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PRESENTAZIONE FRATTURA SCOMPOSTA
CONTEMPORARY ART MAGAZINE
La rivista nasce nel dicembre del 2004 (periodicità bimestrale) con l’intento
di portare alla luce gli artisti emergenti italiani considerati di qualità,
attraverso una selezione che viene attuata dal comitato redazionale.
La rivista è stata progettata e realizzata solo in formato elettronico (PDF)
scaricabile dal sito ufficiale, per tre motivi principali: 1) contenimento dei
costi rispetto ad una versione cartacea; 2) il non sottostare ad un limite di
pagine; 3) una più capillare e virale diffusione.
Il nome Frattura Scomposta nasce dal fatto di voler realizzare un magazine fuori
dal coro e lontano dalle “pastette” che caratterizzano, in gran parte, il
movimento artistico italiano, dove la qualità artistica è messa in secondo piano
rispetto alle conoscenze, al clientelismo, al nepotismo, una ingiustificata
esterofilia e sotto certi aspetti anche una discreta mancanza di cultura nel
settore.
La redazione ha ritenuto fondamentale che tutti gli artisti italiani emergenti
di qualunque provenienza, potessero avere uno strumento attraverso il quale
poter far sentire la loro voce, nel caso specifico far vedere, ad un folto
pubblico, le loro reali qualità artistiche che diversamente nessuno o pochissimi
avrebbero potuto notare ed apprezzare.
 
 
 
L’interesse per la rivista è andato sempre più aumentando e nel 2006 si prese
la decisione di pubblicare, all’interno di ogni numero, anche alcuni artisti
affermati che sentissero la necessità di mettersi in gioco e dialogare con i
colleghi emergenti.
Nel 2007 la redazione di Frattura Scomposta, prese la decisone di “far uscire”
gli artisti dal virtuale della rivista elettronica ed immergerli nella
“concretezza” delle mostre, pertanto, con l’aiuto di alcune realtà importanti
dell’arte contemporanea italiana come la Libreria Bocca, la Wannabee Gallery e
Fabbrica Borroni; a Venezia, in occasione della 54° Biennale Arti Visive,
Frattura Scomposta presentò il progetto espositivo “Aliens le forme alienanti
del contemporaneo” che fortunatamente ebbe un grande seguito di pubblico e fece
parlare di se le riviste di settore.
Questo insperato successo invece di spingere Frattura Scomposta sempre più oltre
ed eventualmente cavalcarlo, ebbe un effetto “rallentante”, anche purtroppo
per ragioni di natura lavorativa e professionale (chi lavora per Frattura
Scomposta non percepisce nessun compenso, pertanto gli impegni professionali di
tutti coloro che parteciparono al progetto, dovettero gettare la spugna a fronte
dei propri impegni lavorativi e professionali). Si decise pertanto di sospendere
la pubblicazione della rivista ma con la consapevolezza che il magazine, prima o
poi, sarebbe tornato più forte di prima.
Così fu … Nel 2012 in occasione della Biennale di Architettura di Venezia,
Frattura Scomposta rinasce dalle sue ceneri, più forte e consapevole di prima,
con una gran voglia di fare, di essere al centro dell’arte italiana. La rivista
 
 
 
prosegue esattamente come negli anni precedenti il suo percorso ma con una
maggior consapevolezza soprattutto in ambito digitale e comunicativo.
Venendo al presente, attualmente Frattura Scomposta viene scaricata
(gratuitamente) da circa 40.000 appassionati ad ogni uscita; ha realizzato altre
4 tappe dell’evento Aliens, oltre quella del 2007, in diverse città italiane;
ha presentato al pubblico, in queste occasioni, 75 artisti emergenti e 22
artisti affermati; è media partner della 55° Biennale Arti Visive di Venezia e
sta lavorando per portare Aliens in altre città italiane ed anche all’estero
per far conoscere il talento e la qualità dei giovani ma anche meno giovani,
artisti italiani.
 
