Aspetti del passaggio dalla secondaria superiore all’università: atteggiamenti e competenze necessari
1. Centro per l’innovazione
e la sperimentazione educativa Milano
Istituto di ricerca
della Provincia di Milano e dell’Unione delle Province d’Italia
Incontro di lavoro – 5 novembre 2010
Sessione dedicata al Liceo Economico Sociale
Aspetti del passaggio dalla secondaria superiore all’università: atteggiamenti e
competenze necessari
intervento di Roberto Fini, Docente di Macroeconomia all’Università di Verona e membro del
Direttivo di AEEE-Italia
ricercatore Area Innovazione e Riforma
Secondo i dati più recenti1, alla vigilia della conclusione degli studi secondari superiori 65
diplomati su cento intendono iscriversi all’università, 7 sono interessati ad attività formative non
universitarie e 25 non intendono proseguire gli studi. Dal punto di vista delle prospettive post-
diploma le caratterizzazioni dei percorsi di studio sono nette: tutti i diplomi liceali preludono
chiaramente allo studio universitario (il 93% dei diplomati 2009 nei licei intende iscriversi ad un
corso di laurea). Negli indirizzi tecnici la scelta prevalente rimane l’università (52%), ma sono
numerosi anche coloro che non intendono proseguire (39%). Negli indirizzi professionali i
diplomati che non intendono proseguire gli studi (50%) superano gli studenti intenzionati ad
iscriversi2.
Con poche eccezioni, dunque, scegliendo un percorso di studio di tipo liceale, si è presa a 14
anni una decisione che di fatto porta all’università. Per gli indirizzi tecnici e in particolar modo
per i percorsi di tipo professionale, invece, l’accesso all’università non è generalizzato e la
probabilità di iscriversi dipende da più fattori; in questi indirizzi, infatti, il genere3, il contesto
socio-economico familiare, il voto di diploma e la regolarità del percorso scolastico influenzano
in modo rilevante la probabilità di proseguire gli studi4. Da questo punto di vista non è chiaro
quanto incidano su questo risultato le strategie personali di vita e la propensione allo studio da
un lato e le eventuali discriminazioni sul mercato del lavoro dall’altro5.
L’indirizzo di studio nella scuola secondaria superiore e il genere rappresentano due variabili in
grado di influenzare in modo rilevante non soltanto la probabilità di accesso all’università, ma
anche la scelta del corso universitario: in effetti, si rilevano notevoli differenze di scelta fra gli
studenti che si diplomano nei diversi tipi di secondaria superiore.
Complessivamente, i diplomati che intendono iscriversi all’università sono spinti da tre
motivazioni, con ogni probabilità non indipendenti una dall’altra: conseguire una laurea in modo
da poter svolgere l’attività professionale di proprio interesse, approfondire i propri interessi
1
Cfr. i dati di Alma Diploma, da cui sono tratti molti degli aspetti quantitativi qui discussi.
2
I valori non risultano uguali a 100 perché una parte degli studenti non risponde alla domanda
3
In particolare per i diplomati professionali la percentuale di studenti che intendono iscriversi all’università fra le
femmine è il doppio di quanto rilevato per i maschi (41% contro 21%)
4
Cfr. a proposito dell’origine sociale sui “corsi di vita” (istruzione, lavoro, famiglia) A. Schizzerotto,Vite ineguali,
Bologna, Il Mulino, 2002
5
Cfr. a questo proposito A. Cammelli e G. Vittadini ( cura di), Capitale umano: esiti dell’istruzione universitaria,
Bologna, Il Mulino, 2008
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culturali, avere in futuro un lavoro ben retribuito. Il 93% dei diplomati intenzionati ad iscriversi
all’università ritiene infatti decisamente importante almeno una di queste tre ragioni6. Vi sono
ovviamente anche altre ragioni che concorrono alla scelta universitaria, quali i contatti sociali
offerti dalla condizione studentesca, al prestigio sociale collegato alla laurea e alla difficoltà di
trovare lavoro con il solo titolo ISCED 3, ma tali ragioni sembrano meno determinanti.
La prospettiva di un’attività professionale soddisfacente risulta nel complesso la motivazione
principali per i liceali e per le ragazze; la retribuzione è invece la ragione più importante per i
diplomati tecnici; l’utilità della formazione universitaria per svolgere il lavoro di interesse e
l’approfondimento dei propri interessi culturali sono i principali obiettivi per i diplomati
provenienti dai professionali.
