2. Da Ramle a Lucca
Un’antica leggenda, tramandata dal
Diacono Leobino, vissuto verso il
secolo undicesimo, narra che
Nicodemo, inconsolabile per la morte
di Gesù, volle perpetuarne il ricordo
riproducendone l’Immagine nel
momento in cui venne innalzato sulla
Croce.
3. Un angelo ordina a
Nicodemo di tagliare
l'albero nel quale scolpirà
il VOLTO SANTO
Nicodemo sceglie il legno
prega e scolpisce il
Volto Santo.
Tutto si svolge in Palestina.
4. Nicodemo dorme mentre gli angeli
scolpiscono il volto del Cristo.
Ma per quanto
ponesse ogni cura per
riprodurne i
lineamenti, non
riusciva a condurre a
termine l’opera,
stanco e scoraggiato
si addormentò e…
5. E’ facile immaginare la gioia
di Nicodemo nel
contemplare quel volto.
Lo custodì come un prezioso
tesoro, ritiratosi a Ramle lo
portò con sé e alla sua morte
lo prese in consegna il suo
amico Isaccar.
7. Gualfredo di ritorno dal
suo viaggio, fece sosta a
Ramle. Gli apparve in
sogno un Angelo che gli
svelò la presenza della
Croce
Nella prima metà del
secolo VIII il vescovo
Gualfredo va in
pellegrinaggio in
Terrasanta,
8. Questa visione fu interpretata
come la precisa volontà divina: la
Croce sarebbe dovuta essere
spostata da una terra di infedeli a
un luogo dove ne fosse consentito
il culto pubblico
10. Dopo averla trasportata alla riva
della vicina città di Giaffa, la
collocarono su una barca affidata
alla Divina Provvidenza, che la
facesse giungere in luogo degno.
11. Nella barca posero anche due ampolle contenenti
il sangue di Cristo raccolto da Giuseppe
d’Arimatea con Nicodemo.
Dopo un lungo viaggio, la barca giunse nei
pressi di Luni, la qual cosa suscitò non poca
curiosità da parte degli abitanti locali.
Essi tentarono in ogni modo di avvicinarsi alla
barca, ma invano: era prodigiosamente sospinta
ad ogni tentativo di avvicinamento.
A capo della diocesi di Lucca, vi era allora un
Vescovo noto per aver traslato nella città i corpi
di molti santi.
12. Un angelo in sogno informa il vescovo
di Lucca Giovanni che in mare davanti
Luni c'è il Volto Santo che Dio vuole
che sia custodito a Lucca.
13. Nacque così una
contesa su chi
avesse maggiori
diritti di tenere il
simulacro: contesa
risolta dal Vescovo
di Lucca il quale
stabilì che ai
Lunensi sarebbe
andata una delle
due ampolle
contenenti il
sangue di Cristo,
mentre i Lucchesi
avrebbero tenuto
la barca, la Santa
Croce e l’altra
ampolla.
Appena sveglio il Vescovo,
con il clero ed un gruppo di
fedeli si recò a Luni, ed una
volta arrivato, dopo aver
invocato il nome del Signore,
vide la barca avvicinarsi.
Il vescovo di Lucca e quello di
Luni si incontrano.
14. Ma al momento della partenza dei Lucchesi, i
Lunensi furono preda di un ripensamento e
tornarono alla carica. Ancora una volta
intervenne il Vescovo a risolvere la questione: la
Santa Croce sarebbe stata posta su un carro
trainato dai buoi e se i buoi lasciati liberi
avessero trascinato il carro verso Lucca, il
simulacro sarebbe stato dei Lucchesi, altrimenti
sarebbe andato ai Lunensi.
Così fu fatto, ed i buoi, appena liberi si
indirizzarono verso Lucca.
17. La sacra immagine fu così portata a Lucca ed accolta
con grande gioia e spirito di trionfo, e collocata nella
chiesa di San Frediano.
I Lucchesi che si recarono la mattina dopo a
pregare al cospetto del simulacro, ebbero
un’insolita sorpresa: il Volto Santo non c’era più.
18. Divenne simbolo della citta'anche all'estero tanto
che la sua effigie venne posta sulle monete di
Lucca.
