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Il GAP di Protezione in Italia - ANIA 2007
1. Il gap di protezione in Italia
L’esposizione al rischio di mortalità e il
ruolo dell’assicurazione
2. INDICE
1. EXECUTIVE SUMMARY pag 3
2. IL GAP DI PROTEZIONE: DEFINIZIONI E METODOLOGIA pag 4
2.1 LA PIANIFICAZIONE ECONOMICA DELLE FAMIGLIE pag 4
2.2 IL GAP DI PROTEZIONE: DEFINIZIONI pag 6
2.3 METODOLOGIA DI CALCOLO DEL GAP DI PROTEZIONE pag 7
2.3.1 LA PRINCIPALE RISORSA DA PROTEGGERE: IL REDDITO pag 7
2.3.2 LE ALTRE RISORSE ECONOMICHE NECESSARIE pag 9
2.3.3 LE RISORSE ECONOMICHE DISPONIBILI pag 9
3. IL GAP DI PROTEZIONE IN ITALIA: ANALISI DEI RISULTATI pag 11
3.1 IL GAP DI PROTEZIONE IN ITALIA ALLA FINE DEL 2005 pag 11
3.2 L’EVOLUZIONE DEL GAP DI PROTEZIONE IN ITALIA pag 13
4. DOMANDA DI PROTEZIONE E RUOLO DELL’ASSICURAZIONE pag 16
4.1 DOMANDA DI PROTEZIONE E DENSITÀ ASSICURATIVA IN ITALIA pag 16
4.2 TENDENZE DELLA MORTALITÀ E DEL COSTO DELLA COPERTURA pag 19
4.3 ALCUNE POSSIBILI INIZIATIVE PER RIDURRE IL GAP DI PROTEZIONE pag 20
APPENDICE STATISTICA E FONTI
2
3. 1. EXECUTIVE SUMMARY
Le famiglie italiane risultano avere tradizionalmente, a confronto con altri paesi europei,
un’alta propensione al risparmio ed un’elevata patrimonializzazione.
Tale fenomeno è in parte dovuto alla tendenza delle famiglie del nostro Paese a
considerare le attività finanziarie e immobiliari accantonate anche come “cuscinetto” di
protezione da eventi futuri incerti o imprevisti. Tale approccio, in via generale, dovrebbe
essere completato però da una maggiore consapevolezza, da parte delle famiglie, delle
prestazioni pensionistiche obbligatorie loro spettanti e del proprio grado di protezione
rispetto ad eventi sfavorevoli che potrebbero intaccarne la stabilità economica. Da
quest’ultimo punto di vista i risultati del presente studio1, che stima l’esposizione media
delle famiglie italiane con soggetti a carico al rischio di decesso del principale percettore
di reddito, evidenziano come le famiglie italiane risultino solo parzialmente protette.
Tale esposizione o “gap di protezione” è qui misurato come differenza tra le risorse
economiche che sarebbero necessarie – a seguito del decesso del principale o unico
percettore di reddito – per non deteriorare il tenore di vita familiare raggiunto, e quelle di
cui la famiglia si trova a disporre. Alla fine del 2005, esso risulta in Italia pari a 758,4
miliardi di euro (il 53,5% del PIL), ossia in media per ogni famiglia pari a circa 65’000
euro.
Confrontando tali dati con altre valutazioni del fenomeno nel recente passato, si evidenzia
come il gap di protezione in Italia sia aumentato negli ultimi anni, anche a causa del
maggiore ricorso all’indebitamento delle famiglie, sia in termini assoluti sia in rapporto al
prodotto interno lordo.
Lo studio analizza anche recenti tendenze della mortalità della popolazione italiana e del
mercato dell’assicurazione caso morte, strumento “naturale” per far fronte al gap di
protezione. La riduzione della mortalità osservata dalle statistiche sulla popolazione negli
ultimi decenni si è sostanzialmente riflessa nella maggiore economicità delle coperture
assicurative contro il rischio di decesso.
Un maggiore ricorso all’assicurazione caso morte potrebbe quindi costituire una soluzione
in grado di consentire alle famiglie italiane di proteggersi economicamente dal rischio di
decesso del principale percettore di reddito con esborsi sostenibili - in media meno di 200
euro annui per famiglia.
Favorire il ricorso a coperture assicurative per accrescere la protezione delle famiglie può
essere il risultato anche combinato di interventi di politica sociale e fiscale, iniziative a
livello aziendale e contributi da parte del mercato assicurativo.
1
Il presente studio è basato sulla pubblicazione “Sigma 4/2004 - Copertura caso morte: prodotto fondamentale
dell’assicurazione vita”. Si ringrazia Swiss Re per il materiale e la collaborazione offerti allo scopo di illustrarne
calcoli e dettagli metodologici. I risultati sono comunque frutto di rielaborazioni ANIA, utilizzando ipotesi
economico-finanziarie e dati relativi alla popolazione italiana, con particolare riguardo a livelli medi del reddito,
tasso di attività lavorativa e di presenza di soggetti a carico, prestazioni del sistema previdenziale obbligatorio,
attività e passività finanziarie delle famiglie e coperture assicurative esistenti.
Il gap di protezione si intende riferito al solo rischio di premorienza ed esclude quindi analisi sull’esposizione ad altri
rischi, come quello di invalidità. I calcoli, i dati e i risultati presentati sono al lordo della fiscalità.
3
4. 2. IL GAP DI PROTEZIONE: DEFINIZIONI E METODOLOGIA
La value proposition originaria delle assicurazioni era principalmente quella di proteggere
gli individui dai rischi puri, erogando prestazioni sulla persona in caso di eventi dannosi
specifici come il decesso o l’invalidità dell’assicurato. Oggi il ruolo delle assicurazioni
vita è cambiato e si rivolge maggiormente, anche in Italia, alle attività di risparmio, di
asset-management di lungo termine e, in misura ancora contenuta nel nostro paese, di
previdenza complementare.
