CHE FINE FARANNO I NUOVI PRESIDI DI ASSISTENZA TERRITORIALE CON LA MODIFICA ...
Gli standard di personale nei presidi di riabilitazione e nelle RSA
1. .
GLI STANDARD DI
PERSONALE NEI
PRESIDI DI
RIABILITAZIONE E
NELLE RSA
.
FRANCO PESARESI & MARINA SIMONCELLI
1999
.
2. GLI STANDARD DI PERSONALE NEI PRESIDI DI
RIABILITAZIONE E NELLE RSA
Franco Pesaresi responsabile dello staff Assessore sanità delle Marche
Marina Simoncelli medico specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione -ASL Fano
1. LE RESIDENZE EXTRAOSPEDALIERE
L’assistenza residenziale extraospedaliera, chiamata a rispondere alle esigenze di una tipologia
estremamente varia di ospiti per grado di dipendenza e potenzialità di recupero, si concretizza in
una vasta gamma di residenze, alcune delle quali di tipo prevalentemente sanitario ed altre a
carattere socio-assistenziale. Queste ultime, rappresentate dalle "Residenze Assistenziali" (case di
riposo, case albergo, comunità alloggio ecc.), offrono a persone prevalentemente autosufficienti o
parzialmente non autosufficienti una gamma completa di servizi di tipo comunitario di competenza
prevalentemente non sanitaria e pertanto si pongono al di fuori del Servizio Sanitari Nazionale.
Tra le strutture a carattere sanitario ricordiamo invece i Presidi residenziali di riabilitazione, le
Residenze Sanitarie Assistenziali (le cui finalità e tipologie di utenti sono sinteticamente indicate
nella Tab.1.) nonché le Strutture residenziali psichiatriche e le Strutture di riabilitazione ed
educativo assistenziali per i tossicodipendenti (che qui non tratteremo). Obiettivo del presente
lavoro è quello di valutare l’attività riabilitativa rivolta ai soggetti disabili erogata nei Presidi di
riabilitazione e nelle R.S.A..
Tab. 1 - PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI PRESIDI E DELLE RSA
TIPOLOGIA DEFINIZIONE FINALITA’ UTENTI
Presidi di riabilitazione Strutture deputate a Recupero degli esiti Soggetti portatori di
garantire un alto livello derivanti da episodi acuti disabilità fisiche,
di tutela sanitaria o di funzioni lese o psichiche e sensoriali o
attraverso prestazioni menomate miste
diagnostiche e
terapeutico-riabilitative
Residenze Sanitarie Strutture chiamate a Assistenza sanitaria e Soggetti non
assistenziali realizzare un livello riabilitazione di autosufficienti, anziani e
medio di assistenza mantenimento non, con esiti stabilizzati
sanitaria (medica, di patologie, fisiche,
infermieristica e psichiche, sensoriali o
riabilitativa) integrato da miste
un alto livello di
assistenza tutelare ed
alberghiera
Fonte : D.P.R. 14.1.1997.
2
3. 2. I PRESIDI RESIDENZIALI DI RIABILITAZIONE
2.1. Definizione, utenza e finalità
Una volta si chiamavano “Centri riabilitativi ex art. 26”, terminologia ormai obsoleta e da
accantonare; oggi si chiamano (secondo il DPR 14/1/1997) Presidi di riabilitazione extraospedaliera
e sono "strutture sanitarie residenziali che erogano prestazioni a ciclo diurno o continuativo
provvedendo al recupero funzionale e sociale di soggetti portatori di disabilità fisiche, psichiche,
sensoriali o miste dipendenti da qualunque causa".
