol Day, Adrian Dellecker, Kristina Van Dexter, Cristina Eghenter, Wendy Elliott, Helen Fox, Neva Frecheville, Erik Gerritsen, Aimee Gonzales, Johan van de Gronden, May Guerraoui, Lasse Gustavsson, Pablo Gutman, Chris Hails, Ray Hilborn, Reinier Hille Ris Lambers, Richard Holland, Jeff Hutchings, Colby Loucks, Andrea Kohl, Jim Leape, Lou Leonard, Aimee Leslie, Jonathan Loh, Imke Luebbeke, Gretchen Lyons, László Máthé, Anne Meikle, Sergy Moroz, Sally Nicolson, Stuart Orr, Anouk Pasquier, Helen Pitman, Mark Powell, Gerry Ryan, Anke Schulmeister, Alfred Schumm, Claudia Schweizer, Stephan Singer, Samantha Smith, Gerald Steindlegger, Paul Sunters, Jon Taylor, Michele Thieme, Samuel Turvey, Niall Watson, George White, Luke Wreford, Julia Young and Natascha Zwaal. European Space Agency: Robert Meisner (gruppo direttivo); with Rosita Suenson, Bernhard von Weyhe, Nadia Imbert-Vier, Roberto LoVerde and Chiara Solimini. Edizione italiana a cura di: Eva Alessi, Gianfranco Bologna Coordinamento editoriale: Emanuela Pietrobelli Traduzione: Patrizia Zaratti Impaginazione: Letré - Roma
  • 5. Living Planet Report 2012 Biodiversità, biocapacità e scelte migliori~
  • 6. Mantenere vivo il Pianeta vivente Noi tutti ben conosciamo la cruda serie di grafici sulle emissioni di © WWF-Canon / www.ateliermamco.com carbonio, la deforestazione, la carenza di risorse idriche e la pesca eccessiva che illustra nel dettaglio le modalità con cui stiamo indebo- lendo le risorse e la resilienza della Terra. Questa edizione 2012 del Living Planet Report ci racconta il risultato di tutto ciò – la pressione complessiva che esercitiamo sul Pianeta e il conseguente declino del- lo stato di salute di quelle foreste, fiumi e oceani che rendono possi- bile la nostra esistenza. Viviamo come se avessimo un altro Pianeta a nostra disposizione. Utilizziamo il 50% in più delle risorse che la Terra può fornire e, se non cambieremo il corso delle cose, questa percentuale sarà destinata ad aumentare rapidamente – entro il 2030, anche due Pianeti non saranno più sufficienti Tuttavia, abbiamo l’opportunità di scegliere. Possiamo creare un fu- turo prospero, che fornisca risorse alimentari, idriche ed energetiche ai 9, o forse 10, miliardi di persone che abiteranno il Pianeta nel 2050. Siamo in grado di produrre il cibo necessario senza incrementare l’Impronta dell’agricoltura – senza distruggere altre foreste o utiliz- zare una maggiore quantità di acqua o sostanze chimiche. Le soluzio- ni si trovano nella riduzione dei rifiuti, che attualmente sono costitu- iti in gran parte dagli alimenti che produciamo; in un miglioramento dell’utilizzo delle sementi e delle tecniche di coltivazione; nel rendere nuovamente produttivi i terreni degradati; nel cambiare le abitudini alimentari - in particolare, nel ridurre il consumo di carne nei paesi ad alto reddito. Siamo in grado di assicurare un approvvigionamento idrico sufficien- te a soddisfare le nostre esigenze preservando, allo stesso tempo, la salute di fiumi, laghi e zone umide da cui le stesse risorse idriche pro- vengono. Tecniche d’irrigazione più intelligenti e una migliore piani- ficazione possono, per esempio, contribuire a un utilizzo più efficien- te di tali risorse. È, soprattutto, necessario mettere a punto regimi di gestione delle risorse idriche che coinvolgano un maggior numero di attori e che gestiscano i bacini fluviali quali sistemi viventi complessi e ricchi di diversità quali sono. Siamo in grado di soddisfare il nostro fabbisogno energetico per mez- zo di fonti pulite e abbondanti, quali l’eolico e il solare. Il principale imperativo resta, però, quello di sfruttare meglio l’energia che utiliz- WWF Living Planet Report 2012 pagina 4
  • 7. 20 ANNI DOPO ziamo: aumentare l’efficienza di edifici, autoveicoli e fabbriche può L’EPOCALE EARTH dimezzare la quantità totale di energia impiegata. Se impareremo a risparmiare, sarà possibile soddisfare le nostre esigenze grazie alle SUMMIT, energie rinnovabili, a patto, però, di inserire queste tecnologie nelle CI TROVIAMO DAVANTI economie e porre fine ai 700 miliardi di dollari di sussidi che ci ten- A UN’OPPORTUNITÀ gono legati a petrolio e carbone. CRUCIALE PER FARE A giugno 2012 le nazioni del mondo, le imprese e un’ampia rappre- IL PUNTO SUL PERCORSO sentanza della società civile si riuniranno a Rio de Janeiro per la Con- INTRAPRESO  ferenza ONU sullo Sviluppo Sostenibile. Venti anni dopo l’epocale DAL MONDO E SU QUALE Earth Summit, questo appuntamento rappresenta un’opportunità FUTURO vogliamo cruciale per fare il punto su dove sta andando il mondo e su quale futuro vogliamo. Questo evento può e deve rappresentare, per i governi, il punto di partenza di un nuovo percorso verso la sostenibilità. Costituisce, inoltre, un’opportunità unica per implementare le alleanze: governi di regioni come il Bacino del Congo o l’Artico che si uniscono per ge- stire le risorse condivise; città che competono e si ispirano l’un l’altra per la riduzione delle emissioni di carbonio e la creazione di spazi urbani più vivibili; aziende concorrenti sul mercato che uniscono le forze per rendere sostenibili le proprie catene di approvvigionamento e offrire prodotti che aiutino i clienti a utilizzare una minore quantità di risorse; fondi pensionistici e fondi sovrani d’investimento che in- vestono in professioni ecocompatibili. Queste soluzioni, insieme alle altre contenute in questa edizione del Living Planet Report, dimostrano come tutti dobbiamo contribuire a mantenere vivo e vitale il nostro Pianeta – conciliando ciò con un’e- qua gestione delle risorse alimentari, idriche ed energetiche e preser- vando gli ecosistemi che sostengono la vita sulla Terra. Jim Leape Direttore Generale WWF Internazionale Introduzione pagina 5
  • 8. ESSERE PROTAGONISTI del CaMBIAMENTO In qualunque data si voglia porre il momento dell’acquisizione © WWFItalia/M. Valerio “politica” dell’esistenza di un problema ambientale, si voglia il 1972 anno della Dichiarazione di Stoccolma o il 1992 Conferenza di Rio, da allora ad oggi le condizioni ambientali e sociali del pianeta sono peggiorate. Da anni, grazie anche al linguaggio divulgativo utilizzato da molti ricercatori, c’è una piena consapevolezza della profonda alterazione degli equilibri ecologici e degli enormi rischi che l’umanità sta affrontando, è inoltre disponibile una gigantesca mole di elaborazioni scientifiche ed al contempo si può attingere ad un significativo bagaglio di soluzioni già sperimentate e immediatamente praticabili. Nonostante ciò l’uso delle conoscenze, soluzioni e strumentazioni disponibili, nonostante in sé siano efficaci, non si è dimostrato risolutivo. Ad esempio l’approfondimento delle conoscenze, la predisposizione e l’uso di modelli previsionali e di indicatori per il monitoraggio sono rimasti di pertinenza di nicchie di tecnici e di amministratori, e la possente innovazione tecnologica ha affiancato e non sostituito le soluzioni precedentemente adottate (all’aumento della quantità di energia da fonti rinnovabili corrisponde un incremento dell’uso dei combustibili fossili anche ricorrendo a forme di estrazione, quale quello per le sabbie bituminose, con impatti ancora più consistenti di quelle dei tradizionali