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LA SUDDIVISIONE DELLA
 SPESA TRA SERVIZI ED
        UTENTI


        di Franco Pesaresi
   Comune di Ancona – presidente Anoss

      Firenze 22-23 novembre 2007
                                         1
Chi paga per gli anziani non
 autosufficienti? 2003 Italia
 Spesa complessiva stimata in 15.824 milioni
   di euro (indennità di accompagnamento, badanti, ADI, SAD, altri servizi
      domiciliari, contributi economici per assistenza sanitaria, assegni di cura e voucher,
      assistenza semiresidenziale, assistenza residenziale)



Famiglie       Stato            ASL           Comune              Altri          Totale


 47,8%         26,4%           18,6%             5,2%              2,0            100,0




                                                                                               2
Costo medio di un posto
        letto – 2001 Italia
 Tipologia di    Costo medio   Costo medio
   presidio        mensile       annuo

Residenza           1.123        13.479
assistenziale
Residenza           1.870        22.440
sociosanitaria
RSA                 2.314        27.769

                                             3
Chi paga per l’assistenza
      residenziale? - 2001
Tipologia di    Famiglie   ASL     Comune   altri
  presidio
 Residenza       78,3%     5,5%     8,7%    7,6%
assistenziale


 Residenza       61,9%     24,7%    8,2%    5,1%
   socio
  sanitaria


    RSA          46,4%     41,2%    5,2%    7,2%




                                                    4
La ripartizione della spesa
 La spesa locale per la non autosufficienza poggia
  essenzialmente su tre soggetti: sanità, comuni e
  famiglie.

   Sono soprattutto le politiche locali a determinare la
    quota di spesa dei tre soggetti.

   Parliamo di politiche per il finanziamento della spesa
    e dunque di un aspetto strategico e centrale.


                                                             5
Le politiche per il
             finanziamento
 Con le politiche per il finanziamento dei servizi si
  possono perseguire una pluralità di obiettivi, come:

   – Ricerca equilibrio finanziario;
   – Promozione di alcuni servizi o loro disincentivazione;
   – Sostenere famiglie e, al loro interno, alcuni gruppi particolari
     (poveri, famiglie con disabili ecc.);
   – Promuovere integrazione sociosanitaria;
   – Ecc.



                                                                        6
I temi delle politiche
 I temi principali delle politiche locali per il finanziamento dei
  servizi sono relativi:

    – Alla suddivisione della spesa fra il sanitario e il sociale;

    – Alla suddivisione della spesa sociale fra famiglie e
      comuni
        La compartecipazione alla spesa delle famiglie: come
          valutare il reddito
        La compartecipazione alla spesa delle famiglie: chi paga
          che cosa


                                                                      7
1° parte

La suddivisione della
 spesa fra sociale e
      sanitario

                        8
La suddivisione della spesa
       fra sociale e sanitario
   La suddivisione della spesa fra sociale e sanitario è stata
    stabilita dai DPCM 14/2/2001 e 29/11/2001 che hanno bisogno
    di recepimento regionale.

   Le norme prevedono:
    1. Prestazioni sanitarie a rilevanza sociale: non c’è
         compartecipazione alla spesa dell’utente.
    2. Prestazioni sociosanitarie a elevata integrazione
         sanitaria: ci può essere la partecipazione alla spesa
         dell’utente;
    3. Prestazioni sociali a rilevanza sanitaria: ci può essere la
         compartecipazione alla spesa dell’utente.


                                                                     9
Oneri delle prestazioni
        sociosanitarie             (nazionale)

1.   Prestazioni in fase intensiva:              scarsa
     integrazione. Oneri 100% sanità.
2.   Prestazioni in fase estensiva: media
     integrazione. Oneri 100% sanità, con
     eccezioni (centri diurni, ADI).
3.   Prestazioni in fase di lungoassistenza:
     Elevata integrazione. Partecipazione alla
     spesa di utenti/comune.  (p.e. anziani: 50%)


                                                          10
La suddivisione regionale
          degli oneri                               sociali e sanitari


        Assistenza sanitaria per gli anziani
                               (solo 7 regioni)

   Assistenza          Fase            Fase estensiva                Fase di
                     intensiva                                   lungoassistenza

Domiciliare           50-60%                 50-60%                       50-60%
                    dell’assistenza       dell’assistenza        dell’assistenza tutelare
                        tutelare              tutelare


Semiresidenziale                         50% del costo               50% del costo
                                           complessivo                   complessivo


residenziale       100% del costo      50-100% del costo             50% del costo


                                                                                            11
Particolarità regionali
                    (esempi sull’assistenza agli anziani)



   Telesoccorso/teleassistenza a totale carico del SSR
    in Veneto
   Assegno di cura a totale carico del SSR in Umbria e
    Veneto
   Assistenza tutelare dell’ADI fino al 60% a carico del
    SSR in Calabria, Veneto e Toscana. 100% in
    Piemonte nelle fasi intensive ed estensive.
   Centri diurni dal 50% al 75% a carico del SSR in
    Calabria e Toscana
   Assistenza residenziale dal 50% al 54% a carico del
    SSR in Piemonte.
                                                            12
Partecipazione alla spesa
         nelle varie fasi
   Modelli regionali non sempre lineari. In qualche caso
    si chiede una partecipazione alla spesa in fase
    intensiva ed estensiva tradizionalmente assegnate
    totalmente al SSN. Solo nella fase di
    lungoassistenza, che è la fase temporalmente
    indeterminata del mantenimento delle condizioni di
    salute,     andrebbe     invece      richiesta    una
    partecipazione alla spesa da parte dell’utente per le
    funzioni alberghiere.

   Le quote non sostenute dalla sanità sono coperte
    dagli assistiti e dai comuni.
                                                            13
Che fare?
   La suddivisione degli oneri delle prestazioni fra il
    sociale e il sanitario incide molto sugli oneri messi a
    carico alle famiglie e sullo sviluppo dei servizi.
    Alcune regioni hanno innovato.

   I Fondi regionali per la non autosufficienza (FReNA)
    possono      intervenire    su    queste      variabili
    influenzandone gli effetti.

   I maggiori finanziamenti dei FReNA come possono
    ridurre i costi delle famiglie sviluppando nel
    contempo i servizi?                                       14
Finanziare la sanità?
   Un maggior finanziamento della sanità non
    garantirebbe la riduzione dei costi delle famiglie e il
    miglioramento dell’offerta dei servizi.
   Occorrerebbe anche:
    –   garantire a livello regionale dei livelli quantitativi minimi di
        offerta dei servizi sociosanitari;
    –   Aumentare la percentuale a carico della sanità dei costi dei
        servizi sociosanitari.

   Solo in questo modo si otterrebbe          un aumento reale della
    disponibilità dei servizi e si ridurrebbero gli oneri a carico delle
    famiglie. Percorso difficile.

                                                                           15
Finanziare il sociale?
1.       Finanziamento diretto alle famiglie: riduzione dei costi delle
         famiglie, aumento della domanda di servizi, maggiore libertà di
         scelta. Rischio uso improprio risorse, rischio insufficienza dei
         servizi.

