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1- INTRODUZIONE                                                Pag 3

      1.1a) La cellula muscolare e il sarcomero                Pag 3

      1.1b) Classificazione delle fibre muscolare              Pag 5

      1.1c) Tipi di attività muscolare                         Pag 6 Pag
                                                               Pag 35
      1.2) Ipertrofia e forza                                  9
                                                               Pag 35
      1.3) Meccanotrasduzione                                  Pag 12
                                                               Pag 35
      1.4) Danno muscolare indotto da contrazione eccentrica   Pag 14
                                                               Pag 38 Pag
     1.5) La teoria del Popping Sarcomere                      Pag 16
                                                               39
      1.6) Gli indicatori di danno                             Pag 17 Pag
                                                               Pag 41
      1.7) Fattori che contribuiscono al danno                 21
                                                               Pag 41
2-   SCOPO DELLO STUDIO                                        Pag 24
                                                               Pag 44
3-   MATERIALI E METODI                                        Pag 25
                                                               Pag 46 Pag
      3.1) Selezione del campione                              Pag 25
                                                               50
      3.2) Rispondenza                                         Pag 25
                                                               Pag 50
      3.3) Protocollo dello studio                             Pag 25
                                                               Pag 52
      3.4) Questionario                                        Pag 26
                                                               Pag 53
      3.5) Valutazione clinica                                 Pag 27
                                                               Pag 55
      3.6) Valutazione sperimentale                            Pag 28
                                                               Pag 60
      3.7) Indicatori di effetto                               Pag 30

      3.8) Strumenti utilizzati                                Pag 30

          3.8.1) Dinamometro                                   Pag 30

          3.8.2) Goniometro                                    Pag 33

          3.8.3) Metro a nastro                                Pag 33

          3.8.4) Macchina isocinetica                          Pag 34

4- RISULTATI                                                   Pag5
                                                               1
4.1) Omogeneità del campione

         4.1.1) Caratteristiche fisiche dei soggetti

         4.1.2) Baeke Scale

         4.1.3) Caratteristiche influenti la forza espressa

     4.2) Risultati test clinici e sperimentali

         4.2.1) Risultati test isometrico e isocinetico a T0

         4.2.2) Risultati test isometrico a T1 e T2

         4.2.3) Risultati test isocinetico a T1 e T2

5- DISCUSSIONE

     5.1) Limiti dello studio

     5.2) Sviluppi futuri

6- CONCLUSIONI

7- ALLEGATI

8- BIBLIOGRAFIA




1. INTRODUZIONE

                                                               2
Un obiettivo che spesso si prefigge un fisioterapista è l’aumento della forza o

del   trofismo   muscolare     in   soggetti   con   disabilità.   Usualmente        si

somministrano esercizi con pesi o a corpo libero per indurre modificazioni

del sistema muscolo-scheletrico. Comunque ci sono ancora molti dubbi sullo

stimolo biomeccanico che può portare la cellula a ipertrofia e la sua efficacia

in termini di aumento di Forza.


1.1a Cenni di fisiologia muscolare


Il tessuto muscolare è costituito da fibre, cellule di forma allungata, tra loro

separate da una membrana, l’endomisio. Le fibre sono delimitate da una

membrana cellulare chiamata sarcolemma che racchiude il sarcoplasma quasi

completamente occupato dalle miofibrille indispensabili per la contrazione

muscolare e dai mitocondri che producono energia utile alla contrazione stessa.

L’insieme di queste fibre avvolte dal perimisio, formano i fascicoli, e l’insieme di

quest’ultimi circondati da un ulteriore strato connettivale chiamato epimisio

formano il ventre muscolare (fig.1).




                                                      Figura 1: costituzione di un
                                                      muscolo scheletrico

                                                                                     3
Figura 2: cellula muscolare



Ogni miofibrilla è costituita dal sarcomero, l’unità funzionale del muscolo, lungo

circa 4 µm e costituito da molecole coinvolte principalmente nella contrazione

muscolare: l’actina e la miosina. Ogni sarcomero è limitato da linee Z alle quali

sono connesse i filamenti sottili formati da actina, troponina, tropomiosina; al

centro invece è presente la linea M dalla quale partono i filamenti spessi costituiti

da miosina. Esistono altre proteine utili all’integrità del sarcomero: la nebulina

disposta in prossimità dell’actina che controlla il numero di monomeri dell’actina

stessa posti su ogni filamento; la titina che aiuta a mantenere la miosina centrata

rispetto alle linee Z; la desmina, responsabile dell’apparenza striata del tessuto

muscolare collega le linee Z di ogni sarcomero in parallelo (fig.3).




                                                    Figura 3: sarcomeri in
                                                    parallelo e relative strutture
                                                                                     4
1.1b Classificazioni delle fibre muscolari


Le fibre muscolari possono differire per caratteristiche morfologiche, metaboliche

e proprietà contrattili. Si suddividono principalmente in due gruppi caratterizzati

dalla diversa capacità di contrarsi dovuta principalmente ad una diversa attività

ATPasica. Le fibre di tipo I sono note anche come rosse, lente o ST (slow twich).

Gli impulsi nervosi che arrivano alla cellula posseggono una velocità di

conduzione bassa (60-80m/s) e una frequenza di impulsi bassa (5-30 Hz). Sono

innervate da un motoneurone piccolo ma che comanda un numero elevato di fibre.

Possiedono un rilevante numero di mioglobina (proteina contenente il ferro da qui

il nome di fibra rossa, che ha un’alta affinità con l’ossigeno) e una rete capillare

per unità di superficie nettamente elevata. La banda Z è più larga rispetto alle

fibre di tipo II e il metabolismo è di tipo ossidativo anaerobio.


Le fibre di tipo II chiamate anche fibre bianche, veloci o FT (fast twich) si

distinguono in IIA e IIB.

Le IIA hanno delle peculiarità miste ma con metabolismo glicolitico. Posseggono

una velocità di conduzione elevata (80-100 m/s) e una frequenza di eccitazione di

circa 60-70 Hz. La contrazione avviene con tensioni elevate e in misura più

rapida. Le cellule sono grandi e innervate da motoneuroni di grandi dimensioni

ma che controllano un numero limitato di fibre. Le miofibrille sono superiori

numericamente rispetto alle fibre di tipo di tipo I ma con una lunghezza delle fibre

e dei sarcomeri maggiore. Il contenuto di mioglobina è basso così come il numero

dei mitocondri. Queste cellule hanno la possibilità di rilasciare calcio nel

citoplasma molto rapidamente permettendo così un “aggancio-sgancio” della



                                                                                  5
miosina-actina molto veloce. Il metabolismo è indirizzato verso un sistema

anaerobico.


Le fibre di tipo IIB hanno una alta velocità di conduzione (80-130 m/s) e una

frequenza di impulsi molto alta (60-100 Hz) si azionano quindi con tensioni

elevate. Esse esprimono una potenza elevata e possiedono un metabolismo di tipo

anaerobico.


1.1c Tipi di attività muscolari


Il muscolo scheletrico può effettuare tre tipi di contrazione: concentrica,

isometrica, eccentrica. Nella contrazione concentrica, l’unità muscolo-tendinea si

accorcia e genera tensione; il lavoro che viene effettuato è positivo e il movimento

provocato è nella stessa direzione della contrazione.           Nel lavoro di tipo

eccentrico, il muscolo, mantenendo attiva la contrazione, s’allunga a causa di una

resistenza esterna che può essere anche maggiore della forza massima. La

tensione è generata dalle proprietà elastiche del muscolo e dalla contrazione delle

miofibre; Il lavoro espresso è negativo e il movimento è nella direzione opposta

della contrazione. Nel lavoro di tipo isometrico, il muscolo genera tensione senza

variare la sua lunghezza.

La tensione generata dalla contrazione eccentrica è più alta rispetto alle altre due e

il picco di tensione è più marcato con la contrazione eccentrica, seguita

dall’isometrica e dalla concentrica (Friden et al., 2001)




                                                                                    6
Figura 4: Relazione tra lunghezza
                                                               muscolare,velocità e forza espressa




La contrazione concentrica e quella isometrica seguono il principio per cui vi sia

prima il reclutamento delle fibre toniche seguito da quelle fasiche. Nella

contrazione eccentrica, le fibre reclutate maggiormente sono quelle fasiche di tipo

II B.

Inoltre, i due tipi di contrazione consumano ossigeno in modo diverso. Il maggior

costo metabolico avviene nella fase concentrica che utilizza una quantità triplice

di ossigeno rispetto al lavoro eccentrico (Dudley et al., 1991).

In tutti i tipi di contrazione la circolazione sanguigna è compromessa ad alti livelli

di tensione prodotta; 10 ripetizioni all’85% della massima contrazione volontaria

produce un aumento della pressione intramuscolare che limita il flusso venoso ma

non è sufficiente a bloccare il flusso arterioso. Sebbene con l’attività eccentrica si

registrano i più alti valori di tensione prodotta, non vi è un aumento della

pressione rispetto all’isometrica e alla concentrica (Styf et al., 1995).


                                                                                     7
Il minor costo metabolico della contrazione eccentrica porta a una bassa

percezione della fatica e questo ha di sicuro dei benefici psicologici durante un

allenamento muscolare. Infatti se si paragona la corsa in discesa (eccentrica) con

un lavoro in bicicletta(concentrica), nonostante i valori fisiologici siano più o

meno allo stesso livello, la fatica percepita è senza dubbio minore nel gruppo che

effettua la corsa in discesa. (Thomas et al., 1994)


L’allenamento con differenti lavori comporta risultati diversi in termini di

aumento del volume muscolare. Per esempio, un lavoro isometrico eseguito per

16 settimane aumenta il volume muscolare del 20% delle fibre di tipo I, del 27%

di tipo II del soleo e del 50% delle fibre di tipo II ma non del tipo I del capo

laterale del gastrocnemio. Inoltre, l’aumento del volume muscolare è maggiore in

un programma eccentrico-concentrico (fibre di tipo I: 14% di aumento; tipo II

32% di aumento) rispetto a un programma solo concentrico (23% di aumento

delle fibre di tipo II) (Enoka Roger M.).




1.2 Ipertrofia e forza
                                                                                8
“Physiological cross section area is direct proportional to the maximum

titanic tension that can be generated by muscle.” (Lieber et al., 2002). La forza

è direttamente proporzionale alla sezione muscolare fisiologica.

La modificazione strutturale che porta all’aumento della massa muscolare,

correlato ad un aumento della forza, si chiama ipertrofia. L’ipertrofia è dovuta

all’aumento delle dimensioni delle singole cellule muscolari correlato ad un

aumento della sintesi proteica che coinvolge tutte le strutture subcellulari ma in

particolare le miofibrille contrattili. Infatti vi è un’aggiunta di sarcomeri in

parallelo, accompagnata dall’aggiunta di sarcomeri in serie anche se in misura

minore (Sahrmann, 2005) oltre che un irrobustimento e inspessimento del

connettivo in particolare dei legamenti e dei tendini.




          Figura 5: Sezione di muscolo in condizione di controllo e in ipertrofia;
    il diametro medio delle fibre ipertrofiche va dal 34% al 54% rispetto al controllo




Esiste un altro fenomeno che porta ad un aumento della massa muscolare

chiamato iperplasia: di questo meccanismo sono responsabili le cellule satelliti

disposte tra la lamina basale e quella capillare che sono quiescenti ma si attivano e

proliferano in caso di lesioni muscolari creando nuove cellule muscolari.
                                                                                         9
Comunque sia, il meccanismo maggiormente responsabile dell’aumento di

volume in risposta al potenziamento muscolare è l’ipertrofia, quindi l’aumento di

volume delle cellule già esistenti (William D, 1998).


In termini generali, si possono identificare diversi fattori che interagiscono nel

determinare un aumento della forza; dalla componente genetica, a quella

ormonale e nervosa per arrivare, infine, alla modificazione strutturale.




                        Figura 6: il ruolo giocato dall’adattamento
                          nervoso e muscolare nell’allenamento.




Di sicuro il rapido miglioramento della forza che si verifica sin dai primi giorni di

allenamento è dovuto a un processo di facilitazione a livello nervoso che consente

il reclutamento di un maggior numero di unità neuromotorie (William D, 1998).
                                                                                  10
Sono necessari anche fattori ormonali e metabolici come l’insulina, l’ormone

della crescita, testosterone che sono la chiave del processo di adattamento

muscolare.


Il vero “promotore” e il più grande stimolo, senza il quale non vi sarebbe la

cascata di eventi che porta poi a una sintesi proteica, è a livello biomeccanico. Ma

qual è lo stimolo a livello meccanico, che si traduce in una risposta biochimica?




1.3 Meccanotrasduzione


Molti studi sono stati intrapresi per capire quale stimolo causa la risposta da parte

dell’organismo all’ipertrofia, in quanto il muscolo è una cellula meccanocita che
                                                                                    11
sa promuovere adattamenti e cambiamenti strutturali a seconda degli stimoli

meccanici che riceve (Goldspink et al., 1992).

Già nel 1992, Vandemburg trovò che l’allungamento intermittente di cellule

muscolari in coltura, aumenta la sintesi di differenti prostaglandine che possono

modulare la sintesi e la degradazione proteica (Vandemburg et al., 1992). Ad

oggi è ormai chiaro che l’allungamento è un potente stimolante della sintesi

proteica e della crescita muscolare anche perché influenza l’espressione genetica

che determina il fenotipo delle fibre muscolari. (Goldspink et al., 1992, Booth et

al., 1998, Zanchi et al., 2007). L’allungamento combinato con la stimolazione

elettrica, ha prodotto risultati molto positivi riguardo l’aumento di volume

muscolare, tanto che sembrano essere questi due fattori biomeccanici, la chiave

per indurre ipertrofia nella cellula muscolare. Infatti, se l’elemento più sensibile

all’allungamento si trova in corrispondenza delle linee Z, subirà una tensione

molto alta causata dall’allungamento delle componenti in serie e l’attivazione

delle strutture contrattili che genereranno una trazione sulla linea Z in direzioni

opposte (Goldspink et al., 1999). L’attività muscolare che più si avvicina allo

stimolo biomeccanico per indurre ipertrofia, è quella eccentrica; la contrazione

concentrica da sola, teoricamente, non può portare a questo stimolo. Durante la

contrazione eccentrica, il muscolo è sottoposto a entrambi gli stimoli sia

l’allungamento che la contrazione, mentre nella contrazione concentrica, lo

stimolo dell’allungamento non avviene o avviene con minor intensità.

Negli ultimi anni, molti studi sono stati fatti per cercare di capire quali sono le

molecole implicate nella cascata del segnale intracellulare che culmina con

l’aumento della sintesi proteica e si è visto che la protein chinasi target of

rapamycin (mTOR), gioca un importante ruolo (Bodine et al., 2001; Reynolds et
                                                                                 12
al., 2002; Pallafacchina et al., 2002; Hornberger et al., 2003). L’attivazione di

mTor tramite altre chinasi, PI3K e Akt, (Stokoe et al., 1997) induce l’attivazione

del suo effettore, ribosomal protein kinase (S6p70s6k) (Bodine et al., 2001).

L’attivazione di questa molecola, possibile solo con un sovraccarico, induce la

maturazione di mRNA codificanti le proteine ribosomiali. Conseguentemente sia

ha un aumento dei ribosomi funzionanti che sono la condizione necessaria per un

aumento della sintesi proteica. Eliasson ha condotto studi su modelli umani e ha

osservato che la massima contrazione eccentrica, molto probabilmente a causa

degli stimoli di allungamento e tensione, era più efficiente nell’attivare la p70s6k

rispetto a una contrazione massimale concentrica.

Sembra dunque che per attivare questa cascata sia necessaria un’attività muscolare

che permetta una sovraccarico e un allungamento delle strutture contrattili.


Bisogna però ricordare che quasi sempre, correlato alla contrazione in eccentrica,

vi è il danno muscolare che può provocare dolore e disfunzione. Non è ancora

chiaro se il danno muscolare da contrazione in eccentrica sia necessario per

aumentare la sintesi proteica e quindi portare a ipertrofia e maggior forza. Non è

ancora stata studiata una relazione tra danno subito e incremento di forza e

trofismo muscolare.




1.4 Danno muscolare indotto da contrazione eccentrica

Nel sarcomero, come abbiamo visto, la zona più sottoposta alla tensione durante

una contrazione eccentrica è la linea Z. Infatti, è la prima struttura che viene

colpita nei danni muscolari perché è in una posizione in cui la contrazione attiva

causa una trazione nel verso opposto dell’allungamento delle strutture in serie.

                                                                                 13
Nelle biopsie dei sarcomeri analizzati dopo contrazione concentrica, isometrica,

eccentrica e allungamento passivo, si è visto che una significativa porzione di

fibre allenate con contrazione eccentrica mostravano disturbi delle linee Z. In

alcuni casi vi era un disallineamento in altri una vera e propria rottura (Figura 7).

Il danno spesso riguarda anche il sarcolemma, i tubuli T, i filamenti di miosina e

anche la desmina. (Lieber et al., 2001)




Figura 7      Panello A - Fibre allenate isometricamente; panello B- Fibre allenate

mediante concentrazione eccentrica. Si può notare che nel panello A, le linee Z sono

perpendicolari alle miofibrille mentre nel panello B, in alcuni sarcomeri, si notano linee

Z disallineate o addirittura distrutte.


