XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
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1. Liceo classico L. Ariosto Indirizzo di scienze sociali Progetto di Stage formativo Classe 4R La Disabilità MODELLI DI WELFARE COME RISPONDERE AI BISOGNI I servizi alla persona e sociosanitari come osservatorio privilegiato delle nuove politiche di welfare locale a.s. 2005/2006
2. Un ringraziamento alla Prof.ssa Lucia Marchetti, in particolare alla prof.ssa Maria Petresi che ci ha aiutato con la ricerca di testi inerenti l’argomento che abbiamo scelto di sviluppare. Grazie!!!
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4. Componenti del gruppo Pietro Boldrini Ilaria Bovina Valentina Buzzoni Francesca Fava Anna Guerzoni Veronica Mestieri
5. M ai vediamo creature identiche . Mai vediamo creature completamente diverse. Ognuno di noi è l’altro, diverso l’uno dall’altro. Solo i virus sono uguali. DANILO DOLCI
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9. Che cos’è la disabilità Il Welfare state AVANTI I vari tipi di handicap Cosa offre la società Parte teorica
10. Un po’ di storia… Scovare le tracce dell’handicap nella storia è un compito difficile, perché nel passato il disabile era emarginato, “invisibile” o peggio ancora, eliminato . È interessante ripercorrere le varie fasi che il soggetto con handicap ha dovuto affrontare prima di essere preservato ed integrato all’interno della società. Nelle società primitive, così come nell’antica Grecia e nell’antica Roma, per gli handicappati psico-fisici era prevista addirittura la soppressione fisica. La prima immagine attribuita all’handicap nella storia è quella di monster naturae , presente nell’antichità e nel Medioevo. Il “mostro” era il bambino che nasceva con un deficit, che era visto come qualcosa di spaventoso, la cui madre veniva addirittura punita con la morte per averlo messo al mondo. Sotto l’influsso del Cristianesimo, si passò all’esclusione sociale ed all’assistenza materiale e spirituale . Il loro distacco dal resto della società traeva fondamento da un motivo spiccatamente religioso. Nel vangelo troviamo indicazioni circa le credenze popolari del tempo secondo le quali l’handicap è considerato il frutto di un peccato. Il bambino con handicap era quindi un peccatore da salvare.
11. Disabilità nel Medioevo: l’esclusione sociale Nelle cronache del Medioevo (sec. IX) i vari cronisti e storici, che in quel tormentato periodo dell’Italia barbarica detenevano la cultura, erano sospinti dalla necessità di spiegare qualsiasi fenomeno, naturale o umano, alla luce della fede. Così, l’anormalità psico-fisica era l’espressione più trasparente della punizione divina per coloro che avevano gravemente peccato o avevano abbandonato la fede . Essi, per “charitas” cristiana, venivano relegati nelle primordiali strutture ospedaliere, che sorgevano attorno ai conventi, gestite dalle comunità monastiche delle grandi abbazie che avevano l’esclusivo appannaggio della medicina. Nelle suddette fondazioni ospedaliere gli anormali, oltre ad una grande assistenza spirituale, ricevevano un’assistenza la quale, più che medica, si riduceva vitto e alloggio, in quanto la medicina monastica medievale si rivelava oggettivamente carente nell’affrontare il problema dell’anormalità, non conoscendo le cause e le origini, né delle malattie mentali, né delle malformazioni fisiche congenite.
12. 1900…Verso L’accettazione e La Tutela Del Disabile Dovremo attendere l’inizio del nostro secolo per vedere scoperti i bisogni educativi degli handicappati psico-fisici. Il primo a sostenere il concetto dell’interazione medico- pedagogica in favore dei minorati psichici fu il neuropsichiatra infantile Sante De Sanctis che intorno all’anno 1900 , per sperimentare suddetto principio, fortemente rivoluzionario per quei tempi, istituì a Roma un ospizio- scuola , “dove i fanciulli furono raccolti da mattina a sera ogni giorno, per tutto l’anno, onde ricevervi il necessario nutrimento, le cure mediche, l’educazione fisica e morale, l’istruzione, il tutto adatto ai bisogni di ogni singolo alunno”. Con De Sanctis collaborò Maria Montessori, che, successivamente elaborò un proprio schema educativo, più conosciuto nella versione delle scuole materne. Si pensò anche alla preparazione degli insegnanti e sorse, sempre a Roma, la prima scuola ortofrenica, diretta dalla Montessori.