Di conseguenza, quando si parla di “scopertura”, il fenomeno verso cui si rivolge di più
l’attenzione è quello della scopertura pensionistica – o “gap” pensionistico – ossia della
differenza tra il livello della pensione prevista dai sistemi previdenziali obbligatori e
quello relativo all’ultima retribuzione. Pochi pensano alla “scopertura” intesa come
mancanza di protezione delle famiglie dal rischio di mortalità e alla sottovalutazione del
danno economico conseguente al verificarsi di tale rischio.
2.1 LA PIANIFICAZIONE ECONOMICA DELLE FAMIGLIE
A tal riguardo, occorre premettere che una corretta pianificazione economica e una
ragionevole definizione delle priorità in funzione dei bisogni e della sicurezza familiare
dovrebbe (cfr. Figura 1):
1) privilegiare la tutela da eventi imprevisti in grado di comprometterne l’integrità
economica;
2) pianificare il risparmio di lungo termine per ottimizzare i bisogni pensionistici;
3) verificare, per l’eventuale ulteriore eccedenza di disponibilità finanziarie, possibili
scelte di investimento “generico” o speculativo.
Figura 1
LA PIRAMIDE TEORICA DELLA PIANIFICAZIONE ECONOMICA FAMILIARE
Risolte le priorità è ragionevole dedicarsi
3 agli ulteriori investimenti, cercando il
Altri trade-off rischio-rendimento più adeguato.
investimenti
Aumento della longevità e riduzione delle
Risparmio 2 pensioni di base impongono analisi dei
previdenziale bisogni di risparmio di lungo-termine
La priorità è la tutela da eventi
1 imprevisti che possono minare la
Protezione
sicurezza (invalidità, decesso, perdita
lavoro/casa/autosufficienza).
Dall’analisi delle scelte effettive di impiego delle risorse fatte dalle famiglie italiane
appare invece evidente una diversa successione delle priorità (cfr. Fig. 2):
4
5. 1) privilegiare l’acquisto di immobili, anche in eccedenza alle necessità abitative, e
l’accumulo di risparmio finanziario “generico”, considerati anche come “cuscinetto”
di protezione da rischi e necessità;
2) dedicare una parte residuale dei propri risparmi alla copertura pensionistica
“facoltativa”, ovvero integrativa di quella obbligatoria (previdenza complementare);
3) investire una componente minimale in strumenti di tutela diretta da rischi che
riguardano salute o integrità fisica.
Figura 2
LA PIRAMIDE EFFETTIVA DELLA PIANIFICAZIONE ECONOMICA DELLE
FAMIGLIE ITALIANE
Agli strumenti di protezione da rischi
3
(ad es. assicurazioni) è dedicata una
Protezione parte trascurabile del risparmio
Il risparmio previdenziale (pensione
Risparmio 2 complementare) è ancora a livelli
previdenziale residuali
Il 1° livello comprende la maggior
Altri investimenti
1 parte del risparmio: immobili e
(risparmio finanziario
altri investimenti “generici” (titoli
e immobili)
di stato, obbligazioni, ecc.)
Tale comportamento delle famiglie italiane è confermato anche da andamenti recenti.
Infatti, pur in presenza di una congiuntura economica non facile, l’Italia continua nel 2005
a essere uno dei paesi europei con maggiore propensione al risparmio finanziario in
rapporto al PIL, insieme alla Germania e su livelli più elevati rispetto a Francia, Spagna e
Regno Unito. Il tasso di risparmio è risultato pari nel 2005 al 14% circa del reddito
disponibile, in lieve aumento rispetto al 2004. In crescita anche lo stock di attività
finanziarie - poco meno di 3’300 miliardi di euro - equivalente a 3,3 volte il reddito
disponibile delle famiglie, a fronte di un valore medio europeo è pari a 2,82.
D’altra parte, occorre sottolineare che negli ultimi anni le famiglie italiane continuano ad
indebitarsi, avendo raggiunto nel 2005 i 546 miliardi di euro di indebitamento2, con
incrementi a doppia cifra negli ultimi due anni. L’indebitamento è finalizzato
principalmente a finanziamenti – peraltro contratti per durate più lunghe rispetto alla
media degli anni precedenti – richiesti per l’acquisto di immobili e di altri beni durevoli.
In particolare, si stima che il patrimonio immobiliare posseduto dalle famiglie italiane sia
superiore a quello investito in attività finanziarie, ossia pari ad oltre 3'300 miliardi di
euro3. A fronte di tale massa di investimenti in attività finanziarie e immobiliari, alla fine
del 2005 le masse investite nella previdenza complementare risultano pari ad appena 46
miliardi di euro.
2
Fonte: Banca d’Italia.
3
Fonte: Censis, “Quanto ci costa il patrimonio”, giugno 2005.
5
6. 2.2 IL GAP DI PROTEZIONE: DEFINIZIONI
Il ricorso all’indebitamento, non sempre accompagnato da adeguati strumenti di
copertura, accresce l’esposizione delle famiglie ai rischi che nel corso della durata del
finanziamento possono comprometterne la capacità di estinguere i debiti contratti, tra cui
il principale è senz’altro il rischio di perdita del reddito da lavoro a causa del decesso del
principale o unico percettore di reddito.
