1. Assoluto 1
Bibliografia delle opere di Kant
1755 - Storia universale della natura e teoria del cielo ovvero saggio sulla costituzione e sull'origine
meccanica dell'intero universo, trattate secondo i principi di Newton. – Konigsberg
1762 - L'unico argomento possibile per la dimostrazione dell'esistenza di Dio – Konigsberg
1764 - Disamina sulla perspicuità dei principi della teologia naturale e della morale – Berlino
1766 - Sogni di un visionario spiegati con i sogni della metafisica – Konigsberg
1770 - La forma e i principi del mondo sensibile e del mondo intelligibile – Konigsberg
1771 - Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime – Konigsberg
1781 - Critica della ragion pura - Riga [Conversazione sull'Assoluto]
1783 - Prolegomeni a ogni futura metafisica che potrà presentarsi come scienza – Riga [Conversazione
sull'Assoluto]
1784 - Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico – Berlino
1784 - Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo? – Berlino
1785 - Fondazione della metafisica dei costumi – Riga
1786 - Primi principi metafisici della scienza della natura – Riga
1786 - Congetture sull'origine della storia – Berlino
1787 - Critica della ragion pura - II edizione
1788 - Critica della ragion pratica – Riga [Conversazione sull'Assoluto]
1790 - Critica della capacità di giudizio – Berlino [Conversazione sull'Assoluto]
1793 - La religione entro i limiti della sola ragione – Konigsberg
1795 - Per la pace perpetua. Un progetto filosofico – Konigsberg
1797 - La metafisica dei costumi – Konigsberg
1798 - Antropologia dal punto di vista pragmatico – Konigsberg
Opus postumum - Berlino 1936
2. Assoluto 2
Bibliografia delle opere di Kant
Prolegomeni a ogni futura metafisica che potrà presentarsi come scienza - 1783
I Prolegomeni nelle conversazioni filosofiche.
La Conversazione sull'assoluto.
Dopo la pubblicazione della Critica della ragiona pura non vi era stata in Germania nessuna reazione, né di
critica né di commento, per circa un anno, fino a quando un certo Garve fa uscire una recensione in cui, elogiando
l’opera, le attribuisce niente meno che un’ispirazione di tipo empirista. Allarmato dal silenzio e dai fraintendimenti,
Kant allora pubblica i Prolegomeni, che altro non sono se non una guida interpretativa della Critica. Scritti in uno
stile molto più accessibile ed essenziale, essi diventano il vero punto di partenza del dibattito che da quel momento si
svilupperà attorno alla filosofia critica.
3. Assoluto 3
Bibliografia delle opere di Kant
Kant - Critica della ragion pura - I edizione: 1781 - II edizione, 1787
Sitografia
Sito WEB contenente la sintesi schematica dell'opera
Sito WEB con notazione critica del testo
Sito WEB dedicato all'analisi particolareggiata dei concetti fondamentali della filosofia kantiana:
Parafrasi didattica integrale dell'opera
La Critica della ragion pura nelle conversazioni filosofiche.
Nella "Conversazione sull'assoluto" la CRP coprì un ruolo di apertura.
Essa introdusse le seguenti problematiche:
Vengono presi in considerazione esclusivamente i temi attinenti l'argomento specifico della conversazione prescelta. L'opera
infatti può essere letta come "risposta" a una particolare problematica della tradizione filosofica, e quindi appartenente a un
dibattito già aperto. Oppure, può essere vista come un punto di svolta verso nuove ipotesi di ricerca, e quindi come testo
generativo di una nuova conversazione. Il nostro scopo è di distinguere ipoteticamente le sfere di appartenenza del testo, per
metterne maggiormente in risalto ricchezza di contenuti e struttura teoretica.
