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La Chiesa è Comunione
(Itinerario diocesano 2013-2014)

Consapevoli dell’urgenza delle mete che ci attendono e della gravità
degli impegni che coinvolgono tutti i cristiani, persuasi che il mistero della
Comunione si situa al centro del pensiero ecclesiologico del Concilio
Ecumenico Vaticano II, convinti che l’impegno a viverlo nella fede è
premessa indispensabile ad ogni rinnovamento, proponiamo, come già
accennato nel I° fascicolo, e a sua integrazione, il Piano Pastorale per l’anno
in corso in vista e nella prospettiva di una “missio ad extra” per l’anno
pastorale 2014-15 (anno del Convegno Nazionale di Firenze che avrà come
tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”).
Una più profonda comprensione del “dono” della Comunione
accrescerà la grazia dell’unità vissuta nella carità e renderà credibile
l’annuncio evangelico. Il piano di cui parliamo è conseguente alla presa di
coscienza del dovere primario della Chiesa di evangelizzare. La Chiesa è
nata per evangelizzare ed è debitrice di tale impegno nei confronti di ogni
uomo. Missione e Comunione si richiamano a vicenda e tra esse vige un
intimo rapporto; solo una Chiesa che vive e celebra in se stessa il mistero
della Comunione traducendolo in una realtà vitale sempre più organica e
articolata può essere soggetto di una efficace evangelizzazione (Gio. 17,21).
La Comunione rimanda come suprema istanza e come metodo di crescita,
alla carità donata da Dio con l’effusione dello Spirito Santo. La carità anima
e sublima ogni dono e ogni servizio nella partecipazione alla vita trinitaria
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
fonte di ogni Comunione, con la centralità del Cristo, la potenza dello
Spirito, il valore del sacramento dell’Eucaristia, il legame fraterno fra i
discepoli del Signore, il ruolo ecclesiale dei ministeri, la complementarietà
dei membri della Chiesa e l’anelito alla compiutezza della Comunione
nell’attesa del giorno del ritorno del Cristo glorioso. Questa Comunione
sempre ricercata e mai compiuta tesa ad attuare ciò che è bello, giusto,
vero e buono nel rispetto dei doni e dei ministeri sconfessa ogni divisione
(vedi Evangelii Gaudium n° 98 e seguenti di Papa Francesco) sul piano della
fede, dei sacramenti e della disciplina della vita cristiana; un regno diviso in
se stesso va in rovina (Mt. 12,25); bisogna dirlo con chiarezza perché
l’esperienza della Comunione ecclesiale non ci impedisce di constatare
divisioni e tensioni o anche lacerazioni e dissensi a causa di alcuni soggetti
(singoli o gruppi) animati da spirito di antagonismo e contesa oppure da
protagonismo e narcisismo con fughe in avanti che procurano qualche
preoccupazione nell’ambito dei pastori o con nostalgici ritorni all’indietro
che ingenerano qualche confusione nell’ambito dei fedeli. Neppure una
volontà di mera aggregazione sociale dovrebbe unirci ma una chiara
coscienza di Chiesa nella varietà ricca e significativa di vocazioni, carismi e
ministeri.

Verso il Convegno Diocesano (5-7 settembre 2014)
Il Convegno si pone come un momento e come esigenza di far uscire il
Piano Pastorale dal parlato all’operativo, dall’ecclesiastico al missionario,
dall’idea ad un più concreto servizio di Chiesa.

Possibili tracce e ipotesi di lavoro
Il Convegno è testimonianza del popolo di Dio per celebrare questa
verità: il Signore è in Comunione con noi. Il Convegno è un evento della
Chiesa diocesana caratterizzato dal con-venire e dalla vista del Risorto che
ci porta i suoi doni Pasquali: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me così
io mando voi” (Giov. 20,21).

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

Le ragioni del Convegno
Il Convegno è ecclesiale perché nasce da ed è espressione della Chiesa
diocesana, ha ragioni, finalità e metodi che si richiamano alla natura della
Chiesa stessa. La sua ragione è rivelatrice di un modo di porsi nei confronti
del mondo, di interrogarsi sulla storia e di rispondere ai problemi
dell’umanità. Il convogliare ogni servizio di ministero verso la missione
crediamo sia il modo più idoneo per prendere coscienza dell’essere Chiesa
oggi e nel servire oggi. La missione ecclesiale infatti in quanto risposta e
continuità delle missioni divine racchiude in sé la ragione della Comunione
ed è fonte di Comunione. La missione va intesa nel suo significato più pieno
come annuncio, testimonianza, attualizzazione del progetto di salvezza di
Dio per gli uomini. È questo l’invito ad andare alla radice del problemi
umani che sono negli uomini prima che nelle strutture.

I soggetti del Convegno
Il popolo di Dio, il Vescovo che ha il carisma del discernimento e
dell’unità, le parrocchie con i consigli pastorali che rappresentano la Chiesa
universale nella Chiesa particolare, gli organismi di partecipazione come il
Consiglio presbiterale, il Consiglio pastorale, la Consulta delle aggregazioni
del laici, associazioni, movimenti, gruppi, i religiosi, i contemplativi, i
diaconi, i laici. Rinati da un solo Battesimo tutti esercitano il medesimo ed
unico sacerdozio di Cristo e sono chiamati alla ministerialità generale della
Chiesa pur nella varietà delle vocazioni e dei compiti. Pertanto non si
ammettono divisioni in ragione della diversa chiamata o ministero.
NB: (Segue) L’argomento verrà trattato nella pubblicazione in
prossimità del Convegno

3
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

La struttura del cammino.
Anche quest’anno, infatti, questo cammino vuole essere un percorso
comune a tutti, ma al tempo stesso elastico, perché adattabile alle
specifiche realtà ecclesiali, in base alle necessità e al carisma di ciascuno.
Rispetto allo scorso anno, la struttura del cammino è più semplice e
lineare: l’itinerario complessivo si compone di 8 tappe, una per ogni mese
(da novembre a giugno). Ad ogni tappa corrisponde un testo biblico, che è
il vangelo di una delle celebrazioni eucaristiche domenicali del mese.
Attorno ad ogni testo si sviluppano i seguenti moduli biblico-catechetici:
a.
b.
c.
d.
e.
f.
g.
h.

lettura esegetica
filo rosso
giovani
famiglia
carità e testimonianza
riflessioni sulla sofferenza (“La sofferenza interroga la vita”)
attività per ragazzi
contributi celebrativi a sfondo vocazionale

Collegamento con l’anno liturgico.
Il testo biblico di ciascuna tappa mensile è un brano del Vangelo tratto
da una delle liturgie domenicali dello stesso mese, come è possibile vedere
chiaramente nello schema generale di pagina 9.

Come usare il sussidio.
Preferiamo chiamare questi approfondimenti “moduli” perché sono
pensati in modo tale da permettere a ciascun educatore di utilizzarli
secondo le sue necessità. Così, ad esempio, qualcuno lo userà solo nella
parte che riterrà utile per il suo gruppo tralasciando le altre (potrà tracciare
un percorso di lectio divina mensile in parrocchia, utilizzando il modulo
della lettura esegetica). Qualcun altro, invece, preferirà usare il testo biblico
in più incontri, dedicando un incontro ad ogni modulo. In quest’ultimo caso,
l’educatore potrà organizzare, per esempio, quattro incontri in un mese, dei
quali: il primo incontro del mese potrà essere dedicato allo studio del testo
ricorrendo alla lettura esegetica; il secondo incontro all’approfondimento
spirituale personale guidato dal filo rosso e dal contributo per i giovani, il
4
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
terzo incontro potrà consistere nella fattiva realizzazione della proposta di
carità offerta dall’omonimo modulo; ed infine il ciclo mensile potrà essere
concluso nella quarta settimana con un momento celebrativo comunitario,
così come suggerito dal modulo finale di ogni tappa.

L’icona biblica.
Il quadro d’insieme di tutto l’anno è affidato all’Icona Biblica di Mt 13,13a.31b-32.
1

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò
attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre
tutta la folla stava sulla spiaggia. 3aEgli parlò loro di molte cose con
parabole.
31b

«Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo
prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una
volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero,
tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
L’approfondimento di questo testo è stato affidato alle relazioni del
Convegno Diocesano del 28 e 29 settembre 2013. Sarà possibile trovarne
una sintesi nel sito della diocesi.

Recapiti e disponibilità per eventuali necessità.
Per qualsiasi genere di dubbio o necessità è possibile contattare i
sacerdoti di seguito indicati:
- padre Aldo D’Ottavio (Pastorale Sociale)
335.64.52.537
- don Andrea Di Michele (Pastorale Vocazionale)
329.68.14.898
- padre Andrea Picciau (M.E.G.)
333.11.56.274
- don Cristiano Marcucci (Pastorale Famigliare)
389.27.84.640
- don Domenico Di Pietropaolo (Pastorale Giovanile) 340.67.06.645
- don Maurizio Volante (Pastorale Universitaria)
329.63.43.341
- don Nando Pallini (Pastorale Biblica)
327.88.56.338

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

Le 8 tappe
Il cammino complessivo in sintesi
Tema: la Chiesa è comunione
Struttura del cammino: 8 tappe complessive per tutto l’anno, costituite
ciascuna da un testo bilico; ogni testo è sviluppato in 6 moduli:
a. lettura esegetica
b. filo rosso
c. giovani
d. famiglia
e. carità e testimonianza
f. riflessioni sulla sofferenza (“La sofferenza interroga la vita”)
g. attività per ragazzi
h. contributi celebrativi a sfondo vocazionale
Durata: da novembre 2013 a giugno 2014.
Frequenza: una tappa al mese, da novembre a giugno.
Obiettivo: maturare un comune modo di intendere la Chiesa.
Collegamento con l’anno liturgico: il testo biblico di ciascuna tappa è un
brano del Vangelo tratto da una delle liturgie domenicali del mese.

I. Novembre 2013.
La verifica della nostra mentalità
Testo biblico:
Lc 20,27-38 (la disputa con i sadducei)
Tratto dalla liturgia della XXXII domenica
Tempo Ordinario, anno C (10 novembre 2013)

del

Tema dominante:
Come punto di partenza, verifichiamoci:
le nostre comunità hanno la mentalità di vita che è
propria di Dio o la mentalità di morte che appartiene al mondo?

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

II. Dicembre 2013
Coltivare una disposizione personale
alla comunione
Testo biblico:
Mt 1,18-24 (i turbamenti di Giuseppe)
Tratto dalla liturgia della IV domenica del Tempo
di Avvento, anno A (22 dicembre 2013)
Tema dominante:
Per vivere la comunione è necessario che
ciascuno di noi personalmente affronti le
difficoltà che incontra in sé e le superi aprendosi
alla Grazia di Dio. La prima crescita spirituale è in
noi stessi.

III. Gennaio 2014
La chiamata di Dio
è chiamata alla fraternità
Testo biblico:
Mt 4,12-23 (la chiamata dei primi quattro
discepoli)
Tratto dalla liturgia della III domenica del Tempo
di Ordinario, anno A (26 gennaio 2014)
Tema dominante:
Le caratteristiche della chiamata di ciascuno di noi
in chiave comunitaria.

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

IV. Febbraio 2014
Dalla natura della comunità
scaturisce la sua missione
Testo biblico:
Mt 5,13-16 (sale della terra e luce del
mondo)
Tratto dalla liturgia della V domenica del
Tempo Ordinario, anno A (09 febbraio
2014)
Tema dominante:
Una comunità, in quanto tale, non può non essere sale della terra e luce del
mondo per necessità intrinseca. È la sua natura.

V. Marzo 2014
La comunità accresce
la relazione personale con Gesù
Testo biblico:
Gv 4,5-42 (l’incontro con la samaritana)
Tratto dalla liturgia della III domenica del
Tempo di Quaresima, anno A (23 marzo
2014)
Tema dominante:
La comunità media l’incontro con Cristo, ma non si sostituisce alla
dimensione personale: la Chiesa è il luogo dove si fa esperienza personale
della salvezza di Cristo (v. 41: … noi stessi abbiamo udito e sappiamo …)

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

VI. Aprile 2014
La comunità vera
nasce dalle piaghe del Signore
sigillo di amore

Testo biblico:
Gv 20,19-31 (L’incredulità di San Tommaso)
Tratto dalla liturgia della II domenica del
Tempo di Pasqua, anno A (27 aprile 2014)
Tema dominante:
Come Tommaso, anche noi riconosciamo
nel segno dei chiodi, il sigillo dell’amore di
Cristo e la possibilità del sigillo del nostro sì!

VII. Maggio 2014
La comunità nella prova
scorge la presenza di Cristo
Testo biblico:
Gv 14,15-21 (“Ancora un po’ e il mondo non mi
vedrà più…”)
Tratto dalla liturgia della VI domenica del Tempo
di Pasqua, anno A (25 maggio 2014)
Tema dominante:
Osservando i comandamenti di Cristo e in forza
del dono dello Spirito Santo, sapremo scorgere la
presenza di Cristo anche nel momento della
prova.

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

VIII. Giugno 2014
La comunione non è un ideale,
ma una realtà dello Spirito Santo!
Testo biblico:
Gv 20,19-23 (dono dello Spirito Santo e
mandato missionario)
Tratto dalla liturgia della VI domenica del
Tempo di Pasqua, anno A (08 giungo 2014,
domenica di Pentecoste)
Tema dominante:
La comunità sperimenta il compimento della
promessa fatta da Cristo: la comunione non è
un ideale, né frutto di sentimentalismi, … ma è
una realtà pneumatica, dono dello Spirito
Santo. Su questa maturità della fede, che è la
Pace del Cristo Risorto, la Chiesa riceve il
mandato missionario.

In questo secondo opuscolo intendiamo presentare i contributi che
vanno dalla quinta all’ottava tappa. Abbiamo così cercato di ascoltare le
osservazioni emerse attraverso verifiche effettuate in itinere, sperando di
averlo migliorato rispetto al primo.

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

Schema generale
TAPPA

MESE

TESTO

DOMENICA

DATA

Novembre
2013
Dicembre

Lc 20,27-38

10/11/2013

Mt 4,12-23

4a

Gennaio
2014
Febbraio

5a

Marzo

Gv 4,5-42

6a

Aprile

Gv 20,19-31

7a

Maggio

Gv 14,15-21

8a

Giugno

Gv 20,19-23

XXXII TO
anno C
IV TA
anno A
III TO
anno A
V TO
anno A
III TQ
anno A
II TP
anno A
VI TP
anno A
Pentecoste
anno A

1a
2a
3a

Es:

Mt 1,18-24

Mt 5,13-16

22/12/2013
26/01/2014
09/02/2014
23/03/2014
27/04/2014
25/05/2014
08/06/2014

Nella prima TAPPA del MESE di novembre leggiamo il TESTO di Luca
20,27-38, pregato la DOMENICA XXXII del Tempo Ordinario, Anno C
che viene celebrata in DATA 10 novembre 2013.

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

1. Quinta tappa
Gv 4,5-42.
La comunità accresce
la relazione personale con Gesù.
[1Gesù venne a sapere che i farisei avevano sentito dire: «Gesù fa più
discepoli e battezza più di Giovanni» - 2sebbene non fosse Gesù in persona a
battezzare, ma i suoi discepoli -, 3lasciò allora la Giudea e si diresse di nuovo
verso la Galilea. 4Doveva perciò attraversare la Samaria.]
5
Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno
che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era un pozzo di
Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era
circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le
dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare
provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei
giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei
infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu
conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu
avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna:
«Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque
quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci
diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le
risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà
dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli
darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna».
15
«Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più
sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va' a
chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho
marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: «Io non ho marito». 18Infatti hai
avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai

12
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I
nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a
Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi,
donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il
Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che
conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è
questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così
infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli
che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna:
«So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci
annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
27
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse
con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa
parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse
alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho
fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.
31
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose
loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si
domandavano l'un l'altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?».
34
Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e
compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: «Ancora quattro mesi e poi
viene la mietitura»? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi
che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e
raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi
miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro
miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri
hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
39
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della
donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E
quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed
egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla
donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché
noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del
mondo».

13
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

a. Lettura esegetica
Possiamo dividere il lungo brano proposto dalla liturgia per la terza
domenica di Quaresima in quattro parti: il dialogo tra Gesù e la donna di
Samaria presso il pozzo (vv. 5-26); l'arrivo dei discepoli e la testimonianza
della donna ai Samaritani (vv. 27-30); le parole di Gesù ai discepoli sulla
missione (vv. 31-38); l'incontro tra Gesù e i Samaritani (vv. 39-42).
Si potrebbe dire che tutto nasce dalla sete di Cristo. Egli ha sete non
solo della fede di Nicodemo, rappresentante del Giudaismo (capitolo
precedente), ma anche di quella degli eretici Samaritani. Nei versetti
precedenti (vv. 3-4) l'evangelista afferma che Gesù per recarsi in Galilea
«doveva attraversare la Samaria». Non è certamente la strada più semplice
o quella consueta, ma evidentemente Egli vuole conquistare il cuore dei
Samaritani. La sua stanchezza (v. 6) costituisce allora il segno del lungo
cammino intrapreso dal Padre nel Figlio per tornare sui passi di ogni fratello
perduto.
L'incontro tra Gesù e la donna avviene al pozzo di Giacobbe, a meno di
un kilometro dalla città di Sicar (la moderna Askar). «Gesù, affaticato per il
viaggio, sedeva presso il pozzo». L'evangelista ci informa che quando giunge
la donna «era circa mezzogiorno» (v. 6). È un dettaglio significativo perché
le donne si recavano al pozzo di sera, nelle ore più fresche. Evidentemente
la donna vuole evitare di incontrare altre donne e ascoltare i loro
pettegolezzi sulla sua condizione.
La richiesta di Gesù («Dammi da bere») provoca la reazione stupita e
forse sospettosa della donna. Spiega il narratore che i rapporti tra Giudei e
Samaritani erano pessimi: dal punto di vista sociale c'erano tra Gesù e la
donna due barriere, la differenza sessuale e l'appartenenza etnica. Non è da
escludere però che la donna abbia pensato a un tentativo di seduzione, il
racconto ci rivelerà che quella di Gesù è effettivamente una richiesta
amorosa. L'amore di Cristo non esita a rischiare l'ambiguità o la
sconvenienza pur di ritrovare la propria sposa, già passata per altri uomini.
Occorre che la donna scopra di avere di fronte l'unico che può darle
ciò che ha sempre cercato, un'acqua capace di estinguere la sua sete
d'amore. Per questo Gesù le chiede di andare a chiamare suo marito; Gesù
sa che ha cambiato diversi uomini ma non ha risolto il suo problema. Il
linguaggio è volutamente simbolico. Nelle lingue semitiche lo stesso
14
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
termine (baʻal) indica le false divinità e il marito, i cinque mariti, dunque,
simboleggiano gli dei importati in Samaria dalle cinque popolazioni non
ebraiche (2 Re 17, 24). Occorre ricordare che i profeti (il primo è Osea)
hanno usato la metafora del matrimonio per parlare del rapporto tra Dio e
Israele; l'adulterio e la prostituzione diventano così il simbolo dell'idolatria.
La donna con i suoi cinque mariti e il sesto uomo che non è suo marito,
rappresenta i Samaritani adulteri, cioè idolatri, che Gesù vero sposo, vuole
riconquistare. Nella storia della donna Gesù è il settimo uomo, e
considerando il valore che il numero sette ha nella Bibbia (perfezione,
completezza), si può affermare che la donna ha trovato l'uomo che la ama
veramente e che la vuole tutta per sé.
Non è un caso che nella seconda parte del dialogo (vv. 19-26) si parla
del rapporto tra Giudei e Samaritani e del vero culto a Dio. La donna pone a
Gesù una domanda di carattere teologico: dove bisogna adorare, sul monte
Garizim, dove i Samaritani esercitano il loro culto, o a Gerusalemme? È
come se la donna non volesse affrontare il suo problema, la sua sete
d'amore. Gesù, nella sua risposta, non teme di denunciare l'idolatria dei
Samaritani e ricorda che la salvezza, cioè Lui, viene dai Giudei, ma annuncia
anche che per tutti, Giudei e non, è arrivato il momento di adorare in
«Spirito e verità». Se nello Spirito avviene la nuova nascita (Gv 3), nello
Spirito si dà il nuovo culto che è offrire a Dio la propria vita, come ha fatto
Gesù. È nella verità perché è l'unico che corrisponda alla rivelazione che Dio
ne fa mediante Gesù, l'inviato di Dio.
Non è un caso che il dialogo si concluda con l'autorivelazione di Gesù:
è Lui il Messia, l'inviato definitivo di Dio, è Lui che dona lo Spirito senza
misura (Gv 3). La sua venuta e il dono dello Spirito rendono l'uomo
finalmente («l'ora è questa», v. 23) capace di adorare Dio come Lui vuole. Ci
sembra utile, a conclusione dell'analisi della prima parte del brano,
riportare quanto un grande Padre della Chiesa, san Gregorio Nazianzeno,
diceva a proposito della preghiera: «La preghiera è l'incontro della sete di
Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di Lui» (Oratio 40,
27).
Al v. 27 entrano in scena i discepoli mentre la donna si allontana dal
pozzo e si reca in città per invitare la gente a incontrare Gesù. Colpiscono la
fretta della donna, che lascia lì la sua anfora, e il contenuto della sua

15
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
testimonianza: quell'uomo le ha detto tutto quello che ha fatto (v. 29); alla
donna non interessa più attingere acqua ma annunciare ai suoi connazionali
che c'è un uomo che le ha "spiegato" la sua vita. Le sue parole ai Samaritani
si concludono con una domanda: «Che sia Lui il Cristo?» (v. 29), che si può
intendere come la proposta da parte della donna di avere un incontro
personale con Gesù e così sperimentare che Lui è il Messia. I Samaritani
rispondono positivamente all'invito e vanno a incontrare Gesù (v. 30).
Dopo l'uscita di scena della donna restano Gesù e i discepoli.
L'evangelista al versetto 8 ci aveva informato sul motivo dell'assenza dei
discepoli: «erano andati in città a fare provvista di cibo». Quando tornano,
ovviamente, gli offrono il cibo che si sono procurati («Rabbì, mangia»), ma
Gesù, in maniera un po' misteriosa, dice loro che Lui deve mangiare un altro
cibo. Il fraintendimento dei discepoli, che restano al livello materiale delle
parole di Gesù (un po' come la donna all'inizio), dà a Gesù la possibilità di
pronunciare un breve discorso sulla missione, che si deve interpretare a
partire dal contesto letterario. Vediamo come.
La donna è andata dai suoi connazionali perché vuole che incontrino e
ascoltino Gesù. Essi, come ci dice la parte conclusiva del racconto, presto
arriveranno e crederanno in Lui. Questi sono i primi Samaritani che credono
in Gesù salvatore del mondo, e mostrano come ormai «i campi
biondeggiano per la mietitura», come ormai, cioè, il popolo dei Samaritani
sia pronto ad accogliere il Vangelo. Dagli Atti degli Apostoli sappiamo che
dopo la morte di Stefano e la persecuzione contro la Chiesa di
Gerusalemme, l'annuncio di Cristo raggiunse anche la Samaria (At 8).
Questa è la mietitura, che si deve al fatto che Cristo per primo è andato lì e
ha seminato, e un primo gruppo di Samaritani ha creduto in Lui. I missionari
in Samaria, tra questi Filippo, uno dei sette diaconi della Chiesa di
Gerusalemme, sono «subentrati» nella fatica di Gesù, è Lui che «ha
faticato» in Samaria.
Nell'ultima parte del brano possiamo distinguere due fasi della
diffusione della fede in Cristo in Samaria. Nella prima molti Samaritani
credono per la testimonianza della donna, e l'evangelista riporta
nuovamente le sue parole: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto» (v. 39).
Costoro si recano da Gesù e lo pregano di fermarsi da loro. Gesù esaudisce
la loro richiesta e si ferma a Sicar due giorni (v. 40). Questo fatto dà la

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
possibilità agli abitanti della città samaritana di ascoltare direttamente
Gesù. È questa la seconda fase in cui un numero maggiore di Samaritani
crede in Gesù dopo aver ascoltato la sua parola. Così essi possono dire alla
donna che ormai credono perché hanno incontrato personalmente Cristo, e
sono sicuri (la donna li aveva invitati a riflettere: «Che sia Lui il Cristo?») che
Gesù è «il salvatore del mondo», professione di fede nella quale culmina la
narrazione.

b. Il filo rosso
Il dialogo tra Gesù e la samaritana è ricco di risvolti spirituali profondi.
Noi intendiamo soffermarci sulla parte finale del testo, ripercorrendo gli
ultimi momenti del meraviglioso percorso pedagogico tratteggiato
dall’evangelista. In particolar modo sono tre i passaggi che possono
interessarci sul tema della comunione.
1. La donna, dopo aver conosciuto Gesù ed essersi lasciata provocare
personalmente da Lui, non resta sola con se stessa. Sente il bisogno di
annunciare ad altri l’avvenuto incontro con Cristo, invitandoli a fare la
stessa esperienza: «Venite a vedere…?». Cosa ha spinto questa donna ad
estendere ad altri la sua esperienza di incontro con Gesù? Lei è stupita di
aver trovato qualcuno che la conosca così bene («Mi ha detto tutto quello
che ho fatto»). Comprende che Colui che le sta davanti è una persona molto
speciale e comincia ad intuire che possa essere il Cristo («Che sia lui il
Cristo?»). Và dalla gente non in nome di un dovere da compiere, ma al
contrario il suo slancio è parte di quella gioia che scaturisce dall’incontro.
Dice Papa Francesco che anche tutti i «cristiani hanno il dovere di
annunciare (il Vangelo) senza escludere nessuno, … come chi condivide una
gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa
non cresce per proselitismo ma “per attrazione”»1. Questa donna ha
vissuto una esperienza “attraente”: Cristo ha attratto lei e attrarrà anche
gli altri, attraverso di lei.
2. Le persone che hanno ricevuto l’annuncio dalla donna, uscirono
dalla città e andavano da lui. La città può essere compresa non solo come
1

Evangelii Gaudium, 14.