A tal proposito, il gap di protezione si definisce come la differenza tra le risorse
economiche necessarie per mantenere il tenore di vita della famiglia in caso di prematura
scomparsa del principale percettore di reddito, e le risorse economiche di cui la famiglia
dispone già o viene a disporre in conseguenza del decesso (cfr. successiva Fig. 3), ossia4:
GAP = protezione economica necessaria – protezione economica disponibile
G
Figura 3 S
Protezione Protezione
disponibile
necessaria
Gap di
protezione
•sostituzione del reddito •prestazioni ai superstiti del se le risorse economiche
sistema pensionistico necessarie sono maggiori
•spese per crescita e istruzione
obbligatorio di quelle disponibili c’è
dei figli
un gap di protezione
•risparmi finanziari
•debiti residui per prestiti e
mutui •capitali assicurati caso morte
da fondi pensione o polizze
Dove, come illustrato nella figura precedente, la protezione economica necessaria è la
somma di tre componenti:
− il reddito necessario a mantenere l’attuale tenore di vita del coniuge, dei figli e degli
altri eventuali membri del nucleo familiare. Essendo il reddito un flusso di importi, per
quantificare la protezione necessaria esso si converte in capitale, calcolandone il
valore attuale;
− le spese per la continuazione della “gestione” familiare, ossia principalmente quelle
per la crescita e l’istruzione dei figli, anch’esse calcolate come valore attuale del
flusso ipotizzato di spese future;
4
Il gap di protezione esiste, com’è ovvio, se e solo se la differenza è positiva, ossia se le risorse necessarie a non
compromettere il tenore di vita familiare a seguito del decesso del principale percettore di reddito sono maggiori
delle risorse disponibili.
6
7. − i debiti da estinguere per mutui o prestiti già contratti.
La protezione economica disponibile comprende:
− le prestazioni previste dal sistema pensionistico obbligatorio ai superstiti, anche in
questo caso, trattandosi di flussi di importi, convertite al valore attuale;
− risparmi finanziari e previdenziali detenuti dalla famiglia;
− coperture esistenti come assicurazioni sulla vita o prestazioni ai dipendenti previste da
fondi pensione, piani o contratti aziendali.
2.3 METODOLOGIA DI CALCOLO DEL GAP DI PROTEZIONE
Le singole componenti che costituiscono il gap di protezione sono direttamente desunte
da dati nazionali medi disponibili da fonti ufficiali o frutto di stime su tali dati, quali:
− reddito medio dei lavoratori nelle famiglie italiane, per determinare il valore attuale
della sostituzione dei redditi futuri che vengono a mancare a seguito del decesso;
− ammontare delle attività (risparmi) e passività (debiti) finanziarie5 delle famiglie
italiane, per determinare le risorse disponibili al netto dei debiti per mutui o prestiti;
− pensione media di reversibilità pagate ai superstiti, per determinare il valore attuale
della copertura garantita dal sistema previdenziale obbligatorio;
− capitali assicurati da polizze assicurative, fondi pensionistici, piani aziendali.
2.3.1 La principale risorsa economica da proteggere: il reddito familiare
In caso di decesso del principale percettore di reddito vengono a mancare alla famiglia i
flussi futuri del reddito percepito, ossia il valore attuale, calcolato ad un determinato tasso
di attualizzazione, di una rendita data dai redditi futuri.
In altre parole, si può affermare che il valore del reddito da proteggere sia dato da un
capitale in grado di generare – ipotizzandone l’investimento al medesimo tasso di
interesse sopra descritto – un flusso di interessi equivalenti ai redditi futuri da sostituire.
Tale capitale è determinato sulla base dei seguenti presupposti:
− i redditi da sostituire si basano sul livello percepito al momento del decesso;
− il flusso dei redditi va sostituito finché la persona deceduta avrebbe compiuto 65 anni;
− i redditi da sostituire sono adeguati all’inflazione, desunta da previsioni ufficiali;
− il reddito è da sostituire solo in parte, venendo a mancare un componente della
famiglia e tenendo conto che, in prospettiva, i figli si rendono a mano a mano
indipendenti. In particolare, si ipotizza che fino all’età di 36 anni si sostituiscano due
terzi del reddito e che tra 36 e 65 anni la quota da sostituire si riduca progressivamente
fino a raggiungere il 50% (cfr. successiva Fig. 4):
5
I dati sulle attività finanziarie includono anche quelle investite nei fondi pensione e il TFR accantonato presso le
aziende. Le riserve assicurative vita sono state escluse dalle attività finanziarie perché incluse nel calcolo dei capitali
assicurati.
7
8. Figura 4
% Sostituzione del reddito necessaria
70,0%
60,0%
50,0%
40,0%
30,0%
20,0%
10,0%
0,0%
20 25 30 35 40 45 50 55 60 65
età al decesso
Quindi, ponendo il reddito iniziale pari a 1000 si ottengono i flussi degli importi
sostitutivi del reddito, il cui valore iniziale è 666, due terzi del reddito. Scontando tali
importi ad un tasso pari al rendimento medio delle attività in cui investono le famiglie
italiane (azioni, obbligazioni e titoli di stato considerati nelle rispettive proporzioni), si
ottiene il valore attuale del flusso di redditi da sostituire (o come detto, in altre parole, il
capitale in grado di generare interessi pari ai flussi di reddito sostitutivo). Il valore attuale
così ottenuto risulterà ovviamente un multiplo del reddito iniziale da sostituire. Per ogni
età, dividendo il rispettivo valore attuale dei flussi di reddito per il valore iniziale del
reddito stesso, si ricavano i valori di tali “moltiplicatori”, che risulteranno decrescenti al
crescere dell’età fino a quella di 65 anni, oltre la quale si è assunto che il reddito non vada
più sostituito (cfr. Fig. 5):
Figura 5
Moltiplicatore del reddito
20,00
16,00
12,00
8,00
4,00
0,00
20 25 30 35 40 45 50 55 60 65
età al decesso
8
9. A questo punto, per determinare un valore medio dei diversi moltiplicatori alle varie età,
tenendo anche conto della maggiore concentrazione dei percettori di reddito con familiari
a carico nelle età “centrali”, si ipotizza una ponderazione dei valori alle varie età,
ottenendo un valore medio ponderato del moltiplicatore del reddito (cfr. Fig. 6):
Figura 6
Valori del moltiplicatore del reddito e media ponderata
20
15
10
5
0
20 25 30 35 40 45 50 55 60 65
età al decesso
Moltiplicatore del reddito Media ponderata
Il valore medio della protezione del reddito si ottiene dunque dal prodotto tra tale valore
medio del moltiplicatore e il reddito da lavoro medio:
moltiplicatore x reddito da lavoro medio = protezione economica del reddito
2.3.2 Le altre risorse economiche necessarie
Le altre risorse economiche che si rende necessario stimare a seguito del decesso del
principale percettore di reddito familiare sono:
− spese relative alla crescita e all’istruzione dei figli, nonché per il coniuge supersite;
− esposizione per eventuali debiti residui (mutui, prestiti, ecc.).