La necessità di un'indagine critica sulla metafisica. Kant assume il concetto di metafisica da una collocazione
particolare: appartenendo cioè a una tradizione, come quella tedesca, fortemente ancorata alla concezione
che vedeva nella metafisica la "filosofia in quanto tale" [Wolff], ma vivendo in un momento di forte crisi di
tale modello, e di irresistibile ingerenza dell'atteggiamento scettico-critico in tutta la cultura europea [Hume;
illuminismo francese]. Il risultato è la ricerca di una "via di mezzo" tra il dogmatismo e l'indifferenza, e
l'affermazione che la metafisica è ineliminabile dall'orizzonte degli interessi umani in quanto "disposizione
naturale" della ragione. Per questo occorre che la "tendenza" alla metafisica si trasformi in una scienza, che
essa sia cioè sottoposta al tribunale della critica che ne tuteli le giuste pretese e tolga di mezzo le illusioni
prive di fondamento.
Questa concezione della metafisica assume nella CRP un valore gnoseologico poiché essa è generata
all'interno di una "conversazione sulla scienza"; ma le conseguenze che ne derivarono in Germania andarono
ben oltre le intenzioni di Kant, e determinarono ben presto il formarsi di un nuovo concetto di scienza,
opposto a quello meccanicistico ed empirista sorto dalla Rivoluzione scientifica, e diretto alla determinazione
sistematica dei presupposti logico-ontologici della conoscenza, o in parole povere allo studio dei principi
universali del pensiero.
L'introduzione del punto di vista trascendentale nel dibattito filosofico. Il concetto di "categoria
trascendentale" K. lo ricava dalla filosofia scolastica, ma il nuovo significato che egli gli attribuisce non ha
niente a che vedere con quel contesto. Nella definizione che K. ne dà, il concetto viene a riguardare l'ambito
della conoscenza, non più però riferita agli oggetti bensì al nostro modo di conoscerli. La trasformazione è
tanto più clamorosa in quanto tutto il discorso filosofico - ovvero l'insieme delle problematiche, dei referenti,
delle attese e delle intenzioni che agitano la conversazione dei filosofi - dalla CRP in poi si trasferisce
dall'ambito dell'oggetto - o dell'essenza dell'ente - a quello del Soggetto - alla sua costituzione interiore
(conoscenza, coscienza, io, spirito). È quella che il nostro filosofo definisce "rivoluzione copernicana", il cui
intento fondamentale è trovare una risposta alla domanda: "come conosciamo le cose?".
In questa nuova impostazione del problema della conoscenza è implicita sia una critica all'empirismo che al
razionalismo, in quanto la conoscenza trascendentale ha ugualmente bisogno dell'esperienza e di componenti
a priori indipendenti da essa. Ma l'impostazione critica data da Kant al concetto avrà uno sviluppo inatteso e
non giustificato dalle premesse poste dal suo autore, proprio nel corso della Conversazione sull'Assoluto.
La conoscenza non riguarda le cose in sé (Noumeno) ma i Fenomeni. Kant approfondisce la distinzione
tradizionale tra intuizione infinita - che è conoscenza immediata della cosa nella sua essenza (conoscenza
divina) - e intuizione finita, ovvero quel tipo di intuizione che si deve avvalere della mediazione del pensiero
e che costituisce la dimensione tipicamente umana della conoscenza. Inserendo tale distinzione nel suo
sistema trascendentale, egli giunge alla conclusione che non è data all'uomo alcuna possibilità di conoscere
tutto ciò che è esterno alla coscienza, e quindi ciò che non dipende dalla sua elaborazione intellettuale.
La novità rispetto alle posizioni scettico-empiriche della gnoseologia precedente è data dal fatto che questa
distinzione da un lato non toglie alcuna importanza all'esistenza delle cose fuori di noi, perché esse
forniscono il materiale delle sensazioni, ma esclude qualsiasi forma di "rispecchiamento" ideale o logico che
4. Assoluto 4
Bibliografia delle opere di Kant
ancora caratterizzava la gnoseologia settecentesca. Con K. la mente cessa definitivamente di essere "specchio
della natura", e viene ad acquisire un'autonomia che il seguito della conversazione radicalizzerà sempre più.
