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SCHOPENHAUER, dalla rappresentazione            Conosciamo attraverso l’intelletto, che contiene le categorie (per
                               alla volontà                                    Schop. solo 3: spazio, tempo, causalità) che sintetizzano il
                                                                               molteplice
Mondo come                   Parte dalla teoria kantiana della
rappresentazione             conoscenza, ma ne semplifica la
                                                                                Le categorie danno luogo alla rappresentazione, ovvero la realtà
                             struttura
                                                                                come appare dopo che le percezioni sono state sintetizzate
                                                                                dall’intelletto
L’impostazione gnoseologica kantiana ripropone il
problema del noumeno (cosa in sé). La                                Schopenhauer non risolve il problema della cosa in sé come aveva fatto Kant
rappresentazione è infatti solo apparenza, il risultato              (la cosa in Sé era per sua natura inconoscibile ed indicava i limiti di
dell’applicazione delle categorie, ma non la vera                    applicazione del nostro intelletto).
realtà                                                               Vuole invece trovare una soluzione ontologica al problema, ovvero
                                                                     identificare la cosa in sé con una realtà specifica.


                       Per farlo Schopenhauer parte da un’analisi della soggettività: nota come ogni nostro gesto (che all’esterno e a noi stessi
                       appare come rappresentazione) sia in realtà l’oggettivazione di una volontà (il soggetto sa che ha voluto fare quel gesto).
                       Quindi le mie rappresentazioni sono le oggettivazioni della mia volontà.


                      Con un procedimento analogico, metodologicamente discutibile, Schopenhauer estende il ragionamento dal soggetto
                      all’intero cosmo: ogni rappresentazione è oggettivazione di una volontà, intesa come principio cosmico generatore del
                      tutto. Concetto di ispirazione romantica.
                      La volontà è concepita come una forza in espansione, irrazionale, il cui unico scopo è quello di propagare se stessa in ogni
                      direzione possibile, riproducendosi in continuazione e generando, laddove tende a concentrarsi, le realtà particolari che
                      altro non sono che oggettivazioni della volontà.


Il processo di oggettivazione avviene secondo             Il primo risultato delle
una linea che procede dall’ente più semplice a            oggettivazioni della
quello più complesso. Si tratta di una logica             volontà sono le idee,
ovvia, quella complessità, che non                        ovvero enti di carattere
presuppone alcun finalismo. L’essere                      universale (con
complesso non è lo scopo dell’oggettivazione,             caratteristiche cioè di
né è un essere migliore di quello più semplice.           genere) che precedono
                                                          gli oggetti particolari
IL PESSIMISMO


     Il concetto di volontà quale        Infatti la volontà, nella sua forza              Si tratta di una rapporto simile a quello previsto
     forza costitutiva della realtà,     espansiva, produce molteplici esseri             da Leopardi fra la natura e gli esseri individuali
     produce una concezione del          individuali, della cui sorte però si
     mondo pessimista                    disinteressa, condannandoli a un
                                         destino di dolore e preoccupandosi
                                         solo di espandere se stessa
La volontà che costituisce
l’essere umano lo rende un
                                       L’appagamento del desiderio però è                 Nell’eventualità che il desiderio (che essendo
essere costantemente
                                       solo apparente, in quanto tende                    consapevolezza di una mancanza, non può che
bisognoso e desiderante.
                                       immediatamente a riprodursi, facendo               produrre dolore) si plachi, l’uomo si troverebbe
Sempre attivo nell’intenzione
                                       sì che l’insufficienza che l’uomo avverte          nella condizione della noia, ovvero la volontà fa
di soddisfare questa sua
                                       possa mai placarsi                                 sì che noi non possiamo accontentarci di una
volontà di vivere
                                                                                          condizione di quiete.


                                        L’uomo non può sfuggire al dolore attraverso               Schopenhauer, come Freud, restringe
L’uomo, proprio perché                                                                             dunque la tematica dell’amore alla
costituito dalla volontà, è per         l’amore, che è solo uno strumento di cui la
                                        volontà si serve per riprodurre se stessa. Una             sfera sessuale e all’istinto biologico
natura aggressivo ed egoista,
incapace di intrattenere relazioni      volta ottenuto lo scopo, la passione finisce e
collaborative con altri uomini, se      l’oggetto d’amore perde le sue attrattive.
non per scopi esclusivamente
egoistici.
                                        L’uomo non può pensare di sfuggire al dolore
                                        neppure attraverso un progresso storico. Nella
                                        storia non c’è progresso perché, al di là delle
Ecco perché Schopenhauer non            apparenze mutevoli, in essa si ripetono sempre
prevede, quale possibile sollievo,      gli stessi eventi negativi (guerra, catastrofi,
neppure la solidarietà fra gli          ecc.).
uomini, consapevoli del comune
destino di dolore , teorizzata
invece da Leopardi («soccorso
scambievole». Pessimismo
sociale
LA LIBERAZIONE DALLA
                                                        VOLONTA’ DI VIVERE