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Itinerario diocesano 2013-2014
un luogo geografico, ma più simbolicamente come la mentalità degli
uomini, il sistema di vita tutto umano, nel quale si rischia di estromettere
Dio. E’ necessario allora uscire da questa città per cominciare a percorrere
le vie di Gesù. In questo modo, convergendo tutti verso Cristo, fondiamo la
comunità.
3. Ma un ulteriore e imprescindibile passaggio avviene nel momento in
cui la gente dice alla donna: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo,
ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il
salvatore del mondo». Queste è il momento in cui la gente passa dalle
parole della donna al loro personale incontro con Cristo. Non conoscono
più Gesù per sentito dire, ma per esperienza diretta. Ciascuno di loro in
modo unico e personale si è coinvolto nell’incontro con la Persona di Gesù.
Questo dà alle loro vite un orizzonte di comprensione nuovo e, con ciò, una
direzione decisiva2.
Anche noi sperimentiamo che una comunione matura tra credenti
non si può sostituire all’esperienza di fede personale, che ciascuno è
chiamato a fare: l’incontro con Gesù è un passaggio intimo e ineludibile!
Altrimenti si finisce con lo scimmiottare gli stili e i contenuti della comunità,
ma senza averli fatti propri, senza averli elaborati. È necessaria una vera
elaborazione personale dell’esperienza di fede. Altrimenti la fede
proclamata non penetra davvero nel cuore e diventa un condizionamento
(dunque, una non-fede!), anziché una decisione libera e gioiosa per Cristo.
L’incontro con Gesù è una esperienza sempre tanto personale quanto
comunitaria: mai solo l’uno o solo l’altro! Da questo comprendiamo che se
è vero che la comunione si esprime concretamente nel dare ascolto al
fratello, avere cura del malato sofferente, sostenere il vicino bisognoso, è
altrettanto vero che si comincia a diventare uomini e donne di comunione
da un po’ più lontano: dalla cura del proprio personale rapporto con Dio3.
2

Cf Deus Caritas Est, 1.
Evangelii Gaudium, 264: «Abbiamo bisogno d’implorare ogni giorno, di chiedere la sua
grazia perché apra il nostro cuore freddo e scuota la nostra vita tiepida e superficiale. Posti
dinanzi a Lui con il cuore aperto, lasciando che Lui ci contempli, riconosciamo questo
sguardo d’amore [...] Che dolce è stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al
Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi! Quanto bene ci fa lasciare che Egli
torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita! Dunque, ciò che
3

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

c. Giovani
Questo vangelo ci parla del cammino di conversione di una donna che,
incontrando Gesù, giunge anche all’incontro con se stessa e con gli altri.
Siamo giunti alla terza domenica di Quaresima.
Nella prima, siamo saliti con Gesù sul monte per vivere le tentazioni,
che appartengono all’umanità e ad ogni uomo, e per interrogarci sul senso
della vita e su quello per cui stiamo vivendo; lì il Signore ci ha indicato a chi
dobbiamo riferirci, chi dobbiamo ascoltare per essere uomini autentici e
liberi, e per comprendere che la fiducia nel Padre ci fa vivere da figli e da
fratelli. Gesù, sul monte e nel deserto della prova, ha vinto le tentazioni del
mondo e ci dà la buona notizia che la sua vittoria può essere la nostra
vittoria.
Nella seconda domenica, con Gesù e i tre apostoli, siamo saliti su un
altro monte, luogo in cui ci è stato donato di contemplare la sua gloria,
annuncio della resurrezione; lì abbiamo udito la parola del Padre che ha
proclamato Gesù suo Figlio e ci ha invitato ad ascoltarlo.
Questa terza domenica, il Vangelo ci presenta una donna nella quale
riscopriamo ognuno di noi, con i nostri sogni, le nostre frustrazioni, i nostri
desideri, ma anche la nostra possibilità di diventare creature nuove. Si trova
lì, sola, in un’ora in cui sicuramente non c’è nessuno ad attingere acqua,
momento che rappresenta un po’ il senso di tutti i nostri bisogni e desideri;
è una donna che non deve avere un buon rapporto con i suoi concittadini e
ha vissuto una vita burrascosa personale e familiare; è passata per ben
cinque mariti e il sesto non è suo marito. Una donna lacerata dai mille
problemi, che ha sofferto molto e ha fatto molto soffrire.
Gesù attende al pozzo, solo, stanco e assetato di acqua ma molto di
più di lei. Qui avviene un incontro che aiuterà la donna a entrare nel suo

succede è che, in definitiva, «quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo» (1 Gv
1,3). […] Se lo accostiamo in questo modo, la sua bellezza ci stupisce, torna ogni volta ad
affascinarci. Perciò è urgente ricuperare uno spirito contemplativo, che ci permetta di
riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre
una vita nuova. Non c’è niente di meglio da trasmettere agli altri».
Vedi anche Evangelii Gaudium, 266.

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
cuore, a capire il vero senso della sua vita e ad aprirsi al dono che gli viene
offerto.
Gesù la accoglie e intavola con lei un dialogo vero, superando le
convenzioni sociali e religiose; le chiede da bere e le offre l’acqua di vita
eterna, che è il suo amore; lei, che aveva cercato la felicità nell’amore degli
uomini e nel soddisfarli, ora incontra un uomo che la ama e la mette di
fronte al vero amore e, da questo incontro, capisce che ha vissuto una vita
nell’inganno e nell’illusione, senza raggiungere nulla. Anche quando entra
nella discussione religiosa, si trova di fronte all’invito ad uscire dai limiti
della storia e delle esperienze e ad accogliere il dono dello Spirito.
La donna vive una progressiva conoscenza di Gesù: dall’uomo che gli
chiede acqua e che gli offre l’acqua di vita eterna, al profeta che legge nel
suo cuore; dal messia, che compirà le attese di un popolo, fino al salvatore
del mondo. Nel cuore della donna, a questa comprensione corrisponde una
sempre più approfondita conoscenza di sé stessa e di totale apertura ad
accogliere Gesù e i suoi doni, e si sente spinta a correre in città per
chiamare i concittadini. Lascia la brocca al pozzo e si fa testimone dell’opera
che ha compiuto Gesù nel suo cuore.
Questa donna ha incontrato il vero sposo che ha portato senso e
pienezza alla sua vita, e la sua vicenda di aiuta a vivere il nostro cammino
quaresimale protesi verso l’incontro pieno con il Signore.
L’esperienza personale di questa donna con Gesù diventa il primo
annuncio nella vita dei suoi compaesani e li muove verso il Signore; a loro
volta, essi avranno il desiderio di un incontro più profondo e personale con
Lui, fino a riconoscerlo come salvatore del mondo.
Con questa esperienza di fede nasce il nuovo popolo di Dio, la Chiesa.
Anche gli apostoli, infatti, che hanno dato avvio alla prima comunità
cristiana, compiono un vero e proprio cammino di fede: dalla meraviglia,
scaturita dal vedere come Gesù si comporta con questa donna, giungono a
scoprire che il Figlio di Dio si nutre della volontà del Padre, fino a
comprendere che anche loro sono chiamati a fare lo stesso e a vivere la
loro specifica vocazione: curare il campo del Signore.
Questo episodio ci mostra come il Signore ci salva in qualunque
momento della vita e in qualunque situazione, ma ci dà anche un

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Itinerario diocesano 2013-2014
avvertimento a prendere sul serio la nostra vita, fin dall’inizio, per evitare
tante sofferenze alla nostra persona e agli altri.
I giovani sono invitati ad andare a fondo nei propri desideri e nei propri
progetti di felicità, a vivere in modo corretto la propria esistenza, a scoprire
che l’incontro con Gesù non solo sazia la sete, la fame di vita e di felicità
dell’uomo, ma dona l’unica vita e la felicità autentica che non avranno mai
fine.




Alla luce di questo vangelo, come sei entrato nel cammino
quaresimale e con quale coraggio ti incammini verso l’incontro con
il Signore, sapendo che la conoscenza di Lui ti porta alla conoscenza
di te?
Nel tuo rapporto con gli altri (gruppo, comunità locale, ambiente…)
quanta importanza hanno i tuoi problemi? Quanto, invece, è
fondamentale l’esperienza di grazia e di amore che avviene
nell’incontro con il Signore?

d. Famiglia
In Giovanni 4,5-42 troviamo un’icona molto importante: Gesù incontra
al pozzo una donna samaritana. Con uno splendido dialogo, Gesù conquista
questa donna. Ognuno di noi è chiamato ad essere come Lui: Gesù è un
modello da studiare ed imitare. Nell'avvicinare un'altra persona, dobbiamo
rivestirci proprio del tatto, della cortesia e del fascino di Gesù Cristo.
Siamo capaci di agire come Gesù: avere i suoi tratti di cortesia, il suo
stile di approccio, la sua carica di umanità, amare come lui ama?
"Doveva attraversare la Samaria": sta accadendo un evento molto
importante. L'amore ha sempre una specie di via obbligata, spesso segue le
vie più ardue ed impensabili. Doveva passare per un paese dove non passa
nessuno. I samaritani, infatti, sono nemici, ma chi ama davvero non ha
nemici. Ogni uomo, in qualche modo, deve imboccare un giorno la via
difficile e rischiosa dell'amore, perché la vita deve essere donata, anche se
ciò comporta rischi.

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Siamo disposti a rischiare per amore, anche per amore di chi ci è
“nemico”?
"Stanco del viaggio": quando la vita non viene pervasa dall'amore,
l'uomo è stanco e sfiduciato e le sue energie vengono meno. Le persone
innamorate solitamente sono vitali e sprizzanti di gioia. Le persone che non
riescono ad amare sono stanche, demotivate, soffrono la più terribile
frustrazione esistenziale. Ogni individuo deve nutrirsi di amore a vari livelli,
quello della famiglia, degli amici, quello sponsale.
Come ci sentiamo noi: pervasi dall’amore oppure stanchi e svuotati?
"Sedeva presso il pozzo", il pozzo di Giacobbe, un luogo di
appuntamento per l'amore. Nella Bibbia molte storie nascono intorno ad un
pozzo. Noi dobbiamo creare situazioni simili, cioè trovare luoghi e
circostanze di incontro. "Gesù sedeva", perché all'amore bisogna dedicare
tempo, non si può essere frettolosi, non si può mettere davanti qualcosa di
più importante. Il meglio delle proprie energie deve essere convogliato
nell'amore.
Anteponiamo davvero l’amore ad ogni cosa o subiamo passivamente
l’influenza della cultura e della società intorno che ci fa credere che sono
ben altre le cose importanti nella vita? (lo studio, il lavoro, la casa,
l’automobile ecc.)
"Era verso mezzogiorno". C'è sempre nella vita di ogni uomo un
momento particolare, un tempo opportuno privilegiato, una buona
occasione regalata da Dio. Spesso purtroppo le persone non sanno
riconoscere i doni di Dio, né sanno cogliere la qualità e la preziosità del
tempo.
Sappiamo riconoscere i momenti preziosi donatici come occasione per
amare?
“Dammi da bere". Gesù chiede da bere alla donna samaritana. La
novità assoluta ed il vero mistero sta proprio nel gesto di Gesù di chiedere
dell'acqua. È il paradosso di un Dio che si fa uomo bisognoso, per avere il
pretesto di incontrare l'uomo e dargli l'acqua che disseta in eterno, che è se
stesso. Gesù, come primo passo, vuole donare se stesso e chiede per dare.
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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
Ciò implica rispetto per l’altro e per la sua libertà, è un modo di avvicinare
l’altro con delicatezza e cortesia.
Siamo in grado di avvicinare l’altro con umiltà e delicatezza? Riusciamo
a farci bisognosi per ricevere il bene dall’altro?
"Tu giudeo chiedi a me, una donna samaritana". La samaritana si rivela
donna di facili costumi, alquanto spregiudicata. C'è in lei una certa chiusura
che la porta a fraintendere di proposito le parole di Gesù. Occorre saper
andare oltre la corteccia ruvida delle apparenze e dei pregiudizi, saper
infrangere certe convenzioni culturali. Nelle iniziative di Gesù c'è la rottura
di ogni barriera, quella del sesso, in quanto un rabbì non parlerebbe mai
con una donna fuori di casa, quella della razza, quella della nazionalità e
della religione. "Tu giudeo", la prima parola di questa donna è di ostile
pregiudizio. Al pozzo di Giacobbe, il più delle volte, non c'è un uomo o una
donna, ma un giudeo, una samaritana, cioè stereotipi culturali e religiosi. La
donna non vede un uomo che ha sete, ma un giudeo, cioè un nemico. Il
nemico nasce in noi quando qualcuno ci è sconosciuto e viene inquadrato
nell'ottica del pregiudizio.
Siamo capaci di vincere i nostri pregiudizi ed andare incontro all’altro
con atteggiamento di accettazione incondizionata?
"Se tu conoscessi il dono di Dio e colui che ti dice: «dammi da bere»".
L'amore deve essere donato nella speranza. "Ti avrebbe donato l'acqua
viva". L'acqua viva di cui parla Gesù è la progressiva rivelazione del proprio
mistero. Il mistero di ogni essere umano esige una progressione, perché è
una realtà amplissima, profonda, sconosciuta spesse volte a se stessi, che
deve, in qualche modo, incominciare ad aprirsi.
Siamo capaci di aprirci al mistero della fede?
Il linguaggio di Gesù ora è velato, lascia intuire qualcosa di grande e di
nuovo, ma, come spesso accade, la donna lo interpreta in forma molto
concreta, terrena: "ma se non hai neppure un secchio per attingere!". La
perenne tentazione è sempre quella di chiudersi al dono grande dell'amore,
entro le piccole attese, le piccole prospettive.

23
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
Siamo capaci di avere una visione più ampia della vita, meno terrena e
più aperta al dono dell’amore?
"Chiunque beve di quest'acqua avrà ancora sete, quella che io darò in
lui diventerà sorgente per la vita eterna." Una vita eterna significa una vita
in espansione. "Dammi di quest'acqua". Ecco che la persona si apre al dono.
Siamo capaci di aprirci al dono di Dio?
"Va’ a chiamare tuo marito". Gesù introduce la donna alla sorgente del
suo mistero di donna infelice, alla radice della sua verità di donna
peccatrice, ha messo il dito sulla piaga, sulla miseria di questa donna, sulla
sua miseria morale. Ma Gesù non esaspera, non umilia, fa semplicemente
verità in lei. Per ritornare alla sincerità occorre fare crollare la maschera del
personaggio che ciascuno di noi recita. Va a chiamare tuo marito significa
"fa verità in te".
Siamo capaci di fare verità in noi? di toglierci le nostre “maschere”?
"Non ho marito", una specie di reazione. "Hai detto bene", la donna ha
detto qualcosa che è sulla strada della verità e Gesù la riconduce proprio
verso la verità. Non la umilia, non le dice bugiarda, ma "hai detto bene".
Aiuta a creare una piattaforma di verità e di sincerità.
Aiutiamo gli altri, con delicatezza e senza pregiudizi, a far luce in se
stessi?
Ormai questa donna è completamente nuda davanti alla verità, non ha
più difese, non ha più maschere. Finalmente è nella verità, ossia è umile.
Va’ a chiamare tuo marito, fammi vedere il tuo vero volto, quello che il
Signore vede nel segreto. È inutile che io faccia la persona per bene, davanti
a Lui o davanti a tutti: devo sempre chiamare mio marito, cioè entrare nella
verità, essere onesto.
Ci sentiamo pronti ad amare gli altri che incontriamo nella verità e con
carità, senza alcun pregiudizio? Ci facciamo carico dei problemi dell’altro
soprattutto nel rapporto col proprio coniuge?
"Lascia la brocca." Lasciare la brocca significa abbandonare le
prospettive del passato. Questa donna era andata per attingere un secchio

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
d'acqua, ma che cos'è adesso un secchio d'acqua di fronte a questo fatto
grandissimo che rivoluziona la vita, che la sconvolge. L'avventura dell'amore
è proprio così. È un terremoto, sconvolge, ridefinisce tutte le cose.
Siamo pronti a “lasciare le nostre vecchie brocche” per andare ad
attingere alla sorgente del “vero Amore”? Oppure siamo ancora troppo
legati alle nostre vecchie abitudini di vita senza amore?

e. Carità e testimonianza
“Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da
bere!».


La carità nasce ed è sorretta dall’incontro personale di ognuno di
noi con Cristo



Da questa esperienza fondante, che tocca nel profondo, che
guarisce le ferite, noi possiamo riconoscere i nostri fratelli, coloro
che hanno bisogno; possiamo uscire da noi stessi e sentirci
comunità chiamata alla salvezza



La nostra fame e sete di amore sarà colmata solo dall’esperienza
comunitaria di salvezza, dall’incontro di amore con Cristo.

Iniziativa del mese. In questo mese in cui come Chiesa celebriamo la
Giornata in memoria dei missionari martiri, offriamo una delle nostre
giornate per il digiuno e la preghiera per i missionari e partecipiamo alla
Veglia per i missionari martiri che si terrà il 24 marzo.

f. La sofferenza interroga la vita
Questo è il momento dell’incontro con il Beato Luigi Novarese e il suo
insegnamento, del modo con il quale ha affrontato la domanda angosciosa
e terribile che da duemila anni scuote il cristianesimo: perché la
sofferenza?
L’incontro della samaritana con Gesù ha sicuramente scosso il suo
modo di vivere e di sentirsi giudicata dalla comunità per la sua condotta.
Gesù tocca in profondità l’anima sofferente della donna.

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
La gioia scaturita in lei da questo incontro di misericordia e di perdono, la
spinge a condividere con gli altri il dono ricevuto. La sofferenza del peccato
si tramuta in gioia missionaria!
L’incontro con Cristo ci spinge a entrare in relazione con gli altri. Non
importa da quale situazione partiamo, quello che conta è uscire da sé stessi
e andare incontro ai fratelli.
Ascoltiamo la parola del Beato Luigi Novarese:
«Insomma è indispensabile darsi da fare con gioia e carità, i punti
principali dell'essere un buon Cristiano!
A voi, amici cari, che sorella sofferenza è entrata a far parte della
vostra famiglia, non isolatevi, ma vivete in comunione con i fratelli, donatevi
a loro... ricordatevi che siete "la linfa vitale" della nostra Chiesa... aiutate
Gesù a salvare le anime...
A voi, Fratelli e Sorelle degli Ammalati, ricordatevi che il vostro incarico
è quello di essere come angeli che non si avvertono quando ci sono...ma ci si
accorge di loro quando mancano...
A voi che accompagnate i vostri figli nel duro cammino della
sofferenza, rimboccatevi le maniche affinché le persone che vi circondano,
imparino a portare la Croce con voi...
A voi, Silenziosi Operai della Croce, il compito di porre sempre davanti
a voi la Madonna e l'apostolato del dolore, non dimenticatevi mai di correre
verso il cuore di ogni sofferente!».
Il messaggio di salvezza che Gesù ha portato alla Samaritana e attraverso lei
al popolo samaritano, è per tutti: peccatori, sani, malati, sofferenti … tutti
dobbiamo accogliere l’Acqua Viva che Gesù ci dona per la vita eterna. La
risposta è individuale. Solo io posso rispondere con il mio sì a Cristo, ma da
questo punto in poi è nella comunione con gli altri (la Chiesa) che sono
chiamato a testimoniare la Fede in Gesù Cristo morto e risorto! È nella
comunità che dobbiamo portare il nostro contributo di fede e di missione.
Una missione testimoniata nella sofferenza e nel limite diventa Luce per gli
altri fratelli. “Quando sono debole è allora che sono forte!” (II Cor 12,10).