L’azione meccanica dell’esercizio eccentrico colpisce principalmente la

membrana e i dischi Z. La demolizione della desmina, invece, avviene circa dopo

15 minuti dall’esercizio (Lieber et al., 1996); quindi, si suppone che l’azione

meccanica attivi nella cellula vie di trasduzione del segnale che portano alla

distruzione di altre strutture, non direttamente colpite dall’azione meccanica. La

membrana e specialmente i tubuli T sono esposti a una grande deformazione che
                                                                                       14
può portare a una perdita di ioni Ca++ a causa della rottura dei tubuli o del reticolo

     sarcoplasmatico. La presenza massiccia di calcio può portare all’attivazione di

     proteasi endogene che possono degradare la fibra muscolare. In particolare, le

     proteine più suscettibili all’azione delle proteasi sono la desmina e la α-actinina,

     mentre la miosina e la actina non subiscono effetti.               Le conseguenze sono

     comunque nefaste per l’integrità della cellula e soprattutto sulla capacità di

     generare tensione. Quello che non è ancora chiaro è perché non tutti i sarcomeri

     della fibra muscolare subiscono il danno.




Figura 8: Schema di come avviene il danno nel muscolo; gli ioni calcio sono rappresentati da
    1.5 La teoria del “Popping sarcomere”
puntini neri ;B:il loro aumento nella cellula porta all’idrolisi di filamenti come la desmina; il
           risultato è la distruzione dell’apparato strutturale della miofibrilla (C).
     Morgan (1990, 2006) provò a spiegare il diverso danno relativo ai sarcomeri, con

     la sua teoria del popping Sarcomere. Morgan concentrò i suoi studi sulla

     contrazione eccentrica e i fattori che inducono maggior danno a livello dei

     sarcomeri. Postulò che in una fibra muscolare i sarcomeri hanno una variabilità




                                                                                               15
nella loro forza; questo si presenta quando vi sono dei sarcomeri con lunghezza

diversa tra loro, o vi è una variazione tra il numero di ponti miosina-actina.


Se si immagina una fibra muscolare allungarsi lentamente, tutte le componenti in

serie verranno portate a una propria lunghezza soglia, ma esisteranno dei

sarcomeri più lunghi e perciò più deboli che raggiungeranno prima degli altri la

propria lunghezza soglia. Ciò generera un allungamento non uniforme poiché

avviene in maniera più veloce nei sarcomeri più deboli.           Quest’ultimi   con

l’aumentare dell’allungamento non saranno più in grado di mantenere la tensione

sviluppata e si allungheranno ancora più rapidamente fino a che solo le strutture

passive potranno contrapporsi alle forze in gioco.


Il termine popping è usato infatti per descrivere questo incontrollato allungamento

istantaneo del sarcomero che lo porta in una situazione in cui solo le strutture in

serie contrastano la tensione. Secondo la teoria di Morgan, il danno muscolare

indotto da contrazione eccentrica avviene a causa di un allungamento non

uniforme della fibra che causa in determinati sarcomeri il danno, portando a una

grande deformazione le membrane cellulari e i tubuli T e causando quel

meccanismo spiegato in precedenza che compromette l’integrità della cellula la

sua funzione contrattile.


1.6 Gli indicatori del danno muscolare


Finora è stato descritto come avviene il danno, quale è la causa e quali sono le

strutture del sarcomero coinvolte.

Quali sono però i segni e le caratteristiche di un evidente danno muscolare e quali

di questi parametri è il più affidabile come indice di gravità del danno?

                                                                                  16
Nella ricerca vengono utilizzati diversi indicatori di danno. La biopsia è uno di

questi ed è il più diretto ma non si può escludere che la biopsia stessa possa

causare ulteriori danni e inoltre, non riguarda tutto il muscolo ma solo punti

focalizzati per cui si può sovra- o sotto-stimare il danno. Conseguentemente, gli

studiosi hanno cercato altri indici indiretti per poter misurare il danno.


Warren (1999) riporta che gli indicatori di danno maggiormente usati negli studi

sono: il dolore e la dolorabilità, l’analisi di alcune proteine nel sangue e la

massima forza volontaria esprimibile




    Figura 9: Tempo trascorso dopo l’esercizio massimale in eccentrica e variazione
       degli indicatori di danno. Una freccia minor aumento/decremento; 2 frecce
          moderato aumento/decremento; 3 frecce largo aumento/decremento.
     SOR(soreness): dolore. CK(creatin kinasi). STR(strenght):forza. T2( presenza di
Il dolore come schematizzato nella figura di risonanza magnetica) non si presenta
                   edema visibile in immagini 9 con SOR (soreness),

subito dopo l’esercizio, ma dopo alcune ore fino ad avere il picco massimo dalle

24 alle 48 ore post-esercizio e risolversi entro 7 giorni dall’evento. È possibile

che il gonfiore provocato dall’infiammazione aumenti la pressione interna del

muscolo provocando la sensazione di dolore. L’istamina e le prostaglandine,




                                                                                 17
attive durante il danno, attivano le vie nervose che trasportano il messaggio del

dolore alla corteccia.

Il dolore è comunque soggettivo e poco oggettivabile in quanto non può sussistere

la relazione per cui il dolore è proporzionale al danno ma la sua positività rimane

comunque un indicatore utile (Clarkson 2002).


Le analisi delle proteine: nel sangue si è trovato una correlazione indiretta tra il

loro aumento e la presenza di danno muscolare. Le proteine indice sono: lattato

deidrogenasi, l’ aspartato aminotransferasi, la troponina e la creatin chinasi che è

il marker più utilizzato. La CK, rilasciata dal muscolo nel sistema linfatico, viene

trasportata nel dotto toracico per poi entrare in circolo. Anche questo indice non

aumenta subito dopo il danno, ma dopo un giorno, e il picco è riscontrabile verso

il 4° e il 5° giorno. Purtroppo, questo indicatore ha una variabilità elevata: infatti,

i valori trovati, utilizzando i     protocolli sperimentali in cui si inducevano

contrazioni massimali, erano decisamente più alti (10000 U/L) rispetto a quelli

trovati dopo un allenamento di corsa in discesa (100 U/L)(Clarkson 1992). Inoltre,

esercizi eseguiti una settimana dopo il protocollo di serie in eccentrica, portavano

elevati valori di CK nonostante il danno non fosse rilevato da altri indicatori come

la biopsia.


Sorichter (1995) suggerisce che alti valori di CK trovati nel sangue possano essere

dovuti a un drenaggio dell’enzima dal muscolo danneggiato. Elevati livelli di CK

nel sangue, sono correlati a danni muscolari, confermati da biopsia, ma bisogna

tenere conto del fatto che la presenza di CK può essere influenzata dal sistema

linfatico. Lo conferma un altro esperimento eseguito da Havas (1997) dove i

soggetti venivano sottoposti a una corsa di 18 km; alla fine un gruppo eseguiva le

                                                                                    18
attività di tutti i giorni mentre un secondo gruppo riposava a letto; in quest’ultimi

l’aumento di CK era significativamente basso.


Un altro indicatore di danno muscolare molto utile che correla maggiormente il

muscolo e le sue strutture è quello della perdita di forza. Il decremento di forza,

visibile in seguito a un lavoro, come quello concentrico che non produce danno, è

dovuto principalmente alla fatica metabolica e neurofisiologica ed è reversibile

entro poche ore. La diminuzione di forza, invece, dopo un lavoro di tipo

eccentrico è più marcata e può raggiungere il 50% in meno rispetto al valore di

forza massima iniziale. Il deficit di forza può durare fino a una settimana ed è

causato da un danno a livello delle strutture contrattili che si sono stirate (strain)

in seguito all’allungamento attivo del muscolo. Un’altra causa di questo deficit di

forza è, secondo Edward (1997), il fallimento della coppia eccitazione-

contrazione dovuto a una dispersione degli ioni calcio fuoriuscite dai reticoli

sarcoplasmatici in seguito alla loro rottura. Deschen (2000) studiò la relazione tra

tensione sviluppata e valori elettromiografici e trovò che nei 10 giorni post-

esercizio si ha una diminuzione dell’efficienza neuromuscolare,         intesa come

capacità degli elementi contrattili a rispondere all’input neurale. L’idea che il

dolore potesse essere una causa di diminuzione di forza, è stata confutata da

Newham (1987), che, dopo un protocollo di esercizi in eccentrica, stimolò il

muscolo dolente durante una massima contrazione volontaria con una eccitazione

elettrica; questo non portava a miglioramenti di produzione di tensione maggiore,

suggerendo che sebbene il soggetto provasse dolore non era in grado di reclutare

completamente i propri muscoli.




                                                                                   19
1.7 Fattori che influiscono il danno muscolare


Durante un esercizio i parametri che si possono modificare sono il carico, le

ripetizioni, la velocità di esecuzione e la lunghezza muscolare iniziale.

Ovviamente un carico maggiore induce un notevole aumento di tensione a livello

delle linee Z ed è proporzionale la relazione maggior carico/maggior rischio di

danno muscolare. Meno chiara e conosciuta è invece l’influenza della velocità di

esecuzione e la lunghezza muscolare di partenza di un determinato esercizio.
                                                                               20
In tutti gli studi sul danno muscolare indotto da contrazione eccentrica è stato

usato come indicatore il deficit di forza massima esprimibile. Interessanti sono

gli studi in situ di un gruppo di ricercatori (Brooks 2000). Essi stimolarono

elettricamente delle fibre muscolari ricercando la loro forza massima e nello

stesso momento le allungarono al 30, 40, 50% della loro lunghezza iniziale,

simulando una contrazione eccentrica. L’allungamento era effettuato a una

velocità di 1, 2, 4, 8, 16 Lf (lunghezza della fibra)/s. Il deficit muscolare registrato

con una seconda stimolazione, dimostrò che il fattore principalmente implicato

nel danno muscolare è l’entità dell’allungamento e non la differente velocità

(Fig.10)




 Figura 10: Il differente deficit di forza in seguito a contrazione eccentrica è dovuto principalmente
Come si evince stiramento e non tanto dalla velocità con cuideficit dil’esercizio.
              dallo dal grafico in Fig.10, la relazione si effettua forza/velocità di

allungamento non è forte e piuttosto ad alti stiramenti, la velocità influisce in

maniera più consistente.


Di ben altra entità e più vicino all’esercizio eccentrico è lo studio effettuato da

Butterfield (2006). L’esperimento in - vivo su cavie da laboratorio, entro range

fisiologici di movimento, porta l’evidenza scientifica in un contesto più vicino

all’esercizio terapeutico. I gruppi erano divisi per lunghezza muscolare di

                                                                                                21
partenza. Un gruppo partiva a 70° di flessione plantare per arrivare a 115°, l’altro

a 95° fino a 145°. Il muscolo veniva stimolato e allungato a velocità costante per 5

serie da 10 ripetizioni. La forza pre e post esercizio era valutata isometricamente

da 55° a 155°, misurandola ogni 5°.




     Figura 11: Il grafico mostra il deficit di forza dopo contrazione eccentrica
             nel gruppo che partiva da lunghezza muscolare minore.


I grafici mostrano la relazione tra l’angolo della tibiotarsica e la forza prodotta

isometricamente. SOS è il primo gruppo dove l’esercizio partiva a un lunghezza

muscolare minore. Si può notare nella Fig.11 un decremento di forza maggiore nel

range che va da 55° a 70° che può raggiungere anche il 27% di deficit di forza

rispetto ai valori iniziale




    Figura 12: Il grafico mostra il deficit di forza dopo contrazione eccentrica nel
               gruppo che partiva da lunghezza muscolare maggiore.
                                                                                       22
SPL è invece il secondo gruppo che partiva da una lunghezza muscolare

maggiore. Si può vedere in Fig.12 il notevole decremento dei valori post-esercizio

maggiormente tra gli 85° e i 100°. Il picco di decremento di forza può raggiungere

il 50% rispetto ai valori pre-esercizio. Butterfield confermò con il suo studio

l’idea che la lunghezza muscolare di partenza di un esercizio è il parametro chiave

nell’indurre il danno muscolare; i fattori che portano al danno muscolare e a un

relativo decremento di forza sono la produzione di tensione molto alta e

l’iperestensione dei sarcomeri già allungati.




2 SCOPO DELLO STUDIO


Prendendo spunto dalle ricerche, effettuate su cavie da laboratorio, sui fattori che

inducono il danno muscolare (Butterfield 2006) in seguito a contrazioni in

eccentrica è stato proposto uno studio simile sull’uomo.


L’obiettivo è quello di capire se esisteva una relazione tra il danno muscolare

indotto da contrazione eccentrica e le differenti lunghezze di partenza del muscolo

quadricipite.


Il campione dello studio è costituito da 2 gruppi di soggetti: A e B.



                                                                                 23
Il gruppo A comprende 11 soggetti che hanno effettuato il protocollo partendo con

una lunghezza muscolare maggiore. Il gruppo B include 10 soggetti che sono

partiti con il muscolo più accorciato.


Gli indicatori di effetto scelti sono: la forza espressa durante un test isometrico e

la performance realizzata su una macchina isocinetica


I risultati di questo studio potrebbero essere utilizzati in ambito riabilitativo nei

programmi di potenziamento o essere importanti nella scelta di determinati

allenamenti per l’atleta.


Questo studio preliminare si prefigge quindi di indagare se, nell’ambito del

rinforzo   muscolare     utilizzando     sovraccarichi   in   contrazione   eccentrica,

l’esecuzione di un esercizio con posizioni di partenza diverse, rispetto alla

lunghezza muscolare, possa influenzare la quantità di un eventuale deficit di

forza.




3 MATERIALI E METODI

3.1 Selezione del Campione:criteri di inclusione e di esclusione


I soggetti che hanno preso parte allo studio sono stati reclutati durante l’anno

accademico 2008/2009.

Si è definito di non includere nello studio soggetti di sesso femminile, atleti

professionisti e soggetti molto allenati e di applicare dei criteri di selezione per

escludere fattori che potessero influenzare il recupero della forza o la risposta

adattativa dopo il test in eccentrica.

In particolare sono stati esclusi:
                                                                                    24
- soggetti che non appartengono alla fascia di età compresa tra i 18-30 anni

- atleti professionisti

- persone che s’allenano più di tre volte a settimana

3.2 Rispondenza

Tutti i soggetti contattati (n = 41) sono stati disponibili nell’effettuare i test e

tornare il giorno seguente per la valutazione.


3.3 Protocollo dello studio

I soggetti facenti parte dello studio sono stati valutati presso il Policlinico di

Monza (sede di Verano Brianza).


La seduta di valutazione è stata divisa su due giornate; in prima giornata i soggetti

hanno compilato un questionario e si sono sottoposti a test strumentali tramite i

quali è stato possibile raccogliere i dati di base ed identificare il corretto carico da

assegnare per il protocollo di sovraccarico (T0). Successivamente ai test

strumentali i soggetti sono stati sottoposti al protocollo di sovraccarico ed ad una

prima rivalutazione della performance muscolare tramite test strumentali (T1). In

seconda giornata i soggetti sono stati rivalutati mediante l’utilizzo di questionari e

l’esecuzione di test strumentali (T2).



                      (T0)          (T1)           (T2)
                  valutazione    valutazione   valutazione
                    iniziale   dopo eccentrica 24 ore dopo
                  Gruppo A =   Gruppo A = 21 Gruppo A = 21
                       21
                 Gruppo B = 20 Gruppo B = 20 Gruppo B = 20
                   Tot = 41       Tot = 41      Tot = 41
                                                           Tabella 1


3.4 Questionario

                                                                                     25
A tutti i soggetti è stato somministrato un breve questionario per raccogliere i

parametri antropometrici , la raccolta dei dati relativi all’attività fisica e il grado di

allenamento dei singoli soggetti è stata effettuata con la somministrazione della

Baecke Scale (Baecke et al., 1982); questa comprende una serie di domande

riguardanti l’attività fisica abituale, comprendente il lavoro, lo sport e l'attività

non sportiva durante il tempo libero. I punteggi finali sono stati ottenuti

utilizzando un foglio di lavoro Excel creato e utilizzando il “Baecke Scoring

Form”, con i valori necessari. È stata inoltre inserita una scala VAS per l’intensità

del dolore; è una linea di dieci cm in cui lo zero corrisponde all’assenza di dolore

e dieci al dolore massimo, sulla quale i soggetti dovevano indicare con una x

l’intensità del dolore. Per valutare la fatica abbiamo utilizzato la scala Borg

modificata su 10 punti in cui lo 0 indicava nessuna sensazione di esaurimento e il

10 il massimo sforzo concepito.



La valutazione del dolore e della fatica veniva effettuata:

•   all’inizio, T0a

•   dopo il test isocinetico, T0b

•   20 minuti dopo il test isocinetico, T0c

•   dopo il protocollo di sovraccarico in eccentrica, T1a

•   dopo la rivalutazione con test isocinetico, T1b

Il giorno dopo veniva rivalutata il dolore e la fatica prima (T2a) e dopo (T2b) del

test isocinetico.

Al fine di poter utilizzare i dati raccolti è stato fatto firmare un consenso

volontario per l’autorizzazione al trattamento dei dati, come previsto dal decreto

legislativo sulla privacy (Legge 675/96, allegato 2).
                                                                                       26
La raccolta dati è stata effettuata da un operatore che era a conoscenza

dell’appartenenza dei soggetti nei due gruppi (studio non in cieco).