 
 
 
Il magazine di arte contemporanea Frattura Scomposta presenta per HAI
PAURA DEL BUIO - Torino, 30 agosto Traffic Festival c/o Officine Grandi
Riparazioni - OGR – Torino
Paola Turroni – readingo poetico/musicale – Il MONDO E’ VEDOVO
Spazio carroponte ore 19.00
Streamcolors – installazione - DEFEAT THE DARKNESS WITH COLORS!
Spazio Duomo – opera permanente a rotazione
Giancarlo Marcali – installazione – LA MEMORIA DEL DOLORE
Spazio biglietteria – opera permanente
 
 
 
 
PAOLA TURRONI
Biografia
Paola Turroni (1971) ha pubblicato animale (Fara Editore, Rimini 2000), Due mani di
colore (Medusa Editore, Milano 2003) con Sabrina Foschini, Il vincolo del volo
(Raffelli Editore, Rimini 2003) di cui una selezione è uscita tradotta in inglese
per la rivista americana “How2”, Il mondo è vedovo (Carta Bianca, Bazzano 2011).
È inserita nelle antologie Parco Poesia 2004 (Guaraldi, Rimini 2004), Il segreto
delle fragole (Lietocolle, Como 2006), Corale (Le Voci della Luna, Bologna 2007),
12 poetesse italiane (Nuova Editrice Magenta, Varese 2008),
PoesiaPresenteMappagiovane (Le Voci della Luna, Bologna 2010), Nelle mani di Salomé
(Galleria Comunale e Biblioteca Malatestiana, Cesena 2010). Ha collaborato come
traduttrice a I surrealisti francesi(Stampa Alternativa, Viterbo 2004). Ha seguito
progetti con Rai RadioDue, il Museo di Storia Naturale di Milano, l’Isia di
Urbino, Poesiapresente di Monza, abrigliasciolta di Varese ed altri. Ha al suo
attivo letture e performance in diverse città su tutto il territorio nazionale,
suoi testi sono apparsi su varie riviste di letteratura e siti internet. Nel 2004 e
nel 2008 è stata invitata al Festival Internazionale di Poesia di Malta. Il Mondo è
vedovo è stato invitato alla 54° esposizione di arte contemporanea di Venezia, con
un video di Stefano Massari ed una suggestiva installazione nel Padiglione della
Repubblica di San Marino.
 
 
 
 
Il MONDO E’ VEDOVO
Postfazione di Alessandro Bertoni
Paola Turroni mostra di aver raggiunto una qualità prosodica di pregio
considerevole, con l’alternanza perfettamente modulata di verso breve (scandito in
genere da enjambement) e verso lungo, motivato dal respiro profondo di un intento
epico sempre più spiccato a mano a mano che il filo conduttore dell’opera prende
corpo, nella sua spinta a intrecciare e dipanare il filo etereo ma saldissimo che
lega i vivi e i morti, secondo una trama narrativa che coincide con quella della
specie, piuttosto che con l’esperienza “psicologica” del singolo individuo:
“Sono i morti, il numero dei morti,/ che fa la differenza – il loro prestigio.”
Va da sé che sicurezza prosodica equivale anche (come per ogni poeta autentico) a
meglio delineata, più necessaria e compatta, visione del mondo.
Così, sono tanto più importanti, in un tempo poetico che tende a una smemoratezza
pressoché ontologica, la cura e l’originalità con le quali Paola Turroni ridiscute
e in certa misura ricompone un libro canonico, davvero capitale entro la storia
della nostra poesia novecentesca, quale Sentimento del tempo di Giuseppe Ungaretti,
considerato l’archetipo del nostro ermetismo, con la sua riconquista del mito e
dell’endecasillabo. Ma l’endecasillabo, qui, non è più norma, bensì ipotesi e
trampolino della variazione intontiva. Basta riflettere – in proposito – su un
distico, sospeso tra ipometria e ipermetria, come “e i fratelli aspettavano a
riva./ I cavalli senza selle, senza corde”. Allo stesso modo – ma è noto che ogni
esercizio necessario di interpretazione produce conflitto con il modello d’origine
– il mito secondo Paola Turroni non è più favola bella, esempio antico, ma
funzione primaria di un esistere maschile e femminile (anche se è la condizione
femminile a inquadrare il punto di vista profondo del libro, tra sensibilità innata
 
 
 