Le linee guida nazionali per le attività di riabilitazione (7 Maggio 1998) nel prevedere tre livelli
organizzativi (1) ricovero ospedaliero; 2) residenziale; 3) ambulatoriale, extramurale e domiciliare)
identificano all’interno del regime residenziale, accanto alle R.S.A Disabili, due tipologie di
Presidi: intensivi ed estensivi. I presidi di riabilitazione extraospedaliera intensivi sono destinati
alla presa in carico multicomprensiva di individui di tutte le età per il recupero funzionale di
menomazioni e disabilità che richiedono interventi riabilitativi indifferibili, di tipo valutativo e
terapeutico intensivo (almeno tre ore di trattamento riabilitativo specifico giornaliero), di tutela
medica e di nursing dedicato. L’attività riabilitativa intensiva è diretta al recupero di disabilità
importanti, modificabili e che richiedono un elevato impegno riabilitativo, di norma, contenuto
entro 120 giorni di durata. Invece, i presidi di riabilitazione extraospedaliera estensiva sono
caratterizzati da un moderato impegno terapeutico (da una a tre ore di trattamento riabilitativo
giornaliero) a fronte di un forte intervento di supporto assistenziale verso i soggetti in trattamento.
Gli interventi di riabilitazione estensiva sono rivolti al trattamento di disabilità importanti con
possibili esiti permanenti, spesso multiple, che richiedono una presa in carico per un più lungo
periodo di tempo, di norma contenuta entro 240 giorni (fatte salve alcune eccezioni).
2.2. Durata della degenza
Le indicazioni delle linee guida sulla durata della degenza presso le strutture residenziali di
riabilitazione sono state recepite formalmente solo dalle Marche. Poche regioni si sono peraltro
espresse su questo aspetto : la Toscana ha stabilito che gli interventi riabilitativi a carattere
“intensivo” devono avere una durata massima di 120 giorni (sebbene con talune eccezioni); il
Molise ha indicato una degenza media di 75 giorni; infine la Lombardia ha preso come parametro
di riferimento una degenza massima di 300 giorni.
Prendendo come punto di riferimento la durata della degenza media nel 1995 è possibile
classificare i presidi residenziali di riabilitazione in tre diversi gruppi : 1) Presidi con degenza
media inferiore a 121 giorni ; 2) Presidi con degenza media compresa fra 121 e 300 giorni ; 3)
Presidi con degenza media superiore a 300 giorni (Cfr. Tab. 2).
Tab. 2 - CLASSIFICAZIONE DEI PRESIDI DI RIABILITAZIONE IN BASE ALLA DEGENZA
MEDIA - ANNO 1995. (esclusa degenza diurna)
Strutture con degenza % strutture % p. % ricoveri % gg. dd. Tasso % Degenza
media l. utilizzo Media g.
Inferiore a 121 giornate 41,7 38,3 74,4 32,9 85 54
Fra 121 e 300 giornate 27,5 29,0 14,9 30,5 84 203
Superiore a 300 giornate 30,8 32,7 10,7 36,6 90 338
TOTALE 100 100 100 100 86 107
Fonte: nostra elaborazione su dati del ministero della Sanità, SISTAN, USL, 1997.
Il primo gruppo di presidi (DM<120gg.), il principale per dimensioni, è costituito dal 41,7% delle
strutture che hanno gestito il 38,3% dei posti letto e, soprattutto, il 74,4% dei ricoveri. In questi
centri la degenza media risulta di 54 giorni (concentrandosi soprattutto fra 1 e 3 mesi).
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4. Invece, il secondo gruppo (DM 121-300gg) ha gestito il 29% dei posti letto a degenza continua ed il
14,9% dei ricoveri, con una degenza media di 203 giorni.
Infine, il terzo gruppo (DM>300gg.) ha gestito il 32% dei posti letto (distribuiti nel 30,8% delle
strutture) ed il 10,7% dei ricoveri, con una degenza media di 338 giorni.
Per quel che riguarda invece il numero delle giornate di degenza i tre gruppi hanno sostanzialmente
gestito (con poche differenze) la stessa quota di giornate.
2.3. Il personale
Per garantire la qualità dell’assistenza erogata molte Regioni hanno determinato gli standard di
personale dei presidi di riabilitazione. In tale ambito, si rilevano delle differenze consistenti fra una
regione e l’altra, verosimilmente riconducibili alla diversa tipologia delle strutture chiamate ad
assistere pazienti con caratteristiche ed esigenze spesso assai diversificate.