2.       Finanziamento erogato ai comuni: riduzione più contenuta
         dei costi delle famiglie, aumento dell’offerta di servizi, libertà di
         scelta più contenuta. Rischio di riduzione della spesa
         comunale storica.

3.       Occorrerebbe anche:
     –      garantire a livello regionale dei livelli quantitativi minimi di offerta dei
            servizi sociosanitari;
     –      Garantire che non si riduca la spesa locale storica.
                                                                                           16
Finanziare il sociale? Si!
   Il maggior finanziamento del sociale è quello che
    produce i vantaggi più significativi perché:

    1.   Interviene sui costi delle famiglie;
    2.   Sostiene l’offerta di servizi;
    3.   Amplia la libertà di scelta delle famiglie;
    4.   Questo è il settore che non ha adeguati
         finanziamenti pubblici.



                                                        17
Suddivisione della spesa:
             che fare?
   SETTORE                     PROVVEDIMENTI DA ADOTTARE



Sociale             Maggiori finanziamenti da devolvere al sociale.



Sanità e sociale Definire delle garanzie per i livelli quantitativi minimi di
                 offerta dei servizi (per evitare il razionamento occulto delle
                 prestazioni)

Sanità e sociale Partecipazione delle regioni e dei comuni al maggior
                 finanziamento del FReNA.

sanità              Suddivisione dei costi nella sola fase di
                    lungoassistenza. Fasi intensive ed estensive a carico del
                    SSN. Innovazioni nelle suddivisioni degli oneri.
                                                                                  18
2° parte

L’APPLICAZIONE
   DELL’ISEE
  PER LA VALUTAZIONE DEL REDDITO




                                   19
Chi ha paura dell’ISEE?
   Cresce costantemente l’uso dell’ISEE; la maggior
    parte delle regioni ha stabilito l’uso dell’ISEE,
    ma…….

   Bolzano (VSE), Trento (ICEF), e Valle d’Aosta
    (IRSEE) hanno approvato un diverso indicatore. La
    Lombardia ha sospeso nel 2004 la discussione
    sull’ISEEL;

   Campania e Basilicata (nel reddito di cittadinanza)
    affiancano all’ISEE un indicatore dei consumi
    familiari che è gerarchicamente prevalente sull’ISEE;
                                                            20
Chi ha paura dell’ISEE?/2
   La Puglia ha approvato una diversa scala di equivalenza e
    l’Abruzzo ha stabilito di non applicare alcune maggiorazioni
    della scala di equivalenza.
   Il Friuli V.G. ha affidato ad una delibera di Giunta il potere di
    modificare l’ISEE (LR 6/2006). Inoltre nel 2000 ha modificato il
    valore dell’affitto e della franchigia del patrimonio.
   Il Piemonte dice si all’ISEE ma anche ad altri strumenti
    identificati dalla regione (LR 1/2004). Con DGR 37-6500/2007 ha
    modificato la valutazione temporale (anno vigente se più conveniente)
    della situazione economica dell’ISEE. (inoltre si usa reddito non irpef per rette)
   La Liguria ha aggiunto due ulteriori abbattimenti di reddito
    all’ISEE per l’assistenza scolastica e la formazione: -2.500 euro
    per ogni figlio oltre il primo; -2.500 euro per ogni disabile.
                                                                                         21
Chi ha paura dell’ISEE?/3
   L’ISEE non viene utilizzato per le prestazioni assistenziali più
    diffuse che sono quelle economiche nazionali.

   La metà delle regioni ha modificato i parametri dell’ISEE.

   E’ giusto e legittimo che si modifichi a livello regionale lo
    strumento per la valutazione dei redditi?

   Come si inquadrano le modifiche in prospettiva dei LEPS?

   Quali lezioni per il futuro?



                                                                       22
Modificare l’ISEE?
   E’ legittimo modificare a livello regionale l’ISEE?
   Leggi regionali approvate;
   Sentenza 3454/2004 Consiglio di Stato: legge ISEE prevale su
    legge regionale.

  Lo strumento ISEE è parte dei LEPS?
Si. I requisiti di accesso alle prestazioni sono decisive per
   l’ammissione ai servizi.

  Un ISEE regionale è compatibile con i LEPS?
La politica sociale (inclusione) si fa anche operando sulle fasce
   isee o sui parametri di valutazione isee. Già questa possibilità
   esiste (fasce). Viene ulteriormente ampliata con la facoltà di
   modificare anche gli elementi del reddito. Va in direzione
   contraria ai LEPS.
                                                                      23
Quali lezioni?
   Occorre recuperare un quadro di riferimento nazionale da affiancare
    ai LEPS per garantire il max di equità di accesso alle prestazioni
    sociali.

   Occorre ridefinire l’ISEE in Conferenza unificata ricercando un
    livello alto (più dell’attuale) di condivisione per affermare la
    necessità di uno strumento di valutazione nazionale e correggendo
    alcune criticità.

   Non allargherei i livelli di flessibilità attuali dell’ISEE. In subordine
    manterrei lo strumento nazionale con dati richiesti uguali per tutti e
    con attestazione di calcolo dell’ISEE basata su un algoritmo e su un
    set di parametri di riferimento modificabile (oggi è possibile).


                                                                          24
ISEE della famiglia o del
             beneficiario?
   La norma nazionale per disabili e anziani non
    autosufficienti (art. 3 c.2 ter D.Lgs. 109/1998)
   La sentenza Tar Catania

   ISEE familiare largamente prevalente, con le seguenti eccezioni
    che prevedono ISEE del beneficiario:
    –   Ass. domiciliare disabili: 5. Abruzzo, Lazio, Molise, Puglia, Veneto;
    –   Ass. residenziali disabili: 5. Lazio, Molise, Puglia, Sicilia, Veneto;
    –   Ass. residenziale anziani: 5. Lazio, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia;
    –   Assegno di cura anziani: 4. Abruzzo, Emilia Romagna, Puglia, Umbria;
    –   Ass. domiciliare anziani: 3. Abruzzo, Molise, Puglia.




                                                                                  25
ISEE della famiglia o del
           beneficiario?/2
   Effetti diversi in relazione al campo di applicazione:

                       ASSEGNO DI CURA
          (concessione di un assegno sotto un certo reddito isee)

   Non conoscendo la composizione familiare del beneficiario difficile
    definire l’impatto di una delle due ipotesi.
   Non c’è teoricamente impatto diverso sulla spesa pubblica delle 2
    ipotesi.
   L’ISEE del solo beneficiario non tiene conto della solidarietà
    intrafamiliare. Non considera neanche il reddito del coniuge. Tende
    dunque a produrre risultati iniqui.




                                                                          26
ISEE della famiglia o del
        beneficiario?/3
                 Retta struttura residenziale
        (contribuzione del comune sotto un certo reddito isee)

      Effetti ISEE familiare             Effetti ISEE del beneficiario


Considera solidarietà intrafamiliare.      Non considera solidarietà
           E’ più equo.                  intrafamiliare. E’ meno equo.

Responsabilizza economicamente              Deresponsabilizza
      la famiglia. Riduce               economicamente la famiglia.
     istituzionalizzazione.             Aumenta istituzionalizzazione.