La necessità di una deduzione trascendentale dei principi della conoscenza. La netta separazione tra i
principi interni della conoscenza e il materiale sensibile che ne costituisce la materia, porta all'esigenza di
giustificare in qualche modo la pretesa dell'intelletto di poter veramente conoscere ciò che percepiamo,
ovvero il fondamento di verità dei giudizi che esprimiamo sul mondo. Questa necessità è assolta dalla
deduzione trascendentale [vedi Fichte, Dottrina della scienza], termine che sta per "dimostrazione del diritto"
dell'intelletto di applicare le proprie categorie all'esperienza sensibile, e che K. desume dalla giurisprudenza.
Più nessun filosofo, dopo la CRP, trattando dei principi trascendentali della conoscenza, poté più esimersi dal
compito di fornire un'adeguata deduzione del suo sistema.
La separazione tra filosofia teoretica e filosofia pratica (o morale). In realtà la problematica non è nuova
[Aristotele],ma è noto come, già dallo scetticismo in poi, e definitivamente con il pensiero cristiano, l'idea di
bene e di perfezione - sintetizzabili nei concetti di Incondizionato, Totalità, Dio - torni a far parte della
ricerca teoretica, venendosi a identificare strettamente con la metafisica. Nella CRP K. è perentorio: non è
possibile nessuna conoscenza che prescinda dall'esperienza. Quindi le "idee della ragione" - l'Incondizionato,
Dio, l'Anima, la Libertà - possono funzionare al massimo come principi regolativi del nostro comportamento
(pratico): agire "come se" ci fosse Dio, fossimo liberi e conoscessimo il mondo nella sua totalità. Qui si
colloca il punto di rottura tra Kant e i suoi successori.
5. Assoluto 5
Bibliografia delle opere di Kant
I nuovi elementi concettuali che l'opera introdusse nella conversazione filosofica:
Alcuni concetti sono "nuovi" perché estranei fino a quel momento al dibattito filosofico; per altri la novità consiste nello
spostamento semantico verso connotazioni inusuali, nell'applicazione cioè del termine in contesti che precedentemente
appartenevano a discipline o realtà diverse. In alcuni casi particolari, naturalmente, il termine può essere una invenzione
dell'autore.
Cosa in sé (Noumeno) [vedi Jacobi, David Hume]. La definizione di questo concetto rappresenta uno dei
momenti più travagliati dell'intero pensiero kantiano. Creato in risposta alle problematiche gnoseologiche che
dividevano empiristi e razionalisti, l'idea della "cosa in sé" rappresenta il tentativo kantiano di superare le
contraddizioni dell'empirismo circa il rapporto tra idee e sostanze, o tra rappresentazioni mentali e oggetti
esterni, che né Locke né Hume avevano risolto. Nella I edizione della CRP, infatti, la "cosa in sé" costituisce il
sostrato materiale della conoscenza ovvero del fenomeno [vedi], anche se di essa non è possibile una
conoscenza effettiva. Con la II ed., invece, il termine Noumeno viene ad acquistare un valore puramente
negativo, stando ad indicare il puro limiti negativo della conoscenza, tutto ciò che un intelletto finito come
quello umano non può conoscere. Con questa esclusione di ogni relazione possibile tra intelletto e realtà
esterna, K. apre involontariamente la strada alla radicale metamorfosi idealista del criticismo, come si potrà
vedere sin dalle opere di Reinhold e Maimon.
Idealismo. Kant inserisce il termine all'interno del dibattito sulla conoscenza, ma come avverrà per molti altri
del suo repertorio concettuale, esso sarà utilizzato successivamente in tutt'altro orizzonte, così che si può
affermare che il concetto di idealismo in K. chiude la Conversazione sul soggetto e apre quella sull'assoluto.
K. definisce Idealismo critico la propria dottrina in contrapposizione all'idealismo "problematico" di Cartesio
(l'esistenza degli oggetti esterni è indimostrabile) e all'idealismo dogmatico di Berkeley (è impossibile
l'esistenza di una realtà esterna).