Per quanto riguarda le prospettive professionali, i diplomati esprimono abbastanza chiaramente
le proprie preferenze nei confronti delle caratteristiche del lavoro, delle aree aziendali e delle
tipologie contrattuali. I diplomati che andranno all’università, e quindi la quasi totalità dei liceali,
rispondono riferendosi evidentemente ad eventualità lavorative che potranno realizzarsi
soltanto alla fine del futuro percorso universitario; in questo caso le aspettative professionali
possono comunque riflettersi sulla scelta del corso universitario e dell’ateneo a cui iscriversi.
Hanno invece un impatto diretto le preferenze dichiarate dai diplomati che non intendono
proseguire gli studi e che pertanto entreranno presto nel mercato del lavoro.
Nella generalità dei casi i diplomati che intendono proseguire gli studi esprimono il massimo
interesse per le aree di marketing, comunicazione, pubbliche relazioni, per l’area commerciale
e per l’area ricerca & sviluppo.
Come è noto, la carriera universitaria degli studenti italiani è spesso accidentata e sono pochi
quelli che si laureano in tempi regolari; anche se la riforma del 3+2 ha attenuato il problema dei
ritardi e degli abbandoni, la popolazione universitaria italiana sembra in genere poco adeguata
alla didattica accademica. Come detto, la gran parte dei diplomati che decidono di proseguire
gli studi prende tale decisione in modo convinto, sebbene le ragioni possano essere diverse e
in un contesto nel quale contano elementi quali il genere, il background familiare e la carriera
scolastica pregressa. In altre parole, non sembra potersi affermare che il diplomato che decide
di iscriversi all’università lo faccia soltanto per raggiungere “il pezzo di carta” e che dunque non
abbia sufficienti stimoli nella prosecuzione degli studi.
Probabilmente il problema risiede nella differenza di competenze richieste in ambito
universitario rispetto a quelle a cui lo studente è stato abituato nel corso degli studi precedenti:
maggior rigore e formalismo si associano ad un rapporto con il docente necessariamente
diverso e meno “personale”. La verifica del raggiungimento delle competenze richieste in una
disciplina avviene soltanto in occasione dell’esame e molti studenti, genuinamente convinti di
aver raggiunto una preparazione sufficiente, scoprono in questa occasione di non essere in
grado di superare l’esame stesso.
Con particolare riferimento alle facoltà cui si iscrivono più frequentemente i diplomati liceali
(ingegneria, economia, medicina, per i maschi; professioni sanitarie, medicina, legge, per le
6
Cfr. a questo proposito C. Barone, Le motivazioni di studio nella scuola di massa: per amore, per forza o per
interesse, in A. Cavalli e G. Argentin (a cura di), Giovani a scuola, Bologna, Il Mulino, 2007
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femmine), spesso il grado di formalizzazione e di astrazione concettuale è molto elevato: il
ramo economico, cui molti studenti della costituenda opzione economica presumibilmente si
iscriveranno, presenta da questo punto di vista notevoli difficoltà, che potranno essere superate
soltanto se già nella formazione liceale si terrà conto di come verrà successivamente svolta la
didattica universitaria: l’area 13 della laurea triennale (Scienze Economiche e Statistiche)
contiene diversi Settori Scientifico-Disciplinari che fanno riferimento a discipline matematiche,
econometriche e statistiche, nonché un robusto inserto di discipline aziendalistiche, che nel
caso del liceo economico dovranno essere necessariamente trattate nel corso degli studi di
economia.
Resta il problema della maggiore formalizzazione richiesta nel complesso degli studi
universitari: si tratta in parte di una naturale evoluzione della didattica e probabilmente non
conviene troppo forzare le metodologie di insegnamento-apprendimento a livello di scuola
superiore. È però altrettanto raccomandabile che gli studenti vengano avvertiti in sede di
orientamento sulla diversità didattica fra secondaria superiore ed università. Questo aspetto
apre il capitolo di un efficace orientamento sia dal lato delle scuole secondarie che da quello
dell’università, evitando che le prime vivano l’orientamento come un puro e semplice dovere
formale e che le seconde pratichino un inutile marketing accademico con il solo scopo di
catturare “clienti”.
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