Quanto è stata importante la comunità (parrocchia, gruppo, ecc.)
per la mia crescita nella Fede?

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

g. Attività per ragazzi4
Obiettivo (A)
Aiutare i ragazzi a comprendere che il cammino che conduce a Dio
passa attraverso l’esperienza di una fede comune, vissuta e celebrata
secondo indicazioni chiare, condivise e fondate sulla Tradizione ricevuta e
affidata di generazione in generazione, dagli apostoli fino a noi, oggi. Ma in
nessun caso questa esperienza comunitaria della fede può fare a meno di
un cammino personale, di una relazione personale, che ciascuno di noi è
chiamato a maturare con Dio, nella comprensione e nell’accoglienza di sé, e
dei propri desideri più profondi. Sarà proprio questa relazione personale
con il Signore, che è anche esperienza di sé alla luce della Parola di Dio, a
permettere decisivi passi avanti nella vita cristiana.

Attività e Parola (B-C)
Si mostra ai ragazzi un qualunque filmato/cartone dell’incontro tra
Gesù e la Samaritana facilmente reperibili su Youtube, oppure si può far
leggere, in modo drammatizzato, il brano del vangelo della Samaritana. A
visione completata, tramite un brainstorming, lasceremo che i ragazzi
esplicitino alcune impressioni raccogliendole su due diversi cartelloni: al
centro, sul primo, scriveremo “La NOSTRA esperienza con Gesù”, mentre
sul secondo appunteremo “La MIA esperienza con Gesù”. La richiesta-guida
del brainstorming potrebbe essere: “Alla luce del racconto della Samaritana
e della gente del suo villaggio, trova 3 parole per indicare la tua relazione
personale con il Signore (preghiera, amicizia, amore, dono, richiesta, aiuto,
ecc) e altre 3 per indicare, invece, l’esperienza che, del Signore, fai nel tuo
gruppo o nella tua Parrocchia (gioia, incontro, condivisione, servizio, ecc.)”.
Raccolte le parole, i due cartelloni potranno essere messi l’uno
accanto all’altro, invitando i ragazzi a collegare con delle frecce, quegli
aspetti dell’esperienza di Dio che si richiamano a vicenda, e motivando la
loro scelta.
Al termine, si metterà in evidenza come l’esperienza di chiesa, sia di
supporto, respiro e verifica per l’esperienza personale del Signore.

4

In appendice è possibile trovare lo schema dell’incontro settimanale per i ragazzi.

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

Preghiera (D)
L’incontro sarà concluso da una breve preghiera di ringraziamento per
il dono delle nostre comunità, dentro le quali, a ciascuno, è permesso e
sostenuto il cammino personale di ciascuno.

Impegno (E)
Un impegno interessante da proporre potrebbe essere quello di
individuare un tempo settimanale di “dialogo con Gesù”, magari fatto nella
propria chiesa. Si sottolineerà di questo tempo (anche solo 5 minuti…) il
valore di gratuità: nessuna legge lo impone! Siamo noi che scegliamo di
offrirlo, fermandoci a pregare un po’ con Lui.

Adeguamento per i più piccoli…
Se il brainstorming pare eccessivo per il gruppo dei più piccoli, lo si
può sostituire con l’invito a riprodurre, attraverso immagini, due differenti
esperienze: “Io e Gesù” e “Noi e Gesù”. Le immagini vengano sempre
raccolte su due cartelloni affiancati, che abbiano però in un unico sfondo,
l’immagine, più o meno stilizzata della propria chiesa. In questo modo sarà
più semplice per i bambini cogliere il fatto che la chiesa non è soltanto il
luogo della celebrazione comunitaria, ma anche il tetto sotto cui
convergono le storie personali dell’incontro di ciascuno con Gesù. In basso,
si potrebbero raccogliere, per iscritto, anche i “grazie” di ciascuno per il
dono di questo “binario” su cui passa il “treno della fede”: la “rotaia”
comunitaria e quella personale….

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

h. Momento celebrativo a sfondo vocazionale
Per una revisione personale
“La samaritana e il vangelo della vocazione”
L’episodio della samaritana ci fa riflettere in due modi, la prima
questione è rivolta verso noi stessi la seconda invece tocca la responsabilità
che abbiamo nei confronti degli altri.
Innanzitutto partiamo da noi stessi: chi (persone e/o situazioni) ci ha
fatto conoscere Gesù? come lo abbiamo conosciuto? Come la samaritana,
forse anche noi eravamo e siamo ancora assetati. Di cosa? Cosa ci ha spinto
a ricercare e a trovare in Gesù quell’acqua di cui avevamo bisogno per
sopravvivere?
Se questo è stato, ed è, il nostro percorso riusciamo a trasmettere
agli altri l’esperienza splendida di conoscere Gesù? Come ha affermato
papa Francesco, (nell’omelia per i battesimi da lui amministrati il 12.I.14)
siamo anelli della catena nella trasmissione della fede?
Perciò: quali sono gli atteggiamenti da assumere verso gli altri? Della
samaritana notiamo l’urgenza, questa donna ha fretta di far conoscere
Gesù e quello che le è stato rivelato. Inoltre pone un annuncio vero,
personale, capace di indicare la sorgente della propria trasformazione, la
persona stessa di Gesù.
Se dovessimo paragonarci alla samaritana domandiamoci: il nostro
annuncio è mosso dall’urgenza? è convincente perché vero e personale?
Come la samaritana, ci tiriamo indietro al momento giusto per indicare la
fonte della nostra salvezza? La nostra esperienza è piuttosto un varco o una
cortina nell’incontro con il Signore?
Sono questi gli atteggiamenti che “viviamo” quando annunciamo agli
altri la bellezza dell’incontro con il Signore? Come possiamo proporre
l’eccezionalità di rispondere alla chiamata del Signore se non siamo noi
stessi permeati da questa realtà?
In ultima analisi, domandiamoci: cosa possiamo fare?

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

2. Sesta tappa.
Gv 20,19-31.
La comunità vera nasce
dalle piaghe del Signore, sigillo di amore
19

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse
le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne
Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro
le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse
loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando
voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro
a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non
perdonerete, non saranno perdonati».
24

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando
venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!».
Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non
metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo
fianco, io non credo».
26

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro
anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace
a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani;
tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma
credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli
disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno
visto e hanno creduto!».
30

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non
sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate
che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel
suo nome.
30
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

a. Lettura esegetica
È il terzo brano del capitolo 20, capitolo nel quale troviamo l'annuncio
della risurrezione di Gesù e che, secondo gli studiosi, concludeva il Vangelo
di Giovanni prima che venisse aggiunto il capitolo 21. In 20, 30-31 troviamo
la prima conclusione del quarto Vangelo, in 21, 24-25 la seconda.
In tutti e quattro i Vangeli le apparizioni del Risorto sono precedute
dalla scoperta della tomba vuota. Secondo l'evangelista Giovanni è Maria di
Magdala a recarsi per prima al sepolcro e a trovarlo vuoto. Così, corre a
riferire l'accaduto a Pietro e al discepolo amato. Essi, dopo aver verificato di
persona che la tomba è effettivamente vuota, tornano a casa. L'evangelista
riferisce anche che il discepolo che Gesù amava «vide e credette», e che
«non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere
dai morti». Questo è il contenuto del primo brano (vv. 1-10).
Nella seconda scena (vv. 11-18) troviamo l'incontro tra Gesù e Maria di
Magdala, che è rimasta al sepolcro e il cui desiderio "invincibile" di vedere il
Signore («il mio Signore») viene premiato con l'apparizione del Risorto, che
è quindi la prima riferita da Giovanni. L'evangelista conclude questa scena
con l'annuncio della Maddalena ai discepoli: «Ho visto il Signore» (v. 18).
Vediamo dunque il brano che la liturgia propone, seppur non
integralmente, per la seconda domenica di Pasqua e per il giorno di
Pentecoste. Si può dividere in quattro parti: l'apparizione del Risorto ai
discepoli senza Tommaso (vv. 19-23); il breve dialogo tra Tommaso e gli
altri discepoli (vv. 24-25); l'apparizione del Risorto ai discepoli con
Tommaso e la professione di fede di quest'ultimo (vv. 26-29); la prima
conclusione del Vangelo di Giovanni (vv. 30-31).
Il brano si apre con un'annotazione di carattere temporale: è la sera
del primo giorno della settimana, è la sera di Pasqua. I discepoli si trovano
nello stesso luogo; l'evangelista riferisce il loro stato d'animo, la paura, per
questo motivo le porte della casa dove sono radunati sono chiuse. In questa
situazione appare il Risorto. Il verbo greco tradotto con «stette» indica la
posizione di chi sta in piedi, Colui che la morte aveva fatto "cadere" adesso
è in piedi, vincitore della morte. La morte su di Lui non ha più potere, il suo
corpo è stato trasformato, non è più soggetto alle leggi fisiche, per questo
Gesù Risorto, per entrare nel luogo dove si trovano i discepoli, non ha
bisogno che gli aprano le porte.
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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
Le sue prime parole, «Pace a voi» (v. 19), sono accompagnate da un
gesto attraverso il quale i discepoli possono verificare che è proprio Lui:
Gesù mostra loro le mani e il fianco, i segni della crocifissione che sono
rimasti nel suo corpo. La certezza che è Gesù ha come effetto la gioia: «E i
discepoli gioirono al vedere il Signore» (v. 20)
I versetti successivi (vv. 21-23) sono fondamentali per comprendere la
missione della Chiesa nel mondo. Gesù ripete il saluto «Pace a Voi», poi
invia i suoi discepoli; essi devono continuare l'opera di Gesù, il Figlio inviato
dal Padre. L'opera di Gesù, secondo la visione giovannea, è introdurre gli
uomini nella comunione trinitaria; chi accoglie la parola di Gesù (la
rivelazione dell'amore del Padre) ha la vita, riceve la vita divina. I discepoli
annunceranno la parola di Gesù, e coloro che crederanno, per dirla con il
Prologo, diventeranno figli di Dio, saranno figli nel Figlio. È il Risorto in
persona a mandarli e a comunicare loro lo Spirito Santo. Gli studiosi parlano
di Pentecoste giovannea, perché secondo il quarto Vangelo lo Spirito Santo
viene effuso dal Risorto sugli apostoli il giorno di Pasqua. Il verbo greco
tradotto con «soffiò» è lo stesso che l'autore della Genesi usa quando
racconta che il Signore «soffiò nelle narici dell'uomo un alito di vita e
l'uomo divenne un essere vivente» (Gen 2, 7). In Giovanni la Pentecoste è
una nuova creazione, che rende i discepoli partecipi della vita del Risorto, il
primogenito della nuova creazione.
Al dono dello Spirito Santo è connesso il perdono dei peccati. I
discepoli ricevono con lo Spirito Santo il potere di perdonare i peccati. La
frase di Gesù è molto solenne e indica che il potere di perdonare i peccati, e
così ammettere gli uomini alla comunione con Dio, è reale. Il Concilio di
Trento afferma: «Il Signore istituì il sacramento della penitenza
principalmente quando, risorto dai morti, soffiò sui suoi discepoli dicendo:
Ricevete lo Spirito Santo; a coloro a cui perdonerete i peccati, saranno
perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati»
(Decreto sul sacramento della penitenza, Sessione XIV).
Nel versetto successivo (v. 24) l'evangelista ci informa che Tommaso,
uno dei Dodici, non era con loro quando venne Gesù. Quando essi gli
raccontano di aver visto il Signore, egli esige come condizione per credere
di fare la stessa esperienza degli altri, e cioè vedere il corpo di Gesù con i
segni della crocifissione, anzi, vuole mettere il dito nel segno dei chiodi e la

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
mano nel fianco di Gesù. Tommaso chiede un'esperienza che non ammetta
dubbi, in questo modo viene preparata l'apparizione successiva, raccontata
subito dopo.
«Otto giorni dopo» (v. 26) i discepoli sono di nuovo insieme e
Tommaso è con loro. Gesù appare di nuovo e anche questa volta le porte
sono chiuse, ma non si dice che è a causa della paura dei Giudei. Con il
primo incontro Gesù ha vinto la paura dei discepoli presenti, adesso deve
vincere l'incredulità di Tommaso. Gesù esaudisce la sua richiesta e lo
rimprovera per la sua mancanza di fede. Da una parte va incontro alla
debolezza dell'apostolo, dall'altra lo rimprovera perché il cambiamento
degli altri (erano passati dalla paura alla gioia) era la "prova" della
risurrezione (v. 27). Adesso che ha "la" prova, Gesù risorto davanti ai suoi
occhi, lo riconosce suo Signore e suo Dio, in una altissima professione di
fede cristologica (v. 28). Nella frase finale di Gesù troviamo la constatazione
che Tommaso ha creduto perché ha veduto, e la beatitudine della fede: gli
uomini, dopo gli apostoli, si troveranno nella condizione di non poter
vedere Gesù fisicamente, ma se crederanno alla testimonianza degli
apostoli contenuta nei Vangeli e trasmessa alla Chiesa, toccheranno con
mano il potere salvifico di Gesù vincitore della morte, Dio e Signore (v. 29).
Nei vv. 30-31 abbiamo la prima conclusione del Vangelo di Giovanni.
Gesù risorto ha operato molti segni in presenza dei suoi discepoli ma non
tutti sono stati registrati nel racconto di Giovanni, ne sono stati conservati
alcuni come testimonianza autorevole della messianicità e divinità di Gesù.
Coerentemente con il resto del suo Vangelo Giovanni non parla di
"miracoli" ma di "segni", perché essi hanno la funzione di suscitare la fede
in Gesù Figlio di Dio, il quale è venuto per renderci partecipi della sua vita
divina. È questo il fine del Vangelo, ci dice l'autore: che gli uomini credano
in Gesù perché solo con la fede in Lui si ha la vita.
Concludiamo il nostro commento esegetico consigliando la visione (e
la meditazione) del dipinto di Caravaggio Incredulità di san Tommaso
(1601), nel quale il grande pittore lombardo ha rappresentato in maniera
mirabile l'incontro tra il Risorto e l'apostolo.

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

b. Il filo rosso
In questa tappa vogliamo accostarci alla vicenda di Tommaso e alla sua
incredulità. Vogliamo provare anche noi a mettere il nostro dito nel segno
dei chiodi e lasciarci risanare dal Risorto, per imparare ad essere persone di
comunione.
Sperimentiamo nelle nostre comunità che vivere concretamente la
comunione non significa che tutto possa sempre andare bene. Ci sono
screzi e ripicche, errori e contraddizioni, gelosie e invidie, ... La comunione
all’interno della nostra Chiesa tante volte è così difficile che rischiamo di
scoraggiarci e perdere le nostre motivazioni. Sarà per questo che Tommaso
ci è tanto simpatico! Ci ritroviamo in lui! Le sue difficoltà sono anche le
nostre! Lo ammiriamo, perché ha avuto il coraggio di esprimerle andando
fino in fondo, fino a mettere il dito nel segno dei chiodi di Gesù Risorto.
Il segno dei chiodi... Ciò che noi traduciamo con segno in realtà in
greco è “sigillo”. Ed, in effetti, è possibile considerare quei segni come dei
veri e propri sigilli di autenticità: essi ci dicono che l’uomo presente in
mezzo ai discepoli è davvero il Gesù morto in croce. Ma, ancor più, ci
dicono che Gesù ci ha amato di amore autentico, fino a dare tutto se stesso
senza riserve e senza tentennamenti.
Il male che abbiamo vissuto nella nostra vita può aver lasciato un
segno: la diffidenza, la paura di essere delusi o traditi nuovamente, la
difficoltà a credere che possiamo essere amati! Sono queste e tante altre le
nostre piaghe che ci impediscono di aprirci all’amore di Cristo, di
consegnarci ai nostri fratelli, di edificare la comunione. Pensiamo a quante
persone sono state ferite da esperienze negative fatte all’interno della
Chiesa, a causa di incoerenze e di infedeltà! In definitiva, sperimentiamo
che l’amore si associa inevitabilmente a gioie e a dolori, anche se noi
vorremmo evitare i dolori! Papa Francesco scrive in Evangelii Gaudium 270:
«A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una
prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo
la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta
che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci
permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché
accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli
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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
altri e conosciamo la forza della tenerezza. Quando lo facciamo, la vita ci si
complica sempre meravigliosamente e viviamo l’intensa esperienza di
essere popolo, l’esperienza di appartenere a un popolo»5.
Scopriamo che, contrariamente a quanto pensiamo, non siamo mai
stati davvero soli nel nostro dolore. Cristo lo ha ascoltato, lo ha vissuto
anche Lui per ciascuno di noi e con ciascuno di noi. Ci ha amato, sorretti e
protetti. Questo dolore che tocchiamo nel costato di Cristo ha una sua
potenza guaritrice su di noi. Alla luce di questa esperienza salvifica operata
da Gesù Cristo, le nostre ferite anziché scoraggiarci diventano “segno”, anzi
“sigillo” di un amore autentico, del nostro reale desiderio di bene per il
fratello o la sorella.

c. Giovani
La Pasqua ci fa vivere la nascita della Chiesa e ne rivela la natura. Essa
è comunità radunata nel Signore, fonte di pace e di gioia. Gesù promette in
dono lo Spirito Santo e dà ai suoi apostoli e alla Chiesa il compito di
continuare la sua missione nel mondo.
Quel piccolo gruppo di apostoli costituisce la Chiesa, che si estenderà
fino ai confini del mondo. Gli apostoli avevano vissuto con il Signore la sua
vita pubblica, erano stati radunati da Lui nel cenacolo e avevano ricevuto il
mistero del suo corpo e del suo sangue, per fare memoria di Lui,
rinnovando attraverso l’eucarestia la sua Pasqua di morte e resurrezione.
L’inizio della Chiesa ci richiama a quello che poi ognuno, nella propria
vita di fede, è chiamato a vivere nella sua comunità, e ci suggerisce il valore
dei piccoli gruppi di appartenenza, delle comunità dove il Signore vuole
donare la nuova umanità, quella fondata sull’amore che viene da Cristo che
crea nuove relazioni fra gli uomini, nuove relazioni con Dio e con le cose.

5

Cf Evangelii Gaudium 270. Al riguardo c’è anche Evangelii Gaudium 91: «È necessario
aiutare a riconoscere che l’unica via consiste nell’imparare a incontrarsi con gli altri con
l’atteggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli come compagni di strada, senza
resistenze interiori. Meglio ancora, si tratta di imparare a scoprire Gesù nel volto degli altri,
nella loro voce, nelle loro richieste. È anche imparare a soffrire in un abbraccio con Gesù
crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di
scegliere la fraternità».

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
Con la sua Chiesa, il Signore vuole manifestare al mondo la natura e la
qualità del suo Regno. Ogni gruppo, ogni comunità rappresenta il segno
della realtà della Chiesa in mezzo agli uomini.
Questo vangelo lo ritroveremo a Pentecoste; questo tempo, dalla
Pasqua a Pentecoste, è un costante invito a sperimentare Gesù vivo nella
comunità dei fratelli e ad accogliere il dono del suo Spirito che accompagna
il cammino di ogni uomo.
Gli apostoli, e ogni credente, riconoscono il Signore dalle sue ferite,
cioè dai segni del dono della sua vita per noi e a noi. Da questo amore
nasce la fede in Dio, la comunione tra i fratelli e la missione della Chiesa.
Tommaso ci mostra le difficoltà del credere, la pazienza del Signore, e
anche quella della Chiesa per le difficoltà di ciascuno di noi. L’apostolo
aveva abbandonato la comunità, e quando vi ritorna la testimonianza della
comunità non lo convince, anzi, lo riempie di pretese. Anche lui, alla fine,
riconosce il Signore dalle piaghe e con la sua professione di fede aiuta noi a
riconoscere Gesù come nostro Dio e Signore.
È un invito a sperimentare, in questo tempo, che Gesù è presente vivo
e vivificante nella sua Chiesa, a toccare con mano che la Chiesa è lì dove i
fratelli sono radunati nell’amore e comprendere che la fede è un incontro
personale che ha bisogno sempre della Chiesa; le varie crisi, i dubbi, le
fughe, i ritorni fanno parte della vita di ognuno, ma al di sopra di tutto, c’è
l’amore misericordioso di Gesù. Le sue ferite sono come il tatuaggio di
ognuno di noi sul suo corpo glorificato, che testimonia la nostra
appartenenza a Lui, che ci ha acquistati nel dono totale di sé.
La vicenda di Tommaso può essere l’immagine dei giovani in ricerca, in
discussione, a volte in ribellione; l’importante è non perdere nel cuore la
tensione alla ricerca della verità, del senso della vita e del Signore. Per
questo anelito può essere fondamentale il seme che viene messo nel cuore
attraverso i genitori cristiani e attraverso la catechesi e i sacramenti nel
periodo dell’iniziazione cristiana, così come è importante per i giovani, nel
problematico periodo adolescenziale e giovanile, mantenere dei contatti
con ambienti e persone in cui si vive la fede.


Nella tua esperienza di Chiesa, che cosa significa che Gesù risorto è
in mezzo a noi con le sue ferite e che Egli è la nostra pace?
36
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014



Come vivi la tua realtà di fede e di Chiesa nel tuo gruppo e nella
comunità di appartenenza?
Che cosa ti rivela, nella tua vita, la figura di Tommaso di fronte alla
comunità e al mistero di Cristo?

d. Famiglie
e. Carità e testimonianza
«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».


Al centro della comunità degli apostoli, al centro della fede, al
centro della nostra vita c’è il Cristo Risorto, che viene in mezzo a
noi.



Cristo Risorto manda noi a mostrare il volto di Dio agli uomini, ad
incontrare le molteplici situazioni concrete che ci si pongono
dinanzi; non possiamo voltarci di fronte ad essi.



Il nostro compito è farci presenti, renderci disponibili, toccare le
ferite degli uomini e vedere in esse il Cristo Risorto. I segni dei
chiodi di Gesù raccontano a Tommaso l’autenticità della sua
apparizione. Le ferite dei nostri fratelli devono essere per noi segno
della Sua presenza in ogni uomo.