pozzi). Anche la ricerca dell’efficienza di processi e prodotti, che ha aumentato la qualità di alcune merci, nel bilancio complessivo è stata resa marginale dall’aumento dei consumi e dalla diffusione di prodotti di bassa qualità ambientale e sociale. Infine la maggiore sensibilità ambientale delle istituzioni non si è concretizzata in un effettivo ripensamento delle politiche; infatti anche in presenza di una crisi economica mondiale che mette in dubbio quei parametri, quali lo sviluppo materiale, fin qui ritenuti intoccabili, i governi rincorrono comunque l’aumento del PIL perseguendo così una incongruità non solo economica (non è possibile l’aumento dei consumi quando si concentra troppo la ricchezza e si impoveriscono fasce sempre più estese di popolazione) ma anche ambientale (non è possibile consumare più della quantità delle risorse esistenti). Si può dunque dire che, nonostante la disponibilità di strumentazioni di enorme potenzialità, l’aumento della conoscenza e delle capacità tecniche, l’aiuto di tecnologie a minor impatto, l’efficienza dei prodotti e delle merci, la sensibilità delle istituzioni le condizioni del pianeta sono peggiorate. WWF Living Planet Report 2012 pagina 6
  • 9. Utilizzare al meglio Sembra quindi che oltre a predisporre ed utilizzare nuove gli strumenti strumentazioni sia necessario modificare le modalità con cui esse si mettono in pratica. L’elemento mancante, e che forse con la sua conoscitivi assenza invalida tutte le iniziative, è la partecipazione delle comunità e tecnologici nei principali processi decisionali. disponibili Un certo numero di decisioni, quelle più profonde, quelle che per ricomporre maggiormente delineano il futuro, non sono di pertinenza delle comunità e spesso nemmeno delle loro rappresentanze istituzionali. un sistema Dal costo dei cereali, a quello dei carburanti, alla speculazione in cui le comunità finanziaria solo per citare tre elementi sui quali si confrontano tutte le prendono possesso politiche nazionali non sono governati né dalle comunità, né dai loro del proprio futuro. rappresentanti. Eppure queste decisioni hanno effetti destrutturanti nell’ambiente e sulle comunità intendendo con questo termine non solo l’insieme di individui ma anche la capacità produttive delle stesse e quindi il tessuto imprenditoriale in esse presente. Forse questo è il nodo della questione. Il rafforzamento della governance internazionale dell’ambiente, anche oggetto della prossima Conferenza di Rio + 20, seppure motivata e ragionevole, non riuscirà a risolvere i problemi se non inserita in un diverso contesto operativo dove governi nazionali ed istituzioni internazionali pongono attenzione a coloro che essi dovrebbero rappresentare e da cui, invece, sono sempre più distanti. Forse con la partecipazione attiva, con l’autonomia delle comunità, con la gestione diretta delle risorse si potrebbero ridurre i consumi e la crescita demografica, aumentare la qualità delle merci, diffondere le migliori tecnologie. Si potrebbero utilizzare al meglio gli strumenti conoscitivi e tecnologici disponibili, si potrebbe ricomporre un sistema in cui le comunità prendono possesso del proprio futuro e consapevolmente lo delineano. Quanto contenuto nel Living Planet Report va in questa direzione. Fornire elementi conoscitivi e ipotesi di intervento attraverso i quali, con consapevolezza e lucidità, esercitare una pressione sui governi per obbligarli a scegliere percorsi sostenibili e per recuperare quella autonomia decisionale delle comunità che, coordinata in una visione complessiva, sola può conservare e riqualificare l’ambiente, garantire occupazione, promuovere un benessere diffuso. Adriano Paolella Direttore Generale WWF Italia Introduzione pagina 7
  • 10. IL FUTURO è nelle nostre mani Se i nostri modelli di produzione e consumo delle risorse naturali, se i nostri impatti sugli ecosistemi e la biodiversità e se le modalità di gestione delle nostre economie, centrate sulla continua crescita materiale e quantitativa, continueranno senza essere profondamente modificati e reindirizzati, l’intera umanità si troverà ad affrontare livelli senza precedenti di distruzione e degrado. I trend attuali con i quali continuiamo a gestire la complessa relazione tra i sistemi naturali e quelli sociali, sono oggi chiaramente insostenibili per il futuro. è bene che tutti siamo consapevoli che queste affermazioni non si basano su delle opinioni personali. La comunità scientifica internazionale che, da decenni, studia la dinamica dei sistemi naturali ed i suoi cambiamenti globali, analizzando e registrando l’impatto che l’attività umana esercita su di essi, ha dimostrato che l’intervento umano sui sistemi naturali del Pianeta è paragonabile alle grandi forze geologiche che hanno modificato e plasmato da sempre la nostra Terra, nei suoi 4.5 miliardi di anni di esistenza. Non è quindi un caso che, sin dal 2000, il premio Nobel per la chimica, Paul Crutzen, ha proposto di definire Antropocene il periodo geologico che va dalla Rivoluzione Industriale ad oggi, un piccolo battito di ciglia nella storia della Terra, proprio a dimostrazione del ruolo dominante e pervasivo ormai esercitato dalla specie umana. Il concetto di Antropocene è stato richiamato persino nelle copertine di magazine di fama internazionale, come “The Economist” e “Time”. E a fine marzo 2012 la comunità scientifica che si occupa dei cambiamenti globali, l’autorevole Earth System Science Partnership (ESSP), nell’ambito della più grande organizzazione scientifica mondiale, l’International Council for Science (ICSU), ha realizzato una grande conferenza dal titolo “Planet Under Pressure”, durante la quale è stato fatto il punto delle conoscenze sin qui acquisite. La conferenza si è conclusa con uno “State of the Planet Declaration”, dove si sottolinea che il funzionamento del sistema Terra, grazie al quale è stata possibile la civilizzazione umana, è oggi a rischio. Senza azioni urgenti la disponibilità di acqua, di cibo, di biodiversità e di altre risorse fondamentali, sarà sempre più a rischio e ciò intensificherà le crisi economiche, ecologiche e sociali, creando le potenzialità per il verificarsi di emergenze umanitarie su scala globale. Ecco perché sono necessarie risposte immediate e concrete per avviare le società umane sulla strada della sostenibilità. Il “Living Planet Report” del WWF ci dimostra quanto sia importante che tutti noi WWF Living Planet Report 2012 pagina 8
  • 11. Sono necessarie possiamo diventare protagonisti di un cambiamento effettivo, nella risposte immediate prospettiva di un solo Pianeta (One Planet Perspective). Dobbiamo tutti avere ben chiara la consapevolezza dei limiti biofisici e concrete per del nostro Pianeta rispetto alla nostra continua pressione, come avviare le società brillantemente e pionieristicamente, aveva indicato il Club di Roma umane sulla strada nel 1972, con il primo rapporto sui limiti della crescita (“The Limits della sostenibilità. to Growth”), più che mai con una popolazione mondiale che ha già sorpassato i 7 miliardi di abitanti e che nel 2050, secondo le Nazioni Unite, sarà di 9,3 miliardi. Applicare la sostenibilità vuol dire, in pratica, che tutti noi, istituzioni, imprese, società civile, dobbiamo imparare a vivere nei limiti di un solo Pianeta. Il WWF, con questo Rapporto e le sue attività concrete in tutto il mondo, contribuisce a indicare la strada per far sì che questo cambiamento diventi realtà. E noi tutti dobbiamo essere protagonisti del cambiamento. Gianfranco Bologna Direttore scientifico WWF Italia Introduzione pagina 9