13. Rapporto tra i termini… Menomazione Definizione Nel contesto delle conoscenze e delle opere sanitarie si intende per menomazione qualsiasi perdita o anomalia a carico di strutture o funzioni psicologiche, fisiologiche o anatomiche. Caratteristiche La menomazione è caratterizzata da perdite o anormalità che possono essere transitorie o permanenti, e comprende l’esistenza o l’evenienza di anomalie, difetti o perdite a carico di arti, organi, tessuti, o altre strutture del corpo, incluso il sistema delle funzioni mentali . Disabilità Definizione Nel contesto delle conoscenze e delle esperienze sanitarie si intende per disabilità qualsiasi restrizione o carenza (conseguente a una menomazione) della capacità di svolgere un’attività nel modo o nei limiti ritenuti normali per un essere umano. Caratteristiche La disabilità è caratterizzata da scostamenti, per eccesso o per difetto, nella realizzazione dei compiti e nell’espressione dei comportamenti rispetto a ciò che sarebbe normalmente atteso . Le disabilità possono avere carattere transitorio o permanente ed essere reversibili o irreversibili, progressive o regressive. Le disabilità possono insorgere come conseguenza diretta di una menomazione o come reazione del soggetto, specialmente da un punto di vista psicologico, a una menomazione fisica, sensoriale o di altra natura.
14. Handicap Definizione Nel contesto delle conoscenze e delle opere sanitarie si intende per handicap una condizione di svantaggio vissuta da una determinata persona in conseguenza di una menomazione o di una disabilità che limita o impedisce la possibilità di ricoprire il ruolo normalmente proprio a quella persona ( in base all’età, al sesso, ai fattori culturali). Caratteristiche. L’handicap riguarda il significato assunto da una situazione o esperienza individuale quando essa si scosta dalla normalità. Esso è caratterizzato dalla discrepanza fra l’efficienza o lo stato del soggetto e le aspettative di efficienza e di stato sia dello stesso soggetto che del particolare gruppo di cui egli fa parte. L’handicap rappresenta pertanto la socializzazione di una menomazione o di una disabilità e come tale riflette le conseguenze (culturali, sociali, economiche e ambientali) che per l’individuo derivano dalla presenza della menomazione e della disabilità. Lo svantaggio proviene dalla diminuzione o dalla perdita della capacità di conformarsi alle aspettative o alle norme proprie dell’universo che circonda l’individuo.
15. Menomazione Disabilità Handicap Riguarda un organo o un apparato funzionale Ogni perdita o anomalia strutturale o funzionale, fisica o psichica Si manifesta a livelli di persona Ogni limitazione della persona nello svolgimento di un’attività secondo i parametri considerati normali per un essere umano Si manifesta a seguito dell’interazione con l’ambiente È uno svantaggio che limita o impedisce il raggiungimento di una condizione sociale normale (in relazione all’età, al sesso, e fattori sociali e culturali) INDIETRO
16. Schema introduttivo sull’origine dell’handicap Handicap acquisiti alla nascita Prima della nascita Durante la gravidanza Durante il travaglio di parto Al momento della nascita Traumi da parto distocico Asfissia neonatale intrapost partum Subito dopo la nascita Iperbilirubinemie Situazioni dismetaboliche Identificazione di malattie metaboliche neurolesive Handicap acquisiti dopo la nascita Malattie infettive acute del s.n.c e s.n.p Malattie degenerative del s.n.c e s.n.p Infortunistica, criminalità, degenerazione ambiente Infortuni sul lavoro Incidenti stradali Incidenti domestici Lesioni Assunzione di sostanze tossiche, radiazioni ecc…
17. Handicap fisico - motorio Per funzione motoria ,si intende ogni movimento, anche semplice, compiuto è il risultato del lavoro coordinato e intergrato di molteplici e complesse strutture . E’ evidente che per poter compiere un movimento è necessario tener conto, momento per momento, delle informazioni dei nostri sensi, che ci dicono che cosa accade nell’ambiente intorno a noi e nel nostro corpo ; quindi le strutture che presiedono alla progettazione, esecuzione e verifica del movimento devono essere in costante rapporto con le strutture del cervello che ricevono, analizzano e immagazzinano le informazioni che provengono dagli organi di senso (vista, udito, tatto, senso di movimento ecc.). Risulta evidente che, pur esistendo delle aree cerebrali specifiche per la progettazione e esecuzione del movimento, è necessario che, ai fini della corretta esecuzione di un atto motorio, queste lavorino in stretta collaborazione con tutte le arre cerebrali, e che una lesione in qualunque area cerebrale può portare a disturbi motori, anche se con diversa espressione clinica. Classificazione dei disturbi della funzione motoria AVANTI
18. 2) Disturbi della funzione motoria da danno dell’apparato esecutore. Ci si riferisce ad un gruppo vasto di malattie in cui la lesione in comune è la degenerazione progressiva dei muscoli scheletrici . Tutte costituiscono un grave problema medico e sociale per la tendenza alla ripetizione familiare, per l’andamento progressivamente invalidante, per le mancanze, sino a qui, di una specifica terapia farmacologia, per l’esigenza di un’assistenza complessa e continuativa. 1) Disturbi della funzione motoria da danno organico del sistema nervoso centrale: • Da danno encefalico non specifico Si tratta soprattutto di soggetti nella cui anamnesi troviamo un ritardo notevole nel raggiungimento di tutte le tappe dello sviluppo motorio. Il movimento resterà pertanto goffo, impacciato, rigido, maldestro; vi sarà una scarsa motivazione all’interazione con l’ambiente, il movimento sarà scarsamente finalizzato. • Da danno encefalico specifico Disturbi della funzione motoria dovuti a lesione encefalica precoce e non evolutiva. INDIETRO
