10 incontri a partire da mercoledì 2 ottobre 2013 a Jesi.
L’Italia si trova ad affrontare una tremenda crisi economica. Nata dal mondo della finanza, essa si è estesa sempre di più fino a contagiare l’economia reale; prova ne sono il numero massiccio di attività commerciali e piccole e medie imprese che negli ultimi due anni hanno chiuso i battenti e, di conseguenza, la percentuale crescente - a giugno 2013 il 12,1% - di popolazione che si trova senza lavoro.
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
Le implicazioni del pareggio di bilancio e fiscal compact
1. Le implicazioni
del pareggio di bilancio
Il Fiscal Compact e l’importanza di
una politica fiscale autonoma
http://economiapericittadini.it
2. Origini e conseguenze dell’idea dello Stato come “buon padre di famiglia”
FINANZE PUBBLICHE IN PAREGGIO
Il pareggio di bilancio
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3. Le radici teoriche
• Ricardo (1820): gli agenti economici
internalizzano i vincoli di bilancio del governo.
• Più il governo incorre in deficit di
bilancio, meno gli agenti economici
consumano.
• I risparmi di oggi sono utilizzati per pagare le
maggiori tasse di domani.
Il pareggio di bilancio
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4. Le radici teoriche (2)
• Secondo dopoguerra (1940): sistema di
Bretton Woods, tassi fissi e monete agganciate
al dollaro.
• I governi devono “finanziare” la propria spesa
emettendo debito.
• Con valute non sovrane, esistono vincoli agli
indebitamenti dei governi.
• Ricerca di modelli espansivi con bilancio in
pareggio.
Il pareggio di bilancio
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5. Le radici teoriche (3)
• Barro (1974): la scelta di finanziare i deficit
pubblici con più debito o più tasse è
irrilevante.
• Finché vengono mantenuti invariati i saldi fra
entrate e uscite pubbliche, non c’è effetto
netto sulla domanda aggregata.
Il pareggio di bilancio
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6. Il moltiplicatore
• Alcuni modelli macroeconomici tentano di
spiegare l’effetto sul reddito nazionale (PIL) di
un bilancio in pareggio.
• Tesi: l’effetto sul reddito di una spesa pubblica
finanziata da un uguale ammontare di tasse è
pari all’aumento della spesa pubblica.
• Proviamo a dimostrare la tesi seguendo la
logica degli economisti mainstream.
Il pareggio di bilancio
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7. Il moltiplicatore (2)
• L’espressione del reddito nazionale:
Y: Prodotto Interno Lordo
C: Consumi privati
I: Investimenti privati
G: Spesa pubblica
X: Esportazioni
M: Importazioni
Il pareggio di bilancio
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8. Il moltiplicatore (3)
• I consumi privati:
c0: consumo autonomo
c: propensione al consumo
(percentuale spesa del reddito disponibile)
Yd: reddito disponibile, al netto delle
imposte
(Yd = Y – T)
Il pareggio di bilancio
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9. Il moltiplicatore (4)
• Sostituendo la seconda equazione all’interno
della prima si ha:
• E perciò, con alcuni passaggi:
Dove k = 1/(1 – c)
Il pareggio di bilancio
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10. Il moltiplicatore (5)
• Come varia Y all’aumentare di G e di T?
∆Y
1
=
∆ G 1- c
∆Y
-c
=
∆ T 1- c
∆Y ∆Y
1
c
+
=
=1
∆ G ∆ T 1- c 1- c
Il pareggio di bilancio
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11. Il moltiplicatore (2)
• Poiché il moltiplicatore del bilancio in pareggio
è pari a 1, ogni euro speso dallo Stato si
trasformerà in reddito netto, nonostante le
tasse.
• Siamo sicuri che il ragionamento sia corretto?
Il pareggio di bilancio
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12. Cosa manca?
• Il modello appena discusso è adatto solo per
descrivere una piccola economia chiusa.
Ci sono dei fattori mancanti che influirebbero
su Y:
• No struttura delle aliquote fiscali
• No importazioni ed esportazioni
• No ipotesi sull’andamento degli investimenti
Il pareggio di bilancio
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13. Cosa manca? (2)
• Introducendo ipotesi aggiuntive, il
moltiplicatore del bilancio in pareggio deve
essere inferiore ad 1.
