2. CULTURA IN ETA’ AUGUSTEA
L’intelligenza politica di Ottaviano era
consistita soprattutto nel sapersi
circondare di uomini fedeli e capaci:
-a Vispasiano Agrippa era stato
assegnato il compito di riorganizzare
l’assetto urbanistico e architettonico della
capitale;
-a Mecenate quello,assai più delicato di
curare i rapporti tra il principato e i
letterati.
4. TITO LIVIO
Tito Livio, il cui cognomen è
sconosciuto (Patavium, 59 a.C. – 17
d.C.), è stato uno storico-romano, autore
di una monumentale storia di Roma,
gli Ab Urbe Condita libri CXLII, dalla sua
fondazione (tradizionalmente datata 21
aprile 753 a.C.) fino alla morte di Druso,
figliastro di Augusto 9 a.C.
La città di Padova in
ricordo di Tito Livio.
5. Pensiero
• Nell’opera “Ab urbe condita” Livio esalta le
gesta del popolo romano sin dalla nascita di
Roma.
• Definito affettuosamente da Augusto “Il mio
repubblicano”.
• Se da un lato esalta,dall’altro esprime
preoccupazioni sull’avvenire del principato.
6. PUBLIO C. TACITO
Publio (o Gaio) Cornelio
Tacito (in latino
Publius (o Gaius) Cornelius
Tacitus; 55 – 120) è stato
uno storico, oratore e senatore romano.
È considerato uno degli storici più
importanti dell'antichità. Le sue opere
maggiori, gli Annales e le Historiae,
illustrano la storia dell'Impero
romano del I secolo, dalla morte
dell'imperatore Augusto, avvenuta
nel 14, fino alla morte
dell'imperatore Domiziano, avvenuta
nel 96.
7. Pensiero
Negli Annales sviluppa una tesi sulla
necessità del principato:
- esalta Augusto per aver ristabilito la pace
dopo molte guerre.
- Mostra gli svantaggi sul dominio dei
Cesari.
8. Gaio Svetonio Tranquillo
Gaio Svetonio
Tranquillo (in latino: Gaius
Suetonius Tranquillus; 70 – 126)
è stato uno scrittore romano
d'età imperiale, fondamentale
esponente del genere
della biografia. Nato attorno
al 70 d.C. in un luogo
imprecisato del Latium vetus,
forse Ostia.
9. SVETONIO E AUGUSTO
• Nell’opera “De vita Caesarum”
presenta le caratteristiche di tutti gli
imperatori della dinastia dei Cesari,in
particolare su Augusto:
Dopo il pranzo del mezzogiorno, così come si trovava, vestito e
calzato, con i piedi scoperti, riposava un poco, tenendo la mano sugli
occhi. Alzandosi da cena si ritirava in una piccola lettiga destinata
appositamente alle sue veglie: vi rimaneva fino a tarda notte, finché il
resto dei suoi bisogni quotidiani fosse compiuto, o tutto o nella
maggior parte. Passava poi nel suo letto e dormiva al massimo sette
ore, e neppure filate, perché in quel lasso di tempo si svegliava tre o
quattro volte. Se non poteva riprendere il sonno interrotto, come
succede, per riaddormentarsi faceva ricorso a lettori e a narratori di
racconti e spesso prolungava il sonno oltre l'aurora. Non vegliava mai
al buio se non in compagnia di qualcuno.-LE ABITUDINI DI
AUGUSTO-