3.5 Valutazione clinica


Tutti i soggetti sono stati sottoposti a una valutazione clinica da parte di un

operatore per meglio osservare le caratteristiche specifiche di ogni soggetto che

successivamente verranno relazionate con i dati sperimentali.

Il soggetto veniva invitato a mantenere la posizione eretta in una posizione a lui

naturale e in questo modo venivano rilevate alcune misure antropometriche al fine

di conoscere i parametri corporei della persona valutata. Le rilevazioni eseguite

sono state:


   -   Circonferenza coscia:misurata a 10 cm dall’angolo superiore della rotula

       con un metro a nastro

   -   Lunghezza tibia: misurata dall’apofisi tibiale al malleolo interno con un

       metro a nastro


3.6 Valutazione sperimentale

Per valutare gli effetti di un eventuale danno muscolare ci siamo avvalsi di

indicatori come il dolore e la massima forza volontaria esprimibile.

La valutazione strumentale della forza constava di due test effettuati a T0, dopo il

protocollo di sovraccarico -T1-, e 24 ore dopo -T2-.

Misurazione 1: TEST ISOMETRICO.

Il soggetto si fa sedere sul lettino con le gambe piegate e i piedi che non poggiano

a terra. Il dinamometro è attaccato a una cavigliera e stabilizzato da un

operatore;la cavigliera è legata a una corda fissata al lettino. Si richiedeva una

                                                                                     27
spinta massimale in estensione dell’arto dominante partendo con il ginocchio

flesso a 90°. Poi si ripeteva la misurazione a 45°. Gli angoli sono stati misurati

con goniometro. Saranno effettuate tre prove per angolo e per ottenere la forza

isometrica verrà calcolata la media dei 3 valori acquisiti.


Misurazione 2: TEST ISOCINETICO

Con la macchina isocinetica si ottengono i valori di coppia massima (Nm) per

ogni grado dell’estensione a una velocità angolare costante. Il soggetto si sedeva

sulla macchina e veniva legato con delle cinture per fissare tronco e bacino ed

evitare compensi. Il test era sull’arto dominante. Si eseguivano due prove: una da

5 ripetizioni a 150°/s e l’altra da 10 ripetizioni a 100°/s.

Il valore di forza massima esprimibile (peak torque) è stato calcolato con la

seguente formula:

MCV = Cmax / Lt

Dove

MCV è la massima contrazione volontaria espresso in newton (N)

Cmax la coppia massima acquisita con la macchina isocinetica espressa in

newton per metri (Nm)

Lt la lunghezza della tibia dall’inserzione del quadricipite sulla tibia ai malleoli

espressa in metri (m).

PROTOCOLLO DI SOVRACCARICO IN ECCENTRICA

L’esercizio si svolgeva sulla leg-extension. I soggetti sono stati istruiti per evitare

i compensi che possono effettuare durante la sessione. Al soggetto veniva legata

la caviglia dell’arto dominante al manubrio della macchina. Con l’altra gamba e

con l’aiuto di un operatore il soggetto alzava la leva della leg extension; con l’arto


                                                                                       28
dominante invece doveva frenare la caduta del peso effettuando così una

contrazione eccentrica.

I soggetti sono stati divisi in due gruppi random (estrazione casuale), che

partivano con due lunghezze muscolari differenti. Un gruppo partirà da 0° di

estensione di ginocchio e cercava di tenere il peso fino a 50° di flessione. L’altro

gruppo partivà da 30° e arrivava a 80°. Il peso da applicare alla leg extension era

l’85% della massima forza volontaria trovata con la Misurazione 2:

P = Fp / g

85%P = P *85/100

Dove

P è la forza peso espressa in Kg;

Fp è la forza peso espressa in newton (N) che corrisponde alla massima

contrazione volontaria nel test isocinetico;

g è l’accelerazione di gravità espressa in metri al secondo quadro (m/s²);

85%P è il peso da applicare alla leg extension durante la sessione;

Sono state effettuate 5 serie con 8 ripetizioni intervallate da 2 min di riposo.


3.7 Indicatori di effetto

Per indagare le modificazioni di forza, i soggetti hanno eseguito delle prove

isometriche e con la macchina isocinetica. Le prove sono state eseguite a T0, T1 e

T2


3.8 STRUMENTI UTILIZZATI


3.8.1 Dinamometro MicroFET2


Microfet 2 è un dispositivo portatile Tester

                                                                                   29
e Valutatore di Forza (Force Evaluation


Testing), utilizzato per prendere oggettive,


affidabili e quantificabili misurazioni sulla
                                                      Figura 13:Dinamometro MicroFET2

forza muscolare. Questo dispositivo è alimentato a batteria, pesa meno di 450

grammi (1 pound), e si adatta perfettamente al palmo della mano. I vari elementi

di misurazione nel trasduttore reagiscono indipendentemente per misurare forze

esterne da vari angoli. Questo sistema permette la misurazione anche di minime

variazioni di forza, indipendentemente dalla direzione in cui la forza è applicata.

Informazioni sulla misurazione sono visualizzate in due schermi LCD, Peak

Force e Duration/Sec. Durante il test lo schermo Peak Force mostra la forza che

sta venendo applicata contro il trasduttore, e alla fine del test mostra il valore di

massima forza raggiunta in Newton. Il Duration/Sec mostra invece il tempo

passato dall'inizio del test sino alla sua conclusione.


3.8.1b Test muscolare con dinamometro


Il test muscolare è stato utilizzato per identificare e documentare oggettivamente

la forza muscolare del quadricipite a 90° e 45°. I maggiori vantaggi del test

muscolare usando un dinamometro a mano, comparati con i metodi tradizionali,

sono l'oggettività delle misurazioni e la consistenza dei risultati come misurazione

sia per una singola persona che ripete più test che più persone. Senza

dinamometro gli operatori normalmente assegnano un valore al risultato dei test

(da 1 a 5), che dipende da quanta forza pensa che il paziente abbia esercitato. I

problemi tuttavia crescono nell'assegnare punteggi consistenti basandosi

esclusivamente sulle proprie sensazioni, specialmente quando il paziente viene
                                                                                  30
testato successivamente. Il dinamometro è stato sviluppato per test classici (forma

make) o anche per la forma break. Il test di tipo make è utilizzato dal valutatore

posizionando il paziente per isolare e contrarre il muscolo, posizionando

attentamente il dispositivo nella giusta posizione e angolo per eseguire il test. Con

il test di tipo make, l’operatore deve assumere una posizione di forza stabile che

gli consente di mantenere la massima stabilità per resistere alla forza applicata dal

paziente e deve anche istruire il paziente di applicare una forza contro il

dispositivo mentre lui applica una resistenza. Lo scopo del test, da parte del

paziente, è quello di esercitare la massima forza possibile, cercando di utilizzare

esclusivamente il muscolo interessato. Il make test dura generalmente circa 4

secondi ed ha il suo inizio quando l’operatore dà il “Via” al soggetto e si conclude

con l’invito “Rilascia”.

Il test di tipo break è anch'esso eseguito posizionando attentamente il paziente e il

dispositivo. L'operatore stabilizza il paziente nella posizione isolata con una mano

mentre pone il dinamometro in una posizione tale da esercitare forza contro l'arto

associato al muscolo interessato. Il test inizia con l'operatore che applica una forza

e il paziente cerca di resistervi. Lo scopo del test è quello di superare o meglio

“rompere” (break) la resistenza del paziente.


Il test da noi utilizzato era quello di tipo make in quanto lo scopo dello studio era

quello di rilevare la massima forza possibile del quadricipite sia col ginocchio

flesso a 90° che a 45°.

3.8.1c Parti dello strumento


−   apparecchio manuale Microfet2

−   cuscinetto trasduttore piatto
                                                                                   31
−   cuscinetto trasduttore ergonomico

−   cuscinetto trasduttore digitale

−   tabella delle posizioni dei test muscolari

−   tabella di registrazione delle forze rilevate per la parte superiore del corpo

−   tabella di registrazione delle forze rilevate per la parte inferiore del corpo

−   manuale di istruzioni

−   scheda di garanzia

−   certificato di calibrazione

3.8.2 Goniometro


Questo strumento è stato utilizzato nella


rilevazione dell’angolo nel test isometrico.


Il rilevatore ha nel suo centro una scala graduata


circolare posta sotto una superficie di plastica


trasparente, segnata da una verticale rossa che in            Figura 14: Goniometro

posizione di partenza, si trova a zero gradi. Durante il movimento, la linea rossa

segue la direzione della cresta tibiale, mentre la scala graduata, grazie a un

contrappeso, rimane verticale. Così facendo la linea si troverà ad un valore

numerico che corrisponderà al range articolare passivo.


3.8.4 Metro a Nastro


Il metro a nastro è una scala graduata con

sensibilità di un millimetro costruita per


                                                                                     32
potersi   avvolgere      su   un   apposito
                                                            Figura 15: Metro a nastro

arrotolatore, che ne rende più agevole l'uso e il trasporto. Esso viene conservato

arrotolato su un rocchetto e quando necessita è possibile srotolarlo tirando il capo

libero fino alla lunghezza di interesse. Al termine dell'attività, lo si riarrotola sul

rocchetto premendo l'apposito pulsante. La lunghezza del metro usato per questo

studio è di 1,5 metri.




3.8.5 Macchina Isocinetica


La macchina isocinetica è un modello primadoc della Easytech. Il sistema è

formato da un PC e la macchina stessa.




                                              Figura 16: I componenti della macchina isocinetica

L’unità A è usata per configurare le caratteristiche di funzionamento della parte

meccanica secondo le modalità dell’esercizio che si desidera svolgere; permette

anche di recepire, le misurazioni rilevate dall’esercizio/test in corso e di

consentire l’archiviazione e la consultazione dei dati relativi agli esercizi svolti.

L’unità B è la macchina vera e propria e quella su cui il soggetto lavora. È

costituita da un attuatore idraulico comandato da un’elettrovalvola, controllata da



                                                                                        33
una scheda a microcontrollore. Il sistema A+B reagisce alle sollecitazioni del

oggetto in modo da mantenere costante la velocità angolare impostata.




                                        Figura 17: Un disegno rappresentativo
                                         dell’’esercizio svolto sulla macchina




                                                                                 34
4. RISULTATI


4.1 Omogeneità del Campione


L’assegnazione dei soggetti ai gruppi di esercizio è stata casuale e determinata dai

criteri di inclusione sopradescritti.

Nelle tabelle seguenti è riportata per ogni cella, il numero di casi prevalenti (N) e

la prevalenza per cento dei soggetti all’interno dei due gruppi. È stato, inoltre,

calcolato il Rapporto di Prevalenza (RP) con i relativi intervalli di confidenza

(I.C.) al 95% mentre in altri casi è stato usato il Test T di Student, con il calcolo

della significatività.

In caso di raggiungimento della significatività statistica, questi ultimi valori sono

evidenziati in rosso.


4.1.1 Le caratteristiche fisiche dei soggetti


 Nel complesso l’età media dei soggetti è risultata essere di 22.5 anni, per quanto

riguarda il gruppo A l’età media è di 23.9 anni mentre per il gruppo B è di 21.1 anni

(figura 18).




                                                 Figura 18
                                                                                  35
La figura 19 sottostante mostra la distribuzione delle età: dei 21 soggetti l’età più

rappresentata è quella dei 22 anni con 6 casi su 21.




                                                           Figura 19

Per quanto riguarda il peso dei soggetti, la media è 72.8, con una media del

gruppo A (BLU) di 75.3 e una media di 70.3 del gruppo B (ROSSO). La figura 20

sotto riportata mostra le medie con gli errori di deviazione standard.
  (Kg)




                                                       Figura 20




                                                                                  36
L’altezza media dei soggetti è di 168 cm. Il gruppo A ha un’altezza media di

183.8 cm mentre l’altezza media di B è di 178,4. La figura 21 sottostante mette a

confronto le medie delle altezze e si può notare che per questo parametro i due

gruppi risultano essere significativamente differenti


                                              p=0.037*
                                              t= 2.247
                                       *




                                             Figura 21

La figura 22 sottostante, mostra il BMI (Body Mass Index) medio per i due

gruppi. Questo indice è il rapporto tra il peso corporeo (Kg) e il quadrato

dell'altezza (m). Il valore medio di entrambi i gruppi rientra nella categoria

definita come “normopeso” (20-25). Le altre due categorie definite sono:

“sottopeso” (<20) e “sovrappeso” (>25) che vengono rappresentate comunque

rappresentate nel campione con tre casi (1 soggetto sottopeso e 2 sovrappeso).




                                                         Figura 22               37
Nella tabella 2, sono riportati i valori medi di età, peso, altezza e BMI con i risultati

dei relativi test statistici. Come è possibile osservare i due gruppi sono risultati

differenti significativamente solo per quanto riguarda l’altezza (t=2.247 p=0.037*). Gli

altri parametri non risultano essere significativi.


                                           Deviazione
                          N Media                           t       p
              GRUPPO                       standard
              A           11 23.9000       3.92853
ETA                                                         1.928 0.070
              B           10 21.1000       2.37814
              A           11 75.3000       7.37940
PESO                                                        1.393 0.181
              B           10 70.3000       8.62876
              A           11 183.8000 5.18116
ALTEZZA                                                     2.247 0.037*
              B           10 178.4000 5.56177
              A           11 22.2974       2.09578
BMI                                                         0.200 0.844
              B           10 22.0873       2.57572




                                                                                            t=xxx

                                                                                            p=xxx*




 Tabella 2



4.1.2 Baeke Scale

La tabella 3 riporta l'attività fisica abituale dei due gruppi soggetti, calcolata

tramite le quattro variabili finali della scala Baecke:

WORKSCORE, che riguarda l'attività lavorativa;
                                                                                      38
SPORTSCORE, che riguarda l'attività sportiva;

LEISURESCORE, che riguarda l'attività non sportiva durante il tempo libero;

BAECKESCORE, che rappresenta il risultato finale, la somma delle altre tre.




                                                Deviazione
                         GRUPPO N Media                       T     p
                                                standard
                         A          11 2.4886 0.71251
     BAEKEWORK                                                0.450 0.658
                         B          10 2.3500 0.69672
                         A          11 2.8182 0.40452
     BAEKESPORT                                               0.627 0.538
                         B          10 2.6500 0.78351
                         A          11 2.7045 0.41560
     BAEKELEISURE                                             1.417 0.173
                         B          10 2.3750 0.63738
                         A          11 8.0114 0.85596
     BAEKETOT                                                 1.342 0.196
                         B          10 7.3750 1.29368
                                                                   Tabella 3

Nella figura 23 sotto, è riportato solo il confronto grafico delle medie del

BAECKESCORE dei due gruppi che non risulta essere significativo.




                                              Figura 23

4.1.3 Caratteristiche influenti la forza espressa


                                                                               39
Abbiamo scelto nei soggetti inclusi nello studio, di analizzare due importanti

parametri che permettessero di valutarne l’omogeneità funzionalmente alla forza

esprimibile. Il primo è il volume medio del ventre muscolare del quadricipite la

cui media dei due gruppi è di 46.78, nel gruppo A è di 46.59 mentre il gruppo B è

di 47. Il secondo parametro è la lunghezza della tibia il cui valore medio dei 21

soggetti è di 35.85. Il gruppo A ha una lunghezza media della tibia di 36.8, mentre

per gruppo B, la media è di 34.9. Per quanto riguarda il volume, i due gruppi non

mostrano differenze significative, la lunghezza della tibia è un parametro

significativo (t=2.442; p=0.025*) ed è associato alla diversa altezza media dei

soggetti presenti nei due gruppi (Tabella 4), figura 24.


                                                Deviazione
                                   N Media                   t         p
                    GRUPPO                      standard
                    A              11 46.5909   3.91675
     VOLUME                                                  0.251 0.805
                    B              10 47.0000   3.52767
                    A              10 36.8000   1.68655
     L. TIBIA                                                2.442
                    B              10 34.9000   1.79196
                                                                           Tabella 4

Partendo da queste prime considerazioni abbiamo due gruppi che non sono

omogenei sotto certi aspetti. Infatti, il gruppo A ha delle caratteristiche diverse

come l’altezza media che è maggiore ed è un parametro, come la lunghezza della

tibia, che è risultato significativo.


                                                                 p=0.025*
                                                      *          t= 2.442




                                                                                       40
Figura 24




4.2 Risultati

4.2.1 Test Isometrico e Isocinetico

Alla prima valutazione (T0) i soggetti sono stati sottoposti alle misurazioni di

forza con il test isometrico e isocinetico. Nella tabella 5 sono riportate la media

della forza, registrata durante le prove in isometrica, dei due gruppi e le differenze

delle forza. La media del gruppo A a 90° (90_PRE) è di 543.2 N mentre quella del

gruppo B è di 481.76 N. Nonostante la differenza tra le medie non sia poca e cioè

di 61.4 N, essa non è statisticamente significativa. A 45° (45_PRE) il gruppo A ha

una media di 428.8 N contro i 386.8 del gruppo B. Anche questa misura è

correlabile alla diversità riscontrata tra i due gruppi.