1) Arte                                 Ci si può liberare dalla Volontà, e quindi dal dolore, solo negando a se
   L’opera d’arte rappresenta           stessi la volontà di vivere, ovvero attraverso la noluntas. Ovvero
   l’idea, ovvero quell’essere          l’individuo deve giungere ad uno stato in cui non ha alcun rapporto
   universale che è la prima            d’interesse verso la propria persona, e dunque non viene coinvolto
   forma di oggettivazione della                                                                                      3) Ascesi: l’individuo realizza
                                        dal dolore che essa vive.
   volontà. In effetti l’opera                                                                                        compiutamente la noluntas,
   d’arte, anche se riproduce                                                                                         ovvero si libera della propria
   una situazione particolare,                                                                                        individualità personale e si fonde
                                        Ci si può avvicinare alla condizione di noluntas attraverso i seguenti
   veicola sempre un messaggio                                                                                        con il flusso della realtà.
                                        modi:
   di ordine universale.                                                                                              Per giungere a questo stadio si
                                                                                                                      deve realizzare una vera e propria
                                                 2) Giustizia: colui che si comporta in modo                          serie di esercizi spirituali.
Colui che gode dell’esperienza
estetica, dunque, vive                           conforme alle leggi, accetta di adeguarsi a un
un’esperienza extra individuale, un              interesse universale che limita le soddisfazioni
appagamento del desiderio (un                    egoistiche. E’ una prima forma di abbandono                   La povertà, con cui si dimostra di non
piacere) che non fa riferimento alla             dell’attaccamento a se stessi.                                tenere più al bene di se stessi
sfera individuale ed egoistica. E’ un
piacere che può essere goduto da
tutti senza togliere nulla a
                                            3) Compassione (etica): l’individuo percepisce il dolore           La castità, con cui si rinuncia al desiderio
nessuno.
                                            altrui come se fosse il proprio (patire insieme). Non c’è          più potente che provoca in noi la volontà,
Schopenhauer propone una gerarchia          più quella barriera fra sé e gli altri che lo porta a              e non si collabora allo scopo della volontà
delle arti che parte da quella più          preoccuparsi maggiormente a se stesso. In questo                   di riprodurre se stessa, perpetuando il
compromessa con la materialità              modo ha già superato in parte la propria individualità             dolore dei singoli.
(l’architettura) per giungere alla          egoistica: non si interessa alla propria sofferenza più di
poesia (in particolare la tragedia, vera    quanto se ne interessi per gli altri.
rappresentazione dei conflitti prodotti
                                                                                                         Il nirvana, ovvero uno stato in cui non si
nel mondo dalla volontà). La forma
                                                                                                         percepisce più se stessi, si perde il senso della
più alta è però la musica che, essendo
                                                                                                         nostra natura individuale.
asemantica, non esprime l’idea, ma la
volontà stessa nel suo fluire
irrazionale

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Mappa concettuale della filosofia di schopenhauer

