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“I Quaderni dell’UDC”
    Analisi di un Paese da risollevare




             ROMA • 2012
Redazione del Dipartimento Organizzativo UDC
e con la collaborazione di Antonio Samucci e Francesco Lucà
L’Italia dell’ultimo anno e l’altalena dello spread
Gli avvenimenti che si sono succeduti da luglio 2011 ad oggi testimoniano quanto più volte sostenuto a
gran voce dall’UDC. La fine dell’”Era Berlusconi” sembra si sia palesata l’estate scorsa quando 2 manovre
finanziarie di enorme peso e sacrificio, intervenute in modo estremamente urgente in appena un mese,
hanno segnato la fine di una stagione di bugie alla quale il vecchio esecutivo ci aveva abituato.
Mentre l’UDC da tempo sosteneva, infatti, che si era appena agli albori della vera crisi economico-
finanziaria e, per tale ragione, le forze politiche avrebbero dovuto avviare una profonda riflessione con
responsabilità nei confronti della Nazione, Berlusconi e Tremonti continuavano a sostenere che l’economia
italiana era in ripresa, la crisi era ormai quasi un ricordo lontano e si era arrivati persino a lanciare ancora
una volta slogan su fantomatici sgravi fiscali da consegnare alle famiglie ed alle imprese italiane.
La realtà, purtroppo, era ed è diversa. Nel mese di novembre si è verificato quanto purtroppo l’UDC temeva
da tempo. Lo Spread ha raggiunto preoccupanti livelli oltre soglia ed il Governo Berlusconi ha dovuto
cedere e dimettersi favorendo un Governo di responsabilità nazionale guidato da Mario Monti e da una
squadra di tecnici, la cui maggioranza ha visto in maniera quasi incredibile rendere possibile un’intesa tra
Pdl, Pd ed UDC per sostenere il nuovo Governo.
Per molti è stato l’inizio della sconfitta e del fallimento della politica, e probabilmente questo è vero per
alcuni versi, ma l’UDC si è dimostrato in questo scenario politico ancora una volta l’unico partito davvero
responsabile e lungimirante, visto che si è realizzato quando più volte temuto in modo preoccupante dal
Presidente Casini.
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L’Italia dell’ultimo anno e l’altalena dello spread
Il Governo Monti ha operato e sta operando con serietà. I primi tre obiettivi che si è posto sono stati quelli di
restituire credibilità internazionale al nostro Paese, rimettere a posto i conti pubblici e calmierare i mercati
finanziari, particolarmente incerti sul futuro del nostro Paese. I primi due obiettivi sono stati raggiunti,
seppur con difficoltà e, soprattutto il secondo, chiedendo un enorme sacrificio agli italiani.

Il terzo obiettivo, purtroppo non è stato ancora raggiunto in pieno. Da una parte la pessima eredità ricevuta
dal governo Berlusconi, dall’altra l’enorme squilibrio a favore della rigorosità di bilancio giocata soprattutto
con la prima manovra “Salva Italia” rispetto alle misure per lo sviluppo e la crescita, paradossalmente,
hanno reso i mercati particolarmente critici in merito al futuro dell’economia italiana.

Tuttavia, la logica “a due tempi” del Governo Monti (prima il risanamento, poi la ripresa e l’occupazione)
qualche frutto sta cominciando ad offrirlo e probabilmente produrrà benefici concreti nei prossimi anni, ma
molto altro ancora c’è da fare. Per i giovani, soprattutto, per le fasce più deboli e per le imprese: le misure
da attuare sono tante e tutte particolarmente difficili da realizzare, vista la scarsità di risorse.

Spending Review e lotta all’evasione fiscale, per tale ragione, vanno perseguite con maggiore efficacia,
perché da queste misure possono provenire le risorse finanziarie cruciali per il futuro del nostro Paese.



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L’Italia dell’ultimo anno e l’altalena dello spread
Dal punto di vista politico, la vera sfida, oggi, consiste nel comprendere quale sarà lo scenario prossimo
futuro del nostro Paese. Cosa succederà, dunque, in previsione del prossimo appuntamento elettorale del
2013? Si riuscirà ad arrivare ad un accordo sulla Legge Elettorale? I partiti sapranno ricompattarsi e
restituire credibilità alla gente? Il Governo Monti avrà possibilità di ripetersi e continuare sulla scia della
credibilità restituita all’Italia in tutto il mondo, oppure, viceversa, si allargherà sempre più in modo
preoccupante l’ondata dell’antipolitica, a cui si è elevato come inatteso paladino il movimento di protesta
portato all’attenzione da Grillo?
In questo scenario cosi incerto, qualunque siano gli avvenimenti che caratterizzeranno il prossimo autunno,
da molti definito “caldo”, a testimonianza di quanto gli equilibri di questa improbabile maggioranza siano in
determinati frangenti alquanto labili, la prioritaria importanza dovrà essere più che mai riservata all’Italia ed
agli italiani, non a questa o quella alleanza elettorale.
Siamo convinti che solo chi saprà concentrarsi sull’Italia e gli italiani, con proposte nuove e concrete che
possano sostenere le famiglie, le fasce deboli, le imprese, potrà riacquisire la credibilità perduta.
Queste sono le risposte vere da offrire all’antipolitica. Le scelte da prendere sono tante, cruciali ed urgenti,
affinchè gli enormi sacrifici sopportati dalla gente non si rendano vani. La prima è quella di consegnare la
democrazia nuovamente in mano alla gente, con una legge elettorale che tenga conto delle preferenze.
L’UDC oggi è un partito più che mai vivo, concentrato nel consolidarsi come un movimento di responsabilità
e credibilità come lo è sempre stato, ma anche bacino di proposte serie e concrete da realizzare. Ed è
pronto ad aprirsi per accogliere e costruire insieme quell’area moderata di cui ha enorme bisogno il nostro
                                                                                                       4
Paese, in Italia come in Europa, .                     5
L’Italia dell’ultimo anno e l’altalena dello spread
E’ passato appena un anno da quando la parola “spread” è entrata nell’uso comune degli italiani ed
ha assunto il ruolo di vero e proprio termometro di misura della crisi finanziaria, europea prima che
italiana, tanto da generare un autentico spauracchio sul futuro prossimo dell’Euro.

                          PEGGIORAMENTO DEI CONTI PUBBLICI
                          AUMENTANO GLI INTERESSI SUL DEBITO PUBBLICO
                          AUMENTA IL RISCHIO DI FALLIMENTO DI UNO STATO

       SPREAD             DIMINUISCE LA COMPETITIVITA’ DI UNO STATO
                          E’ IMPOSSIBILE DESTINARE RISORSE ALLO SVILUPPO
                          E’ POSSIBILE IL RICORSO AD ULTERIORI MANOVRE FINANZIARIE
                          SONO VOLATILI E RISCHIOSI GLI INVESTIMENTI DELLE FAMIGLIE
                          AUMENTA LA DISOCCUPAZIONE
                          AUMENTA IL COSTO DEL DENARO
                          E’ COMPLESSO L’ACCESSO AL CREDITO PER LE IMPRESE


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L’Italia dell’ultimo anno e l’altalena dello spread
AGOSTO 2011: lo spread rispetto ai titoli di Stato tedeschi, dopo essere stato fermo per molto tempo a
quota 200 punti, sale vertiginosamente fino a 400 punti. La crisi finanziaria rende necessarie in Italia 2
manovre finanziarie in appena un mese, dopo che la BCE ha auspicato che Roma intervenisse in maniera
veloce. La Bce annuncia contemporaneamente l’acquisto di titoli di Stato italiani e spagnoli. La misura fa
scendere immediatamente di oltre 100 punti lo spread.

NOVEMBRE 2011: termina immediatamente l’effetto positivo delle manovre italiane, anche a causa della
crisi spagnola. Nel momento più buio lo spread sale a 575 punti ed il Governo Berlusconi è costretto a
dimettersi. Nominato il Governo Monti, che possiede l’appoggio di Pdl, Pd e UDC, in una nuova compagine
di maggioranza “responsabile”.