Si suppone che le famiglie destinino a tali spese il 50% dei risparmi disponibili, e
conservino il restante 50% per generare il flusso di redditi, senza accumulare ulteriore
patrimonio.
2.3.3 Le risorse economiche disponibili
Le risorse disponibili al momento del decesso sono costituite da:
9
10. − il valore attuale delle rate di pensione ai superstiti previste dal sistema pensionistico
obbligatorio;
− il 50% delle attività finanziarie possedute dalla famiglia;
− i capitali assicurati tramite polizze individuali, fondi pensione o piani aziendali.
Il valore attuale delle rate di pensione ai superstiti si ottiene scontando i flussi futuri di
pensione annua in maniera analoga a quanto fatto per il valore attuale dei redditi
lavorativi, con la differenza che il valore iniziale non viene abbattuto, ma si prende in
considerazione il valore effettivo della pensione media ai superstiti desunta da dati
ufficiali.
Come già descritto in precedenza, si stima che la famiglia superstite impieghi il 50% delle
attività finanziarie possedute a seguito del decesso del principale percettore di reddito.
Le altre attività non finanziarie possedute dalle famiglie (immobili, autovetture, ecc.) sono
escluse dalla valutazione in quanto si assume che rimangano in possesso della famiglia
superstite anche a seguito del decesso, o comunque non vengano vendute perché ancora
necessarie.
10
11. 3. IL GAP DI PROTEZIONE IN ITALIA: ANALISI DEI RISULTATI
La metodologia e i calcoli descritti in precedenza sono stati applicati ai dati sulla
popolazione e sulle famiglie italiane, utilizzando i dati disponibili più recenti, ossia
generalmente alla fine del 2005.
3.1 IL GAP DI PROTEZIONE IN ITALIA ALLA FINE DEL 2005
Dall’applicazione si sono ottenuti i seguenti risultati, già sintetizzati in apertura
nell’EXECUTIVE SUMMARY (cfr. Fig. 7):
Figura 7
Gap di protezione medio
importi in euro
Moltiplicatore - protezione del reddito 10,45
Reddito medio 23.930
Protezione del reddito 250.098
Debiti residui 19.912
Protezione economica necessaria 270.011
Pensione annua superstiti 6.326
Moltiplicatore pensione annua superstiti 15,7
Valore attuale delle pensioni ai superstiti 99.271
Patrimonio finanziario 64.866
Capitali assicurati 40.683
Protezione economica disponibile 204.820
Totale 65.190
Quindi il gap di protezione medio di una famiglia italiana ammonta alla fine del 2005 a
circa 65’000 euro.
Tale valore scaturisce da un’esposizione media di circa 270’000 euro, di cui:
− circa 250’000 per protezione del reddito;
− circa 20’000 per debiti residui rappresentati principalmente da prestiti e mutui.
D’altra parte, risultano risorse disponibili per circa 205’000 euro, costituite da:
− protezione sociale prevista dai sistemi previdenziali obbligatori per circa 99’000 euro;
− risparmi posseduti dalle famiglie per circa 65’000 euro (al netto dell’abbattimento per
le spese familiari);
− capitali assicurati per circa 41’000 euro.
In definitiva, appare evidente come il gap di protezione sia dato principalmente
dall’insufficiente protezione del reddito familiare, mitigata solo in parte dalle prestazioni
pensionistiche ai superstiti, dai risparmi e dalle coperture assicurative esistenti (cfr. anche
successiva Fig. 8):
11
12. Figura 8
RISULTATI: IL GAP DI PROTEZIONE FAMILIARE MEDIO
Importi in Euro
Protezione/sostituz.
250.098
del reddito
Debiti residui 19.912
Risparmi 64.866
Capitali assicurati 40.683
Pensione ai superstiti 99.271
Gap di protezione 65.190
0 50.000 100.000 150.000 200.000 250.000 300.000
Considerando la totalità delle famiglie italiane in esame, il gap di protezione alla fine del
2005 riflette le proporzioni del gap medio appena illustrato riportate al totale dei nuclei
familiari:
Figura 9
Gap di protezione complessivo
importi in miliardi di euro
Popolaz. attiva con familiari a carico (mln) 11,63
Protezione del reddito 2.909,5
Debiti residui 231,6
Protezione economica necessaria 3.141,1
Valore attuale delle pensioni ai superstiti 1.154,8
Patrimonio finanziario 754,6
Capitali assicurati 473,3
Protezione economica disponibile 2.382,7
Totale 758,4
Quindi il gap di protezione complessivo in Italia, per gli 11 milioni e 600mila circa
componenti dei nuclei familiari in esame, ammonta alla fine del 2005 a 758,4 miliardi di
euro.