 
e dolore del parto, funzione di moglie compagna amante e argine di resistenza al
sopruso e all’orrore), vecchio e giovane, servo e padrone, sottratto ad ogni
ipoteca cronistica, di rappresentazione diretta di un’esistenza singolare: un
qualunque “io” nostro contemporaneo e primomondista, magari. Infatti, l’emozione
poetante che qui intuisce e trova i suoi “valichi” vitali è portata innanzi tutto
a mettere in scena una trama di atti primari (il lavoro, il cammino, il giudizio,
la guerra, tra quelli più ricorrenti) che rimotiva l’inconscio profondo di una
comunità cui è chiara la necessità assoluta di ricompattarsi attorno alla soglia
minima di una sopravvivenza da riconquistare giorno per giorno, proiettata ben al
di là della sua configurazione storica e radicata piuttosto nel mondo della
violenza, della prevaricazione, dell’ingiustizia, che è proprio di ogni tempo, di
ogni cultura e delle modalità di ogni umano consorzio, secondo il principio di una
religiosità più antropologica che incarnata: “Sai cosa facciamo per giocare?
Andiamo nel punto/del filo spinato che si può togliere/spostando il palo – di là
c’è l’erba, e i nostri legni/per costruire una capanna.”
L’altro (e non meno decisivo) elemento forte del libro di Paola Turroni è la sua
originalità rispetto al panorama attuale della poesia contemporanea, ove narcisismi
onirismi autobiografismi minuscoli tendono sempre più spesso a dominare. Avventura
figurale da percorrere per intero, senza stacchi nella lettura; piano sequenza che
si impegna a ricondurre al filo unitario di una scrittura drammaticamente declinata
al presente pulsioni e azioni di ascendenza primordiale eppure consustanziali alla
nostra esperienza dell’oggi, questo libro vero e vivo raggiunge senza bisogno di
illuminazioni orfiche la visionarietà di una migrazione ininterrotta: “Altri si
accendono un fuoco – mentre/ aspettano ancora, coi detriti del mare/il resto di
noi/lutto e cammino insieme.” E la poesia vi riconquista a pieno diritto la sua
radice di cognizione rituale che si compie nella vicenda emotiva e pulsionale di un
respiro fatto ritmo, linguaggio, comunione di dialogo.
 
 
 
 
STREAMCOLORS
Biografia
Streamcolors, progetto ad opera di Giacomo Giannella e Giuliana Geronimo, che si
prefigge di utilizzare la tecnologia in modo creativo e aprire nuove prospettive
dell’arte digitale. Una di queste è senz’altro la collaborazione con la moda.
Streamcolors ha infatti realizzato la scenografia grafica per per la sfilata Etro
Uomo primavera-estate 2013. Concependo questo momento come una vera e propria opera
d’arte contemporanea, ha predisposto un enorme cilindro alto più di 8 metri, in
cui sfilavano i modelli e assisteva il pubblico. Un unico luogo racchiuso dalle
immagini tridimensionali ispirate agli abiti Etro.
Streamcolors ha un payoff che è anche il loro manifesto programmatico “progettare
colori, colorare progetti”. Ed è infatti il colore in tutte le sue declinazioni la
cifra stilistica delle opere. Un colore percepito come flusso in grado di
connettere il mondo reale a quello astratto.
Giannella è direttore artistico della casa di videogames Milestone, per cui
partendo da immagini grafiche mira a costruire immagini il più aderenti a paesaggi
reali. Con Streamcolors invece agisce in maniera inversa. Da un’immagine reale,
come una fotografia, estrae i colori che ne stanno alla base e da lì elabora dei
patterns in 2D. Su questi utilizzando un pennello digitale agisce direttamente
creando pattern in 3D e dei suggestivi dipinti digitali ad altissima risoluzione.
Estrapolati dal processo creativo, hanno tutto l’aspetto di grafiche astratte, ma
a ben guardare è evidente il legame con l’immagine preesistente. Persistono
infatti dettagli che riconducono l’osservatore alla concretezza del reale.
Proprio la caratteristica estrapolazione dei colori dalle immagini ha portato
Streamcolors a definire la propria arte come arte estratta.
 
 
 
 
Presente sui canali social più “visivi” - Pinterest e Instagram - Streamcolors ha
da subito coinvolto i propri utenti nel processo creativo. Su Pinterest ha creato
una mostra virtuale privata condividendo in tempo reale colori, concept e progetti
con oltre 10000 utenti. Considerato che più dell’80% dei pin viene repinnato, i
contenuti proposti hanno potuto beneficiare di un forte grado di viralità.
Postando su Instagram le immagini originali e le loro future rielaborazioni 2D/3D,
Streamcolors ha invece stimolato le reazioni degli utenti, che hanno votato e si
sono fatti promotori dello sviluppo delle opere. L’esperienza di Streamcolors
conferma che lo sharing di contenuti innovativi e originali attraverso i social
network è ormai tendenza anche nell’ambito delle arti digitali. Insomma, le nuove
opere d’arte si costruiscono insieme, usando la rete.
DEFEAT THE DARKNESS WITH COLORS!
Giuliana Geronimo
Per “Hai paura del buio?” Streamcolors presenterà la reinterpretazione di alcune
opere di 4 importanti artisti contemporanei diversi per genere e localizzazione
geografica (Vanni Cuoghi, Carlo Cofano, Fulvio Martini e Vania Elettra Tam). Le
opere di partenza si trasformeranno in tele virtualmente navigabili e vestiranno
con i loro colori i Giganti, complesse strutture tridimensionali.
Ai partecipanti verrà proposto un viaggio suggestivo e interattivo da intraprendere
nelle postazioni touch screen. Un invito a scoprire nuovi punti di vista e a creare
imprevedibili e inaspettate immagini. Le pareti, invece, verranno colorate con
“The Trip” , filmati messi gratuitamente a disposizione degli artisti per
accompagnare le loro musiche.
Una magica immersione aliena all'insegna della collaborazione contro l'apatia.
 