DICEMBRE 2011: il decreto salva-Italia, il primo provvedimento di Monti, fa crollare lo spread di 200 punti
nell’arco di un mese. Poco dopo, ci saranno effetti più incisivi con l’azione di Francoforte con il fiscal
compact, il patto per legami più stretti delle politiche di bilancio fino alla processo di avvio alle condizioni
perché si possa creare l’Unione bancaria e fiscale europea.

FEBBRAIO-MARZO 2012: lo spread scende nuovamente sotto i 400 punti grazie agli interventi europei
sulla politica monetaria. Il differenziale è sceso sotto la soglia psicologica dei 300 punti (278) dopo lo stop
della Bce sul piano di acquisti di titoli di Stato. In Italia si approvano le manovre sulle liberalizzazioni e sulle
semplificazioni che producono un buon impatto.                                                                6
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L’Italia dell’ultimo anno e l’altalena dello spread
APRILE – GIUGNO 2012: lo spread subisce nuovi incrementi e supera nuovamente la quota dei 400 punti
a causa del peggioramento dell’economia spagnola e greca. Non giovano nemmeno le continue prese di
posizione della Germania sugli eurobond e le critiche alla BCE. A giugno lo spread raggiunge quota 473
punti. Monti scongiura nuove misure finanziarie per gli italiani. Viene approvato un nuovo decreto sviluppo a
Giugno che sembra offrire un po’ di respiro alle imprese, soprattutto quelle appartenenti al settore edile.
LUGLIO - AGOSTO 2012: Le Agenzie di Rating promuovono i conti pubblici e le manovre strutturali
dell’Italia. Monti annuncia per l’autunno nuove misure per la crescita e per il taglio della spesa pubblica
improduttiva.
                                             Andamento dello Spread nell’ultimo anno
                        (in termini di differenziale dei tassi di interesse tra titoli di Stato italiani e tedeschi a 10 anni)




                                                                                                                                 7

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Le sfide da affrontare per lo sviluppo del Paese:

            - Imprese
            - Lavoro, Occupazione e Giovani
            - Fuga dei cervelli all’estero
            - Donne, Famiglia e Aspetti Sociali




                        9                           8
Le sfide da affrontare per lo sviluppo del Paese: quali priorità?
Mancano pochi mesi alla fine di questa legislatura e, per tale ragione, l’UDC in quanto partito di
maggioranza intende proporre al Governo un’agenda di proposte tese, da una parte a promuovere
nuove azioni di spending review e contenimento degli sprechi e dei costi della politica, accanto a
quelle già intraprese dal Governo. Dall’altra parte, lo sforzo sarà rivolto soprattutto a promuovere
misure concrete per lo sviluppo del Paese, in primis con lo scopo di favorire la ripresa
dell’occupazione ed uno slancio nuovo per le imprese, soprattutto per quelle che in questi anni
hanno dovuto affrontare enormi difficoltà per resistere alla tentazione di chiudere i battenti. Molte
imprese, purtroppo, hanno dovuto cedere il passo e chiudere, aumentando ulteriormente la spinta
alla disoccupazione e di fatto producendo un incremento di povertà nel Paese, al Sud, ma
soprattutto al Nord, dove moltissime aziende fino a poco tempo fa floride non hanno resistito alle
difficoltà dovute alla crisi dei consumi ed alla forte stretta al credito concesso dalle banche.

E’ fondamentale non dimenticare i giovani, ma anzi ergerli a punto di forza per la ripresa dello
sviluppo, ma è altrettanto importante non dimenticare le fasce deboli, le famiglie, gli anziani, i
diversamente abili e le donne, ossia tutti quei soggetti per i quali l’UDC ha voluto e continua a voler
essere un costante e forte punto di riferimento.

E’ guardando a questi soggetti che si costruisce il futuro dell’Italia, e l’UDC proprio a questi soggetti
intende offrire nuove prospettive e speranze di miglioramento.
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Le priorità per lo sviluppo: le imprese
                           I NUMERI DI UNIONCAMERE
                           Nel I Trimestre 2012
                                                           Nel II Trimestre 2012
                                 146.368
AZIENDE CHIUSE IN                                                 72.220
     ITALIA
                            + 12.000 rispetto al
                                   2011                   + 4.570 rispetto al 2011




                                                             Saldo tra aziende
                            Saldo tra aziende
                                                              aperte e chiuse
                             aperte e chiuse
                                                                 + 30.000
                                - 26.000
                                                          - 10% rispetto al 2011



                                                                 MAGLIA NERA A:
                      PRIMO TRIMESTRE 2012
  AZIENDE                  3.000 AZIENDE
 FALLITE IN                                             LOMBARDIA 633 FALLIMENTI
   ITALIA             (+ 0,4% RISPETTO AL 2011               LAZIO 332 FALLIMENTI
                     + 36,3% RISPETTO AL 2009)             VENETO 246 FALLIMENTI
                                                                                     10

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Le priorità per lo sviluppo: le imprese
L’Italia è il Paese Europeo che rileva i maggiori ritardi nei pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni alle imprese. Ciò
provoca un danno enorme soprattutto alle piccole e medie imprese, molto spesso costrette a chiudere a causa di
inevitabili crisi di liquidità. Se a questo si aggiunge una sempre più evidente stretta al credito concesso dalle banche (oltre
ad un aumento dei tassi di interesse bancari a causa dello spread), la situazione è molto grave ed il fardello alla crescita è
difficile da eliminare




                                                                   Fonte: Cermlab




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Le priorità per lo sviluppo: lavoro, occupazione e giovani
Negli anni della crisi, la chiusura di molte aziende, il peso della pressione fiscale sul costo del lavoro e
l’assenza di misure davvero efficaci per le imprese ha prodotto un aumento inevitabile della
disoccupazione, che è stato tanto più evidente nei giovani under 30, il cui tasso di disoccupazione ha ormai
superato da tempo il livello del 30%, e negli ultracinquantenni, cioè coloro che hanno subito per primi i tagli
e trovano enormi difficoltà a ricollocarsi nel mercato del lavoro.

Il tema del Mercato del Lavoro, affrontato con la recente riforma del Ministro del Welfare, è un aspetto
cruciale in termini di proiezione verso lo sviluppo del Paese.
La riforma del mercato del lavoro (Legge n. 92 del 28 giugno 2012 e successive modifiche) propone
l’obiettivo di creare un mercato del lavoro dinamico, finalizzato ad aumentare l’occupazione, in particolare di
giovani e donne, di ridurre i tempi della transizione tra scuola e lavoro e tra disoccupazione e occupazione,
creare un sistema di tutele più universalistico, facendo leva su l’instaurazione di rapporti di lavoro più stabili,
attraverso la conferma del contratto di lavoro a tempo indeterminato come contratto prevalente.

In attesa di capire quali frutti reali produrrà la Riforma del Ministro Fornero, attraverso le tabelle successive
intendiamo evidenziare una nuova prospettiva dell’andamento dell’occupazione in Italia, ponendola a
confronto con i maggiori Paesi Europei e con il Paese in cui l’occupazione trova la sua collocazione
migliore, grazie alle politiche intraprese negli ultimi anni, la Germania.

                                                        13                                                 12
Le priorità per lo sviluppo: lavoro, occupazione e giovani
                                                        Fonte: Cermlab




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Le priorità per lo sviluppo: lavoro, occupazione e giovani
                                                 Fonte: Cermlab




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Le priorità per lo sviluppo: evitare la fuga dei cervelli all’Estero
I giovani, motore dello sviluppo del Paese, sono in realtà i soggetti che risentono maggiormente della crisi
economica in atto.
La maggior parte delle imprese preferisce persino assumere personale meno qualificato a parità di età,
oppure con maggiore esperienza e di età più vicina alle soglie pensionabili.
Di conseguenza molti giovani, non trovano altri sbocchi se non cercando fortuna all’estero, alimentando il
fenomeno ormai tristemente noto come la “fuga di cervelli”.