Quanto affermato risulta particolarmente evidente nella successiva Tab. 3 riferita agli standard di
personale (rapporto personale-utenti), da cui emerge che: 1) gli standard di personale vengono
differenziati, dalle singole regioni, in svariati modelli in relazione alla tipologia assistenziale o alle
caratteristiche del paziente; 2) gli standard di personale dei Presidi di riabilitazione residenziali
tendenzialmente possono afferire a due gruppi principali. Il primo gruppo per l’attività riabilitativa
di tipo intensivo o dedicata a soggetti che richiedono un elevato assorbimento di risorse in cui viene
previsto un rapporto personale/utenti che va dallo 0,72 (Lombardia) all’ 1,5 (Abruzzo). Il secondo
gruppo per l’attività di tipo estensivo prevede l’impiego di 0,51 unità di personale per assistito nel
caso della Toscana e fino a 0,98 in Piemonte.
Tab. 3 - STANDARD DI PERSONALE NEI PRESIDI DI RIABILITAZIONE : RAPPORTO
PERSONALE/UTENTI. ANNI 1996-97.
REGIONE TIPOLOGIA DI RAPPORTO PERSONALE
STRUTTURA PERSONALE / UTENTI ASSISTENZIALE
ABRUZZO Alta intens. assist. 1,5 / 1
MARCHE * Comi prolungati 1,5 / 1 0,6/1
MARCHE * Sordociechi e plur. 1,4 / 1 0,5/1
PIEMONTE Degenza ordinaria 1,2 / 1
MARCHE * Degenza intensiva 1/1 0,3 (solo person. riabil.)
PIEMONTE RAF tipo A 0,98/1 0,71
MOLISE Degenza ordinaria 0,87 / 1
MARCHE * Degenza estensiva 0,8 / 1
LOMBARDIA Degenza post-acuta 0,8 / 1 0,6
LOMBARDIA Degenza liv. differ. 0,72 / 1 0,52
LOMBARDIA Degenza ordinaria 0,56 / 1 0,4
TOSCANA (p.a.) Degenza ordinaria 0,51 / 1
Fonte : F. Pesaresi; M. Simoncelli (5). Note: *: anno 1999 (8)
Anche dal punto di vista della dotazione qualitativa del personale le differenze fra le varie regioni
sono evidenti come mostra la successiva Tab. 4, riferita ad una struttura a degenza continua di 60
posti letto.
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5. Tab. 4 - STANDARD DI PERSONALE IN PRESIDI DI RIABILITAZIONE DI 60 POSTI LETTO .
QUALIFICA TOSC. LOMB. LOMB. LOMB. MOLISE PIEM. PIEM.
(Progetto Degenza Degenza Degenza Art. 26 RAF A
accredit.) ordinaria differenz. postacuzie
Direttore sanitario 1 0,4
Personale medico 0,31 0,63 0,82 3 1 2,63 1
Psicologi 0,3
Ter. riab. coordin. 1 1
Personale di riabilitaz. 9 7,8 10,2 12,6 15 16 2
Caposala 2
Inferm. profess. 6 16 2
Pers. ass. (ed., a.soc.) 7
Educatori 16
Assistenti sociali 0,24
Cons. x anim. e recup. 7,5
Pers. ausil. (ota, ecc.) 15 15,6 20,4 20,7 27 16 14
Pers. amm. e tecnico 9,3 12,3 12,3 16 11,5
TOTALE 30,3 33,3 43,7 48,6 52,0 70,6 54,0
Fonte : F. Pesaresi, M. Simoncelli (5).
Le differenze maggiori le troviamo nella presenza medica; infatti, nel progetto accreditamento della
Toscana, bastano 12 ore settimanali di un medico specialista, mentre nei presidi di riabilitazione ex
art. 26 del Piemonte e nelle degenze post-acute (riabilitazione geriatrica) della Lombardia di medici
ne servono 3. Il rapporto è addirittura di 1 a 10. L’unico elemento accomunante le diverse strutture
sotto questo profilo è costituito dalla presenza della figura di un medico spesso definito dirigente
medico o direttore medico, anche se non sempre viene richiesto al medesimo un rapporto di
dipendenza né la sua presenza continua.
