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Buone pratiche
                                              di progettazione
                                        per i siti web della PA
Tutto quello che avreste voluto sapere sugli utenti ma non avete mai osato chiedere


                                                                5 novembre 2009
Sommario



P.A., eGovernment e web 2.0

Design 2.0 ovvero del design partecipativo

La cassetta degli attrezzi per il design 2.0
La crisi dell’istituzione pubblica


Crisi della dimensione democratica-partecipativa
     inadeguatezza della democrazia rappresentativa nel
      rappresentare/conciliare ideali ed interessi dei
      cittadini

Crisi della dimensione amministrativa
     inadeguatezza dei processi della PA di fronte
      all’incremento esponenziale della complessità e
      velocità dei processi sociali, economici e culturali
Un tentativo di risposta
Un tentativo di risposta


e-Democracy
    siti e applicazioni web per stimolare la
     partecipazione a complemento della tradizionali
     forme di democrazia rappresentativa

e-Government
    siti e applicazioni web a supporto dei servizi erogati
     dalle amministrazioni pubbliche
e-Government


I problemi dell’e-Government in Italia

     predomina ancora la dimensione
      autorappresentativa

     poco ascolto durante la progettazione della
      soluzione

     poco ascolto durante la vita della soluzione: non
      viene misurata e presa in considerazione la
      soddisfazione dei cittadini
      (da: www.webeconoscenza.net)
Web 2.0
Web 2.0


   tecnologie (ubiquitous
    computing, broadband,
    ajax, web services, RSS, ...)
                                    Web
   applicazioni e servizi
    (mashups)

   “social web” (blogs e wikis,
    folksonomies, rating
    systems...)
P.A. e web 2.0


Amministrazione 2.0: una definizione

     è consapevole che nessuno meglio dei cittadini può
      valutare servizi e progetti, segnalare eventuali
      criticità, manifestare esigenze e fare proposte

     sceglie di improntare tutti i suoi processi, anche
      quelli interni, sui principi della condivisione e della
      collaborazione e di sfruttare l’intelligenza collettiva

     sfrutta le opportunità tecnologiche del web 2.0
      (da http://manifestopa.pbworks.com/)
P.A. e web 2.0


Il modello web 2.0 è applicabile nella P.A.?

     nelle Intranet: coinvolgimento dei dipendenti nella
      creazione e condivisione della conoscenza
      (modello dell’Enterprise 2.0)

     nei siti pubblici: portali informativi, portali di
      accesso a servizi online, ecc
P.A. e web 2.0


Le potenzialità del web 2.0

    Esistono contesti in cui la Pubblica Amministrazione può
    usare proficuamente i contenuti generati dagli utenti:

   un servizio di monitoraggio della situazione del traffico

   un servizio di raccolta e segnalazione attività per
    bambini/giovani (“Estate giovani e famiglia”
    dell’Assessorato alle Politiche Sociali della Provinvia
    Autonoma di Trento)
P.A. e web 2.0


I rischi del web 2.0 a “run-time”

     “effetto microfoni aperti”

     “effetto ciao.it” ed “effetto FaceBook”
P.A. e design partecipativo


Design 2.0: il web 2.0 a “design-time”

   coinvolgere gli utenti nella progettazione: il design
    partecipativo implica la partecipazione delle persone
    nella progettazione degli artefatti.

   la conoscenza e i desideri delle persone si traducono
    sul piano progettuale.

   La conoscenza è condivisa e il progetto va costruito nel
    confronto fra i vari attori in gioco, non ultimi gli utenti
    finali.
P.A. e design partecipativo


Obiettivi del Design 2.0

   migliorare il risultato della progettazione

   superare le resistenze al cambiamento

   elevare il tasso di democraticità del processo
    decisionale
Design partecipativo e UCD



Il design partecipativo è parte integrante di un approccio alla
progettazione definito User Centered Design.