Tale scopertura deriva da un’esposizione complessiva di 3’141,4 miliardi di euro, di cui
2’909,5 per protezione del reddito e 231,6 per indebitamento.
12
13. D’altra parte, le famiglie possono disporre di una protezione economica di 2'382,7
miliardi di euro, costituiti dalla protezione sociale obbligatoria ai superstiti per circa
1’154,8 miliardi, dai propri risparmi (al netto dell’abbattimento per le spese familiari) per
circa 754,8 miliardi, e da capitali assicurati pari a 473,3 miliardi.
3.2 L’EVOLUZIONE DEL GAP DI PROTEZIONE IN ITALIA
I risultati ottenuti, riferiti alla fine del 2005, sono stati confrontati con quelli calcolati alla
fine del 2002, desunti dalla pubblicazione Swiss Re “Sigma 4/2004 - Copertura caso
morte: prodotto fondamentale dell’assicurazione vita”6.
Figura 9
Confronto gap di protezione medio 2002 2005 Var. %
importi in euro
Protezione del reddito 209.615 250.098 19,3%
Debiti residui 15.010 19.912 32,7%
Protezione economica necessaria 224.625 270.011 20,2%
Valore attuale pensioni ai superstiti 86.564 99.271 14,7%
Patrimonio finanziario 51.542 64.866 25,9%
Capitali assicurati 32.729 40.683 24,3%
Protezione economica disponibile 170.835 204.820 19,9%
Gap di protezione 53.789 65.190 21,2%
Gap di protezione / protezione necessaria 23,9% 24,1% 0,2%
Spesa ass.va media per copertura gap 161 196 21,2%
Dal confronto sul gap di protezione familiare medio si evidenzia innanzitutto come il gap
sia aumentato da circa 54’000 euro nel 2002 a circa, come detto, 65’000 nel 2005, con un
incremento del 21,2%.
Tale incremento è dovuto all’aumento del 20,2% della protezione economica necessaria,
bilanciato da un incremento delle risorse disponibili del 19,9%. In particolare:
− la protezione del reddito risulta aumentata dal 2002 del 19,3%, sia per l’aumento delle
retribuzioni sia per la diminuzione dei rendimenti delle attività finanziarie utilizzati
per scontare i flussi di importi sostitutivi del reddito;
− i debiti residui sono cresciuti del 32,7%, in buona parte a causa del maggiore ricorso
all’indebitamento per mutui e prestiti delle famiglie italiane negli anni più recenti;
− il valore delle prestazioni sociali ai superstiti è aumentato del 14,7%, per ragioni
analoghe a quelle che hanno riguardato le retribuzioni;
− il risparmio finanziario delle famiglie italiane, al netto delle spese da sostenere, si è
incrementato del 25,9%7;
6
I risultati sono da ritenersi, in via generale, confrontabili in quanto basati sostanzialmente sullo stesso impianto
metodologico utilizzato da Swiss Re nella citata pubblicazione. Va precisato tuttavia che i risultati del presente
studio sono stati completamente rielaborati includendo, in alcuni casi, l’assunzione di dati o ipotesi differenti.
7
L’aumento rispetto ai dati del 2002 è dovuto, oltre che all’aumento effettivamente registrato dai risparmi delle
famiglie, dalla diversa metodologia adottata nella stima 2005, che ha comportato l’inclusione dell’ammontare del
TFR dei dipendenti accantonato presso le aziende.
13
14. − i capitali assicurati sono saliti del 24,3%, a seguito del maggior ricorso alle
assicurazioni vita negli ultimi anni.
Rispetto alla protezione economica necessaria, il gap di protezione si è mantenuto nel
2005 (24,1%) su livelli analoghi al 2002 (23,9%).
Assumendo un costo medio annuo indicativo8 del 3 per mille euro di capitale assicurato in
caso di morte, una famiglia dovrebbe spendere in media ogni anno circa 191 euro per
tutelarsi dalla mancata protezione dal rischio di decesso del proprio principale percettore
di reddito, a fronte di 161 euro occorrenti nel 2002. È ovvio poi constatare che
considerando la detraibilità fiscale riconosciuta dalla normativa a quanto versato per tali
coperture il costo effettivo si riduce ulteriormente.
Considerando il complesso dei nuclei familiari (cfr. successiva Fig. 10), il gap di
protezione è cresciuto di circa 148 miliardi di euro.
Figura 10
Confronto gap di protezione complessivo 2002 2005 Var. %
importi in miliardi di euro
Protezione economica necessaria 2.550,6 3.141,1 23,1%
Protezione economica disponibile 1.939,9 2.382,7 22,8%
Gap di protezione 610,8 758,4 24,2%
Gap di protezione / PIL 49,0% 53,5% 4,5%
Spesa ass.va media per copertura gap 1,8 2,3 24,2%
Spesa per copertura gap / spesa ass.va totale per
ass. caso morte 336% 210% -126%
In rapporto al PIL, ciò ha determinato un incremento dal 49,0% nel 2002 al 53,5% nel
2005.
Per la copertura assicurativa del gap di protezione complessivo si stima che occorrerebbe
una spesa annua per assicurazioni caso morte pari a circa 2,3 miliardi di euro (758,4
miliardi di euro da assicurare per un costo assicurativo medio del 3 per mille euro di
capitale assicurato), mezzo miliardo di euro in più rispetto al 2002.
Rispetto a quanto già alla fine del 2005 risulta speso per assicurazioni caso morte in Italia
(circa 1,1 miliardi di euro), occorrerebbe quindi spendere in più per la copertura del gap di
protezione quasi due volte la spesa attuale (esattamente il 210% in più), contro il 336%
del 2002, quando la spesa per assicurazioni caso morte necessaria per la copertura del gap
di protezione era sensibilmente inferiore (circa 546 milioni di euro).