Una maggiore omogeneità la ritroviamo nelle previsioni riguardanti i terapisti della riabilitazione
ed il personale ausiliario (compresi gli OTA). Per i primi si riscontra una presenza che oscilla tra 8
e 16 unità; mentre per il personale ausiliario vengono indicati, a parte un caso, fra i 15 e 20
operatori. Inoltre, rispetto alla normativa nazionale si segnala la mancata identificazione, con
l’eccezione di due regioni (Molise e Piemonte), dell’operatore professionale dirigente di area
riabilitativa con compiti di coordinamento funzionale del servizio riabilitativo.
A questo punto se mettiamo a confronto i dati relativi alla durata della degenza media con quelli
riguardanti le dotazioni di personale si evidenziano, abbastanza nettamente, tre tipologie di strutture
residenziali. La Tab. 5 relativa al rapporto dipendenti / p.l. dei presidi residenziali di riabilitazione
rende evidente il fatto che al crescere della durata della degenza media decresce l'utilizzo del
personale e quindi, presumibilmente, l'intensità delle cure sanitarie. Registriamo infatti che nelle
strutture con una degenza media inferiore ai 120 giorni sono impiegati 1,640 dipendenti per ogni
posto letto, di cui 0,113 medici e 0,348 infermieri. (Gli unici dati disponibili si riferiscono della
presenza infermieristica e non ai tecnici della riabilitazione che in questo caso sarebbe assai più
significativa). Un dato apparentemente contraddittorio è quello relativo al secondo gruppo di
strutture (DM 121-300gg.) che registra il rapporto dipendenti/p.l. più basso (1,037), ma analizzando
i dati sul personale dedicato all'assistenza sanitaria per ogni posto letto tali strutture finiscono con il
collocarsi in una posizione intermedia con una quantità di personale medico pari a 0,041 e
infermieristico pari a 0,314. Il terzo gruppo di strutture (DM >300gg.) ha il rapporto dipendenti/p.l.
5
6. pari a 1,143, fra questi gli operatori esplicitamente dedicati alle cure sanitarie registrano una
presenza minore rispetto alle altre strutture (0,030 medici/p.l. e 0,253 infermieri / p.l.).
In sostanza possiamo dunque riconoscere tre tipologie di strutture residenziali, tenendo conto della
durata della degenza media e dalla intensità assistenziale desumibile dalle caratteristiche quali-
quantitative del personale impiegato, assimilabili a quelle identificate nelle Linee Guida per le
attività di riabilitazione del 7 Maggio 1998. Infatti nel primo gruppo di presidi, dove la durata media
della degenza oscilla fra uno e tre mesi e si riscontra un maggior utilizzo di personale, viene
erogato un intervento assistenziale che possiamo definire “intensivo”. Nel secondo gruppo in cui
abbiamo una degenza media compresa fra i 5 e i 9 mesi ci troviamo di fronte ad una attività
riabilitativa “estensiva”, mentre il terzo gruppo di strutture dove i ricoveri sono tendenzialmente
permanenti e gli standard assistenziali corrispondentemente più bassi (al crescere della degenza
media si riduce la quantità di personale assistenziale impiegato)risultano assimilabili alle Residenze
Sanitarie Assistenziali.
Tab. 5 - RAPPORTO DIPENDENTI/POSTI LETTO NEI PRESIDI RESIDENZIALI DI
RIABILITAZIONE - ANNO 1995.
Strutture con degenza media Dipendenti / p.l. Di cui medici Di cui infermieri
Inferiore a 121 giornate 1,640 0,113 0,348
Fra 121 e 300 giornate 1,037 0,041 0,314
Superiore a 300 giornate 1,143 0,030 0,253
TOTALE 1,301 0,065 0,307
Fonte: nostra elaborazione su dati del ministero della Sanità, SISTAN, USL, 1997.
3. LE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI (CASE PROTETTE, RSA ANZIANI,
ALZHEIMER, RSA DISABILI).
3.1. Definizione, utenza e finalità delle RSA
Le RSA sono strutture residenziali extraospedaliere caratterizzate dalla integrazione funzionale ed
organica dei servizi sanitari e di quelli socio-sanitari che offrono a soggetti non autosufficienti,
anziani e non, con esiti stabilizzati di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste, non curabili a
domicilio, un livello medio di assistenza medica, infermieristica e riabilitativa, accompagnata da un
livello “alto” di assistenza tutelare e alberghiera (D.P.R. 14.1.1997).