 
 
 
GIANCARLO MARCALI
Biografia
Giancarlo Marcali sviluppa la sua ricerca artistica in un percorso di ricerca del
attimo doloroso doloroso.. Quanti tipi di dolore lacerano lacerano l essere 'essere
umano? Infiniti, Infiniti, quanto l'abisso dell'anima. Ma tutti lasciano una
traccia del loro passaggio, una cicatrice, visibile o meno. A dispetto delle nostre
diversità, Giancarlo ci riunisce tutti in virtù della nostra comune essenza, per la
materia di luce di cui siamo composti, mposti, ricordandoci cordandoci che malgrado
algrado lunghi percorsi abbiamo un'origine comune e che il dolore di ognuno ha il
diritto di essere espresso.
Nato in svizzera nel 1963. Si è laureato presso la New South Wales University a
Sidney in arti aborigene e le culture delle Isole del sud pacifico. Dal 1990 al
1995 collabora con Martino Vertova alla realizzazione di vetrate d’arte. Dal 1995
al 2000 apre a Milano “Spazio Low Tech” per promuovere il suo lavoro e quello di
altri giovani artisti e designer. Dal 2003 al 2008 collabora con la galleria
d’arte contemporanea Emi Fontana a Milano. Dal 2009 al 2010 lavora alle opere del
p g roetto “Siamo tutti profeti”e la sua ricerca verso la propria identità lo
porta alla realizzazione dell’installazione “La memoria del dolore”, opera
segnalata al Premio Celeste 2010 esposta poi alla sua personale a Treviso, a Gaeta
, e successivamente a Torino e Sansepolcro. Dal 2011 Giancarlo ha esposto le sue
installazioni in diverse gallerie d’arte private a Milano, Roma, Napoli, Venezia e
Berlino. Tra le tante degne di nota, a giugno 2011 la mostra “Scorporo” curata da
Adriana Soldini presso la Pinacoteca di arte contemporanea a Gaeta, a dicembre 2012
la mostra collettiva al Museo civico di Sansepolcro dove la sua installazione “La
memoria del dolore” colloquia con la “Resurrezione” di Piero della Francesca ed
 
 
 
 
a dicembre 2012 la mostra personale ad Arezzo “Anime di calce”, precedentemente
realizzata a marzo 2012 a Palazzo Zenobio-Venezia,, quando per la prima volta
presenta il suo nuovo progetto Ri(e)voluzione.
LA MEMORIA DEL DOLORE
Quanti tipi di dolore lacerano l'essere umano? Infiniti, quanto l'abisso
dell'anima. Ma tutti lasciano una traccia del loro passaggio, una cicatrice,
visibile o meno. Ci ha provato Giancarlo a illuminare "La memoria del dolore" con
un'istallazione intrisa di sacralità laica. Ha raccolto radiografie di 33 persone
che testimoniano un trauma subito ed è andato pazientemente a comporre uno
scheletro che simboleggia l'umanità intera e la sua sofferenza. A dispetto delle
nostre diversità, ci ha riuniti tutti in virtù della nostra comune essenza, per la
materia di luce di cui siamo composti, ricordandoci che malgrado lunghi percorsi
abbiamo un'origine comune e che il dolore di ognuno ha il diritto di essere
espresso. Ha poi compiuto l'ultimo gesto di "pietas" e ha protetto il corpo dentro
una teca come una reliquia. Oltre alle lastre, ha usato ferro e vetro, materiali
dall'aspetto freddo e asettico. La maestosità dell'opera lascia senza fiato e il
fascino che sprigiona incute quasi timore. Eppure la poetica decadente che emana è
tale da toccare nel profondo. E la mente corre a immaginarsi le storie personali
impresse sugli strati di plastica ricoperti di nitrato d'argento che vanno a
formare la memoria di un dolore collettivo.