La fuga dei cervelli, per il nostro Paese, ha un costo economico e sociale davvero importante.
Si calcola che ogni anno i cervelli all’estero comportino una perdita di circa 1,2 miliardi di euro per
l’Italia, vale a dire il capitale generato dai 243 brevetti che gli stessi hanno depositato all’Estero.
In 20 anni, considerando una produttività media per ogni cervello di 21 brevetti, il valore del loro lavoro
potrebbe raggiungere circa 148 milioni di euro.

Purtroppo non sono solo i cervelli a scappare all’Estero, ma anche gli studenti, che preferiscono una qualità
migliore della formazione. D’altronde basta considerare i tassi di abbandono nelle scuole (18,6% i giovani
tra i 15 ed i 24 anni) e nelle Università italiane (nel primo anno raggiungono livelli del 30%).
Il peggioramento della qualità della formazione scolastica ed universitaria italiana è un aspetto che va
affrontato con decisione, per ricomporre un gap che cresce in maniera considerevole rispetto agli altri paesi
europei.
                                                      16                                              15
Le priorità per lo sviluppo: donne, famiglia e aspetti sociali
L’UDC è da sempre considerato a ragion veduta come il partito più attento ai problemi sociali ed alle priorità
della famiglia.
Con riferimento alle donne ed al problema dell’occupazione femminile, è importante porre all’attenzione le
seguenti considerazioni.

                                            La Situazione Italiana
                                              (Dati Istat e Cnel)

In Italia, alla fine del 2011, solo una donna su due, di età compresa tra i 20 ed i 64 anni risultava occupata,
a differenza di quanto accade nei paesi nord europei, dove otto donne su dieci hanno un’ occupazione.
Per le donne, il tasso di occupazione in Italia si colloca dunque appena al 47,2%, 12 punti percentuali in
meno rispetto alla media europea (60%). Solo Ungheria e Malta in Europa presentano una situazione
peggiore.

La situazione è ancor più critica con riferimento agli squilibri territoriali tra nord e sud.
Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione femminile è del 30,6%, contro il 57,3% del Nord Est.

Le donne nella fascia d’età 25-44 anni hanno tassi di occupazione più elevati (vicini alla media europea)
rispetto alle donne della fascia d’età più elevata. Questo perché le donne, da una parte, dopo una certa età
smettono di lavorare. Dall’altra, soprattutto, i tagli alle misure di welfare, la scarsa attenzione alla tutela
delle famiglie e soprattutto la crisi stanno costringendo le donne a privilegiare un ritorno alla vita domestica.
                                                                                                             16
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Le priorità per lo sviluppo: donne, famiglia e aspetti sociali
                                        Il lavoro e la Famiglia

La probabilità di lasciare il lavoro entro 21 mesi dalla nascita di un figlio per le donne è
quasi il 50%.
Mentre nel resto d’Europa l’occupazione femminile aumenta al crescere dell’età dei figli, in Italia diminuisce.
E’ un dato molto più accentuato per le madri giovani. Le donne sotto i 25 anni trovano più difficoltà ad
inserirsi nel mondo del lavoro dopo il parto.
Anche il livello d’istruzione influisce. Le donne con un elevato livello di istruzione hanno maggiori probabilità
di rientrare nel mondo del lavoro.

Il 77% del tempo dedicato al lavoro familiare è a carico delle donne.
Le donne italiane, sommando lavoro remunerato e non remunerato, lavorano ben più degli uomini.

Il reddito delle famiglie monoreddito è del 30% inferiore a quello delle famiglie con doppio
reddito.
Il lavoro delle donne è fondamentale per difendere la famiglia e i figli dalla povertà.



                                                        18                                               17
Le priorità per lo sviluppo: donne, famiglia e aspetti sociali
                           Anziani, diversamente abili e bisognosi

Il 2012 ha visto dimezzare le risorse per i servizi sociali, a causa della mancanza di finanziamenti nazionali
e dei tagli ai bilanci regionali e comunali. Le nuove misure comporteranno un impoverimento delle famiglie,
ed in particolare la diminuzione di prestazioni per i disabili e dell’assistenza domiciliare e residenziale agli
anziani ed ai soggetti non autosufficienti, nonché dei supporti per il lavoro di cura privato.

Le limitazioni della spesa sanitaria influiscono così sui costi dei servizi integrati per minori, disabili ed
anziani. Si tratta di tagli apportati ad un settore essenziale, caratterizzato da primarie esigenze di
sopravvivenza e che non può essere drasticamente mortificato.
Negli ultimi anni la distribuzione della spesa sociale è stata a favore di minori e famiglia con il 40,2% a cui
sono seguiti gli anziani con il 22,5%, i disabili con il 21,1% e gli interventi per il disagio e la marginalità
sociale con il 16,2%.

Con riferimento ai precedenti aspetti è curioso rilevarne la disomogeneità regionale, che si accompagna a
sistemi culturali differenti, laddove il Meridione si differenzia per la struttura familiare ancora
tradizionalistica, ma che garantisce un sostegno economico reciproco tra le generazioni.
Sono i nuclei familiari del Nord, piccoli ed indipendenti da legami generazionali, ad essere più colpiti, non
potendo contare su quell’assistenzialismo familiare di garanzia invece presente nel Sud del Paese.
                                                        19                                               18
Le priorità per lo sviluppo del Paese:

       - Sviluppo Sostenibile
       - Questione energetica ed infrastrutturale
       - Spending Review e Lotta all’Evasione




                  20                                19
Le priorità: Sviluppo Sostenibile e questione energetica
                           La fuga degli investitori esteri dall’Italia

La Banca Mondiale l’Italia colloca l’Italia all’87° posto nella classifica mondiale dei Paesi caratterizzati da
trasparenza e competitività.
Secondo Confindustria nell’anno 2011 gli investimenti stranieri in Italia si sono dimezzati (- 53%). Il rapporto
medio tra investimenti esteri e PIL negli ultimi dieci anni si attesta all’1,2% (4% nel Regno Unito, 9,9% in
Estonia e 2,4% in Portogallo).

La mancata realizzazione di infrastrutture nei settori dell’energia, dei rifiuti, delle autostrade, delle
ferrovie e idrico, costeranno all’Italia più di 300 miliardi di euro tra il 2012 e il 2024 mentre sono già
24 miliardi di euro i costi già sostenuti dal nostro Paese nel triennio 2009-2011.

In Italia attualmente ci sono circa 331 progetti bloccati, tra TAV, impianti per l’energia elettrica,
termovalizzatori, discariche, fermi per via delle proteste continue delle popolazioni che vivono nei territori in
cui queste opere dovrebbero essere costruite.
Dei 331 progetti bloccati, 163 riguardano progetti del 2011, mentre gli altri 168 risalgono al 2004.

QUALI SONO LE CAUSE?
Ritardi per ragioni legislative (mancanza nella certezza delle regole), autorizzative, amministrativo-
giudiziarie, finanziarie, politico-amministrative, sociali.                                               20
                                                        21
Le priorità: Sviluppo Sostenibile e questione energetica
                        La questione energetica ed infrastrutturale

Il settore energetico costituisce un punto di criticità fortemente penalizzante per il Sistema Italia: circa l’85%
del nostro fabbisogno energetico (ben al di sopra della media europea) è alimentato dalla fornitura dei
Paesi esteri, con un aggravio del 30% sulle bollette degli italiani rispetto agli altri Paesi.
La produzione di energia da rinnovabili (sole, vento, biomasse), in questi anni ha rivoluzionato l’Economia
italiana in positivo. Tuttavia molto di più si sarebbe potuto fare, da una parte migliorando le tecnologie, e
dall’altro facilitando e snellendo gli iter burocratici di autorizzazione nell’installazione degli impianti.

Un ulteriore fattore di criticità nel sistema energetico italiano è dovuto anche alla carenza di infrastrutture di
trasporto e distribuzione dell’energia, in virtù del fatto che negli ultimi anni gli investimenti in nuove
infrastrutture e nel miglioramento di quelle esistenti sono stati insufficienti rispetto a quanto si doveva e
poteva fare. Le opere di ammodernamento, in particolar modo, procedono in modo lento e presentano forti
ritardi e sprechi di risorse pubbliche.