    Maggiori costi per famiglia           Maggiori costi per i comuni
                                                                 27
                                                                         27
ISEE del beneficiario?
    Non deriva da obbligo di legge ma, ovviamente, si
     può adottare
    E’ tendenzialmente iniquo
    Ha effetti diversi in relazione al campo di
     applicazione. In qualche caso contenuti.
Nell’assistenza residenziale:
    –   Ha effetti sui bilanci e sui comportamenti familiari
    –   Ha effetti sui bilanci comunali
    –   Tende a far aumentare l’istituzionalizzazione




                                                               28
I familiari sono tenuti a
     partecipare alla spesa?
   Fino al 2004, il coinvolgimento dei familiari nel pagamento
    delle rette non trovava facile soluzione con le disposizioni
    sugli alimenti del codice civile (art. 433 e seguenti).

   Il familiare è tenuto a contribuire ma a richiedere l’aiuto
    doveva essere l’assistito. Un ente non poteva sostituirsi
    all’interessato e pretendere gli alimenti a carico del parente
    inadempiente.

   Nel 2004, la Corte di Cassazione (sentenza 3629/2004),
    resuscitando la L. 1580/1931 ha invece stabilito che i familiari
    anche non conviventi hanno oneri di solidarietà obbligatori
    verso i propri componenti più deboli e che possono subire
    azioni degli enti assistenziali per la rivalsa di quanto speso
    dall’ente pubblico per l’assistenza dell’anziano parente.
                                                                       29
Redditi fiscalmente non
              rilevanti
   Alcune varianti regionali dell’ISEE considerano anche
    i redditi che l’ISEE non considera (indennità di
    accompagnamento, pensioni di invalidità, rendite
    INAIL, contributi vari, ecc.).
   Per esempio: I sistemi di Trento e della Valle d’Aosta
    nonché Puglia e Sicilia per i redditi del solo
    beneficiario.
   Anche su questo aspetto qualche aggiustamento si
    impone, da adottare a livello nazionale


                                                             30
Le soglie di esenzione ISEE
   Le soglie di esenzione ISEE vanno da 2.400 euro
    (Calabria) a 8.000 euro (Liguria). La media è 5.050
    euro.
   Le soglie ISEE di esclusione dalle agevolazioni
    vanno da 16.501 (Molise) a 36.000 euro (VDA).
   Negli assegni di cura, l’ammissione con ISEE max
    diversissimi (da 8.200 a 34.000).
   Una disparità eccessiva delle condizioni di accesso
    rende diseguale la fruibilità dei LEPS.


                                                          31
3° parte

    RETTE E
COMPARTECIPAZIONE
   NELLE RSA
     IL CASO DI STUDIO



                         32
Il caso di studio: le RSA
                       (rette e compartecipazione)

   Le norme nazionali, che hanno bisogno di recepimento
    regionale, hanno stabilito che la sanità si fa carico dei
    seguenti costi:
   100% dell’assistenza residenziale sociosanitaria in fase
    intensiva (durata breve e definita, elevata complessità dell’intervento);
   100% dell’assistenza residenziale sociosanitaria in fase
    estensiva; (durata media o prolungata ma definita, minore complessità dell’intervento);
   50% dell’assistenza residenziale sociosanitaria in fase di
    lungoassistenza. (durata prolungata o permanente, assistenza di mantenimento).


                                                                                    33
Prime indicazioni
   Peso troppo basso degli oneri sanitari. Oggi è ormai accettata la
    graduazione in 1) residenze assistenziali, 2) residenze protette, e 3)
    RSA. In queste ultime dovrebbero andare casi totalmente non
    autosufficienti con pesanti necessità assistenziali      solo meno
    complesse di quelle erogabili      nelle lungodegenze post-acuzie
    ospedaliere. Per cui un onere limitato al 50% appare inadeguato a
    coprire tutte le spese sanitarie.

   In base alle norme nazionali, nelle RSA che prevedono una degenza
    massima (e quindi anche un ricambio intenso delle degenze) non si
    dovrebbe applicare alcuna partecipazione alla spesa dato che in
    questo caso rientriamo nelle tipologie intensive ed estensive.




                                                                             34
RSA: chi decide le tariffe?
   Nella maggioranza delle regioni la Giunta
    regionale stabilisce le tariffe delle RSA.

   In più di un terzo delle regioni le tariffe sono
    stabilite dagli enti gestori. In questo ultimo
    caso spesso la Giunta regionale stabilisce la
    quota sanitaria.



                                                       35
Chi decide la tariffa? effetti
    Decisione della Giunta regionale: uniformità delle
    tariffe. Ma non tiene conto dei differenti standard
    alberghieri (non promuove miglioramenti).

   Decisione degli enti gestori: grande diversità delle
    tariffe. Record a Bolzano min 70 euro max 130 euro,
    varia anche la quota sociale e sanitaria. Tiene conto
    dei differenti standard alberghieri ma differenze
    eccessive, cittadino privo di punti di riferimento e
    della possibilità di valutare (e di tutela). Iniquità.


                                                             36
Chi decide? Proposta
    Decida la Giunta regionale la tariffa delle RSA specificando la
    quota sanitaria e la quota sociale/alberghiera.

   La Giunta stabilisce che la quota sociale può aumentare in una
    certa misura legando l’aumento ad una modifica certa e
    verificabile dello standard alberghiero (per esempio stanza
    singola) non prevista dagli standard di autorizzazione e
    accreditamento. E’ molto importante la precisione per evitare
    scorrettezze nell’uso della norma.

   In questo modo è possibile garantire l’uniformità di trattamento
    nei limiti di quanto previsto dalle norme sull’autorizzazione e
    sull’accreditamento, non si penalizzano le strutture che offrono
    di più, si danno punti di riferimento certi agli utenti.

                                                                       37
Le tariffe delle RSA
   Tariffe molto diverse fra una regione e l’altra.
    Lombardia 68,33 €, Calabria 130,38 €. Media €
    95,18.
   Le tariffe dipendono dai diversi standard assistenziali
    garantiti dalle varie regioni. In alcuni casi le singole
    regioni propongono 2 o 3 livelli assistenziali. Questo
    significa standard di personale anche molto diversi.
   Alcune regioni forniscono alcuni fattori produttivi alle
    RSA (MMG, assistenza farmaceutica, ecc.) e anche
    questo incide sulle tariffe.

                                                               38
Standard assistenziali RSA
              (tabella non aggiornata)

 Regione     Infermieri           Addetti assistenza/OTA
  Lazio      1/5 – 1/10                   1/15 – 1/20
E. Romagna   1/6 – 1/12                  1/ 2,2 – 1/ 3,5
 Sardegna       1/6                      1/ 1,8 – 1/ 2,2
  Umbria       1/ 6,7                        1/ 2,5
                                            ……………
  ……..         …….
 Toscana       1/10                           1/2
 Piemonte      1/10                          1/ 2,5
 Bolzano       1/10                          1/ 2,5
Lombardia    1/18 (nat)                       1/3
  Puglia       1/30                        1/20-1/30
                                                           39
Tariffe e standard
   Le tariffe sono in buona parte una funzione degli standard di personale
    (ed altro). Ma una RSA che garantisce un infermiere ogni 6 ospiti è
    uguale ad una RSA che ne garantisce uno ogni 30 ospiti? Esiste un
    livello minimo che possa far riconoscere le RSA? Ciò che in una regione
    può essere identificata come una casa di riposo o una RP può in una
    altra regione chiamarsi RSA?