19. Handicap mentale Per insufficienza mentale si intendono varie situazioni che hanno per denominatore comune un deficit cognitivo e che si manifestano in modo diverso in ogni soggetto in rapporto alla causa, al grado di gravità, a eventuali patologie associate, alle condizioni di vita, all’organizzazione della personalità, agli stimoli e alle richieste dell’ambiente. Caratteristiche fondamentali dell’insufficienza mentale E’ fondamentale tenere sempre presente che l’insufficiente mentale per la sua debolezza è estremamente sensibile alle reazioni e agli apprezzamenti degli altri . Nessuno può pensare di risolvere il problema di una insufficienza mentale, ma tutti possiamo contribuire a creargli una situazione di serenità e un clima idoneo per lo sviluppo delle sue possibilità. AVANTI
20. Difetto di assimilazione e di elaborazione dell’esperienza percettiva per un difetto dei poteri d’analisi, comparazione, integrazione, categorizzazione. Insufficienze psicomotorie con difficoltà di elaborazione di uno schema corporeo e dello spazio esterno e incapacità di programmare il movimento in corrette sequenze spazio-temporali per cui il movimento risulta sempre goffo, impacciato, disarmonico. Difetti di espressione verbale sia nell’aspetto formale sia strutturale del linguaggio. Il linguaggio dell’insufficienza mentale è sempre povero, infantile, poco organizzato dal punto di vista morfosintattico e traduce l’insufficienza dei processi cognitivi . Incapacità a raggiungere il pensiero astratto con conseguente difficoltà di comprensione, di critica, di ragionamento logico. Il pensiero nell’insufficiente mentale è perlopiù rigido, senza quella plasticità che permette di adattare conoscenze ed esperienze vissute a situazioni nuove e diverse. INDIETRO
21. Minorati dell’udito Principali disturbi dell’udito Le cause di sordità prenatale sono molte, ma le più frequenti vengono rappresentate dalla rosolia materna. Ce ne sono altre che possono agire in maniera negativa durante il parto o immediatamente dopo e sono Invece, le cause di sordità post natale , sono una conseguenza di forme virali che sembrano benigne (es malattie febbrili) le quali invece potrebbero creare danni alle pareti delle strutture nervose). travaglio prolungato o parto precipitoso uso di sostanze ototossiche, derivate da farmaci infezione della madre… AVANTI
22. Iperacusia : eccessiva sensibilità ai suoni; Ipoacusia : ridotta acuità uditiva; Sordità di trasmissione derivate da lesioni dell’orecchio esterno, del condotto uditivo e dell’orecchio medio. Sordità percettive o neurosensoriali come le lesioni dell’epitelio nervoso, della chiocciola e del nervo acustico Sordità centrali ossia a carico delle aree corticali acustiche. Paracusia : sensibilità acustica abnorme, si sentono sibili, tintinnii, suoni, rumori ecc.. Prespiacusia : riduzione bilaterale dell’udito, tipica delle persone anziane; Sordità improvvisa : perdita improvvisa dell’udito, di solito temporanea, provocato da traumi (anche acustici) o da infezioni acute; Aucefeni : sensazioni acustiche non dovute a stimoli esterni. INDIETRO
23. Disturbi della vista I disturbi legati alla vista dopo danno cerebrale sono principalmente di tre tipi e riguardano la capacità di vedere bene da vicino e/o da lontano (disordini dell’acuità visiva), la capacità di riuscire ad osservare lo spazio intorno a noi , cioè il campo visivo e la capacità di riuscire s controllare i muscoli che determinano i movimenti degli occhi. La vista può presentare un arco abbastanza vasto di minirazioni che vanno da difetti lievi a quello gravissimo della mancanza totale della funzione visiva. INDIETRO Principali minorazioni visive
24. L’astigmatismo dipende da una curvatura irregolare della cornea per cui la visione delle linee rette diventa alternata. L’ambliopia è data dalla cecità di un solo occhio. Il dilatonismo dipende da un’alterazione nella zona dei coni della retina, per cui non vengono percepiti i colori. Il dilatonismo è irreversibile. L’ipermetropia quando i raggi luminosi convergono dopo la retina, per cui gli oggetti lontani vengono visti bene,mentre quelli vicini male. La miopia quando i raggi convergono prima della retina, quindi la visione è esatta per gli oggetti vicini e incerta per quelli lontani. Lo strabismo impedisce la visione binoculare normale, per cui lo strabico usa un occhio solo, mentre l’altro tende a diventare cieco. INDIETRO
25. Legge 5 febbraio 1992 n. 104 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 17 febbraio 1992 n. 39) LEGGE-QUADRO PER L'ASSISTENZA, L'INTEGRAZIONE SOCIALE E I DIRITTI DELLE PERSONE HANDICAPPATE Articoli fondamentali Art. 3. Soggetti aventi diritto 1. É persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che é causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione. 2. La persona handicappata ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore in relazione alla natura e alla consistenza della minorazione, alla capacità complessiva individuale residua e alla efficacia delle terapie riabilitative.