  • 12. Agenzia Spaziale Europea: La Terra dallo spazio Quest’anno un nuovo partner ha contribuito alla produzione del Living Planet Report, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), impegnata ad arricchi- re le conoscenze sulla Terra, sull’ambiente che la circonda nello spazio, sul nostro sistema solare e sull’universo, a beneficio del Pianeta e dei suoi abitanti. Coordinato dal consiglio direttivo dei Programmi di osservazione della Terra, un crescente numero di satelliti fornisce un flusso costante di infor- mazioni che consentono di comprendere e analizzare lo stato del Pianeta, tenendo sotto controllo i cambiamenti. L’ESA si è dedicata all’osservazione della Terra dallo spazio sin dal lancio del primo satellite meteorologico, nel 1977. Sebbene continui a mettere a punto satelliti in campo meteorologico, attualmente la sua attenzione si è spostata sul comprendere i meccanismi di funzionamento del sistema Terra e su come l’attività umana influenzi i processi naturali. I satelliti offrono un pratico mezzo d’osservazione e controllo della Terra nel suo insieme. A bordo dei veicoli spaziali, strumenti sensibili raccolgo- no dati precisi volti a svelare le complessità del nostro Pianeta e a seguire le mutazioni nel loro avvenire, soprattutto quelle associate agli effetti dei cambiamenti climatici. Oltre ad apportare benefici alla ricerca europea, ciò fornisce a coloro che devono prendere decisioni le informazioni necessarie per fare fronte ai cambiamenti climatici, garantire un futuro sostenibile e rispondere ai di- sastri naturali e causati dall’attività umana. ERS and Envisat, le missioni chiave dell’ESA, hanno rivelato nuovi scena- ri su molti aspetti del Pianeta. Queste missioni, ognuna corredata di ap- propriate strumentazioni, hanno consentito una comprensione migliore dell’inquinamento atmosferico e dei buchi dell’ozono, redatto una mappa dell’innalzamento del livello e della temperatura della superficie del mare, tenuto sotto controllo i cambiamenti dei ghiacci artici e registrato le desti- nazioni d’uso del territorio. Le missioni Earth Explorer hanno affrontato pressanti questioni scien- tifiche quali la gravità terrestre, i mutamenti nello spessore dei ghiacci, il ciclo idrico, i campi magnetici, il ruolo delle nuvole del bilanciamento dell’energia terrestre e il ciclo del carbonio. Parallelamente, l’ESA ha messo a punto una serie di missioni chiamate Sentinels, finalizzate alla fornitura di servizi per il Programma europeo di monitoraggio della Terra (GMES). I dati sono stati utilizzati in una vasta gamma di applicazioni per la gestione dell’ambiente, come il monitoraggio della biodiversità, delle risorse naturali, della qualità dell’aria, della diffu- sione di idrocarburi e delle ceneri vulcaniche, nonché per sostenere le mis- sioni per gli aiuti umanitari e di risposta alle emergenze in caso di disastri. WWF Living Planet Report 2012 pagina 10
  • 13. La Terra necessita di uno spazio maggiore! Guardare fuori dall’oblò e ammirare la Terra dallo spazio è normale © André Kuipers / ESA per un astronauta come me. Nonostante ciò, mi sento privilegiato. PromISSe rappresenta la mia seconda missione nello spazio. Que- sta volta, rimarrò nella Stazione spaziale internazionale per 5 mesi, un tempo molto diverso dagli 11 giorni della mia prima missione nel 2004. Tuttavia, quegli 11 giorni nello spazio cambiarono la mia vita. Guardare la Terra dallo spazio fornisce un punto di vista unico. Il no- stro Pianeta è un luogo molto bello e molto fragile, protetto solo da un sottilissimo strato di atmosfera, essenziale per la vita. Le grandi fore- ste sembrano molto piccole e spariscono dalla vista in pochi attimi. È stata proprio questa prospettiva che mi ha consentito di comprendere molte cose e mi ha spinto a diventare un ambasciatore del WWF. L’Agenzia Spaziale Europea sta portando avanti delle ricerche che for- niscano informazioni sulla salute del nostro Pianeta. Alcune minacce risultano visibili a occhio nudo, mentre altre vengono tradotte in cifre che raffigurano come, dove e perché il nostro mondo stia cambiando. Ciò che io ho visto dallo spazio si riflette in questo rapporto. In questa nona edizione del Living Planet Report, ancora una volta gli Indici più importanti mostrano come il Pianeta sia sottoposto a pres- sioni insostenibili. Ora noi sappiamo che la domanda di risorse natu- rali quali pesce, legname e cibo stia aumentando rapidamente fino a un livello difficilmente reintegrabile in maniera sostenibile. Tutto ciò che è importante per me e che amo si trova su questo unico Pianeta. Questo Pianeta è la mia casa, la casa della mia famiglia, dei miei amici e di altri 7 miliardi di persone, ma anche di bellissime foreste, monta- gne, savane, oceani, laghi e fiumi, nonché di tutte le specie viventi. Il nostro Pianeta è stupendo, ma anche molto fragile. Noi abbiamo la capacità di salvare la nostra casa, di proteggere il no- stro Pianeta. Non solo a nostro beneficio, ma soprattutto per le gene- razioni future. Noi possediamo la soluzione. Ognuno di noi può con- tribuire operando le scelte migliori nel modo di governare, produrre e consumare. Sta a noi prenderci cura del nostro Pianeta. André Kuipers Astronauta, Agenzia Spaziale Europea Introduzione pagina 11
  • 14. 7 miliardi di aspettative, un Pianeta Nella vasta immensità dell’universo, un sottile strato di vita circon- L’INDICE da un Pianeta. Su di esso, milioni di specie prosperano, delimitate in basso dalla roccia e in alto dallo spazio. Insieme, esse formano gli eco- DEL PIANETA sistemi e gli habitat che noi conosciamo come pianeta Terra e che for- VIVENTE CONTINUA niscono una moltitudine di servizi ecosistemici dai quali dipendono A MOSTRARE UN l’umanità e tutte le forme di vita. DECLINO GLOBALE Tuttavia, la crescente domanda antropica di risorse esercita pressioni DI CIRCA IL 30% terribili sulla biodiversità. Ciò minaccia la continuità della fornitura dei servizi ecosistemici, mettendo così a rischio non solo la biodiver- DAL 1970 sità, ma anche la sicurezza, la salute e il benessere futuri della nostra stessa specie. Questa nona edizione del Living Planet Report documenta i muta- menti dello stato della biodiversità, degli ecosistemi e della domanda antropica sulle risorse naturali ed esplora le implicazioni di tali mu- tamenti per la biodiversità e le società umane. Il rapporto evidenzia come sia ancora possibile invertire i trend attuali operando scelte migliori che pongano la Natura al centro delle economie, dei modelli aziendali e degli stili di vita. Il capitolo 1 presenta lo stato del Pianeta sulla base di tre indicatori complementari. L’Indice del Pianeta vivente, basato sui dati di un nu- mero di popolazioni di specie superiore a quello precedente, continua a indicare un declino del 30% della salute della biodiversità, dal 1970 ad oggi (fig. 1). Questo trend viene osservato negli