L'articolo è incentrato sulla situazione italiana per quel che riguarda lo spreco alimentare e sui metodi per contrastarlo. Tra le iniziative si segnala anche quella ideata da Gregorio Fogliani con Pasto Buono.
Genova impresa confindustria_Il welfare aziendale di QUI! Group
Viversani & Belli - Articolo sulla lotta allo spreco alimentare e su Pasto Buono
1. N° e data : 30026 - 28/06/2013
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ATTUALIT??INCHIESTA
nonostantela crisi
Lo spreco di cibo è uno dei colpevoli
paradossi in questo periodo di crisi che
vede aumentare il numero delle persone
in condizione di disagio , costrette a
ricorrere a enti di volontariato per bisogni
di prima necessità . Secondo gli ultimi
dati Istat , il numero delle famiglie in
difficoltà è aumentato del 32%% e nel
2012 quelle che hanno chiesto
aiuto per mangiare sono
aumentate del 9%% : in totale sono
3 ,7milioni le persone assistite
nelle mense gratuite , 400mila in
più rispetto al 2011 . Il problema
del cibo ancora commestibile
mabuttato rappresenta , oltre
che uno spreco economico , un
dilemma morale.
20
sibutta troppo cibo!
Pattumiere piene a
fronte ditroppe persone
affamate .
Comegestire
questo paradosso?
"
Ognipersona getta via
146 chili all '
anno
Alcune indagini , seppur con metodi
differenti ,
analizzano il fenomeno dello
spreco alimentare in Italia . I risultati si
discostano leggermente , ma sono
sempre da capogiro.
Per il Politecnico di Milano nel 2010
sono stati prodotti 6 milioni di
tonnellate di cibo in eccedenza , per un
valore che supera i 12 miliardi di euro.
Questo surplus è generato per il 55%%
dalla filiera agroalimentare e per il
restante nell
'
ambito del consumo
domestico . L università ha calcolato che
in un anno i 600 ipermercati presenti in
Italia buttano via 250 chili al giorno di
alimenti e che ogni persona spreca 146
chili di cibo , con una perdita di quasi
450 euro all '
anno per famiglia . Di
questa quantità , solamente il 6%% è
recuperato per essere redistribuito.
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Si potrebbe evitare
il 60%% degli sprechi
Spiegano bene la situazione anche i
numeri elaborati dall
'
osservatorio Waste
watchersdi Last minute market , società
dell
'
università di Bologna costituita da
docenti e ricercatori universitari per
aiutare enti e aziende a recuperare
l
'
invenduto , nonsolo alimentare , e
metterlo a disposizione di chi ne ha
bisogno . L
'
osservatorio hacalcolato che
il 43%% del totale degli sprechi di cibo in
Italia , cioè 76 chili pro capite all '
anno ,
avviene a livello domestico e che almeno
il 60%% potrebbe essere evitato.
Lo sperpero di cibo rappresenta l
'
1 ,9%%
del Pil Prodotto interno lordo ( circa
18 ,5 miliardi riferiti al 2011 ) : solamente
lo 0 ,23%% è attribuibile alla filiera
di produzione ,
trasformazione e
distribuzione . Il resto lo produciamo noi
a livello domestico :lo 0 ,96%% del Pil.
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SI TENDE SEMPRE A ECCEDERE
« Premesso che la nostra economia si basasu un
eccesso di produzione che ha fatto della
"
rottamazione
"
un principio cardine , per cui si buttaci?
che è ancora utilizzabile ,
la responsabilità è di noi
consumatori . Compriamo ci? che scade il più
tardi possibile , così riempiamo il frigorifero di cibo
che non consumeremo ,
lasciando gli scaffali
pieni
dimerce prossima allascadenza che finirà ,
anche quella ,
nel cassonetto »
spiega il professor
Andrea Segré , direttore del dipartimento di
Scienze
e tecnologie agroalimentari dell
'
università di
Bologna e ideatore di Last minute market.