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27. Art. 29. Esercizio del diritto di voto 1. In occasione di consultazioni elettorali, i comuni organizzano i servizi di trasporto pubblico in modo da facilitare agli elettori handicappati il raggiungimento del seggio elettorale. 2.Un accompagnatore di fiducia segue in cabina i cittadini handicappati impossibilitati ad esercitare autonomamente il diritto di voto. l'accompagnatore deve essere iscritto nelle liste elettorali. nessun elettore può esercitare la funzione di accompagnatore per più di un handicappato. Sul certificato elettorale dell'accompagnatore é fatta apposita annotazione dal presidente del seggio nel quale egli ha assolto tale compito. Art. 28. Facilitazioni per i veicoli delle persone handicappate 1. I comuni assicurano appositi spazi riservati ai veicoli delle persone handicappate, sia nei parcheggi gestiti direttamente o dati in concessione, sia in quelli realizzati e gestiti da privati. 2. Il contrassegno di cui all'articolo 6 del regolamento approvato con decreto del presidente della repubblica 27 aprile 1978, n. 384, che deve essere apposto visibilmente sul parabrezza del veicolo, é valido per l'utilizzazione dei parcheggi di cui al comma 1.
28. La Regione Emilia Romagna Le persone con disabilità o i loro familiari possono rivolgersi al Servizio sociale per disabili che è presente presso il proprio Comune, l’Azienda USL di residenza o altro Ente a tal fine delegato dal Comune. Come operano i servizi sociali Un assistente sociale prende contatto con il disabile e compie una prima valutazione della situazione. Per i bisogni più complessi, viene compiuta una valutazione complessiva dei bisogni della persona alla quale partecipano diversi operatori sociali e sanitari. Alla valutazione segue la formulazione di un progetto assistenziale individualizzato che deve essere condiviso dal disabile e dai suoi famigliari. Assegno di cura e di sostegno disabili AVANTI
29. L´assegno di cura è un sostegno economico destinato alle persone in situazione di handicap grave che può essere erogato direttamente alla persona disabile, alla sua famiglia o ad altre persone che assistono il disabile. L’assegno di cura è alternativo all’inserimento in una struttura residenziale e permette alla persona disabile di rimanere nel proprio contesto sociale e affettivo , nonché di condurre una vita il più possibile indipendente . L’assegno di sostegno non è un contributo economico a domanda ma un’opportunità di intervento della rete dei servizi . come gli altri interventi assistenziali, può essere ottenuto rivolgendosi ai Servizi sociali del proprio Comune di residenza . La Regione ha indicato come prioritari gli interventi a favore di persone in età adulta (19 – 64 anni), con disabilità gravi o gravissime, per le quali i Servizi sociali del territorio non abbiano ancora predisposto alcun progetto di assistenza individualizzato, nonché i nuclei familiari in cui sono presenti più persone in situazione di handicap e le persone disabili che vivono sole.
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31. Centri diurni e strutture residenziali per disabili La Regione ha promosso la realizzazione sul territorio di una rete di strutture diurne e residenziali destinate alle persone con le disabilità più gravi. Si tratta di strutture di piccole dimensioni, di carattere comunitario, che rispettano i requisiti strutturali, organizzativi e tecnici previsti dalla normativa regionale e nazionale e che pertanto riescono a garantire una buona qualità della vita ai propri ospiti . In molti casi, le strutture residenziali sono gestite dalle stesse Associazioni di famigliari di persone disabili e sono state progettate per rispondere al problema del cosiddetto "Dopo di Noi", in quanto sono state realizzate per accogliere le persone disabili che perdono il sostegno dei famigliari. Le strutture disponibili Attualmente sono funzionanti su tutto il territorio regionale circa 300 strutture . ?
32. Centri socio-riabilitativi diurni strutture socio-sanitarie a carattere diurno destinate alle persone in età giovane o adulta con gravi disabilità che al termine dell’istruzione scolastica non possono essere inserite in situazioni di lavoro. Offrono un sostegno ed un aiuto al soggetto disabile e alla sua famiglia, supportandone il lavoro di assistenza, educazione e riabilitazione. Centri socio-riabilitativi residenziali strutture socio-sanitarie a carattere residenziale, destinate a persone con disabilità di età di norma superiore alla fascia dell´obbligo scolastico che necessitano di assistenza continua e risultano privi del necessario supporto familiare o per i quali la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente o definitivamente impossibile. Offrono un sostegno ed un aiuto al soggetto disabile e alla sua famiglia, fornendo ospitalità, assistenza, educazione e riabilitazione. Gruppi appartamento e Residenza Protetta Sono strutture socio-sanitarie a carattere residenziale, a minore intensità assistenziale rispetto ai centri socio-riabilitativi residenziali, destinate a persone con disabilità "medio – gravi" , che risultano prive del necessario supporto familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente o definitivamente impossibile.