Fu rintracciato in un orticello nei pressi della
chiesa di San Martino, il fatto fu interpretato come
miracolo, in onore del quale, si procedette subito
alla costruzione di una nuova chiesa.
Il Volto Santo fu veneratissimo attraverso i secoli
e meta di pellegrinaggi da tutta Europa.
20. Miracolo della mannaia
Di fronte alla Cappella del Volto Santo, nella
colonna di destra, si nota La mannaia "che non
offendè un innocente". Poco sotto, una lapide in
marmo ricorda il miracolo, uno dei tanti, effettuato
dal Volto Santo, e dice:
<<Fermati un momento ed ammira il prodigio. L’anno del Signore
1334 Giovanni di Lorenzo di Arras, implorato con preghiera l’aiuto di
questa Santa Croce, la mannaia sollevata per la sua morte, lo
conserva in vita e ne fa palese l’innocenza: poichè era stato
falsamente accusato di omicidio, la gola prontamente sottopose al
ferro; il ferro per ben tre volte si rende molle per salvarlo. Va ed
impara che nessuna preghiera è più efficace dell’innocenza per
ottenere prodigi.>>
21. Adesso, a 650 anni di distanza, la mannaia è ancora
conservata nella cattedrale a ricordo
perenne di quanto avvenne quel giorno.
Tutto ciò deriva dal fatto che un viandante si fermò per rendere soccorso ad
un uomo gravemente ferito. I vicini, accorsi alle grida dell’uomo, non
vedendo l’omicida, cominciarono a mormorare, che doveva essere stato
proprio lui, il soccorritore, tale Giovanni di Lorenzo di Arras, ad aver
compiuto l’orrendo misfatto. Catturato, imprigionato, condannato alla pena
di morte, egli disperato si rivolse con ardenti preghiere a Dio, fino a che, una
notte, gli apparve in sogno il Volto Santo, dicendogli che non aveva nulla da
temere, che lo avrebbe protetto Lui.
Svegliatosi tutto contento e felice, aspettava da un
momento all’altro l‘ora della libertà. Fatto sta che
invece dell’ora della liberta, scoccò l’ora di andare al
patibolo, di fronte al boia, con tutto il pubblico che
gridava e acclamava. Il primo tentativo, il secondo,
fallito anche il terzo, così come era usanza, il boia lo
liberò, ed i presenti iniziarono subito a gridare al
miracolo.
22. Il miracolo della Ciabatta
Il secondo miracolo è legato ad un menestrello uno squattrinato
giullare francese che giunse in pellegrinaggio fino a qui e, non
avendo nulla da dare in offerta, dedicò a Gesù tutto quello che
possedeva, ovvero una ballata.
La Sacra Reliquia lasciando cadere una delle sue ciabatte dorate
potè a sua volta esprimere il totale apprezzamento per l’arte del
giullare, che fu catturato e accusato di furto, ma, dopo aver narrato
la vicenda, venne incredibilmente creduto.
Il tentativo dei prelati di rimettere la ciabatta al suo posto, e cioè di
rimetterla al piede del Cristo in croce, risultò tuttavia alquanto vano.
Questo spiega come ancora oggi la statua sia priva della scarpa
sinistra, che infatti risulta appoggiata e sorretta da un calice dorato.
24. Il trasferimento del Volto Santo a Lucca di A.
Aspertini (Basilica di San Frediano)
25. Citazione nella Divina Commedia
Egli viene preso in giro con perfida ironia da alcuni
diavoli che lo scherniscono dicedo "qui non ha
luogo il Santo Volto", cioè i diavoli indicano che è
inutile pregare il Volto Santo perché la dannazione
che sta subendo è eterna. E subito insistono "qui si
nuota altrimenti che nel Serchio", cioè ironizzano
sul supplizio di nuotare nella nera pece bollente
rispetto alle fresche acque del fiume Serchio che
bagna Lucca.
Dante cita il Volto Santo nella Divina Commedia, e più
precisamente nel canto XXI dell'Inferno, nella quinta
bolgia, dove gli imbroglioni, i concussori, i corrotti
scontano le loro pene immersi nella pece bollente e
torturati da diavoli muniti di affilati uncini. Tra i peccatori
vi è un personaggio lucchese molto noto all'epoca,
Martino Bottario, definito come "anziano di Santa Zita", in
quanto magistrato di Lucca.
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