Per esigenze di sintesi e di semplicità espositiva possiamo dividere le varie tipologie strutturali in 4
gruppi (che nelle realtà regionali assumono spesso terminologie diverse):
1) le RSA per anziani;
2) le RSA per demenze senili;
3) le RSA disabili;
4) le case protette.
Il gruppo di strutture maggiormente rappresentato è quello delle RSA per anziani.
3.2. Il Personale delle Residenze Sanitarie Assistenziali
La responsabilità dell'assistenza sanitaria degli ospiti è affidata in tutte le regioni al personale
medico dipendente ed in convenzione. Inoltre numerose regioni prevedono esplicitamente la
disponibilità di altre figure mediche e non mediche per consulenze e prestazioni episodiche (o più
raramente programmate) in relazione alle necessità degli ospiti delle RSA e delle case protette. Ad
esempio lo specialista fisiatria viene richiesta nelle R.S.A. dell’E. Romagna, Friuli V.G., Liguria,
Piemonte, Sardegna; inoltre la regione Umbria ha quantificato con precisione in 6 ore settimanali
ogni 40 ospiti l’impegno di tale figura professionale.
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7. Le principali figure assistenziali utilizzate nelle varie tipologie di RSA sono quelle dell'infermiere
professionale, del terapista della riabilitazione, degli OTA e addetti all'assistenza e del terapista
occupazionale/educatore. Le regioni italiane hanno scelto, anche in questo caso standard di
personale assistenziale molto diversificati (Cfr. Tab. 6).
Gli infermieri professionali sono presenti soprattutto nelle RSA per anziani in un rapporto
operatore/ospiti che compreso tra 1/6 e 1/10 ma con una forte tendenza verso questo ultimo
rapporto tanto che la media è di 1/9. Tale media è leggermente più bassa nelle residenze protette
(1/11) mentre colpisce la grande differenza nel rapporto infermieri/ospiti nelle strutture per dementi
della Lombardia (1/7 comprensivo anche del terapista della riabilitazione) e dell'Umbria (1/15).
Occorre rilevare che il 77% delle regioni (Abruzzo, E. Romagna, Friuli V.G., Lazio, Liguria,
Marche, Sardegna, Umbria, Veneto e Bolzano) ha esplicitamente previsto la presenza continuativa
degli infermieri nelle 24 ore per garantire la qualità dell'assistenza erogata nella struttura; con gli
standard indicati questo è possibile in strutture con almeno 60 posti letto.
Il terapista della riabilitazione viene previsto in tutte le strutture sebbene con differenze
significative fra le varie regioni (da 5 a 70 ospiti per terapista). In strutture da 60 posti letto quasi
tutte le regioni hanno previsto da 1 a 3 terapisti, con una media di 1 terapista ogni 30 posti letto,
senza particolari differenze fra RSA e residenze protette.
Ancora più rilevanti appaiono le differenze di standard per i terapisti occupazionali/educatori (da 8
a 100 ospiti per ogni operatore)anche in questo caso senza rilevanti differenze fra Rsa e residenze
protette, che registrano ambedue una presenza media di un operatore ogni 30/40 ospiti. Modelli
assistenziali diversi si riscontrano nelle RSA Alzheimer della Lombardia e dell'Umbria che vedono
rispettivamente 1 terapista occupazionale/educatore ogni 21 ospiti e ogni 180 ospiti.
Infine differenze davvero clamorose fra Rsa e residenze protette si registrano nella dotazione di
OTA/addetti all'assistenza rilevabile dalle medie del rapporto operatore/ospiti 1/2 nelle strutture per
Alzheimer e per disabili, 1/2,8 nelle RSA per anziani e 1/7,4 nelle residenze protette.
Per quanto concerne le “altre figure professionali” (Cfr. Tab. 6) da segnalare che la Provincia
autonoma di Bolzano ha indicato 1 logopedista ogni 120 ospiti mentre il Veneto ha previsto 1
logopedista ogni 90 ospiti (RSA di cura e recupero) ed ogni 150 (RSA di base).