Incondizionato [vedi Fichte, Dottrina della scienza]. È l'oggetto della ricerca della ragione. Le idee della
metafisica diventano per K. un termine di confronto tra ciò che l'uomo può fare e sapere in quanto essere
condizionato dall'esperienza sensibile e dalla sua finitezza, e ciò che per lui è invece desiderabile fare e
sapere, in quanto essere che appartiene anche al "regno dei fini ideali". Questa dicotomia tra natura e spirito
è un altro dei grandi concetti kantiani che nutriranno al Conversazione sull'assoluto.
6. Assoluto 6
Bibliografia delle opere di Kant
Il viraggio semantico di concetti desunti dalla tradizione filosofica:
Dialettica. Kant riprende la distinzione aristotelica fra analitica - o logica formale - e dialettica intesa
come "scienza dei ragionamenti probabili", trasformandone il significato: la dialettica trascendentale
diventa "logica della parvenza", cioè l'insieme dei ragionamenti scorretti costruiti dalla ragione nel
momento in cui pretende di trascendere l'esperienza sensibile. Il ruolo di K. nella riproposizione di
questo concetto è consistito dunque nel riconoscere alla dialettica una funzione produttiva (dal
punto di vista del soggetto), anche se non accettabile sul piano della conoscenza oggettiva; questa
intuizione avrà il suo supremo sviluppo nel sistemi idealisti di Fichte e Hegel.
Esperienza. Nella CRP il termine "esperienza" subisce una trasformazione che avrà conseguenze
importanti nella successiva Conversazione sull'assoluto. Esso infatti viene ad indicare non più solo la
fonte della conoscenza sensibile, denotando quindi una sorta di facoltà passiva, ma l'attività sintetica
di collegamento tra le percezioni e la coscienza. Esperire diventa un fare, anche se a un livello
ancora vago e indeterminato.
Immaginazione [vedi Fichte, Dottrina della scienza]. Come il concetto di "esperienza", anche il
termine "Immaginazione" subisce, a partire dalla CRP, un viraggio semantico di straordinaria
importanza. Considerata sempre, filosoficamente, come una facoltà negativa o secondaria, nella
teoria dello schematismo l'immaginazione diventa la facoltà intellettuale che permette all'uomo di
rappresentare un oggetto "anche senza la sua presenza". È solo con questa teoria che nel dibattito
filosofico si adombra per la prima volta la possibilità che la mente umana possa generare
spontaneamente oggetti di conoscenza a cui sia possibile attribuire un valore oggettivo.
Io penso. Questo particolare concetto sorge, filosoficamente, all'interno dal razionalismo cartesiano,
e determina - come si sa - uno spostamento epocale dell'idea ontologica di sostanza dall'ente
oggettivo al soggetto. L'io cartesiano è il soggetto in quanto fondamento sostanziale dell'esistenza
della realtà. Senza soggetto non sono più date le condizioni di possibilità dell'esistenza del mondo.
K. trasforma il concetto ontologico in concetto trascendentale [vedi], ovvero in una funzione
universale che non ha più valore metafisico ma gnoseologico. Anche se l'Io assoluto di Fichte e poi
di Hegel riprenderà la valenza ontologica perduta col criticismo, tuttavia questo passaggio rimane
necessario per stabilire la dimensione puramente umana o finita - in Hegel "storica" - del
fondamento della conoscenza, che in quanto tale diventa totalmente autonomo da ogni "principio"
trascendente di carattere infinito (innatismo delle idee), pur rimanendo "universale" in quanto
facoltà di tutti gli uomini.
7. Assoluto 7
Bibliografia delle opere di Kant
Kant - Critica della ragion pratica - 1788
Sitografia
Sito WEB contenente l'analisi schematica dell'opera
Sito WEB con notazione critica del testo
Un'intervista al filosofo Reinhardt Brandt
Uno studio sulla lettura post-kantiana della Seconda critica
La Critica della ragion pratica nelle conversazioni filosofiche.
La Conversazione sull'assoluto.