   Questo è il grande tema dei contenuti delle prestazioni, del diritto
    all’equità di trattamento e dell’esigibilità del diritto.

   Un contributo lo fornisce la Commissione nazionale LEA che identifica i
    contenuti assistenziali delle RSA (assistenza medica 160 minuti/die per nucleo,
    infermiere h24, assistenza globale >140 minuti, assistenza infermieristica >36 minuti).

   Se acquisiamo questo come il punto di riferimento (modificabile dalla
    regioni in alto) possiamo ridurre la variabilità delle tariffe, garantire uno
    standard uniforme e permettere al cittadino di esigere una prestazione
    che ha contenuti simili ed esigibili in tutto il territorio.                              40
Tariffe per paziente o per
              struttura?
   Tutte le tariffe misurano il costo di una giornata di
    degenza. Si va verso tariffe legate alle effettive
    necessità assistenziali del paziente?
   Metà delle regioni hanno previsto RSA organizzate
    con più livelli assistenziali (2 o 3) a cui sono spesso
    associate differenti tariffe.
   La Lombardia, con il Sosia, ha previsto tariffe legate
    alle condizioni degli ospiti. L’Emilia Romagna ha previsto
    due tipologie di pazienti con la stessa identica tariffa.

   Le altre regioni hanno previsto una sola tariffa per tutti
    gli ospiti delle RSA.
                                                                 41
Tariffe legate al paziente
   Le tariffe basate sui sistemi classificatori dei pazienti (Sosia, RUG) di
    basano sull’assorbimento medio di risorse di ogni tipologia di ricoverato.
    E’ la struttura che adegua i suoi programmi assistenziali in base alla
    tipologia degli ospiti.

   E’ un sistema più equo perché remunera i gestori in base alla
    complessità dei casi che si trovano ad assistere.

   E’ difficilmente verificabile che, in una struttura generalista, i pazienti più
    bisognosi avranno davvero quanto previsto dalla retta (in termini di
    assistenza). Maggiori garanzie si avrebbero in moduli omogenei o in
    grandi strutture.

   Contrasta con un sistema di accreditamento che prevede standard di
    personale statici. La spesa non è predeterminata.

   Necessita di un sistema di controllo della classificazione dei pazienti e di
    erogazione dell’assistenza.
                                                                                      42
La tendenza attuale
                         rette per livelli assistenziali

   La tendenza attuale prevede la realizzazione di strutture
    modulari che prevedono la contemporanea presenza di moduli
    con diversi livelli assistenziali (2 o 3) ognuno dei quali con una
    diversa tariffa collegata al diverso contenuto assistenziale.

   In questo modo si cerca di tener conto delle esigenze
    assistenziali dei pazienti, gli anziani non si devono spostare se
    cambia la loro situazione, ma sono gli anziani che devono
    adattarsi alla organizzazione della struttura.

   La classificazione è limitata (2 o 3) e dunque meno equo
    dell’altro, gli standard assistenziali sono garantiti, remunerazione
    più compatibile con il sistema di accreditamento, necessita di un
    sistema di controllo meno incisivo. La spesa max è
    predeterminata.                                                        43
In futuro
   In futuro, è molto probabile che si diffondano tariffe legate ai
    sistemi di classificazione dei pazienti, visto che almeno 8 regioni
    stanno sperimentando i RUG.

   Ma non dappertutto, tenuto conto che queste hanno bisogno,
    come abbiamo visto, di strutture grandi e di un sistema
    informativo e di controllo molto efficienti.

   La quota sociale non dovrebbe essere influenzata dall’adozione
    di questi sistemi. Da sempre si presume che le necessità
    alberghiere siano simili indipendentemente dalla classificazione
    dei pazienti. Semmai la quota sociale è molto più influenzata dal
    soggetto che decide le tariffe (regione o gestori).

                                                                          44
La ripartizione dei costi
    sanitari e sociali delle RSA
   Alcune regioni (Abruzzo, Basilicata, Bolzano, Lazio, Marche, Piemonte)
    hanno fatto un interessante lavoro di dettaglio sulla
    assegnazione al sociale o al sanitario di ogni singolo
    costo. Ma la sintesi finale, in genere, appare
    predeterminata o non tiene conto dei risultati.

   Una analisi dettagliata dei costi effettivi sociali e
    sanitari realizzata senza i vincoli economici che
    condizionano      poi    le     scelte            probabilmente
    collocherebbe ad un livello più basso del 50% gli
    oneri assistenziali/alberghieri (come peraltro risulta dalle analisi dell’Abruzzo
    e di Bolzano).


                                                                                        45
La compartecipazione
               dell’ospite
   In tutte le regioni gli oneri relativi alle prestazioni di natura
    alberghiera e socioassistenziale sono a carico dell’utente,
    e se questi non può, del comune per la parte mancante.

   Si passa da € 19,74 della Basilicata a € 58,94 (ipotesi
    max) del Lazio. La media nazionale è 39,74.

   La percentuale di costo a carico dell’utente va dal 18,5%
    della Basilicata al 64% della Lombardia (Sosia 8). La media è
    del 42%.


                                                                  46
La compartecipazione
                dell’ospite/2
   Le quote di compartecipazione dell’utente di RSA sono
    tendenzialmente elevate, se teniamo conto della connotazione
    sanitaria della struttura e dei redditi degli anziani.
   Le quote di compartecipazione – in euro e in % -                   sono
    eccessivamente diversificate (1 a 3) nel panorama regionale. In
    qualche caso si supera il 50% di spesa per l’utente fissato dalle norme
    nazionali.
   In genere non sono definiti i parametri in base ai quali si definisce la
    quota sociale.
   Le regioni devono utilizzare l’occasione dei fondi per la non
    autosufficienza per ridurre gli oneri delle famiglie e per armonizzare le
    tariffe.


                                                                          47
Ciò che l’ospite non paga
   L’assistenza residenziale in fase intensiva ed estensiva
    dovrebbe essere a totale carico della ASL. Solo alcune
    regioni lo rammentano facendo pagare la quota degli
    ospiti: dal 31° in E. Romagna, dal 46° nelle Marche, dal
    61°(Lazio, Liguria). Bisognerebbe arrivare a 60 giorni.

   Non tutta la pensione degli ospiti è disponibile per la
    compartecipazione. Una somma mensile deve essere
    garantita all’ospite per le sue esigenze personali, che è:
    Campania e Lazio € 320,88 (pensione sociale), Abruzzo €
    160,44, Umbria € 155, Marche € 129, Piemonte € 110,
    Liguria € 103, Friuli € 92,80.