Dunque le regioni italiane hanno scelto standard di personale assistenziale molto diversificati per le
proprie strutture sanitarie residenziali, parzialmente giustificate dall'esistenza di diverse tipologie
strutturali. Nelle RSA anziani lo standard assistenziale (esclusi i medici) oscilla per ogni ospite da
un minimo di 0,30 operatori (Lazio) ad un massimo di 0,83 operatori (Marche), con un valore
medio di 0,56. Le differenze sono notevoli: in una struttura di 60 posti letto significherebbe avere
impegnati da 18 a 50 operatori.
Solo la Lombardia (0,61 operatori per ospite) e l’Umbria (0,77 operatori per ospite) prevedono dei
moduli riservati ai malati di Alzheimer con standard di personale abbastanza omogenei sotto il
profilo quantitativo ma qualitativamente difformi. Due sole strutture, le RAF di tipo B del Piemonte
e le RSA Disabili delle Marche, sono riconducibile alla RSA disabili che prevedono
rispettivamente 0,82 e 0,60 opertori per ospiti. Occorre ricordare che la RAF tipo B è destinata a
soggetti disabili adulti gravi con plurimi deficit psico-fisici necessitanti di un elevato grado di
assistenza alla persona per mantenere le abilità residue.
Un quarto gruppo di regioni ha inoltre previsto la dotazione di personale per le case o residenze
protette (Emilia Romagna, Liguria ed Umbria) con standard che oscillano tra 0,33 e 0,44 operatori
per ospite.
Al personale assistenziale di cui alla tab. 6 va poi aggiunto il personale tecnico ed amministrativo
che mediamente è pari a 0,25 operatori per ospite (range 0,15/1 - 0,35/1). In conclusioni
l’orientamento delle regioni vede una intensità assistenziale crescente man mano che si passa dalle
residenze protette, alle RSA per anziani, alle RSA per Alzheimer ed alle RSA Disabili. Colpisce
comunque la grande varietà di standard quantitativi fra strutture tipologiche appartenenti alla stessa
area.
7
8. TAB. 6 – RSA: STANDARD DI PERSONALE ASSISTENZIALE. RAPPORTO
OPERATORI/OSPITI (60 P.L.)
REGIONE tipologia Inferm Terap. OTA/add. Terap. Occup Altre figure TOTALE
profess. Riab. Assisten. /Educatore assistenziali
Abruzzo RSA 1/7 1/20 1/3 1/10 0,64/1
Bolzano C. degenza 1/10 1/25 1/ 2,5 1/30 1/120 0,58/1
Emilia RSA 1/6 1/40 1/ 2,2 0,71/1
Romagna
Casa protetta 1/14 1/60 1/4 0,40/1
Friuli VG RSA p.c. 1/30 1/ 2,5 1/60 0,55/1
Lazio Basso livello 1/10 1/20 1/15 1/15 0,30/1
Medio livello 1/ 7,5 1/15 1/10 1/15 0,38/1
Alto livello 1/5 1/15 1/ 6,7 1/20 1 0,5/1
Liguria RSA intens. 1/7 1/20 1/ 4 0,46/1
RSA manten. 1/10 1/20 1/6 0,33/1
Res. Protetta 1/10 1/35 1/6 1/60 0,33/1
Lombardia RSA nat** 1/18 1/70 1/3 1/100 0,57/1
Alzheimer 1/7 1/ 2,5 1/21 0,61/1
Marche RSA 1/7 1/5 1/3 1/15 1/15 0,83/1
RSA Disabili 0,60/1
Piemonte RSA 1/10 1/40 1/ 2,5 0,53/1
RAF B 1/10 1/20 1/ 2 1/ 6,6 0,82/1
Sardegna RSA 1/6 1/40 1/1,8-2,2 1/40 0,73/1
Toscana RSA 1/10 1/40 1/ 2 1/40 0,65/1
Umbria RSA cronico 1/ 6,7 1/20 1/ 2,5 1/40 1/120 0,64/1
Rsa demenze 1/15 1/60 1/1,5 1/180 1/120 0,77/1
Res. protetta 1/15 1/30 1/3,3 1/40 1/180 0,44/1
Veneto Rsa riab.Funz. 1/10 1/30 1/ 2,2 1/30 1/126 0,64/1
Rsa di base 1/12 1/60 1/ 2,4 1/60 1/146 0,55/1
Note: *= In Lombardia per le RSA nat esiste anche uno standard superiore detto “programmatorio” che prevede inf.