   User-centred design emphasizes that the purpose of the
    system is to serve the user, not to use a specific
    technology, not to be an elegant piece of programming.
    The needs of the users should dominate the design of
    the interface, and the needs of the interface should
    dominate the design of the rest of the system.
    (Norman)
I 12 principi dell’UCD (1)


   Attitudine allo UCD

   Attenzione all’utente

   Coinvolgimento attivo dell’utente

   Sviluppo evolutivo del sistema

   Semplicità nella produzione di report e deliverables

   Prototipare da subito e continuamente
I 12 principi dell’UCD (2)


   Valutazione d’uso nel contesto

   Attività esplicita e consapevole di progettazione

   Attitudine professionale

   Usabilità

   Approccio olistico

   Approccio flessibile al processo
Perché fare UCD? I benefici



   Riduzione dei costi di sviluppo

   Aumento dei profitti

   Benefici organizzativi e di produttività all’interno di una
    organizzazione
Perché fare UCD? I benefici


Riduzione dei costi di sviluppo

 si sviluppano soltanto le funzionalità rilevanti per
  l’utente;
 è più facile diagnosticare e correggere precocemente i
  problemi di usabilità;
 si riduce la probabilità (e dunque i costi) di redesign
  dovuti a problemi di usabilità o funzionalità non valutati
  durante la progettazione e sviluppo;
 diminuiscono i costi di documentazione: i prodotti facili
  da usare e con le sole funzioni utili richiedono meno
  documentazione;
Perché fare UCD? I benefici


Aumento dei profitti

   l’utente riesce a trovare quello che sta cercando; *
   l’utente trova facilmente informazioni complementari o
    di servizio; *
   aumento della soddisfazione d’uso e conseguente
    fidelizzazione e passaparola positivo; *
   aumento nella fiducia nel sito web e, per estensione, di
    chi il sito rappresenta; *
   diminuzione dell’utilizzo dell’help desk - utilizzo del
    sito al posto del call center; *
   aumento delle vendite su altri canali (offline)
Perché fare UCD? I benefici


Vantaggi organizzativi e produttivi

   apprendimento più veloce e meno superficiale del
    sistema informativo;
   riduzione dei tempi di processamento e conseguente
    aumento della produttività;
   riduzione degli errori, con benefici in termini di costi e
    di qualità del servizio;
   aumento della soddisfazione e della motivazione di
    dipendenti e collaboratori;
   ridotta necessità di assistenza e dei relativi costi
    economici e temporali.
Perché fare UCD? I benefici




(da: http://www.designcouncil.org.uk/About-Design/Research/Design-Index/)
Perché fare UCD? I benefici


Design e performance di mercato

   analisi delle performance di borsa di numerose
    compagnie quotate al FTSE di Londra su 63 aziende
    riconosciute per il loro impegno nell’ambito della
    progettazione centrata sull’utente.

   l’incremento medio 1995-2004 del valore azionario delle
    63 aziende era del 200% rispetto alla media della
    borsa londinese.
Perché fare UCD? I benefici


Dal Return on Investment al Return on Citizen

   qualità percepita del servizio

   user experience

   soddisfazione del cliente
Come fare design partecipativo



   design partecipativo per l’interaction design
    (applicazioni web e servizi online)

   design partecipativo per l’information architecture
    (siti/portali a prevalente dimensione informativa)
Come fare design partecipativo




                (da: http://www.jjg.net/elements/)
Design partecipativo
                               per l’Interaction Design

    Interaction Design: una definizione

   La progettazione dell’interazione fra uno o più individui
    è un artefatto cognitivo, generalmente elettronico

   definisce il ‘comportamento’ dell’artefatto
Design partecipativo
                              per l’Interaction Design

La “cassetta degli attrezzi” per l’Interaction Design

   metodi etnografici

   strumenti UCD ‘comprensibili’ agli utenti

   prototipazione cooperativa

   cultural probes

   usability test
Design partecipativo
                               per l’Interaction Design

Metodi etnografici

   perché: cogliere quegli aspetti di interazione e d'uso di
    un artefatto nel contesto, che altrimenti rimarrebbero
    silenti

   come: interviste, osservazione dei partecipanti,
    registrazioni audio-video
Design partecipativo
                               per l’Interaction Design

