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Ilnuotoaiutaacresceresaniebelli
raFFaeleMIraNda
a storia del nuoto
ha avuto origine
nell’antichità.
Si pensi al rinve-
nimento di pitture rupestri
raffiguranti la disciplina e
risalenti all’Età della
Pietra.
Si tratta di uno sport
acquatico con una storia
quindi ultramillenaria,
tant’è che figurava nel pro-
gramma dei primi giochi
olimpici. Può essere prati-
cato a livelli agonistici e ciò
comporta molti sforzi da
chi è praticato.
Il nuoto in Europa si svi-
luppò nel 1800, con il
dorso. Il tedesco Guts
Muths nel 1833 organizzò
le prime gare di nuoto e
tuffi. La disciplina sportiva
era anche presente alle
prime olimpiadi moderne,
quelle tenutesi ad Atene
nel 1896.
Nel 1908 venne fondata la
F.I.N.A. (Fédération
Internationale de Natation
Amateur).
Il primo italiano a pratica-
re i 100 metri in stile libero
e a scendere sotto il minuto
fu Carlo Pedersoli, meglio
noto come Bud Spencer,
facendo il tempo di 59.50
nel 1950 in Salsomaggiore
in vasca da 25 metri.
Attualmente, il campione
del mondo nella categoria
100 metri stile libero è
l’australiano James
Magnussen.
Oltre a quello libero, è pos-
sibile praticare tanti altri e
differenti stili di nuoto. C’è
il delfino, il dorso e la rana.
Di seguito se ne delineano
le caratteristiche.
delFINo
E’ considerato da molti lo
stile più spettacolare, ma
anche quello più faticoso e
complicato.
Richiede, infatti, una per-
fetta coordinazione tra
gambe e braccia. Deve il
suo nome al particolare
movimento della nuotata
che ricorda quella dei delfi-
ni. Lo stile fa la sua com-
parsa nel 1927 quando il
pallanuotista tedesco Erich
Rademacher, in una gara a
rana, partì con le braccia
fuori dall’acqua.
Nel 1933 un altro nuotato-
re, Henry Myers, portò
fuori dall’acqua anche le
gambe, chiuse a pesce. Fu
così che, mettendo insieme
i due diversi movimenti,
nacque lo stile a delfino
come lo conosciamo oggi.
Bisognerà però attendere il
1950 per vedere lo stile
accettato dalla F.I.N.A.
Tre anni più tardi, nel
1953, il riconoscimento
ufficiale.
dorSo
E’ l’unico stile che, al con-
trario degli altri, fa sì che il
volto dell’atleta sia rivolto
verso il soffitto anziché
verso il fondo della pisci-
na. Lo stile ufficiale venne
praticato nei giochi olimpi-
ci di Atene nel 1896: la
medaglia d’oro fu vinta da
Alfred Guttmann.
raNa
E’ considerato uno stile
molto difficile e complicato
(ma non quanto il delfino),
ed è il più lento dei quat-
tro. Ha origini orientali e
fa la sua comparsa in
Europa nel 1844 a Londra.
Le prime gare si svolsero
perà negli Stati Uniti
d’Americano tra il1870 e il
1880. Risalgono invece ai
Giochi Olimpici di Londra
del 1908 le prime gare a
livello europeo.
STIle lIBero
C’è una regola che tutti i
nuotatori sono obbligati a
praticare: rompere la
superfice dell’acqua. Ciò
sta a significare che,
durante la nuotata, una
parte del corpo dell’atleta
deve sempre e comunque
emergere. Nella storia
diverse sono state le tecni-
che usate per gareggiare.
Inizialmente gli stili usati
erano l’overam e il trud-
geon, sostituiti successiva-
mente dal crawl.
GereNza
Periodico
dell’Istituto
Comprensivo
“M.Beneventano”
diottaviano(Na)
direzione-
amministrazione
Viad.Beneventano
ottaviano(Na)
Telefax081/8278289
www.icmbeneventano.it
esperto:
roccoFatibene
Tutor:
SilviadiMauro
assuntaPicariello
L
Lastoriadelladisciplinadalleoriginiaigiorninostri
epoilestranemodedelnuovomillennio...
SPORT
CaVallUCCIalTroTToXIV ISTITUTOCOMPRENSIVO“MIMMOBENEVENTANO”-OTTAVIANO
la MIa eSPerIeNza
PerSoNale
Pratico questo sport a
livello agonistico da tre
anni ma ne ho impiegati
altri due per imparare a
nuotare.
Si tratta di una disciplina
da praticare perché grazie
ad essa si fanno nuove
amicizie e, nonostante la
durezza degli allenamenti,
alla fine vengono premiati
gli sforzi. Almeno, tutti
sappiamo che verremo
premiati per il nostro
impegno con delle meda-
glie. Ma, come si usa dire,
il nuoto agonistico non è
tutto rose e fiori. Anzi,
bisogna allenarsi tutti i
giorni, almeno per due ore,
organizzandosi con i com-
piti scolastici. E non pen-
sate che la paura di sba-
gliare venga solo alla
prima gara mentre alla
seconda si è tutti calmi e
tranquilli! Niente affatto.