                                                     Deviazione
                  GRUPPO N Media Δ Medie                        t       p
                                                     standard
                  A           11 543.20              152.571
        90_PRE                            61.440                1.115 0.279
                  B           10 481.76              87.873
                  A           11 428.82              118.250
        45_PRE                            41.958                 0.946 0.356
                  B           10 386.86              78.707
                                                                    Tabella 5

Nella figura 25 sono riportate le medie della forza acquisita con il test isometrico

a 90° (A) le medie dei due gruppi a 45°(B).

                                      A                                         B
                                                                                    41
L’altra misurazione di forza eseguita, è stata effettuata con la macchina

isocinetica: i test sull’isocinetica sono stati due; uno consisteva in 5 colpi a 150°/s,
                                      Figura 25

mentre l’altro consisteva in 10 ripetizioni a 100°/s. Il computer della macchina

acquisiva la media e il picco massimo di ogni serie.


Nella figura 26 (Panello A) è riportato il confronto tra le medie dei picchi massimi

della serie da 10 ripetizioni. Il gruppo A ha una media dei picchi di 173.82 Nm

mentre il gruppo B di 133.50 Nm. La differenza è molta tra i due gruppi e il

risultato è statisticamente significativo (p=0.001*; t: 4.492)



                                           A                                               B
                                                                                 *
                                  *




                                            Figura 26




Il panello B, invece mostra le differenze tra le medie dei picchi massimi registrati

nella serie da 5 ripetizioni. La media del gruppo A è di 199.7 Nm quella del

gruppo B 163.2 Nm. Anche questo risultato è statisticamente significativo

(p=0.005*; t=3.217)



                                                                                     42
La tabella 6 riassume le diversità dei due gruppi a T0 prima del test di

  sovraccarico in eccentrica; i due gruppi sono diversi sia come caratteristiche

  antropometriche che di forza. Questo si nota soprattutto, nei valori acquisiti nel

  test isocinetico. Il gruppo A risulta essere più forte rispetto a B, per cui il

  campione risulta ancora una volta essere disomogeneo in partenza. È stata

  aggiunta in tabella la media delle medie delle serie da 10 ripetizioni

  (MEAN_COLPI10_PRE) che mostra anch’essa un valore statisticamente

  significativo (p=0.003*).

  La differenza tra le medie dei picchi è alta (40.31 Nm nella serie da 10 ripetizioni;

  37.07 Nm nella serie da 5 ripetizioni).


                                                  Δ        Deviazione
                        GRUPPO N Media                                     t       p
                                                  Medie    std.
                        A          11 173.8182             24.27269
PEAK_COLPI10_PRE                                  40.31                    4.492 0.001*
                        B          10 133.5000             15.37133
                        A          11 79.5455              11.31692
MEAN_COLPI10_PRE                                  16.10                    3.460 0.003*
                        B          10 63.4444              9.00154
                        A          11 199,2727             29,05199
PEAK_COLPI5_PRE                                   37.07                    3.217 0.005*
                        B          10 162,2000             23,04488
                                                                                Tabella 6




                                                                                    43
4.2.2 Test Post-Eccentrica in Isometrica


A T1 (in seguito al protocollo di sovraccarico in eccentrica) vi sono delle

modificazioni nella forza dei due gruppi. Se si analizzano le prove in isometrica,

si può notare (tabella 7) che non ci sono dati significativi per quanto riguarda un

eventuale differenza di deficit di forza in seguito ad esercizi in eccentrica, da noi

ipotizzato e trovato in altri studi (p>0.05) (Athanasios et al., 2005; Butterfield et

al., 2006).


                                                   Δ     Deviazione
                            GRUPPO N Media                             t        p
                                                   Medie standard
                            A         11 530,82             135,322
90_POST                                            44.40               0.848    0.407
                            B         10 486,42             100,007
                            A         11 443.76             121.13
45_POST                                            43.27               0.974    0.342
                            B         10 400.48             74.40
                            A         11 -12.38             76.42654
ISOMETRICA@90_PREPOST                              -17                 -0.572   0.574
                            B         10 4.66               57.73762
                            A         11 14.9394            58.46306
ISOMETRICA@45_PREPOST                              1.3                 0.048    0.852
                            B         10 13.6233            68.31605

                                                                           Tabella 7


Nella figura 27, sono riportati solo uno dei dati ottenuti (a 90°), in seguito a

contrazione eccentrica (T1) mettendo a confronto le due medie.




                                                           Figura 27


                                                                                    44
La tabella 8 mostra i valori di forza in isometria ottenuti a 24 ore dall’esercizio

(T2). A 90° la media del gruppo A è di 536,82 N quella del gruppo B di 466.47 N;

mentre a 45° il gruppo A ha una forza media di 459 N rispetto alla media del

gruppo B che è di 380 N. Anche dopo 24 ore, in tutti e due i casi, il risultato non

può essere considerato significativo (p>0.05).


                                                     Deviazione
                     GRUPPO N Media Δ Medie                     t        p
                                                     standard.
                     A          11 536.82            134.755
          90_DAYAF                          70.352              1.382 0.183
                     B          10 466.47            92.090
                     A          11 459.15            148.902
          45_DAYAF                          78.702              1.517 0.146
                     B          10 380.45            71.681
                                                                    Tabella 8

La tabella 9 mostra, rispetto a T0 e T1, come sono cambiate le medie della forza

per ogni gruppo a 90°: il gruppo A, a T1, perde forza ma a T2 la recupera

arrivando a una media di 536 N. Il gruppo B, a T1, guadagna forza ma a T2 la

perde, con una media di 466 N


   Gruppo    N     Fase   Media     Δ Medie T1-T0        Δ Medie T2-T0
                   T0     543.20

      A      11           530,82            -12.35             -6.38
                   T1

                   T2     536.82

                   T0     481.76

      B      10           486,42            4.65               -15
                   T1

                   T2     466.47




                                                                                45
Tabella 9




            La tabella 10 mostra rispetto a T0 e T1, come sono cambiate le medie della forza

            per ogni gruppo a 45°: il gruppo A, a T1, incrementa la forza media e anche a T2

            vi è un ulteriore aumento fino a 459.15 N. Il gruppo B, a T1, guadagna forza ma

            poi perde in T2 con una media di 380 N.



                 Gruppo      N     Fase    Media     Δ Medie T1-T0    Δ Medie T2-T0
                                    T0     428.82
                     A       11     T1     443.75           14.93            30.3
                                    T2     459.15
                                    T0     386.86
                     B       10    T1      400.48           13.62            -6.4
                                   T2      380.15
                                                                            Tabella 10

            4.2.3 Test Post-Eccentrica in Test Isocinetico


            a) Risultati serie 10 ripetizioni (media dei picchi)

            Al tempo T1, si possono analizzare eventuali modificazioni di forza relativi alle

            misurazioni con la macchina isocinetica. Nella serie da 10 ripetizioni il gruppo A

            ha fatto registrare una media dei picchi massimi di 165.36 Nm mentre il gruppo B

            di 133.3 Nm. Questo risultato è statisticamente significativo ( p=0.008*) e la

            figura 28 mostra la differenza tra i picchi massimi registrati con la macchina

            isocinetica nelle 10 ripetizioni a T1:
                                                                                           46
Se si rapporta con il test a T0, solo il gruppo A perde forza, mentre il gruppo B
                                                          Figura 28

rimane quasi invariato. Inoltre, se analizziamo il test a T2 quindi a 24 ore dal

protocollo di sovraccarico, si scopre che tutti e due i gruppi recuperano forza e il

gruppo B registra valori medi più alti rispetto a T0 (Tabella 11).


                                                         Deviazione
                   GRUPPO N Media             Δ Medie                 t       p
                                                         standard.
PEAK_COLPI10 A                 11 173.8182               24.27269
                                              40.31818                4.492 0.001*
_PRE         B                 10 133.5000               15.37133
PEAK_COLPI10 A                 11 165,3636               28,58417     2.985 0.008*
                                              32.06364
_POST        B                 10 133,3000               19,18362
PEAK_COLPI10 A                 11 167.0000               18.11077     3.502 0.002*
                                              30.20000
_DAYAF       B                 10 136.8000               21.39990
                                                                          Tabella 11



b. Risultati serie 5 ripetizioni (media dei picchi)


Analizzando la serie da 5 ripetizioni, ci troviamo davanti a un altro quadro.

Infatti, a T1, il gruppo A ha una media dei picchi massimi di 185.9 Nm, mentre il

gruppo B registra una media di 165 Nm. Nella figura 29, è mostrata la differenza

dei due gruppi a T1 che non è diversa statisticamente poiché A e B, a T0,

avevano già due medie differenti. Il dato non risulta essere significativo (p=0.158)



                                                                                   47
ma rispetto a T0 il gruppo A perde in media forza, mentre il gruppo B ne

guadagna.




Inoltre, se si analizza il test a T2 quindi a 24 ore dal protocollo di sovraccarico,
                                                      Figura 29
mentre il gruppo A torna vicino ai valori di T0 (media 191.5 Nm), B guadagna

ancora forza rispetto a T1 e T0 (media 166.7 Nm),(Tabella 12).




                                                     Deviazione
                 GRUPPO N Media            Δ Medie                     t        p
                                                     standard.
PEAK_COLPI5 A               11 199,2727 37.07273 29,05199              3.217 0.005
_PRE        B               10 162,2000          23,04488
PEAK_COLPI5 A               11 185.9091 20.50909 37.19800              1.469 0.158
_POST       B               10 165.4000          24.84262
PEAK_COLPI5 A               11 191.5455 24.84545 32.45724              2.082 0.051
_DAYAF      B               10 166.7000          20.08897
                                                                           Tabella 12




Nella figura 30 sono messi a confronto le fasi del gruppo A e l’andamento dei

singoli picchi di ogni serie. La serie riportata è quella delle 5 ripetizioni in

isocinetica: sull’asse delle ascisse sono riportati i colpi, mentre sull’asse delle

ordinate, la media dei picchi del gruppo A. Il gruppo A (che partiva con una

lunghezza muscolare minore), dopo il protocollo di sovraccarico, perdeva forza e

andava via via esaurendosi. Il giorno dopo mostrava un picco più alto e una
                                                                                    48
resistenza maggiore anche se si nota, dopo la 4a ripetizione, un decremento delle

performance.



                                  Gruppo A

                                                                               T2
                                                                               T1
                                                                               T0




                                                        Figura 30


Il gruppo B (che partiva con una lunghezza muscolare maggiore di A) con la

stessa analisi dei dati mostra (Figura 31) delle leggere differenze rispetto ad A.

Infatti, a T1 (post, nel grafico) la forza migliorava per poi esaurirsi rapidamente.

A T2 invece (after) quindi 24 ore dopo vi è un incremento della media dei picchi

rispetto a T0 che diminuisce dal terzo colpo in poi.

                                 Gruppo B


                                                                               T2
                                                                               T1
                                                                               T0




                                                                                    49
5. Discussione
                                                                  Figura 31
5.1 Limiti dello studio

Potenza statistica- La numerosità del campione è stata limitata da problematiche

tecnico-organizzative e dai tempi ristretti, che hanno prevalso sulla valutazione

della potenza statistica necessaria allo studio: ciò non ha permesso di raggiungere

una numerosità campionaria sufficiente a garantire potenza statistica.

Questo studio dovrà essere ampliato reclutando un numero maggiore di soggetti in

modo raggiungere un’adeguata potenza statistica.


Omogeneità tra i gruppi -I due gruppi presi in considerazione non sono risultati

omogenei dal punto di vista statistico per quanto riguarda il valore medio

dell’altezza, della lunghezza della tibia e soprattutto della forza iniziale misurata

sia in isometrica che con l’ausilio della macchina isocinetica. I due gruppi a T0

non erano omogenei e questo ha inficiato i risultati ottenuti quindi a volte le

differenze trovate non sono risultate diverse significativamente proprio perché si è

partiti da due gruppi disomogenei e questo         purtroppo non ha permesso di

concludere in modo completo lo studio.


Rilevazione del dolore- La VNS numerica è una scala, simile alla VAS,

largamente utilizzata per rilevare l’intensità del dolore con un valore (compreso

tra 0 e 10) espresso verbalmente dal paziente.

Nonostante la VNS abbia diversi pregi, tra cui la semplicità, la ripetibilità nel

tempo e l’indipendenza dal linguaggio, comporta anche alcuni svantaggi: infatti, è
                                                                                  50
una scala che tratta l'esperienza del dolore come se fosse monodimensionale ed

evidenzia l'intensità senza riguardo per altri fattori (ad esempio quelli psicologici);

poiché la percezione del dolore si modifica nel tempo, fornisce risultati più

attendibili quando è limitata all'esperienza del dolore in corso, piuttosto che al

ricordo di un'esperienza precedente. Da ultimo, va sottolineato che la percezione

del dolore e della fatica è soggettiva, così come lo sono i limiti che descrivono gli

estremi assoluti: sebbene "l'assenza di dolore" o "il sollievo completo" siano una

misura assoluta, l'altro estremo, "il peggiore dolore immaginabile", è ancora una

volta dipendente dallo stato psicologico momentaneo del soggetto e non lascia

spazio a un dolore peggiore in un momento successivo.

Studio non in cieco- Uno studio clinico viene solitamente eseguito “in cieco” per

ridurre il rischio di “vizi di osservazione”, presenti quando l’investigatore che

valuta le misure di effetto, conosce l’intervento somministrato ai soggetti

partecipanti. Questo mascheramento può includere sia i partecipanti allo studio sia

gli investigatori.

In questo caso specifico, i soggetti non sapevano gli effetti che un determinato

protocollo avrebbe prodotto; non sono state date indicazioni ai soggetti di

diversità di efficacia dei due protocolli. L’operatore invece era a conoscenza

dell’effetto che avrebbe potuto dare uno gruppo rispetto all’altro


Minor danno agli arti inferiori -Uno studio di Athanasios Z. (2005) mostrava

che lo stesso protocollo di esercizio in eccentrica (75% della massima contrazione

volontaria) sottoposto ai muscoli estensori del ginocchio e ai flessori del gomito,

produceva risultati diversi. I muscoli dell’arto superiore perdevano il 20% di picco

di tensione sviluppato in eccentrica rispetto al 5% perso dagli estensori di


                                                                                    51
ginocchio. Il risultato riportato da Athanasios conferma quindi l’ipotesi che il

quadricipite è un muscolo più difficile da “stressare” e questo può essere un

motivo per cui il deficit muscolare, dopo l’esercizio in eccentrica da noi proposto,

non sia risultato così marcato.


5.2 Sviluppi futuri


In futuro, sarebbe opportuno aumentare la numerosità del campione per

raggiungere un’adeguata potenza statistica e avere un campione omogeneo per

quanto riguarda la massima forza esprimibile.

Sarebbe opportuno verificare se un tipo di protocollo in eccentrica porta, entro 4

settimane, a delle modificazioni reali sul trofismo, sulla forza e sulla lunghezza

muscolare. Sarebbe utile capire se in seguito a contrazione eccentrica, è sempre

presente danno muscolare e se il danno indotto è proporzionale alla forza acquisita

con un determinato allenamento. Inoltre, capire se, cambiando i parametri del

carico sottoposto a 95%, 100%, o 120%, esiste un limite entro al quale vi è un

deficit maggiore.




                                                                                 52
6. CONCLUSIONI


Lo scopo del presente studio è stato quello di studiare la relazione tra il danno

muscolare indotto da contrazione eccentrica e le differenti lunghezze di partenza

del muscolo quadricipite. Purtroppo, i due gruppi di studio A e B non sono

risultati omogenei, rispetto ai valori medi di forza, compromettendo in parte lo

studio. Non è stato possibile infatti, avere dei dati statisticamente significativi per

quanto riguarda la diversa lunghezza muscolare di partenza. Il deficit muscolare,

che noi ipotizzavamo essere maggiore nel gruppo B, non è stato registrato anzi si

è verificato un incremento delle performance sia in isometria che con il test

isocinetico.




                                  B                     A




                                Figura 32: Differenza di
                             tendenza delle medie dei picchi
                                      nelle tre fasi

Nella Figura 32, è possibile analizzare il diverso comportamento dei due gruppi. Il

danno muscolare e il relativo deficit muscolare, da noi ipotizzato, non è rilevabile

                                                                                    53
né nel gruppo A né nel gruppo B perché, sebbene vi sia un decremento di forza in

A, il giorno dopo la forza non rimane tale ma aumenta. Ciò presuppone che il

decremento di forza possa essere dovuto alla fatica e non ad un danno a livello dei

sarcomeri. Il gruppo A è risultato in media più forte a T0 e quindi, probabilmente,

nonostante la randomizzazione, è quello che ha raccolto soggetti più allenati;

quindi è possibile supporre che a T0 sia stato maggiormente pronto ad esprimere

maggiore forza. A T1, si ha un decremento, dato verosimilmente dalla fatica, che

è evidenziabile dal 3° picco in poi. A T2, però i soggetti hanno recuperato la

fatica e spingono di più; questo potrebbe essere dovuto ad una riorganizzazione

neuromuscolare che l’esercizio del giorno prima potrebbe avere stimolato.


Il gruppo B, invece, è meno forte e probabilmente meno allenato di A e non

esprime il massimo della performance a T0, sentendo la fatica visto che al 4°

colpo c’è un brusco decremento della performance. Al 5° colpo però si nota un

recupero della forza dovuto forse al fatto che i soggetti s’accorgono che possono

spingere di più. A T1, dopo il protocollo di eccentrica, i soggetti esprimono una

performance migliore data, forse, dal miglior reclutamento ma poi si nota la fatica

soprattutto negli ultimi colpi. Il giorno dopo anch’essi molto probabilmente

subiscono una possibile riorganizzazione a livello neuromuscolare, che porta a un

maggior reclutamento delle fibre come confermato da una media di picchi

massimi più alta rispetto a T0.