8
Il costo è del tutto indicativo ipotizzando che il principale percettore di reddito sia di sesso maschile e abbia intorno
a 45 anni. Tale costo non si riferisce a medie di mercato, e può discostarsi anche sensibilmente da quello effettivo a
seconda delle caratteristiche anagrafiche e di salute dell’assicurato o della tipologia della copertura assicurativa.
14
15. È importante sottolineare che i calcoli effettuati potrebbero sottovalutare la reale
protezione economica necessaria oltre che, com’è ovvio, per l’utilizzo di stime e ipotesi,
anche per i seguenti ulteriori motivi:
− l’analisi, per come è strutturata, si basa su dati medi in termini di protezione e di
risorse disponibili, implicando quindi che coloro possiedono risorse finanziarie in
eccesso, non avendo esigenze di copertura, nel calcolo “compensino” il gap di coloro
che effettivamente sono esposti a mancanza di protezione. Nella realtà tale
compensazione non avviene, e il gap di protezione corretto sarebbe dato dalla somma
degli effettivi gap di protezione senza tener conto delle suddette eccedenze;
− la stima del gap di protezione effettivo sarebbe con ogni probabilità più elevata se si
potesse tener conto dell’economia “sommersa”, fenomeno non trascurabile in Italia, e
di situazioni di dipendenza non ufficialmente registrate o non rientranti nei dati sulla
forza lavoro.
15
16. 4. DOMANDA DI PROTEZIONE E RUOLO DELL’ASSICURAZIONE
4.1 DOMANDA DI PROTEZIONE E DENSITÀ ASSICURATIVA IN ITALIA
Tra i principali fattori alla base della domanda di coperture caso morte ci sono il ciclo di
vita e il reddito, il costo tariffario delle garanzie offerte, l’indebitamento e i benefici
fiscali concessi.
Il ciclo di vita e il reddito rappresentano delle caratteristiche cui la domanda di coperture
caso morte è, da un punto di vista teorico, molto correlata: generalmente con l’aumentare
dell’età e del reddito cresce anche la propensione ad acquistare una copertura caso morte.
Nella fase iniziale del ciclo di vita familiare l’esigenza di una copertura caso morte quale
strumento di protezione economica è spesso opportuna allorché la famiglia ha stipulato un
mutuo per l’acquisto dell’abitazione, è composta da figli minorenni e quindi non ancora
autonomi, ecc.
Nella fase più avanzata del ciclo queste esigenze possono venir meno perché
generalmente i debiti sono più bassi o in fase di estinzione e i figli hanno acquisito una
maggiore indipendenza anche economica.
E’ chiaro che il reddito, in questo contesto, incide sulla domanda in senso positivo, perché
in caso di reddito elevato si sente maggiormente il bisogno di tutelare il tenore di vita
raggiunto dalla propria famiglia e quindi di destinare a questo scopo una parte delle
entrate.
La realtà che emerge da diverse indagini effettuate, soprattutto negli USA, non
corrisponde però affatto alle anzidette correlazioni teoriche rispetto all’età e al reddito: il
livello di copertura assicurativa effettivo è scarsamente correlato alla vulnerabilità
finanziaria sottostante, e le famiglie con le esigenze di protezione dal rischio di decesso
più elevate risultano essere quelle più esposte.
Inoltre, in mercati dove la diffusione della copertura caso morte è collegata all’erogazione
di mutui bancari, il debito residuo rappresenta un fattore determinante di incremento della
protezione necessaria, e in tali mercati la domanda di coperture assicurative è influenzata
anche dal prezzo degli immobili e dall’incidenza della proprietà immobiliare.
In Italia le coperture caso morte esistenti sono realizzate in buona parte attraverso prodotti
“misti”, molto commercializzati in passato e ancora largamente presenti nei portafogli
delle imprese, che comprendono anche una componente di risparmio, mentre i premi
relativi a coperture di rischio “pure” rappresentano una componente ancora residuale del
totale dei premi delle imprese vita del mercato italiano (cfr. successiva Fig. 11):
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17. Figura 11
SVILUPPO DELLE ASSICURAZIONI DI PROTEZIONE
Variazione
1999-2005, Milioni di Euro, (%) annua
media
composta
100% = 35.611 39.734 46.327 55.298 62.781 65.626 73.470 17,7%
17,7%
Forme caso
1,5 1,5 1,5 1,3 1,2 1,4 1,7 30,2%
30,2%
morte e altre di
puro rischio (*)
17,6%
17,6%
Altre forme
98,5% 98,5 98,5 98,7 98,8 98,6 98,3
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Fonte: ANIA, ISVAP
(*) Il dato include i premi versati per le assicurazioni malattia e complementari incluse nei rami vita.
Tuttavia, la correlazione appena citata con l’erogazione di mutui e prestiti, sensibilmente
aumentata negli ultimi anni, ha fatto sì che la componente dei premi destinati alle
coperture di puro rischio abbia riscontrato tassi di incremento interessanti (oltre il 30%
annuo nel periodo 1999-2005, cfr. Fig. 12):
Figura 12
PREMI COMPLESSIVI PER ASSICURAZIONI CASO MORTE
1999-2005, Milioni di Euro, XX
Tasso medio
annuo composto
(%)
30,2%
30,2% 1.082,8
744,1
503,4 545,6 551,4
447,3
385,1
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Variazione
anno su anno 16,1%
16,1% 12,5%
12,5% 8,4%
8,4% 1,1%
1,1% 35,0%
35,0% 45,5%
45,5%
Fonte: ISVAP- premi contabilizzati
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18. Tale incremento è giustificato dall’aumento, su base annua nello stesso periodo pari al
48,2%, della nuova produzione di tali coperture assicurative:
Figura 13
PREMI NUOVA PRODUZIONE ASSICURAZIONI CASO MORTE
1999-2005, Milioni di Euro,
Variazione
(%) annua media
composta
100% = 109,4 131,1 195,3 132,4 280,7 207,0 425,4 48,2%
48,2%
25,3 21,3 8,0%
8,0%
Premi annui 35,9
56,0 47,5 50,4 51,3
78,7 99,3%
99,3%
74,7
64,1
Premi unici 44,0 52,5 49,6 48,7
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Fonte: ISVAP
Il maggiore ricorso all’assicurazione caso morte in Italia negli ultimi anni si riflette anche
nell’aumento della “densità” (premio pro-capite) per assicurazioni caso morte (cfr. Fig.