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Frattura Scomposta - Hai paura del buio? 30 agosto 2013 - Torino

  • 1.
  • 2.       PRESENTAZIONE FRATTURA SCOMPOSTA CONTEMPORARY ART MAGAZINE La rivista nasce nel dicembre del 2004 (periodicità bimestrale) con l’intento di portare alla luce gli artisti emergenti italiani considerati di qualità, attraverso una selezione che viene attuata dal comitato redazionale. La rivista è stata progettata e realizzata solo in formato elettronico (PDF) scaricabile dal sito ufficiale, per tre motivi principali: 1) contenimento dei costi rispetto ad una versione cartacea; 2) il non sottostare ad un limite di pagine; 3) una più capillare e virale diffusione. Il nome Frattura Scomposta nasce dal fatto di voler realizzare un magazine fuori dal coro e lontano dalle “pastette” che caratterizzano, in gran parte, il movimento artistico italiano, dove la qualità artistica è messa in secondo piano rispetto alle conoscenze, al clientelismo, al nepotismo, una ingiustificata esterofilia e sotto certi aspetti anche una discreta mancanza di cultura nel settore. La redazione ha ritenuto fondamentale che tutti gli artisti italiani emergenti di qualunque provenienza, potessero avere uno strumento attraverso il quale poter far sentire la loro voce, nel caso specifico far vedere, ad un folto pubblico, le loro reali qualità artistiche che diversamente nessuno o pochissimi avrebbero potuto notare ed apprezzare.
  • 3.       L’interesse per la rivista è andato sempre più aumentando e nel 2006 si prese la decisione di pubblicare, all’interno di ogni numero, anche alcuni artisti affermati che sentissero la necessità di mettersi in gioco e dialogare con i colleghi emergenti. Nel 2007 la redazione di Frattura Scomposta, prese la decisone di “far uscire” gli artisti dal virtuale della rivista elettronica ed immergerli nella “concretezza” delle mostre, pertanto, con l’aiuto di alcune realtà importanti dell’arte contemporanea italiana come la Libreria Bocca, la Wannabee Gallery e Fabbrica Borroni; a Venezia, in occasione della 54° Biennale Arti Visive, Frattura Scomposta presentò il progetto espositivo “Aliens le forme alienanti del contemporaneo” che fortunatamente ebbe un grande seguito di pubblico e fece parlare di se le riviste di settore. Questo insperato successo invece di spingere Frattura Scomposta sempre più oltre ed eventualmente cavalcarlo, ebbe un effetto “rallentante”, anche purtroppo per ragioni di natura lavorativa e professionale (chi lavora per Frattura Scomposta non percepisce nessun compenso, pertanto gli impegni professionali di tutti coloro che parteciparono al progetto, dovettero gettare la spugna a fronte dei propri impegni lavorativi e professionali). Si decise pertanto di sospendere la pubblicazione della rivista ma con la consapevolezza che il magazine, prima o poi, sarebbe tornato più forte di prima. Così fu … Nel 2012 in occasione della Biennale di Architettura di Venezia, Frattura Scomposta rinasce dalle sue ceneri, più forte e consapevole di prima, con una gran voglia di fare, di essere al centro dell’arte italiana. La rivista
  • 4.       prosegue esattamente come negli anni precedenti il suo percorso ma con una maggior consapevolezza soprattutto in ambito digitale e comunicativo. Venendo al presente, attualmente Frattura Scomposta viene scaricata (gratuitamente) da circa 40.000 appassionati ad ogni uscita; ha realizzato altre 4 tappe dell’evento Aliens, oltre quella del 2007, in diverse città italiane; ha presentato al pubblico, in queste occasioni, 75 artisti emergenti e 22 artisti affermati; è media partner della 55° Biennale Arti Visive di Venezia e sta lavorando per portare Aliens in altre città italiane ed anche all’estero per far conoscere il talento e la qualità dei giovani ma anche meno giovani, artisti italiani.
  • 5.         Il magazine di arte contemporanea Frattura Scomposta presenta per HAI PAURA DEL BUIO - Torino, 30 agosto Traffic Festival c/o Officine Grandi Riparazioni - OGR – Torino Paola Turroni – readingo poetico/musicale – Il MONDO E’ VEDOVO Spazio carroponte ore 19.00 Streamcolors – installazione - DEFEAT THE DARKNESS WITH COLORS! Spazio Duomo – opera permanente a rotazione Giancarlo Marcali – installazione – LA MEMORIA DEL DOLORE Spazio biglietteria – opera permanente