REVE411
« Va ritrovato il rispetto
per ci? che mangiamo »k ,?1
Abbiamo chiesto a Susanna Tamaro ,
in libreria con il suo
ultimo romanzo autobiografico
"
Ogni angelo è tremendo
"
,
di spiegarci il suopunto di vista riguardo allo spreco
dicibo ,
tema su cui è intervenuta di recente.
Perdé ha voluto affrontare il problema?
Per la mia educazione vedere buttare via il cibo è un
atto che fa male al cuore . Il cibo è una cosa sacra.
Così , quando mi sonoimbattuta nel progetto
"
Pasto
buono
"
e mi sonoresa conto delle difficoltà di
queste organizzazioni a causa dei vincoli di legge , mi
è venuto spontaneo analizzare il paradosso di una
società dove le persone vanno a rovistare nella
spazzatura perché hanno fame , ma poi , per norme
igieniche , si limita l
'
azione di chi cerca di aiutarle.
Buttare via il cibo è un paradosso in tempo di crisi.
Secondo lei , è indice di un male più profondo?
segno della follia della nostra società , che
consuma in modo scriteriato .Non solo da un punto
di vista etico ,
ma anche ecologico : le risorse del
Pianeta non sono eterne , prima o poi finiranno . Non
possiamo gettarle via .? una questione di buon senso.
Sprecare il cibo significa mettere in discussione
il concetto di produzione?
Credo di sì . Quella per procurarsi il cibo è la fatica
prima e più antica dell
'
uomo , èuno sforzo tutto
particolare ,fisico , atavico . Chi ha anche solo un
piccolo orto lo sa bene . Buttare via il mangiare
significa anche disprezzareil lavoro che ci sta dietro
e dà davvero un senso di spreco della vita.
Dove conduce questo atteggiamento , portato
alle sue estreme conseguenze?
Al disprezzo per l
'
essere umano ,per gli altri
ma anche per se stessi . ? indice di un livello etico
basso , che ha perso il senso delle
cose e dell
'
umanità ,intesa comeuomini che
vivono con altri uomini.
Come è possibile recuperare una
dimensione piùumana?
Educando alla responsabilità ,a cominciare dai
bambini nelle scuole .Riscoprendo e insegnando
il valore della vita , spiegando che ogni scelta che si
fa ha conseguenze non solo per noi ma per la
collettività . Recuperare il senso del cibo significa
recuperare il senso di noi stessi .Anche la politica
deve aiutare ,
favorendo il riciclo e una più
equa distribuzione dei beni.
DELL
'
AGRICOLTURA
« Miimpegno a
favorire il recupero »
La necessità di intervenire sia sul fronte dello spreco sia
su quello della donazione sembra chiaro anche
a livello istituzionale . Il ministro delle Politiche agricole ,
Nunzia De Girolamo ,
stacercando di trovare una
soluzione agendo a livello nazionale e comunitario.
Ecco la suadichiarazione.
« Abbiamo il dovere di limitare gli sprechi , di
rispettare il cibo , noi stessi e l
'
ambiente ,
che
viene letteralmente sommerso da questi rifiuti.
Dal punto di vista politico mi impegner?
personalmente a favorire il recupero delle
eccedenze alimentari e a garantire aiuto agli
indigenti . Si tratta di due facce della stessa
medaglia , che chiedono un lavoro costante
tanto a livello nazionale quanto a Bruxelles.
Dobbiamo sensibilizzare le aziende ,la grande
distribuzione e tutti i soggetti della filiera a
recuperare il più possibile gli alimenti ancora
buoni che per? scartano , donandoli alle
organizzazioni caritative . Siamo al lavoro per
individuare delle soluzioni legislative che
possano semplificare questi passaggi ,
garantendo la salute di chi riceve gli aiuti.