Strumenti UCD classici

   perché: sviluppare una visione condivisa con gli utenti

   come: strumenti di UCD classici (scenari d’uso,
    prototipi, personas) possono essere condivisi e discussi
    con gli utenti, a patto che usino una codifica e una
    terminologia comprensibile ai non addetti ai lavori
Design partecipativo
                               per l’Interaction Design

Prototipazione cooperativa

   perché: gli utenti ed i designer esplorano
    collettivamente in reciproco apprendimento le
    funzionalità e le forme di un artefatto e la sua relazione
    con i compiti e gli scopi degli utenti

   come: l’interazione avviene direttamente su mockup/
    prototipi ‘fisici’ dell’artefatto
Design partecipativo
                                per l’Interaction Design

Cultural probes

   perché: usare i probes durante le fasi iniziali di un
    progetto può aiutare il designer a generare soluzioni
    capaci di rispondere ai bisogni degli utenti

   come: gli utenti tengono un diario d'uso, allegano
    fotografie, filmati, audioregistrazioni, in cui raccontano
    quegli aspetti della loro quotidianità potenzialmente
    legati all'artefatto che si progetta, indicandone l'utilità,
    le frustrazioni, i fallimenti, le possibili soluzioni - sia
    plausibili che "magiche"
Design partecipativo
                               per l’Interaction Design

Usability test

   perché: nonostante nella progettazione si seguano
    ‘buone pratiche’ (euristiche), è possibile incappare in
    errori di usabilità, che emergeranno soltanto osservando
    l’utente in azione

   come: chiedere ad alcuni utenti di utilizzare l’artefatto
    progettato. Osservare il comportamento chiedendo loro
    di svolgere alcuni compiti ed una valutazione finale
Design partecipativo
                     per l’Information Architecture

    Information Architecture: una definizione

   è il processo di costruzione delle modalità di accesso
    all’informazione finalizzato a permettere agli utenti di
    navigare velocemente e produttivamente all’interno del
    sito basandosi solamente sul loro intuito

   in tale processo vanno tenute in considerazione 3
    dimensioni
Design partecipativo
                        per l’Information Architecture




(adattato da: http://semanticstudios.com/publications/semantics/000029.php)
Design partecipativo
                    per l’Information Architecture

Contesto
 quali obiettivi strategici del committente?
 cultura, risorse, vincoli

Utenti
 chi sono gli utenti del sito?
 quali sono le loro aspettative e modelli mentali?

Contenuti
 quali contenuti? Documenti, file, applicazioni,
  metadati
 come sono organizzati?
Design partecipativo
                      per l’Information Architecture

L’IA partecipativa risponde a:

   cosa si aspettano di trovare gli utenti nel sito che
    stiamo costruendo?

   come si aspettano che l’informazione sia strutturata,
    organizzata, classificata e presentata?

   qual è il loro lessico? Che vocabolario dobbiamo usare
    per essere comprensibili? Quali etichette?
Gli utenti




                                  contesto




                       contenuto             utenti




(adattato da: http://semanticstudios.com/publications/semantics/000029.php)
Design partecipativo
                      per l’Information Architecture

I fini dell’IA partecipativa:

   identificazione dell’estensione e dei confini del
    dominio, secondo le aspettative degli utenti

   identificazione del lessico degli utenti

   valutazione dell’importanza attribuita dagli utenti agli
    argomenti del sito

   elicitazione dei modelli mentali degli utenti in merito
    alla struttura categoriale delle informazioni.
Design partecipativo
                       per l’Information Architecture

La “cassetta degli attrezzi” per l’information
  architecture

   focus group

   free listing

   valutazione di importanza

   card sorting

   findability test
Design partecipativo
                       per l’Information Architecture

Free listing

   perché: coinvolgere gli utenti nella definizione dei
    contenuti, in particolare:
     •   elencare i contenuti e i confini del dominio semantico
     •   elicitare il lessico implicito degli utenti

   come: chiedere ai partecipanti di produrre una lista di
    voci partendo da un dominio o una categoria specifica
Design partecipativo
per l’Information Architecture
Design partecipativo
                     per l’Information Architecture

Esempi di free listing

     “Elenca fino a dieci emozioni che conosci”

     “In quale località turistica ti piacerebbe andare in
      vacanza?”