                                                                                54
Allegato 1

QUESTIONARIO

Soggetto____________________________________
Età__________
Sesso________
Altezza_______
Peso_________
Traumi arti inferiori__________________
Interventi chirurgici arti inferiori___________________
LBP________

Volume muscolare
Lunghezza tibia
Nota: Protocollo da full ext a 45° flex
        E da 45 flex a 90 flex

                                 Baecke, questionario sull’attività fisica abituale

            Per favore segnare una sola risposta, quella che è la più adatta alla vostra situazione.
                                           ATTIVITA’ LAVORATIVA
    1)   Qual è la tua principale occupazione?(specificare)_________________________________
          a) Basso livello: lavoro d’ufficio o impiegato, autista, negoziante, insegnante, studente...
          b) Medio livello: operaio, idraulico, carpentiere, artigiano...
          c) Alto livello: scaricatore di porto, muratore...

    2)   Al lavoro sto seduto:
          − Mai
          − Raramente
          − Qualche volta
          − Spesso
          − Sempre

    3)   Al lavoro sto in piedi:
          a) Mai
          b) Raramente
          c) Qualche volta
          d) Spesso
          e) Sempre

    4)   Al lavoro cammino:
         a) Mai
         b) Raramente
         c) Qualche volta
         d) Spesso
         e) Sempre

   5)    Al lavoro sollevo carichi pesanti:
         a) Mai
         b) Raramente
         c) Qualche volta
         d) Spesso
         e) Sempre

   6)    Dopo il lavoro sono stanco:
         a) Mai
         b) Raramente
         c) Qualche volta
         d) Spesso
         e) Sempre

                                                                                                         55
7)   Al lavoro sudo:
     a) Mai
     b) Raramente
     c) Qualche volta
     d) Spesso
     e) Sempre

8)   Comparandomi con altre persone della mia stessa età, penso che il mio lavoro sia di tipo fisico:
     a) Mai
     b) Raramente
     c) Qualche volta
     d) Spesso
     e) Sempre



                                       ATTIVITA’ SPORTIVA
9)   Pratichi sport?
     a) Sì
     b) No

10) Se sì, per favore specifica lo sport principale praticato:______________________________
    a) Come valuteresti il livello di intensità dello sport principale da te praticato?
         a) Basso
         b) Moderato
         c) Alto

     b)   Quante ore ha settimana lo pratichi?
          a) Meno di 1
          b) 1-2
          c) 2-3
          d) 3-4
          e) Più di 4

     c)   Durante quanti mesi all’anno pratichi questo sport?
          a) Meno di 1
          b) 1-3
          c) 4-6
          d) 7-9
          e) Più di 9

11) Pratichi un secondo sport? (Si/No)_________

12) Se si per favore specifica quale: ____________________________________________
    a) Come valuteresti il livello di intensità della seconda attività sportiva da te praticata?
         a) Basso
         b) Moderato
         c) Alto

     b)   Quante ore a settimana lo pratichi?
          a) Meno di 1
          b) 1-2
          c) 2-3
          d) 3-4
          e) Più di 4

     c)   Durante quanti mesi all’anno pratichi questo sport?
          a) Meno di 1
          b) 1-3
          c) 4-6
          d) 7-9
          e) Più di 9



                                                                                                        56
13) Comparandomi con altre persone della mia stessa età, penso che la mia attività fisica durante il
         tempo libero sia:
        a) Di molto maggiore
        b) Maggiore
        c) La stessa
        d) Minore
        e) Di molto minore

     14) Durante il tempo libero sudo:
         a) Molto spesso
         b) Spesso
         c) Qualche volta
         d) Raramente
         e) Mai

     15) Durante il tempo libero pratico sport:
         a) Mai
         b) Raramente
         c) Qualche volta
         d) Spesso
         e) Molto spesso

                      ATTIVITA’ NON SPORTIVE DURANTE IL TEMPO LIBERO
     16) Durante il tempo libero guardo la TV:
         a) Mai
         b) Raramente
         c) Qualche volta
         d) Spesso
         e) Molto spesso

     17) Durante il tempo libero cammino:
         a) Mai
         b) Raramente
         c) Qualche volta
         d) Spesso
         e) Molto spesso

     18) Durante il tempo libero vado in bicicletta:
         a) Mai
         b) Raramente
         c) Qualche volta
         d) Spesso
         e) Molto spesso

     19) Quanti minuti cammino e/o pedalo al giorno per recarmi al lavoro, a scuola, e a fare compere?
         a) Meno di 5
         b) 5-15
         c) 15-30
         d) 30-45
         e) Più di 45

Consenso al trattamento dei dati personali e sensibili ai sensi nuovo T.U. Privacy (D.Lgs. 196/03).
Il D.Lgs n. 196/2003 in merito al trattamento dei dati personali prevede che gli interessati siano correttamente
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Pertanto si informa che:
     1) I dati vengono raccolti con esclusiva finalità di studio scientifico.
     2) I dati raccolti verranno utilizzati solo nell’ambito dello studio in oggetto
Acquisite le informazioni fornite dal titolare del trattamento ai sensi del D.Lgs. n. 196/2003 e consapevole
che l’utilizzo dei dati sarà volto ai soli fini dello studio.
Presto il mio consenso per il trattamento dei dati necessari allo svolgimento delle operazioni indicate.


DATA: ____/_____/2008                                                   FIRMA __________________________

DATI DOLORE E FORZA

                                                                                                             57
PREVALUTAZIONE

FATICA INIZIO __

0      1      2     3        4   5   6    7   8   9   10

DOLORE INIZIO __

0      1      2     3        4   5   6    7   8   9   10

FORZA 90° PROVA 1   PROVA 2          PROVA3

FORZA 45° PROVA 1   PROVA 2          PROVA3

FATICA DOPO ISOCINETICA__

0      1      2     3        4   5   6    7   8   9   10

DOLORE DOPO ISOCINETICA __

0      1      2     3        4   5   6    7   8   9   10

FATICA prima ECCENTRICA __

0      1      2     3        4   5   6    7   8   9   10

DOLORE prima ECCENTRICA __

0      1      2     3        4   5   6    7   8   9   10

FATICA DOPO ECCENTRICA __

0      1      2     3        4   5   6    7   8   9   10

DOLORE DOPO ECCENTRICA __

0      1      2     3        4   5   6    7   8   9   10

FORZA 90° PROVA 1   PROVA 2          PROVA3

FORZA 45° PROVA 1   PROVA 2          PROVA3

FATICA DOPO ISOCINETICA 2 __

0      1      2     3        4   5   6    7   8   9   10

DOLORE DOPO ISOCINETICA 2 __

0      1      2     3        4   5   6    7   8   9   10




FOLLOW-UP DAY AFTER

                                                           58
FATICA INIZIO

0      1        2   3       4   5   6    7   8   9   10

DOLORE INIZIO

0      1        2   3       4   5   6    7   8   9   10

FORZA 90° PROVA 1   PROVA 2         PROVA3

FORZA 45° PROVA 1   PROVA 2         PROVA3

FATICA DOPO ISOCINETICA 4 __

0      1        2   3       4   5   6    7   8   9   10

DOLORE DOPO ISOCINETICA 4

0      1        2   3       4   5   6    7   8   9   10




                                                          59
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   phosphatidylinositol-3,4,5-trisphosphate in the activation of protein kinase

   B. Science 1997; 277(5325): 567 - 570


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   5(5): 291 - 296
                                                                                63
31.Thomas,    T.R., Londeree, B.R., Lawson, D.A., Prolonged recovery

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34.William D, Fisiologia applicata allo sport, Casa editrice ambrosiana
   1998


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   muscle: implications on mTOR/p70s6k and protein synthesis ;Eur J Appl

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                                                                     64