33. Il Web Accessibile Che cos’è l’accessibilità al web L'Accessibilità del Web significa che le persone con disabilità possono usare il Web. Più precisamente, Accessibilità del Web significa che il Web è costruito in modo che le persone con disabilità possano percepire, capire, navigare ed interagire con esso in modo concreto, come pure creare e contribuire a realizzare contenuto per il Web . L'accessibilità del Web riguarda tutte le disabilità, incluse quelle visuali, uditive, fisiche, di parola, cognitive, e neurologiche. Perchè è importante l’accessibilità al web INDIETRO
34. Il Web gioca un ruolo sempre più importante nel settore dell'educazione, della professione, del commercio, politico e sociale. Un Web accessibile che permette alle persone con disabilità di partecipare attivamente nella vita sociale è essenziale per una uguaglianza di opportunità in molte aree . Il Web offre alle persone con disabilità un'opportunità senza precedenti di accedere ad informazioni e di interagire. Realizzare l’accessibilità del web L'accessibilità del Web dipende da varie componenti differenti dello sviluppo del Web e dalla loro interazione, inclusi i software Web (strumenti) e sviluppatori del Web (persone). La ragione principale per la quale molti siti non sono accessibili è che il software Web non supporta adeguatamente l'accessibilità e gli sviluppatori Web non sono a conoscenza o non capiscono le problematiche di base dell'accessibilità . INDIETRO
35. Nascita e sviluppo del Welfare State Da un lato il Welfare State nasce storicamente con l'emergere delle contraddizioni dell'economia capitalistica, dall’altro la distruzione della civiltà contadina e della solidarietà familiare, la nascita del proletariato, l'urbanizzazione, l'emigrazione, l'estensione del diritto di voto e l'avvento al potere dei partiti socialdemocratici. In Europa va ricordata la politica sociale inglese dopo il Rapporto Beveridge del 1942 , che diviene il manifesto teorico-programmatico del Welfare State. Nel secondo dopoguerra, grazie anche al dividendo fiscale generato dalla forte crescita economica, la maggior parte dei paesi capitalisti muove a passi veloci nell'edificazione del Welfare State, che raggiunge la sua massima estensione in Svezia e nei paesi nordici. Diverse sono le tappe che bisogna percorrere prima di poter parlare di Stato sociale. Non si ha una data precisa della sua nascita ma di certo si sa che si inizia a parlare di Stato a partire dalla fine del XIV° secolo quando crolla il regime feudale . Le diverse forme di stato che si sono generate dalla fine del XIV° secolo a oggi… In Italia, a partire dal primo governo di centro-sinistra (1962-1963) si assiste a una forte crescita di leggi, istituzioni e politiche che configurano un vero e proprio Stato sociale. Negli anni 1980 il Welfare State si consolida , ma i costi per sostenere il sistema non cessano di aumentare, anche a causa di una spirale perversa disavanzo-crescita del debito pubblico-maggiori interessi passivi-disavanzo, e così via. AVANTI
36. STATO DI POLIZIA : stato transitorio, di passaggio tra lo Stato assoluto e quello di diritto.Il pensiero dominante era l’ Illuminismo , che non ha caratterizzato solo la cultura, l’arte, ma anche la politica STATO ASSOLUTO: il periodo in cui si afferma è compreso fra il Rinascimento e la Rivoluzione Francese. E’ da considerarsi come la prima espressione dell’unità dell’organizzazione statale: in esso si afferma una concezione pubblicistica del potere. STATO LIBERALE : definito elitario perchè era costituito da un gruppo ristretto di persone che esercitavano il potere (determinato dal censo). E’ caratterizzato da un accentuato individualismo e quindi da un principio di libertà e indipendenza dell’individuo. Lo Stato in questo caso svolge il compito di guardiano, ovvero si limita ad osservare l’andamento delle attività senza intervenire a eliminare i problemi che si verificano. STATO DEMOCRATICO : lo scopo della democrazia è far si che tutti i cittadini siano messi nelle condizioni di concorrere in situazioni di parità,alla determinazione del bene comune: è al popolo che è riconosciuta la sovranità, cioè il potere di assumere a maggioranza le decisioni più importanti sia in modo diretto che in modo indiretto, attraverso i suoi rappresentanti
37. STATO TOTALITARIO : lo stato interviene sulla società tanto che tende a disciplinare ogni singolo aspetto della vita dell’individuo . STATO SOCIALISTA : si pone come obiettivo quello di eliminare la proprietà privata. Lo Stato quindi garantisce secondo lui, i diritti di proprietà privata dei capitalisti e reprime la libertà e i diritti dei lavoratori. STATO DI DIRITTO : fondato sulla legge, il cui potere non risponde nella volontà delle singole persone, ma nella norma giuridica generale e astratta . STATO SOCIALE- WELFARE STATE : articolazione dello stato democratico. Il suo obiettivo principale è quello di garantire a tutti i cittadini l’assistenza e la partecipazione alla vita politica e sociale della comunità. A differenza dello stato liberale, quello sociale interviene per eliminare le disuguaglianze. Infatti lo strumento fondamentale è la redistribuzione del reddito: prelevare attraverso le tasse denaro dal reddito dei ricchi per poi potere distribuire in maniera equa ai più poveri. INDIETRO