ecosistemi terrestri, di acque dolci e marini, ma è maggiore per le specie di acqua dolce, le cui popolazioni mostrano una decrescita media del 37%. L’Indice delle acque dolci tropicali ha subito un declino ancora superiore, arrivando al 70%. In generale, dal 1970 l’Indice tropicale globale è diminuito del 60%. Di contro, nello stesso periodo l’Indice delle regioni temperate è aumentato del 30%. Tuttavia, ciò non significa necessariamente che la biodiversità delle zone temperate si trovi in uno stato migliore di quella delle zone tropicali, in quanto l’Indice temperato nasconde gra- vi perdite storiche precedenti l’inizio dell’analisi. L’Impronta ecologica mostra un trend consistente di sovraconsumo (fig. 2). Nel 2008, l’anno più recente per il quale siano disponibili dati, l’Impronta superava la biocapacità della Terra – la superficie realmen- te disponibile per la produzione di risorse rinnovabili e l’assorbimento delle emissioni di CO2 – di oltre il 50%. L’Impronta del carbonio co- stituisce il fattore più significativo che determina il “superamento dei limiti ecologici” – terminologia utilizzata per descrivere il momento in cui a livello globale l’Impronta ecologica supera la biocapacità. WWF Living Planet Report 2012 pagina 12
  • 15. Fig. 1: Indice del 2 Pianeta vivente (WWF / ZSL, 2012) Valore dell’indice (1970 = 1) Legenda Indice globale del pianeta vivente 1 Limiti di confidenza 0 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008 Anno Fig. 2: Impronta 2 ecologica globale (Global Footprint Network, 2011) Numero di Pianeti Terra 1 0 1961 1970 1980 1990 2000 2008 Anno Una nuova analisi dei trend di consumo dei paesi BRIICS (Brasile, Russia, India, Indonesia, Cina, Sudafrica) e di gruppi a livelli diversi di reddito e sviluppo, insieme ai trend di urbanizzazione e di popola- zione, ha evidenziato un preoccupante potenziale di un ulteriore in- cremento dell’Impronta umana nel futuro. L’Impronta idrica della produzione offre una seconda indicazione della domanda antropica sulle risorse rinnovabili. Per la prima volta, questo rapporto include l’analisi della disponibilità idrica, nel corso dell’anno, nei principali fiumi del mondo. Tale analisi ha mostrato come, nel mondo, 2,7 miliardi di persone vivano lungo bacini idrici che almeno un mese l’anno subiscono carenze idriche gravi. Il cap. 2 evidenzia i collegamenti fra biodiversità, servizi ecosistemi- ci e persone. Gli impatti dell’attività umana su tre ecosistemi – fore- ste, acque dolci e marino – vengono esaminati più dettagliatamente, Introduzione pagina 13
  • 16. insieme a un’analisi specifica dei servizi ecosistemici da essi forniti. Vengono, inoltre, prese in esame le pressioni sulle risorse naturali, tra cui quelle di interesse commerciale sui terreni agricoli nei Paesi in via di sviluppo. Il Living Planet Report offre una visione dello stato di salute del Pia- neta. Il WWF guarda al di là dei dati scientifici per comprendere le aspettative, gli sforzi, le richieste e i contributi dell’umanità che stan- no causando tali cambiamenti sulla Terra. In questa edizione del Li- ving Planet Report, l’agricoltrice keniota Margaret Wanjiru Mundia ci UN PASSO AVANTI aiuta a fare ciò. Margaret verrà presentata nel capitolo 2. In contrasto con questo punto di vista, le straordinarie immagini dell’ESA. I GOVERNI E LE IMPRESE Il capitolo 3 analizza ciò che potrebbe riservarci il futuro. Vengono HANNO INIZIATO A presi in esame i possibili effetti dei cambiamenti climatici e vengono IMPEGNARSI PER presentati diversi scenari, compreso quello dell’Impronta ecologica. MITIGARE TALI RISCHI Queste analisi indicano che portare avanti uno scenario BAU avrà gravi, potenzialmente catastrofiche, conseguenze. In particolare, i PROMUOVENDO continui incrementi delle emissioni di gas a effetto serra porteranno L’ENERGIA RINNOVABILE a un aumento irreversibile della temperatura media di oltre 2°C, che sconvolgerà gravemente il funzionamento di quasi tutti gli ecosistemi mondiali e influenzerà drammaticamente lo sviluppo e il benessere umano. Chiaramente, l’attuale modello di sviluppo, che si basa su sempre maggiori consumi e fa affidamento sui combustibili fossili, unito a una popolazione in continua crescita e a una scarsa gestione complessiva delle risorse naturali, risulta insostenibile. Molti paesi e popolazioni stanno già facendo fronte a diverse problematiche connesse alla per- dita di biodiversità, al degrado dei servizi ecosistemici e ai cambia- menti climatici. Fra essi: la scarsità di risorse alimentari, idriche ed energetiche; l’aumentata vulnerabilità nei confronti dei disastri na- turali; i rischi per la salute; le migrazioni di popolazioni e i conflitti per le risorse. Tali rischi ricadono in maniera sproporzionata sulle popolazioni più povere, benché esse contribuiscano in misura minore all’Impronta ecologica dell’umanità. Sebbene la tecnologia possa essere utilizzata per sostituire alcuni ser- vizi ecosistemici e per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, in uno scenario BAU (Business As Usual) questi rischi potranno solo aumentare e diffondersi sempre più. Le economie emergenti corrono il pericolo di non riuscire a realizzare la propria aspirazione a stan- dard di vita più elevati, mentre i paesi e le comunità ad alto reddito rischiano di veder intaccato il proprio benessere. Governi e imprese più lungimiranti hanno iniziato un percorso di ri- duzione di tali rischi, per esempio promuovendo le energie rinnovabi- li, l’efficienza delle risorse, le produzioni più ecocompatibili e i modelli di sviluppo inclusivi dal punto di vista sociale. Tuttavia, i trend e situa- zioni evidenziati in questo rapporto mostrano come molti degli attuali tentativi si rivelino insufficienti. WWF Living Planet Report 2012 pagina 14
  • 17. Come fare, quindi, per invertire il declino della biodiversità, riportare l’Impronta ecologica nei limiti del Pianeta e ridurre realmente i cam- biamenti climatici antropogenici contrastandone gli impatti dannosi? Come ottenere questi risultati garantendo, contemporaneamente, a un sempre maggiore numero di persone un accesso equo a risorse na- turali, alimentari, idriche ed energetiche? Il capitolo 3 offre alcune soluzioni già a portata di mano: futuri sce- nari alternativi, basati su modelli differenti di consumi alimentari in grado di arrestare la deforestazione e il degrado delle foreste, costitu- iscono alcune delle opzioni già disponibili per ridurre il superamen- to dei limiti ecologici e prevenire i pericolosi cambiamenti climatici. Tali tematiche vengono poi approfondite nel capitolo 4, che illustra la prospettiva One Planet del WWF per una gestione del capitale na- turale - biodiversità, ecosistemi e servizi ecosistemici – entro i limiti ecologici della Terra. Oltre agli impegni su larga scala per la conservazione e il ripristino degli ecosistemi, questa prospettiva esplora le scelte migliori, lungo l’intero sistema di produzione e consumi, per la salvaguardia del ca- pitale naturale, da sostenere reindirizzando i flussi finanziari e con politiche di gestione delle risorse più eque. L’implementazione di questo cambiamento costituirà una grande sfida, che comporterà de- cisioni e compromessi difficili. Tuttavia, i nostri