La paura di non soddisfare
noi stessi, i nostri istrutto-
ri, i nostri familiari, dopo
ore ed ore di duro lavoro
ed infiniti sacrifici ci assa-
le, sempre. Ricordo un epi-
sodio: quando mi scelsero
per fare attività agonistica
non ci pensai su due volte.
La mia risposta fu imme-
diatata. Dissi subito di sì e
adesso, a distanza di anni,
non me ne pento neanche
un po’.
Ilfenomeno
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Italia.e
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L’ultimafolle
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enelminortempopossibile
DAGLISTATES
Si tratta di una gara a
chi beve di più e in
maniera più velocemen-
te possibile, davanti ad
una telecamera. Il
video, tutt’altro che edi-
ficante, viene poi posta-
to sui social network, in
particolare su facebook.
E da lì scatta la “nomi-
nation”, ovvero la chia-
mata verso altri ragazzi
e ragazze, che entro 24
ore sono invitati ad
accettare la sfida. Se
non lo faranno, saranno
costretti a pagare da
bere e ad essere derisi
in rete. La
NekNomination è parti-
ta dall’Australia, ha
contagiato gli Stati
Uniti e l’Inghilterra, ha
dilagato in mezza
Europa ed è approdata
anche in Italia.
All’estero ha già fatto le
prime vittime, almeno
cinque, tutti ragazzi
sotto i 30 anni.
In Italia c’è chi c’è già
andato molto vicino: ad
Agrigento un adolescen-
te lotta tra la vita e la
morte per aver voluto
provare. E’ entrato in
coma etilico per intossi-
cazione acuta da assun-
zione eccessiva di alcol.
A Milano, la “nomina-
tion” a colpi di alcol si è
diffusa tra i ragazzi del
liceo.
Il nome deriva da “neck”,
cioè collo, in questo caso
di una bottiglia, specie
quella di birra ma anche
di superalcolici che ven-
gono spesso mescolati in
un micidiale cocktail.
Su facebook sono tantis-
simi i video postati dai
ragazzi e le pagine dedi-
cate, con migliaia di “mi
piace”. E altrettante
(finalmente) sono anche
quelle che chiedono di
fermare questa delirante
pericolosissima catena,
fatte di sbronze virali.
Il fenomeno della Nek
Nomination ha generato
anche una corrente sana.
Catene come la
HelpNomination (tag-
gare qualcuno per fare
offerte benefiche) o la
Bloodnomination (fil-
marsi mentre si dona il
sangue) si stanno spar-
gendo a macchia d’olio…
ma resta il fatto che se la
nostra vita, i nostri valori
e la stima di noi stessi
passano solo attraverso
l’approvazione degli
altri, può diventare vera-
mente pericoloso!
Ilcommento
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  • 1. Ilnuotoaiutaacresceresaniebelli raFFaeleMIraNda a storia del nuoto ha avuto origine nell’antichità. Si pensi al rinve- nimento di pitture rupestri raffiguranti la disciplina e risalenti all’Età della Pietra. Si tratta di uno sport acquatico con una storia quindi ultramillenaria, tant’è che figurava nel pro- gramma dei primi giochi olimpici. Può essere prati- cato a livelli agonistici e ciò comporta molti sforzi da chi è praticato. Il nuoto in Europa si svi- luppò nel 1800, con il dorso. Il tedesco Guts Muths nel 1833 organizzò le prime gare di nuoto e tuffi. La disciplina sportiva era anche presente alle prime olimpiadi moderne, quelle tenutesi ad Atene nel 1896. Nel 1908 venne fondata la F.I.N.A. (Fédération Internationale de Natation Amateur). Il primo italiano a pratica- re i 100 metri in stile libero e a scendere sotto il minuto fu Carlo Pedersoli, meglio noto come Bud Spencer, facendo il tempo di 59.50 nel 1950 in Salsomaggiore in vasca da 25 metri. Attualmente, il campione del mondo nella categoria 100 metri stile libero è l’australiano James Magnussen. Oltre a quello libero, è pos- sibile praticare tanti altri e differenti stili di nuoto. C’è il delfino, il dorso e la rana. Di seguito se ne delineano le caratteristiche. delFINo E’ considerato da molti lo stile più spettacolare, ma anche quello più faticoso e complicato. Richiede, infatti, una per- fetta coordinazione tra gambe e braccia. Deve il suo nome al particolare movimento della nuotata che ricorda quella dei delfi- ni. Lo stile fa la sua com- parsa nel 1927 quando il pallanuotista tedesco Erich Rademacher, in una gara a rana, partì con le braccia fuori dall’acqua. Nel 1933 un altro nuotato- re, Henry Myers, portò fuori dall’acqua anche le gambe, chiuse a pesce. Fu così che, mettendo insieme i due diversi movimenti, nacque lo stile a delfino come lo conosciamo oggi. Bisognerà però attendere il 1950 per vedere lo stile accettato dalla F.I.N.A. Tre anni più tardi, nel 1953, il riconoscimento ufficiale. dorSo E’ l’unico stile che, al con- trario degli altri, fa sì