38. Insieme dei provvedimenti e delle istituzioni pubbliche che nel Novecento furono adottate in vari paesi per garantire ai cittadini il soddisfacimento di bisogni primari quali l'occupazione, l'assistenza sanitaria, la casa, l'istruzione di base, la previdenza, ritenuti tutti obiettivi primari dello stato . Il termine viene utilizzato a partire dalla seconda guerra mondiale per designare un sistema socio-politico-economico in cui la promozione della sicurezza e del benessere sociale ed economico dei cittadini è assunta dallo Stato, nelle sue articolazioni istituzionali e territoriali, come propria prerogativa e responsabilità. Il Welfare State, detto anche "Stato sociale" , si contraddistingue per una rilevante presenza pubblica in importanti settori quali la previdenza e l'assistenza sociale, l'assistenza sanitaria, l'istruzione e l'edilizia popolare; e tale presenza si accompagna generalmente a un atteggiamento interventistico e dirigistico nella vita economica, sia a livello legislativo, sia attraverso la pianificazione e la programmazione economica, sia attraverso imprese pubbliche . Definizione del termine
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41. La società feudale era caratterizzata da una struttura piramidale fondata sui rapporti di vassallaggio: al vertice si trovava l’imperatore che era legato da un rapporto di fedeltà con i propri vassalli, legati con lo stesso rapporto ai valvassori , che a loro volta erano legati ai valvassini . Vi erano poi gli uomini liberi (artigiani e piccoli proprietari) e i servi della gleba (i contadini). La base economica di questa società era costituita dall’agricoltura dominata dall’autoconsumo. Ogni feudo era autosufficiente dal punto di vista economico e questa caratteristica garantiva l’autonomia militare al feudo; il potere risultava frammentatato in tante unità quanti i feudi, nei quali ciascun feudatario comandava e puniva se era necessario. E’ a causa di ciò che in questo periodo non si può parlare di stato, perché quest’ultimo si caratterizza da una centralizzazione del potere in un unico ente . imperatore vassalli valvassori valvassini uomini liberi servi della gleba Rapporto di vassallaggio INDIETRO
43. LA STRUTTURA La struttura denominata “Casa XX settembre” ospita utenti di norma fuori dall’obbligo scolastico, sia in assistenza diurna sia residenziale. I disturbi dell’utenza risultano deficit: fisici, psichici e sensoriali di natura medio grave o grave e non sono gestibili nel contesto famigliare. Descrizione della struttura Finalità del servizio Il personale AVANTI
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47. Diario di bordo 8 febbraio 27 marzo 28 marzo 29 marzo 30 marzo 31 marzo INDIETRO
48. Per accordarci al meglio con la coordinatrice della struttura nella quale saremmo andati durante lo stage ,“Casa XX settembre”, abbiamo deciso di andarla a visitare circa un mese prima. L’incontro è stato molto positivo e la Sig.ra A. Guarnieri oltre a spiegarci e descrivere in maniera dettagliata la struttura, ci ha detto cosa avremmo dovuto fare , ma soprattutto affrontare a livello visivo una volta iniziato il tirocinio. Il primo incontro INDIETRO
49. Mattina tutti e tre Anna : ” Santo cielo! in realtà non me l’aspettavo così. Appena siamo arrivati nessuno sapeva del nostro periodo di tirocinio e Il coordinatore Nicola Rossi non trovava i documenti che accertavano il nostro stage. Sono rimasta un po’ delusa” Ilaria : ” Finalmente è arrivato il primo giorno di stage! Dal colloquio con il coordinatore sono rimasta un po’ delusa, ma tutto sommato è andata bene, anche perché ci hanno accolto con gentilezza e fin dall’inizio ho instaurato un buon rapporto con gli ospiti” Pietro :” Lo stage è cominciato. Non mi ero creato nessun tipo di aspettativa per evitare di rimanere eventualmente deluso. Oggi non c’è stato nulla di particolare. Ho cominciato solamente ad ambientarmi nella struttura e a conoscere i ragazzi. Vedremo da domani…” Appena arrivati abbiamo aspettato circa 10 min. prima di poter incontrare il nuovo coordinatore (Nicola Rossi) e dopo 1 ora di colloquio nel quale ci ha presentato il centro e il modo in cui ci saremmo dovuti comportare, abbiamo visitato per la prima volta la struttura; dopo di che ci ha presentato agli operatori in turno e ai pazienti. Abbiamo trascorso tutta la mattina con loro a parlare con chi era possibile e a giocare a carte. Siamo andati via alle 13.30 dopo che avevano mangiato. INDIETRO Primo giorno…