scenari dimostrano come sia ancora possibile ridurre l’Impronta ecologica e i trend dei cambiamenti climatici utilizzando le attuali conoscenze e tecnologie e avviando un percorso verso società umane sane, sostenibili ed eque. The Living Planet Report e Rio +20 20 anni fa, quando i leader mondiali si incontrarono a Rio de Ja- TUTTI I 193 STATI neiro, furono messi a punto alcuni degli accordi internazionali MEMBRI più importanti per fare fronte alle sfide che il nostro Pianeta do- DELLE NAZIONI UNITE veva affrontare. Fra le altre iniziative, furono sottoscritte la Con- SI SONO IMPEGNATI, venzione sulla Diversità Biologica e la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici e fu avviata la procedu- CON GLI OBIETTIVI ra di creazione della Convenzione contro la Desertificazione. Il DI SVILUPPO messaggio basilare del meeting fu rinforzato dall’impegno di tutti DEL MILLENNIO, i 193 stati membri delle Nazioni Unite per gli Obiettivi di Sviluppo A PORRE FINE del Millennio – eliminare la povertà, proteggere la biodiversità e ridurre le emissioni dei gas a effetto serra. A giugno 2012, nel cor- ALLA POVERTÀ, so di Rio +20 verranno valutati gli avvenimenti di questi 20 anni PROTEGGERE e verranno individuate le nuove azioni da intraprendere per fare LA BIODIVERSITÀ fronte alle problematiche urgenti di sicurezza ambientale, equità E RIDURRE LE EMISSIONI e gestione delle risorse. Il Living Planet Report contiene informa- DI GAS SERRA zioni importanti per questo summit cruciale e ai delegati verrà offerta la possibilità di leggere un riassunto speciale del rapporto per la conferenza (www.panda.org/lpr). Introduzione pagina 15
  • 18. Il Living Planet Report 2012 in breve Capitolo 1: Lo stato del Pianeta In tutto il mondo la biodiversità è diminuita • l’Indice del Pianeta vivente globale è diminuito quasi del 30% fra il 1970 e il 2008; • nello stesso periodo, l’Indice tropicale globale è diminuito del 60%; • l’Indice temperato globale è aumentato del 31%; tuttavia, ciò na- sconde gravi perdite storiche precedenti al 1970; • gli Indici terrestre, delle acque dolci e marino globali sono dimi- nuiti, con l’Indice delle acque dolci che ha subito la diminuzione maggiore, del 37%; • l’Indice delle acque dolci tropicali ha subito un declino ancora maggiore, pari al 70%. La domanda antropica sul Pianeta supera l’offerta • nel 2008, l’Impronta ecologica dell’umanità ha superato la bioca- pacità della Terra di oltre il 50%; • negli ultimi decenni, l’Impronta di carbonio ha influito pesante- mente su questo superamento dei limiti ecologici; • la biocapacità pro capite è diminuita da 3,2 ettari globali (gha) del 1961 a 1,8 gha pro capite nel 2008, sebbene, nello stesso pe- riodo, la biocapacità totale mondiale sia aumentata; • il continuo incremento dei trend di consumo nei paesi ad alto reddito del mondo e in quelli BRIICS, insieme a una crescita de- mografica ininterrotta, mostra segnali d’allarme relativi a ulterio- ri, futuri aumenti delle Impronte. Molti bacini fluviali si trovano in una situazione di carenza idrica • l’analisi della carenza idrica su base mensile rivela che molti ba- cini fluviali, la cui fornitura su base annua sembra sufficiente, si trovano attualmente in una condizione di sovrasfruttamento, che ostacola le principali funzioni ecosistemiche; • nel mondo, 2,7 miliardi di persone vivono nei pressi di bacini idrici che almeno 1 mese l’anno subiscono carenze idriche gravi. Capitolo 2: Perché occuparsene La nostra ricchezza, la nostra salute e il nostro benessere dipendono dai servizi ecosistemici • molte aree ad alta biodiversità forniscono anche importanti ser- vizi ecosistemici come lo stoccaggio del carbonio, legna da arde- re, acqua dolce e stock ittici; le attività umane influiscono sulla fornitura continuata di tali servizi; WWF Living Planet Report 2012 pagina 16
  • 19. • attualmente la deforestazione e il degrado forestale sono respon- sabili di circa il 20% delle emissioni antropogeniche globali di CO2, incluse le perdite dai terreni forestali; • solo un terzo dei fiumi del mondo, la cui lunghezza supera 1.000 km, scorre liberamente e senza dighe sul letto principale; • un aumento dello sforzo di pesca mondiale in mare di circa 5 vol- te, dai 19 milioni di tonnellate del 1950 agli 87 milioni di tonnel- late del 2005, ha causato il sovrasfruttamento di molti stock ittici; • frequenza e complessità delle competizioni per l’utilizzo della ter- ra aumenteranno col crescere della domanda antropica; in tutto il mondo in via di sviluppo si sta verificando una corsa senza pre- cedenti, da parte di investitori esterni, a garantirsi l’accesso ai territori per future produzioni di alimenti e combustibili; • la perdita di biodiversità e dei relativi servizi ecosistemi- ci colpisce in particolare le popolazioni povere, la cui so- pravvivenza dipende più direttamente da tali servizi. Capitolo 3: Cosa ci riserva il futuro? Gli scenari presentano una vasta gamma di possibili alter- native future • negli ultimi decenni abbiamo assistito a un riscaldamento clima- tico come mai si è verificato nei precedenti 400 anni; • limitare il riscaldamento medio globale sotto i 2°C rispetto ai li- velli pre-industriali richiederà probabilmente una riduzione delle emissioni di oltre l’80% rispetto al picco previsto; se le emissioni continueranno ad aumentare, probabilmente entro il 2040 alcu- ne grandi regioni sperimenteranno un aumento di oltre 2°C della temperatura media annuale; • la diminuzione dell’Indice del Pianeta vivente e l’aumento dell’Impronta ecologica evidenziano la necessità di politiche più sostenibili; gli scenari possono essere d’aiuto nel compiere scelte più informate per il futuro; • gli scenari evidenziano l’importanza della conservazione della biodiversità nella protezione dei servizi ecosistemici. Capitolo 4: Le scelte migliori per un Pianeta vivente Esistono soluzioni per vivere nei limiti di un solo Pianeta • il capitale naturale – la biodiversità, gli ecosistemi e i servizi eco- sistemici – deve essere preservato e, ove necessario, ripristinato, come fondamento delle economie e delle società umane; • la prospettiva One Planet del WWF propone soluzioni per gestire, governare e condividere il capitale naturale entro i limiti ecologici del Pianeta; • vengono evidenziate 16 “scelte migliori” dalla prospettiva globale One Planet, indicando gli obiettivi prioritari per la realizzazione di questi scopi. Introduzione pagina 17
  • 20. Capitolo 1: Lo stato del Pianeta~ L’immagine mostra la meticolosa pianificazione delle coltivazioni nel- le comunità autonome di Aragona (ovest) e Catalogna, nel nord-est della Spagna. È possibile osservare la crescita di molte colture, fra cui grano, orzo, frutta e verdure. La forma circolare di molti campi indica l’impiego di un’irrigazione a pivot centrale: un pozzo scavato al centro di ogni cerchio fornisce acqua a una serie rotante di irrigatori a pioggia. design note: Check for gutter and re- peat image if necessary