  • 6.         PAOLA TURRONI Biografia Paola Turroni (1971) ha pubblicato animale (Fara Editore, Rimini 2000), Due mani di colore (Medusa Editore, Milano 2003) con Sabrina Foschini, Il vincolo del volo (Raffelli Editore, Rimini 2003) di cui una selezione è uscita tradotta in inglese per la rivista americana “How2”, Il mondo è vedovo (Carta Bianca, Bazzano 2011). È inserita nelle antologie Parco Poesia 2004 (Guaraldi, Rimini 2004), Il segreto delle fragole (Lietocolle, Como 2006), Corale (Le Voci della Luna, Bologna 2007), 12 poetesse italiane (Nuova Editrice Magenta, Varese 2008), PoesiaPresenteMappagiovane (Le Voci della Luna, Bologna 2010), Nelle mani di Salomé (Galleria Comunale e Biblioteca Malatestiana, Cesena 2010). Ha collaborato come traduttrice a I surrealisti francesi(Stampa Alternativa, Viterbo 2004). Ha seguito progetti con Rai RadioDue, il Museo di Storia Naturale di Milano, l’Isia di Urbino, Poesiapresente di Monza, abrigliasciolta di Varese ed altri. Ha al suo attivo letture e performance in diverse città su tutto il territorio nazionale, suoi testi sono apparsi su varie riviste di letteratura e siti internet. Nel 2004 e nel 2008 è stata invitata al Festival Internazionale di Poesia di Malta. Il Mondo è vedovo è stato invitato alla 54° esposizione di arte contemporanea di Venezia, con un video di Stefano Massari ed una suggestiva installazione nel Padiglione della Repubblica di San Marino.
  • 7.         Il MONDO E’ VEDOVO Postfazione di Alessandro Bertoni Paola Turroni mostra di aver raggiunto una qualità prosodica di pregio considerevole, con l’alternanza perfettamente modulata di verso breve (scandito in genere da enjambement) e verso lungo, motivato dal respiro profondo di un intento epico sempre più spiccato a mano a mano che il filo conduttore dell’opera prende corpo, nella sua spinta a intrecciare e dipanare il filo etereo ma saldissimo che lega i vivi e i morti, secondo una trama narrativa che coincide con quella della specie, piuttosto che con l’esperienza “psicologica” del singolo individuo: “Sono i morti, il numero dei morti,/ che fa la differenza – il loro prestigio.” Va da sé che sicurezza prosodica equivale anche (come per ogni poeta autentico) a meglio delineata, più necessaria e compatta, visione del mondo. Così, sono tanto più importanti, in un tempo poetico che tende a una smemoratezza pressoché ontologica, la cura e l’originalità con le quali Paola Turroni ridiscute e in certa misura ricompone un libro canonico, davvero capitale entro la storia della nostra poesia novecentesca, quale Sentimento del tempo di Giuseppe Ungaretti, considerato l’archetipo del nostro ermetismo, con la sua riconquista del mito e dell’endecasillabo. Ma l’endecasillabo, qui, non è più norma, bensì ipotesi e trampolino della variazione intontiva. Basta riflettere – in proposito – su un distico, sospeso tra ipometria e ipermetria, come “e i fratelli aspettavano a riva./ I cavalli senza selle, senza corde”. Allo stesso modo – ma è noto che ogni esercizio necessario di interpretazione produce conflitto con il modello d’origine – il mito secondo Paola Turroni non è più favola bella, esempio antico, ma funzione primaria di un esistere maschile e femminile (anche se è la condizione femminile a inquadrare il punto di vista profondo del libro, tra sensibilità innata
  • 8.         e dolore del parto, funzione di moglie compagna amante e argine di resistenza al sopruso e all’orrore), vecchio e giovane, servo e padrone, sottratto ad ogni ipoteca cronistica, di rappresentazione diretta di un’esistenza singolare: un qualunque “io” nostro contemporaneo e primomondista, magari. Infatti, l’emozione poetante che qui intuisce e trova i suoi “valichi” vitali è portata innanzi tutto a mettere in scena una trama di atti primari (il lavoro, il cammino, il giudizio, la guerra, tra quelli più ricorrenti) che rimotiva l’inconscio profondo di una comunità cui è chiara la necessità assoluta di ricompattarsi attorno alla soglia minima di una sopravvivenza da riconquistare