                                                           48
Rette e reddito
   Poche regioni prevedono delle riduzioni della quota di
    compartecipazione in relazione ai bassi redditi dei
    pazienti. Ci pensa il comune.
   Con ISEE: Lazio 3 fasce: sopra 25.000 euro si paga il
    50%, tra 13.000 e 25.000 il 40% e sotto 13.000 euro
    si paga il 40% ma con il contributo del comune.
   Senza ISEE: Abruzzo: reddito familiare inf. a 20.000
    utente paga il 20% della retta (invece del 40%). Il
    resto il comune.


                                                             49
Idee su rette e reddito
   ISEE poco adatto per gli anziani non autosufficienti
    collocati in RSA. In questo caso occorre sapere quale
    è il suo reddito disponibile mensilmente e quale è la somma
    che deve rimanere nelle sue tasche. Con questi dati si può sapere se è in
    condizione di pagare la quota di compartecipazione ed eventualmente quanto
    debbano pagare altri.

   ISEE familiare serve per eventuale partecipazione
    alla spesa di parenti.
   La regione fissi le regole generali (i criteri) per la
    partecipazione ai costi dei servizi per tutelare i redditi
    più bassi e siano poi i comuni ad applicarle.
                                                                                 50
GRAZIE PER
L’ATTENZIONE




