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Italia vista dalla nuvola prof. carnevale maffè
1. Cloud Computing Summit
L’Italia vista dalla Nuvola
Relazione di:
Prof. Carlo Alberto Carnevale Maffè
Scuola di Direzione Aziendale – Università Bocconi
La nuvola è un’istituzione economica, non solo un’infrastruttura
tecnologica.
E’ laboratorio di innovazione organizzativa, crocevia di scambi
informativi, piattaforma di relazioni di business.
In questo senso la nuvola è la nuova Unità Economica d’Italia.
Tra i cirri del credit crunch e i cumulonembi della recessione, la
nuvola di tecnologia all’orizzonte è quindi gravida di novità per le
imprese e per il Paese. Le piccole e medie aziende guardano tuttora
le innegabili opportunità del cloud con un certo scetticismo, per il
timore di vedersi sottratto il controllo dei propri dati o di non poter
più disporre di un interlocutore che si prenda la responsabilità del
servizio. Si sbagliano. Vediamo perché, in tre semplici passaggi. 1) Il
cloud è il modo più sicuro e flessibile per gestire l’ICT nelle piccole e
medie imprese. Non solo fa risparmiare, ma contribuisce a crescere.
2) Il mondo delle software house e dei systems integrator che oggi
affianca le PMI, lungi dallo scomparire, vede schiudersi un nuovo
mercato di integrazione dei processi, oltre il presidio dei tradizionali
sistemi IT interni all’azienda. 3) Una volta sul cloud, le PMI vi
ritroveranno anche le grandi imprese e la PA, colmando il
tradizionale gap infrastrutturale, con applicazioni e informazioni alle
quali oggi non hanno accesso.
La nuvola non è un offerta speciale per rottamare i server. La nuvola
non è un hosting del nostro disordine applicativo, un monte dei pegni
delle nostra bigiotteria informatica. La nuvola è uno hub di processi
economici interoperabili.
L’esempio di Google è lampante. Le foto pubblicate su Picasa dagli
utenti sono sì sulla nuvola, ma tramite la geolocalizzazione possono
essere viste anche da google maps e street view. Stessa cosa succede
2. per i giudizi degli utenti sui locali pubblici, che non sono chiusi
dentro al silos applicativo verticale, ma condivisi.
Le piattaforme di accesso autenticato tramite FB, Twitter o G+ sono
un altro esempio di come la nuvola consenta l’interoperabilità tra
processi e l’ottenimento di grandi effetti di esternalità positiva.
Comunque, sia, la nuvola è troppo importante per lasciarla agli
ingegneri.
La nuvola è meglio di internet. Perché è standard ma non è la giungla
dell’anonimato. Perché è interoperabile ma anche difendibile dagli
intrusi. Perché ha un servizio garantito e non è best effort, tipo
“attendere prego”.
Dunque, sopra alle nuvole, il sole? Sì, ma a certe condizioni.
Per prima cosa sgombriamo il campo dalle diffuse ma infondate
obiezioni sulla sicurezza dei dati. Il cloud è il modo più affidabile e
sicuro per conservare e rendere disponibili in ogni momento dati e
applicazioni cruciali per le imprese.
Le statistiche parlano chiaro: il livello di ridondanza architetturale e
di disponibilità reale che offrono i servizi cloud professionali sono
nettamente superiori a quelli accessibili a una piccola e media
impresa che tiene tutto sul proprio server nello scantinato. Basti una
semplice metafora: le banche sono il cloud dei soldi. Nessuna azienda
pensa che sia più razionale tenerli nella propria cassaforte e rischiare
scassi e furti, invece di depositarli nei forzieri di un istituto di credito.
Oltre alla maggiore affidabilità l’altro fattore determinante è la
flessibilità e l’economicità d’esercizio. I servizi cloud propongono un
percorso ineludibile nell’evoluzione dell’ICT dal ruolo di pura
infrastruttura tecnologica a funzione flessibile di servizio nel
supportare l’azienda nei repentini cambiamenti e nelle diverse fasi
del ciclo economico. Funzionano con un modello di costi su base
flessibile, consentendo alle piccole e medie aziende di affrancarsi
dall’onere di investimenti al buio. Se a questo si aggiungono la
rapidità di implementazione e la flessibilità, non è difficile
comprendere come la nuvola meriti il serio interesse dei responsabili
IT e degli imprenditori di aziende di ogni settore e dimensione, che
vedono in questo modello una valida alternativa per trasformare
costi fissi in più maneggevoli costi variabili d’esercizio.
3. Per quanto riguarda l’offerta dei servizi da parte dei systems
integrator, va smentita l’idea che il cloud ne cancelli il ruolo. Al
contrario, nei Paesi dove il cloud ha già preso piede, si è registrata
una crescita di nuove imprese dell’ecosistema ICT. Certamente, alle
tradizionali software house la nuvola richiede un’evoluzione dei
modelli di relazione e di proposizione nei confronti dei propri clienti,
nonché un importante sforzo di educazione relativo agli ambiti di
applicazione e alle modalità di valutazione della tecnologia erogata in
forma di servizio. Invece che sui tradizionali sistemi IT, i
professionisti che affiancano le imprese dovranno focalizzarsi
sull’integrazione di processi di business e di nuovi devices, aprendosi
al grande scenario della cosiddetta “Internet of Things”, dove
l’informatica non mette più in rete solo posti di lavoro, ma ogni
elemento fisico di un’organizzazione.
Ma l’infrastruttura che serve per far migrare le piccole medie
imprese sul cloud richiede uno sforzo congiunto degli operatori,
della Pubblica amministrazione e di tutto il Sistema Paese. In altre
parole: c’è banda e banda. Un conto è la banda larga per le famiglie, e
un altro quella per le imprese. La banda che serve per il cloud
professionale deve essere non solo larga, ma stabile, garantita,
disponibile e sicura. Il cloud a cosiddetto “best effort”, che non
garantisce alcun livello di servizio, va bene al più per i ragazzotti
garruli e per le start-up squattrinate. Alle PMI serve un cloud
garantito “end-to-end” che connetta affidabilmente i luoghi di lavoro
ai data center. Vale ancora l’esempio della banca: se le affidate i
gioielli di famiglia, non reagireste bene se vi rispondesse: tornate tra
qualche giorno, oggi abbiamo un problema.
Per far ripartire il motore ingolfato dell'economia italiana serve
dunque aria nuova, d'alta quota, oltre le nebbie della crisi, seguendo i
venti dell'innovazione. L’imprenditore che vuole crescere, oggi, ha la
testa sulla Nuvola e i piedi ben piantati in terra.
I servizi cloud non sono solo un vantaggio economico per la singola
impresa o istituzione pubblica, ma consentono di unire tra loro
aziende e PA, di collegare processi ora frammentati e incompatibili,
di scambiare dati aperti, gli Open Data, in linea con le direttive
europee e l'Agenda Digitale Italiana. Sulla nuvola tecnologica dei
servizi cloud, l'Italia dell'innovazione si può ritrovare più unita, senza
tuttavia doversi uniformare a un unico modello, anzi conservando
tutte le sue specificità, ma guadagnando in immediatezza e
4. interoperabilità. Con la nuvola, le imprese e la PA hanno accesso ai
migliori servizi disponibili al mondo, ma alla giusta dimensione,
pensati per crescere con loro. E insieme, più uniti, far tornare a
crescere il Paese.