Il fattore comune a tutte le criticità analizzate non può che essere ricercato nell’assenza di una Politica
Energetica Nazionale che sia in grado di agire ed operare in modo strategico ed unitario per lo sviluppo del
Paese.

                                                        22                                                21
Le priorità: Sviluppo Sostenibile e questione energetica
                       La questione energetica ed infrastrutturale

Per tali ragioni l’UDC si è reso protagonista promuovendo una proposta di Legge Costituzionale.

La stessa consiste nel riassegnare al problema energetico la necessaria importanza prioritaria che
merita, attribuendo a tale materia un’esclusiva competenza nazionale, e non concorrente con gli
enti locali come previsto nella carta costituzionale.

La questione energetica è un problema complessivo e strutturale e necessita, pertanto, di una politica unica
nazionale. Ovviamente, la necessità di una politica nazionale non pregiudica il fatto che bisogna comunque
tener conto delle situazioni e delle esigenze locali, talvolta molto complesse e diverse tra loro, ma il tutto
deve essere affrontato con l’obiettivo di porre concreti e immediati rimedi agli ostacoli frapponibili.

Assegnare la competenza in materia energetica ad esclusivo appannaggio statale faciliterebbe senza
dubbio la previsione di una soluzione definitiva ai molteplici problemi che impediscono la realizzazione delle
opere e degli investimenti energetici.



                                                      23                                              22
Le risorse per lo sviluppo: Spending Review e lotta all’Evasione
Senza Evasione Fiscale e con un Debito sul livelli Europei oggi saremmo un Paese al passo con i più
virtuosi.
Occorre dunque puntare a ridurre questi problemi, in modo tale da liberare risorse importanti per lo
sviluppo.

Il primo obiettivo deve essere quello di diminuire il debito pubblico, e questo, nell’impossibilità di aumentare
il livello già elevato di pressione fiscale, può essere fatto solo attraverso la revisione della spesa pubblica
ed il taglio ai costi inefficienti della politica.

Il provvedimento del governo sulla spending Review ha costituito solo un primo importante passo.
Molto si può fare sul piano dei tagli ai costi improduttivi, purchè non si proceda con tagli lineari a servizi
essenziali come quelli riguardanti: la sanità, l’assistenza agli anziani ed ai disabili.

Tagli alle spese dei Ministeri e delle Regioni, riduzione o abolizione di Enti poco utili come le Province, tagli
ai costi della Politica, valorizzazione e cessione di parte del Patrimonio Pubblico immobiliare: sono queste
le scelte ineludibili che questo e i futuri Governi dovranno affrontare per ridurre la spesa, ridurre il peso del
debito pubblico e liberare risorse essenziali per lo sviluppo.


                                                        24                                                 23
Le risorse per lo sviluppo: Spending Review e lotta all’Evasione
L’Evasione Fiscale è un problema da sempre presente nel nostro Paese.
Oggi, tuttavia, ha raggiunto livelli insostenibili, nonostante negli ultimi anni le misure per il contrasto hanno
prodotto pochi ma significativi effetti.
Da 20 anni ad oggi il peso dell’evasione fiscale sottrae alle casse statali tra i 100 ed i 120 miliardi di
euro annui.
Un’enormità, considerando che sommando queste cifre si arriva a circa 2.000 miliardi di euro, ossia
l’ammontare totale del debito pubblico italiano.
Tra i dati sull’evasione emerge un aspetto curioso, di sicuro figlio della crisi, che disegna una nuova
geografia italiana rispetto al rischio di evasione. Il Mezzogiorno mantiene la maglia nera in termini di
evasione fiscale procapite, laddove i consumi reali degli individui sono superiori ai loro redditi dichiarati.
Tuttavia, da una recente indagine elaborata dal Centro Studi di Sintesi, emerge che rispetto al 2006, nel
2011 il maggior incremento di rischio di evasione si è segnalato in Regioni come la Lombardia, il Veneto, il
Friuli Venezia Giulia, il Piemonte e la Valle d’Aosta, a testimonianza di come il peso eccessivo della
pressione fiscale, aggravato ancor di più quest’anno dalla reintroduzione dell’ICI sulla prima casa (ora
denominata IMU) ha indotto molti individui ad evadere il fisco.
Agire con forza nel contrasto all’evasione fiscale, anche attraverso sistemi nuovi che incentivino i
consumatori ad essere i primi controllori involontari dell’evasione, dunque, è una condizione
essenziale per recuperare risorse da destinare all’abbattimento della pressione fiscale.
                                                        25                                                 24
Interventi per il rilancio del Paese:

      - Per le Imprese e per i Giovani
      - Per le Famiglie e le Categorie Svantaggiate
      - Per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile




                  26                            25
Le sfide da affrontare per lo sviluppo: quali interventi?
PER LE IMPRESE E PER I GIOVANI:

 AGEVOLARE LA COSTITUZIONE DI NUOVE IMPRESE, favorendo l’accesso al credito attraverso un Fondo
Nazionale per le Start-Up, come funziona in maniera efficace in alcuni Stati Esteri (Es: Israele)

 SEMPLIFICARE L’ACCESSO AGLI INCENTIVI IMPRENDITORIALI PER I GIOVANI

 SEMPLIFICARE GLI ADEMPIMENTI BUROCRATICI ED AUTORIZZATIVI PER LE IMPRESE

 CONCEDERE BENEFICI FISCALI PER LE IMPRESE NON PAGATE DALLA P.A., attraverso crediti d’imposta
sull’IVA versata e non riscossa, da restituire non appena le Amministrazioni liquidano i compensi

 TAGLIARE IL CUNEO FISCALE PER LE IMPRESE, in modo tale da ridurre l’eccessivo costo del lavoro

 GARANTIRE IL SOSTEGNO ALL’INNOVAZIONE ED AL DIGITALE

 AGEVOLARE GLI INVESTIMENTI DELLE IMPRESE ITALIANE ALL’ESTERO

 FACILITARE L’ACCESSO DEGLI INVESTIMENTI STRANIERI IN ITALIA

 AGEVOLARE I GIOVANI RICERCATORI E FAVORIRE IL RITORNO DEI CERVELLI DALL’ESTERO                    26
                                                     27
Le sfide da affrontare per lo sviluppo: quali interventi?
PER LE FAMIGLIE E LE CATEGORIE SVANTAGGIATE:

 INTRODURRE UNA TASSAZIONE EQUA ATTRAVERSO IL “FATTORE FAMIGLIA”, o alternativamente qualunque
sistema diversamente denominato in grado di permettere che la tassazione fiscale sulle famiglie tenga conto della
tipologia e della numerosità dei nuclei familiari (più figli e più anziani o altri soggetti a carico equivale ad avere
un’imposizione fiscale in proporzione minore.

 AGEVOLARE L’ACCESSO AL LAVORO DELLE DONNE

 GARANTIRE UNA MAGGIORE QUALITA’ NEI SISTEMI DI FORMAZIONE SCOLASTICA ED UNIVERSITARIA

 AGEVOLARE L’INCREMENTO DEL TASSO DI NATALITA’ FAVORENDO L’ASSISTENZA FAMILIARE AI BAMBINI

 GARANTIRE IL SOSTEGNO CONTINUO AGLI ANZIANI ED AI SOGGETTI DISAGIATI , in particolar modo evitando i
tagli alle risorse per i servizi sanitari e sociali a queste categorie.




                                                          28                                                   27
Le sfide da affrontare per lo sviluppo: quali interventi?
PER L’ENERGIA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE:

SNELLIRE GLI ITER BUROCRATICO-AMMINISTRATIVI per agevolare in tempi rapidi l’installazione di impianti
alimentati da fonti rinnovabili e tradizionali

 PROMUOVERE UN PIANO DI LOCALIZZAZIONE ED INSTALLAZIONE DEI RIGASSIFICATORI

 PROMUOVERE LA COSTRUZIONE DEI TERMOVALORIZZATORI in modo da trasformare i rifiuti da problema ad
autentica risorsa

 INCENTIVARE L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA E L’EFFICIENZA ENERGETICA

In definitiva pensare ad un mix energetico che possa puntare a minimizzare le necessità di
approvvigionamento dall’estero: queste sarebbero soluzioni immediatamente perseguibili solo con
una Politica Energetica Nazionale.