Iniziativa del mese. In questo mese mettiamo da parte il nostro
egoismo e rendiamoci attenti alle ferite degli uomini, malati nel corpo e
nello spirito, che sono vicino a noi. Accogliamoli, ascoltiamoli: saranno
posto privilegiato dell’incontro con Lui. A Pasqua, in particolare, facciamoci
attenti ai bisogni alle persone che ci circondano instaurando un dialogoascolto: accogliamo/facciamo visita ad un familiare che vive la malattia.

f. La sofferenza interroga la vita
Osservando i vari aspetti della comunità, ci troviamo tutto quello che
ne fa parte: il bello dello stare insieme, il pregare, il condividere … Ci
troviamo anche le negatività che fanno parte della nostra umana debolezza.
Le comunità si assomigliano un po’ tutte, nel bene e nel male.
Immaginiamo la prima comunità, quella dei discepoli di Gesù, che dopo
aver vissuto il dolore della perdita del loro Maestro, ha ritrovato la gioia
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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
della sua presenza da risorto! È bello riconoscerci nel loro stare insieme ma
forse, più che in loro, ci riconosciamo in Tommaso e nella sua incredulità.
Come Tommaso facciamo fatica a credere. Facciamo fatica a credere che
tutto possa avere un senso, che le sofferenze che attanagliano il mondo
(fame, guerre, malattie, violenze …) siano ferite curabili. L’incredulità di
Tommaso è la nostra incredulità! Ma come lui, anche noi possiamo
“toccare” le piaghe di Gesù risorto. A noi è data la possibilità di incontrarlo
nella sofferenza nostra e in quella dei fratelli. È lì che si fa incontrare,
toccare, curare e amare! È attraversando la sofferenza che possiamo
riconoscere la Sua presenza che ci farà esclamare “mio Signore e mio Dio!”
Ascoltiamo la parola del Beato Luigi Novarese:
«Sì, accettare la sofferenza è bello ed è anche necessario che qualcuno
soffra; ma, proprio io devo essere scelto a soffrire? Non potrebbe il Signore
scegliere un altro al mio posto? Ho figli, a cui pensare; ho i genitori, che
aspettano da me il sostentamento; ho la vita, . che mi si schiude dinnanzi
col suo avvenire; ho l'apostolato, in cui tanto mi sento necessario... Queste
le tanti riflessioni che si ripetono spesso nei nostri cuori di fronte alla
sofferenza. Credo che il Signore, dinnanzi a queste riflessioni, debba
guardare con occhio di dolce rimprovero e debba dire: “Parlare così, è
umano, ma tu, uomo redento da me, hai un fine soprannaturale, che Io ti ho
ridato”. Perché ogni sofferente non si senta un essere inutile, posto ai
margini della vita, e sappia inoltre sfruttare la sua particolare posizione di
infermo, è necessario che sia profondamente consapevole delle grandi
possibilità costruttive che egli possiede anche se malato. La consapevolezza
delle possibilità costruttive del dolore sfuggono a prima vista, perché il più
delle volte, si considera il male come un intralcio allo svolgimento ordinario
della vita; da qui hanno origine i lamenti, le proteste, le ribellioni di fronte al
dolore. Non si tiene presente che noi siamo un composto d’anima e di corpo,
e che, mediante la Redenzione, possiamo essere efficienti anche in un piano
soprannaturale».
Guardando il Risorto che mostra le sue ferite, riesco ad accettare le mie
mettendole a servizio della comunità?

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

g. Attività per ragazzi6
Obiettivo (A):
Riflettere sulla difficoltà di credere in ciò che non si vede, in ciò che
non è davanti ai propri occhi. Difficoltà di credere anche quando ciò che
vediamo sembra essere il contrario di ciò che vorremmo vedere. Dubbi e
ostacoli rappresentano luoghi in cui, se raccogliamo la sfida, il nostro cuore
potrà crescere più saldo nel rapporto con Dio e la nostra fede, più forte.
Tale riflessione viene fatta attraverso la figura dell’Apostolo Tommaso: ciò
anche per mostrare come una figura del Vangelo possa suggerire un
modello cui riferirsi.

Attività e Parola (B-C)
A più voci, si può leggere con i ragazzi il testo di Gv 20,19-29 e
consegnare loro dei cartoncini colorati sui quali si trova fotocopiata la
sagoma di un’impronta. La guida può invitare a scrivere su ogni impronta
un interrogativo, un dubbio che riguardi la loro fede. In un tempo di
raccoglimento ciascuno leggerà ad alta voce le sue domande e, una dopo
l’altra, poserà per terra le sue “orme”, in direzione di un Crocifisso o di
un’icona di Gesù. Al termine del giro, le impronte avranno formato come un
cammino che conduce fino a Lui. Sempre lungo il cammino disponiamo
delle pietre lisce, su cui invitiamo i ragazzi a scrivere il nome di alcuni
ostacoli che sperimentano all’interno della comunità: ostacoli che
mostrano, apparentemente, il contrario di quello che una comunità
dovrebbe essere. La guida, quindi, spiegherà che incertezze, fatiche e dubbi
nel cammino della fede possono rappresentare non solo e non tanto una
sfida, ma anche un’opportunità, e se accettiamo di affrontarli con la
comunità, con le persone che ci accompagnano, possono veramente farci
crescere e rafforzare la nostra amicizia con Gesù.

Preghiera e Impegno (D-E)
Concludiamo con questa preghiera di Paulo Coelho, su cui i ragazzi
possono fermarsi qualche istante per un momento di risonanza:

6

In appendice è possibile trovare lo schema dell’incontro settimanale per i ragazzi.

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
Signore, proteggi i nostri dubbi, perché il Dubbio è una maniera di
pregare. Esso ci fa crescere, perché ci obbliga a guardare senza paura le
tante risposte a una stessa domanda. E affinché ciò sia possibile,
Signore, proteggi le nostre decisioni, perché la Decisione è una maniera
di pregare. Dacci il coraggio, dopo il dubbio, di essere capaci di scegliere tra
un cammino e l’altro. Che il nostro sì sia sempre un sì, e il nostro no sia
sempre un no. Fa' che una volta scelto il cammino, non guardiamo indietro,
né lasciamo che la nostra anima sia tormentata dal rimorso. E affinché ciò
sia possibile,
Signore, proteggi le nostre azioni, perché l’Azione è una maniera di
pregare. Fa' che il nostro pane quotidiano sia frutto del meglio di quanto
abbiamo dentro di noi. Che possiamo, attraverso il lavoro e l’azione,
condividere un po’ dell’amore che riceviamo. E affinché ciò sia possibile,
Signore, proteggi i nostri sogni, perché il Sogno, è una maniera di
pregare. Fa' che, indipendentemente dalla nostra età o dalla situazione,
siamo capaci di mantenere accesa nel cuore la fiamma della speranza e
della perseveranza. E affinché ciò sia possibile,
Signore, riempici sempre di entusiasmo, perché l’Entusiasmo è una
maniera di pregare. È lui che ci unisce ai Cieli e alla Terra, agli adulti e ai
bambini, e ci dice che il desiderio è importante, e merita il nostro impegno. È
lui che ci dice che tutto è possibile, purché ci impegniamo totalmente in ciò
che facciamo. E affinché ciò sia possibile,
Signore, proteggici, perché la Vita è l’unica maniera che abbiamo per
manifestare il Tuo miracolo. Che la terra continui a trasformare la semente
in grano, che noi continuiamo a tramutare il grano in pane. E questo è
possibile solo se avremo Amore - dunque, non lasciarci mai soli. Dacci
sempre la Tua compagnia, e la compagnia di uomini e donne che hanno
dubbi, agiscono e sognano, si entusiasmano e vivono come se ogni giorno
fosse totalmente dedicato alla Tua gloria. Amen!

Adeguamento per i più piccoli…
I più piccoli, non hanno dei veri e propri dubbi di fede… per cui sarà più
importante far conoscere la figura di Tommaso, come un amico di Gesù che
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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
supera alcune difficoltà.

Attività e Parola (B-C)
Al centro dell’attività si pone la figura dell’Apostolo Tommaso, un amico di
Gesù, un amico fidato, che per tanto tempo ha vissuto con Lui.
Preparandosi prima con cura, si presenti ai bambini la figura di Tommaso,
raccontando di lui, in forma narrativa, alcuni fatti presenti nei Vangeli.
1. Chiamato tra i Dodici (Lc 6, 13-16): incontriamo Tommaso tra gli
Apostoli, chiamato da Gesù; nulla si sa della sua storia precedente,
non si conoscono né luogo di nascita, né mestiere. Il suo nome, in
aramaico, significa “gemello”.
2. Obbediente e pessimista (Gv 11, 1-16): Gesù ha lasciato la Giudea,
diventata pericolosa: ma all’improvviso decide di ritornarci,
andando a Betania, dove è morto il suo amico Lazzaro. I discepoli
trovano che è rischioso, ma Gesù ha deciso: si va. E qui si fa sentire
la voce di Tommaso, quasi ironico, ma pronto: "Andiamo anche noi
a morire con lui". E’ sicuro che la cosa finirà male; tuttavia non
abbandona Gesù: preferisce condividere la sua disgrazia, anche
brontolando. In effetti, la cosa più importante è non distaccarsi mai
da Gesù. Ma credere non gli è facile, e non vuol fingere che lo sia.
3. In ricerca e disorientato, candido e confuso (Gv 14, 1-7): eccolo
all’ultima Cena, stavolta come colui che fa domande, un po’
disorientato. Gesù sta per andare al Getsemani e dice che va a
preparare per tutti un posto nella casa del Padre, soggiungendo: "E
del luogo dove io vado, voi conoscete la via". Obietta subito
Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo
conoscere la via?". Scolaro un po’ duro di testa, ma sempre
schietto, quando non capisce una cosa lo dice. E Gesù riassume per
lui tutto l’insegnamento: "Io sono la via, la verità e la vita".
4. Incredulo ed entusiasta (Gv 20,19-29): Gesù è risorto; è apparso ai
discepoli, tra i quali non c’era Tommaso. E lui, sentendo parlare di
risurrezione “solo da loro”, crederà solo quando toccherà con
mano, quando vedrà. È a loro che parla, non a Gesù: lui vuole
vedere Gesù. Aveva detto: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei
chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
mano nel suo costato, non crederò!" (Gv 20, 25). E Gesù viene, otto
giorni dopo, lo invita a “controllare”: "Metti qua il tuo dito e guarda
le mie mani; stendi la mano e mettila nel mio costato; e non essere
più incredulo, ma credente" (Gv 20, 27). Ed ecco che Tommaso, il
pignolo, vola fulmineo ed entusiasta alla conclusione, chiamando
Gesù: “Mio Signore e mio Dio!”, come nessuno fino ad allora aveva
mai fatto. E quasi gli suggerisce quella promessa per tutti, in tutti i
tempi: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che, pur non
avendo visto, crederanno".
5. Ancora con i Dodici (Gv 21, 1-14): Tommaso è ancora presente
durante l’apparizione di Gesù al lago di Tiberiade. In At 1,3-14 il suo
nome figura ancora insieme con gli altri e con Maria.
Proviamo a far immaginare ai bambini come fosse Tommaso: lasciamo che
siano i bambini a rappresentarlo, facendo esprimere loro, a voce, le
caratteristiche. Si potrebbero poi far rappresentare con disegni i fatti
importanti relativi alla vita di Tommaso (chiamato con i dodici; con Gesù
pronto a difenderlo o ad interrogarlo; con Gesù nell’atto di mettere il dito
nelle piaghe, sulla barca che pesca con Pietro, ecc), magari attraverso
fumetti, puntualizzando così le frasi dette da Tommaso in quelle circostanze
o da Gesù che lo spinge a superare le difficoltà.

Preghiera e Impegno (D-E):
Nel momento di preghiera, poniamo al centro un cartellone intitolato
“Tommaso con Gesù”, su cui i bambini possono incollare disegni e parole.
Ogni bambino, nell’atto di presentazione del suo disegno, può formulare
una breve preghiera di richiesta a Gesù per chiedere aiuto nel superare,
come Tommaso, le sue piccole difficoltà quotidiane. Ognuno può dire con
una semplice formula ad alta voce: “Gesù, io credo in te, aiutami a superare
le difficoltà”.

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La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

h. Momento celebrativo a sfondo vocazionale
Adorazione Eucaristica
“Dal mio limite a Cristo risorto”
(Il testo che segue è una breve riflessione da poter fare durante un’ora
di adorazione eucaristica. Si parte dal vangelo corrispondente dell’incontro
tra Gesù e Tommaso che può essere letto come testo di riferimento)
L’incontro tra Tommaso e Gesù mi porta a riflettere su due punti: le
mie chiusure personali e l’opportunità che il Signore mi offre per compiere
un vero e proprio salto di qualità; offrirò al Signore prima i mie limiti poi
chiederò la grazia di poterlo contemplare.

Le mie chiusure
Il Signore chiama tutti al suo amore tuttavia spesso abbiamo delle
resistenze, delle chiusure dovute al nostro uomo carnale, l’uomo guidato
dallo spirito del mondo. L’uomo che persegue questa mentalità pensa di
risolvere e affrontare le questioni senza apertura ma ripiegandosi, in modo
egoistico e individualistico, sulle proprie cose. Nel cercare la soluzione si
invischia in tenebre più fitte, come la preda che incantata dal predatore si
getta proprio tra le sue fauci. Affidiamo al Signore queste nostre difficoltà.
Come Tommaso di rifiutiamo di vedere.
Quali sono le mie chiusure? Ne conosco l’origine? Come reagisco alle
ferite che porto con me?
Riflettiamo su questo brano preso dal salmo 139
8

Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.

9

Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
10
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
11

Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte»;

12

nemmeno le tenebre per te sono oscure,
43
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.

Vedere oltre.
Tommaso è invitato a fidarsi dei condiscepoli e a guardare oltre le
ferite dei chiodi. Le ferite sono ormai le feritoie da dove poter intravvedere
quello che sarà, anzi che già è. Gesù non gli si mostra per quello che è stato
ma per quello che è ora, Il Signore risorto. Anche le ferite, pur se ancora
presenti, sono state trasformate dalla risurrezione. Senza cancellare il
passato, cioè la passione e la morte, che nella vita di Gesù non sono un
errore di percorso, ora le ferite hanno un altro significato: le difficoltà, a
volte, possono essere, nel piano del Signore il mezzo che usa per arrivare a
farci contemplare ciò che ha cambiato radicalmente la nostra vita, la sua
risurrezione.
Come la fede nella risurrezione tocca la mia vita? In che modo essa mi
porta a riconsiderare le mie scelte? In che modo gli altri rientrano in questa
storia di risurrezione?
5

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe:
la sua speranza è nel Signore suo Dio,
6
che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e quanto contiene,
che rimane fedele per sempre,
7
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri,
8
il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
9
il Signore protegge i forestieri,
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
10
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

44
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014

3. Settima tappa
Gv 14,15-21.
La comunità nella prova
scorge la presenza di Cristo
15

Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il
Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,
17
lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e
non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in
voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi
vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno
voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i
miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà
amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».

a. Lettura esegetica
La pericope evangelica scelta per la VI domenica di Pasqua appartiene
ai cosiddetti discorsi di addio che troviamo nei capitolo 13-17 del Vangelo di
Giovanni, per la precisione da 13, 31 a 17, 26. Come si evince dalla citazione
sono preceduti dalla lavanda dei piedi (13, 1-20) e dall'annuncio del
tradimento di Giuda (13, 21-30).
Gesù, prima di affrontare la sua "ora", pronuncia un lungo discorso
rivolgendosi esclusivamente ai discepoli, che rappresentano i credenti di
ogni tempo, e quindi anche ciascuno di noi. Sono pagine di una profondità e
ricchezza senza paragoni, anche nello stesso quarto Vangelo, e giustamente
sono state definite il "testamento spirituale" di Gesù, imperniato su temi
fondamentali: l'amore-agape ricondotto alla sua origine, che è la Trinità; la
condizione del cristiano nel mondo, in particolare la persecuzione, ma
anche il sostegno e la consolazione di Gesù; il dono e l'opera dello Spirito
Santo; la preghiera di Gesù per la glorificazione del Padre, per i discepoli,
per la Chiesa.
45
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
L'incipit del nostro brano è un periodo ipotetico della realtà: data una
certa premessa, ne scaturisce di necessità una determinata conseguenza.
Gesù fa sempre appello alla libertà dell'uomo: Egli per primo gli offre il suo
amore, desidera entrare in rapporto con lui in modo unico e personale, gli
propone un legame intenso e irripetibile per unirlo a Sé tramite l'amore, ma
solo se anche l'uomo lo desidera.
Questa è la premessa. Se si realizza, ne consegue che l'uomo
interpellato osserverà i suoi comandamenti. Il termine greco tradotto con
"comandamenti" viene usato nell'Antico Testamento greco (la cosiddetta
Bibbia dei Settanta) per indicare il Decalogo, i Dieci Comandamenti.
Sappiamo che essi sono parole di vita, parole che indicano il cammino della
vita. Gesù parla di "suoi comandamenti", in questo caso l'espressione indica
gli insegnamenti di Gesù che troviamo nei Vangeli, che hanno portato a
compimento l'Antico Testamento e che trovano il loro compendio nel
comandamento nuovo dell'amore: «Come io ho amato voi, così amatevi
anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34). In sintesi possiamo dire questo:
l'osservanza dei comandamenti di Gesù custodisce il nostro rapporto con
Lui; la parola di Gesù custodisce noi e ci dona la vita.
Nei versetti successivi troviamo le promesse di Gesù. La prima
riguarda il dono dello Spirito Santo che viene definito in due modi: Paraclito
e Spirito della verità (vv. 16. 17), e mostra la mediazione di Gesù presso il
Padre in favore dei credenti. Sarà Lui, dopo la risurrezione, a garantire la
perenne effusione dello Spirito sui discepoli perché continuino la sua opera
nel mondo. È la prima volta che nel Vangelo di Giovanni compare il termine
di origine greca "Paraclito". Preso dal mondo forense, letteralmente
significa "chiamato a" e indica il difensore in un processo, l'avvocato (in
latino advocatus, chiamato a). Il mondo si opporrà ai discepoli e alla loro
testimonianza, lo Spirito Santo avrà il compito di sostenerli, di fortificarli, di
consolarli, ecco perché nella vecchia traduzione c'era il termine
"Consolatore". È un «altro» Paraclito perché anche Gesù lo è; l'apostolo
Giovanni infatti afferma: «Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non
pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il
Padre: Gesù Cristo giusto» (1Gv 2, 1).
Gesù lo chiama anche «Spirito della verità», perché grazie allo Spirito
Santo avverrà l'interiorizzazione della Parola di Gesù, via, verità e vita.

46
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
Questo è il motivo per cui il mondo, che nel Vangelo di Giovanni indica ciò
che si oppone a Dio, non lo può ricevere.
Nella seconda promessa Gesù annuncia ai discepoli che dopo la morte
lo rivedranno di nuovo. È un chiaro riferimento alla sua risurrezione, che
allo stesso tempo comporterà un cambiamento nei discepoli. Il testo greco
infatti dice "voi vivrete" parlando della nuova condizione dei discepoli dopo
la Pasqua di Cristo: Egli vivrà in loro e loro vivranno in Lui.
L'ultima promessa riprende il tema iniziale dell'osservanza dei
comandamenti di Gesù come conseguenza necessaria dell'amore del
discepolo, che porta con sé l'amore del Padre e l'esperienza concreta della
salvezza del Figlio.

b. Il filo rosso
In questo modulo partendo dalle parole del brano biblico, prendiamo
coscienza della grande ruolo che la comunione può svolgere nella prova.
Osservando i comandamenti di Cristo e in forza del dono dello Spirito
Santo, nella comunità possiamo scorgere la presenza di Cristo anche nel
momento della croce. Ripercorriamo alcuni elementi del testo.
Gesù sta facendo un discorso di addio ai suoi discepoli. Sta cercando di
prepararli al momento della croce ormai prossima (Ancora un poco).
Sembra che mettendo in guardia loro, intenda mettere in guardia anche
noi, che viviamo i nostri momenti di croce. Sono i nostri momenti di
scoraggiamento, di apparente non-senso, di fallimento umano, che spesso
viviamo laddove dovremmo fare esperienza di comunione. Eppure noi
siamo chiamati a non perdere la nostra speranza, a non abbandonare il
progetto di comunione al quale abbiamo aderito, a non buttare il bene
fatto e da fare.
Gesù sottolinea che passare attraverso la croce è possibile se
continuiamo a scorgere la sua presenza accanto a noi (voi invece mi
vedrete, perché io vivo e voi vivrete). Questo è fondamentale! La comunità
matura non è tanto quella senza turbamenti o contraddizioni, ma piuttosto
si distingue perché in essa le difficoltà vengono vissute alla presenza di
Cristo secondo il suo Vangelo. «Si tratta di imparare a scoprire Gesù nel
volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. È anche imparare a

47
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni
ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità»7.
Per aiutarci in questo obiettivo, cogliamo due suggerimenti
importanti.
1. Amare concretamente e profondamente Gesù e i fratelli. Dice
Gesù: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti». Il verbo greco che
sta per “osservare” significa sia “mettere in pratica” che “osservare con
cura, meditare”.
a. Il primo significato (“mettere in pratica”) ci richiama ad una
dimensione concreta e fattiva dell’amore che siamo chiamati a vivere per
Cristo e, in Cristo, per gli altri fratelli e le altre sorelle. Del resto la vita
comunitaria si basa su questa concretezza: chi non ama il proprio fratello
che vede, non può amare Dio che non vede8.
b. Il secondo significato (“osservare con cura, meditare”) ci invita a
non trascurare la dimensione profonda e meditativa, nella quale siamo
chiamati ad approfondire il nostro rapporto con Dio e con noi stessi.
«Giovanni ci invita a meditare su Gesù. A sentirci all’interno del suo spirito e
in questo modo a diventare capaci di amare. Chi ama Gesù di questo amore
che è dono dello Spirito, vive in modo più consapevole la sua vita; egli
segue la luce. Questo si ripercuoterà anche sul suo modo di vivere. Il
comportamento nuovo si esprime nel comandamento nuovo, che Giovanni
non si stanca di ripetere: Amatevi gli uni gli altri. […] In questo modo
entriamo in contatto con il nostro vero centro dal quale sgorga l’amore. La
meta del nostro cammino di maturazione è l’amore! Con le sue parole e il
suo esempio Gesù ci rende capaci di quest’amore che trasforma sempre più
non solo noi, ma anche le nostre comunità»9. Il nostro rapporto con Gesù
fonda la comunione dentro le nostre comunità.
2. Permettere che lo Spirito Santo rimanga in noi.
Lo Spirito mandato dal Padre rimane (egli rimane presso di voi e sarà
in voi) nei discepoli in modo intimo e stabile10. La stabilità della sua
7

Evangelii Gaudium, 91.
1Gv 4,20.
9
2
GRÜN ANSELM, Il Vangelo di Giovanni. Gesù, porta della vita, Brescia 2004 , 138.
10
2
GRÜN ANSELM, Il Vangelo di Giovanni. Gesù, porta della vita, Brescia 2004 , 140: «La Spirito
è la presenza di Gesù che rimane in mezzo a noi e dentro di noi. Gesù non ci lascia orfani:
8

48
La Chiesa è Comunione
Itinerario diocesano 2013-2014
presenza in noi diventa la nostra base sicura, il riparo dove curarci le ferite
delle nostre sofferenze, il nido dove sperimentarci amati, la fonte dalla
quale dissetarci di sicurezza e di pace. Se portiamo questa base sicura in
noi, possiamo andare incontro ai nostri fratelli e sorelle con quella libertà
interiore necessaria per essere davvero edificatori di comunione. Infatti
solo così troviamo equilibrio dentro di noi e possiamo andare incontro agli
altri senza sbilanciamenti fatti di attese e pretese inopportune che
rompono la comunione.

c. Giovani
Siamo nel cuore della celebrazione pasquale e il Signore dice ai suoi
discepoli e a noi come essere il popolo della Pasqua. L’amore ne è l’essenza.
Gesù ci dice che il nostro amore a Lui fa accogliere la sua persona e
vivere del suo amore, e questo è possibile perché il suo amore, donato per
primo, è efficace in noi. Di conseguenza, possiamo obbedire alla sua Parola
ed essere fedeli al suo progetto di umanità. Questa è la vita della Chiesa,
nuova umanità, nuova perché rigenerata dall’amore.
Gesù non ci lascia orfani, soli, senza sostegno, ma ci riempie della
presenza dello Spirito che ci fa vedere e gustare la presenza di Gesù risorto
e ci fa vivere nella comunità cristiana la comunione piena e profonda con
Dio nel suo Figlio Gesù Cristo e tra di noi.
Questa comunione genera un particolare stile di vita e ci dà il coraggio
di dare ragione di quello in cui crediamo e di ciò che speriamo. Questa è la
Chiesa universale, il popolo di Dio, corpo di Cristo; questa è la Chiesa
vissuta nella fede e nell’amore in ogni piccola comunità.
Il gruppo dei suoi discepoli, animato dalla fede, accoglie lo Spirito
Santo, mentre il mondo non lo conosce e lo rifiuta.
I giovani oggi stanno sperimentando quanto sia difficile vivere la vita
cristiana e avere uno stile di vita cristiano in un mondo che non solo non
guarda Dio, ma spesso è contro Dio. Molte volte i giovani si trovano soli
come credenti nel gruppo della classe, nel gruppo sportivo e degli amici e
egli sta con noi e in noi in un modo nuovo; egli ci è addirittura più vicino di quanto lo fosse
durante la sua vita sulla terra. Ora infatti egli abita nei nostri cuori […]. La dipartita di Gesù ci
rende capaci di una più profonda comunione con Lui. Ora non possiamo più essere separati
da Lui. È per noi più intimo di quanto lo siamo a noi stessi».