50. Mattina Ilaria : “Primo giorno di stage da sola. Fortuna o sfortuna??? Tutto sommato è andato bene. Appena arrivata ho avuto un incontro con una paziente che il giorno prima non c’era. Sono stata con loro tutto il giorno e l’ ho osservati durante le ore dei pasti (colazione e pranzo). Non è stata una giornata molto movimentata perché in struttura non c’erano tutti i pazienti visto che tre erano andati a teatro ma ho aiutato un’ operatrice a fare i lavoretti di Pasqua” Pomeriggio Pietro : ”Oggi la giornata è trascorsa in modo molto tranquillo. Siamo stati con gli operatori mentre i ragazzi erano a letto e,una volta alzatisi, siamo rimasti in loro compagnia a fare merenda,a guardare la tv e a giocare a carte… come in un normale pomeriggio tra amici…” Anna : “Il pomeriggio è stato più rilassante. Le prime due ore abbiamo parlato con gli operatori dell’impatto avuto, ma soprattutto ci hanno raccontato i problemi che a volte devono affrontare, spesso con l’aiuto dell’assistente sociale, come ad esempio il fatto che le famiglie tendono a trascurare l’abbigliamento del figlio. È stato durante la merenda che ho avuto un incontro particolare, se così si può definire con un ospite che nel chiedermi una cosa che io non capivo, agitandosi mi ha preso per la maglia e l’ha leggermente sporcato di yogurt.” INDIETRO
51. Mattina Pomeriggio Anna : ”Che giorno divertente! Abbiamo passato tutto il tempo con un operatore e un paziente a giocare a carte… Nicola Rossi non si vede da due giorni e anche i nostri fogli di presenza.” Pietro : ”Oggi mi sono proprio divertito….la mattinata è trascorsa tra barzellette, racconti di aneddoti d’infanzia dei ragazzi e qualche partitina a carte…. sembra di stare con degli amici….” Ilaria : “ E’ il mio primo pomeriggio e anche oggi sono stata da sola. Non è stato molto movimentato perché fino alle 16.15 i ragazzi hanno dormito e io sono stata in guardiola con gli operatori, i quali mi hanno chiesto le mie impressioni e pensieri sia su questo tipo di lavoro, sia sul mio primo impatto. Poi la situazione è degenerata su discorsi di cui preferisco non parlare.” INDIETRO
52. Mattina Ilaria : ”Che bello! oggi siamo andati a teatro a vedere lo spettacolo dei tre ragazzi che seguivano questo progetto. Lo spettacolo è stato svolto non solo dai ragazzi di “Casa XX settembre” ma anche da ragazzi di altri centri, i quali hanno messo in scena alcune parti de “Le città invisibili” di Italo Calvino. E’ stato molto emozionante” Anna : ”Anche se in realtà non ho percepito molto bene il significato di alcune scene, ho visto i “nostri ragazzi” carichi di allegria e felici di essersi sentiti per un giorno attori” Pietro : ”Bellissimo lo spettacolo! Breve ma intenso e carico di significato! I ragazzi erano contentissimi… e io anche” Tutti e tre a teatro… INDIETRO
53. Anna : “Sono arrivata alle 8.30. Puntualissima!!!. Sono stata tutto il giorno insieme ai ragazzi (oggi c’erano tutti visto che il progetto del teatro è terminato) e agli operatori. Abbiamo giocato, disegnato e parlato. Mi dispiace tantissimo che sia l’ultimo giorno. Ho capito più o meno la realtà di questa struttura ma quello che ho osservato non è sufficiente per poter avere un’idea obiettiva e chiara di ciò che avviene all’interno dell’edificio e del ruolo che ha il servizio.” Mattina Ultimo giorno… Pomeriggio Pietro :”Oggi purtroppo è l’ultimo giorno….Sarei rimasto ancora qui con i ragazzi per passare delle altre giornate come quelle passate…. Penso proprio che mi mancheranno e che, se riuscirò, tornerò a trovarli.” Ilaria : ” E’ l’ultimo giorno e ad essere sincera mi dispiace tanto. Anche oggi abbiamo trascorso la maggior parte del tempo nella saletta degli operatori e poi verso le 16.30 siamo scesi e andati con loro nella sala da pranzo aspettando la merenda. Rispetto agli altri giorni, questo, è stato abbastanza movimentato, non tanto per le attività ma per l’arrivo e l’uscita dei degenti e per alcune scenate di “capricci” sempre da parte di alcuni dei ragazzi.” INDIETRO
54. LA STRUTTURA Il Dipartimento di Medicina Riabilitativa dell’Azienda Ospedaliero-Univesitaria “S.Anna” di Ferrara assiste e cura, senza distinzione di età e patologie, le persone che per effetto di menomazioni fisiche e cognitive presentano disabilità, e le aiuta a conquistare il massimo livello di indipendenza sul piano fisico, psicologico e sociale concesso dalla malattia e dalle risorse disponibili. Tutte le strutture operative si trovano in via della fiera a Ferrara, ad eccezione dell’Unità Operativa Riabilitazione Cardiologica che si trova in via Gramicia n° 35 a Ferrara. Il Dipartimento è costituito da tre Unità Operative
58. Prima giornata Siamo arrivate alle 8.30 e siamo state accolte nella hall dell’ospedale. Ci è stata presentata la suddivisione degli ambienti, delle iniziative e della settimana. Individualmente abbiamo assistito alle diverse terapie riabilitative nelle varie palestre. Poi….