                                                      29                                              28
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I Quaderni dell'Udc - Analisi di un Paese da Risollevare

  • 1. “I Quaderni dell’UDC” Analisi di un Paese da risollevare ROMA • 2012
  • 2. Redazione del Dipartimento Organizzativo UDC e con la collaborazione di Antonio Samucci e Francesco Lucà
  • 3. L’Italia dell’ultimo anno e l’altalena dello spread Gli avvenimenti che si sono succeduti da luglio 2011 ad oggi testimoniano quanto più volte sostenuto a gran voce dall’UDC. La fine dell’”Era Berlusconi” sembra si sia palesata l’estate scorsa quando 2 manovre finanziarie di enorme peso e sacrificio, intervenute in modo estremamente urgente in appena un mese, hanno segnato la fine di una stagione di bugie alla quale il vecchio esecutivo ci aveva abituato. Mentre l’UDC da tempo sosteneva, infatti, che si era appena agli albori della vera crisi economico- finanziaria e, per tale ragione, le forze politiche avrebbero dovuto avviare una profonda riflessione con responsabilità nei confronti della Nazione, Berlusconi e Tremonti continuavano a sostenere che l’economia italiana era in ripresa, la crisi era ormai quasi un ricordo lontano e si era arrivati persino a lanciare ancora una volta slogan su fantomatici sgravi fiscali da consegnare alle famiglie ed alle imprese italiane. La realtà, purtroppo, era ed è diversa. Nel mese di novembre si è verificato quanto purtroppo l’UDC temeva da tempo. Lo Spread ha raggiunto preoccupanti livelli oltre soglia ed il Governo Berlusconi ha dovuto cedere e dimettersi favorendo un Governo di responsabilità nazionale guidato da Mario Monti e da una squadra di tecnici, la cui maggioranza ha visto in maniera quasi incredibile rendere possibile un’intesa tra Pdl, Pd ed UDC per sostenere il nuovo Governo. Per molti è stato l’inizio della sconfitta e del fallimento della politica, e probabilmente questo è vero per alcuni versi, ma l’UDC si è dimostrato in questo scenario politico ancora una volta l’unico partito davvero responsabile e lungimirante, visto che si è realizzato quando più volte temuto in modo preoccupante dal Presidente Casini. 3 2
  • 4. L’Italia dell’ultimo anno e l’altalena dello spread Il Governo Monti ha operato e sta operando con serietà. I primi tre obiettivi che si è posto sono stati quelli di restituire credibilità internazionale al nostro Paese, rimettere a posto i conti pubblici e calmierare i mercati finanziari, particolarmente incerti sul futuro del nostro Paese. I primi due obiettivi sono stati raggiunti, seppur con difficoltà e, soprattutto il secondo, chiedendo un enorme sacrificio agli italiani. Il terzo obiettivo, purtroppo non è stato ancora raggiunto in pieno. Da una parte la pessima eredità ricevuta dal governo Berlusconi, dall’altra l’enorme squilibrio a favore della rigorosità di bilancio giocata soprattutto con la prima manovra “Salva Italia” rispetto alle misure per lo sviluppo e la crescita, paradossalmente, hanno reso i mercati particolarmente critici in merito al futuro dell’economia italiana. Tuttavia, la logica “a due tempi” del Governo Monti (prima il risanamento, poi la ripresa e l’occupazione) qualche frutto sta cominciando ad offrirlo e probabilmente produrrà benefici concreti nei prossimi anni, ma molto altro ancora c’è da fare. Per i giovani, soprattutto, per le fasce più deboli e per le imprese: le misure da attuare sono tante e tutte particolarmente difficili da realizzare, vista la scarsità di risorse. Spending Review e lotta all’evasione fiscale, per tale ragione, vanno perseguite con maggiore efficacia, perché da queste misure possono provenire le risorse finanziarie cruciali per il futuro del nostro Paese. 4 3
  • 5. L’Italia dell’ultimo anno e l’altalena dello spread Dal punto di vista politico, la vera sfida, oggi, consiste nel comprendere quale sarà lo scenario prossimo futuro del nostro Paese. Cosa succederà, dunque, in previsione del prossimo appuntamento elettorale del 2013? Si riuscirà ad arrivare ad un accordo sulla Legge Elettorale? I partiti sapranno ricompattarsi e restituire credibilità alla gente? Il Governo Monti avrà possibilità di ripetersi e continuare sulla scia della credibilità restituita all’Italia in tutto il mondo, oppure, viceversa, si allargherà sempre più in modo preoccupante l’ondata dell’antipolitica, a cui si è elevato come inatteso paladino il movimento di protesta portato all’attenzione da Grillo? In questo scenario cosi incerto, qualunque siano gli avvenimenti che caratterizzeranno il prossimo autunno, da molti definito “caldo”, a testimonianza di quanto gli equilibri di questa improbabile maggioranza siano in determinati frangenti alquanto labili, la prioritaria importanza dovrà essere più che mai riservata all’Italia ed agli italiani, non a questa o quella alleanza elettorale. Siamo convinti che solo chi saprà concentrarsi sull’Italia e gli italiani, con proposte nuove e concrete che possano sostenere le famiglie, le fasce deboli, le imprese, potrà riacquisire la credibilità perduta. Queste sono le risposte vere da offrire all’antipolitica. Le scelte da prendere sono tante, cruciali ed urgenti, affinchè gli enormi sacrifici sopportati dalla gente non si rendano vani. La prima è quella di consegnare la democrazia nuovamente in mano alla gente, con una legge elettorale che tenga conto delle preferenze. L’UDC oggi è un partito più che mai vivo, concentrato nel consolidarsi come un movimento di responsabilità e credibilità come lo è sempre stato, ma anche bacino di proposte serie e concrete da realizzare. Ed è pronto ad aprirsi per accogliere e costruire insieme quell’area moderata di cui ha enorme bisogno il nostro 4 Paese, in Italia come in Europa, . 5
  • 6. L’Italia dell’ultimo anno e l’altalena dello spread E’ passato appena un anno da quando la parola “spread” è entrata nell’uso comune degli italiani ed ha assunto il ruolo di vero e proprio termometro di misura della crisi finanziaria, europea prima che italiana, tanto da generare un autentico spauracchio sul futuro prossimo dell’Euro.  PEGGIORAMENTO DEI CONTI PUBBLICI  AUMENTANO GLI INTERESSI SUL DEBITO PUBBLICO  AUMENTA IL RISCHIO DI FALLIMENTO DI UNO STATO SPREAD  DIMINUISCE LA COMPETITIVITA’ DI UNO STATO  E’ IMPOSSIBILE DESTINARE RISORSE ALLO SVILUPPO  E’ POSSIBILE IL RICORSO AD ULTERIORI MANOVRE FINANZIARIE  SONO VOLATILI E RISCHIOSI GLI INVESTIMENTI DELLE FAMIGLIE  AUMENTA LA DISOCCUPAZIONE  AUMENTA IL COSTO DEL DENARO  E’ COMPLESSO L’ACCESSO AL CREDITO PER LE IMPRESE 6 5
  • 7. L’Italia dell’ultimo anno e l’altalena dello spread AGOSTO 2011: lo spread rispetto ai titoli di Stato tedeschi, dopo essere stato fermo per molto tempo a quota 200 punti, sale vertiginosamente fino a 400 punti. La crisi finanziaria rende necessarie in Italia 2 manovre finanziarie in appena un mese, dopo che la BCE ha auspicato che Roma intervenisse in maniera veloce. La Bce annuncia contemporaneamente l’acquisto di titoli di Stato italiani e spagnoli. La misura fa scendere immediatamente di oltre 100 punti lo spread. NOVEMBRE 2011: termina immediatamente l’effetto positivo delle manovre italiane, anche a causa della crisi spagnola. Nel momento più buio lo spread sale a 575 punti ed il Governo Berlusconi è costretto a dimettersi. Nominato il Governo Monti, che possiede l’appoggio di Pdl, Pd e UDC, in una nuova compagine di maggioranza “responsabile”. DICEMBRE 2011: il decreto salva-Italia, il primo provvedimento di Monti, fa crollare lo spread di 200 punti nell’arco di un mese. Poco dopo, ci saranno effetti più incisivi con l’azione di Francoforte con il fiscal compact, il patto per legami più stretti delle politiche di bilancio fino alla processo di avvio alle condizioni perché si possa creare l’Unione bancaria e fiscale europea. FEBBRAIO-MARZO 2012: lo spread scende nuovamente sotto i 400 punti grazie agli interventi europei sulla politica monetaria. Il differenziale è sceso sotto la soglia psicologica dei 300 punti (278) dopo lo stop della Bce sul piano di acquisti di titoli di Stato. In Italia si approvano le manovre sulle liberalizzazioni e sulle semplificazioni che producono un buon impatto. 6 7