14):
Figura 14
PREMIO (EURO) PRO-CAPITE PER ASSICURAZIONI CASO MORTE
1999-2005, Euro, (%)
Tasso medio
X
X
annuo composto
28,9%
28,9%
18,5
12,9
8,8 9,6 9,6
6,8 7,9
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Variazione
anno su anno 16,1%
16,1% 12,5%
12,5% 8,3%
8,3% 0,5%
0,5% 33,6%
33,6% 44,1%
44,1%
Fonte: ISVAP- premi contabilizzati, ISTAT
18
19. 4.2 TENDENZE DELLA MORTALITÀ E DEL COSTO DELLA COPERTURA
Il miglioramento delle condizioni di vita e delle cure sanitarie ha comportato negli ultimi
decenni un sensibile decremento della mortalità, come testimoniato dai dati sulla
popolazione italiana rilevati dall’ISTAT. Inoltre, studi effettuati dallo stesso Istituto sulle
tendenze evolutive della popolazione italiana nei prossimi decenni evidenziano come
l’ipotesi più verosimile sia che tali tendenze continuino anche in futuro (cfr. Fig. 11):
Figura 15 - Decessi per mille individui 45enni – Dati ISTAT dal 1951 al 2030 (*)
età 45 anni, sesso
maschile, unità e
5,511 3 decimali
4,500
3,628
2,694
2,118
1,720
1,370
1,090
1951 1971
1981 1992 2002
2010 2020
2030
La diminuzione della mortalità si è sostanzialmente riflessa nel costo delle coperture
assicurative caso morte9, anch’esse quasi dimezzatesi negli ultimi 30 anni (cfr. Fig. 16):
Figura 16 - Euro annui per assicurare 100’000 euro – 45 anni, maschio, durata 10 anni
1008
813
711
505
430
1951 1971 1981 1992
oggi
9
Le tariffe derivano da stime ANIA. Le tariffe fino al 1992 sono ottenute dalle tavole ISTAT succedutesi nel corso
degli anni e dalle tariffe derivanti dalle note tecniche ANIA allora utilizzate. I dati più recenti riflettono medie di
mercato di tariffe pubblicate da un campione di imprese del mercato italiano. È evidente che le tariffe effettive
praticate da singole imprese possono discostarsi in eccesso o in difetto dalla media indicata, a seconda delle politiche
commerciali e assuntive dell’impresa oltre che alle caratteristiche anagrafiche e di salute dell’assicurato o della
tipologia della copertura.
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20. 4.3 ALCUNE POSSIBILI INIZIATIVE PER RIDURRE IL GAP DI PROTEZIONE
Le evidenze mostrate suggeriscono che sarebbe auspicabile ricercare possibili soluzioni al
gap di protezione, specialmente per le famiglie meno abbienti e più esposte al rischio di
decesso del principale percettore di reddito. È opportuno premettere che, a prescindere dal
tipo di soluzione, due argomentazioni sostengono l’opportunità di intervenire.
Prima di tutto, quando le famiglie sono sottoassicurate e senza protezione adeguata viene
a crearsi, in caso di decesso del principale percettore di reddito, una diseconomia esterna,
ovvero un costo non compensato che deve essere sostenuto dalla collettività, in quanto le
famiglie sono costrette a rivolgersi all’assistenza pubblica. La riduzione del gap di
protezione, in questo senso, andrebbe quindi a beneficio della società nel suo complesso.
In secondo luogo, va osservato che le scelte operate dalle famiglie non risultano sempre
corrispondenti alle loro esigenze prioritarie in termini di protezione, dato che può
probabilmente essere spiegato dalla combinazione di vari fattori quali l’inerzia, il ripetuto
rinvio dell’analisi della propria situazione finanziaria tenendo anche conto di eventi
spiacevoli ma possibili che possono comprometterne l’integrità, o la mancanza di
consulenza e di informazioni adeguate. In questo senso, una maggiore sensibilizzazione
dei risparmiatori, eventualmente favorita da programmi istituzionali o da iniziative del
mercato, possono senz’altro aiutare le famiglie a operare scelte migliori. Ad esempio, la
formazione sul posto di lavoro potrebbe contribuire alla soluzione di tale problema.
Consulenti assicurativi potrebbero impartire corsi per illustrare ai dipendenti l’importanza
di una copertura caso morte, le implicazioni di una sottoassicurazione in caso di decesso,
come quantificare le proprie esigenze e come le coperture caso morte si inseriscano nella
struttura più ampia della corretta pianificazione finanziaria della famiglia.
L’azione informativa andrebbe dedicata anche alla conoscenza delle prestazioni
previdenziali pubbliche cui si ha diritto: molte persone sono sottoassicurate perché
tendono a sopravvalutare le prestazioni che spetterebbero in caso di loro decesso ai
familiari, fino a credere che le prestazioni di reversibilità consentano di annullare del tutto
la necessità di avere una copertura caso morte. Gli enti previdenziali, in questo senso,
dovrebbero essere indotti a fornire un rendiconto sulle prestazioni della pensione di
reversibilità ai familiari, come già accade in alcuni paesi.