1/15, terapisti 1/60, addetti ass. 1/ 2,5 totale 1/ 2,1. Fonte: Pesaresi (3)
9. CONCLUSIONI
Presidi residenziali di riabilitazione ed RSA si caratterizzano per le diverse funzioni che sono
chiamati a svolgere: recupero funzionale e sociale di soggetti portatori di disabilità, da attuarsi entro
un preciso limite temporale, i primi; assistenza di pazienti stabilizzati o con malattie cronico
degenerative, le seconde. Di conseguenza anche gli standard di personale presentano nelle
previsioni delle regioni significative differenze. I presidi di riabilitazione intensiva hanno una
dotazione di personale complessiva che mediamente raggiunge il rapporto di un operatore per
ospite, risultando pertanto più impegnativa rispetto alle RSA. Solo le Rsa Alzheimer e le Rsa
Disabili si avvicinano molto a questi standard. Mentre le strutture riabilitative "estensive" hanno
una dotazione complessiva di personale assimilabile alle RSA per anziani, anche se
tendenzialmente inferiore. Differenze significative si registrano invece nella tipologia del
personale. In particolare per quanto concerne gli operatori della riabilitazione nei Presidi di
riabilitazione viene prevista la direzione di un medico specialista in medicina Fisica e 8
9. Riabilitazione mentre tale figura è eventualmente prevista come consulente nelle Rsa di alcune
regioni. Inoltre nelle Rsa viene mediamente previsto un terapista della riabilitazione ogni 30
ospiti; mentre nei Presidi tali figure non sono mai inferiori ad un terapista ogni 7 ospiti (per
giungere ad un rapporto massimo di 1/4). Pertanto, pur con una certa eterogeneità regionale, si
vanno definendo i requisiti assistenziali di queste due tipologie strutturali, sebbene il processo di
riorganizzazione di tale rete sia da considerare ancora in atto.
Bibliografia.
1. Pesaresi F., Le RSA, il quadro normativo nazionale, ASI, n.22: 15-22, 1997.
2. Pesaresi F., Simoncelli M., Le RSA nelle regioni italiane: tipologia e dimensioni, ASI, n.1/2:
14-36, 1999.
3. Pesaresi F., Le RSA nelle regioni italiane: organizzazione e costi, ASI, n.35/36: 18-30, n.37: 8-
23, 1999.
4. Pesaresi F. Simoncelli M., I presidi di riabilitazione extraospedaliera: il quadro normativo
nazionale, ASI, n.36: 40-50, 1997.
5. Pesaresi F., Simoncelli M., Accreditamento ed organizzazione dei presidi residenziali di
riabilitazione, ASI, n.33/34: 7-20, 1998.
6. Ministero della Sanità. Linee guida n.1/1994 del 30/3/1994 concernenti “Indirizzi sugli aspetti
organizzativi e gestionali delle residenze sanitarie assistenziali”:
7. Ministero della Sanità. Linee guida 7/5/1998 concernenti “Linee guida per le attività di
riabilitazione”.
8. Regione Marche, D.G.R. n.1437 del 15/6/1999 concernente “L.R.34/1998. Ratifica dell’intesa
sottoscritta tra l’assessore alla Sanità ed i rappresentanti dei Presidi di Riabilitazione per la
definizione degli accordi per l’erogazione delle prestazioni a carico del SSN nell’anno 1999”.
9. Decreto Presidente della Repubblica, 14 Gennaio 1997 “Approvazione dell’atto di indirizzo e
coordinamento alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano, in materia di
requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l’esercizio delle attività sanitarie
da parte delle strutture pubbliche e private”.
9