8. Assoluto 8
Bibliografia delle opere di Kant
Nella "Conversazione sull'assoluto", la Ragion pratica conferma l'opera di stimolo e di rifondazione culturale
inaugurata dalla Prima critica. Più di ogni altra opera di Kant, la Critica della ragion pratica fu sottoposta a una
contestazione profonda, e i suoi concetti fondamentali reinterpretati con esiti a volte addirittura opposti alle
intenzioni originarie dell'autore.
La CRPT introdusse le seguenti problematiche:
Vengono presi in considerazione esclusivamente i temi attinenti l'argomento specifico della conversazione prescelta. L'opera infatti può
essere letta come "risposta" a una particolare problematica della tradizione filosofica, e quindi appartenente a un dibattito già aperto.
Oppure, può essere vista come un punto di svolta verso nuove ipotesi di ricerca, e quindi come testo generativo di una nuova
conversazione. Il nostro scopo è di distinguere ipoteticamente le sfere di appartenenza del testo, per metterne maggiormente in risalto
ricchezza di contenuti e struttura teoretica.
Nella vita etica dell'uomo si apre la dimensione del Noumeno [torna alla Prima Critica]. Sulla scia del
criticismo teoretico, la CRPr intende fondare la forma universale a priori della legge morale, distinguendo ciò
che è buono in sé da ciò che è buono "per qualche motivo". Così come Kant aveva individuato nell'Io penso
[torna alla Prima Critica] il principio assolutamente incondizionato di ogni conoscenza finita (umana),
altrettanto è per lui necessario dare un fondamento assolutamente incondizionato al valore morale dei
comportamenti. Questo fondamento è la volontà pura, e l'elemento formale puro che la determina è la legge
morale, a priori ed indipendente dall'esperienza. Questa autonomia della volontà da ogni condizionamento
come principio fondamentale della moralità porta la dimensione noumenica - ideale, assoluta - all'interno
dell'uomo: per poter agire come un essere morale, l'uomo deve avere in sé la capacità di partecipare
dell'incondizionato, di uscire da sé per collocarsi nel "regno dei fini" o della libertà. L'uomo, in quanto
Ragione, non appartiene dunque al mondo dei fenomeni, ma a quello soprasensibile: non è solo un essere
finito, ma ha la capacità di partecipare dell'infinito. Con questo K. non vuole rinnegare la sua ferrea
distinzione tra conoscenza e volontà - tra vita teoretica e vita pratica -, ma l'ammissione di una dimensione
noumenica immanente alla coscienza costituisce un punto di svolta fatale per il destino del criticismo: è
chiaro infatti che l'incondizionato presente in noi deve in qualche modo precedere e contenere in sé tutto il
resto.
La libertà come chiave di volta dell'intero sistema critico. In alcuni momenti la Conversazione sull'assoluto
viene a coincidere con la Conversazione sulla libertà, e questo proprio grazie alla particolare collocazione che
Kant attribuisce all'idea di libertà. Dato il carattere assolutamente formale e a priori della legge morale, per
rendere possibile l'applicazione di questa legge da parte della volontà, occorre che quest'ultima sia
assolutamente autonoma, cioè capace di subordinare i moventi soggettivi (bisogni e desideri) solo ed
esclusivamente a se stessa. Solo la libertà rende la volontà capace di applicare l'imperativo morale. Dunque la
libertà è il fondamento assoluto - noumenico perché non conoscibile - della condizione umana. A questo
punto del dibattito si può dire che l'unica differenza tra Kant e i suoi successori consiste nel fatto che egli
non porta alle estreme conseguenze metafisiche questa dimensione noumenica della libertà, ma si limita ad
attribuire ad essa un valore di possibilità, a farne l'elemento distintivo dell'esistenza umana e non la sua
essenza costitutiva.
9. Assoluto 9
Bibliografia delle opere di Kant
I nuovi elementi concettuali introdotti:
Alcuni concetti sono "nuovi" perché estranei fino a quel momento al dibattito filosofico; per altri la novità consiste nello spostamento
semantico verso connotazioni inusuali, nell'applicazione cioè del termine in contesti che precedentemente appartenevano a discipline o
realtà diverse. In alcuni casi particolari, naturalmente, il termine può essere una invenzione dell'autore.