Al di là del grado di consapevolezza del problema della mancanza di protezione,
ovviamente le possibili soluzioni devono confrontarsi con questioni di sostenibilità
finanziaria.
Una soluzione di politica sociale realizzata attraverso l’ampliamento delle prestazioni
della previdenza pubblica dovrebbe però confrontarsi con la pressione cui i sistemi
previdenziali sono già sottoposti, nella maggioranza dei paesi europei, a seguito del
progressivo invecchiamento della popolazione e della conseguenza che la forza lavoro
deve sostenere un numero sempre crescente di persone che percepiscono una pensione,
rischiando di compromettere l’equilibrio finanziario dei sistemi pubblici “a ripartizione”
(o “pay as you go”).
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21. Favorire il ricorso a coperture assicurative private per accrescere la protezione delle
famiglie può essere una soluzione più praticabile, specie se supportata da interventi
combinati di politica fiscale, incentivazioni aziendali per i lavoratori e iniziative del
mercato assicurativo. Ad esempio, i datori di lavoro potrebbero incentivare, nell’ambito
delle elargizioni ai propri dipendenti, il finanziamento totale o parziale di coperture
assicurative caso morte a beneficio dei familiari del lavoratore. Lo Stato, da parte sua,
potrebbe concedere condizioni di favore, ad esempio incrementando i vantaggi fiscali sia
per gli assicurati che per i datori di lavoro che si rendessero promotori di tali iniziative.
Anche il mercato delle imprese di assicurazione può ovviamente contribuire, oltre ad
offrire risorse umane e finanziarie per sviluppare l’informativa e la consapevolezza su tali
tematiche all’interno dei posti di lavoro, aiutandoli a calcolarsi il proprio gap di
protezione e offrendo prodotti sempre più competitivi e mirati alle priorità di protezione
familiare.
Un’altra possibilità sarebbe quella di favorire l’incremento di coperture caso morte
abbinate a forme pensionistiche complementari (fondi pensione negoziali, fondi pensione
aperti e piani individuali pensionistici – PIP) in cui il pagamento della copertura sia
sostenuta del tutto o in parte dal datore di lavoro, come elemento degli accordi aziendali o
collettivi con i lavoratori.
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22. APPENDICE STATISTICA E FONTI
Parametri Fonti e Note esplicative
Retribuzione Stima ANIA su retribuzione media 2004 (Banca d’Italia - Suppl. Bollettino stat. – I
media bilanci delle famiglie italiane, 17/01/2006)
Moltiplicatore Calcolato sulla base della media ponderata delle età da 20 a 65 anni e supponendo
reddito che: a) la percentuale della retribuzione da sostituire va dal 66,6% fino a 36 anni del
percettore, diminuendo linearmente fino al 50% a 65 anni; b) i figli rimangono a carico
fino a 20 anni; c) il mantenimento del coniuge e dei figli è al massimo fino a 65 anni del
percettore
Inflazione 2,0% (DPEF 2006 previsioni 2007-2011)
Crescita PIL 1,5% (DPEF 2006 previsioni 2007-2011)
Rend. lungo term. 3,5% (rendimento arrotondato BTP 10 anni al 31/12/2005)
Tit. stato
Premio di rischio 3,0% (stima ANIA)
azioni
Rend. lungo term. 6,5% (pari alla somma tra rendimento dei titoli di stato e il premio di rischio azioni)
azioni
Interessi bancari 1,2% (Banca d’Italia - Suppl. Boll. stat. – I bilanci delle famiglie italiane - 17/01/2006)
Patrimonio Stima ANIA (50% del patrimonio finanziario risultante dai dati della Banca d’Italia
finanziario relativi alle attività e passività finanziarie delle famiglie). Le riserve assicurative vita
famiglie sono state escluse perché incluse nei capitali assicurati
Debiti famiglie Stima ANIA su dati Banca d’Italia relativi alle attività e passività finanziarie delle famiglie
Pens. superstiti Stima ANIA su dati ISTAT/INPS – “Le prestazioni pensionistiche al 31/12/2004”
Capitali Stima ANIA su dati ISVAP e ANIA. I capitali assicurati delle coperture non di puro
assicurati rischio sono stati stimati in base alle riserve 2005 di tali coperture, quelli delle coperture
di puro rischio in base ai premi contabilizzati su tali coperture negli anni 2000-2005,
quelli dell’assicurazione complementare infortuni applicando ai capitali assicurati totali
di tali coperture la percentuale di morti per infortunio (fonte ISTAT, mortalità per causa)
Rendimento Stima ANIA – media ponderata su retribuzione media 2004 (Banca d’Italia - Suppl. Boll.
nominale stat. – I bilanci delle famiglie italiane, 17/01/2006). Il rendimento è stato utilizzato per
investimenti scontare i flussi futuri attesi di sostituzione del reddito e di pensioni ai superstiti.
Numero e % Stime ANIA su dati ISTAT (Rilevazione sulle forze di lavoro IV trim 2005, Forze di
lavoratori con lavoro per condizione, relazione di parentela, classe di età e sesso - Ottobre 2002)
familiari a carico
Tavole di Tavole ISTAT sulla mortalità osservata della popolazione italiana dal 1951 al 2002. Dati
mortalità sulla mortalità proiettata desunti da “Previsioni della popolazione residente per sesso,
età e regione dal 1.1.2001 al 1.1.2051”, ISTAT 2002
Piani assicurativi Si è assunto che eventuali piani collettivi non assicurati non esistano o siano
collettivi trascurabili, essendo tutte le forme di copertura caso morte ricomprese nei dati ISVAP
e quindi nella stima ANIA dei capitali assicurati
Premi assicurativi Statistiche ISVAP su premi contabilizzati e nuova produzione dal 1999 al 2005
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