49
L'opuscolo 2013-2014 (seconda parte)
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L'opuscolo 2013-2014 (seconda parte)

  • 1. La Chiesa è Comunione (Itinerario diocesano 2013-2014) Consapevoli dell’urgenza delle mete che ci attendono e della gravità degli impegni che coinvolgono tutti i cristiani, persuasi che il mistero della Comunione si situa al centro del pensiero ecclesiologico del Concilio Ecumenico Vaticano II, convinti che l’impegno a viverlo nella fede è premessa indispensabile ad ogni rinnovamento, proponiamo, come già accennato nel I° fascicolo, e a sua integrazione, il Piano Pastorale per l’anno in corso in vista e nella prospettiva di una “missio ad extra” per l’anno pastorale 2014-15 (anno del Convegno Nazionale di Firenze che avrà come tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”). Una più profonda comprensione del “dono” della Comunione accrescerà la grazia dell’unità vissuta nella carità e renderà credibile l’annuncio evangelico. Il piano di cui parliamo è conseguente alla presa di coscienza del dovere primario della Chiesa di evangelizzare. La Chiesa è nata per evangelizzare ed è debitrice di tale impegno nei confronti di ogni uomo. Missione e Comunione si richiamano a vicenda e tra esse vige un intimo rapporto; solo una Chiesa che vive e celebra in se stessa il mistero della Comunione traducendolo in una realtà vitale sempre più organica e articolata può essere soggetto di una efficace evangelizzazione (Gio. 17,21). La Comunione rimanda come suprema istanza e come metodo di crescita, alla carità donata da Dio con l’effusione dello Spirito Santo. La carità anima e sublima ogni dono e ogni servizio nella partecipazione alla vita trinitaria
  • 2. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 fonte di ogni Comunione, con la centralità del Cristo, la potenza dello Spirito, il valore del sacramento dell’Eucaristia, il legame fraterno fra i discepoli del Signore, il ruolo ecclesiale dei ministeri, la complementarietà dei membri della Chiesa e l’anelito alla compiutezza della Comunione nell’attesa del giorno del ritorno del Cristo glorioso. Questa Comunione sempre ricercata e mai compiuta tesa ad attuare ciò che è bello, giusto, vero e buono nel rispetto dei doni e dei ministeri sconfessa ogni divisione (vedi Evangelii Gaudium n° 98 e seguenti di Papa Francesco) sul piano della fede, dei sacramenti e della disciplina della vita cristiana; un regno diviso in se stesso va in rovina (Mt. 12,25); bisogna dirlo con chiarezza perché l’esperienza della Comunione ecclesiale non ci impedisce di constatare divisioni e tensioni o anche lacerazioni e dissensi a causa di alcuni soggetti (singoli o gruppi) animati da spirito di antagonismo e contesa oppure da protagonismo e narcisismo con fughe in avanti che procurano qualche preoccupazione nell’ambito dei pastori o con nostalgici ritorni all’indietro che ingenerano qualche confusione nell’ambito dei fedeli. Neppure una volontà di mera aggregazione sociale dovrebbe unirci ma una chiara coscienza di Chiesa nella varietà ricca e significativa di vocazioni, carismi e ministeri. Verso il Convegno Diocesano (5-7 settembre 2014) Il Convegno si pone come un momento e come esigenza di far uscire il Piano Pastorale dal parlato all’operativo, dall’ecclesiastico al missionario, dall’idea ad un più concreto servizio di Chiesa. Possibili tracce e ipotesi di lavoro Il Convegno è testimonianza del popolo di Dio per celebrare questa verità: il Signore è in Comunione con noi. Il Convegno è un evento della Chiesa diocesana caratterizzato dal con-venire e dalla vista del Risorto che ci porta i suoi doni Pasquali: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me così io mando voi” (Giov. 20,21). 2
  • 3. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 Le ragioni del Convegno Il Convegno è ecclesiale perché nasce da ed è espressione della Chiesa diocesana, ha ragioni, finalità e metodi che si richiamano alla natura della Chiesa stessa. La sua ragione è rivelatrice di un modo di porsi nei confronti del mondo, di interrogarsi sulla storia e di rispondere ai problemi dell’umanità. Il convogliare ogni servizio di ministero verso la missione crediamo sia il modo più idoneo per prendere coscienza dell’essere Chiesa oggi e nel servire oggi. La missione ecclesiale infatti in quanto risposta e continuità delle missioni divine racchiude in sé la ragione della Comunione ed è fonte di Comunione. La missione va intesa nel suo significato più pieno come annuncio, testimonianza, attualizzazione del progetto di salvezza di Dio per gli uomini. È questo l’invito ad andare alla radice del problemi umani che sono negli uomini prima che nelle strutture. I soggetti del Convegno Il popolo di Dio, il Vescovo che ha il carisma del discernimento e dell’unità, le parrocchie con i consigli pastorali che rappresentano la Chiesa universale nella Chiesa particolare, gli organismi di partecipazione come il Consiglio presbiterale, il Consiglio pastorale, la Consulta delle aggregazioni del laici, associazioni, movimenti, gruppi, i religiosi, i contemplativi, i diaconi, i laici. Rinati da un solo Battesimo tutti esercitano il medesimo ed unico sacerdozio di Cristo e sono chiamati alla ministerialità generale della Chiesa pur nella varietà delle vocazioni e dei compiti. Pertanto non si ammettono divisioni in ragione della diversa chiamata o ministero. NB: (Segue) L’argomento verrà trattato nella pubblicazione in prossimità del Convegno 3
  • 4. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 La struttura del cammino. Anche quest’anno, infatti, questo cammino vuole essere un percorso comune a tutti, ma al tempo stesso elastico, perché adattabile alle specifiche realtà ecclesiali, in base alle necessità e al carisma di ciascuno. Rispetto allo scorso anno, la struttura del cammino è più semplice e lineare: l’itinerario complessivo si compone di 8 tappe, una per ogni mese (da novembre a giugno). Ad ogni tappa corrisponde un testo biblico, che è il vangelo di una delle celebrazioni eucaristiche domenicali del mese. Attorno ad ogni testo si sviluppano i seguenti moduli biblico-catechetici: a. b. c. d. e. f. g. h. lettura esegetica filo rosso giovani famiglia carità e testimonianza riflessioni sulla sofferenza (“La sofferenza interroga la vita”) attività per ragazzi contributi celebrativi a sfondo vocazionale Collegamento con l’anno liturgico. Il testo biblico di ciascuna tappa mensile è un brano del Vangelo tratto da una delle liturgie domenicali dello stesso mese, come è possibile vedere chiaramente nello schema generale di pagina 9. Come usare il sussidio. Preferiamo chiamare questi approfondimenti “moduli” perché sono pensati in modo tale da permettere a ciascun educatore di utilizzarli secondo le sue necessità. Così, ad esempio, qualcuno lo userà solo nella parte che riterrà utile per il suo gruppo tralasciando le altre (potrà tracciare un percorso di lectio divina mensile in parrocchia, utilizzando il modulo della lettura esegetica). Qualcun altro, invece, preferirà usare il testo biblico in più incontri, dedicando un incontro ad ogni modulo. In quest’ultimo caso, l’educatore potrà organizzare, per esempio, quattro incontri in un mese, dei quali: il primo incontro del mese potrà essere dedicato allo studio del testo ricorrendo alla lettura esegetica; il secondo incontro all’approfondimento spirituale personale guidato dal filo rosso e dal contributo per i giovani, il 4
  • 5. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 terzo incontro potrà consistere nella fattiva realizzazione della proposta di carità offerta dall’omonimo modulo; ed infine il ciclo mensile potrà essere concluso nella quarta settimana con un momento celebrativo comunitario, così come suggerito dal modulo finale di ogni tappa. L’icona biblica. Il quadro d’insieme di tutto l’anno è affidato all’Icona Biblica di Mt 13,13a.31b-32. 1 Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. 3aEgli parlò loro di molte cose con parabole. 31b «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». L’approfondimento di questo testo è stato affidato alle relazioni del Convegno Diocesano del 28 e 29 settembre 2013. Sarà possibile trovarne una sintesi nel sito della diocesi. Recapiti e disponibilità per eventuali necessità. Per qualsiasi genere di dubbio o necessità è possibile contattare i sacerdoti di seguito indicati: - padre Aldo D’Ottavio (Pastorale Sociale) 335.64.52.537 - don Andrea Di Michele (Pastorale Vocazionale) 329.68.14.898 - padre Andrea Picciau (M.E.G.) 333.11.56.274 - don Cristiano Marcucci (Pastorale Famigliare) 389.27.84.640 - don Domenico Di Pietropaolo (Pastorale Giovanile) 340.67.06.645 - don Maurizio Volante (Pastorale Universitaria) 329.63.43.341 - don Nando Pallini (Pastorale Biblica) 327.88.56.338 5
  • 6. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 Le 8 tappe Il cammino complessivo in sintesi Tema: la Chiesa è comunione Struttura del cammino: 8 tappe complessive per tutto l’anno, costituite ciascuna da un testo bilico; ogni testo è sviluppato in 6 moduli: a. lettura esegetica b. filo rosso c. giovani d. famiglia e. carità e testimonianza f. riflessioni sulla sofferenza (“La sofferenza interroga la vita”) g. attività per ragazzi h. contributi celebrativi a sfondo vocazionale Durata: da novembre 2013 a giugno 2014. Frequenza: una tappa al mese, da novembre a giugno. Obiettivo: maturare un comune modo di intendere la Chiesa. Collegamento con l’anno liturgico: il testo biblico di ciascuna tappa è un brano del Vangelo tratto da una delle liturgie domenicali del mese. I. Novembre 2013. La verifica della nostra mentalità Testo biblico: Lc 20,27-38 (la disputa con i sadducei) Tratto dalla liturgia della XXXII domenica Tempo Ordinario, anno C (10 novembre 2013) del Tema dominante: Come punto di partenza, verifichiamoci: le nostre comunità hanno la mentalità di vita che è propria di Dio o la mentalità di morte che appartiene al mondo? 6
  • 7. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 II. Dicembre 2013 Coltivare una disposizione personale alla comunione Testo biblico: Mt 1,18-24 (i turbamenti di Giuseppe) Tratto dalla liturgia della IV domenica del Tempo di Avvento, anno A (22 dicembre 2013) Tema dominante: Per vivere la comunione è necessario che ciascuno di noi personalmente affronti le difficoltà che incontra in sé e le superi aprendosi alla Grazia di Dio. La prima crescita spirituale è in noi stessi. III. Gennaio 2014 La chiamata di Dio è chiamata alla fraternità Testo biblico: Mt 4,12-23 (la chiamata dei primi quattro discepoli) Tratto dalla liturgia della III domenica del Tempo di Ordinario, anno A (26 gennaio 2014) Tema dominante: Le caratteristiche della chiamata di ciascuno di noi in chiave comunitaria. 7
  • 8. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 IV. Febbraio 2014 Dalla natura della comunità scaturisce la sua missione Testo biblico: Mt 5,13-16 (sale della terra e luce del mondo) Tratto dalla liturgia della V domenica del Tempo Ordinario, anno A (09 febbraio 2014) Tema dominante: Una comunità, in quanto tale, non può non essere sale della terra e luce del mondo per necessità intrinseca. È la sua natura. V. Marzo 2014 La comunità accresce la relazione personale con Gesù Testo biblico: Gv 4,5-42 (l’incontro con la samaritana) Tratto dalla liturgia della III domenica del Tempo di Quaresima, anno A (23 marzo 2014) Tema dominante: La comunità media l’incontro con Cristo, ma non si sostituisce alla dimensione personale: la Chiesa è il luogo dove si fa esperienza personale della salvezza di Cristo (v. 41: … noi stessi abbiamo udito e sappiamo …) 8
  • 9. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 VI. Aprile 2014 La comunità vera nasce dalle piaghe del Signore sigillo di amore Testo biblico: Gv 20,19-31 (L’incredulità di San Tommaso) Tratto dalla liturgia della II domenica del Tempo di Pasqua, anno A (27 aprile 2014) Tema dominante: Come Tommaso, anche noi riconosciamo nel segno dei chiodi, il sigillo dell’amore di Cristo e la possibilità del sigillo del nostro sì! VII. Maggio 2014 La comunità nella prova scorge la presenza di Cristo Testo biblico: Gv 14,15-21 (“Ancora un po’ e il mondo non mi vedrà più…”) Tratto dalla liturgia della VI domenica del Tempo di Pasqua, anno A (25 maggio 2014) Tema dominante: Osservando i comandamenti di Cristo e in forza del dono dello Spirito Santo, sapremo scorgere la presenza di Cristo anche nel momento della prova. 9
  • 10. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 VIII. Giugno 2014 La comunione non è un ideale, ma una realtà dello Spirito Santo! Testo biblico: Gv 20,19-23 (dono dello Spirito Santo e mandato missionario) Tratto dalla liturgia della VI domenica del Tempo di Pasqua, anno A (08 giungo 2014, domenica di Pentecoste) Tema dominante: La comunità sperimenta il compimento della promessa fatta da Cristo: la comunione non è un ideale, né frutto di sentimentalismi, … ma è una realtà pneumatica, dono dello Spirito Santo. Su questa maturità della fede, che è la Pace del Cristo Risorto, la Chiesa riceve il mandato missionario. In questo secondo opuscolo intendiamo presentare i contributi che vanno dalla quinta all’ottava tappa. Abbiamo così cercato di ascoltare le osservazioni emerse attraverso verifiche effettuate in itinere, sperando di averlo migliorato rispetto al primo. 10
  • 11. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 Schema generale TAPPA MESE TESTO DOMENICA DATA Novembre 2013 Dicembre Lc 20,27-38 10/11/2013 Mt 4,12-23 4a Gennaio 2014 Febbraio 5a Marzo Gv 4,5-42 6a Aprile Gv 20,19-31 7a Maggio Gv 14,15-21 8a Giugno Gv 20,19-23 XXXII TO anno C IV TA anno A III TO anno A V TO anno A III TQ anno A II TP anno A VI TP anno A Pentecoste anno A 1a 2a 3a Es: Mt 1,18-24 Mt 5,13-16 22/12/2013 26/01/2014 09/02/2014 23/03/2014 27/04/2014 25/05/2014 08/06/2014 Nella prima TAPPA del MESE di novembre leggiamo il TESTO di Luca 20,27-38, pregato la DOMENICA XXXII del Tempo Ordinario, Anno C che viene celebrata in DATA 10 novembre 2013. 11
  • 12. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 1. Quinta tappa Gv 4,5-42. La comunità accresce la relazione personale con Gesù. [1Gesù venne a sapere che i farisei avevano sentito dire: «Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni» - 2sebbene non fosse Gesù in persona a battezzare, ma i suoi discepoli -, 3lasciò allora la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. 4Doveva perciò attraversare la Samaria.] 5 Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». 15 «Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: «Io non ho marito». 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai 12
  • 13. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». 27 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui. 31 Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34 Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: «Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura»? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». 39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». 13
  • 14. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 a. Lettura esegetica Possiamo dividere il lungo brano proposto dalla liturgia per la terza domenica di Quaresima in quattro parti: il dialogo tra Gesù e la donna di Samaria presso il pozzo (vv. 5-26); l'arrivo dei discepoli e la testimonianza della donna ai Samaritani (vv. 27-30); le parole di Gesù ai discepoli sulla missione (vv. 31-38); l'incontro tra Gesù e i Samaritani (vv. 39-42). Si potrebbe dire che tutto nasce dalla sete di Cristo. Egli ha sete non solo della fede di Nicodemo, rappresentante del Giudaismo (capitolo precedente), ma anche di quella degli eretici Samaritani. Nei versetti precedenti (vv. 3-4) l'evangelista afferma che Gesù per recarsi in Galilea «doveva attraversare la Samaria». Non è certamente la strada più semplice o quella consueta, ma evidentemente Egli vuole conquistare il cuore dei Samaritani. La sua stanchezza (v. 6) costituisce allora il segno del lungo cammino intrapreso dal Padre nel Figlio per tornare sui passi di ogni fratello perduto. L'incontro tra Gesù e la donna avviene al pozzo di Giacobbe, a meno di un kilometro dalla città di Sicar (la moderna Askar). «Gesù, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo». L'evangelista ci informa che quando giunge la donna «era circa mezzogiorno» (v. 6). È un dettaglio significativo perché le donne si recavano al pozzo di sera, nelle ore più fresche. Evidentemente la donna vuole evitare di incontrare altre donne e ascoltare i loro pettegolezzi sulla sua condizione. La richiesta di Gesù («Dammi da bere») provoca la reazione stupita e forse sospettosa della donna. Spiega il narratore che i rapporti tra Giudei e Samaritani erano pessimi: dal punto di vista sociale c'erano tra Gesù e la donna due barriere, la differenza sessuale e l'appartenenza etnica. Non è da escludere però che la donna abbia pensato a un tentativo di seduzione, il racconto ci rivelerà che quella di Gesù è effettivamente una richiesta amorosa. L'amore di Cristo non esita a rischiare l'ambiguità o la sconvenienza pur di ritrovare la propria sposa, già passata per altri uomini. Occorre che la donna scopra di avere di fronte l'unico che può darle ciò che ha sempre cercato, un'acqua capace di estinguere la sua sete d'amore. Per questo Gesù le chiede di andare a chiamare suo marito; Gesù sa che ha cambiato diversi uomini ma non ha risolto il suo problema. Il linguaggio è volutamente simbolico. Nelle lingue semitiche lo stesso 14
  • 15. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 termine (baʻal) indica le false divinità e il marito, i cinque mariti, dunque, simboleggiano gli dei importati in Samaria dalle cinque popolazioni non ebraiche (2 Re 17, 24). Occorre ricordare che i profeti (il primo è Osea) hanno usato la metafora del matrimonio per parlare del rapporto tra Dio e Israele; l'adulterio e la prostituzione diventano così il simbolo dell'idolatria. La donna con i suoi cinque mariti e il sesto uomo che non è suo marito, rappresenta i Samaritani adulteri, cioè idolatri, che Gesù vero sposo, vuole riconquistare. Nella storia della donna Gesù è il settimo uomo, e considerando il valore che il numero sette ha nella Bibbia (perfezione, completezza), si può affermare che la donna ha trovato l'uomo che la ama veramente e che la vuole tutta per sé. Non è un caso che nella seconda parte del dialogo (vv. 19-26) si parla del rapporto tra Giudei e Samaritani e del vero culto a Dio. La donna pone a Gesù una domanda di carattere teologico: dove bisogna adorare, sul monte Garizim, dove i Samaritani esercitano il loro culto, o a Gerusalemme? È come se la donna non volesse affrontare il suo problema, la sua sete d'amore. Gesù, nella sua risposta, non teme di denunciare l'idolatria dei Samaritani e ricorda che la salvezza, cioè Lui, viene dai Giudei, ma annuncia anche che per tutti, Giudei e non, è arrivato il momento di adorare in «Spirito e verità». Se nello Spirito avviene la nuova nascita (Gv 3), nello Spirito si dà il nuovo culto che è offrire a Dio la propria vita, come ha fatto Gesù. È nella verità perché è l'unico che corrisponda alla rivelazione che Dio ne fa mediante Gesù, l'inviato di Dio. Non è un caso che il dialogo si concluda con l'autorivelazione di Gesù: è Lui il Messia, l'inviato definitivo di Dio, è Lui che dona lo Spirito senza misura (Gv 3). La sua venuta e il dono dello Spirito rendono l'uomo finalmente («l'ora è questa», v. 23) capace di adorare Dio come Lui vuole. Ci sembra utile, a conclusione dell'analisi della prima parte del brano, riportare quanto un grande Padre della Chiesa, san Gregorio Nazianzeno, diceva a proposito della preghiera: «La preghiera è l'incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di Lui» (Oratio 40, 27). Al v. 27 entrano in scena i discepoli mentre la donna si allontana dal pozzo e si reca in città per invitare la gente a incontrare Gesù. Colpiscono la fretta della donna, che lascia lì la sua anfora, e il contenuto della sua 15
  • 16. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 testimonianza: quell'uomo le ha detto tutto quello che ha fatto (v. 29); alla donna non interessa più attingere acqua ma annunciare ai suoi connazionali che c'è un uomo che le ha "spiegato" la sua vita. Le sue parole ai Samaritani si concludono con una domanda: «Che sia Lui il Cristo?» (v. 29), che si può intendere come la proposta da parte della donna di avere un incontro personale con Gesù e così sperimentare che Lui è il Messia. I Samaritani rispondono positivamente all'invito e vanno a incontrare Gesù (v. 30). Dopo l'uscita di scena della donna restano Gesù e i discepoli. L'evangelista al versetto 8 ci aveva informato sul motivo dell'assenza dei discepoli: «erano andati in città a fare provvista di cibo». Quando tornano, ovviamente, gli offrono il cibo che si sono procurati («Rabbì, mangia»), ma Gesù, in maniera un po' misteriosa, dice loro che Lui deve mangiare un altro cibo. Il fraintendimento dei discepoli, che restano al livello materiale delle parole di Gesù (un po' come la donna all'inizio), dà a Gesù la possibilità di pronunciare un breve discorso sulla missione, che si deve interpretare a partire dal contesto letterario. Vediamo come. La donna è andata dai suoi connazionali perché vuole che incontrino e ascoltino Gesù. Essi, come ci dice la parte conclusiva del racconto, presto arriveranno e crederanno in Lui. Questi sono i primi Samaritani che credono in Gesù salvatore del mondo, e mostrano come ormai «i campi biondeggiano per la mietitura», come ormai, cioè, il popolo dei Samaritani sia pronto ad accogliere il Vangelo. Dagli Atti degli Apostoli sappiamo che dopo la morte di Stefano e la persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme, l'annuncio di Cristo raggiunse anche la Samaria (At 8). Questa è la mietitura, che si deve al fatto che Cristo per primo è andato lì e ha seminato, e un primo gruppo di Samaritani ha creduto in Lui. I missionari in Samaria, tra questi Filippo, uno dei sette diaconi della Chiesa di Gerusalemme, sono «subentrati» nella fatica di Gesù, è Lui che «ha faticato» in Samaria. Nell'ultima parte del brano possiamo distinguere due fasi della diffusione della fede in Cristo in Samaria. Nella prima molti Samaritani credono per la testimonianza della donna, e l'evangelista riporta nuovamente le sue parole: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto» (v. 39). Costoro si recano da Gesù e lo pregano di fermarsi da loro. Gesù esaudisce la loro richiesta e si ferma a Sicar due giorni (v. 40). Questo fatto dà la 16