59. Seconda giornata Biblioteca Abbiamo assistito al “Progetto salvati la vita”, un’attività di prevenzione tenuta settimanalmente nella biblioteca dell’ospedale e diretto alle scuole medie e superiori al fine di prevenire i giovani da eventuali pericoli esterni e dal pregiudizio nei confronti della disabilità. “ Tutti noi dovremmo fare un esame di coscienza per accorgerci di quanto ci lamentiamo delle nostre sfortune. A volte ci lamentiamo anche ingiustificatamente, in fondo ciò che ci accade di non progettato non possiamo vederlo solo negativamente, ogni tanto può bastare uno sguardo diverso.” Francesca A fine incontro, un ragazzo vittima di un incidente ci ha raccontato la sua storia…
60. Daniele, ragazzo venticinquenne, nel settembre 2002, uscito dal lavoro, è rimasto vittima di un incidente stradale. La sua auto finì fuori strada e dopo diversi interventi, terapie riabilitative, la sua situazione è migliorata. Ora Daniele, nonostante si trovi su una carrozzina data l’impossibilità di muovere una gamba, riesce ad affermare che…. “… non mi sento né in debito né in credito con la vita, semplicemente ho imparato ad affrontare le situazioni, ed ora accetto qualsiasi cosa, bella o brutta che sia…” Daniele ci ha lasciato molto, banale dire che non abbiamo apprezzato così tanto la vita come quella mattina passata con lui, ma pensiamo non ci siano altri modi per esprimere il nostro pensiero. Saper affrontare i problemi che la vita ci offre e ci impone e continuare ad apprezzarla nonostante dispiaceri e dolori è la forza che Daniele è riuscito a trasmetterci.
61. Terza giornata Nel pomeriggio... Una volta disposte nelle varie palestre abbiamo nuovamente osservato il lavoro del personale. Un vero lavoro in team! E’ stata proprio una giornata stancante ma allo stesso tempo anche molto interessante! Quello che ci ha sorpreso di più è stata proprio la ottima collaborazione tra l’equipe e questo si è maggiormente notato nel pomeriggio!
62. Primo incontro L’EQUIPE Abbiamo assistito ad un incontro con l’equipe medica (medico, psicologo, fisioterapista, infermiera) e la famiglia di un paziente ricoverato. Inizialmente sono stati illustrati e resi noti alla famiglia i progressi del famigliare, successivamente si sono discusse le possibili soluzioni (cure, terapie…) per il futuro tenendo conto anche del parere del diretto interessato. Secondo incontro LE FAMIGLIE Abbiamo partecipato ad un incontro in cui erano presenti diversi famigliari di pazienti ricoverati, guidati dai due psicologi dell’ospedale. L’incontro previsto ogni mercoledì, ha lo scopo di aiutare le famiglie offrendo loro la possibilità di confrontarsi e raccontare le proprie storie. Questa riunione viene vissuta come momento di sfogo, in cui si crea solidarietà tra i vari soggetti coinvolti.
63. Quarta giornata Oggi abbiamo riservato un momento alla visita delle stanze dei pazienti. A questi ultimi viene concessa la possibilità di personalizzare la propria camera con oggetti, foto, pupazzi, che rendono l’ambiente famigliare. Abbiamo notato una diversificazione delle stanze a seconda dell’età del paziente, la si può vedere nelle foto presenti in questa diapositiva
64. Quinta giornata “ Ultimo giorno, è la giornata più dura sia perché sta finendo tutto sia perché mi trovo davanti ad una realtà molto pesante: persone con la canula. Quello che mi sta facendo bene e male allo stesso tempo, è che mentre sto scrivendo, io e il ragazzo P. ci stiamo guardando negli occhi… Non riesco a sostenere lo sguardo con un ragazzo completamente intubato e mi sento egoista per questo” Valentina “ Oggi è l’ultimo giorno e ci dispiace a tutte e tre! Appena arrivate come tutti gli altri giorni, ci hanno subito diviso nei vari reparti per seguire le attività del giorno…” Francesca “ Mi dispiace tantissimo lasciare questa struttura; questa esperienza sta scavando dentro di me. Spesso davanti a queste realtà chiudevo gli occhi, un po’ per egoismo, un po’ per paura.” Veronica
65. Alla Dott. ssa Maria Rita Magnarella e al Dott. Andrea Bontempi INDIETRO