Libertà. Il concetto entra nel dibattito filosofico tedesco attraverso due vie: quella illuminista-rivoluzionaria
centrata sulla natura politica dell'uomo e quindi appartenente in pieno diritto alla Conversazione sulla
libertà; e quella etico-religiosa, di origini luterane, la cui valenza abbraccia anche l'ambito della metafisica o,
più precisamente, la Conversazione sull'anima. I due versanti convergono nel pensiero di Kant e rendono
molto più complesso l'ambito semantico del termine, tanto che il concetto di L. diventa una sorta di linea di
confine tra filosofia politica e filosofia morale, linea destinata ad essere progressivamente superata e
cancellata, tanto che proprio dalla CRPr la conversazione sulla libertà e sull'assoluto tendono a confondersi e
sovrapporsi.
La natura metafisica della libertà consiste per K. nel fatto che essa costituisce per l'uomo non una condizione
aggiunta dalle circostanze esterne, ma un fatto della ragione, la condizione pura e a priori della volontà. Ma
questo "agire" della ragione è limitato, negativamente, alla semplice rinuncia verso gli impulsi sensibili, alla
capacità di dire di no. Contro questa concezione puramente formale della L. insorgeranno i filosofi post-
kantiani e idealisti [vedi Fichte, Dottrina della scienza].
Il viraggio semantico di concetti desunti dalla tradizione filosofica:
o Natura soprasensibile. La storia della N. S. dell'uomo coincide con la storia stessa della metafisica, da Platone
in poi. È tanto più forte quindi il valore di svolta che K. attribuisce a questo concetto, in ragione della sua
autorevole tradizione. In sostanza, K. capovolge la relazione tradizionale tra natura sensibile e sovrasensibile,
facendo della seconda il principio immanente della ragione, ovvero trasferendo (per dirla in termini
hegeliani) l'esterno (trascendente) nell'interno. Questo uso del concetto non ha però nulla a che vedere con
quello di "anima", poiché in esso non è presente nessun connotato ontologico-sostanziale. La N. S. è
totalmente a priori, è la condizione trascendentale (umana) di possibilità della moralità, e non può quindi
essere condizionata da nessun fattore superiore (divino).
o Volontà. La storia lunga e complessa del termine nella filosofia greca e cristiana, e nella tradizione
razionalistica moderna, non trova seguito nel pensiero di Kant, che ne circoscrive l'uso al solo ambito della
vita morale. Ma in questo ambito, essa assume una funzione di straordinaria importanza, tanto che si può
dire che con la CRPr prende corpo una diversa e per noi decisiva Conversazione sulla volontà. La V. diventa
infatti l'unico principio capace di dare all'uomo la chiave per entrare nel mondo del Noumeno [torna alla
Prima Critica], altrimenti rigorosamente precluso alla conoscenza, che non può uscire dai limiti del
fenomenico. È proprio attraverso la V. che il valore "negativo" del noumeno - come limite della conoscenza -
si trasforma in principio positivo: nella capacità cioè di rappresentare qualcosa (la legge morale) che non ha
nessuna base empirica nell'esperienza. In questo senso, il concetto è determinante per la "piega" idealista che
prenderà la Conversazione sull'assoluto.
10. Assoluto 10
Bibliografia delle opere di Kant
Kant - Critica della capacità di giudizio - 1790
Sitografia
Un portale sui maggiori siti dedicati a Immanuel Kant
Vasta bibliografia degli studi su Kant
Intervista al filosofo Reinhard Brandt sulla Critica del giudizio
Una introduzione del prof. Quintili
La Critica del giudizio nelle conversazioni filosofiche.
La Conversazione sull'assoluto.
La Conversazione sul Bello.
11. Assoluto 11
Bibliografia delle opere di Kant
Con la Critica del giudizio entra nella conversazione filosofica una nuova categoria spirituale mai utilizzata nelle
tradizionali suddivisioni delle facoltà dell'anima: la categoria del sentimento. Questa categoria entra a far parte della
Conversazione sull'Assoluto in particolare per quanto riguarda il giudizio teleologico (vedi più avanti).