     “Cosa ti aspetti di trovare nel portale dei servizi
      socio-assistenziali della Provincia di Trento? ”
Design partecipativo
                     per l’Information Architecture

Cosa fare con i risultati del free listing

     analizzare: se si usa, per la somministrazione una
      interfaccia web, si ottiene una lista molto lunga di
      voci, da ripulire

     integrare: con esiti analisi dei contenuti del vecchio
      sito (se esistente), dall’analisi competitiva e
      dall’elenco di risorse previste dagli stakeholders.

     ordinare: possibile un ordinamento per frequenza,
      ma non basta!
Design partecipativo
                      per l’Information Architecture

Valutazione di importanza

   perché: identificare gli argomenti più importanti per gli
    utenti, decidere a quali risorse dare maggiore risalto nel
    sito, far emergere eventuali differenze fra gruppi di
    utenti di cui tener conto nella progettazione della
    navigazione, predisporree il card sorting

   come: su questionario che elenca le risorse identificate
    viene chiesto ai partecipanti di esprimere, attraverso
    una scala Likert, quanto ritengano importante ognuna
    delle voci elencate
Design partecipativo
per l’Information Architecture
Design partecipativo
                                         per l’Information Architecture

Risultati:
      1)     Assistenza domiciliare integrata per anziani, disabili,
                  minori(120)                                                   5,15
      2)     Assistenza anziani (modalità, agevolazioni, ecc)(121)              4,98
      3)     Assistenza sanitaria per anziani e disabili(119)                   4,91
      4)     Guide pratiche all'accesso al servizio: "come fare per“ (117)      4,81
      5)     Servizi ai disabili(116)                                           4,79
      6)     Servizi agli anziani(116)                                          4,78
      7)     Nomi, recapiti ed orari di assistenti sociali e funzionari (117)   4,72
      8)     Centri socio-occupazionali per disabili(119)                       4,71
      10)    Assistenza domiciliare: sostegno alla persona(121)                 4,66
      9)     Servizi ai minori(116)                                             4,66
      11)    Accoglienza famigliare di minori(119)                              4,63
      12)    Servizi ai giovani(115)                                            4,61
      13)    Affido famigliare di minori(119)                                    4,6
      14)    Disoccupazione e inserimento lavorativo(118)                       4,58
      15)    Centri diurni per adulti e anziani(121)                            4,57
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                      per l’Information Architecture

Card sorting

   perché: rappresentare i modelli mentali impliciti degli
    utenti, rendendo esplicite le loro aspettative di
    categorizzazione dei contenuti. Conoscere i modelli
    mentali e le categorizzazioni implicite permette di
    organizzare le informazioni in modo che siano più facili
    da trovare

   come: cartaceo o online su un elenco non superiore a
    60-70 elementi con partecipanti che conoscano e
    comprendano i contenuti.
Design partecipativo
per l’Information Architecture
Design partecipativo
per l’Information Architecture
Design partecipativo
per l’Information Architecture
Design partecipativo
                   per l’Information Architecture

   Famiglia e genitorialità
   Minori e giovani
                                              Criterio di
   Anziani                                   classificazione:
                                              “tipologia di utenza”
   Disabilità
   Emarginazione, povertà, dipendenze
   Servizi residenziali e semiresidenziali
                                              Criterio di
   Ascolto e sostegno                        classificazione:
   Contributi                                “tipologia di servizio”

   Modulistica, indicazioni per l'accesso    Criterio di
    ai servizi, normativa                     classificazione:
                                              “tipologia di contenuto”
Design partecipativo
per l’Information Architecture
Design partecipativo
                      per l’Information Architecture

Findability test

   perché: nonostante nella progettazione si seguano
    ‘buone pratiche’ (euristiche), è possibile incappare in
    errori di usabilità, che emergeranno soltanto osservando
    l’utente in azione

   come: chiedere ad alcuni utenti di utilizzare l’artefatto
    progettato. Osservare il comportamento chiedendo loro
    di trovare alcune informazioni
Design partecipativo
                     per l’Information Architecture


   saggio “La classificazione fatta dai cittadini. Il
    caso Trentinosociale.it”



   “Linee guida di progettazione e sviluppo per i
    siti delle pubbliche amministrazioni ”
P.A. e design partecipativo




                Grazie dell’attenzione!