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Tesi Definitiva

  • 1. 1- INTRODUZIONE Pag 3 1.1a) La cellula muscolare e il sarcomero Pag 3 1.1b) Classificazione delle fibre muscolare Pag 5 1.1c) Tipi di attività muscolare Pag 6 Pag Pag 35 1.2) Ipertrofia e forza 9 Pag 35 1.3) Meccanotrasduzione Pag 12 Pag 35 1.4) Danno muscolare indotto da contrazione eccentrica Pag 14 Pag 38 Pag 1.5) La teoria del Popping Sarcomere Pag 16 39 1.6) Gli indicatori di danno Pag 17 Pag Pag 41 1.7) Fattori che contribuiscono al danno 21 Pag 41 2- SCOPO DELLO STUDIO Pag 24 Pag 44 3- MATERIALI E METODI Pag 25 Pag 46 Pag 3.1) Selezione del campione Pag 25 50 3.2) Rispondenza Pag 25 Pag 50 3.3) Protocollo dello studio Pag 25 Pag 52 3.4) Questionario Pag 26 Pag 53 3.5) Valutazione clinica Pag 27 Pag 55 3.6) Valutazione sperimentale Pag 28 Pag 60 3.7) Indicatori di effetto Pag 30 3.8) Strumenti utilizzati Pag 30 3.8.1) Dinamometro Pag 30 3.8.2) Goniometro Pag 33 3.8.3) Metro a nastro Pag 33 3.8.4) Macchina isocinetica Pag 34 4- RISULTATI Pag5 1
  • 2. 4.1) Omogeneità del campione 4.1.1) Caratteristiche fisiche dei soggetti 4.1.2) Baeke Scale 4.1.3) Caratteristiche influenti la forza espressa 4.2) Risultati test clinici e sperimentali 4.2.1) Risultati test isometrico e isocinetico a T0 4.2.2) Risultati test isometrico a T1 e T2 4.2.3) Risultati test isocinetico a T1 e T2 5- DISCUSSIONE 5.1) Limiti dello studio 5.2) Sviluppi futuri 6- CONCLUSIONI 7- ALLEGATI 8- BIBLIOGRAFIA 1. INTRODUZIONE 2
  • 3. Un obiettivo che spesso si prefigge un fisioterapista è l’aumento della forza o del trofismo muscolare in soggetti con disabilità. Usualmente si somministrano esercizi con pesi o a corpo libero per indurre modificazioni del sistema muscolo-scheletrico. Comunque ci sono ancora molti dubbi sullo stimolo biomeccanico che può portare la cellula a ipertrofia e la sua efficacia in termini di aumento di Forza. 1.1a Cenni di fisiologia muscolare Il tessuto muscolare è costituito da fibre, cellule di forma allungata, tra loro separate da una membrana, l’endomisio. Le fibre sono delimitate da una membrana cellulare chiamata sarcolemma che racchiude il sarcoplasma quasi completamente occupato dalle miofibrille indispensabili per la contrazione muscolare e dai mitocondri che producono energia utile alla contrazione stessa. L’insieme di queste fibre avvolte dal perimisio, formano i fascicoli, e l’insieme di quest’ultimi circondati da un ulteriore strato connettivale chiamato epimisio formano il ventre muscolare (fig.1). Figura 1: costituzione di un muscolo scheletrico 3
  • 4. Figura 2: cellula muscolare Ogni miofibrilla è costituita dal sarcomero, l’unità funzionale del muscolo, lungo circa 4 µm e costituito da molecole coinvolte principalmente nella contrazione muscolare: l’actina e la miosina. Ogni sarcomero è limitato da linee Z alle quali sono connesse i filamenti sottili formati da actina, troponina, tropomiosina; al centro invece è presente la linea M dalla quale partono i filamenti spessi costituiti da miosina. Esistono altre proteine utili all’integrità del sarcomero: la nebulina disposta in prossimità dell’actina che controlla il numero di monomeri dell’actina stessa posti su ogni filamento; la titina che aiuta a mantenere la miosina centrata rispetto alle linee Z; la desmina, responsabile dell’apparenza striata del tessuto muscolare collega le linee Z di ogni sarcomero in parallelo (fig.3). Figura 3: sarcomeri in parallelo e relative strutture 4
  • 5. 1.1b Classificazioni delle fibre muscolari Le fibre muscolari possono differire per caratteristiche morfologiche, metaboliche e proprietà contrattili. Si suddividono principalmente in due gruppi caratterizzati dalla diversa capacità di contrarsi dovuta principalmente ad una diversa attività ATPasica. Le fibre di tipo I sono note anche come rosse, lente o ST (slow twich). Gli impulsi nervosi che arrivano alla cellula posseggono una velocità di conduzione bassa (60-80m/s) e una frequenza di impulsi bassa (5-30 Hz). Sono innervate da un motoneurone piccolo ma che comanda un numero elevato di fibre. Possiedono un rilevante numero di mioglobina (proteina contenente il ferro da qui il nome di fibra rossa, che ha un’alta affinità con l’ossigeno) e una rete capillare per unità di superficie nettamente elevata. La banda Z è più larga rispetto alle fibre di tipo II e il metabolismo è di tipo ossidativo anaerobio. Le fibre di tipo II chiamate anche fibre bianche, veloci o FT (fast twich) si distinguono in IIA e IIB. Le IIA hanno delle peculiarità miste ma con metabolismo glicolitico. Posseggono una velocità di conduzione elevata (80-100 m/s) e una frequenza di eccitazione di circa 60-70 Hz. La contrazione avviene con tensioni elevate e in misura più rapida. Le cellule sono grandi e innervate da motoneuroni di grandi dimensioni ma che controllano un numero limitato di fibre. Le miofibrille sono superiori numericamente rispetto alle fibre di tipo di tipo I ma con una lunghezza delle fibre e dei sarcomeri maggiore. Il contenuto di mioglobina è basso così come il numero dei mitocondri. Queste cellule hanno la possibilità di rilasciare calcio nel citoplasma molto rapidamente permettendo così un “aggancio-sgancio” della 5
  • 6. miosina-actina molto veloce. Il metabolismo è indirizzato verso un sistema anaerobico. Le fibre di tipo IIB hanno una alta velocità di conduzione (80-130 m/s) e una frequenza di impulsi molto alta (60-100 Hz) si azionano quindi con tensioni elevate. Esse esprimono una potenza elevata e possiedono un metabolismo di tipo anaerobico. 1.1c Tipi di attività muscolari Il muscolo scheletrico può effettuare tre tipi di contrazione: concentrica, isometrica, eccentrica. Nella contrazione concentrica, l’unità muscolo-tendinea si accorcia e genera tensione; il lavoro che viene effettuato è positivo e il movimento provocato è nella stessa direzione della contrazione. Nel lavoro di tipo eccentrico, il muscolo, mantenendo attiva la contrazione, s’allunga a causa di una resistenza esterna che può essere anche maggiore della forza massima. La tensione è generata dalle proprietà elastiche del muscolo e dalla contrazione delle miofibre; Il lavoro espresso è negativo e il movimento è nella direzione opposta della contrazione. Nel lavoro di tipo isometrico, il muscolo genera tensione senza variare la sua lunghezza. La tensione generata dalla contrazione eccentrica è più alta rispetto alle altre due e il picco di tensione è più marcato con la contrazione eccentrica, seguita dall’isometrica e dalla concentrica (Friden et al., 2001) 6
  • 7. Figura 4: Relazione tra lunghezza muscolare,velocità e forza espressa La contrazione concentrica e quella isometrica seguono il principio per cui vi sia prima il reclutamento delle fibre toniche seguito da quelle fasiche. Nella contrazione eccentrica, le fibre reclutate maggiormente sono quelle fasiche di tipo II B. Inoltre, i due tipi di contrazione consumano ossigeno in modo diverso. Il maggior costo metabolico avviene nella fase concentrica che utilizza una quantità triplice di ossigeno rispetto al lavoro eccentrico (Dudley et al., 1991). In tutti i tipi di contrazione la circolazione sanguigna è compromessa ad alti livelli di tensione prodotta; 10 ripetizioni all’85% della massima contrazione volontaria produce un aumento della pressione intramuscolare che limita il flusso venoso ma non è sufficiente a bloccare il flusso arterioso. Sebbene con l’attività eccentrica si registrano i più alti valori di tensione prodotta, non vi è un aumento della pressione rispetto all’isometrica e alla concentrica (Styf et al., 1995). 7
  • 8. Il minor costo metabolico della contrazione eccentrica porta a una bassa percezione della fatica e questo ha di sicuro dei benefici psicologici durante un allenamento muscolare. Infatti se si paragona la corsa in discesa (eccentrica) con un lavoro in bicicletta(concentrica), nonostante i valori fisiologici siano più o meno allo stesso livello, la fatica percepita è senza dubbio minore nel gruppo che effettua la corsa in discesa. (Thomas et al., 1994) L’allenamento con differenti lavori comporta risultati diversi in termini di aumento del volume muscolare. Per esempio, un lavoro isometrico eseguito per 16 settimane aumenta il volume muscolare del 20% delle fibre di tipo I, del 27% di tipo II del soleo e del 50% delle fibre di tipo II ma non del tipo I del capo laterale del gastrocnemio. Inoltre, l’aumento del volume muscolare è maggiore in un programma eccentrico-concentrico (fibre di tipo I: 14% di aumento; tipo II 32% di aumento) rispetto a un programma solo concentrico (23% di aumento delle fibre di tipo II) (Enoka Roger M.). 1.2 Ipertrofia e forza 8
  • 9. “Physiological cross section area is direct proportional to the maximum titanic tension that can be generated by muscle.” (Lieber et al., 2002). La forza è direttamente proporzionale alla sezione muscolare fisiologica. La modificazione strutturale che porta all’aumento della massa muscolare, correlato ad un aumento della forza, si chiama ipertrofia. L’ipertrofia è dovuta all’aumento delle dimensioni delle singole cellule muscolari correlato ad un aumento della sintesi proteica che coinvolge tutte le strutture subcellulari ma in particolare le miofibrille contrattili. Infatti vi è un’aggiunta di sarcomeri in parallelo, accompagnata dall’aggiunta di sarcomeri in serie anche se in misura minore (Sahrmann, 2005) oltre che un irrobustimento e inspessimento del connettivo in particolare dei legamenti e dei tendini. Figura 5: Sezione di muscolo in condizione di controllo e in ipertrofia; il diametro medio delle fibre ipertrofiche va dal 34% al 54% rispetto al controllo Esiste un altro fenomeno che porta ad un aumento della massa muscolare chiamato iperplasia: di questo meccanismo sono responsabili le cellule satelliti disposte tra la lamina basale e quella capillare che sono quiescenti ma si attivano e proliferano in caso di lesioni muscolari creando nuove cellule muscolari. 9
  • 10. Comunque sia, il meccanismo maggiormente responsabile dell’aumento di volume in risposta al potenziamento muscolare è l’ipertrofia, quindi l’aumento di volume delle cellule già esistenti (William D, 1998). In termini generali, si possono identificare diversi fattori che interagiscono nel determinare un aumento della forza; dalla componente genetica, a quella ormonale e nervosa per arrivare, infine, alla modificazione strutturale. Figura 6: il ruolo giocato dall’adattamento nervoso e muscolare nell’allenamento. Di sicuro il rapido miglioramento della forza che si verifica sin dai primi giorni di allenamento è dovuto a un processo di facilitazione a livello nervoso che consente il reclutamento di un maggior numero di unità neuromotorie (William D, 1998). 10
  • 11. Sono necessari anche fattori ormonali e metabolici come l’insulina, l’ormone della crescita, testosterone che sono la chiave del processo di adattamento muscolare. Il vero “promotore” e il più grande stimolo, senza il quale non vi sarebbe la cascata di eventi che porta poi a una sintesi proteica, è a livello biomeccanico. Ma qual è lo stimolo a livello meccanico, che si traduce in una risposta biochimica? 1.3 Meccanotrasduzione Molti studi sono stati intrapresi per capire quale stimolo causa la risposta da parte dell’organismo all’ipertrofia, in quanto il muscolo è una cellula meccanocita che 11
  • 12. sa promuovere adattamenti e cambiamenti strutturali a seconda degli stimoli meccanici che riceve (Goldspink et al., 1992). Già nel 1992, Vandemburg trovò che l’allungamento intermittente di cellule muscolari in coltura, aumenta la sintesi di differenti prostaglandine che possono modulare la sintesi e la degradazione proteica (Vandemburg et al., 1992). Ad oggi è ormai chiaro che l’allungamento è un potente stimolante della sintesi proteica e della crescita muscolare anche perché influenza l’espressione genetica che determina il fenotipo delle fibre muscolari. (Goldspink et al., 1992, Booth et al., 1998, Zanchi et al., 2007). L’allungamento combinato con la stimolazione elettrica, ha prodotto risultati molto positivi riguardo l’aumento di volume muscolare, tanto che sembrano essere questi due fattori biomeccanici, la chiave per indurre ipertrofia nella cellula muscolare. Infatti, se l’elemento più sensibile all’allungamento si trova in corrispondenza delle linee Z, subirà una tensione molto alta causata dall’allungamento delle componenti in serie e l’attivazione delle strutture contrattili che genereranno una trazione sulla linea Z in direzioni opposte (Goldspink et al., 1999). L’attività muscolare che più si avvicina allo stimolo biomeccanico per indurre ipertrofia, è quella eccentrica; la contrazione concentrica da sola, teoricamente, non può portare a questo stimolo. Durante la contrazione eccentrica, il muscolo è sottoposto a entrambi gli stimoli sia l’allungamento che la contrazione, mentre nella contrazione concentrica, lo stimolo dell’allungamento non avviene o avviene con minor intensità. Negli ultimi anni, molti studi sono stati fatti per cercare di capire quali sono le molecole implicate nella cascata del segnale intracellulare che culmina con l’aumento della sintesi proteica e si è visto che la protein chinasi target of rapamycin (mTOR), gioca un importante ruolo (Bodine et al., 2001; Reynolds et 12
  • 13. al., 2002; Pallafacchina et al., 2002; Hornberger et al., 2003). L’attivazione di mTor tramite altre chinasi, PI3K e Akt, (Stokoe et al., 1997) induce l’attivazione del suo effettore, ribosomal protein kinase (S6p70s6k) (Bodine et al., 2001). L’attivazione di questa molecola, possibile solo con un sovraccarico, induce la maturazione di mRNA codificanti le proteine ribosomiali. Conseguentemente sia ha un aumento dei ribosomi funzionanti che sono la condizione necessaria per un aumento della sintesi proteica. Eliasson ha condotto studi su modelli umani e ha osservato che la massima contrazione eccentrica, molto probabilmente a causa degli stimoli di allungamento e tensione, era più efficiente nell’attivare la p70s6k rispetto a una contrazione massimale concentrica. Sembra dunque che per attivare questa cascata sia necessaria un’attività muscolare che permetta una sovraccarico e un allungamento delle strutture contrattili. Bisogna però ricordare che quasi sempre, correlato alla contrazione in eccentrica, vi è il danno muscolare che può provocare dolore e disfunzione. Non è ancora chiaro se il danno muscolare da contrazione in eccentrica sia necessario per aumentare la sintesi proteica e quindi portare a ipertrofia e maggior forza. Non è ancora stata studiata una relazione tra danno subito e incremento di forza e trofismo muscolare. 1.4 Danno muscolare indotto da contrazione eccentrica Nel sarcomero, come abbiamo visto, la zona più sottoposta alla tensione durante una contrazione eccentrica è la linea Z. Infatti, è la prima struttura che viene colpita nei danni muscolari perché è in una posizione in cui la contrazione attiva causa una trazione nel verso opposto dell’allungamento delle strutture in serie. 13
  • 14. Nelle biopsie dei sarcomeri analizzati dopo contrazione concentrica, isometrica, eccentrica e allungamento passivo, si è visto che una significativa porzione di fibre allenate con contrazione eccentrica mostravano disturbi delle linee Z. In alcuni casi vi era un disallineamento in altri una vera e propria rottura (Figura 7). Il danno spesso riguarda anche il sarcolemma, i tubuli T, i filamenti di miosina e anche la desmina. (Lieber et al., 2001) Figura 7 Panello A - Fibre allenate isometricamente; panello B- Fibre allenate mediante concentrazione eccentrica. Si può notare che nel panello A, le linee Z sono perpendicolari alle miofibrille mentre nel panello B, in alcuni sarcomeri, si notano linee Z disallineate o addirittura distrutte. L’azione meccanica dell’esercizio eccentrico colpisce principalmente la membrana e i dischi Z. La demolizione della desmina, invece, avviene circa dopo 15 minuti dall’esercizio (Lieber et al., 1996); quindi, si suppone che l’azione meccanica attivi nella cellula vie di trasduzione del segnale che portano alla distruzione di altre strutture, non direttamente colpite dall’azione meccanica. La membrana e specialmente i tubuli T sono esposti a una grande deformazione che 14
  • 15. può portare a una perdita di ioni Ca++ a causa della rottura dei tubuli o del reticolo sarcoplasmatico. La presenza massiccia di calcio può portare all’attivazione di proteasi endogene che possono degradare la fibra muscolare. In particolare, le proteine più suscettibili all’azione delle proteasi sono la desmina e la α-actinina, mentre la miosina e la actina non subiscono effetti. Le conseguenze sono comunque nefaste per l’integrità della cellula e soprattutto sulla capacità di generare tensione. Quello che non è ancora chiaro è perché non tutti i sarcomeri della fibra muscolare subiscono il danno. Figura 8: Schema di come avviene il danno nel muscolo; gli ioni calcio sono rappresentati da 1.5 La teoria del “Popping sarcomere” puntini neri ;B:il loro aumento nella cellula porta all’idrolisi di filamenti come la desmina; il risultato è la distruzione dell’apparato strutturale della miofibrilla (C). Morgan (1990, 2006) provò a spiegare il diverso danno relativo ai sarcomeri, con la sua teoria del popping Sarcomere. Morgan concentrò i suoi studi sulla contrazione eccentrica e i fattori che inducono maggior danno a livello dei sarcomeri. Postulò che in una fibra muscolare i sarcomeri hanno una variabilità 15
  • 16. nella loro forza; questo si presenta quando vi sono dei sarcomeri con lunghezza diversa tra loro, o vi è una variazione tra il numero di ponti miosina-actina. Se si immagina una fibra muscolare allungarsi lentamente, tutte le componenti in serie verranno portate a una propria lunghezza soglia, ma esisteranno dei sarcomeri più lunghi e perciò più deboli che raggiungeranno prima degli altri la propria lunghezza soglia. Ciò generera un allungamento non uniforme poiché avviene in maniera più veloce nei sarcomeri più deboli. Quest’ultimi con l’aumentare dell’allungamento non saranno più in grado di mantenere la tensione sviluppata e si allungheranno ancora più rapidamente fino a che solo le strutture passive potranno contrapporsi alle forze in gioco. Il termine popping è usato infatti per descrivere questo incontrollato allungamento istantaneo del sarcomero che lo porta in una situazione in cui solo le strutture in serie contrastano la tensione. Secondo la teoria di Morgan, il danno muscolare indotto da contrazione eccentrica avviene a causa di un allungamento non uniforme della fibra che causa in determinati sarcomeri il danno, portando a una grande deformazione le membrane cellulari e i tubuli T e causando quel meccanismo spiegato in precedenza che compromette l’integrità della cellula la sua funzione contrattile. 1.6 Gli indicatori del danno muscolare Finora è stato descritto come avviene il danno, quale è la causa e quali sono le strutture del sarcomero coinvolte. Quali sono però i segni e le caratteristiche di un evidente danno muscolare e quali di questi parametri è il più affidabile come indice di gravità del danno? 16