  • 22. L’Indice del Pianeta vivente L’Indice del Pianeta vivente riflette i cambiamenti di stato della biodiversità del Pianeta, utilizzando i trend delle dimensioni di popolazione delle specie vertebrate di differenti biomi e regioni per calcolare le variazioni medie delle loro dimensioni nel tempo. Include i dati di oltre 9.000 diversi modelli di monitoraggio delle popolazioni selvatiche, raccolti con molteplici strumenti - dal con- teggio del numero di individui alle foto con fotocamere nascoste, alla sorveglianza di nidi e all’analisi della presenza di tracce. Immagine principale: Ricercatore e orso polare, Svalbard, Norvegia. Di seguito: i ranger applicano un anello di riconoscimento a un piccolo di Sula fosca. Fotografia da fotocamera nascosta del rinoceronte di Sumatra, Borneo. Applicazione di un dispositivo d’identificazione a uno squalo balena, Donsol, Sorsogon, Filippine. © Jurgen Freund / WWF-Canon © WWF-Malaysia / Raymond Alfred © Jurgen Freund / WWF-Canon
  • 23. © Jon Aars / Norwegian Polar Institute / WWF-Canon
  • 24. Tenere sotto controllo la biodiversità globale Data la complessità della biodiversità globale, risulta estremamente difficile fornirne un quadro completo dello stato di salute generale. Tuttavia, in maniera simile a un Indice del mercato azionario, che mi- sura lo stato del mercato tracciando i cambiamenti relativi alla capi- talizzazione di alcune imprese selezionate, le variazioni delle dimen- sioni (ovvero nel numero totale di individui di una data popolazione) delle specie selezionate possono essere impiegate come un indicatore importante dello stato ecologico del Pianeta. L’Indice del Pianeta vivente mostra come, nel 2008, in tutto il Pianeta le popolazioni di vertebrati siano diminuite in media di un terzo ri- spetto al 1970 (fig. 3). Ciò sulla base dei trend di 9.014 popolazioni di 2.688 specie di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci - un numero Fig. 3: Indice del molto più elevato delle precedenti edizioni del Living Planet Report Pianeta vivente globale L’Indice mostra un declino (WWF, 2006b; 2008b; 2010a). di circa il 30% dal 1970 al 2008, sulla base di 9.014 popolazioni di 2.688 specie di uccelli, mammiferi, anfibi, rettili e pesci. In questa figura e in tutte le figure 2.0 dell’Indice del Pianeta vivente, è mostrata anche la banda di variabilità associata all’indice. Valore dell’indice (1970 = 1) Questa banda rappresenta il 95% dell’intervallo di confidenza: più è larga 1.0 -28% la banda, più è variabile questa misura (WWF/ZSL, 2012). Legenda Indice del pianeta vivente globale Limiti di confidenza 0 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008 Anno WWF Living Planet Report 2012 pagina 22
  • 25. LPI GLOBALE LPI Temperato terrestre Tropicale LPI Temperato marino terrestre LPI delle acque Tropicale Temperato dolci terrestre marino Tropicale Temperato marino d’acqua Specie dolce 1 Tropicale d’acqua Specie dolce Popolazione 2 1 Specie Popolazione 3 2 Specie 3 Fig. 4: Trasformare Ogni popolazione dell’Indice del Pianeta vivente è classificata in base i trend di una alla localizzazione (regione temperata o tropicale) e all’ambiente prin- popolazione nell’Indice del Pianeta vivente cipale in cui vive, sia esso un sistema terrestre, marino o di acqua dol- ce. Tali classificazioni risultano specifiche per ciascuna popolazione piuttosto che per la specie e, di conseguenza, alcune specie sono in- cluse in più di un Indice. Per esempio, le specie con popolazioni di acqua dolce e marine, come il salmone, o le specie migratrici presenti nelle zone sia tropicali sia temperate vengono registrate separatamen- te. Nessuna popolazione è stata conteggiata due volte. Questi gruppi comprendono gli Indici temperato e tropicale e quelli terrestre, di ac- que dolci e marino, che insieme servono a calcolare l’Indice del Pia- neta vivente globale (fig. 4). L’Indice temperato contiene un numero maggiore di popolazioni rispetto a quello tropicale. Di conseguenza, per evitare di influenzare l’Indice globale a favore dei trend di popola- zione nelle zone temperate, nell’Indice globale è stato assegnato ugua- le peso agli Indici tropicale e temperato (maggiori dettagli sull’argo- LE POPOLAZIONI mento si trovano nell’Allegato 1). DI VERTEBRATI Inoltre, ogni popolazione di specie terrestre e d’acqua dolce è stata classificata in un reame, in base alla sua localizzazione geografica. Gli DEL LPI GLOBALE Indici dei reami sono stati calcolati assegnando ugual peso a ogni spe- SONO DIMINUITE, cie, con l’eccezione del reame Paleartico dove, per la prima volta in MEDIAMENTE questa analisi, a ogni famiglia è stato assegnato ugual peso. Ciò allo DI UN TERZO scopo di ridurre l’errore sistematico relativo alle specie di uccelli, per le quali è disponibile un numero maggiore di dati rispetto ad altre spe- TRA IL 1970 E IL 2008 cie che occupano lo stesso reame. Capitolo 1: Lo stato del Pianeta pagina 23
  • 26. L’Indice del Pianeta vivente L’Indice del Pianeta vivente è un indicatore composito che misura le variazioni di dimensione delle popolazioni di specie selvatiche, allo scopo di indicare i trend nello stato generale della biodiversità glo- bale. I trend di una particolare popolazione mostrano unicamente cosa accade a una specie all’interno di una data area. Allo scopo di creare un Indice valido vengono raccolti dati dettagliati su tutte le popolazioni e specie possibili nel mondo. Nel periodo in cui sono sta- te monitorate, alcune popolazioni sono aumentate e altre diminuite. In media, tuttavia, le diminuzioni sono state superiori agli aumenti, cosicché l’Indice mostra un declino globale. Fig. 5: Tonno rosso (Thunnus thynnus), 60,000 Oceano Atlantico occidentale Sin dagli anni ’70, livelli di pesca non sostenibili Stock di biomassa hanno causato una catastrofica diminuzione di (tonnellate) questa popolazione. Dato l’alto valore commercia- le del tonno rosso, le pressioni dell’attività di pesca sono continuate e, di conseguenza, la specie è ora a rischio estinzione. Nota: dati dell’International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas (ICCAT), in Safina and Klinger, 2008. 0 1971 2004 Fig. 6: Lontra (Lutra lutra), Danimarca 450 Dopo aver subito una grave diminuzione della popolazione negli anni ’60 e ’70, grazie a un mi- Numero di lontre glioramento nella qualità delle acque e al control- lo dello sfruttamento si è assistito a una ripresa, dal 1984 al 2004, in Danimarca e in diverse altre nazioni. Nota: dati da Normander et al., 2009. 0 1984 2004 Fig. 7: Albatro urlatore (Diomedea exulans), 1,800 Bird Island, South Georgia, Oceano Atlanti- Dimensioni della popolazione co meridionale (in coppie riproduttrici) Questa popolazione ha subito un rapido declino dal 1972. Si pensa che la causa primaria di questa dimi- nuzione sia attribuibile alla morte da cattura acci- dentale (bycatch) con gli attrezzi da pesca denomina- ti palangari. Allo scopo di proteggere questa specie sono state proposte la progettazione e l’implemen- tazione di attrezzature adatte ad evitare il bycatch. Nota: basato su dati inediti dal programma di mo- nitoraggio a lungo termine British Antarctic Survey 0 1972 2010 2012. WWF Living Planet Report 2012 pagina 24
  • 27. © naturepl.com / Doug Perrine / WWF-Canon Silhouette di un sub e un pesce vela atlantico (Istiophorus albicans) visti da sotto, mentre attacca un banco di sardine spagnole / sardina dorata / sardina europea / alaccia (Sardinella aurita) nella Penisola dello Yucatan, Messico, Mar dei Caraibi.