che il volto dell’atleta sia rivolto verso il soffitto anziché verso il fondo della pisci- na. Lo stile ufficiale venne praticato nei giochi olimpi- ci di Atene nel 1896: la medaglia d’oro fu vinta da Alfred Guttmann. raNa E’ considerato uno stile molto difficile e complicato (ma non quanto il delfino), ed è il più lento dei quat- tro. Ha origini orientali e fa la sua comparsa in Europa nel 1844 a Londra. Le prime gare si svolsero perà negli Stati Uniti d’Americano tra il1870 e il 1880. Risalgono invece ai Giochi Olimpici di Londra del 1908 le prime gare a livello europeo. STIle lIBero C’è una regola che tutti i nuotatori sono obbligati a praticare: rompere la superfice dell’acqua. Ciò sta a significare che, durante la nuotata, una parte del corpo dell’atleta deve sempre e comunque emergere. Nella storia diverse sono state le tecni- che usate per gareggiare. Inizialmente gli stili usati erano l’overam e il trud- geon, sostituiti successiva- mente dal crawl. GereNza Periodico dell’Istituto Comprensivo “M.Beneventano” diottaviano(Na) direzione- amministrazione Viad.Beneventano ottaviano(Na) Telefax081/8278289 www.icmbeneventano.it esperto: roccoFatibene Tutor: SilviadiMauro assuntaPicariello L Lastoriadelladisciplinadalleoriginiaigiorninostri epoilestranemodedelnuovomillennio... SPORT CaVallUCCIalTroTToXIV ISTITUTOCOMPRENSIVO“MIMMOBENEVENTANO”-OTTAVIANO la MIa eSPerIeNza PerSoNale Pratico questo sport a livello agonistico da tre anni ma ne ho impiegati altri due per imparare a nuotare. Si tratta di una disciplina da praticare perché grazie ad essa si fanno nuove amicizie e, nonostante la durezza degli allenamenti, alla fine vengono premiati gli sforzi. Almeno, tutti sappiamo che verremo premiati per il nostro impegno con delle meda- glie. Ma, come si usa dire, il nuoto agonistico non è tutto rose e fiori. Anzi, bisogna allenarsi tutti i giorni, almeno per due ore, organizzandosi con i com- piti scolastici. E non pen- sate che la paura di sba- gliare venga solo alla prima gara mentre alla seconda si è tutti calmi e tranquilli! Niente affatto. La paura di non soddisfare noi stessi, i nostri istrutto- ri, i nostri familiari, dopo ore ed ore di duro lavoro ed infiniti sacrifici ci assa- le, sempre. Ricordo un epi- sodio: quando mi scelsero per fare attività agonistica non ci pensai su due volte. La mia risposta fu imme- diatata. Dissi subito di sì e adesso, a distanza di anni, non me ne pento neanche un po’. Ilfenomeno èarrivato anchein Italia.e sonogià tantiicasi diragazzi chehanno rischiatodi rimetterci lapelle dallaredazIoNe NekNomination L’ultimafolle modadeiragazzi Unagaraincuivincechibevedipiù enelminortempopossibile DAGLISTATES Si tratta di una gara a chi beve di più e in maniera più velocemen- te possibile, davanti ad una telecamera. Il video, tutt’altro che edi- ficante, viene poi posta- to sui social network, in particolare su facebook. E da lì scatta la “nomi- nation”, ovvero la chia- mata verso altri ragazzi e ragazze, che entro 24 ore sono invitati ad accettare la sfida. Se non lo faranno, saranno costretti a pagare da bere e ad essere derisi in rete. La NekNomination è parti- ta dall’Australia, ha contagiato gli Stati Uniti e l’Inghilterra, ha dilagato in mezza Europa ed è approdata anche in Italia. All’estero ha già fatto le prime vittime, almeno cinque, tutti ragazzi sotto i 30 anni. In Italia c’è chi c’è già andato molto vicino: ad Agrigento un adolescen- te lotta tra la vita e la morte per aver voluto provare. E’ entrato in coma etilico per intossi- cazione acuta da assun- zione eccessiva di alcol. A Milano, la “nomina- tion” a colpi di alcol si è diffusa tra i ragazzi del liceo. Il nome deriva da “neck”, cioè collo, in questo caso di una bottiglia, specie quella di birra ma anche di superalcolici che ven- gono spesso mescolati in un micidiale cocktail. Su facebook sono tantis- simi i video postati dai ragazzi e le pagine dedi- cate, con migliaia di “mi piace”. E altrettante (finalmente) sono anche quelle che chiedono di fermare questa delirante pericolosissima catena, fatte di sbronze virali. Il fenomeno della Nek Nomination ha generato anche una corrente sana. Catene come la HelpNomination (tag- gare qualcuno per fare offerte benefiche) o la Bloodnomination (fil- marsi mentre si dona il sangue) si stanno spar- gendo a macchia d’olio… ma resta il fatto che se la nostra vita, i nostri valori e la stima di noi stessi passano solo attraverso l’approvazione degli altri, può diventare vera- mente pericoloso! Ilcommento 14:hintera.qxd 07/06/2014 16:58 Pagina 1