1. Responsabilità degli errori: L’operato di un medico non è insindacabile, ma il professionista è chiamato a rispondere delle proprie azioni qualora queste non siano conformi alle regole dell’arte ed abbiano comportato conseguenze per il paziente. La disciplina è regolamentata da norme penali, civili, amministrative e disciplinari. Di fatto, se per la dottrina il medico è responsabile di ogni errore, per la giurisprudenza deve rispondere solo delle colpe gravi, quando, cioè sia palese e macroscopica la non aderenza a canoni scientifici consolidati ed aggiornati. La teoria della scusabilità degli errori è applicata in campo medico con discrezione, vista la natura in continuo divenire delle pratiche, diretta conseguenza del progresso scientifico. La responsabilità professionale deve essere valutata in modo oggettivo , sulla base della dimostrazione della sussistenza di un errore grave, sotto il profilo della negligenza, imperizia o imprudenza. Pertanto, il medico deve sempre considerare tutte le possibili conseguenze del suo operato, tendendo a ridurre al minimo I rischi che potrebbero derivare al paziente, mediante l’adozione di adeguate cautele.
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3. Per esprimere un giudizio di responsabilità professionale è necessario verificare la sussistenza di un rapporto di causalità tra azione od omissione del sanitario e danno verificatosi al paziente. Teoria dell’errore professionale Accertare l’errore professionale e discernere tra errori scusabili e colpe punibili è materia di giudizi difficili e controversi. Il quadro è ulteriormente complicato dall’atteggiamento che le persone hanno di fronte alle possibilità della medicina – che si ritiene sempre e comunque in grado di risolvere al meglio ogni problema – e alle capacità del medico, operatore sanitario o stessa struttura ospedaliera – verso i quali l’atteggiamento è di scarsa fiducia sia rispetto alle conoscenze sia alle competenze -. Tale atteggiamento pregiudiziale può indurre il paziente ad iniziare azioni di rivalsa, compre quelle giudiziarie, nei confronti del medico. Nel delineare il quadro dei possibili errori professionali va sottolineato che errori diagnostico-terapeutici veniali e privi di conseguenze per il paziente non possono in alcun modo determinare una precisa responsabilità medico-legale.
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5. L’errore tecnico può dipendere da un difetto anche momentaneo. es. si evoca un ricordo rispetto ad un altro. Accertare un errore tecnico equivale a stabilire un nesso di causalità tra evento dannoso e condotta del medico ed accertare la colpa per imperizia, imprudenza o negligenza. negligenza : per disattenzione, dimenticanza, svogliatezza, disaccortezza, superficialità il sanitario trascura le comuni regole di diligenza richieste nell’esercizio della professione. imprudenza : si configura allorquando il sanitario operi con avventatezza, eccessiva precipitazione o ingiustificata fretta. Azioni, queste, che non consentono un’accurata valutazione delle conseguenze e dei rischi derivanti dalla pratiche medico-chirurgiche messe in atto. imperizia : è legata a conoscenze tecniche e deriva dalla mancanza di nozioni scientifiche e pratiche o da insufficiente esperienza professionale. Incappa in tale responsabilità colposa il sanitario che non sa o non sa fare quello che un altro professionista di pari livello avrebbe correttamente eseguito nella situazione in esame. Nel valutare tale responsabilità vanno, però, tenute in debita considerazione le difficoltà tecniche incontrate nella soluzione del caso.
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8. Una considerazione a parte va fatta sulle biopsie , distinguendo tra quelle ordinarie (condotte nelle analisi istopatologiche) da quelle intraoperatorie o in estemporanea (per le quali il prelievo del campione e la colorazione vengono effettuati entro pochi minuti). L’errore più comunemente riscontrato è lo scambio di un tumore maligno per uno benigno, possibile solo quando la malignità sia in fase precocissima o quando le conoscenze sul tipo di neoplasia non siano ancora sufficienti a stabilire con certezza i criteri istopatologici della malignità. Non sono ammessi errori di diagnosi dovuti a frettolosa visione del preparato istopatologico, scarsa esperienza bioptica od interpretazione errata dovuta ad una diagnosi azzardata o poco accorta.
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11. Errore della medicina o error scientiae La scienza in sé non sbaglia, ma le lacune scientifiche alle volte rendono inevitabile l’errore. Ogni campo presenta limiti di conoscenza e di mezzi tecnici e non sempre il continuo progresso scientifico è capace di porre rimedio, dal momento che aumentano i campi e le ipotesi di lavoro, moltiplicandosi i dubbi e i problemi. Se la medicina ufficiale non fornisce un unico metodo di diagnosi oppure offre rimedi imprecisi ed insicuri rispetto al buon esito delle cure offerte, il medico non è responsabile dell’eventuale insuccesso, a meno che non abbia commesso palesi errori. L’errore scientifico, dovuto alla scarsa conoscenza della patologia, costituisce motivo di colpevolezza per il sanitario dotato delle opportune conoscenze e che si sia servito delle nozioni tecniche all’avanguardia in quel momento storico.
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13. Errori per banale imprudenza: imperdonabili distrazioni o sbadataggini (es. asportare l’organo sano, amputare un arto al posto di un altro). Derivano,a d esempio, dalla mancata visita in prima persona del paziente, per cui il medico si fida di quanto riportato sulla cartella clinica. Frequenti sono gli errori di prescrizione, es. farmaci diversi ma con nomi simili, che sfuggano anche al farmacista. Errori da trattamenti terapeutici: applicazione di cure in fase di sperimentazione e pericolose; omissione della sieroprofilassi antitetanica; danni derivanti da trasfusioni di sangue e dalle reazioni emotrasfusionali; non esecuzione di prove di compatibilità