                             Domande?


  Dario Betti - GPI spa             Stefano Bussolon - Hyperlabs
www.gpi.it - dbetti@gpi.it      www.bussolon.it – stefano@bussolon.it

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Buone pratiche 
di progettazione
 per i siti web della PA

  • 1. Buone pratiche di progettazione per i siti web della PA Tutto quello che avreste voluto sapere sugli utenti ma non avete mai osato chiedere 5 novembre 2009
  • 2. Sommario P.A., eGovernment e web 2.0 Design 2.0 ovvero del design partecipativo La cassetta degli attrezzi per il design 2.0
  • 3. La crisi dell’istituzione pubblica Crisi della dimensione democratica-partecipativa  inadeguatezza della democrazia rappresentativa nel rappresentare/conciliare ideali ed interessi dei cittadini Crisi della dimensione amministrativa  inadeguatezza dei processi della PA di fronte all’incremento esponenziale della complessità e velocità dei processi sociali, economici e culturali
  • 4. Un tentativo di risposta
  • 5. Un tentativo di risposta e-Democracy  siti e applicazioni web per stimolare la partecipazione a complemento della tradizionali forme di democrazia rappresentativa e-Government  siti e applicazioni web a supporto dei servizi erogati dalle amministrazioni pubbliche
  • 6. e-Government I problemi dell’e-Government in Italia  predomina ancora la dimensione autorappresentativa  poco ascolto durante la progettazione della soluzione  poco ascolto durante la vita della soluzione: non viene misurata e presa in considerazione la soddisfazione dei cittadini (da: www.webeconoscenza.net)
  • 8. Web 2.0  tecnologie (ubiquitous computing, broadband, ajax, web services, RSS, ...) Web  applicazioni e servizi (mashups)  “social web” (blogs e wikis, folksonomies, rating systems...)
  • 9. P.A. e web 2.0 Amministrazione 2.0: una definizione  è consapevole che nessuno meglio dei cittadini può valutare servizi e progetti, segnalare eventuali criticità, manifestare esigenze e fare proposte  sceglie di improntare tutti i suoi processi, anche quelli interni, sui principi della condivisione e della collaborazione e di sfruttare l’intelligenza collettiva  sfrutta le opportunità tecnologiche del web 2.0 (da http://manifestopa.pbworks.com/)
  • 10. P.A. e web 2.0 Il modello web 2.0 è applicabile nella P.A.?  nelle Intranet: coinvolgimento dei dipendenti nella creazione e condivisione della conoscenza (modello dell’Enterprise 2.0)  nei siti pubblici: portali informativi, portali di accesso a servizi online, ecc
  • 11. P.A. e web 2.0 Le potenzialità del web 2.0 Esistono contesti in cui la Pubblica Amministrazione può usare proficuamente i contenuti generati dagli utenti:  un servizio di monitoraggio della situazione del traffico  un servizio di raccolta e segnalazione attività per bambini/giovani (“Estate giovani e famiglia” dell’Assessorato alle Politiche Sociali della Provinvia Autonoma di Trento)
  • 12. P.A. e web 2.0 I rischi del web 2.0 a “run-time”  “effetto microfoni aperti”  “effetto ciao.it” ed “effetto FaceBook”
  • 13. P.A. e design partecipativo Design 2.0: il web 2.0 a “design-time”  coinvolgere gli utenti nella progettazione: il design partecipativo implica la partecipazione delle persone nella progettazione degli artefatti.  la conoscenza e i desideri delle persone si traducono sul piano progettuale.  La conoscenza è condivisa e il progetto va costruito nel confronto fra i vari attori in gioco, non ultimi gli utenti finali.
  • 14. P.A. e design partecipativo Obiettivi del Design 2.0  migliorare il risultato della progettazione  superare le resistenze al cambiamento  elevare il tasso di democraticità del processo decisionale
  • 15. Design partecipativo e UCD Il design partecipativo è parte integrante di un approccio alla progettazione definito User Centered Design.  User-centred design emphasizes that the purpose of the system is to serve the user, not to use a specific technology, not to be an elegant piece of programming. The needs of the users should dominate the design of the interface, and the needs of the interface should dominate the design of the rest of the system. (Norman)