  • 17. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 possibilità agli abitanti della città samaritana di ascoltare direttamente Gesù. È questa la seconda fase in cui un numero maggiore di Samaritani crede in Gesù dopo aver ascoltato la sua parola. Così essi possono dire alla donna che ormai credono perché hanno incontrato personalmente Cristo, e sono sicuri (la donna li aveva invitati a riflettere: «Che sia Lui il Cristo?») che Gesù è «il salvatore del mondo», professione di fede nella quale culmina la narrazione. b. Il filo rosso Il dialogo tra Gesù e la samaritana è ricco di risvolti spirituali profondi. Noi intendiamo soffermarci sulla parte finale del testo, ripercorrendo gli ultimi momenti del meraviglioso percorso pedagogico tratteggiato dall’evangelista. In particolar modo sono tre i passaggi che possono interessarci sul tema della comunione. 1. La donna, dopo aver conosciuto Gesù ed essersi lasciata provocare personalmente da Lui, non resta sola con se stessa. Sente il bisogno di annunciare ad altri l’avvenuto incontro con Cristo, invitandoli a fare la stessa esperienza: «Venite a vedere…?». Cosa ha spinto questa donna ad estendere ad altri la sua esperienza di incontro con Gesù? Lei è stupita di aver trovato qualcuno che la conosca così bene («Mi ha detto tutto quello che ho fatto»). Comprende che Colui che le sta davanti è una persona molto speciale e comincia ad intuire che possa essere il Cristo («Che sia lui il Cristo?»). Và dalla gente non in nome di un dovere da compiere, ma al contrario il suo slancio è parte di quella gioia che scaturisce dall’incontro. Dice Papa Francesco che anche tutti i «cristiani hanno il dovere di annunciare (il Vangelo) senza escludere nessuno, … come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa non cresce per proselitismo ma “per attrazione”»1. Questa donna ha vissuto una esperienza “attraente”: Cristo ha attratto lei e attrarrà anche gli altri, attraverso di lei. 2. Le persone che hanno ricevuto l’annuncio dalla donna, uscirono dalla città e andavano da lui. La città può essere compresa non solo come 1 Evangelii Gaudium, 14. 17
  • 18. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 un luogo geografico, ma più simbolicamente come la mentalità degli uomini, il sistema di vita tutto umano, nel quale si rischia di estromettere Dio. E’ necessario allora uscire da questa città per cominciare a percorrere le vie di Gesù. In questo modo, convergendo tutti verso Cristo, fondiamo la comunità. 3. Ma un ulteriore e imprescindibile passaggio avviene nel momento in cui la gente dice alla donna: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». Queste è il momento in cui la gente passa dalle parole della donna al loro personale incontro con Cristo. Non conoscono più Gesù per sentito dire, ma per esperienza diretta. Ciascuno di loro in modo unico e personale si è coinvolto nell’incontro con la Persona di Gesù. Questo dà alle loro vite un orizzonte di comprensione nuovo e, con ciò, una direzione decisiva2. Anche noi sperimentiamo che una comunione matura tra credenti non si può sostituire all’esperienza di fede personale, che ciascuno è chiamato a fare: l’incontro con Gesù è un passaggio intimo e ineludibile! Altrimenti si finisce con lo scimmiottare gli stili e i contenuti della comunità, ma senza averli fatti propri, senza averli elaborati. È necessaria una vera elaborazione personale dell’esperienza di fede. Altrimenti la fede proclamata non penetra davvero nel cuore e diventa un condizionamento (dunque, una non-fede!), anziché una decisione libera e gioiosa per Cristo. L’incontro con Gesù è una esperienza sempre tanto personale quanto comunitaria: mai solo l’uno o solo l’altro! Da questo comprendiamo che se è vero che la comunione si esprime concretamente nel dare ascolto al fratello, avere cura del malato sofferente, sostenere il vicino bisognoso, è altrettanto vero che si comincia a diventare uomini e donne di comunione da un po’ più lontano: dalla cura del proprio personale rapporto con Dio3. 2 Cf Deus Caritas Est, 1. Evangelii Gaudium, 264: «Abbiamo bisogno d’implorare ogni giorno, di chiedere la sua grazia perché apra il nostro cuore freddo e scuota la nostra vita tiepida e superficiale. Posti dinanzi a Lui con il cuore aperto, lasciando che Lui ci contempli, riconosciamo questo sguardo d’amore [...] Che dolce è stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi! Quanto bene ci fa lasciare che Egli torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita! Dunque, ciò che 3 18
  • 19. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 c. Giovani Questo vangelo ci parla del cammino di conversione di una donna che, incontrando Gesù, giunge anche all’incontro con se stessa e con gli altri. Siamo giunti alla terza domenica di Quaresima. Nella prima, siamo saliti con Gesù sul monte per vivere le tentazioni, che appartengono all’umanità e ad ogni uomo, e per interrogarci sul senso della vita e su quello per cui stiamo vivendo; lì il Signore ci ha indicato a chi dobbiamo riferirci, chi dobbiamo ascoltare per essere uomini autentici e liberi, e per comprendere che la fiducia nel Padre ci fa vivere da figli e da fratelli. Gesù, sul monte e nel deserto della prova, ha vinto le tentazioni del mondo e ci dà la buona notizia che la sua vittoria può essere la nostra vittoria. Nella seconda domenica, con Gesù e i tre apostoli, siamo saliti su un altro monte, luogo in cui ci è stato donato di contemplare la sua gloria, annuncio della resurrezione; lì abbiamo udito la parola del Padre che ha proclamato Gesù suo Figlio e ci ha invitato ad ascoltarlo. Questa terza domenica, il Vangelo ci presenta una donna nella quale riscopriamo ognuno di noi, con i nostri sogni, le nostre frustrazioni, i nostri desideri, ma anche la nostra possibilità di diventare creature nuove. Si trova lì, sola, in un’ora in cui sicuramente non c’è nessuno ad attingere acqua, momento che rappresenta un po’ il senso di tutti i nostri bisogni e desideri; è una donna che non deve avere un buon rapporto con i suoi concittadini e ha vissuto una vita burrascosa personale e familiare; è passata per ben cinque mariti e il sesto non è suo marito. Una donna lacerata dai mille problemi, che ha sofferto molto e ha fatto molto soffrire. Gesù attende al pozzo, solo, stanco e assetato di acqua ma molto di più di lei. Qui avviene un incontro che aiuterà la donna a entrare nel suo succede è che, in definitiva, «quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo» (1 Gv 1,3). […] Se lo accostiamo in questo modo, la sua bellezza ci stupisce, torna ogni volta ad affascinarci. Perciò è urgente ricuperare uno spirito contemplativo, che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova. Non c’è niente di meglio da trasmettere agli altri». Vedi anche Evangelii Gaudium, 266. 19
  • 20. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 cuore, a capire il vero senso della sua vita e ad aprirsi al dono che gli viene offerto. Gesù la accoglie e intavola con lei un dialogo vero, superando le convenzioni sociali e religiose; le chiede da bere e le offre l’acqua di vita eterna, che è il suo amore; lei, che aveva cercato la felicità nell’amore degli uomini e nel soddisfarli, ora incontra un uomo che la ama e la mette di fronte al vero amore e, da questo incontro, capisce che ha vissuto una vita nell’inganno e nell’illusione, senza raggiungere nulla. Anche quando entra nella discussione religiosa, si trova di fronte all’invito ad uscire dai limiti della storia e delle esperienze e ad accogliere il dono dello Spirito. La donna vive una progressiva conoscenza di Gesù: dall’uomo che gli chiede acqua e che gli offre l’acqua di vita eterna, al profeta che legge nel suo cuore; dal messia, che compirà le attese di un popolo, fino al salvatore del mondo. Nel cuore della donna, a questa comprensione corrisponde una sempre più approfondita conoscenza di sé stessa e di totale apertura ad accogliere Gesù e i suoi doni, e si sente spinta a correre in città per chiamare i concittadini. Lascia la brocca al pozzo e si fa testimone dell’opera che ha compiuto Gesù nel suo cuore. Questa donna ha incontrato il vero sposo che ha portato senso e pienezza alla sua vita, e la sua vicenda di aiuta a vivere il nostro cammino quaresimale protesi verso l’incontro pieno con il Signore. L’esperienza personale di questa donna con Gesù diventa il primo annuncio nella vita dei suoi compaesani e li muove verso il Signore; a loro volta, essi avranno il desiderio di un incontro più profondo e personale con Lui, fino a riconoscerlo come salvatore del mondo. Con questa esperienza di fede nasce il nuovo popolo di Dio, la Chiesa. Anche gli apostoli, infatti, che hanno dato avvio alla prima comunità cristiana, compiono un vero e proprio cammino di fede: dalla meraviglia, scaturita dal vedere come Gesù si comporta con questa donna, giungono a scoprire che il Figlio di Dio si nutre della volontà del Padre, fino a comprendere che anche loro sono chiamati a fare lo stesso e a vivere la loro specifica vocazione: curare il campo del Signore. Questo episodio ci mostra come il Signore ci salva in qualunque momento della vita e in qualunque situazione, ma ci dà anche un 20
  • 21. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 avvertimento a prendere sul serio la nostra vita, fin dall’inizio, per evitare tante sofferenze alla nostra persona e agli altri. I giovani sono invitati ad andare a fondo nei propri desideri e nei propri progetti di felicità, a vivere in modo corretto la propria esistenza, a scoprire che l’incontro con Gesù non solo sazia la sete, la fame di vita e di felicità dell’uomo, ma dona l’unica vita e la felicità autentica che non avranno mai fine.   Alla luce di questo vangelo, come sei entrato nel cammino quaresimale e con quale coraggio ti incammini verso l’incontro con il Signore, sapendo che la conoscenza di Lui ti porta alla conoscenza di te? Nel tuo rapporto con gli altri (gruppo, comunità locale, ambiente…) quanta importanza hanno i tuoi problemi? Quanto, invece, è fondamentale l’esperienza di grazia e di amore che avviene nell’incontro con il Signore? d. Famiglia In Giovanni 4,5-42 troviamo un’icona molto importante: Gesù incontra al pozzo una donna samaritana. Con uno splendido dialogo, Gesù conquista questa donna. Ognuno di noi è chiamato ad essere come Lui: Gesù è un modello da studiare ed imitare. Nell'avvicinare un'altra persona, dobbiamo rivestirci proprio del tatto, della cortesia e del fascino di Gesù Cristo. Siamo capaci di agire come Gesù: avere i suoi tratti di cortesia, il suo stile di approccio, la sua carica di umanità, amare come lui ama? "Doveva attraversare la Samaria": sta accadendo un evento molto importante. L'amore ha sempre una specie di via obbligata, spesso segue le vie più ardue ed impensabili. Doveva passare per un paese dove non passa nessuno. I samaritani, infatti, sono nemici, ma chi ama davvero non ha nemici. Ogni uomo, in qualche modo, deve imboccare un giorno la via difficile e rischiosa dell'amore, perché la vita deve essere donata, anche se ciò comporta rischi. 21
  • 22. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 Siamo disposti a rischiare per amore, anche per amore di chi ci è “nemico”? "Stanco del viaggio": quando la vita non viene pervasa dall'amore, l'uomo è stanco e sfiduciato e le sue energie vengono meno. Le persone innamorate solitamente sono vitali e sprizzanti di gioia. Le persone che non riescono ad amare sono stanche, demotivate, soffrono la più terribile frustrazione esistenziale. Ogni individuo deve nutrirsi di amore a vari livelli, quello della famiglia, degli amici, quello sponsale. Come ci sentiamo noi: pervasi dall’amore oppure stanchi e svuotati? "Sedeva presso il pozzo", il pozzo di Giacobbe, un luogo di appuntamento per l'amore. Nella Bibbia molte storie nascono intorno ad un pozzo. Noi dobbiamo creare situazioni simili, cioè trovare luoghi e circostanze di incontro. "Gesù sedeva", perché all'amore bisogna dedicare tempo, non si può essere frettolosi, non si può mettere davanti qualcosa di più importante. Il meglio delle proprie energie deve essere convogliato nell'amore. Anteponiamo davvero l’amore ad ogni cosa o subiamo passivamente l’influenza della cultura e della società intorno che ci fa credere che sono ben altre le cose importanti nella vita? (lo studio, il lavoro, la casa, l’automobile ecc.) "Era verso mezzogiorno". C'è sempre nella vita di ogni uomo un momento particolare, un tempo opportuno privilegiato, una buona occasione regalata da Dio. Spesso purtroppo le persone non sanno riconoscere i doni di Dio, né sanno cogliere la qualità e la preziosità del tempo. Sappiamo riconoscere i momenti preziosi donatici come occasione per amare? “Dammi da bere". Gesù chiede da bere alla donna samaritana. La novità assoluta ed il vero mistero sta proprio nel gesto di Gesù di chiedere dell'acqua. È il paradosso di un Dio che si fa uomo bisognoso, per avere il pretesto di incontrare l'uomo e dargli l'acqua che disseta in eterno, che è se stesso. Gesù, come primo passo, vuole donare se stesso e chiede per dare. 22
  • 23. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 Ciò implica rispetto per l’altro e per la sua libertà, è un modo di avvicinare l’altro con delicatezza e cortesia. Siamo in grado di avvicinare l’altro con umiltà e delicatezza? Riusciamo a farci bisognosi per ricevere il bene dall’altro? "Tu giudeo chiedi a me, una donna samaritana". La samaritana si rivela donna di facili costumi, alquanto spregiudicata. C'è in lei una certa chiusura che la porta a fraintendere di proposito le parole di Gesù. Occorre saper andare oltre la corteccia ruvida delle apparenze e dei pregiudizi, saper infrangere certe convenzioni culturali. Nelle iniziative di Gesù c'è la rottura di ogni barriera, quella del sesso, in quanto un rabbì non parlerebbe mai con una donna fuori di casa, quella della razza, quella della nazionalità e della religione. "Tu giudeo", la prima parola di questa donna è di ostile pregiudizio. Al pozzo di Giacobbe, il più delle volte, non c'è un uomo o una donna, ma un giudeo, una samaritana, cioè stereotipi culturali e religiosi. La donna non vede un uomo che ha sete, ma un giudeo, cioè un nemico. Il nemico nasce in noi quando qualcuno ci è sconosciuto e viene inquadrato nell'ottica del pregiudizio. Siamo capaci di vincere i nostri pregiudizi ed andare incontro all’altro con atteggiamento di accettazione incondizionata? "Se tu conoscessi il dono di Dio e colui che ti dice: «dammi da bere»". L'amore deve essere donato nella speranza. "Ti avrebbe donato l'acqua viva". L'acqua viva di cui parla Gesù è la progressiva rivelazione del proprio mistero. Il mistero di ogni essere umano esige una progressione, perché è una realtà amplissima, profonda, sconosciuta spesse volte a se stessi, che deve, in qualche modo, incominciare ad aprirsi. Siamo capaci di aprirci al mistero della fede? Il linguaggio di Gesù ora è velato, lascia intuire qualcosa di grande e di nuovo, ma, come spesso accade, la donna lo interpreta in forma molto concreta, terrena: "ma se non hai neppure un secchio per attingere!". La perenne tentazione è sempre quella di chiudersi al dono grande dell'amore, entro le piccole attese, le piccole prospettive. 23
  • 24. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 Siamo capaci di avere una visione più ampia della vita, meno terrena e più aperta al dono dell’amore? "Chiunque beve di quest'acqua avrà ancora sete, quella che io darò in lui diventerà sorgente per la vita eterna." Una vita eterna significa una vita in espansione. "Dammi di quest'acqua". Ecco che la persona si apre al dono. Siamo capaci di aprirci al dono di Dio? "Va’ a chiamare tuo marito". Gesù introduce la donna alla sorgente del suo mistero di donna infelice, alla radice della sua verità di donna peccatrice, ha messo il dito sulla piaga, sulla miseria di questa donna, sulla sua miseria morale. Ma Gesù non esaspera, non umilia, fa semplicemente verità in lei. Per ritornare alla sincerità occorre fare crollare la maschera del personaggio che ciascuno di noi recita. Va a chiamare tuo marito significa "fa verità in te". Siamo capaci di fare verità in noi? di toglierci le nostre “maschere”? "Non ho marito", una specie di reazione. "Hai detto bene", la donna ha detto qualcosa che è sulla strada della verità e Gesù la riconduce proprio verso la verità. Non la umilia, non le dice bugiarda, ma "hai detto bene". Aiuta a creare una piattaforma di verità e di sincerità. Aiutiamo gli altri, con delicatezza e senza pregiudizi, a far luce in se stessi? Ormai questa donna è completamente nuda davanti alla verità, non ha più difese, non ha più maschere. Finalmente è nella verità, ossia è umile. Va’ a chiamare tuo marito, fammi vedere il tuo vero volto, quello che il Signore vede nel segreto. È inutile che io faccia la persona per bene, davanti a Lui o davanti a tutti: devo sempre chiamare mio marito, cioè entrare nella verità, essere onesto. Ci sentiamo pronti ad amare gli altri che incontriamo nella verità e con carità, senza alcun pregiudizio? Ci facciamo carico dei problemi dell’altro soprattutto nel rapporto col proprio coniuge? "Lascia la brocca." Lasciare la brocca significa abbandonare le prospettive del passato. Questa donna era andata per attingere un secchio 24
  • 25. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 d'acqua, ma che cos'è adesso un secchio d'acqua di fronte a questo fatto grandissimo che rivoluziona la vita, che la sconvolge. L'avventura dell'amore è proprio così. È un terremoto, sconvolge, ridefinisce tutte le cose. Siamo pronti a “lasciare le nostre vecchie brocche” per andare ad attingere alla sorgente del “vero Amore”? Oppure siamo ancora troppo legati alle nostre vecchie abitudini di vita senza amore? e. Carità e testimonianza “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!».  La carità nasce ed è sorretta dall’incontro personale di ognuno di noi con Cristo  Da questa esperienza fondante, che tocca nel profondo, che guarisce le ferite, noi possiamo riconoscere i nostri fratelli, coloro che hanno bisogno; possiamo uscire da noi stessi e sentirci comunità chiamata alla salvezza  La nostra fame e sete di amore sarà colmata solo dall’esperienza comunitaria di salvezza, dall’incontro di amore con Cristo. Iniziativa del mese. In questo mese in cui come Chiesa celebriamo la Giornata in memoria dei missionari martiri, offriamo una delle nostre giornate per il digiuno e la preghiera per i missionari e partecipiamo alla Veglia per i missionari martiri che si terrà il 24 marzo. f. La sofferenza interroga la vita Questo è il momento dell’incontro con il Beato Luigi Novarese e il suo insegnamento, del modo con il quale ha affrontato la domanda angosciosa e terribile che da duemila anni scuote il cristianesimo: perché la sofferenza? L’incontro della samaritana con Gesù ha sicuramente scosso il suo modo di vivere e di sentirsi giudicata dalla comunità per la sua condotta. Gesù tocca in profondità l’anima sofferente della donna. 25
  • 26. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 La gioia scaturita in lei da questo incontro di misericordia e di perdono, la spinge a condividere con gli altri il dono ricevuto. La sofferenza del peccato si tramuta in gioia missionaria! L’incontro con Cristo ci spinge a entrare in relazione con gli altri. Non importa da quale situazione partiamo, quello che conta è uscire da sé stessi e andare incontro ai fratelli. Ascoltiamo la parola del Beato Luigi Novarese: «Insomma è indispensabile darsi da fare con gioia e carità, i punti principali dell'essere un buon Cristiano! A voi, amici cari, che sorella sofferenza è entrata a far parte della vostra famiglia, non isolatevi, ma vivete in comunione con i fratelli, donatevi a loro... ricordatevi che siete "la linfa vitale" della nostra Chiesa... aiutate Gesù a salvare le anime... A voi, Fratelli e Sorelle degli Ammalati, ricordatevi che il vostro incarico è quello di essere come angeli che non si avvertono quando ci sono...ma ci si accorge di loro quando mancano... A voi che accompagnate i vostri figli nel duro cammino della sofferenza, rimboccatevi le maniche affinché le persone che vi circondano, imparino a portare la Croce con voi... A voi, Silenziosi Operai della Croce, il compito di porre sempre davanti a voi la Madonna e l'apostolato del dolore, non dimenticatevi mai di correre verso il cuore di ogni sofferente!». Il messaggio di salvezza che Gesù ha portato alla Samaritana e attraverso lei al popolo samaritano, è per tutti: peccatori, sani, malati, sofferenti … tutti dobbiamo accogliere l’Acqua Viva che Gesù ci dona per la vita eterna. La risposta è individuale. Solo io posso rispondere con il mio sì a Cristo, ma da questo punto in poi è nella comunione con gli altri (la Chiesa) che sono chiamato a testimoniare la Fede in Gesù Cristo morto e risorto! È nella comunità che dobbiamo portare il nostro contributo di fede e di missione. Una missione testimoniata nella sofferenza e nel limite diventa Luce per gli altri fratelli. “Quando sono debole è allora che sono forte!” (II Cor 12,10).  Quanto è stata importante la comunità (parrocchia, gruppo, ecc.) per la mia crescita nella Fede? 26