  • 1. SCHOPENHAUER, dalla rappresentazione Conosciamo attraverso l’intelletto, che contiene le categorie (per alla volontà Schop. solo 3: spazio, tempo, causalità) che sintetizzano il molteplice Mondo come Parte dalla teoria kantiana della rappresentazione conoscenza, ma ne semplifica la Le categorie danno luogo alla rappresentazione, ovvero la realtà struttura come appare dopo che le percezioni sono state sintetizzate dall’intelletto L’impostazione gnoseologica kantiana ripropone il problema del noumeno (cosa in sé). La Schopenhauer non risolve il problema della cosa in sé come aveva fatto Kant rappresentazione è infatti solo apparenza, il risultato (la cosa in Sé era per sua natura inconoscibile ed indicava i limiti di dell’applicazione delle categorie, ma non la vera applicazione del nostro intelletto). realtà Vuole invece trovare una soluzione ontologica al problema, ovvero identificare la cosa in sé con una realtà specifica. Per farlo Schopenhauer parte da un’analisi della soggettività: nota come ogni nostro gesto (che all’esterno e a noi stessi appare come rappresentazione) sia in realtà l’oggettivazione di una volontà (il soggetto sa che ha voluto fare quel gesto). Quindi le mie rappresentazioni sono le oggettivazioni della mia volontà. Con un procedimento analogico, metodologicamente discutibile, Schopenhauer estende il ragionamento dal soggetto all’intero cosmo: ogni rappresentazione è oggettivazione di una volontà, intesa come principio cosmico generatore del tutto. Concetto di ispirazione romantica. La volontà è concepita come una forza in espansione, irrazionale, il cui unico scopo è quello di propagare se stessa in ogni direzione possibile, riproducendosi in continuazione e generando, laddove tende a concentrarsi, le realtà particolari che altro non sono che oggettivazioni della volontà. Il processo di oggettivazione avviene secondo Il primo risultato delle una linea che procede dall’ente più semplice a oggettivazioni della quello più complesso. Si tratta di una logica volontà sono le idee, ovvia, quella complessità, che non ovvero enti di carattere presuppone alcun finalismo. L’essere universale (con complesso non è lo scopo dell’oggettivazione, caratteristiche cioè di né è un essere migliore di quello più semplice. genere) che precedono gli oggetti particolari
  • 2. IL PESSIMISMO Il concetto di volontà quale Infatti la volontà, nella sua forza Si tratta di una rapporto simile a quello previsto forza costitutiva della realtà, espansiva, produce molteplici esseri da Leopardi fra la natura e gli esseri individuali produce una concezione del individuali, della cui sorte però si mondo pessimista disinteressa, condannandoli a un destino di dolore e preoccupandosi solo di espandere se stessa La volontà che costituisce l’essere umano lo rende un L’appagamento del desiderio però è Nell’eventualità che il desiderio (che essendo essere costantemente solo apparente, in quanto tende consapevolezza di una mancanza, non può che bisognoso e desiderante. immediatamente a riprodursi, facendo produrre dolore) si plachi, l’uomo si troverebbe Sempre attivo nell’intenzione sì che l’insufficienza che l’uomo avverte nella condizione della noia, ovvero la volontà fa di soddisfare questa sua possa mai placarsi sì che noi non possiamo accontentarci di una volontà di vivere condizione di quiete. L’uomo non può sfuggire al dolore attraverso Schopenhauer, come Freud, restringe L’uomo, proprio perché dunque la tematica dell’amore alla costituito dalla volontà, è per l’amore, che è solo uno strumento di cui la volontà si serve per riprodurre se stessa. Una sfera sessuale e all’istinto biologico natura aggressivo ed egoista, incapace di intrattenere relazioni volta ottenuto lo scopo, la passione finisce e collaborative con altri uomini, se l’oggetto d’amore perde le sue attrattive. non per scopi esclusivamente egoistici. L’uomo non può pensare di sfuggire al dolore neppure attraverso un progresso storico. Nella storia non c’è progresso perché, al di là delle Ecco perché Schopenhauer non apparenze mutevoli, in essa si ripetono sempre prevede, quale possibile sollievo, gli stessi eventi negativi (guerra, catastrofi, neppure la solidarietà fra gli ecc.). uomini, consapevoli del comune destino di dolore , teorizzata invece da Leopardi («soccorso scambievole». Pessimismo sociale
  • 3. LA LIBERAZIONE DALLA VOLONTA’ DI VIVERE 1) Arte Ci si può liberare dalla Volontà, e quindi dal dolore, solo negando a se L’opera d’arte rappresenta stessi la volontà di vivere, ovvero attraverso la noluntas. Ovvero l’idea, ovvero quell’essere l’individuo deve giungere ad uno stato in cui non ha alcun rapporto universale che è la prima d’interesse verso la propria persona, e dunque non viene coinvolto forma di oggettivazione della 3) Ascesi: l’individuo realizza dal dolore che essa vive. volontà. In effetti l’opera compiutamente la noluntas, d’arte, anche se riproduce ovvero si libera della propria una situazione particolare, individualità personale e si fonde Ci si può avvicinare alla condizione di noluntas attraverso i seguenti veicola sempre un messaggio con il flusso della realtà. modi: di ordine universale. Per giungere a questo stadio si deve realizzare una vera e propria 2) Giustizia: colui che si comporta in modo serie di esercizi spirituali. Colui che gode dell’esperienza estetica, dunque, vive conforme alle leggi, accetta di adeguarsi a un un’esperienza extra individuale, un interesse universale che limita le soddisfazioni appagamento del desiderio (un egoistiche. E’ una prima forma di abbandono La povertà, con cui si dimostra di non piacere) che non fa riferimento alla dell’attaccamento a se stessi. tenere più al bene di se stessi sfera individuale ed egoistica. E’ un piacere che può essere goduto da tutti senza togliere nulla a 3) Compassione (etica): l’individuo percepisce il dolore La castità, con cui si rinuncia al desiderio nessuno. altrui come se fosse il proprio (patire insieme). Non c’è più potente che provoca in noi la volontà, Schopenhauer propone una gerarchia più quella barriera fra sé e gli altri che lo porta a e non si collabora allo scopo della volontà delle arti che parte da quella più preoccuparsi maggiormente a se stesso. In questo di riprodurre se stessa, perpetuando il compromessa con la materialità modo ha già superato in parte la propria individualità dolore dei singoli. (l’architettura) per giungere alla egoistica: non si interessa alla propria sofferenza più di poesia (in particolare la tragedia, vera quanto se ne interessi per gli altri. rappresentazione dei conflitti prodotti Il nirvana, ovvero uno stato in cui non si nel mondo dalla volontà). La forma percepisce più se stessi, si perde il senso della più alta è però la musica che, essendo nostra natura individuale. asemantica, non esprime l’idea, ma la volontà stessa nel suo fluire irrazionale