               51

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  • 1. LA SUDDIVISIONE DELLA SPESA TRA SERVIZI ED UTENTI di Franco Pesaresi Comune di Ancona – presidente Anoss Firenze 22-23 novembre 2007 1
  • 2. Chi paga per gli anziani non autosufficienti? 2003 Italia Spesa complessiva stimata in 15.824 milioni di euro (indennità di accompagnamento, badanti, ADI, SAD, altri servizi domiciliari, contributi economici per assistenza sanitaria, assegni di cura e voucher, assistenza semiresidenziale, assistenza residenziale) Famiglie Stato ASL Comune Altri Totale 47,8% 26,4% 18,6% 5,2% 2,0 100,0 2
  • 3. Costo medio di un posto letto – 2001 Italia Tipologia di Costo medio Costo medio presidio mensile annuo Residenza 1.123 13.479 assistenziale Residenza 1.870 22.440 sociosanitaria RSA 2.314 27.769 3
  • 4. Chi paga per l’assistenza residenziale? - 2001 Tipologia di Famiglie ASL Comune altri presidio Residenza 78,3% 5,5% 8,7% 7,6% assistenziale Residenza 61,9% 24,7% 8,2% 5,1% socio sanitaria RSA 46,4% 41,2% 5,2% 7,2% 4
  • 5. La ripartizione della spesa  La spesa locale per la non autosufficienza poggia essenzialmente su tre soggetti: sanità, comuni e famiglie.  Sono soprattutto le politiche locali a determinare la quota di spesa dei tre soggetti.  Parliamo di politiche per il finanziamento della spesa e dunque di un aspetto strategico e centrale. 5
  • 6. Le politiche per il finanziamento  Con le politiche per il finanziamento dei servizi si possono perseguire una pluralità di obiettivi, come: – Ricerca equilibrio finanziario; – Promozione di alcuni servizi o loro disincentivazione; – Sostenere famiglie e, al loro interno, alcuni gruppi particolari (poveri, famiglie con disabili ecc.); – Promuovere integrazione sociosanitaria; – Ecc. 6
  • 7. I temi delle politiche  I temi principali delle politiche locali per il finanziamento dei servizi sono relativi: – Alla suddivisione della spesa fra il sanitario e il sociale; – Alla suddivisione della spesa sociale fra famiglie e comuni  La compartecipazione alla spesa delle famiglie: come valutare il reddito  La compartecipazione alla spesa delle famiglie: chi paga che cosa 7
  • 8. 1° parte La suddivisione della spesa fra sociale e sanitario 8
  • 9. La suddivisione della spesa fra sociale e sanitario  La suddivisione della spesa fra sociale e sanitario è stata stabilita dai DPCM 14/2/2001 e 29/11/2001 che hanno bisogno di recepimento regionale.  Le norme prevedono: 1. Prestazioni sanitarie a rilevanza sociale: non c’è compartecipazione alla spesa dell’utente. 2. Prestazioni sociosanitarie a elevata integrazione sanitaria: ci può essere la partecipazione alla spesa dell’utente; 3. Prestazioni sociali a rilevanza sanitaria: ci può essere la compartecipazione alla spesa dell’utente. 9
  • 10. Oneri delle prestazioni sociosanitarie (nazionale) 1. Prestazioni in fase intensiva: scarsa integrazione. Oneri 100% sanità. 2. Prestazioni in fase estensiva: media integrazione. Oneri 100% sanità, con eccezioni (centri diurni, ADI). 3. Prestazioni in fase di lungoassistenza: Elevata integrazione. Partecipazione alla spesa di utenti/comune. (p.e. anziani: 50%) 10
  • 11. La suddivisione regionale degli oneri sociali e sanitari Assistenza sanitaria per gli anziani (solo 7 regioni) Assistenza Fase Fase estensiva Fase di intensiva lungoassistenza Domiciliare 50-60% 50-60% 50-60% dell’assistenza dell’assistenza dell’assistenza tutelare tutelare tutelare Semiresidenziale 50% del costo 50% del costo complessivo complessivo residenziale 100% del costo 50-100% del costo 50% del costo 11
  • 12. Particolarità regionali (esempi sull’assistenza agli anziani)  Telesoccorso/teleassistenza a totale carico del SSR in Veneto  Assegno di cura a totale carico del SSR in Umbria e Veneto  Assistenza tutelare dell’ADI fino al 60% a carico del SSR in Calabria, Veneto e Toscana. 100% in Piemonte nelle fasi intensive ed estensive.  Centri diurni dal 50% al 75% a carico del SSR in Calabria e Toscana  Assistenza residenziale dal 50% al 54% a carico del SSR in Piemonte. 12
  • 13. Partecipazione alla spesa nelle varie fasi  Modelli regionali non sempre lineari. In qualche caso si chiede una partecipazione alla spesa in fase intensiva ed estensiva tradizionalmente assegnate totalmente al SSN. Solo nella fase di lungoassistenza, che è la fase temporalmente indeterminata del mantenimento delle condizioni di salute, andrebbe invece richiesta una partecipazione alla spesa da parte dell’utente per le funzioni alberghiere.  Le quote non sostenute dalla sanità sono coperte dagli assistiti e dai comuni. 13
  • 14. Che fare?  La suddivisione degli oneri delle prestazioni fra il sociale e il sanitario incide molto sugli oneri messi a carico alle famiglie e sullo sviluppo dei servizi. Alcune regioni hanno innovato.  I Fondi regionali per la non autosufficienza (FReNA) possono intervenire su queste variabili influenzandone gli effetti.  I maggiori finanziamenti dei FReNA come possono ridurre i costi delle famiglie sviluppando nel contempo i servizi? 14
  • 15. Finanziare la sanità?  Un maggior finanziamento della sanità non garantirebbe la riduzione dei costi delle famiglie e il miglioramento dell’offerta dei servizi.  Occorrerebbe anche: – garantire a livello regionale dei livelli quantitativi minimi di offerta dei servizi sociosanitari; – Aumentare la percentuale a carico della sanità dei costi dei servizi sociosanitari.  Solo in questo modo si otterrebbe un aumento reale della disponibilità dei servizi e si ridurrebbero gli oneri a carico delle famiglie. Percorso difficile. 15
  • 16. Finanziare il sociale? 1. Finanziamento diretto alle famiglie: riduzione dei costi delle famiglie, aumento della domanda di servizi, maggiore libertà di scelta. Rischio uso improprio risorse, rischio insufficienza dei servizi. 2. Finanziamento erogato ai comuni: riduzione più contenuta dei costi delle famiglie, aumento dell’offerta di servizi, libertà di scelta più contenuta. Rischio di riduzione della spesa comunale storica. 3. Occorrerebbe anche: – garantire a livello regionale dei livelli quantitativi minimi di offerta dei servizi sociosanitari; – Garantire che non si riduca la spesa locale storica. 16
  • 17. Finanziare il sociale? Si!  Il maggior finanziamento del sociale è quello che produce i vantaggi più significativi perché: 1. Interviene sui costi delle famiglie; 2. Sostiene l’offerta di servizi; 3. Amplia la libertà di scelta delle famiglie; 4. Questo è il settore che non ha adeguati finanziamenti pubblici. 17
  • 18. Suddivisione della spesa: che fare? SETTORE PROVVEDIMENTI DA ADOTTARE Sociale Maggiori finanziamenti da devolvere al sociale. Sanità e sociale Definire delle garanzie per i livelli quantitativi minimi di offerta dei servizi (per evitare il razionamento occulto delle prestazioni) Sanità e sociale Partecipazione delle regioni e dei comuni al maggior finanziamento del FReNA. sanità Suddivisione dei costi nella sola fase di lungoassistenza. Fasi intensive ed estensive a carico del SSN. Innovazioni nelle suddivisioni degli oneri. 18
  • 19. 2° parte L’APPLICAZIONE DELL’ISEE PER LA VALUTAZIONE DEL REDDITO 19
  • 20. Chi ha paura dell’ISEE?  Cresce costantemente l’uso dell’ISEE; la maggior parte delle regioni ha stabilito l’uso dell’ISEE, ma…….  Bolzano (VSE), Trento (ICEF), e Valle d’Aosta (IRSEE) hanno approvato un diverso indicatore. La Lombardia ha sospeso nel 2004 la discussione sull’ISEEL;  Campania e Basilicata (nel reddito di cittadinanza) affiancano all’ISEE un indicatore dei consumi familiari che è gerarchicamente prevalente sull’ISEE; 20
  • 21. Chi ha paura dell’ISEE?/2  La Puglia ha approvato una diversa scala di equivalenza e l’Abruzzo ha stabilito di non applicare alcune maggiorazioni della scala di equivalenza.  Il Friuli V.G. ha affidato ad una delibera di Giunta il potere di modificare l’ISEE (LR 6/2006). Inoltre nel 2000 ha modificato il valore dell’affitto e della franchigia del patrimonio.  Il Piemonte dice si all’ISEE ma anche ad altri strumenti identificati dalla regione (LR 1/2004). Con DGR 37-6500/2007 ha modificato la valutazione temporale (anno vigente se più conveniente) della situazione economica dell’ISEE. (inoltre si usa reddito non irpef per rette)  La Liguria ha aggiunto due ulteriori abbattimenti di reddito all’ISEE per l’assistenza scolastica e la formazione: -2.500 euro per ogni figlio oltre il primo; -2.500 euro per ogni disabile. 21