  • 8. L’Italia dell’ultimo anno e l’altalena dello spread APRILE – GIUGNO 2012: lo spread subisce nuovi incrementi e supera nuovamente la quota dei 400 punti a causa del peggioramento dell’economia spagnola e greca. Non giovano nemmeno le continue prese di posizione della Germania sugli eurobond e le critiche alla BCE. A giugno lo spread raggiunge quota 473 punti. Monti scongiura nuove misure finanziarie per gli italiani. Viene approvato un nuovo decreto sviluppo a Giugno che sembra offrire un po’ di respiro alle imprese, soprattutto quelle appartenenti al settore edile. LUGLIO - AGOSTO 2012: Le Agenzie di Rating promuovono i conti pubblici e le manovre strutturali dell’Italia. Monti annuncia per l’autunno nuove misure per la crescita e per il taglio della spesa pubblica improduttiva. Andamento dello Spread nell’ultimo anno (in termini di differenziale dei tassi di interesse tra titoli di Stato italiani e tedeschi a 10 anni) 7 8
  • 9. Le sfide da affrontare per lo sviluppo del Paese: - Imprese - Lavoro, Occupazione e Giovani - Fuga dei cervelli all’estero - Donne, Famiglia e Aspetti Sociali 9 8
  • 10. Le sfide da affrontare per lo sviluppo del Paese: quali priorità? Mancano pochi mesi alla fine di questa legislatura e, per tale ragione, l’UDC in quanto partito di maggioranza intende proporre al Governo un’agenda di proposte tese, da una parte a promuovere nuove azioni di spending review e contenimento degli sprechi e dei costi della politica, accanto a quelle già intraprese dal Governo. Dall’altra parte, lo sforzo sarà rivolto soprattutto a promuovere misure concrete per lo sviluppo del Paese, in primis con lo scopo di favorire la ripresa dell’occupazione ed uno slancio nuovo per le imprese, soprattutto per quelle che in questi anni hanno dovuto affrontare enormi difficoltà per resistere alla tentazione di chiudere i battenti. Molte imprese, purtroppo, hanno dovuto cedere il passo e chiudere, aumentando ulteriormente la spinta alla disoccupazione e di fatto producendo un incremento di povertà nel Paese, al Sud, ma soprattutto al Nord, dove moltissime aziende fino a poco tempo fa floride non hanno resistito alle difficoltà dovute alla crisi dei consumi ed alla forte stretta al credito concesso dalle banche. E’ fondamentale non dimenticare i giovani, ma anzi ergerli a punto di forza per la ripresa dello sviluppo, ma è altrettanto importante non dimenticare le fasce deboli, le famiglie, gli anziani, i diversamente abili e le donne, ossia tutti quei soggetti per i quali l’UDC ha voluto e continua a voler essere un costante e forte punto di riferimento. E’ guardando a questi soggetti che si costruisce il futuro dell’Italia, e l’UDC proprio a questi soggetti intende offrire nuove prospettive e speranze di miglioramento. 10 9
  • 11. Le priorità per lo sviluppo: le imprese I NUMERI DI UNIONCAMERE Nel I Trimestre 2012 Nel II Trimestre 2012 146.368 AZIENDE CHIUSE IN 72.220 ITALIA + 12.000 rispetto al 2011 + 4.570 rispetto al 2011 Saldo tra aziende Saldo tra aziende aperte e chiuse aperte e chiuse + 30.000 - 26.000 - 10% rispetto al 2011 MAGLIA NERA A: PRIMO TRIMESTRE 2012 AZIENDE 3.000 AZIENDE FALLITE IN LOMBARDIA 633 FALLIMENTI ITALIA (+ 0,4% RISPETTO AL 2011 LAZIO 332 FALLIMENTI + 36,3% RISPETTO AL 2009) VENETO 246 FALLIMENTI 10 11
  • 12. Le priorità per lo sviluppo: le imprese L’Italia è il Paese Europeo che rileva i maggiori ritardi nei pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni alle imprese. Ciò provoca un danno enorme soprattutto alle piccole e medie imprese, molto spesso costrette a chiudere a causa di inevitabili crisi di liquidità. Se a questo si aggiunge una sempre più evidente stretta al credito concesso dalle banche (oltre ad un aumento dei tassi di interesse bancari a causa dello spread), la situazione è molto grave ed il fardello alla crescita è difficile da eliminare Fonte: Cermlab 12 11
  • 13. Le priorità per lo sviluppo: lavoro, occupazione e giovani Negli anni della crisi, la chiusura di molte aziende, il peso della pressione fiscale sul costo del lavoro e l’assenza di misure davvero efficaci per le imprese ha prodotto un aumento inevitabile della disoccupazione, che è stato tanto più evidente nei giovani under 30, il cui tasso di disoccupazione ha ormai superato da tempo il livello del 30%, e negli ultracinquantenni, cioè coloro che hanno subito per primi i tagli e trovano enormi difficoltà a ricollocarsi nel mercato del lavoro. Il tema del Mercato del Lavoro, affrontato con la recente riforma del Ministro del Welfare, è un aspetto cruciale in termini di proiezione verso lo sviluppo del Paese. La riforma del mercato del lavoro (Legge n. 92 del 28 giugno 2012 e successive modifiche) propone l’obiettivo di creare un mercato del lavoro dinamico, finalizzato ad aumentare l’occupazione, in particolare di giovani e donne, di ridurre i tempi della transizione tra scuola e lavoro e tra disoccupazione e occupazione, creare un sistema di tutele più universalistico, facendo leva su l’instaurazione di rapporti di lavoro più stabili, attraverso la conferma del contratto di lavoro a tempo indeterminato come contratto prevalente. In attesa di capire quali frutti reali produrrà la Riforma del Ministro Fornero, attraverso le tabelle successive intendiamo evidenziare una nuova prospettiva dell’andamento dell’occupazione in Italia, ponendola a confronto con i maggiori Paesi Europei e con il Paese in cui l’occupazione trova la sua collocazione migliore, grazie alle politiche intraprese negli ultimi anni, la Germania. 13 12
  • 14. Le priorità per lo sviluppo: lavoro, occupazione e giovani Fonte: Cermlab 14 13
  • 15. Le priorità per lo sviluppo: lavoro, occupazione e giovani Fonte: Cermlab 15 14
  • 16. Le priorità per lo sviluppo: evitare la fuga dei cervelli all’Estero I giovani, motore dello sviluppo del Paese, sono in realtà i soggetti che risentono maggiormente della crisi economica in atto. La maggior parte delle imprese preferisce persino assumere personale meno qualificato a parità di età, oppure con maggiore esperienza e di età più vicina alle soglie pensionabili. Di conseguenza molti giovani, non trovano altri sbocchi se non cercando fortuna all’estero, alimentando il fenomeno ormai tristemente noto come la “fuga di cervelli”. La fuga dei cervelli, per il nostro Paese, ha un costo economico e sociale davvero importante. Si calcola che ogni anno i cervelli all’estero comportino una perdita di circa 1,2 miliardi di euro per l’Italia, vale a dire il capitale generato dai 243 brevetti che gli stessi hanno depositato all’Estero. In 20 anni, considerando una produttività media per ogni cervello di 21 brevetti, il valore del loro lavoro potrebbe raggiungere circa 148 milioni di euro. Purtroppo non sono solo i cervelli a scappare all’Estero, ma anche gli studenti, che preferiscono una qualità migliore della formazione. D’altronde basta considerare i tassi di abbandono nelle scuole (18,6% i giovani tra i 15 ed i 24 anni) e nelle Università italiane (nel primo anno raggiungono livelli del 30%). Il peggioramento della qualità della formazione scolastica ed universitaria italiana è un aspetto che va affrontato con decisione, per ricomporre un gap che cresce in maniera considerevole rispetto agli altri paesi europei. 16 15