  • 16. I 12 principi dell’UCD (1)  Attitudine allo UCD  Attenzione all’utente  Coinvolgimento attivo dell’utente  Sviluppo evolutivo del sistema  Semplicità nella produzione di report e deliverables  Prototipare da subito e continuamente
  • 17. I 12 principi dell’UCD (2)  Valutazione d’uso nel contesto  Attività esplicita e consapevole di progettazione  Attitudine professionale  Usabilità  Approccio olistico  Approccio flessibile al processo
  • 18. Perché fare UCD? I benefici  Riduzione dei costi di sviluppo  Aumento dei profitti  Benefici organizzativi e di produttività all’interno di una organizzazione
  • 19. Perché fare UCD? I benefici Riduzione dei costi di sviluppo  si sviluppano soltanto le funzionalità rilevanti per l’utente;  è più facile diagnosticare e correggere precocemente i problemi di usabilità;  si riduce la probabilità (e dunque i costi) di redesign dovuti a problemi di usabilità o funzionalità non valutati durante la progettazione e sviluppo;  diminuiscono i costi di documentazione: i prodotti facili da usare e con le sole funzioni utili richiedono meno documentazione;
  • 20. Perché fare UCD? I benefici Aumento dei profitti  l’utente riesce a trovare quello che sta cercando; *  l’utente trova facilmente informazioni complementari o di servizio; *  aumento della soddisfazione d’uso e conseguente fidelizzazione e passaparola positivo; *  aumento nella fiducia nel sito web e, per estensione, di chi il sito rappresenta; *  diminuzione dell’utilizzo dell’help desk - utilizzo del sito al posto del call center; *  aumento delle vendite su altri canali (offline)
  • 21. Perché fare UCD? I benefici Vantaggi organizzativi e produttivi  apprendimento più veloce e meno superficiale del sistema informativo;  riduzione dei tempi di processamento e conseguente aumento della produttività;  riduzione degli errori, con benefici in termini di costi e di qualità del servizio;  aumento della soddisfazione e della motivazione di dipendenti e collaboratori;  ridotta necessità di assistenza e dei relativi costi economici e temporali.
  • 22. Perché fare UCD? I benefici (da: http://www.designcouncil.org.uk/About-Design/Research/Design-Index/)
  • 23. Perché fare UCD? I benefici Design e performance di mercato  analisi delle performance di borsa di numerose compagnie quotate al FTSE di Londra su 63 aziende riconosciute per il loro impegno nell’ambito della progettazione centrata sull’utente.  l’incremento medio 1995-2004 del valore azionario delle 63 aziende era del 200% rispetto alla media della borsa londinese.
  • 24. Perché fare UCD? I benefici Dal Return on Investment al Return on Citizen  qualità percepita del servizio  user experience  soddisfazione del cliente
  • 25. Come fare design partecipativo  design partecipativo per l’interaction design (applicazioni web e servizi online)  design partecipativo per l’information architecture (siti/portali a prevalente dimensione informativa)
  • 26. Come fare design partecipativo (da: http://www.jjg.net/elements/)
  • 27. Design partecipativo per l’Interaction Design Interaction Design: una definizione  La progettazione dell’interazione fra uno o più individui è un artefatto cognitivo, generalmente elettronico  definisce il ‘comportamento’ dell’artefatto
  • 28. Design partecipativo per l’Interaction Design La “cassetta degli attrezzi” per l’Interaction Design  metodi etnografici  strumenti UCD ‘comprensibili’ agli utenti  prototipazione cooperativa  cultural probes  usability test
  • 29. Design partecipativo per l’Interaction Design Metodi etnografici  perché: cogliere quegli aspetti di interazione e d'uso di un artefatto nel contesto, che altrimenti rimarrebbero silenti  come: interviste, osservazione dei partecipanti, registrazioni audio-video