  • 22. Chi ha paura dell’ISEE?/3  L’ISEE non viene utilizzato per le prestazioni assistenziali più diffuse che sono quelle economiche nazionali.  La metà delle regioni ha modificato i parametri dell’ISEE.  E’ giusto e legittimo che si modifichi a livello regionale lo strumento per la valutazione dei redditi?  Come si inquadrano le modifiche in prospettiva dei LEPS?  Quali lezioni per il futuro? 22
  • 23. Modificare l’ISEE?  E’ legittimo modificare a livello regionale l’ISEE?  Leggi regionali approvate;  Sentenza 3454/2004 Consiglio di Stato: legge ISEE prevale su legge regionale.  Lo strumento ISEE è parte dei LEPS? Si. I requisiti di accesso alle prestazioni sono decisive per l’ammissione ai servizi.  Un ISEE regionale è compatibile con i LEPS? La politica sociale (inclusione) si fa anche operando sulle fasce isee o sui parametri di valutazione isee. Già questa possibilità esiste (fasce). Viene ulteriormente ampliata con la facoltà di modificare anche gli elementi del reddito. Va in direzione contraria ai LEPS. 23
  • 24. Quali lezioni?  Occorre recuperare un quadro di riferimento nazionale da affiancare ai LEPS per garantire il max di equità di accesso alle prestazioni sociali.  Occorre ridefinire l’ISEE in Conferenza unificata ricercando un livello alto (più dell’attuale) di condivisione per affermare la necessità di uno strumento di valutazione nazionale e correggendo alcune criticità.  Non allargherei i livelli di flessibilità attuali dell’ISEE. In subordine manterrei lo strumento nazionale con dati richiesti uguali per tutti e con attestazione di calcolo dell’ISEE basata su un algoritmo e su un set di parametri di riferimento modificabile (oggi è possibile). 24
  • 25. ISEE della famiglia o del beneficiario?  La norma nazionale per disabili e anziani non autosufficienti (art. 3 c.2 ter D.Lgs. 109/1998)  La sentenza Tar Catania  ISEE familiare largamente prevalente, con le seguenti eccezioni che prevedono ISEE del beneficiario: – Ass. domiciliare disabili: 5. Abruzzo, Lazio, Molise, Puglia, Veneto; – Ass. residenziali disabili: 5. Lazio, Molise, Puglia, Sicilia, Veneto; – Ass. residenziale anziani: 5. Lazio, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia; – Assegno di cura anziani: 4. Abruzzo, Emilia Romagna, Puglia, Umbria; – Ass. domiciliare anziani: 3. Abruzzo, Molise, Puglia. 25
  • 26. ISEE della famiglia o del beneficiario?/2  Effetti diversi in relazione al campo di applicazione: ASSEGNO DI CURA (concessione di un assegno sotto un certo reddito isee)  Non conoscendo la composizione familiare del beneficiario difficile definire l’impatto di una delle due ipotesi.  Non c’è teoricamente impatto diverso sulla spesa pubblica delle 2 ipotesi.  L’ISEE del solo beneficiario non tiene conto della solidarietà intrafamiliare. Non considera neanche il reddito del coniuge. Tende dunque a produrre risultati iniqui. 26
  • 27. ISEE della famiglia o del beneficiario?/3 Retta struttura residenziale (contribuzione del comune sotto un certo reddito isee) Effetti ISEE familiare Effetti ISEE del beneficiario Considera solidarietà intrafamiliare. Non considera solidarietà E’ più equo. intrafamiliare. E’ meno equo. Responsabilizza economicamente Deresponsabilizza la famiglia. Riduce economicamente la famiglia. istituzionalizzazione. Aumenta istituzionalizzazione. Maggiori costi per famiglia Maggiori costi per i comuni 27 27
  • 28. ISEE del beneficiario?  Non deriva da obbligo di legge ma, ovviamente, si può adottare  E’ tendenzialmente iniquo  Ha effetti diversi in relazione al campo di applicazione. In qualche caso contenuti. Nell’assistenza residenziale: – Ha effetti sui bilanci e sui comportamenti familiari – Ha effetti sui bilanci comunali – Tende a far aumentare l’istituzionalizzazione 28
  • 29. I familiari sono tenuti a partecipare alla spesa?  Fino al 2004, il coinvolgimento dei familiari nel pagamento delle rette non trovava facile soluzione con le disposizioni sugli alimenti del codice civile (art. 433 e seguenti).  Il familiare è tenuto a contribuire ma a richiedere l’aiuto doveva essere l’assistito. Un ente non poteva sostituirsi all’interessato e pretendere gli alimenti a carico del parente inadempiente.  Nel 2004, la Corte di Cassazione (sentenza 3629/2004), resuscitando la L. 1580/1931 ha invece stabilito che i familiari anche non conviventi hanno oneri di solidarietà obbligatori verso i propri componenti più deboli e che possono subire azioni degli enti assistenziali per la rivalsa di quanto speso dall’ente pubblico per l’assistenza dell’anziano parente. 29
  • 30. Redditi fiscalmente non rilevanti  Alcune varianti regionali dell’ISEE considerano anche i redditi che l’ISEE non considera (indennità di accompagnamento, pensioni di invalidità, rendite INAIL, contributi vari, ecc.).  Per esempio: I sistemi di Trento e della Valle d’Aosta nonché Puglia e Sicilia per i redditi del solo beneficiario.  Anche su questo aspetto qualche aggiustamento si impone, da adottare a livello nazionale 30
  • 31. Le soglie di esenzione ISEE  Le soglie di esenzione ISEE vanno da 2.400 euro (Calabria) a 8.000 euro (Liguria). La media è 5.050 euro.  Le soglie ISEE di esclusione dalle agevolazioni vanno da 16.501 (Molise) a 36.000 euro (VDA).  Negli assegni di cura, l’ammissione con ISEE max diversissimi (da 8.200 a 34.000).  Una disparità eccessiva delle condizioni di accesso rende diseguale la fruibilità dei LEPS. 31
  • 32. 3° parte RETTE E COMPARTECIPAZIONE NELLE RSA IL CASO DI STUDIO 32
  • 33. Il caso di studio: le RSA (rette e compartecipazione)  Le norme nazionali, che hanno bisogno di recepimento regionale, hanno stabilito che la sanità si fa carico dei seguenti costi:  100% dell’assistenza residenziale sociosanitaria in fase intensiva (durata breve e definita, elevata complessità dell’intervento);  100% dell’assistenza residenziale sociosanitaria in fase estensiva; (durata media o prolungata ma definita, minore complessità dell’intervento);  50% dell’assistenza residenziale sociosanitaria in fase di lungoassistenza. (durata prolungata o permanente, assistenza di mantenimento). 33
  • 34. Prime indicazioni  Peso troppo basso degli oneri sanitari. Oggi è ormai accettata la graduazione in 1) residenze assistenziali, 2) residenze protette, e 3) RSA. In queste ultime dovrebbero andare casi totalmente non autosufficienti con pesanti necessità assistenziali solo meno complesse di quelle erogabili nelle lungodegenze post-acuzie ospedaliere. Per cui un onere limitato al 50% appare inadeguato a coprire tutte le spese sanitarie.  In base alle norme nazionali, nelle RSA che prevedono una degenza massima (e quindi anche un ricambio intenso delle degenze) non si dovrebbe applicare alcuna partecipazione alla spesa dato che in questo caso rientriamo nelle tipologie intensive ed estensive. 34
  • 35. RSA: chi decide le tariffe?  Nella maggioranza delle regioni la Giunta regionale stabilisce le tariffe delle RSA.  In più di un terzo delle regioni le tariffe sono stabilite dagli enti gestori. In questo ultimo caso spesso la Giunta regionale stabilisce la quota sanitaria. 35
  • 36. Chi decide la tariffa? effetti  Decisione della Giunta regionale: uniformità delle tariffe. Ma non tiene conto dei differenti standard alberghieri (non promuove miglioramenti).  Decisione degli enti gestori: grande diversità delle tariffe. Record a Bolzano min 70 euro max 130 euro, varia anche la quota sociale e sanitaria. Tiene conto dei differenti standard alberghieri ma differenze eccessive, cittadino privo di punti di riferimento e della possibilità di valutare (e di tutela). Iniquità. 36
  • 37. Chi decide? Proposta  Decida la Giunta regionale la tariffa delle RSA specificando la quota sanitaria e la quota sociale/alberghiera.  La Giunta stabilisce che la quota sociale può aumentare in una certa misura legando l’aumento ad una modifica certa e verificabile dello standard alberghiero (per esempio stanza singola) non prevista dagli standard di autorizzazione e accreditamento. E’ molto importante la precisione per evitare scorrettezze nell’uso della norma.  In questo modo è possibile garantire l’uniformità di trattamento nei limiti di quanto previsto dalle norme sull’autorizzazione e sull’accreditamento, non si penalizzano le strutture che offrono di più, si danno punti di riferimento certi agli utenti. 37