  • 27. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 g. Attività per ragazzi4 Obiettivo (A) Aiutare i ragazzi a comprendere che il cammino che conduce a Dio passa attraverso l’esperienza di una fede comune, vissuta e celebrata secondo indicazioni chiare, condivise e fondate sulla Tradizione ricevuta e affidata di generazione in generazione, dagli apostoli fino a noi, oggi. Ma in nessun caso questa esperienza comunitaria della fede può fare a meno di un cammino personale, di una relazione personale, che ciascuno di noi è chiamato a maturare con Dio, nella comprensione e nell’accoglienza di sé, e dei propri desideri più profondi. Sarà proprio questa relazione personale con il Signore, che è anche esperienza di sé alla luce della Parola di Dio, a permettere decisivi passi avanti nella vita cristiana. Attività e Parola (B-C) Si mostra ai ragazzi un qualunque filmato/cartone dell’incontro tra Gesù e la Samaritana facilmente reperibili su Youtube, oppure si può far leggere, in modo drammatizzato, il brano del vangelo della Samaritana. A visione completata, tramite un brainstorming, lasceremo che i ragazzi esplicitino alcune impressioni raccogliendole su due diversi cartelloni: al centro, sul primo, scriveremo “La NOSTRA esperienza con Gesù”, mentre sul secondo appunteremo “La MIA esperienza con Gesù”. La richiesta-guida del brainstorming potrebbe essere: “Alla luce del racconto della Samaritana e della gente del suo villaggio, trova 3 parole per indicare la tua relazione personale con il Signore (preghiera, amicizia, amore, dono, richiesta, aiuto, ecc) e altre 3 per indicare, invece, l’esperienza che, del Signore, fai nel tuo gruppo o nella tua Parrocchia (gioia, incontro, condivisione, servizio, ecc.)”. Raccolte le parole, i due cartelloni potranno essere messi l’uno accanto all’altro, invitando i ragazzi a collegare con delle frecce, quegli aspetti dell’esperienza di Dio che si richiamano a vicenda, e motivando la loro scelta. Al termine, si metterà in evidenza come l’esperienza di chiesa, sia di supporto, respiro e verifica per l’esperienza personale del Signore. 4 In appendice è possibile trovare lo schema dell’incontro settimanale per i ragazzi. 27
  • 28. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 Preghiera (D) L’incontro sarà concluso da una breve preghiera di ringraziamento per il dono delle nostre comunità, dentro le quali, a ciascuno, è permesso e sostenuto il cammino personale di ciascuno. Impegno (E) Un impegno interessante da proporre potrebbe essere quello di individuare un tempo settimanale di “dialogo con Gesù”, magari fatto nella propria chiesa. Si sottolineerà di questo tempo (anche solo 5 minuti…) il valore di gratuità: nessuna legge lo impone! Siamo noi che scegliamo di offrirlo, fermandoci a pregare un po’ con Lui. Adeguamento per i più piccoli… Se il brainstorming pare eccessivo per il gruppo dei più piccoli, lo si può sostituire con l’invito a riprodurre, attraverso immagini, due differenti esperienze: “Io e Gesù” e “Noi e Gesù”. Le immagini vengano sempre raccolte su due cartelloni affiancati, che abbiano però in un unico sfondo, l’immagine, più o meno stilizzata della propria chiesa. In questo modo sarà più semplice per i bambini cogliere il fatto che la chiesa non è soltanto il luogo della celebrazione comunitaria, ma anche il tetto sotto cui convergono le storie personali dell’incontro di ciascuno con Gesù. In basso, si potrebbero raccogliere, per iscritto, anche i “grazie” di ciascuno per il dono di questo “binario” su cui passa il “treno della fede”: la “rotaia” comunitaria e quella personale…. 28
  • 29. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 h. Momento celebrativo a sfondo vocazionale Per una revisione personale “La samaritana e il vangelo della vocazione” L’episodio della samaritana ci fa riflettere in due modi, la prima questione è rivolta verso noi stessi la seconda invece tocca la responsabilità che abbiamo nei confronti degli altri. Innanzitutto partiamo da noi stessi: chi (persone e/o situazioni) ci ha fatto conoscere Gesù? come lo abbiamo conosciuto? Come la samaritana, forse anche noi eravamo e siamo ancora assetati. Di cosa? Cosa ci ha spinto a ricercare e a trovare in Gesù quell’acqua di cui avevamo bisogno per sopravvivere? Se questo è stato, ed è, il nostro percorso riusciamo a trasmettere agli altri l’esperienza splendida di conoscere Gesù? Come ha affermato papa Francesco, (nell’omelia per i battesimi da lui amministrati il 12.I.14) siamo anelli della catena nella trasmissione della fede? Perciò: quali sono gli atteggiamenti da assumere verso gli altri? Della samaritana notiamo l’urgenza, questa donna ha fretta di far conoscere Gesù e quello che le è stato rivelato. Inoltre pone un annuncio vero, personale, capace di indicare la sorgente della propria trasformazione, la persona stessa di Gesù. Se dovessimo paragonarci alla samaritana domandiamoci: il nostro annuncio è mosso dall’urgenza? è convincente perché vero e personale? Come la samaritana, ci tiriamo indietro al momento giusto per indicare la fonte della nostra salvezza? La nostra esperienza è piuttosto un varco o una cortina nell’incontro con il Signore? Sono questi gli atteggiamenti che “viviamo” quando annunciamo agli altri la bellezza dell’incontro con il Signore? Come possiamo proporre l’eccezionalità di rispondere alla chiamata del Signore se non siamo noi stessi permeati da questa realtà? In ultima analisi, domandiamoci: cosa possiamo fare? 29
  • 30. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 2. Sesta tappa. Gv 20,19-31. La comunità vera nasce dalle piaghe del Signore, sigillo di amore 19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». 24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». 26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». 30 Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. 30
  • 31. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 a. Lettura esegetica È il terzo brano del capitolo 20, capitolo nel quale troviamo l'annuncio della risurrezione di Gesù e che, secondo gli studiosi, concludeva il Vangelo di Giovanni prima che venisse aggiunto il capitolo 21. In 20, 30-31 troviamo la prima conclusione del quarto Vangelo, in 21, 24-25 la seconda. In tutti e quattro i Vangeli le apparizioni del Risorto sono precedute dalla scoperta della tomba vuota. Secondo l'evangelista Giovanni è Maria di Magdala a recarsi per prima al sepolcro e a trovarlo vuoto. Così, corre a riferire l'accaduto a Pietro e al discepolo amato. Essi, dopo aver verificato di persona che la tomba è effettivamente vuota, tornano a casa. L'evangelista riferisce anche che il discepolo che Gesù amava «vide e credette», e che «non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti». Questo è il contenuto del primo brano (vv. 1-10). Nella seconda scena (vv. 11-18) troviamo l'incontro tra Gesù e Maria di Magdala, che è rimasta al sepolcro e il cui desiderio "invincibile" di vedere il Signore («il mio Signore») viene premiato con l'apparizione del Risorto, che è quindi la prima riferita da Giovanni. L'evangelista conclude questa scena con l'annuncio della Maddalena ai discepoli: «Ho visto il Signore» (v. 18). Vediamo dunque il brano che la liturgia propone, seppur non integralmente, per la seconda domenica di Pasqua e per il giorno di Pentecoste. Si può dividere in quattro parti: l'apparizione del Risorto ai discepoli senza Tommaso (vv. 19-23); il breve dialogo tra Tommaso e gli altri discepoli (vv. 24-25); l'apparizione del Risorto ai discepoli con Tommaso e la professione di fede di quest'ultimo (vv. 26-29); la prima conclusione del Vangelo di Giovanni (vv. 30-31). Il brano si apre con un'annotazione di carattere temporale: è la sera del primo giorno della settimana, è la sera di Pasqua. I discepoli si trovano nello stesso luogo; l'evangelista riferisce il loro stato d'animo, la paura, per questo motivo le porte della casa dove sono radunati sono chiuse. In questa situazione appare il Risorto. Il verbo greco tradotto con «stette» indica la posizione di chi sta in piedi, Colui che la morte aveva fatto "cadere" adesso è in piedi, vincitore della morte. La morte su di Lui non ha più potere, il suo corpo è stato trasformato, non è più soggetto alle leggi fisiche, per questo Gesù Risorto, per entrare nel luogo dove si trovano i discepoli, non ha bisogno che gli aprano le porte. 31
  • 32. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 Le sue prime parole, «Pace a voi» (v. 19), sono accompagnate da un gesto attraverso il quale i discepoli possono verificare che è proprio Lui: Gesù mostra loro le mani e il fianco, i segni della crocifissione che sono rimasti nel suo corpo. La certezza che è Gesù ha come effetto la gioia: «E i discepoli gioirono al vedere il Signore» (v. 20) I versetti successivi (vv. 21-23) sono fondamentali per comprendere la missione della Chiesa nel mondo. Gesù ripete il saluto «Pace a Voi», poi invia i suoi discepoli; essi devono continuare l'opera di Gesù, il Figlio inviato dal Padre. L'opera di Gesù, secondo la visione giovannea, è introdurre gli uomini nella comunione trinitaria; chi accoglie la parola di Gesù (la rivelazione dell'amore del Padre) ha la vita, riceve la vita divina. I discepoli annunceranno la parola di Gesù, e coloro che crederanno, per dirla con il Prologo, diventeranno figli di Dio, saranno figli nel Figlio. È il Risorto in persona a mandarli e a comunicare loro lo Spirito Santo. Gli studiosi parlano di Pentecoste giovannea, perché secondo il quarto Vangelo lo Spirito Santo viene effuso dal Risorto sugli apostoli il giorno di Pasqua. Il verbo greco tradotto con «soffiò» è lo stesso che l'autore della Genesi usa quando racconta che il Signore «soffiò nelle narici dell'uomo un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente» (Gen 2, 7). In Giovanni la Pentecoste è una nuova creazione, che rende i discepoli partecipi della vita del Risorto, il primogenito della nuova creazione. Al dono dello Spirito Santo è connesso il perdono dei peccati. I discepoli ricevono con lo Spirito Santo il potere di perdonare i peccati. La frase di Gesù è molto solenne e indica che il potere di perdonare i peccati, e così ammettere gli uomini alla comunione con Dio, è reale. Il Concilio di Trento afferma: «Il Signore istituì il sacramento della penitenza principalmente quando, risorto dai morti, soffiò sui suoi discepoli dicendo: Ricevete lo Spirito Santo; a coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Decreto sul sacramento della penitenza, Sessione XIV). Nel versetto successivo (v. 24) l'evangelista ci informa che Tommaso, uno dei Dodici, non era con loro quando venne Gesù. Quando essi gli raccontano di aver visto il Signore, egli esige come condizione per credere di fare la stessa esperienza degli altri, e cioè vedere il corpo di Gesù con i segni della crocifissione, anzi, vuole mettere il dito nel segno dei chiodi e la 32
  • 33. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 mano nel fianco di Gesù. Tommaso chiede un'esperienza che non ammetta dubbi, in questo modo viene preparata l'apparizione successiva, raccontata subito dopo. «Otto giorni dopo» (v. 26) i discepoli sono di nuovo insieme e Tommaso è con loro. Gesù appare di nuovo e anche questa volta le porte sono chiuse, ma non si dice che è a causa della paura dei Giudei. Con il primo incontro Gesù ha vinto la paura dei discepoli presenti, adesso deve vincere l'incredulità di Tommaso. Gesù esaudisce la sua richiesta e lo rimprovera per la sua mancanza di fede. Da una parte va incontro alla debolezza dell'apostolo, dall'altra lo rimprovera perché il cambiamento degli altri (erano passati dalla paura alla gioia) era la "prova" della risurrezione (v. 27). Adesso che ha "la" prova, Gesù risorto davanti ai suoi occhi, lo riconosce suo Signore e suo Dio, in una altissima professione di fede cristologica (v. 28). Nella frase finale di Gesù troviamo la constatazione che Tommaso ha creduto perché ha veduto, e la beatitudine della fede: gli uomini, dopo gli apostoli, si troveranno nella condizione di non poter vedere Gesù fisicamente, ma se crederanno alla testimonianza degli apostoli contenuta nei Vangeli e trasmessa alla Chiesa, toccheranno con mano il potere salvifico di Gesù vincitore della morte, Dio e Signore (v. 29). Nei vv. 30-31 abbiamo la prima conclusione del Vangelo di Giovanni. Gesù risorto ha operato molti segni in presenza dei suoi discepoli ma non tutti sono stati registrati nel racconto di Giovanni, ne sono stati conservati alcuni come testimonianza autorevole della messianicità e divinità di Gesù. Coerentemente con il resto del suo Vangelo Giovanni non parla di "miracoli" ma di "segni", perché essi hanno la funzione di suscitare la fede in Gesù Figlio di Dio, il quale è venuto per renderci partecipi della sua vita divina. È questo il fine del Vangelo, ci dice l'autore: che gli uomini credano in Gesù perché solo con la fede in Lui si ha la vita. Concludiamo il nostro commento esegetico consigliando la visione (e la meditazione) del dipinto di Caravaggio Incredulità di san Tommaso (1601), nel quale il grande pittore lombardo ha rappresentato in maniera mirabile l'incontro tra il Risorto e l'apostolo. 33
  • 34. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 b. Il filo rosso In questa tappa vogliamo accostarci alla vicenda di Tommaso e alla sua incredulità. Vogliamo provare anche noi a mettere il nostro dito nel segno dei chiodi e lasciarci risanare dal Risorto, per imparare ad essere persone di comunione. Sperimentiamo nelle nostre comunità che vivere concretamente la comunione non significa che tutto possa sempre andare bene. Ci sono screzi e ripicche, errori e contraddizioni, gelosie e invidie, ... La comunione all’interno della nostra Chiesa tante volte è così difficile che rischiamo di scoraggiarci e perdere le nostre motivazioni. Sarà per questo che Tommaso ci è tanto simpatico! Ci ritroviamo in lui! Le sue difficoltà sono anche le nostre! Lo ammiriamo, perché ha avuto il coraggio di esprimerle andando fino in fondo, fino a mettere il dito nel segno dei chiodi di Gesù Risorto. Il segno dei chiodi... Ciò che noi traduciamo con segno in realtà in greco è “sigillo”. Ed, in effetti, è possibile considerare quei segni come dei veri e propri sigilli di autenticità: essi ci dicono che l’uomo presente in mezzo ai discepoli è davvero il Gesù morto in croce. Ma, ancor più, ci dicono che Gesù ci ha amato di amore autentico, fino a dare tutto se stesso senza riserve e senza tentennamenti. Il male che abbiamo vissuto nella nostra vita può aver lasciato un segno: la diffidenza, la paura di essere delusi o traditi nuovamente, la difficoltà a credere che possiamo essere amati! Sono queste e tante altre le nostre piaghe che ci impediscono di aprirci all’amore di Cristo, di consegnarci ai nostri fratelli, di edificare la comunione. Pensiamo a quante persone sono state ferite da esperienze negative fatte all’interno della Chiesa, a causa di incoerenze e di infedeltà! In definitiva, sperimentiamo che l’amore si associa inevitabilmente a gioie e a dolori, anche se noi vorremmo evitare i dolori! Papa Francesco scrive in Evangelii Gaudium 270: «A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli 34
  • 35. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 altri e conosciamo la forza della tenerezza. Quando lo facciamo, la vita ci si complica sempre meravigliosamente e viviamo l’intensa esperienza di essere popolo, l’esperienza di appartenere a un popolo»5. Scopriamo che, contrariamente a quanto pensiamo, non siamo mai stati davvero soli nel nostro dolore. Cristo lo ha ascoltato, lo ha vissuto anche Lui per ciascuno di noi e con ciascuno di noi. Ci ha amato, sorretti e protetti. Questo dolore che tocchiamo nel costato di Cristo ha una sua potenza guaritrice su di noi. Alla luce di questa esperienza salvifica operata da Gesù Cristo, le nostre ferite anziché scoraggiarci diventano “segno”, anzi “sigillo” di un amore autentico, del nostro reale desiderio di bene per il fratello o la sorella. c. Giovani La Pasqua ci fa vivere la nascita della Chiesa e ne rivela la natura. Essa è comunità radunata nel Signore, fonte di pace e di gioia. Gesù promette in dono lo Spirito Santo e dà ai suoi apostoli e alla Chiesa il compito di continuare la sua missione nel mondo. Quel piccolo gruppo di apostoli costituisce la Chiesa, che si estenderà fino ai confini del mondo. Gli apostoli avevano vissuto con il Signore la sua vita pubblica, erano stati radunati da Lui nel cenacolo e avevano ricevuto il mistero del suo corpo e del suo sangue, per fare memoria di Lui, rinnovando attraverso l’eucarestia la sua Pasqua di morte e resurrezione. L’inizio della Chiesa ci richiama a quello che poi ognuno, nella propria vita di fede, è chiamato a vivere nella sua comunità, e ci suggerisce il valore dei piccoli gruppi di appartenenza, delle comunità dove il Signore vuole donare la nuova umanità, quella fondata sull’amore che viene da Cristo che crea nuove relazioni fra gli uomini, nuove relazioni con Dio e con le cose. 5 Cf Evangelii Gaudium 270. Al riguardo c’è anche Evangelii Gaudium 91: «È necessario aiutare a riconoscere che l’unica via consiste nell’imparare a incontrarsi con gli altri con l’atteggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli come compagni di strada, senza resistenze interiori. Meglio ancora, si tratta di imparare a scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. È anche imparare a soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità». 35
  • 36. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 Con la sua Chiesa, il Signore vuole manifestare al mondo la natura e la qualità del suo Regno. Ogni gruppo, ogni comunità rappresenta il segno della realtà della Chiesa in mezzo agli uomini. Questo vangelo lo ritroveremo a Pentecoste; questo tempo, dalla Pasqua a Pentecoste, è un costante invito a sperimentare Gesù vivo nella comunità dei fratelli e ad accogliere il dono del suo Spirito che accompagna il cammino di ogni uomo. Gli apostoli, e ogni credente, riconoscono il Signore dalle sue ferite, cioè dai segni del dono della sua vita per noi e a noi. Da questo amore nasce la fede in Dio, la comunione tra i fratelli e la missione della Chiesa. Tommaso ci mostra le difficoltà del credere, la pazienza del Signore, e anche quella della Chiesa per le difficoltà di ciascuno di noi. L’apostolo aveva abbandonato la comunità, e quando vi ritorna la testimonianza della comunità non lo convince, anzi, lo riempie di pretese. Anche lui, alla fine, riconosce il Signore dalle piaghe e con la sua professione di fede aiuta noi a riconoscere Gesù come nostro Dio e Signore. È un invito a sperimentare, in questo tempo, che Gesù è presente vivo e vivificante nella sua Chiesa, a toccare con mano che la Chiesa è lì dove i fratelli sono radunati nell’amore e comprendere che la fede è un incontro personale che ha bisogno sempre della Chiesa; le varie crisi, i dubbi, le fughe, i ritorni fanno parte della vita di ognuno, ma al di sopra di tutto, c’è l’amore misericordioso di Gesù. Le sue ferite sono come il tatuaggio di ognuno di noi sul suo corpo glorificato, che testimonia la nostra appartenenza a Lui, che ci ha acquistati nel dono totale di sé. La vicenda di Tommaso può essere l’immagine dei giovani in ricerca, in discussione, a volte in ribellione; l’importante è non perdere nel cuore la tensione alla ricerca della verità, del senso della vita e del Signore. Per questo anelito può essere fondamentale il seme che viene messo nel cuore attraverso i genitori cristiani e attraverso la catechesi e i sacramenti nel periodo dell’iniziazione cristiana, così come è importante per i giovani, nel problematico periodo adolescenziale e giovanile, mantenere dei contatti con ambienti e persone in cui si vive la fede.  Nella tua esperienza di Chiesa, che cosa significa che Gesù risorto è in mezzo a noi con le sue ferite e che Egli è la nostra pace? 36
  • 37. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014   Come vivi la tua realtà di fede e di Chiesa nel tuo gruppo e nella comunità di appartenenza? Che cosa ti rivela, nella tua vita, la figura di Tommaso di fronte alla comunità e al mistero di Cristo? d. Famiglie e. Carità e testimonianza «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».  Al centro della comunità degli apostoli, al centro della fede, al centro della nostra vita c’è il Cristo Risorto, che viene in mezzo a noi.  Cristo Risorto manda noi a mostrare il volto di Dio agli uomini, ad incontrare le molteplici situazioni concrete che ci si pongono dinanzi; non possiamo voltarci di fronte ad essi.  Il nostro compito è farci presenti, renderci disponibili, toccare le ferite degli uomini e vedere in esse il Cristo Risorto. I segni dei chiodi di Gesù raccontano a Tommaso l’autenticità della sua apparizione. Le ferite dei nostri fratelli devono essere per noi segno della Sua presenza in ogni uomo. Iniziativa del mese. In questo mese mettiamo da parte il nostro egoismo e rendiamoci attenti alle ferite degli uomini, malati nel corpo e nello spirito, che sono vicino a noi. Accogliamoli, ascoltiamoli: saranno posto privilegiato dell’incontro con Lui. A Pasqua, in particolare, facciamoci attenti ai bisogni alle persone che ci circondano instaurando un dialogoascolto: accogliamo/facciamo visita ad un familiare che vive la malattia. f. La sofferenza interroga la vita Osservando i vari aspetti della comunità, ci troviamo tutto quello che ne fa parte: il bello dello stare insieme, il pregare, il condividere … Ci troviamo anche le negatività che fanno parte della nostra umana debolezza. Le comunità si assomigliano un po’ tutte, nel bene e nel male. Immaginiamo la prima comunità, quella dei discepoli di Gesù, che dopo aver vissuto il dolore della perdita del loro Maestro, ha ritrovato la gioia 37
  • 38. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 della sua presenza da risorto! È bello riconoscerci nel loro stare insieme ma forse, più che in loro, ci riconosciamo in Tommaso e nella sua incredulità. Come Tommaso facciamo fatica a credere. Facciamo fatica a credere che tutto possa avere un senso, che le sofferenze che attanagliano il mondo (fame, guerre, malattie, violenze …) siano ferite curabili. L’incredulità di Tommaso è la nostra incredulità! Ma come lui, anche noi possiamo “toccare” le piaghe di Gesù risorto. A noi è data la possibilità di incontrarlo nella sofferenza nostra e in quella dei fratelli. È lì che si fa incontrare, toccare, curare e amare! È attraversando la sofferenza che possiamo riconoscere la Sua presenza che ci farà esclamare “mio Signore e mio Dio!” Ascoltiamo la parola del Beato Luigi Novarese: «Sì, accettare la sofferenza è bello ed è anche necessario che qualcuno soffra; ma, proprio io devo essere scelto a soffrire? Non potrebbe il Signore scegliere un altro al mio posto? Ho figli, a cui pensare; ho i genitori, che aspettano da me il sostentamento; ho la vita, . che mi si schiude dinnanzi col suo avvenire; ho l'apostolato, in cui tanto mi sento necessario... Queste le tanti riflessioni che si ripetono spesso nei nostri cuori di fronte alla sofferenza. Credo che il Signore, dinnanzi a queste riflessioni, debba guardare con occhio di dolce rimprovero e debba dire: “Parlare così, è umano, ma tu, uomo redento da me, hai un fine soprannaturale, che Io ti ho ridato”. Perché ogni sofferente non si senta un essere inutile, posto ai margini della vita, e sappia inoltre sfruttare la sua particolare posizione di infermo, è necessario che sia profondamente consapevole delle grandi possibilità costruttive che egli possiede anche se malato. La consapevolezza delle possibilità costruttive del dolore sfuggono a prima vista, perché il più delle volte, si considera il male come un intralcio allo svolgimento ordinario della vita; da qui hanno origine i lamenti, le proteste, le ribellioni di fronte al dolore. Non si tiene presente che noi siamo un composto d’anima e di corpo, e che, mediante la Redenzione, possiamo essere efficienti anche in un piano soprannaturale». Guardando il Risorto che mostra le sue ferite, riesco ad accettare le mie mettendole a servizio della comunità? 38