  • 28. Indici del Pianeta vivente tropicale e temperato L’Indice del Pianeta vivente tropicale è diminuito di poco più del 60% Fig. 8: Indici del Pianeta dal 1970 al 2008, mentre, nello stesso periodo, quello temperato è vivente tropicale e temperato aumentato del 31% (fig. 8). Questa differenza si riscontra per mam- L’Indice tropicale è miferi, uccelli, anfibi e pesci, per le specie terrestri, marine e d’acqua calcolato sulla base dei dolce (figg. 9-11) e in tutti i reami biogeografici tropicali e temperati dati delle popolazioni terrestri e tropicali dei (figg. 16-20). reami Afrotropicale, A causa della mancanza di dati pubblicati prima del 1970, risulta im- Indopacifico e Neotropicale possibile registrare le variazioni storiche della biodiversità nell’In- e dalle popolazioni marine fra i Tropici del Cancro e dice del Pianeta vivente e, di conseguenza, tutti gli Indici sono stati del Capricorno. L’Indice impostati sul valore uguale a 1 al 1970. Tuttavia, come descritto più temperato è calcolato dettagliatamente nelle pagine seguenti, si sono verificate variazioni sulla base dei dati delle popolazioni terrestri e considerevoli nei trend di popolazione, sia fra le singole specie sia fra d’acqua dolce dei reami specie che condividono gli stessi vasti habitat. Paleartico e Neartico e dalle popolazioni di specie marine 2.0 a nord o a sud dei tropici. L’Indice tropicale globale +31% mostra una diminuzione di Valore dell’indice (1970 = 1) oltre il 60% fra il 1970 e il 2008. Nello stesso periodo, l’Indice temperato globale è aumentato di circa il 31% 1.0 (WWF/ZSL, 2012). -61% Legenda Indice del pianeta vivente temperato Limiti di confidenza 0.0 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008 Indice del pianeta Anno vivente tropicale Limiti di confidenza I recenti aumenti medi nella popolazione non implicano necessaria- mente che gli ecosistemi temperati si trovino in uno stato migliore di quelli tropicali. Il trend dell’Indice del Pianeta vivente temperato osservato rappresenta il risultato di quattro fenomeni interconnessi: una linea di base recente; le differenze di andamento fra i gruppi tas- sonomici; gli importanti successi nel campo della conservazione; la recente e relativa stabilità delle popolazioni di specie. Se l’Indice tem- perato si estendesse indietro nei secoli, invece che nei decenni passati, probabilmente mostrerebbe una diminuzione sul lungo termine della stessa entità di quella dell’Indice tropicale registrata negli ultimi anni. Di contro, un Indice tropicale a lungo termine probabilmente mostre- rebbe, prima del 1970, un tasso di variazioni più lento. Negli ultimi anni, le popolazioni di alcune specie temperate sono au- mentate grazie agli sforzi di conservazione. Fra queste, la fauna or- nitica delle zone umide statunitensi (BirdLife International, 2008), WWF Living Planet Report 2012 pagina 26
  • 29. gli uccelli nidificanti del Regno Unito, gli uccelli marini e gli uccelli svernanti (Defra, 2010), e alcune popolazioni di cetacei, come la popo- lazione delle balene boreali (Balaena mysticetus) dell’Artico occiden- tale che è passata, con la proibizione della caccia a scopo commerciale, dai 1.000-3.000 individui fino a 10.545 individui del 2001 (Angliss and Outlaw, 2006). Fig. 9: Indice del Pianeta vivente terrestre (a) L’Indice terrestre globale Indice del Pianeta vivente terrestre mostra una diminuzione del L’Indice del Pianeta vivente terrestre globale è diminuito del 25% fra 25% fra il 1970 e il 2008; (b) il 1970 e il 2008 (fig. 9a). L’Indice terrestre comprende 3.770 popola- l’Indice temperato terrestre zioni appartenenti a 1.432 specie di uccelli, mammiferi, anfibi e rettili mostra un aumento di circa il 5%, mentre quello tropicale che vivono in una vasta gamma di habitat temperati e tropicali, fra cui terrestre un declino di circa foreste, pascoli e zone aride. L’Indice tropicale terrestre è diminuito di il 44% (WWF/ZSL, 2012). quasi il 45%, mentre quello temperato terrestre è aumentato di circa il 5% (fig. 9b). Legenda 2.0 Indice terrestre globale Valori dell’indice (1970 = 1) Limiti di confidenza -25% 1.0 0.0 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008 Anno 2.0 Legenda Indice temperato Valori dell’indice (1970 = 1) terrestre +5% Limiti di confidenza Indice tropicale 1.0 terrestre Limiti di confidenza -44% 0.0 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008 Anno Capitolo 1: Lo stato del Pianeta pagina 27
  • 30. L’Indice del Pianeta vivente marino L’Indice del Pianeta vivente marino è diminuito di oltre il 20% fra il 1970 e il 2008 (fig. 10a). L’Indice marino comprende 2.395 popolazio- ni appartenenti a 675 specie di pesci, uccelli marini, tartarughe marine e mammiferi marini presenti negli ecosistemi marini oceanici, costieri e delle barriere coralline temperate e tropicali. Circa la metà delle spe- cie incluse nella definizione di questo Indice viene utilizzata a scopo commerciale. Gli ecosistemi marini mostrano la maggiore discrepanza fra le spe- cie delle zone tropicali e quelle delle zone temperate: l’Indice marino tropicale mostra una diminuzione di circa il 60% fra il 1970 e il 2008, mentre quello temperato un aumento di circa il 50% (fig. 10b). Tutta- via, esistono prove del fatto che, negli ultimi secoli, all’interno delle specie marine e costiere delle zone temperate si siano verificate forti decrescite a lungo termine (Lotze et al., 2006; Thurstan et al., 2010) e Fig. 11: L’Indice del Pianeta vivente marino (a) L’Indice marino globale 2.0 mostra una diminuzione di circa il 22% fra il 1970 e il 2008; (b) l’Indice marino temperato mostra un Valori dell’indice (1970 = 1) aumento di circa il 53%, mentre quello marino -22% tropicale un declino di circa il 62% (WWF/ZSL, 2012).. 1.0 Legenda 10a Indice marino globale Limiti di confidenza 0.0 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008 Anno +53% 2.0 Valori dell’indice (1970 = 1) Legenda 10b 1.0 -62% Indice marino temperato Limiti di confidenza Indice marino tropicale 0.0 Limiti di confidenza 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008 Anno WWF Living Planet Report 2012 pagina 28
  • 31. che, quindi, nel 1970 l’Indice marino delle zone temperate sia partito da una base molto inferiore rispetto a quella delle zone tropicali. Di conseguenza, l’aumento relativo delle popolazioni marine delle zone temperate, verificatosi da allora, rappresenta probabilmente una leg- gera ripresa da tali depressioni storiche. Indice del Pianeta vivente delle acque dolci Il declino dell’Indice del Pianeta vivente delle acque dolci è stato su- periore a quello di tutti gli altri biomi. L’Indice comprende 2.849 po- polazioni appartenenti a 737 specie di uccelli, pesci, rettili, anfibi e mammiferi presenti nelle zone umide, nei laghi e nei fiumi d’acqua dolce temperati e tropicali. Complessivamente, l’Indice delle acque dolci globale è diminuito del 37% fra il 1970 e il 2008 (fig. 11a). L’In- dice delle acque dolci tropicali è diminuito del 70%, la percentuale Fig. 11: L’Indice del maggiore fra quelle degli Indici dei diversi biomi, mentre l’Indice delle Pianeta vivente delle acque dolci acque dolci temperate è aumentato di circa il 35% (fig. 11b). (a) L’Indice delle acque 2.0 dolci globale mostra una diminuzione del 37% fra il 1970 e il 2008; (b) l’Indice Valori dell’indice (1970 = 1) delle acque dolci temperate mostra un aumento di circa il 36%, mentre quello delle acque dolci tropicali un declino di circa il 70% 1.0 (WWF/ZSL, 2012). Legenda 11a Indice globale delle acque dolci -37% Limiti di confidenza 0.0 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008 Anno 2.0 +36% Valore dell’indice (1970 = 1) Legenda 11b 1.0 Indice delle acque dolci temperate Limiti di confidenza -70% Indice delle acque dolci tropicali Limiti di confidenza 0.0 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008 Anno Capitolo 1: Lo stato del Pianeta pagina 29