giorno per giorno, proiettata ben al di là della sua configurazione storica e radicata piuttosto nel mondo della violenza, della prevaricazione, dell’ingiustizia, che è proprio di ogni tempo, di ogni cultura e delle modalità di ogni umano consorzio, secondo il principio di una religiosità più antropologica che incarnata: “Sai cosa facciamo per giocare? Andiamo nel punto/del filo spinato che si può togliere/spostando il palo – di là c’è l’erba, e i nostri legni/per costruire una capanna.” L’altro (e non meno decisivo) elemento forte del libro di Paola Turroni è la sua originalità rispetto al panorama attuale della poesia contemporanea, ove narcisismi onirismi autobiografismi minuscoli tendono sempre più spesso a dominare. Avventura figurale da percorrere per intero, senza stacchi nella lettura; piano sequenza che si impegna a ricondurre al filo unitario di una scrittura drammaticamente declinata al presente pulsioni e azioni di ascendenza primordiale eppure consustanziali alla nostra esperienza dell’oggi, questo libro vero e vivo raggiunge senza bisogno di illuminazioni orfiche la visionarietà di una migrazione ininterrotta: “Altri si accendono un fuoco – mentre/ aspettano ancora, coi detriti del mare/il resto di noi/lutto e cammino insieme.” E la poesia vi riconquista a pieno diritto la sua radice di cognizione rituale che si compie nella vicenda emotiva e pulsionale di un respiro fatto ritmo, linguaggio, comunione di dialogo.
  • 9.         STREAMCOLORS Biografia Streamcolors, progetto ad opera di Giacomo Giannella e Giuliana Geronimo, che si prefigge di utilizzare la tecnologia in modo creativo e aprire nuove prospettive dell’arte digitale. Una di queste è senz’altro la collaborazione con la moda. Streamcolors ha infatti realizzato la scenografia grafica per per la sfilata Etro Uomo primavera-estate 2013. Concependo questo momento come una vera e propria opera d’arte contemporanea, ha predisposto un enorme cilindro alto più di 8 metri, in cui sfilavano i modelli e assisteva il pubblico. Un unico luogo racchiuso dalle immagini tridimensionali ispirate agli abiti Etro. Streamcolors ha un payoff che è anche il loro manifesto programmatico “progettare colori, colorare progetti”. Ed è infatti il colore in tutte le sue declinazioni la cifra stilistica delle opere. Un colore percepito come flusso in grado di connettere il mondo reale a quello astratto. Giannella è direttore artistico della casa di videogames Milestone, per cui partendo da immagini grafiche mira a costruire immagini il più aderenti a paesaggi reali. Con Streamcolors invece agisce in maniera inversa. Da un’immagine reale, come una fotografia, estrae i colori che ne stanno alla base e da lì elabora dei patterns in 2D. Su questi utilizzando un pennello digitale agisce direttamente creando pattern in 3D e dei suggestivi dipinti digitali ad altissima risoluzione. Estrapolati dal processo creativo, hanno tutto l’aspetto di grafiche astratte, ma a ben guardare è evidente il legame con l’immagine preesistente. Persistono infatti dettagli che riconducono l’osservatore alla concretezza del reale. Proprio la caratteristica estrapolazione dei colori dalle immagini ha portato Streamcolors a definire la propria arte come arte estratta.
  • 10.         Presente sui canali social più “visivi” - Pinterest e Instagram - Streamcolors ha da subito coinvolto i propri utenti nel processo creativo. Su Pinterest ha creato una mostra virtuale privata condividendo in tempo reale colori, concept e progetti con oltre 10000 utenti. Considerato che più dell’80% dei pin viene repinnato, i contenuti proposti hanno potuto beneficiare di un forte grado di viralità. Postando su Instagram le immagini originali e le loro future rielaborazioni 2D/3D, Streamcolors ha invece stimolato le reazioni degli utenti, che hanno votato e si sono fatti promotori dello sviluppo delle opere. L’esperienza di Streamcolors conferma che lo sharing di contenuti innovativi e originali attraverso i social network è ormai tendenza anche nell’ambito delle arti digitali. Insomma, le nuove opere d’arte si costruiscono insieme, usando la rete. DEFEAT THE DARKNESS WITH COLORS! Giuliana