Per sostenere le persone in difficoltà ,almeno
sotto il profilo alimentare ,
continuer? a
battermi in tutte le sedi , in primis in quella
europea . Dobbiamo mantenere le risorse per
proseguire il programma di aiuti agli indigenti
gestito dal mio Ministero ,
che è uno dei
pochissimi strumenti efficaci nel nostro Paese ,
poiché copre il 60%% degli interventi alimentari.
La situazione è drammatica :solo nel 2012
oltre 3 milioni e mezzo sono state le persone
che hanno potuto usufruire dei 126 milioni
di interventi alimentari , in forma di pasto o di
pacco cibo . Dobbiamo continuare ad aiutarle ».
MilleComuni
sonoscesi in campo
Percorreggere la stortura del troppo
spreco a fronte di una crescente
indigenza bisogna agiresul sistema.
Partendo dalla politica , che deve dare
indicazioni su come recuperare il cibo
invenduto , per arrivare ai consumatori ,
che devono essere più consapevoli.
«
Bisogna impegnarsi in campagne
divulgative , per insegnare a ridurre al
massimo gli sprechi e a recuperare ci?
che non si consuma . ? quello che Last
minute market sta cercando di fare con
"
Un anno contro lo spreco
"
, la
campagna europea disensibilizzazione
sull
'
argomento lanciata nel 2010.
L
'
incontro più recente è stato quello
organizzato a Torino lo scorso 2 giugno :
un pranzo per 3mila persone realizzato
interamente con cibo di recupero »
dice il professor Segré.
Sul fronte istituzionale , la società
bolognese ha promosso la "
Carta spreco
zero
"
, un'iniziativa sottoscritta ormai da
oltre mille sindaci italiani . Il progetto
prevede che i Comuni aderenti attivino
un decalogo di buone pratiche volte a
sostenere tutte le iniziative che
recuperano , a livello locale , prodotti
invenduti e scartati lungo la filiera
agroalimentare per redistribuirli
gratuitamente ai cittadini al di sotto del
reddito minimo e a istituire programmi
di educazione alimentare , di economia
ed ecologia domestica.
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LA LEGGE CREA TANTE
COMPLICAZIONI INUTILI
Per sprecare di meno è necessario ripensare
al proprio modo di fare la spesa .
Altrettanto
importante è renderefacile il recupero e la
donazione agli indigenti .
In Italia sono molte le
organizzazioni senza scopo di lucro che si
adoperano in questo senso , ma la normativa in
materia nonle aiuta . La donazione di cibo è
disciplinata in Italia dalla legge 155/ 2003 , la
cosiddetta
"
Legge del buonSamaritano
"
, che
regola la distribuzione dei prodotti alimentari
a fine di solidarietà sociale . Con questa legge
le responsabilità sul corretto stato di
conservazione , trasporto , deposito e utilizzo
degli alimenti sono a carico delle organizzazioni
di volontariato e qui sorgono le difficoltà.
Le norme igieniche prevedono che i cibi
lavorati , come i piatti pronti , per essere donati
e distribuiti debbano esseresottoposti ad
abbattimento della temperatura e trasportati ,
entro un determinato tempo , conmezzi
preposti all
'
esclusivo trasporto di alimenti e in
contenitori appositi . Ci? significa che
un' organizzazione di volontariato deve munirsi
di abbattitore di temperatura e dei veicoli
richiesti . Un evidente paradosso ,sesi pensa
che chiunque acquisti cibo pronto pu? lasciarlo
anche ore in macchinaprima di consumarlo ,
senza dover osservareprescrizioni di legge.
11Banco alimentare
recupera le eccedenze
Una delle realtà più attive in Italia sul fronte
del recupero e della distribuzione di cibo è la
fondazione Banco alimentare . Nata nel
1989 , recupera le eccedenze dell
'
industria
alimentare , della Grande distribuzione
organizzata ( Gdo ) e della ristorazione
collettiva e le ridistribuisce gratuitamente ad
associazioni ed enti caritativi . In particolare ,
il
programma Siticibo ,nato nel 2003 , è la
prima applicazione italiana della legge
155 / 2003 e ha lo scopo di recuperare il cibo
cotto e fresco in eccedenza nella ristorazione
organizzata .