  • 17. Le priorità per lo sviluppo: donne, famiglia e aspetti sociali L’UDC è da sempre considerato a ragion veduta come il partito più attento ai problemi sociali ed alle priorità della famiglia. Con riferimento alle donne ed al problema dell’occupazione femminile, è importante porre all’attenzione le seguenti considerazioni. La Situazione Italiana (Dati Istat e Cnel) In Italia, alla fine del 2011, solo una donna su due, di età compresa tra i 20 ed i 64 anni risultava occupata, a differenza di quanto accade nei paesi nord europei, dove otto donne su dieci hanno un’ occupazione. Per le donne, il tasso di occupazione in Italia si colloca dunque appena al 47,2%, 12 punti percentuali in meno rispetto alla media europea (60%). Solo Ungheria e Malta in Europa presentano una situazione peggiore. La situazione è ancor più critica con riferimento agli squilibri territoriali tra nord e sud. Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione femminile è del 30,6%, contro il 57,3% del Nord Est. Le donne nella fascia d’età 25-44 anni hanno tassi di occupazione più elevati (vicini alla media europea) rispetto alle donne della fascia d’età più elevata. Questo perché le donne, da una parte, dopo una certa età smettono di lavorare. Dall’altra, soprattutto, i tagli alle misure di welfare, la scarsa attenzione alla tutela delle famiglie e soprattutto la crisi stanno costringendo le donne a privilegiare un ritorno alla vita domestica. 16 17
  • 18. Le priorità per lo sviluppo: donne, famiglia e aspetti sociali Il lavoro e la Famiglia La probabilità di lasciare il lavoro entro 21 mesi dalla nascita di un figlio per le donne è quasi il 50%. Mentre nel resto d’Europa l’occupazione femminile aumenta al crescere dell’età dei figli, in Italia diminuisce. E’ un dato molto più accentuato per le madri giovani. Le donne sotto i 25 anni trovano più difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro dopo il parto. Anche il livello d’istruzione influisce. Le donne con un elevato livello di istruzione hanno maggiori probabilità di rientrare nel mondo del lavoro. Il 77% del tempo dedicato al lavoro familiare è a carico delle donne. Le donne italiane, sommando lavoro remunerato e non remunerato, lavorano ben più degli uomini. Il reddito delle famiglie monoreddito è del 30% inferiore a quello delle famiglie con doppio reddito. Il lavoro delle donne è fondamentale per difendere la famiglia e i figli dalla povertà. 18 17
  • 19. Le priorità per lo sviluppo: donne, famiglia e aspetti sociali Anziani, diversamente abili e bisognosi Il 2012 ha visto dimezzare le risorse per i servizi sociali, a causa della mancanza di finanziamenti nazionali e dei tagli ai bilanci regionali e comunali. Le nuove misure comporteranno un impoverimento delle famiglie, ed in particolare la diminuzione di prestazioni per i disabili e dell’assistenza domiciliare e residenziale agli anziani ed ai soggetti non autosufficienti, nonché dei supporti per il lavoro di cura privato. Le limitazioni della spesa sanitaria influiscono così sui costi dei servizi integrati per minori, disabili ed anziani. Si tratta di tagli apportati ad un settore essenziale, caratterizzato da primarie esigenze di sopravvivenza e che non può essere drasticamente mortificato. Negli ultimi anni la distribuzione della spesa sociale è stata a favore di minori e famiglia con il 40,2% a cui sono seguiti gli anziani con il 22,5%, i disabili con il 21,1% e gli interventi per il disagio e la marginalità sociale con il 16,2%. Con riferimento ai precedenti aspetti è curioso rilevarne la disomogeneità regionale, che si accompagna a sistemi culturali differenti, laddove il Meridione si differenzia per la struttura familiare ancora tradizionalistica, ma che garantisce un sostegno economico reciproco tra le generazioni. Sono i nuclei familiari del Nord, piccoli ed indipendenti da legami generazionali, ad essere più colpiti, non potendo contare su quell’assistenzialismo familiare di garanzia invece presente nel Sud del Paese. 19 18
  • 20. Le priorità per lo sviluppo del Paese: - Sviluppo Sostenibile - Questione energetica ed infrastrutturale - Spending Review e Lotta all’Evasione 20 19
  • 21. Le priorità: Sviluppo Sostenibile e questione energetica La fuga degli investitori esteri dall’Italia La Banca Mondiale l’Italia colloca l’Italia all’87° posto nella classifica mondiale dei Paesi caratterizzati da trasparenza e competitività. Secondo Confindustria nell’anno 2011 gli investimenti stranieri in Italia si sono dimezzati (- 53%). Il rapporto medio tra investimenti esteri e PIL negli ultimi dieci anni si attesta all’1,2% (4% nel Regno Unito, 9,9% in Estonia e 2,4% in Portogallo). La mancata realizzazione di infrastrutture nei settori dell’energia, dei rifiuti, delle autostrade, delle ferrovie e idrico, costeranno all’Italia più di 300 miliardi di euro tra il 2012 e il 2024 mentre sono già 24 miliardi di euro i costi già sostenuti dal nostro Paese nel triennio 2009-2011. In Italia attualmente ci sono circa 331 progetti bloccati, tra TAV, impianti per l’energia elettrica, termovalizzatori, discariche, fermi per via delle proteste continue delle popolazioni che vivono nei territori in cui queste opere dovrebbero essere costruite. Dei 331 progetti bloccati, 163 riguardano progetti del 2011, mentre gli altri 168 risalgono al 2004. QUALI SONO LE CAUSE? Ritardi per ragioni legislative (mancanza nella certezza delle regole), autorizzative, amministrativo- giudiziarie, finanziarie, politico-amministrative, sociali. 20 21
  • 22. Le priorità: Sviluppo Sostenibile e questione energetica La questione energetica ed infrastrutturale Il settore energetico costituisce un punto di criticità fortemente penalizzante per il Sistema Italia: circa l’85% del nostro fabbisogno energetico (ben al di sopra della media europea) è alimentato dalla fornitura dei Paesi esteri, con un aggravio del 30% sulle bollette degli italiani rispetto agli altri Paesi. La produzione di energia da rinnovabili (sole, vento, biomasse), in questi anni ha rivoluzionato l’Economia italiana in positivo. Tuttavia molto di più si sarebbe potuto fare, da una parte migliorando le tecnologie, e dall’altro facilitando e snellendo gli iter burocratici di autorizzazione nell’installazione degli impianti. Un ulteriore fattore di criticità nel sistema energetico italiano è dovuto anche alla carenza di infrastrutture di trasporto e distribuzione dell’energia, in virtù del fatto che negli ultimi anni gli investimenti in nuove infrastrutture e nel miglioramento di quelle esistenti sono stati insufficienti rispetto a quanto si doveva e poteva fare. Le opere di ammodernamento, in particolar modo, procedono in modo lento e presentano forti ritardi e sprechi di risorse pubbliche. Il fattore comune a tutte le criticità analizzate non può che essere ricercato nell’assenza di una Politica Energetica Nazionale che sia in grado di agire ed operare in modo strategico ed unitario per lo sviluppo del Paese. 22 21