Analizziamo le problematiche introdotte dalla CdG:
Vengono presi in considerazione esclusivamente i temi attinenti l'argomento specifico della conversazione prescelta. L'opera infatti può
essere letta come "risposta" a una particolare problematica della tradizione filosofica, e quindi appartenente a un dibattito già aperto.
Oppure, può essere vista come un punto di svolta verso nuove ipotesi di ricerca, e quindi come testo generativo di una nuova
conversazione. Il nostro scopo è di distinguere ipoteticamente le sfere di appartenenza del testo, per metterne maggiormente in risalto
ricchezza di contenuti e struttura teoretica.
Il Sentimento viene definito come l'aspetto irriducibilmente soggettivo di ogni rappresentazione. Questa
categoria va inquadrata nel tentativo, portato poi a compimento dall'Idealismo, di trovare un accordo tra
natura e libertà, cioè tra la natura sensibile e quella noumenica dell'uomo; tentativo già avviato con la Ragion
pratica.
o L'uomo deve realizzare la sua libertà [torna alla Seconda Critica] senza contraddire le leggi della
natura. Questo accordo non può essere oggettivo, cioè necessario e uguale per tutti, ma deve
risultare da una riflessione che cerchi un possibile accordo tra la realtà e le esigenze della morale.
o L'accordo tra realtà e sentimento è un bisogno dell'uomo, e come tale non può produrre conoscenze
certe.
L'accordo tra natura e libertà può essere pensato mediante il concetto di fine. In quest'ottica, la natura
diventa il luogo in cui l'uomo realizza la sua libertà, permettendogli di pensare - non conoscere - una Causa
intelligente attraverso il giudizio teleologico. Questo giudizio privo di realtà può costituire una norma per la
riflessione sul destino universale dell'esistenza, e quindi l'ambito in cui assumere le proprie responsabilità.
I nuovi elementi concettuali introdotti nella conversazione filosofica:
Alcuni concetti sono "nuovi" perché estranei fino a quel momento al dibattito filosofico; per altri la novità consiste nello
spostamento semantico verso connotazioni inusuali, nell'applicazione cioè del termine in contesti che precedentemente
appartenevano a discipline o realtà diverse. In alcuni casi particolari, naturalmente, il termine può essere una invenzione dell'autore.
Giudizio riflettente. E' il giudizio del sentimento. Esso sorge dal bisogno di accordare le esigenze della libertà
con i fatti della natura. E' esclusivamente soggettivo e non produce alcuna conoscenza. Inoltre non è
determinato da un interesse perché non è legato alla realtà delle cose ma solo alla loro rappresentazione.
Quando l'accordo tra natura e libertà è appreso immediatamente, senza l'aiuto di concetti, abbiamo il
giudizio estetico. Quando invece può essere pensato tramite il concetto di fine, abbiamo il giudizio
teleologico.
12. Assoluto 12
Bibliografia delle opere di Kant
La conversazione sul Bello.
La nuove problematiche:
Il senso del bello - sentimento estetico - nasce dall'impotenza dell'uomo come soggetto morale di fronte alla
natura; questa impotenza si trasforma nella capacità di cogliere nella natura una finalità che non viene dagli
interessi umani e che non è neppure la pura e semplice riduzione alle sue leggi meccaniche.
Il giudizio estetico non può essere universale perché non è comunicabile in concetti, ma può esigere di
essere condiviso sulla base di un comune sentire.
I nuovi concetti:
Gusto. Kant modifica radicalmente l'uso di questo concetto; esso viene ad indicare la facoltà di giudicare un
oggetto o una rappresentazione mediante un piacere o un dispiacere privo di interesse. L'oggetto del giudizio
di gusto è il bello. La bellezza può essere libera (non presupporre alcun concetto - per es. quella dei fiori) o
aderente (presupporre il concetto di ciò che la cosa dev'essere - per es. la bellezza di una donna).
Sublime....
Genio....