Il servizio di recupero è
quotidiano e viene effettuato grazie a
volontari che attraverso una rete logistica di
furgoni attrezzati trasferiscono le eccedenze
laddove il bisogno è più urgente.
All
'
Emporio della
solidarietà non si paga
Da sempre attiva nel campo dell '
assistenza ,
anche in relazione ai bisogni alimentari , la
Caritas ha dato vita al progetto
"
Emporio
della solidarietà
"
.
Si tratta di veri e propri
supermercati nei quali è possibile reperire
gratuitamente generi di prima necessità.
Le persone che vi si rivolgono accedono
al servizio attraverso i Centri di ascolto
diocesani e parrocchiali della Caritas e gli
enti che aderiscono al progetto .
Dopo
l
'
analisi delle condizioni sociali del nucleo
familiare , viene rilasciata una carta
elettronica con un credito virtuale che
consente l
'
accesso al servizio.
Attualmente gli empori Caritas sono
presenti a Roma , Prato , Ascoli Piceno ,
Pescara ,
Gorizia , Lecce ,
Lamezia Terme ,
Trieste e Parma.
il ministero dell '
Agricoltura
alimentari in Italia
degli interventi
Con "
pasto buono'
il pranzo è gratis
Le realtà che si adoperano per donare il cibo
in eccesso chiedono maggiore chiarezza e
semplificazione della legge . E il caso di"
Qui Foundation
"
,
emanazione della società
Qui!Group , il primo operatore italiano nel
campo dei buoni pasto , che dal2007 ha
attivato , a Genova e poi in altre città ,
il progetto
"
Pasto buono
"
« Il problema non si pone tanto per chi ,
come noi , ha un' esperienza e una struttura
rodate , quanto per chi vuole iniziare , che
non pu? dotarsi dellestrumentazioni
richieste dalla legge . Fatte salve le norme
igieniche e di sicurezza , che vanno garantite ,
la legge andrebbe semplificata per agevolare
le donazioni » dice Serena Dondarini
responsabile comunicazione di Qui!Group.
Ijiniziativa Pasto buono coinvolge ormai
120mila esercizi convenzionati in tutta
Italia , tra ristoranti , bar , gastronomie , mense
aziendali o scolastiche , supermercati e
mercati , che quotidianamente offronocibi
freschi o cucinati e li distribuiscono a chi ne
ha bisogno , con due modalità :
donazione ,
attraverso onlus , alle menseche erogano
questi servizi , o rilascio di buoni pasto
elettronici per acquistare cibo da consumare
in bar e self service o direttamente a caga.
COME DIMINUIRE GLI SCARTI
Con alcuni , semplici accorgimenti è possibile
ridurrein modo significativo i propri sprechi.
Non scartare frutta e verdura solo perché sono
ammaccate : la loro qualità è inalterata , ma se
restano sugliscaffali finiscono al macero.
Scegliere frutta e verdura mature , per evitare
che restino a marcire nel negozio . Fare la spesa
a stomaco pieno per evitare di comperare più del
necessario . Acquistare i prodotti in piccola
quantità . Congelare ci? che non si prevede di
consumarein breve tempo . Studiare ricette che
permettano il recupero di ci? che avanza in
frigorifero .
Mantenere il frigorifero in buone
condizioni , così da consentire una migliore
e prolungata conservazione dei cibi.
Servizio di Barbara Benini.
Con la consulenza del professor Andrea Segré, direttore
del dipartimento di Scienze e tecnologie agroalimentari
dell
'
università di Bologna ,
di Serena Dondarini ,
responsabile comunicazione di Qui!Group.
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