• Risultato: le basi teoriche su cui è fondato il
teorema del bilancio in pareggio sono
traballanti.
• Non è sempre vero che la spesa pubblica in
pareggio arricchisca il settore privato a
prescindere dalla pressione fiscale.
Il pareggio di bilancio
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14. Cosa comporta l’adesione alle politiche fiscali imposte dall’Eurozona
LE CONSEGUENZE
Il pareggio di bilancio
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15. I saldi settoriali
• All’interno dell’economia di un Paese, i saldi
del settore governativo, di quello nongovernativo e di quello estero non possono
essere contemporaneamente positivi.
• La spesa di un settore è il reddito degli altri
settori.
Il pareggio di bilancio
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16. I saldi settoriali
• Se vogliamo che il settore non-governativo
(famiglie ed imprese) si arricchisca, al netto
delle sue uscite, dovrà essere:
• Perciò i deficit del governo e i surplus
commerciali con l’estero arricchiscono il
settore non-governativo.
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17. I saldi settoriali (2)
Settore
governativo
Settore
estero
Settore
nongovernativo
Il pareggio di bilancio
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19. I saldi settoriali (4)
• Se il bilancio dello Stato è in pareggio, si avrà
G = T e perciò i risparmi del settore nongovernativo dipenderanno esclusivamente dal
saldo estero:
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20. I saldi settoriali (5)
Settore
governativo
Settore
estero
Settore
nongovernativo
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21. I saldi settoriali (6)
• L’unica possibilità di arricchimento per il Paese
sono in questo caso le esportazioni nette.
• Rincorsa al taglio di prezzi e salari
• Non tutti riusciranno comunque ad esportare
più di quanto importano
• Spirale deflattiva che colpisce l’intera
Eurozona.
Il pareggio di bilancio
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22. L’articolo 81
• Il 18 aprile 2012, il Senato approva in seconda
lettura il ddl costituzionale di riforma dell'art.
81, che introduce il pareggio di bilancio in
Costituzione
• Voto unanime di Pd, PdL e Terzo Polo
• Si raggiunge il quorum di 214 voti su 321
aventi diritto necessario ad evitare il
referendum popolare confermativo.
Il pareggio di bilancio
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23. L’articolo 81
• “Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le
spese del proprio bilancio, tenendo conto delle
fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo
economico.”
• “Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al
fine di considerare gli effetti del ciclo economico
e, previa autorizzazione delle Camere adottata a
maggioranza assoluta dei rispettivi componenti,
al verificarsi di eventi eccezionali.” (art. 81 Cost.,
commi 1 e 2)
Il pareggio di bilancio
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24. L’articolo 81
• La riforma impone il raggiungimento del
pareggio di bilancio.
• Sono previste eccezioni riferite al “ciclo”
economico, ma vanno evitati deficit
permanenti del settore pubblico.
• Le politiche keynesiane sono di fatto vietate
per legge.
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25. Il Fiscal Compact
• È un trattato intergovernativo sottoscritto da
25 Paesi membri dell’Unione Europea il 2
marzo 2012.
• L’accordo non fa formalmente parte del corpus
normativo dell’Unione Europea.
• Contiene una serie di norme vincolanti
sull’equilibrio di bilancio degli Stati.
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26. Le prescrizioni
• Il deficit pubblico strutturale non deve superare
lo 0,5% del PIL e, per i paesi il cui debito pubblico
è inferiore al 60% del PIL, l'1%;
• Obbligo per i Paesi con un debito pubblico
superiore al 60% del PIL, di rientrare entro tale
soglia nel giro di 20 anni
• Ogni Stato deve garantire correzioni automatiche
con scadenze determinate quando non sia in
grado di raggiungere altrimenti gli obiettivi di
bilancio concordati
Il pareggio di bilancio
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27. Le prescrizioni (2)
• Impegno a inserire le nuove regole in norme di
tipo costituzionale o comunque nella legislazione
nazionale, che verrà verificato dalla Corte
europea di giustizia;
• l'obbligo di mantenere il deficit pubblico sempre
al di sotto del 3% del PIL, in caso contrario
scatteranno sanzioni semi-automatiche;
• l'impegno a tenere almeno due vertici all'anno
dei 17 leader dei paesi che adottano l'euro.