  • 17. Nella ricerca vengono utilizzati diversi indicatori di danno. La biopsia è uno di questi ed è il più diretto ma non si può escludere che la biopsia stessa possa causare ulteriori danni e inoltre, non riguarda tutto il muscolo ma solo punti focalizzati per cui si può sovra- o sotto-stimare il danno. Conseguentemente, gli studiosi hanno cercato altri indici indiretti per poter misurare il danno. Warren (1999) riporta che gli indicatori di danno maggiormente usati negli studi sono: il dolore e la dolorabilità, l’analisi di alcune proteine nel sangue e la massima forza volontaria esprimibile Figura 9: Tempo trascorso dopo l’esercizio massimale in eccentrica e variazione degli indicatori di danno. Una freccia minor aumento/decremento; 2 frecce moderato aumento/decremento; 3 frecce largo aumento/decremento. SOR(soreness): dolore. CK(creatin kinasi). STR(strenght):forza. T2( presenza di Il dolore come schematizzato nella figura di risonanza magnetica) non si presenta edema visibile in immagini 9 con SOR (soreness), subito dopo l’esercizio, ma dopo alcune ore fino ad avere il picco massimo dalle 24 alle 48 ore post-esercizio e risolversi entro 7 giorni dall’evento. È possibile che il gonfiore provocato dall’infiammazione aumenti la pressione interna del muscolo provocando la sensazione di dolore. L’istamina e le prostaglandine, 17
  • 18. attive durante il danno, attivano le vie nervose che trasportano il messaggio del dolore alla corteccia. Il dolore è comunque soggettivo e poco oggettivabile in quanto non può sussistere la relazione per cui il dolore è proporzionale al danno ma la sua positività rimane comunque un indicatore utile (Clarkson 2002). Le analisi delle proteine: nel sangue si è trovato una correlazione indiretta tra il loro aumento e la presenza di danno muscolare. Le proteine indice sono: lattato deidrogenasi, l’ aspartato aminotransferasi, la troponina e la creatin chinasi che è il marker più utilizzato. La CK, rilasciata dal muscolo nel sistema linfatico, viene trasportata nel dotto toracico per poi entrare in circolo. Anche questo indice non aumenta subito dopo il danno, ma dopo un giorno, e il picco è riscontrabile verso il 4° e il 5° giorno. Purtroppo, questo indicatore ha una variabilità elevata: infatti, i valori trovati, utilizzando i protocolli sperimentali in cui si inducevano contrazioni massimali, erano decisamente più alti (10000 U/L) rispetto a quelli trovati dopo un allenamento di corsa in discesa (100 U/L)(Clarkson 1992). Inoltre, esercizi eseguiti una settimana dopo il protocollo di serie in eccentrica, portavano elevati valori di CK nonostante il danno non fosse rilevato da altri indicatori come la biopsia. Sorichter (1995) suggerisce che alti valori di CK trovati nel sangue possano essere dovuti a un drenaggio dell’enzima dal muscolo danneggiato. Elevati livelli di CK nel sangue, sono correlati a danni muscolari, confermati da biopsia, ma bisogna tenere conto del fatto che la presenza di CK può essere influenzata dal sistema linfatico. Lo conferma un altro esperimento eseguito da Havas (1997) dove i soggetti venivano sottoposti a una corsa di 18 km; alla fine un gruppo eseguiva le 18
  • 19. attività di tutti i giorni mentre un secondo gruppo riposava a letto; in quest’ultimi l’aumento di CK era significativamente basso. Un altro indicatore di danno muscolare molto utile che correla maggiormente il muscolo e le sue strutture è quello della perdita di forza. Il decremento di forza, visibile in seguito a un lavoro, come quello concentrico che non produce danno, è dovuto principalmente alla fatica metabolica e neurofisiologica ed è reversibile entro poche ore. La diminuzione di forza, invece, dopo un lavoro di tipo eccentrico è più marcata e può raggiungere il 50% in meno rispetto al valore di forza massima iniziale. Il deficit di forza può durare fino a una settimana ed è causato da un danno a livello delle strutture contrattili che si sono stirate (strain) in seguito all’allungamento attivo del muscolo. Un’altra causa di questo deficit di forza è, secondo Edward (1997), il fallimento della coppia eccitazione- contrazione dovuto a una dispersione degli ioni calcio fuoriuscite dai reticoli sarcoplasmatici in seguito alla loro rottura. Deschen (2000) studiò la relazione tra tensione sviluppata e valori elettromiografici e trovò che nei 10 giorni post- esercizio si ha una diminuzione dell’efficienza neuromuscolare, intesa come capacità degli elementi contrattili a rispondere all’input neurale. L’idea che il dolore potesse essere una causa di diminuzione di forza, è stata confutata da Newham (1987), che, dopo un protocollo di esercizi in eccentrica, stimolò il muscolo dolente durante una massima contrazione volontaria con una eccitazione elettrica; questo non portava a miglioramenti di produzione di tensione maggiore, suggerendo che sebbene il soggetto provasse dolore non era in grado di reclutare completamente i propri muscoli. 19
  • 20. 1.7 Fattori che influiscono il danno muscolare Durante un esercizio i parametri che si possono modificare sono il carico, le ripetizioni, la velocità di esecuzione e la lunghezza muscolare iniziale. Ovviamente un carico maggiore induce un notevole aumento di tensione a livello delle linee Z ed è proporzionale la relazione maggior carico/maggior rischio di danno muscolare. Meno chiara e conosciuta è invece l’influenza della velocità di esecuzione e la lunghezza muscolare di partenza di un determinato esercizio. 20
  • 21. In tutti gli studi sul danno muscolare indotto da contrazione eccentrica è stato usato come indicatore il deficit di forza massima esprimibile. Interessanti sono gli studi in situ di un gruppo di ricercatori (Brooks 2000). Essi stimolarono elettricamente delle fibre muscolari ricercando la loro forza massima e nello stesso momento le allungarono al 30, 40, 50% della loro lunghezza iniziale, simulando una contrazione eccentrica. L’allungamento era effettuato a una velocità di 1, 2, 4, 8, 16 Lf (lunghezza della fibra)/s. Il deficit muscolare registrato con una seconda stimolazione, dimostrò che il fattore principalmente implicato nel danno muscolare è l’entità dell’allungamento e non la differente velocità (Fig.10) Figura 10: Il differente deficit di forza in seguito a contrazione eccentrica è dovuto principalmente Come si evince stiramento e non tanto dalla velocità con cuideficit dil’esercizio. dallo dal grafico in Fig.10, la relazione si effettua forza/velocità di allungamento non è forte e piuttosto ad alti stiramenti, la velocità influisce in maniera più consistente. Di ben altra entità e più vicino all’esercizio eccentrico è lo studio effettuato da Butterfield (2006). L’esperimento in - vivo su cavie da laboratorio, entro range fisiologici di movimento, porta l’evidenza scientifica in un contesto più vicino all’esercizio terapeutico. I gruppi erano divisi per lunghezza muscolare di 21
  • 22. partenza. Un gruppo partiva a 70° di flessione plantare per arrivare a 115°, l’altro a 95° fino a 145°. Il muscolo veniva stimolato e allungato a velocità costante per 5 serie da 10 ripetizioni. La forza pre e post esercizio era valutata isometricamente da 55° a 155°, misurandola ogni 5°. Figura 11: Il grafico mostra il deficit di forza dopo contrazione eccentrica nel gruppo che partiva da lunghezza muscolare minore. I grafici mostrano la relazione tra l’angolo della tibiotarsica e la forza prodotta isometricamente. SOS è il primo gruppo dove l’esercizio partiva a un lunghezza muscolare minore. Si può notare nella Fig.11 un decremento di forza maggiore nel range che va da 55° a 70° che può raggiungere anche il 27% di deficit di forza rispetto ai valori iniziale Figura 12: Il grafico mostra il deficit di forza dopo contrazione eccentrica nel gruppo che partiva da lunghezza muscolare maggiore. 22
  • 23. SPL è invece il secondo gruppo che partiva da una lunghezza muscolare maggiore. Si può vedere in Fig.12 il notevole decremento dei valori post-esercizio maggiormente tra gli 85° e i 100°. Il picco di decremento di forza può raggiungere il 50% rispetto ai valori pre-esercizio. Butterfield confermò con il suo studio l’idea che la lunghezza muscolare di partenza di un esercizio è il parametro chiave nell’indurre il danno muscolare; i fattori che portano al danno muscolare e a un relativo decremento di forza sono la produzione di tensione molto alta e l’iperestensione dei sarcomeri già allungati. 2 SCOPO DELLO STUDIO Prendendo spunto dalle ricerche, effettuate su cavie da laboratorio, sui fattori che inducono il danno muscolare (Butterfield 2006) in seguito a contrazioni in eccentrica è stato proposto uno studio simile sull’uomo. L’obiettivo è quello di capire se esisteva una relazione tra il danno muscolare indotto da contrazione eccentrica e le differenti lunghezze di partenza del muscolo quadricipite. Il campione dello studio è costituito da 2 gruppi di soggetti: A e B. 23
  • 24. Il gruppo A comprende 11 soggetti che hanno effettuato il protocollo partendo con una lunghezza muscolare maggiore. Il gruppo B include 10 soggetti che sono partiti con il muscolo più accorciato. Gli indicatori di effetto scelti sono: la forza espressa durante un test isometrico e la performance realizzata su una macchina isocinetica I risultati di questo studio potrebbero essere utilizzati in ambito riabilitativo nei programmi di potenziamento o essere importanti nella scelta di determinati allenamenti per l’atleta. Questo studio preliminare si prefigge quindi di indagare se, nell’ambito del rinforzo muscolare utilizzando sovraccarichi in contrazione eccentrica, l’esecuzione di un esercizio con posizioni di partenza diverse, rispetto alla lunghezza muscolare, possa influenzare la quantità di un eventuale deficit di forza. 3 MATERIALI E METODI 3.1 Selezione del Campione:criteri di inclusione e di esclusione I soggetti che hanno preso parte allo studio sono stati reclutati durante l’anno accademico 2008/2009. Si è definito di non includere nello studio soggetti di sesso femminile, atleti professionisti e soggetti molto allenati e di applicare dei criteri di selezione per escludere fattori che potessero influenzare il recupero della forza o la risposta adattativa dopo il test in eccentrica. In particolare sono stati esclusi: 24
  • 25. - soggetti che non appartengono alla fascia di età compresa tra i 18-30 anni - atleti professionisti - persone che s’allenano più di tre volte a settimana 3.2 Rispondenza Tutti i soggetti contattati (n = 41) sono stati disponibili nell’effettuare i test e tornare il giorno seguente per la valutazione. 3.3 Protocollo dello studio I soggetti facenti parte dello studio sono stati valutati presso il Policlinico di Monza (sede di Verano Brianza). La seduta di valutazione è stata divisa su due giornate; in prima giornata i soggetti hanno compilato un questionario e si sono sottoposti a test strumentali tramite i quali è stato possibile raccogliere i dati di base ed identificare il corretto carico da assegnare per il protocollo di sovraccarico (T0). Successivamente ai test strumentali i soggetti sono stati sottoposti al protocollo di sovraccarico ed ad una prima rivalutazione della performance muscolare tramite test strumentali (T1). In seconda giornata i soggetti sono stati rivalutati mediante l’utilizzo di questionari e l’esecuzione di test strumentali (T2). (T0) (T1) (T2) valutazione valutazione valutazione iniziale dopo eccentrica 24 ore dopo Gruppo A = Gruppo A = 21 Gruppo A = 21 21 Gruppo B = 20 Gruppo B = 20 Gruppo B = 20 Tot = 41 Tot = 41 Tot = 41 Tabella 1 3.4 Questionario 25
  • 26. A tutti i soggetti è stato somministrato un breve questionario per raccogliere i parametri antropometrici , la raccolta dei dati relativi all’attività fisica e il grado di allenamento dei singoli soggetti è stata effettuata con la somministrazione della Baecke Scale (Baecke et al., 1982); questa comprende una serie di domande riguardanti l’attività fisica abituale, comprendente il lavoro, lo sport e l'attività non sportiva durante il tempo libero. I punteggi finali sono stati ottenuti utilizzando un foglio di lavoro Excel creato e utilizzando il “Baecke Scoring Form”, con i valori necessari. È stata inoltre inserita una scala VAS per l’intensità del dolore; è una linea di dieci cm in cui lo zero corrisponde all’assenza di dolore e dieci al dolore massimo, sulla quale i soggetti dovevano indicare con una x l’intensità del dolore. Per valutare la fatica abbiamo utilizzato la scala Borg modificata su 10 punti in cui lo 0 indicava nessuna sensazione di esaurimento e il 10 il massimo sforzo concepito. La valutazione del dolore e della fatica veniva effettuata: • all’inizio, T0a • dopo il test isocinetico, T0b • 20 minuti dopo il test isocinetico, T0c • dopo il protocollo di sovraccarico in eccentrica, T1a • dopo la rivalutazione con test isocinetico, T1b Il giorno dopo veniva rivalutata il dolore e la fatica prima (T2a) e dopo (T2b) del test isocinetico. Al fine di poter utilizzare i dati raccolti è stato fatto firmare un consenso volontario per l’autorizzazione al trattamento dei dati, come previsto dal decreto legislativo sulla privacy (Legge 675/96, allegato 2). 26
  • 27. La raccolta dati è stata effettuata da un operatore che era a conoscenza dell’appartenenza dei soggetti nei due gruppi (studio non in cieco). 3.5 Valutazione clinica Tutti i soggetti sono stati sottoposti a una valutazione clinica da parte di un operatore per meglio osservare le caratteristiche specifiche di ogni soggetto che successivamente verranno relazionate con i dati sperimentali. Il soggetto veniva invitato a mantenere la posizione eretta in una posizione a lui naturale e in questo modo venivano rilevate alcune misure antropometriche al fine di conoscere i parametri corporei della persona valutata. Le rilevazioni eseguite sono state: - Circonferenza coscia:misurata a 10 cm dall’angolo superiore della rotula con un metro a nastro - Lunghezza tibia: misurata dall’apofisi tibiale al malleolo interno con un metro a nastro 3.6 Valutazione sperimentale Per valutare gli effetti di un eventuale danno muscolare ci siamo avvalsi di indicatori come il dolore e la massima forza volontaria esprimibile. La valutazione strumentale della forza constava di due test effettuati a T0, dopo il protocollo di sovraccarico -T1-, e 24 ore dopo -T2-. Misurazione 1: TEST ISOMETRICO. Il soggetto si fa sedere sul lettino con le gambe piegate e i piedi che non poggiano a terra. Il dinamometro è attaccato a una cavigliera e stabilizzato da un operatore;la cavigliera è legata a una corda fissata al lettino. Si richiedeva una 27
  • 28. spinta massimale in estensione dell’arto dominante partendo con il ginocchio flesso a 90°. Poi si ripeteva la misurazione a 45°. Gli angoli sono stati misurati con goniometro. Saranno effettuate tre prove per angolo e per ottenere la forza isometrica verrà calcolata la media dei 3 valori acquisiti. Misurazione 2: TEST ISOCINETICO Con la macchina isocinetica si ottengono i valori di coppia massima (Nm) per ogni grado dell’estensione a una velocità angolare costante. Il soggetto si sedeva sulla macchina e veniva legato con delle cinture per fissare tronco e bacino ed evitare compensi. Il test era sull’arto dominante. Si eseguivano due prove: una da 5 ripetizioni a 150°/s e l’altra da 10 ripetizioni a 100°/s. Il valore di forza massima esprimibile (peak torque) è stato calcolato con la seguente formula: MCV = Cmax / Lt Dove MCV è la massima contrazione volontaria espresso in newton (N) Cmax la coppia massima acquisita con la macchina isocinetica espressa in newton per metri (Nm) Lt la lunghezza della tibia dall’inserzione del quadricipite sulla tibia ai malleoli espressa in metri (m). PROTOCOLLO DI SOVRACCARICO IN ECCENTRICA L’esercizio si svolgeva sulla leg-extension. I soggetti sono stati istruiti per evitare i compensi che possono effettuare durante la sessione. Al soggetto veniva legata la caviglia dell’arto dominante al manubrio della macchina. Con l’altra gamba e con l’aiuto di un operatore il soggetto alzava la leva della leg extension; con l’arto 28
  • 29. dominante invece doveva frenare la caduta del peso effettuando così una contrazione eccentrica. I soggetti sono stati divisi in due gruppi random (estrazione casuale), che partivano con due lunghezze muscolari differenti. Un gruppo partirà da 0° di estensione di ginocchio e cercava di tenere il peso fino a 50° di flessione. L’altro gruppo partivà da 30° e arrivava a 80°. Il peso da applicare alla leg extension era l’85% della massima forza volontaria trovata con la Misurazione 2: P = Fp / g 85%P = P *85/100 Dove P è la forza peso espressa in Kg; Fp è la forza peso espressa in newton (N) che corrisponde alla massima contrazione volontaria nel test isocinetico; g è l’accelerazione di gravità espressa in metri al secondo quadro (m/s²); 85%P è il peso da applicare alla leg extension durante la sessione; Sono state effettuate 5 serie con 8 ripetizioni intervallate da 2 min di riposo. 3.7 Indicatori di effetto Per indagare le modificazioni di forza, i soggetti hanno eseguito delle prove isometriche e con la macchina isocinetica. Le prove sono state eseguite a T0, T1 e T2 3.8 STRUMENTI UTILIZZATI 3.8.1 Dinamometro MicroFET2 Microfet 2 è un dispositivo portatile Tester 29
  • 30. e Valutatore di Forza (Force Evaluation Testing), utilizzato per prendere oggettive, affidabili e quantificabili misurazioni sulla Figura 13:Dinamometro MicroFET2 forza muscolare. Questo dispositivo è alimentato a batteria, pesa meno di 450 grammi (1 pound), e si adatta perfettamente al palmo della mano. I vari elementi di misurazione nel trasduttore reagiscono indipendentemente per misurare forze esterne da vari angoli. Questo sistema permette la misurazione anche di minime variazioni di forza, indipendentemente dalla direzione in cui la forza è applicata. Informazioni sulla misurazione sono visualizzate in due schermi LCD, Peak Force e Duration/Sec. Durante il test lo schermo Peak Force mostra la forza che sta venendo applicata contro il trasduttore, e alla fine del test mostra il valore di massima forza raggiunta in Newton. Il Duration/Sec mostra invece il tempo passato dall'inizio del test sino alla sua conclusione. 3.8.1b Test muscolare con dinamometro Il test muscolare è stato utilizzato per identificare e documentare oggettivamente la forza muscolare del quadricipite a 90° e 45°. I maggiori vantaggi del test muscolare usando un dinamometro a mano, comparati con i metodi tradizionali, sono l'oggettività delle misurazioni e la consistenza dei risultati come misurazione sia per una singola persona che ripete più test che più persone. Senza dinamometro gli operatori normalmente assegnano un valore al risultato dei test (da 1 a 5), che dipende da quanta forza pensa che il paziente abbia esercitato. I problemi tuttavia crescono nell'assegnare punteggi consistenti basandosi esclusivamente sulle proprie sensazioni, specialmente quando il paziente viene 30