Geronimo Per “Hai paura del buio?” Streamcolors presenterà la reinterpretazione di alcune opere di 4 importanti artisti contemporanei diversi per genere e localizzazione geografica (Vanni Cuoghi, Carlo Cofano, Fulvio Martini e Vania Elettra Tam). Le opere di partenza si trasformeranno in tele virtualmente navigabili e vestiranno con i loro colori i Giganti, complesse strutture tridimensionali. Ai partecipanti verrà proposto un viaggio suggestivo e interattivo da intraprendere nelle postazioni touch screen. Un invito a scoprire nuovi punti di vista e a creare imprevedibili e inaspettate immagini. Le pareti, invece, verranno colorate con “The Trip” , filmati messi gratuitamente a disposizione degli artisti per accompagnare le loro musiche. Una magica immersione aliena all'insegna della collaborazione contro l'apatia.
  • 11.         GIANCARLO MARCALI Biografia Giancarlo Marcali sviluppa la sua ricerca artistica in un percorso di ricerca del attimo doloroso doloroso.. Quanti tipi di dolore lacerano lacerano l essere 'essere umano? Infiniti, Infiniti, quanto l'abisso dell'anima. Ma tutti lasciano una traccia del loro passaggio, una cicatrice, visibile o meno. A dispetto delle nostre diversità, Giancarlo ci riunisce tutti in virtù della nostra comune essenza, per la materia di luce di cui siamo composti, mposti, ricordandoci cordandoci che malgrado algrado lunghi percorsi abbiamo un'origine comune e che il dolore di ognuno ha il diritto di essere espresso. Nato in svizzera nel 1963. Si è laureato presso la New South Wales University a Sidney in arti aborigene e le culture delle Isole del sud pacifico. Dal 1990 al 1995 collabora con Martino Vertova alla realizzazione di vetrate d’arte. Dal 1995 al 2000 apre a Milano “Spazio Low Tech” per promuovere il suo lavoro e quello di altri giovani artisti e designer. Dal 2003 al 2008 collabora con la galleria d’arte contemporanea Emi Fontana a Milano. Dal 2009 al 2010 lavora alle opere del p g roetto “Siamo tutti profeti”e la sua ricerca verso la propria identità lo porta alla realizzazione dell’installazione “La memoria del dolore”, opera segnalata al Premio Celeste 2010 esposta poi alla sua personale a Treviso, a Gaeta , e successivamente a Torino e Sansepolcro. Dal 2011 Giancarlo ha esposto le sue installazioni in diverse gallerie d’arte private a Milano, Roma, Napoli, Venezia e Berlino. Tra le tante degne di nota, a giugno 2011 la mostra “Scorporo” curata da Adriana Soldini presso la Pinacoteca di arte contemporanea a Gaeta, a dicembre 2012 la mostra collettiva al Museo civico di Sansepolcro dove la sua installazione “La memoria del dolore” colloquia con la “Resurrezione” di Piero della Francesca ed
  • 12.         a dicembre 2012 la mostra personale ad Arezzo “Anime di calce”, precedentemente realizzata a marzo 2012 a Palazzo Zenobio-Venezia,, quando per la prima volta presenta il suo nuovo progetto Ri(e)voluzione. LA MEMORIA DEL DOLORE Quanti tipi di dolore lacerano l'essere umano? Infiniti, quanto l'abisso dell'anima. Ma tutti lasciano una traccia del loro passaggio, una cicatrice, visibile o meno. Ci ha provato Giancarlo a illuminare "La memoria del dolore" con un'istallazione intrisa di sacralità laica. Ha raccolto radiografie di 33 persone che testimoniano un trauma subito ed è andato pazientemente a comporre uno scheletro che simboleggia l'umanità intera e la sua sofferenza. A dispetto delle nostre diversità, ci ha riuniti tutti in virtù della nostra comune essenza, per la materia di luce di cui siamo composti, ricordandoci che malgrado lunghi percorsi abbiamo un'origine comune e che il dolore di ognuno ha il diritto di essere espresso. Ha poi compiuto l'ultimo gesto di "pietas" e ha protetto il corpo dentro una teca come una reliquia. Oltre alle lastre, ha usato ferro e vetro, materiali dall'aspetto freddo e asettico. La maestosità dell'opera lascia senza fiato e il fascino che sprigiona incute quasi timore. Eppure la poetica decadente che emana è tale da toccare nel profondo. E la mente corre a immaginarsi le storie personali impresse sugli strati di plastica ricoperti di nitrato d'argento che vanno a formare la memoria di un dolore collettivo.