  • 30. Design partecipativo per l’Interaction Design Strumenti UCD classici  perché: sviluppare una visione condivisa con gli utenti  come: strumenti di UCD classici (scenari d’uso, prototipi, personas) possono essere condivisi e discussi con gli utenti, a patto che usino una codifica e una terminologia comprensibile ai non addetti ai lavori
  • 31. Design partecipativo per l’Interaction Design Prototipazione cooperativa  perché: gli utenti ed i designer esplorano collettivamente in reciproco apprendimento le funzionalità e le forme di un artefatto e la sua relazione con i compiti e gli scopi degli utenti  come: l’interazione avviene direttamente su mockup/ prototipi ‘fisici’ dell’artefatto
  • 32. Design partecipativo per l’Interaction Design Cultural probes  perché: usare i probes durante le fasi iniziali di un progetto può aiutare il designer a generare soluzioni capaci di rispondere ai bisogni degli utenti  come: gli utenti tengono un diario d'uso, allegano fotografie, filmati, audioregistrazioni, in cui raccontano quegli aspetti della loro quotidianità potenzialmente legati all'artefatto che si progetta, indicandone l'utilità, le frustrazioni, i fallimenti, le possibili soluzioni - sia plausibili che "magiche"
  • 33. Design partecipativo per l’Interaction Design Usability test  perché: nonostante nella progettazione si seguano ‘buone pratiche’ (euristiche), è possibile incappare in errori di usabilità, che emergeranno soltanto osservando l’utente in azione  come: chiedere ad alcuni utenti di utilizzare l’artefatto progettato. Osservare il comportamento chiedendo loro di svolgere alcuni compiti ed una valutazione finale
  • 34. Design partecipativo per l’Information Architecture Information Architecture: una definizione  è il processo di costruzione delle modalità di accesso all’informazione finalizzato a permettere agli utenti di navigare velocemente e produttivamente all’interno del sito basandosi solamente sul loro intuito  in tale processo vanno tenute in considerazione 3 dimensioni
  • 35. Design partecipativo per l’Information Architecture (adattato da: http://semanticstudios.com/publications/semantics/000029.php)
  • 36. Design partecipativo per l’Information Architecture Contesto  quali obiettivi strategici del committente?  cultura, risorse, vincoli Utenti  chi sono gli utenti del sito?  quali sono le loro aspettative e modelli mentali? Contenuti  quali contenuti? Documenti, file, applicazioni, metadati  come sono organizzati?
  • 37. Design partecipativo per l’Information Architecture L’IA partecipativa risponde a:  cosa si aspettano di trovare gli utenti nel sito che stiamo costruendo?  come si aspettano che l’informazione sia strutturata, organizzata, classificata e presentata?  qual è il loro lessico? Che vocabolario dobbiamo usare per essere comprensibili? Quali etichette?
  • 38. Gli utenti contesto contenuto utenti (adattato da: http://semanticstudios.com/publications/semantics/000029.php)
  • 39. Design partecipativo per l’Information Architecture I fini dell’IA partecipativa:  identificazione dell’estensione e dei confini del dominio, secondo le aspettative degli utenti  identificazione del lessico degli utenti  valutazione dell’importanza attribuita dagli utenti agli argomenti del sito  elicitazione dei modelli mentali degli utenti in merito alla struttura categoriale delle informazioni.
  • 40. Design partecipativo per l’Information Architecture La “cassetta degli attrezzi” per l’information architecture  focus group  free listing  valutazione di importanza  card sorting  findability test
  • 41. Design partecipativo per l’Information Architecture Free listing  perché: coinvolgere gli utenti nella definizione dei contenuti, in particolare: • elencare i contenuti e i confini del dominio semantico • elicitare il lessico implicito degli utenti  come: chiedere ai partecipanti di produrre una lista di voci partendo da un dominio o una categoria specifica