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29. Quali conseguenze?
• Le manovre richieste per ridurre il livello del
rapporto debito/PIL sono autodistruttive.
• Il PIL diminuisce più velocemente di quanto
cali il debito, il rapporto aumenta e alimenta
ancora più austerità.
• Le insolvenze, i fallimenti e il calo della
domanda fanno anche diminuire il gettito
fiscale e aumentare i trasferimenti per
ammortizzatori sociali.
Il pareggio di bilancio
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31. Le vere regole di una buona finanza pubblica
UN APPROCCIO ALTERNATIVO
Il pareggio di bilancio
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32. La politica fiscale
• Il deficit pubblico ex post è pari alla creazione
netta di reddito per il settore privato nel suo
insieme, residenti e non residenti.
• Se il bilancio è in pareggio, i nuovi risparmi
netti del settore privato sono pari a zero.
• Ancora peggio se lo Stato cerca surplus per
ripagare il debito; il surplus, o i nuovi risparmi
netti, del settore privato diventano negativi.
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33. I deficit “cattivi”
• Si verificano con politiche di austerità: l’economia
collassa a causa dei tagli della spesa, le entrate
fiscali calano, il deficit riappare e potrebbe
crescere.
• PIL in calo e crollo del gettito fiscale
• Non riflettono una crescita dello stock di capitale
della società.
• Gli agenti privati si aspettano più tagli, più
povertà, quindi si astengono dal consumare o
investire.
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35. I deficit “buoni”
• Riflettono politica di lungo periodo di
accumulazione del capitale della società. Sono
programmati.
• PIL in crescita ed aumento della spesa
pubblica
• Generano aspettative positive crescenti in tutti
gli agenti privati, residenti e non residenti.
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36. Finanziare il deficit
• Uno Stato ben gestito non deve risparmiare, è
obbligato a finanziare tutte le sue spese grazie
alla creazione di moneta da parte del sistema
bancario.
• Nel bilancio della Banca centrale, la controparte
del deficit sul lato dell’attivo è l’accumulo di titoli
di Stato gravati da un tasso di interesse fissato dal
Tesoro.
• In tal caso il debito pubblico non è altro che un
debito dello Stato verso se stesso.
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37. Il debito non è un peso
• È il motore ultimo della crescita a causa del
suo forte effetto moltiplicatore.
• Genera automaticamente un aumento del
gettito fiscale futuro sufficiente a consentire
allo Stato di far fronte ai propri impegni.
• Più spesa in deficit più reddito disponibile
più domanda di prodotti per l’industria
privata investimenti più profittevoli
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38. Il debito non è un peso (2)
• Mette in opera delle risorse socialmente utili.
• Materiali: infrastrutture e attrezzature che non
verranno mai create dal settore privato,
perché vanno oltre la sua capacità di
scommettere su un futuro inconoscibile
• Non-materiali: le assunzioni nella ricerca
avanzata, sanità, insegnamento: settori in cui il
vero capitale è il lavoro.
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39. Il debito non è un peso (3)
• Titoli del debito pubblico:
– sono perfettamente liquidi
– dotati di un valore non fittizio
– contribuiscono alla stabilità finanziaria delle
banche che li hanno acquistati.
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40. Il debito non è un peso (4)
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41. Il debito non è un peso (5)
“Prendetevi cura della
disoccupazione, e il
budget si occuperà di
se stesso.”
(J. M. Keynes)
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43. Le fonti
• Alain Parguez, Le vere regole di una buona finanza
pubblica, Il Manifesto, 2 ottobre 2011
• William F. Mitchell, What is the balanced budget
multiplier?, http://bilbo.economicoutlook.net, 30
dicembre 2010
• Riccardo Bellofiore, La crisi globale, L’Europa, l’euro, la
Sinistra, Asterios Ed.
• http://it.wikipedia.org/wiki/Equivalenza_ricardiana
• Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla
governance nell’Unione economica e
monetariahttp://www.europeancouncil.europa.eu/media/639226/10_-_tscg.it.12.pdf
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