  • 38. Le tariffe delle RSA  Tariffe molto diverse fra una regione e l’altra. Lombardia 68,33 €, Calabria 130,38 €. Media € 95,18.  Le tariffe dipendono dai diversi standard assistenziali garantiti dalle varie regioni. In alcuni casi le singole regioni propongono 2 o 3 livelli assistenziali. Questo significa standard di personale anche molto diversi.  Alcune regioni forniscono alcuni fattori produttivi alle RSA (MMG, assistenza farmaceutica, ecc.) e anche questo incide sulle tariffe. 38
  • 39. Standard assistenziali RSA (tabella non aggiornata) Regione Infermieri Addetti assistenza/OTA Lazio 1/5 – 1/10 1/15 – 1/20 E. Romagna 1/6 – 1/12 1/ 2,2 – 1/ 3,5 Sardegna 1/6 1/ 1,8 – 1/ 2,2 Umbria 1/ 6,7 1/ 2,5 …………… …….. ……. Toscana 1/10 1/2 Piemonte 1/10 1/ 2,5 Bolzano 1/10 1/ 2,5 Lombardia 1/18 (nat) 1/3 Puglia 1/30 1/20-1/30 39
  • 40. Tariffe e standard  Le tariffe sono in buona parte una funzione degli standard di personale (ed altro). Ma una RSA che garantisce un infermiere ogni 6 ospiti è uguale ad una RSA che ne garantisce uno ogni 30 ospiti? Esiste un livello minimo che possa far riconoscere le RSA? Ciò che in una regione può essere identificata come una casa di riposo o una RP può in una altra regione chiamarsi RSA?  Questo è il grande tema dei contenuti delle prestazioni, del diritto all’equità di trattamento e dell’esigibilità del diritto.  Un contributo lo fornisce la Commissione nazionale LEA che identifica i contenuti assistenziali delle RSA (assistenza medica 160 minuti/die per nucleo, infermiere h24, assistenza globale >140 minuti, assistenza infermieristica >36 minuti).  Se acquisiamo questo come il punto di riferimento (modificabile dalla regioni in alto) possiamo ridurre la variabilità delle tariffe, garantire uno standard uniforme e permettere al cittadino di esigere una prestazione che ha contenuti simili ed esigibili in tutto il territorio. 40
  • 41. Tariffe per paziente o per struttura?  Tutte le tariffe misurano il costo di una giornata di degenza. Si va verso tariffe legate alle effettive necessità assistenziali del paziente?  Metà delle regioni hanno previsto RSA organizzate con più livelli assistenziali (2 o 3) a cui sono spesso associate differenti tariffe.  La Lombardia, con il Sosia, ha previsto tariffe legate alle condizioni degli ospiti. L’Emilia Romagna ha previsto due tipologie di pazienti con la stessa identica tariffa.  Le altre regioni hanno previsto una sola tariffa per tutti gli ospiti delle RSA. 41
  • 42. Tariffe legate al paziente  Le tariffe basate sui sistemi classificatori dei pazienti (Sosia, RUG) di basano sull’assorbimento medio di risorse di ogni tipologia di ricoverato. E’ la struttura che adegua i suoi programmi assistenziali in base alla tipologia degli ospiti.  E’ un sistema più equo perché remunera i gestori in base alla complessità dei casi che si trovano ad assistere.  E’ difficilmente verificabile che, in una struttura generalista, i pazienti più bisognosi avranno davvero quanto previsto dalla retta (in termini di assistenza). Maggiori garanzie si avrebbero in moduli omogenei o in grandi strutture.  Contrasta con un sistema di accreditamento che prevede standard di personale statici. La spesa non è predeterminata.  Necessita di un sistema di controllo della classificazione dei pazienti e di erogazione dell’assistenza. 42
  • 43. La tendenza attuale rette per livelli assistenziali  La tendenza attuale prevede la realizzazione di strutture modulari che prevedono la contemporanea presenza di moduli con diversi livelli assistenziali (2 o 3) ognuno dei quali con una diversa tariffa collegata al diverso contenuto assistenziale.  In questo modo si cerca di tener conto delle esigenze assistenziali dei pazienti, gli anziani non si devono spostare se cambia la loro situazione, ma sono gli anziani che devono adattarsi alla organizzazione della struttura.  La classificazione è limitata (2 o 3) e dunque meno equo dell’altro, gli standard assistenziali sono garantiti, remunerazione più compatibile con il sistema di accreditamento, necessita di un sistema di controllo meno incisivo. La spesa max è predeterminata. 43
  • 44. In futuro  In futuro, è molto probabile che si diffondano tariffe legate ai sistemi di classificazione dei pazienti, visto che almeno 8 regioni stanno sperimentando i RUG.  Ma non dappertutto, tenuto conto che queste hanno bisogno, come abbiamo visto, di strutture grandi e di un sistema informativo e di controllo molto efficienti.  La quota sociale non dovrebbe essere influenzata dall’adozione di questi sistemi. Da sempre si presume che le necessità alberghiere siano simili indipendentemente dalla classificazione dei pazienti. Semmai la quota sociale è molto più influenzata dal soggetto che decide le tariffe (regione o gestori). 44
  • 45. La ripartizione dei costi sanitari e sociali delle RSA  Alcune regioni (Abruzzo, Basilicata, Bolzano, Lazio, Marche, Piemonte) hanno fatto un interessante lavoro di dettaglio sulla assegnazione al sociale o al sanitario di ogni singolo costo. Ma la sintesi finale, in genere, appare predeterminata o non tiene conto dei risultati.  Una analisi dettagliata dei costi effettivi sociali e sanitari realizzata senza i vincoli economici che condizionano poi le scelte probabilmente collocherebbe ad un livello più basso del 50% gli oneri assistenziali/alberghieri (come peraltro risulta dalle analisi dell’Abruzzo e di Bolzano). 45
  • 46. La compartecipazione dell’ospite  In tutte le regioni gli oneri relativi alle prestazioni di natura alberghiera e socioassistenziale sono a carico dell’utente, e se questi non può, del comune per la parte mancante.  Si passa da € 19,74 della Basilicata a € 58,94 (ipotesi max) del Lazio. La media nazionale è 39,74.  La percentuale di costo a carico dell’utente va dal 18,5% della Basilicata al 64% della Lombardia (Sosia 8). La media è del 42%. 46
  • 47. La compartecipazione dell’ospite/2  Le quote di compartecipazione dell’utente di RSA sono tendenzialmente elevate, se teniamo conto della connotazione sanitaria della struttura e dei redditi degli anziani.  Le quote di compartecipazione – in euro e in % - sono eccessivamente diversificate (1 a 3) nel panorama regionale. In qualche caso si supera il 50% di spesa per l’utente fissato dalle norme nazionali.  In genere non sono definiti i parametri in base ai quali si definisce la quota sociale.  Le regioni devono utilizzare l’occasione dei fondi per la non autosufficienza per ridurre gli oneri delle famiglie e per armonizzare le tariffe. 47
  • 48. Ciò che l’ospite non paga  L’assistenza residenziale in fase intensiva ed estensiva dovrebbe essere a totale carico della ASL. Solo alcune regioni lo rammentano facendo pagare la quota degli ospiti: dal 31° in E. Romagna, dal 46° nelle Marche, dal 61°(Lazio, Liguria). Bisognerebbe arrivare a 60 giorni.  Non tutta la pensione degli ospiti è disponibile per la compartecipazione. Una somma mensile deve essere garantita all’ospite per le sue esigenze personali, che è: Campania e Lazio € 320,88 (pensione sociale), Abruzzo € 160,44, Umbria € 155, Marche € 129, Piemonte € 110, Liguria € 103, Friuli € 92,80. 48
  • 49. Rette e reddito  Poche regioni prevedono delle riduzioni della quota di compartecipazione in relazione ai bassi redditi dei pazienti. Ci pensa il comune.  Con ISEE: Lazio 3 fasce: sopra 25.000 euro si paga il 50%, tra 13.000 e 25.000 il 40% e sotto 13.000 euro si paga il 40% ma con il contributo del comune.  Senza ISEE: Abruzzo: reddito familiare inf. a 20.000 utente paga il 20% della retta (invece del 40%). Il resto il comune. 49
  • 50. Idee su rette e reddito  ISEE poco adatto per gli anziani non autosufficienti collocati in RSA. In questo caso occorre sapere quale è il suo reddito disponibile mensilmente e quale è la somma che deve rimanere nelle sue tasche. Con questi dati si può sapere se è in condizione di pagare la quota di compartecipazione ed eventualmente quanto debbano pagare altri.  ISEE familiare serve per eventuale partecipazione alla spesa di parenti.  La regione fissi le regole generali (i criteri) per la partecipazione ai costi dei servizi per tutelare i redditi più bassi e siano poi i comuni ad applicarle. 50