  • 32. Trend di popolazione esemplificativi -70% 2 Indice del pianeta vivente per le tigri (1980-2010) Valori dell’indice (1980 = 1) 1 5000 Tigre del Bengala (popolazione indiana) 0 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 Anno 0 1970 1990 2010 •• •• • •• • • • • •• • • • • • •• •• Tigre Malese 625 (1997-98) 500 • 300 • 1996 1997 1998 1999 1200 Tigre di Sumatra 0 1970 1978 2007 2010 WWF Living Planet Report 2012 pagina 30
  • 33. Studio di un caso concreto: le tigri I numeri riguardanti le tigri (Panthera tigris) sono da sempre stati bassi. L’Indice del Pianeta vivente indica per le tigri una rapida diminuzione nelle popolazioni: in media, una decrescita del 70% negli ultimi 30 anni. Obbligate a lottare per il territorio in alcune tra le regio- ni con la maggiore densità di popolazione della Terra, il •• • ••• numero delle tigri è diminuito fino al 7 % rispetto alla popolazione originaria (Sanderson et al., 2006). Le tigri •••• • sono classificate come Endangered (specie minacciate) •• nella Lista Rossa delle specie animali e vegetali a rischio 120 di estinzione della IUCN (IUCN, 2011) e le stime del •• Tigre dell’Amur Piano globale per il Recupero della tigre indicano che Russia 60 (16 siti) sono sopravvissute solamente 3.200-3.500 tigri adulte Cina allo stato selvatico (Global Tiger Initiative, 2011). (1 sit0) La specie è a rischio estinzione a causa del bracconag- 0 1970 1990 2010 gio, delle uccisioni per ritorsione, della perdita di habi- tat e della scarsità di prede. Le più drastiche riduzioni nel numero di esemplari, riportate negli ultimi anni, sono avvenute al di fuori delle aree protette (Walston et al., 2010). Nelle aree in cui l’impegno per la conser- vazione è stato più intenso, le popolazioni risultano più stabili. Molte organizzazioni per la conservazione, fra cui WWF e ZSL, stanno concentrando i propri sforzi su- gli ultimi e più importanti habitat, nel tentativo di in- vertire il drammatico declino in tempi stretti. Obiettivo complessivo di questo impegno globale è raddoppiare la popolazione di tigri selvatiche fino ad almeno 6.000 esemplari entro il 2022. Siti monitorati Aree prioritarie per la conservazione Distribuzione attuale Fig. 12: Trend, distribuzione e priorità di conservazione delle popolazioni di tigre (a) Attuale distribuzione della tigre e recenti trend di popolazione. Le aree colorate indicano: l’estensione attuale (verde chiaro) (IUCN, 2011) e le aree prioritarie di conservazione (verde scuro); i cerchi rossi mostrano il valore centrale di ogni popolazione monitorata (il periodo di tempo e l’area di ricerca variano da studio a studio; i valori centrali a Sumatra, in Malesia e in Cina meridionale rappre- sentano le sottospecie controllo monitorate in siti diversi), e i grafici mostrano le variazioni di popolazione di cinque sottospecie di tigri. Le due linee dei trend dei calcoli relativi alla tigre del Bengala in India mostrano i risultati di due diversi metodi di studio; (b) Indice del Pianeta vivente per le tigri. L’Indice mostra la variazione media nelle dimensioni di 43 popolazioni dal 1980 al 2010 (a ognuna delle sei sottospecie è stato assegnato ugual peso). Il punto di partenza è fissato su un valore uguale a 1 nel 1980, a causa della mancanza di dati sulle popolazioni negli anni ’70 (WWF / ZSL, 2012). Capitolo 1: Lo stato del Pianeta pagina 31
  • 34. Studio di un caso concreto: i delfini di fiume Le popolazioni di cetacei d’acqua dolce sono in rapida diminuzione. Questi delfini e focene vivono in alcuni dei fiumi più grandi del mon- do, fra cui Gange, Indu, Yangtze, Mekong e Rio delle Amazzoni, che, si calcola, ospitino anche il 15% delle popolazioni umane del Pianeta. Lo sviluppo di infrastrutture come dighe, argini e sbarramenti, la cattura accidentale nelle reti da pesca, la collisione con barche, il so- vrasfruttamento degli stock ittici e l’inquinamento costituiscono tutti fattori che, negli ultimi 30 anni, hanno contribuito a un rapido declino di molte popolazioni di delfini (ovvero i delfini che vivono solamente in fiumi e laghi), fino alla probabile estinzione di una specie, il delfino del fiume Yangtze o baiji (Lipotes vexillifer) (Turvey et al., 2007; Fig. 13). Anche le popolazioni di Orcella asiatica (Orcaella brevirostris), presenti in habitat sia marini sia di acqua dolce, sono diminuite. Il trend in aumento della popolazione dei delfini del fiume Indu (Plata- nista minor) potrebbe essere dovuto a una ripresa dovuta alla proibi- zione della caccia o a un’immigrazione di delfini dalle zone circostanti (Braulik, 2006); tuttavia, sono necessarie maggiori informazioni in materia e su tutte le specie di cetacei di acqua dolce allo scopo di rag- giungere una maggiore comprensione del loro stato complessivo. Le attuali conoscenze indicano la necessità di un’azione urgente, volta a prevenire l’estinzione di questi animali, tanto carismatici quanto an- cora sconosciuti. È NECESSARIA UN’AZIONE URGENTE PER EVITARE CHE QUESTI ANIMALI COSÌ AFFASCINANTI E MISTERIOSI SI ESTINGUANO WWF Living Planet Report 2012 pagina 32
  • 35. Trend di popolazione esemplificativi 500 500 Platanista dell’Indo Lipote 250 250 0 0 1970 1980 1990 2000 1970 1980 1990 2000 2010 3000 30 6000 1500 Platanista del Gange Focena dello Yangtze 20 3000 0 10 1980 1990 2000 2010 0 1980 1990 2000 2010 300 Orcella 50 0 1992 1998 2004 2010 2016 8 Inia 4 Gange Fig. 13: Trend e distribuzione delle Indu popolazioni di cetacei d’acqua dolce 0 1998 2000 2002 Distribuzione attuale Yangtze dei trend di specie e di popolazione per sei specie Mekong di cetacei d’acqua dolce. L’area colorata indica la distribuzione attuale Rio delle (IUCN, 2011) e i grafici mostrano i trend di Amazzoni popolazione esemplificativi di ogni specie. Capitolo 1: Lo stato del Pianeta pagina 33
  • 36. Studio di un caso concreto: il merluzzo atlantico 74% Esiste una vasta documentazione sulla rapida diminuzione degli stock di merluzzo atlantico (Gadus morhua) (oer es., Roberts 2007). Questa specie è stata sovrasfruttata per diversi secoli in quanto oggetto di un commercio mondiale molto intenso (Thurstan et al., 2010). L’ impor- il merluzzo tanza economica ne ha comportato, rispetto ad altre specie, però una atlantico maggiore disponibilità di informazioni che ha consentito di far risalire fino agli anni ’60 il trend delle popolazioni. I dati storici di alcune aree ha subito sono persino precedenti: per esempio, la raccolta di dati nello Scotian una riduzione media Shelf, Nuova Scozia, Canada, risale al 1800. L’Indice del Pianeta vivente per il merluzzo atlantico mostra come, del 74% negli ultimi negli ultimi 50 anni, le popolazioni siano diminuite in media del 74% 50 anni (fig. 14b). Le perdite maggiori si sono verificate nell’Atlantico nordoc- cidentale. La biomassa dello stock dello scozzese Shelf ammonta a meno del 3% rispetto ai livelli preindustriali (Rosenberg et al., 2005 e fig. 14). Molte valutazioni delle variazioni dell’abbondanza dello stock ittico non tengono conto dei dati storici a lungo termine. Al contrario, ciò risulta estremamente importante, in quanto la pesca commerciale viene praticata da centinaia di anni (Rosenberg et al., 2005) e la co- noscenza di queste basi storiche può fornire un supporto nel fissare appropriati obiettivi di ripristino. Una volta le specie come il merluzzo erano molto più abbondanti; i tentativi di ripristinare questi stock itti- ci devono quindi riflettere il loro stato originario, non quello di tempi più recenti. Fig. 14a: Indice del Pianeta vivente per il merluzzo atlantico 2 L’Indice mostra le variazioni medie nelle dimensioni di 25 stock, fra il 1960 e il 2010. La linea di Valore dell’indice (1970 = 1) base è fissata su un valore di 1 nel 1960 e il valore finale nel 2010 è di 0,26, il che indica una diminuzione 1 media del 74% (WWF/ZSL, 2012). -74% Legenda Indice del pianeta vivente del merluzzo atlantico Limiti di confidenza 0 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 Anno WWF Living Planet Report 2012 pagina 34