  • 39. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 g. Attività per ragazzi6 Obiettivo (A): Riflettere sulla difficoltà di credere in ciò che non si vede, in ciò che non è davanti ai propri occhi. Difficoltà di credere anche quando ciò che vediamo sembra essere il contrario di ciò che vorremmo vedere. Dubbi e ostacoli rappresentano luoghi in cui, se raccogliamo la sfida, il nostro cuore potrà crescere più saldo nel rapporto con Dio e la nostra fede, più forte. Tale riflessione viene fatta attraverso la figura dell’Apostolo Tommaso: ciò anche per mostrare come una figura del Vangelo possa suggerire un modello cui riferirsi. Attività e Parola (B-C) A più voci, si può leggere con i ragazzi il testo di Gv 20,19-29 e consegnare loro dei cartoncini colorati sui quali si trova fotocopiata la sagoma di un’impronta. La guida può invitare a scrivere su ogni impronta un interrogativo, un dubbio che riguardi la loro fede. In un tempo di raccoglimento ciascuno leggerà ad alta voce le sue domande e, una dopo l’altra, poserà per terra le sue “orme”, in direzione di un Crocifisso o di un’icona di Gesù. Al termine del giro, le impronte avranno formato come un cammino che conduce fino a Lui. Sempre lungo il cammino disponiamo delle pietre lisce, su cui invitiamo i ragazzi a scrivere il nome di alcuni ostacoli che sperimentano all’interno della comunità: ostacoli che mostrano, apparentemente, il contrario di quello che una comunità dovrebbe essere. La guida, quindi, spiegherà che incertezze, fatiche e dubbi nel cammino della fede possono rappresentare non solo e non tanto una sfida, ma anche un’opportunità, e se accettiamo di affrontarli con la comunità, con le persone che ci accompagnano, possono veramente farci crescere e rafforzare la nostra amicizia con Gesù. Preghiera e Impegno (D-E) Concludiamo con questa preghiera di Paulo Coelho, su cui i ragazzi possono fermarsi qualche istante per un momento di risonanza: 6 In appendice è possibile trovare lo schema dell’incontro settimanale per i ragazzi. 39
  • 40. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 Signore, proteggi i nostri dubbi, perché il Dubbio è una maniera di pregare. Esso ci fa crescere, perché ci obbliga a guardare senza paura le tante risposte a una stessa domanda. E affinché ciò sia possibile, Signore, proteggi le nostre decisioni, perché la Decisione è una maniera di pregare. Dacci il coraggio, dopo il dubbio, di essere capaci di scegliere tra un cammino e l’altro. Che il nostro sì sia sempre un sì, e il nostro no sia sempre un no. Fa' che una volta scelto il cammino, non guardiamo indietro, né lasciamo che la nostra anima sia tormentata dal rimorso. E affinché ciò sia possibile, Signore, proteggi le nostre azioni, perché l’Azione è una maniera di pregare. Fa' che il nostro pane quotidiano sia frutto del meglio di quanto abbiamo dentro di noi. Che possiamo, attraverso il lavoro e l’azione, condividere un po’ dell’amore che riceviamo. E affinché ciò sia possibile, Signore, proteggi i nostri sogni, perché il Sogno, è una maniera di pregare. Fa' che, indipendentemente dalla nostra età o dalla situazione, siamo capaci di mantenere accesa nel cuore la fiamma della speranza e della perseveranza. E affinché ciò sia possibile, Signore, riempici sempre di entusiasmo, perché l’Entusiasmo è una maniera di pregare. È lui che ci unisce ai Cieli e alla Terra, agli adulti e ai bambini, e ci dice che il desiderio è importante, e merita il nostro impegno. È lui che ci dice che tutto è possibile, purché ci impegniamo totalmente in ciò che facciamo. E affinché ciò sia possibile, Signore, proteggici, perché la Vita è l’unica maniera che abbiamo per manifestare il Tuo miracolo. Che la terra continui a trasformare la semente in grano, che noi continuiamo a tramutare il grano in pane. E questo è possibile solo se avremo Amore - dunque, non lasciarci mai soli. Dacci sempre la Tua compagnia, e la compagnia di uomini e donne che hanno dubbi, agiscono e sognano, si entusiasmano e vivono come se ogni giorno fosse totalmente dedicato alla Tua gloria. Amen! Adeguamento per i più piccoli… I più piccoli, non hanno dei veri e propri dubbi di fede… per cui sarà più importante far conoscere la figura di Tommaso, come un amico di Gesù che 40
  • 41. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 supera alcune difficoltà. Attività e Parola (B-C) Al centro dell’attività si pone la figura dell’Apostolo Tommaso, un amico di Gesù, un amico fidato, che per tanto tempo ha vissuto con Lui. Preparandosi prima con cura, si presenti ai bambini la figura di Tommaso, raccontando di lui, in forma narrativa, alcuni fatti presenti nei Vangeli. 1. Chiamato tra i Dodici (Lc 6, 13-16): incontriamo Tommaso tra gli Apostoli, chiamato da Gesù; nulla si sa della sua storia precedente, non si conoscono né luogo di nascita, né mestiere. Il suo nome, in aramaico, significa “gemello”. 2. Obbediente e pessimista (Gv 11, 1-16): Gesù ha lasciato la Giudea, diventata pericolosa: ma all’improvviso decide di ritornarci, andando a Betania, dove è morto il suo amico Lazzaro. I discepoli trovano che è rischioso, ma Gesù ha deciso: si va. E qui si fa sentire la voce di Tommaso, quasi ironico, ma pronto: "Andiamo anche noi a morire con lui". E’ sicuro che la cosa finirà male; tuttavia non abbandona Gesù: preferisce condividere la sua disgrazia, anche brontolando. In effetti, la cosa più importante è non distaccarsi mai da Gesù. Ma credere non gli è facile, e non vuol fingere che lo sia. 3. In ricerca e disorientato, candido e confuso (Gv 14, 1-7): eccolo all’ultima Cena, stavolta come colui che fa domande, un po’ disorientato. Gesù sta per andare al Getsemani e dice che va a preparare per tutti un posto nella casa del Padre, soggiungendo: "E del luogo dove io vado, voi conoscete la via". Obietta subito Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via?". Scolaro un po’ duro di testa, ma sempre schietto, quando non capisce una cosa lo dice. E Gesù riassume per lui tutto l’insegnamento: "Io sono la via, la verità e la vita". 4. Incredulo ed entusiasta (Gv 20,19-29): Gesù è risorto; è apparso ai discepoli, tra i quali non c’era Tommaso. E lui, sentendo parlare di risurrezione “solo da loro”, crederà solo quando toccherà con mano, quando vedrà. È a loro che parla, non a Gesù: lui vuole vedere Gesù. Aveva detto: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia 41
  • 42. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 mano nel suo costato, non crederò!" (Gv 20, 25). E Gesù viene, otto giorni dopo, lo invita a “controllare”: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente" (Gv 20, 27). Ed ecco che Tommaso, il pignolo, vola fulmineo ed entusiasta alla conclusione, chiamando Gesù: “Mio Signore e mio Dio!”, come nessuno fino ad allora aveva mai fatto. E quasi gli suggerisce quella promessa per tutti, in tutti i tempi: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno". 5. Ancora con i Dodici (Gv 21, 1-14): Tommaso è ancora presente durante l’apparizione di Gesù al lago di Tiberiade. In At 1,3-14 il suo nome figura ancora insieme con gli altri e con Maria. Proviamo a far immaginare ai bambini come fosse Tommaso: lasciamo che siano i bambini a rappresentarlo, facendo esprimere loro, a voce, le caratteristiche. Si potrebbero poi far rappresentare con disegni i fatti importanti relativi alla vita di Tommaso (chiamato con i dodici; con Gesù pronto a difenderlo o ad interrogarlo; con Gesù nell’atto di mettere il dito nelle piaghe, sulla barca che pesca con Pietro, ecc), magari attraverso fumetti, puntualizzando così le frasi dette da Tommaso in quelle circostanze o da Gesù che lo spinge a superare le difficoltà. Preghiera e Impegno (D-E): Nel momento di preghiera, poniamo al centro un cartellone intitolato “Tommaso con Gesù”, su cui i bambini possono incollare disegni e parole. Ogni bambino, nell’atto di presentazione del suo disegno, può formulare una breve preghiera di richiesta a Gesù per chiedere aiuto nel superare, come Tommaso, le sue piccole difficoltà quotidiane. Ognuno può dire con una semplice formula ad alta voce: “Gesù, io credo in te, aiutami a superare le difficoltà”. 42
  • 43. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 h. Momento celebrativo a sfondo vocazionale Adorazione Eucaristica “Dal mio limite a Cristo risorto” (Il testo che segue è una breve riflessione da poter fare durante un’ora di adorazione eucaristica. Si parte dal vangelo corrispondente dell’incontro tra Gesù e Tommaso che può essere letto come testo di riferimento) L’incontro tra Tommaso e Gesù mi porta a riflettere su due punti: le mie chiusure personali e l’opportunità che il Signore mi offre per compiere un vero e proprio salto di qualità; offrirò al Signore prima i mie limiti poi chiederò la grazia di poterlo contemplare. Le mie chiusure Il Signore chiama tutti al suo amore tuttavia spesso abbiamo delle resistenze, delle chiusure dovute al nostro uomo carnale, l’uomo guidato dallo spirito del mondo. L’uomo che persegue questa mentalità pensa di risolvere e affrontare le questioni senza apertura ma ripiegandosi, in modo egoistico e individualistico, sulle proprie cose. Nel cercare la soluzione si invischia in tenebre più fitte, come la preda che incantata dal predatore si getta proprio tra le sue fauci. Affidiamo al Signore queste nostre difficoltà. Come Tommaso di rifiutiamo di vedere. Quali sono le mie chiusure? Ne conosco l’origine? Come reagisco alle ferite che porto con me? Riflettiamo su questo brano preso dal salmo 139 8 Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti. 9 Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare, 10 anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. 11 Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra e intorno a me sia la notte»; 12 nemmeno le tenebre per te sono oscure, 43
  • 44. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce. Vedere oltre. Tommaso è invitato a fidarsi dei condiscepoli e a guardare oltre le ferite dei chiodi. Le ferite sono ormai le feritoie da dove poter intravvedere quello che sarà, anzi che già è. Gesù non gli si mostra per quello che è stato ma per quello che è ora, Il Signore risorto. Anche le ferite, pur se ancora presenti, sono state trasformate dalla risurrezione. Senza cancellare il passato, cioè la passione e la morte, che nella vita di Gesù non sono un errore di percorso, ora le ferite hanno un altro significato: le difficoltà, a volte, possono essere, nel piano del Signore il mezzo che usa per arrivare a farci contemplare ciò che ha cambiato radicalmente la nostra vita, la sua risurrezione. Come la fede nella risurrezione tocca la mia vita? In che modo essa mi porta a riconsiderare le mie scelte? In che modo gli altri rientrano in questa storia di risurrezione? 5 Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe: la sua speranza è nel Signore suo Dio, 6 che ha fatto il cielo e la terra, il mare e quanto contiene, che rimane fedele per sempre, 7 rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, 8 il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, 9 il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l'orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. 10 Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. 44
  • 45. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 3. Settima tappa Gv 14,15-21. La comunità nella prova scorge la presenza di Cristo 15 Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17 lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui». a. Lettura esegetica La pericope evangelica scelta per la VI domenica di Pasqua appartiene ai cosiddetti discorsi di addio che troviamo nei capitolo 13-17 del Vangelo di Giovanni, per la precisione da 13, 31 a 17, 26. Come si evince dalla citazione sono preceduti dalla lavanda dei piedi (13, 1-20) e dall'annuncio del tradimento di Giuda (13, 21-30). Gesù, prima di affrontare la sua "ora", pronuncia un lungo discorso rivolgendosi esclusivamente ai discepoli, che rappresentano i credenti di ogni tempo, e quindi anche ciascuno di noi. Sono pagine di una profondità e ricchezza senza paragoni, anche nello stesso quarto Vangelo, e giustamente sono state definite il "testamento spirituale" di Gesù, imperniato su temi fondamentali: l'amore-agape ricondotto alla sua origine, che è la Trinità; la condizione del cristiano nel mondo, in particolare la persecuzione, ma anche il sostegno e la consolazione di Gesù; il dono e l'opera dello Spirito Santo; la preghiera di Gesù per la glorificazione del Padre, per i discepoli, per la Chiesa. 45
  • 46. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 L'incipit del nostro brano è un periodo ipotetico della realtà: data una certa premessa, ne scaturisce di necessità una determinata conseguenza. Gesù fa sempre appello alla libertà dell'uomo: Egli per primo gli offre il suo amore, desidera entrare in rapporto con lui in modo unico e personale, gli propone un legame intenso e irripetibile per unirlo a Sé tramite l'amore, ma solo se anche l'uomo lo desidera. Questa è la premessa. Se si realizza, ne consegue che l'uomo interpellato osserverà i suoi comandamenti. Il termine greco tradotto con "comandamenti" viene usato nell'Antico Testamento greco (la cosiddetta Bibbia dei Settanta) per indicare il Decalogo, i Dieci Comandamenti. Sappiamo che essi sono parole di vita, parole che indicano il cammino della vita. Gesù parla di "suoi comandamenti", in questo caso l'espressione indica gli insegnamenti di Gesù che troviamo nei Vangeli, che hanno portato a compimento l'Antico Testamento e che trovano il loro compendio nel comandamento nuovo dell'amore: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34). In sintesi possiamo dire questo: l'osservanza dei comandamenti di Gesù custodisce il nostro rapporto con Lui; la parola di Gesù custodisce noi e ci dona la vita. Nei versetti successivi troviamo le promesse di Gesù. La prima riguarda il dono dello Spirito Santo che viene definito in due modi: Paraclito e Spirito della verità (vv. 16. 17), e mostra la mediazione di Gesù presso il Padre in favore dei credenti. Sarà Lui, dopo la risurrezione, a garantire la perenne effusione dello Spirito sui discepoli perché continuino la sua opera nel mondo. È la prima volta che nel Vangelo di Giovanni compare il termine di origine greca "Paraclito". Preso dal mondo forense, letteralmente significa "chiamato a" e indica il difensore in un processo, l'avvocato (in latino advocatus, chiamato a). Il mondo si opporrà ai discepoli e alla loro testimonianza, lo Spirito Santo avrà il compito di sostenerli, di fortificarli, di consolarli, ecco perché nella vecchia traduzione c'era il termine "Consolatore". È un «altro» Paraclito perché anche Gesù lo è; l'apostolo Giovanni infatti afferma: «Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto» (1Gv 2, 1). Gesù lo chiama anche «Spirito della verità», perché grazie allo Spirito Santo avverrà l'interiorizzazione della Parola di Gesù, via, verità e vita. 46
  • 47. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 Questo è il motivo per cui il mondo, che nel Vangelo di Giovanni indica ciò che si oppone a Dio, non lo può ricevere. Nella seconda promessa Gesù annuncia ai discepoli che dopo la morte lo rivedranno di nuovo. È un chiaro riferimento alla sua risurrezione, che allo stesso tempo comporterà un cambiamento nei discepoli. Il testo greco infatti dice "voi vivrete" parlando della nuova condizione dei discepoli dopo la Pasqua di Cristo: Egli vivrà in loro e loro vivranno in Lui. L'ultima promessa riprende il tema iniziale dell'osservanza dei comandamenti di Gesù come conseguenza necessaria dell'amore del discepolo, che porta con sé l'amore del Padre e l'esperienza concreta della salvezza del Figlio. b. Il filo rosso In questo modulo partendo dalle parole del brano biblico, prendiamo coscienza della grande ruolo che la comunione può svolgere nella prova. Osservando i comandamenti di Cristo e in forza del dono dello Spirito Santo, nella comunità possiamo scorgere la presenza di Cristo anche nel momento della croce. Ripercorriamo alcuni elementi del testo. Gesù sta facendo un discorso di addio ai suoi discepoli. Sta cercando di prepararli al momento della croce ormai prossima (Ancora un poco). Sembra che mettendo in guardia loro, intenda mettere in guardia anche noi, che viviamo i nostri momenti di croce. Sono i nostri momenti di scoraggiamento, di apparente non-senso, di fallimento umano, che spesso viviamo laddove dovremmo fare esperienza di comunione. Eppure noi siamo chiamati a non perdere la nostra speranza, a non abbandonare il progetto di comunione al quale abbiamo aderito, a non buttare il bene fatto e da fare. Gesù sottolinea che passare attraverso la croce è possibile se continuiamo a scorgere la sua presenza accanto a noi (voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete). Questo è fondamentale! La comunità matura non è tanto quella senza turbamenti o contraddizioni, ma piuttosto si distingue perché in essa le difficoltà vengono vissute alla presenza di Cristo secondo il suo Vangelo. «Si tratta di imparare a scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. È anche imparare a 47
  • 48. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità»7. Per aiutarci in questo obiettivo, cogliamo due suggerimenti importanti. 1. Amare concretamente e profondamente Gesù e i fratelli. Dice Gesù: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti». Il verbo greco che sta per “osservare” significa sia “mettere in pratica” che “osservare con cura, meditare”. a. Il primo significato (“mettere in pratica”) ci richiama ad una dimensione concreta e fattiva dell’amore che siamo chiamati a vivere per Cristo e, in Cristo, per gli altri fratelli e le altre sorelle. Del resto la vita comunitaria si basa su questa concretezza: chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede8. b. Il secondo significato (“osservare con cura, meditare”) ci invita a non trascurare la dimensione profonda e meditativa, nella quale siamo chiamati ad approfondire il nostro rapporto con Dio e con noi stessi. «Giovanni ci invita a meditare su Gesù. A sentirci all’interno del suo spirito e in questo modo a diventare capaci di amare. Chi ama Gesù di questo amore che è dono dello Spirito, vive in modo più consapevole la sua vita; egli segue la luce. Questo si ripercuoterà anche sul suo modo di vivere. Il comportamento nuovo si esprime nel comandamento nuovo, che Giovanni non si stanca di ripetere: Amatevi gli uni gli altri. […] In questo modo entriamo in contatto con il nostro vero centro dal quale sgorga l’amore. La meta del nostro cammino di maturazione è l’amore! Con le sue parole e il suo esempio Gesù ci rende capaci di quest’amore che trasforma sempre più non solo noi, ma anche le nostre comunità»9. Il nostro rapporto con Gesù fonda la comunione dentro le nostre comunità. 2. Permettere che lo Spirito Santo rimanga in noi. Lo Spirito mandato dal Padre rimane (egli rimane presso di voi e sarà in voi) nei discepoli in modo intimo e stabile10. La stabilità della sua 7 Evangelii Gaudium, 91. 1Gv 4,20. 9 2 GRÜN ANSELM, Il Vangelo di Giovanni. Gesù, porta della vita, Brescia 2004 , 138. 10 2 GRÜN ANSELM, Il Vangelo di Giovanni. Gesù, porta della vita, Brescia 2004 , 140: «La Spirito è la presenza di Gesù che rimane in mezzo a noi e dentro di noi. Gesù non ci lascia orfani: 8 48
  • 49. La Chiesa è Comunione Itinerario diocesano 2013-2014 presenza in noi diventa la nostra base sicura, il riparo dove curarci le ferite delle nostre sofferenze, il nido dove sperimentarci amati, la fonte dalla quale dissetarci di sicurezza e di pace. Se portiamo questa base sicura in noi, possiamo andare incontro ai nostri fratelli e sorelle con quella libertà interiore necessaria per essere davvero edificatori di comunione. Infatti solo così troviamo equilibrio dentro di noi e possiamo andare incontro agli altri senza sbilanciamenti fatti di attese e pretese inopportune che rompono la comunione. c. Giovani Siamo nel cuore della celebrazione pasquale e il Signore dice ai suoi discepoli e a noi come essere il popolo della Pasqua. L’amore ne è l’essenza. Gesù ci dice che il nostro amore a Lui fa accogliere la sua persona e vivere del suo amore, e questo è possibile perché il suo amore, donato per primo, è efficace in noi. Di conseguenza, possiamo obbedire alla sua Parola ed essere fedeli al suo progetto di umanità. Questa è la vita della Chiesa, nuova umanità, nuova perché rigenerata dall’amore. Gesù non ci lascia orfani, soli, senza sostegno, ma ci riempie della presenza dello Spirito che ci fa vedere e gustare la presenza di Gesù risorto e ci fa vivere nella comunità cristiana la comunione piena e profonda con Dio nel suo Figlio Gesù Cristo e tra di noi. Questa comunione genera un particolare stile di vita e ci dà il coraggio di dare ragione di quello in cui crediamo e di ciò che speriamo. Questa è la Chiesa universale, il popolo di Dio, corpo di Cristo; questa è la Chiesa vissuta nella fede e nell’amore in ogni piccola comunità. Il gruppo dei suoi discepoli, animato dalla fede, accoglie lo Spirito Santo, mentre il mondo non lo conosce e lo rifiuta. I giovani oggi stanno sperimentando quanto sia difficile vivere la vita cristiana e avere uno stile di vita cristiano in un mondo che non solo non guarda Dio, ma spesso è contro Dio. Molte volte i giovani si trovano soli come credenti nel gruppo della classe, nel gruppo sportivo e degli amici e egli sta con noi e in noi in un modo nuovo; egli ci è addirittura più vicino di quanto lo fosse durante la sua vita sulla terra. Ora infatti egli abita nei nostri cuori […]. La dipartita di Gesù ci rende capaci di una più profonda comunione con Lui. Ora non possiamo più essere separati da Lui. È per noi più intimo di quanto lo siamo a noi stessi». 49