  • 43. Design partecipativo per l’Information Architecture Esempi di free listing  “Elenca fino a dieci emozioni che conosci”  “In quale località turistica ti piacerebbe andare in vacanza?”  “Cosa ti aspetti di trovare nel portale dei servizi socio-assistenziali della Provincia di Trento? ”
  • 44. Design partecipativo per l’Information Architecture Cosa fare con i risultati del free listing  analizzare: se si usa, per la somministrazione una interfaccia web, si ottiene una lista molto lunga di voci, da ripulire  integrare: con esiti analisi dei contenuti del vecchio sito (se esistente), dall’analisi competitiva e dall’elenco di risorse previste dagli stakeholders.  ordinare: possibile un ordinamento per frequenza, ma non basta!
  • 45. Design partecipativo per l’Information Architecture Valutazione di importanza  perché: identificare gli argomenti più importanti per gli utenti, decidere a quali risorse dare maggiore risalto nel sito, far emergere eventuali differenze fra gruppi di utenti di cui tener conto nella progettazione della navigazione, predisporree il card sorting  come: su questionario che elenca le risorse identificate viene chiesto ai partecipanti di esprimere, attraverso una scala Likert, quanto ritengano importante ognuna delle voci elencate
  • 47. Design partecipativo per l’Information Architecture Risultati: 1) Assistenza domiciliare integrata per anziani, disabili, minori(120) 5,15 2) Assistenza anziani (modalità, agevolazioni, ecc)(121) 4,98 3) Assistenza sanitaria per anziani e disabili(119) 4,91 4) Guide pratiche all'accesso al servizio: "come fare per“ (117) 4,81 5) Servizi ai disabili(116) 4,79 6) Servizi agli anziani(116) 4,78 7) Nomi, recapiti ed orari di assistenti sociali e funzionari (117) 4,72 8) Centri socio-occupazionali per disabili(119) 4,71 10) Assistenza domiciliare: sostegno alla persona(121) 4,66 9) Servizi ai minori(116) 4,66 11) Accoglienza famigliare di minori(119) 4,63 12) Servizi ai giovani(115) 4,61 13) Affido famigliare di minori(119) 4,6 14) Disoccupazione e inserimento lavorativo(118) 4,58 15) Centri diurni per adulti e anziani(121) 4,57
  • 48. Design partecipativo per l’Information Architecture Card sorting  perché: rappresentare i modelli mentali impliciti degli utenti, rendendo esplicite le loro aspettative di categorizzazione dei contenuti. Conoscere i modelli mentali e le categorizzazioni implicite permette di organizzare le informazioni in modo che siano più facili da trovare  come: cartaceo o online su un elenco non superiore a 60-70 elementi con partecipanti che conoscano e comprendano i contenuti.
  • 52. Design partecipativo per l’Information Architecture  Famiglia e genitorialità  Minori e giovani Criterio di  Anziani classificazione: “tipologia di utenza”  Disabilità  Emarginazione, povertà, dipendenze  Servizi residenziali e semiresidenziali Criterio di  Ascolto e sostegno classificazione:  Contributi “tipologia di servizio”  Modulistica, indicazioni per l'accesso Criterio di ai servizi, normativa classificazione: “tipologia di contenuto”
  • 54. Design partecipativo per l’Information Architecture Findability test  perché: nonostante nella progettazione si seguano ‘buone pratiche’ (euristiche), è possibile incappare in errori di usabilità, che emergeranno soltanto osservando l’utente in azione  come: chiedere ad alcuni utenti di utilizzare l’artefatto progettato. Osservare il comportamento chiedendo loro di trovare alcune informazioni
  • 55. Design partecipativo per l’Information Architecture  saggio “La classificazione fatta dai cittadini. Il caso Trentinosociale.it”  “Linee guida di progettazione e sviluppo per i siti delle pubbliche amministrazioni ”
  • 56. P.A. e design partecipativo Grazie dell’attenzione! Domande? Dario Betti - GPI spa Stefano Bussolon - Hyperlabs www.gpi.it - dbetti@gpi.it www.bussolon.it – stefano@bussolon.it