  • 23. Le priorità: Sviluppo Sostenibile e questione energetica La questione energetica ed infrastrutturale Per tali ragioni l’UDC si è reso protagonista promuovendo una proposta di Legge Costituzionale. La stessa consiste nel riassegnare al problema energetico la necessaria importanza prioritaria che merita, attribuendo a tale materia un’esclusiva competenza nazionale, e non concorrente con gli enti locali come previsto nella carta costituzionale. La questione energetica è un problema complessivo e strutturale e necessita, pertanto, di una politica unica nazionale. Ovviamente, la necessità di una politica nazionale non pregiudica il fatto che bisogna comunque tener conto delle situazioni e delle esigenze locali, talvolta molto complesse e diverse tra loro, ma il tutto deve essere affrontato con l’obiettivo di porre concreti e immediati rimedi agli ostacoli frapponibili. Assegnare la competenza in materia energetica ad esclusivo appannaggio statale faciliterebbe senza dubbio la previsione di una soluzione definitiva ai molteplici problemi che impediscono la realizzazione delle opere e degli investimenti energetici. 23 22
  • 24. Le risorse per lo sviluppo: Spending Review e lotta all’Evasione Senza Evasione Fiscale e con un Debito sul livelli Europei oggi saremmo un Paese al passo con i più virtuosi. Occorre dunque puntare a ridurre questi problemi, in modo tale da liberare risorse importanti per lo sviluppo. Il primo obiettivo deve essere quello di diminuire il debito pubblico, e questo, nell’impossibilità di aumentare il livello già elevato di pressione fiscale, può essere fatto solo attraverso la revisione della spesa pubblica ed il taglio ai costi inefficienti della politica. Il provvedimento del governo sulla spending Review ha costituito solo un primo importante passo. Molto si può fare sul piano dei tagli ai costi improduttivi, purchè non si proceda con tagli lineari a servizi essenziali come quelli riguardanti: la sanità, l’assistenza agli anziani ed ai disabili. Tagli alle spese dei Ministeri e delle Regioni, riduzione o abolizione di Enti poco utili come le Province, tagli ai costi della Politica, valorizzazione e cessione di parte del Patrimonio Pubblico immobiliare: sono queste le scelte ineludibili che questo e i futuri Governi dovranno affrontare per ridurre la spesa, ridurre il peso del debito pubblico e liberare risorse essenziali per lo sviluppo. 24 23
  • 25. Le risorse per lo sviluppo: Spending Review e lotta all’Evasione L’Evasione Fiscale è un problema da sempre presente nel nostro Paese. Oggi, tuttavia, ha raggiunto livelli insostenibili, nonostante negli ultimi anni le misure per il contrasto hanno prodotto pochi ma significativi effetti. Da 20 anni ad oggi il peso dell’evasione fiscale sottrae alle casse statali tra i 100 ed i 120 miliardi di euro annui. Un’enormità, considerando che sommando queste cifre si arriva a circa 2.000 miliardi di euro, ossia l’ammontare totale del debito pubblico italiano. Tra i dati sull’evasione emerge un aspetto curioso, di sicuro figlio della crisi, che disegna una nuova geografia italiana rispetto al rischio di evasione. Il Mezzogiorno mantiene la maglia nera in termini di evasione fiscale procapite, laddove i consumi reali degli individui sono superiori ai loro redditi dichiarati. Tuttavia, da una recente indagine elaborata dal Centro Studi di Sintesi, emerge che rispetto al 2006, nel 2011 il maggior incremento di rischio di evasione si è segnalato in Regioni come la Lombardia, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte e la Valle d’Aosta, a testimonianza di come il peso eccessivo della pressione fiscale, aggravato ancor di più quest’anno dalla reintroduzione dell’ICI sulla prima casa (ora denominata IMU) ha indotto molti individui ad evadere il fisco. Agire con forza nel contrasto all’evasione fiscale, anche attraverso sistemi nuovi che incentivino i consumatori ad essere i primi controllori involontari dell’evasione, dunque, è una condizione essenziale per recuperare risorse da destinare all’abbattimento della pressione fiscale. 25 24
  • 26. Interventi per il rilancio del Paese: - Per le Imprese e per i Giovani - Per le Famiglie e le Categorie Svantaggiate - Per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile 26 25
  • 27. Le sfide da affrontare per lo sviluppo: quali interventi? PER LE IMPRESE E PER I GIOVANI:  AGEVOLARE LA COSTITUZIONE DI NUOVE IMPRESE, favorendo l’accesso al credito attraverso un Fondo Nazionale per le Start-Up, come funziona in maniera efficace in alcuni Stati Esteri (Es: Israele)  SEMPLIFICARE L’ACCESSO AGLI INCENTIVI IMPRENDITORIALI PER I GIOVANI  SEMPLIFICARE GLI ADEMPIMENTI BUROCRATICI ED AUTORIZZATIVI PER LE IMPRESE  CONCEDERE BENEFICI FISCALI PER LE IMPRESE NON PAGATE DALLA P.A., attraverso crediti d’imposta sull’IVA versata e non riscossa, da restituire non appena le Amministrazioni liquidano i compensi  TAGLIARE IL CUNEO FISCALE PER LE IMPRESE, in modo tale da ridurre l’eccessivo costo del lavoro  GARANTIRE IL SOSTEGNO ALL’INNOVAZIONE ED AL DIGITALE  AGEVOLARE GLI INVESTIMENTI DELLE IMPRESE ITALIANE ALL’ESTERO  FACILITARE L’ACCESSO DEGLI INVESTIMENTI STRANIERI IN ITALIA  AGEVOLARE I GIOVANI RICERCATORI E FAVORIRE IL RITORNO DEI CERVELLI DALL’ESTERO 26 27
  • 28. Le sfide da affrontare per lo sviluppo: quali interventi? PER LE FAMIGLIE E LE CATEGORIE SVANTAGGIATE:  INTRODURRE UNA TASSAZIONE EQUA ATTRAVERSO IL “FATTORE FAMIGLIA”, o alternativamente qualunque sistema diversamente denominato in grado di permettere che la tassazione fiscale sulle famiglie tenga conto della tipologia e della numerosità dei nuclei familiari (più figli e più anziani o altri soggetti a carico equivale ad avere un’imposizione fiscale in proporzione minore.  AGEVOLARE L’ACCESSO AL LAVORO DELLE DONNE  GARANTIRE UNA MAGGIORE QUALITA’ NEI SISTEMI DI FORMAZIONE SCOLASTICA ED UNIVERSITARIA  AGEVOLARE L’INCREMENTO DEL TASSO DI NATALITA’ FAVORENDO L’ASSISTENZA FAMILIARE AI BAMBINI  GARANTIRE IL SOSTEGNO CONTINUO AGLI ANZIANI ED AI SOGGETTI DISAGIATI , in particolar modo evitando i tagli alle risorse per i servizi sanitari e sociali a queste categorie. 28 27
  • 29. Le sfide da affrontare per lo sviluppo: quali interventi? PER L’ENERGIA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE: SNELLIRE GLI ITER BUROCRATICO-AMMINISTRATIVI per agevolare in tempi rapidi l’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili e tradizionali  PROMUOVERE UN PIANO DI LOCALIZZAZIONE ED INSTALLAZIONE DEI RIGASSIFICATORI  PROMUOVERE LA COSTRUZIONE DEI TERMOVALORIZZATORI in modo da trasformare i rifiuti da problema ad autentica risorsa  INCENTIVARE L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA E L’EFFICIENZA ENERGETICA In definitiva pensare ad un mix energetico che possa puntare a minimizzare le necessità di approvvigionamento dall’estero: queste sarebbero soluzioni immediatamente perseguibili solo con una Politica Energetica Nazionale. 29 28
  • 30.
  • 31.
  • 32. http://video.udc-italia.it @udctw Unione di centro Via dei Due Macelli, 66 - 00187 Roma - www.udc-italia.it Tel. 06 69791073/30 - Fax 06 6791790 - email: antonio.depoli@udc-italia.it