  • 31. testato successivamente. Il dinamometro è stato sviluppato per test classici (forma make) o anche per la forma break. Il test di tipo make è utilizzato dal valutatore posizionando il paziente per isolare e contrarre il muscolo, posizionando attentamente il dispositivo nella giusta posizione e angolo per eseguire il test. Con il test di tipo make, l’operatore deve assumere una posizione di forza stabile che gli consente di mantenere la massima stabilità per resistere alla forza applicata dal paziente e deve anche istruire il paziente di applicare una forza contro il dispositivo mentre lui applica una resistenza. Lo scopo del test, da parte del paziente, è quello di esercitare la massima forza possibile, cercando di utilizzare esclusivamente il muscolo interessato. Il make test dura generalmente circa 4 secondi ed ha il suo inizio quando l’operatore dà il “Via” al soggetto e si conclude con l’invito “Rilascia”. Il test di tipo break è anch'esso eseguito posizionando attentamente il paziente e il dispositivo. L'operatore stabilizza il paziente nella posizione isolata con una mano mentre pone il dinamometro in una posizione tale da esercitare forza contro l'arto associato al muscolo interessato. Il test inizia con l'operatore che applica una forza e il paziente cerca di resistervi. Lo scopo del test è quello di superare o meglio “rompere” (break) la resistenza del paziente. Il test da noi utilizzato era quello di tipo make in quanto lo scopo dello studio era quello di rilevare la massima forza possibile del quadricipite sia col ginocchio flesso a 90° che a 45°. 3.8.1c Parti dello strumento − apparecchio manuale Microfet2 − cuscinetto trasduttore piatto 31
  • 32. cuscinetto trasduttore ergonomico − cuscinetto trasduttore digitale − tabella delle posizioni dei test muscolari − tabella di registrazione delle forze rilevate per la parte superiore del corpo − tabella di registrazione delle forze rilevate per la parte inferiore del corpo − manuale di istruzioni − scheda di garanzia − certificato di calibrazione 3.8.2 Goniometro Questo strumento è stato utilizzato nella rilevazione dell’angolo nel test isometrico. Il rilevatore ha nel suo centro una scala graduata circolare posta sotto una superficie di plastica trasparente, segnata da una verticale rossa che in Figura 14: Goniometro posizione di partenza, si trova a zero gradi. Durante il movimento, la linea rossa segue la direzione della cresta tibiale, mentre la scala graduata, grazie a un contrappeso, rimane verticale. Così facendo la linea si troverà ad un valore numerico che corrisponderà al range articolare passivo. 3.8.4 Metro a Nastro Il metro a nastro è una scala graduata con sensibilità di un millimetro costruita per 32
  • 33. potersi avvolgere su un apposito Figura 15: Metro a nastro arrotolatore, che ne rende più agevole l'uso e il trasporto. Esso viene conservato arrotolato su un rocchetto e quando necessita è possibile srotolarlo tirando il capo libero fino alla lunghezza di interesse. Al termine dell'attività, lo si riarrotola sul rocchetto premendo l'apposito pulsante. La lunghezza del metro usato per questo studio è di 1,5 metri. 3.8.5 Macchina Isocinetica La macchina isocinetica è un modello primadoc della Easytech. Il sistema è formato da un PC e la macchina stessa. Figura 16: I componenti della macchina isocinetica L’unità A è usata per configurare le caratteristiche di funzionamento della parte meccanica secondo le modalità dell’esercizio che si desidera svolgere; permette anche di recepire, le misurazioni rilevate dall’esercizio/test in corso e di consentire l’archiviazione e la consultazione dei dati relativi agli esercizi svolti. L’unità B è la macchina vera e propria e quella su cui il soggetto lavora. È costituita da un attuatore idraulico comandato da un’elettrovalvola, controllata da 33
  • 34. una scheda a microcontrollore. Il sistema A+B reagisce alle sollecitazioni del oggetto in modo da mantenere costante la velocità angolare impostata. Figura 17: Un disegno rappresentativo dell’’esercizio svolto sulla macchina 34
  • 35. 4. RISULTATI 4.1 Omogeneità del Campione L’assegnazione dei soggetti ai gruppi di esercizio è stata casuale e determinata dai criteri di inclusione sopradescritti. Nelle tabelle seguenti è riportata per ogni cella, il numero di casi prevalenti (N) e la prevalenza per cento dei soggetti all’interno dei due gruppi. È stato, inoltre, calcolato il Rapporto di Prevalenza (RP) con i relativi intervalli di confidenza (I.C.) al 95% mentre in altri casi è stato usato il Test T di Student, con il calcolo della significatività. In caso di raggiungimento della significatività statistica, questi ultimi valori sono evidenziati in rosso. 4.1.1 Le caratteristiche fisiche dei soggetti Nel complesso l’età media dei soggetti è risultata essere di 22.5 anni, per quanto riguarda il gruppo A l’età media è di 23.9 anni mentre per il gruppo B è di 21.1 anni (figura 18). Figura 18 35
  • 36. La figura 19 sottostante mostra la distribuzione delle età: dei 21 soggetti l’età più rappresentata è quella dei 22 anni con 6 casi su 21. Figura 19 Per quanto riguarda il peso dei soggetti, la media è 72.8, con una media del gruppo A (BLU) di 75.3 e una media di 70.3 del gruppo B (ROSSO). La figura 20 sotto riportata mostra le medie con gli errori di deviazione standard. (Kg) Figura 20 36
  • 37. L’altezza media dei soggetti è di 168 cm. Il gruppo A ha un’altezza media di 183.8 cm mentre l’altezza media di B è di 178,4. La figura 21 sottostante mette a confronto le medie delle altezze e si può notare che per questo parametro i due gruppi risultano essere significativamente differenti p=0.037* t= 2.247 * Figura 21 La figura 22 sottostante, mostra il BMI (Body Mass Index) medio per i due gruppi. Questo indice è il rapporto tra il peso corporeo (Kg) e il quadrato dell'altezza (m). Il valore medio di entrambi i gruppi rientra nella categoria definita come “normopeso” (20-25). Le altre due categorie definite sono: “sottopeso” (<20) e “sovrappeso” (>25) che vengono rappresentate comunque rappresentate nel campione con tre casi (1 soggetto sottopeso e 2 sovrappeso). Figura 22 37
  • 38. Nella tabella 2, sono riportati i valori medi di età, peso, altezza e BMI con i risultati dei relativi test statistici. Come è possibile osservare i due gruppi sono risultati differenti significativamente solo per quanto riguarda l’altezza (t=2.247 p=0.037*). Gli altri parametri non risultano essere significativi. Deviazione N Media t p GRUPPO standard A 11 23.9000 3.92853 ETA 1.928 0.070 B 10 21.1000 2.37814 A 11 75.3000 7.37940 PESO 1.393 0.181 B 10 70.3000 8.62876 A 11 183.8000 5.18116 ALTEZZA 2.247 0.037* B 10 178.4000 5.56177 A 11 22.2974 2.09578 BMI 0.200 0.844 B 10 22.0873 2.57572 t=xxx p=xxx* Tabella 2 4.1.2 Baeke Scale La tabella 3 riporta l'attività fisica abituale dei due gruppi soggetti, calcolata tramite le quattro variabili finali della scala Baecke: WORKSCORE, che riguarda l'attività lavorativa; 38
  • 39. SPORTSCORE, che riguarda l'attività sportiva; LEISURESCORE, che riguarda l'attività non sportiva durante il tempo libero; BAECKESCORE, che rappresenta il risultato finale, la somma delle altre tre. Deviazione GRUPPO N Media T p standard A 11 2.4886 0.71251 BAEKEWORK 0.450 0.658 B 10 2.3500 0.69672 A 11 2.8182 0.40452 BAEKESPORT 0.627 0.538 B 10 2.6500 0.78351 A 11 2.7045 0.41560 BAEKELEISURE 1.417 0.173 B 10 2.3750 0.63738 A 11 8.0114 0.85596 BAEKETOT 1.342 0.196 B 10 7.3750 1.29368 Tabella 3 Nella figura 23 sotto, è riportato solo il confronto grafico delle medie del BAECKESCORE dei due gruppi che non risulta essere significativo. Figura 23 4.1.3 Caratteristiche influenti la forza espressa 39
  • 40. Abbiamo scelto nei soggetti inclusi nello studio, di analizzare due importanti parametri che permettessero di valutarne l’omogeneità funzionalmente alla forza esprimibile. Il primo è il volume medio del ventre muscolare del quadricipite la cui media dei due gruppi è di 46.78, nel gruppo A è di 46.59 mentre il gruppo B è di 47. Il secondo parametro è la lunghezza della tibia il cui valore medio dei 21 soggetti è di 35.85. Il gruppo A ha una lunghezza media della tibia di 36.8, mentre per gruppo B, la media è di 34.9. Per quanto riguarda il volume, i due gruppi non mostrano differenze significative, la lunghezza della tibia è un parametro significativo (t=2.442; p=0.025*) ed è associato alla diversa altezza media dei soggetti presenti nei due gruppi (Tabella 4), figura 24. Deviazione N Media t p GRUPPO standard A 11 46.5909 3.91675 VOLUME 0.251 0.805 B 10 47.0000 3.52767 A 10 36.8000 1.68655 L. TIBIA 2.442 B 10 34.9000 1.79196 Tabella 4 Partendo da queste prime considerazioni abbiamo due gruppi che non sono omogenei sotto certi aspetti. Infatti, il gruppo A ha delle caratteristiche diverse come l’altezza media che è maggiore ed è un parametro, come la lunghezza della tibia, che è risultato significativo. p=0.025* * t= 2.442 40
  • 41. Figura 24 4.2 Risultati 4.2.1 Test Isometrico e Isocinetico Alla prima valutazione (T0) i soggetti sono stati sottoposti alle misurazioni di forza con il test isometrico e isocinetico. Nella tabella 5 sono riportate la media della forza, registrata durante le prove in isometrica, dei due gruppi e le differenze delle forza. La media del gruppo A a 90° (90_PRE) è di 543.2 N mentre quella del gruppo B è di 481.76 N. Nonostante la differenza tra le medie non sia poca e cioè di 61.4 N, essa non è statisticamente significativa. A 45° (45_PRE) il gruppo A ha una media di 428.8 N contro i 386.8 del gruppo B. Anche questa misura è correlabile alla diversità riscontrata tra i due gruppi. Deviazione GRUPPO N Media Δ Medie t p standard A 11 543.20 152.571 90_PRE 61.440 1.115 0.279 B 10 481.76 87.873 A 11 428.82 118.250 45_PRE 41.958 0.946 0.356 B 10 386.86 78.707 Tabella 5 Nella figura 25 sono riportate le medie della forza acquisita con il test isometrico a 90° (A) le medie dei due gruppi a 45°(B). A B 41
  • 42. L’altra misurazione di forza eseguita, è stata effettuata con la macchina isocinetica: i test sull’isocinetica sono stati due; uno consisteva in 5 colpi a 150°/s, Figura 25 mentre l’altro consisteva in 10 ripetizioni a 100°/s. Il computer della macchina acquisiva la media e il picco massimo di ogni serie. Nella figura 26 (Panello A) è riportato il confronto tra le medie dei picchi massimi della serie da 10 ripetizioni. Il gruppo A ha una media dei picchi di 173.82 Nm mentre il gruppo B di 133.50 Nm. La differenza è molta tra i due gruppi e il risultato è statisticamente significativo (p=0.001*; t: 4.492) A B * * Figura 26 Il panello B, invece mostra le differenze tra le medie dei picchi massimi registrati nella serie da 5 ripetizioni. La media del gruppo A è di 199.7 Nm quella del gruppo B 163.2 Nm. Anche questo risultato è statisticamente significativo (p=0.005*; t=3.217) 42
  • 43. La tabella 6 riassume le diversità dei due gruppi a T0 prima del test di sovraccarico in eccentrica; i due gruppi sono diversi sia come caratteristiche antropometriche che di forza. Questo si nota soprattutto, nei valori acquisiti nel test isocinetico. Il gruppo A risulta essere più forte rispetto a B, per cui il campione risulta ancora una volta essere disomogeneo in partenza. È stata aggiunta in tabella la media delle medie delle serie da 10 ripetizioni (MEAN_COLPI10_PRE) che mostra anch’essa un valore statisticamente significativo (p=0.003*). La differenza tra le medie dei picchi è alta (40.31 Nm nella serie da 10 ripetizioni; 37.07 Nm nella serie da 5 ripetizioni). Δ Deviazione GRUPPO N Media t p Medie std. A 11 173.8182 24.27269 PEAK_COLPI10_PRE 40.31 4.492 0.001* B 10 133.5000 15.37133 A 11 79.5455 11.31692 MEAN_COLPI10_PRE 16.10 3.460 0.003* B 10 63.4444 9.00154 A 11 199,2727 29,05199 PEAK_COLPI5_PRE 37.07 3.217 0.005* B 10 162,2000 23,04488 Tabella 6 43
  • 44. 4.2.2 Test Post-Eccentrica in Isometrica A T1 (in seguito al protocollo di sovraccarico in eccentrica) vi sono delle modificazioni nella forza dei due gruppi. Se si analizzano le prove in isometrica, si può notare (tabella 7) che non ci sono dati significativi per quanto riguarda un eventuale differenza di deficit di forza in seguito ad esercizi in eccentrica, da noi ipotizzato e trovato in altri studi (p>0.05) (Athanasios et al., 2005; Butterfield et al., 2006). Δ Deviazione GRUPPO N Media t p Medie standard A 11 530,82 135,322 90_POST 44.40 0.848 0.407 B 10 486,42 100,007 A 11 443.76 121.13 45_POST 43.27 0.974 0.342 B 10 400.48 74.40 A 11 -12.38 76.42654 ISOMETRICA@90_PREPOST -17 -0.572 0.574 B 10 4.66 57.73762 A 11 14.9394 58.46306 ISOMETRICA@45_PREPOST 1.3 0.048 0.852 B 10 13.6233 68.31605 Tabella 7 Nella figura 27, sono riportati solo uno dei dati ottenuti (a 90°), in seguito a contrazione eccentrica (T1) mettendo a confronto le due medie. Figura 27 44
  • 45. La tabella 8 mostra i valori di forza in isometria ottenuti a 24 ore dall’esercizio (T2). A 90° la media del gruppo A è di 536,82 N quella del gruppo B di 466.47 N; mentre a 45° il gruppo A ha una forza media di 459 N rispetto alla media del gruppo B che è di 380 N. Anche dopo 24 ore, in tutti e due i casi, il risultato non può essere considerato significativo (p>0.05). Deviazione GRUPPO N Media Δ Medie t p standard. A 11 536.82 134.755 90_DAYAF 70.352 1.382 0.183 B 10 466.47 92.090 A 11 459.15 148.902 45_DAYAF 78.702 1.517 0.146 B 10 380.45 71.681 Tabella 8 La tabella 9 mostra, rispetto a T0 e T1, come sono cambiate le medie della forza per ogni gruppo a 90°: il gruppo A, a T1, perde forza ma a T2 la recupera arrivando a una media di 536 N. Il gruppo B, a T1, guadagna forza ma a T2 la perde, con una media di 466 N Gruppo N Fase Media Δ Medie T1-T0 Δ Medie T2-T0 T0 543.20 A 11 530,82 -12.35 -6.38 T1 T2 536.82 T0 481.76 B 10 486,42 4.65 -15 T1 T2 466.47 45
  • 46. Tabella 9 La tabella 10 mostra rispetto a T0 e T1, come sono cambiate le medie della forza per ogni gruppo a 45°: il gruppo A, a T1, incrementa la forza media e anche a T2 vi è un ulteriore aumento fino a 459.15 N. Il gruppo B, a T1, guadagna forza ma poi perde in T2 con una media di 380 N. Gruppo N Fase Media Δ Medie T1-T0 Δ Medie T2-T0 T0 428.82 A 11 T1 443.75 14.93 30.3 T2 459.15 T0 386.86 B 10 T1 400.48 13.62 -6.4 T2 380.15 Tabella 10 4.2.3 Test Post-Eccentrica in Test Isocinetico a) Risultati serie 10 ripetizioni (media dei picchi) Al tempo T1, si possono analizzare eventuali modificazioni di forza relativi alle misurazioni con la macchina isocinetica. Nella serie da 10 ripetizioni il gruppo A ha fatto registrare una media dei picchi massimi di 165.36 Nm mentre il gruppo B di 133.3 Nm. Questo risultato è statisticamente significativo ( p=0.008*) e la figura 28 mostra la differenza tra i picchi massimi registrati con la macchina isocinetica nelle 10 ripetizioni a T1: 46
  • 47. Se si rapporta con il test a T0, solo il gruppo A perde forza, mentre il gruppo B Figura 28 rimane quasi invariato. Inoltre, se analizziamo il test a T2 quindi a 24 ore dal protocollo di sovraccarico, si scopre che tutti e due i gruppi recuperano forza e il gruppo B registra valori medi più alti rispetto a T0 (Tabella 11). Deviazione GRUPPO N Media Δ Medie t p standard. PEAK_COLPI10 A 11 173.8182 24.27269 40.31818 4.492 0.001* _PRE B 10 133.5000 15.37133 PEAK_COLPI10 A 11 165,3636 28,58417 2.985 0.008* 32.06364 _POST B 10 133,3000 19,18362 PEAK_COLPI10 A 11 167.0000 18.11077 3.502 0.002* 30.20000 _DAYAF B 10 136.8000 21.39990 Tabella 11 b. Risultati serie 5 ripetizioni (media dei picchi) Analizzando la serie da 5 ripetizioni, ci troviamo davanti a un altro quadro. Infatti, a T1, il gruppo A ha una media dei picchi massimi di 185.9 Nm, mentre il gruppo B registra una media di 165 Nm. Nella figura 29, è mostrata la differenza dei due gruppi a T1 che non è diversa statisticamente poiché A e B, a T0, avevano già due medie differenti. Il dato non risulta essere significativo (p=0.158) 47
  • 48. ma rispetto a T0 il gruppo A perde in media forza, mentre il gruppo B ne guadagna. Inoltre, se si analizza il test a T2 quindi a 24 ore dal protocollo di sovraccarico, Figura 29 mentre il gruppo A torna vicino ai valori di T0 (media 191.5 Nm), B guadagna ancora forza rispetto a T1 e T0 (media 166.7 Nm),(Tabella 12). Deviazione GRUPPO N Media Δ Medie t p standard. PEAK_COLPI5 A 11 199,2727 37.07273 29,05199 3.217 0.005 _PRE B 10 162,2000 23,04488 PEAK_COLPI5 A 11 185.9091 20.50909 37.19800 1.469 0.158 _POST B 10 165.4000 24.84262 PEAK_COLPI5 A 11 191.5455 24.84545 32.45724 2.082 0.051 _DAYAF B 10 166.7000 20.08897 Tabella 12 Nella figura 30 sono messi a confronto le fasi del gruppo A e l’andamento dei singoli picchi di ogni serie. La serie riportata è quella delle 5 ripetizioni in isocinetica: sull’asse delle ascisse sono riportati i colpi, mentre sull’asse delle ordinate, la media dei picchi del gruppo A. Il gruppo A (che partiva con una lunghezza muscolare minore), dopo il protocollo di sovraccarico, perdeva forza e andava via via esaurendosi. Il giorno dopo mostrava un picco più alto e una 48
  • 49. resistenza maggiore anche se si nota, dopo la 4a ripetizione, un decremento delle performance. Gruppo A T2 T1 T0 Figura 30 Il gruppo B (che partiva con una lunghezza muscolare maggiore di A) con la stessa analisi dei dati mostra (Figura 31) delle leggere differenze rispetto ad A. Infatti, a T1 (post, nel grafico) la forza migliorava per poi esaurirsi rapidamente. A T2 invece (after) quindi 24 ore dopo vi è un incremento della media dei picchi rispetto a T0 che diminuisce dal terzo colpo in poi. Gruppo B T2 T1 T0 49
  • 50. 5. Discussione Figura 31 5.1 Limiti dello studio Potenza statistica- La numerosità del campione è stata limitata da problematiche tecnico-organizzative e dai tempi ristretti, che hanno prevalso sulla valutazione della potenza statistica necessaria allo studio: ciò non ha permesso di raggiungere una numerosità campionaria sufficiente a garantire potenza statistica. Questo studio dovrà essere ampliato reclutando un numero maggiore di soggetti in modo raggiungere un’adeguata potenza statistica. Omogeneità tra i gruppi -I due gruppi presi in considerazione non sono risultati omogenei dal punto di vista statistico per quanto riguarda il valore medio dell’altezza, della lunghezza della tibia e soprattutto della forza iniziale misurata sia in isometrica che con l’ausilio della macchina isocinetica. I due gruppi a T0 non erano omogenei e questo ha inficiato i risultati ottenuti quindi a volte le differenze trovate non sono risultate diverse significativamente proprio perché si è partiti da due gruppi disomogenei e questo purtroppo non ha permesso di concludere in modo completo lo studio. Rilevazione del dolore- La VNS numerica è una scala, simile alla VAS, largamente utilizzata per rilevare l’intensità del dolore con un valore (compreso tra 0 e 10) espresso verbalmente dal paziente. Nonostante la VNS abbia diversi pregi, tra cui la semplicità, la ripetibilità nel tempo e l’indipendenza dal linguaggio, comporta anche alcuni svantaggi: infatti, è 50
  • 51. una scala che tratta l'esperienza del dolore come se fosse monodimensionale ed evidenzia l'intensità senza riguardo per altri fattori (ad esempio quelli psicologici); poiché la percezione del dolore si modifica nel tempo, fornisce risultati più attendibili quando è limitata all'esperienza del dolore in corso, piuttosto che al ricordo di un'esperienza precedente. Da ultimo, va sottolineato che la percezione del dolore e della fatica è soggettiva, così come lo sono i limiti che descrivono gli estremi assoluti: sebbene "l'assenza di dolore" o "il sollievo completo" siano una misura assoluta, l'altro estremo, "il peggiore dolore immaginabile", è ancora una volta dipendente dallo stato psicologico momentaneo del soggetto e non lascia spazio a un dolore peggiore in un momento successivo. Studio non in cieco- Uno studio clinico viene solitamente eseguito “in cieco” per ridurre il rischio di “vizi di osservazione”, presenti quando l’investigatore che valuta le misure di effetto, conosce l’intervento somministrato ai soggetti partecipanti. Questo mascheramento può includere sia i partecipanti allo studio sia gli investigatori. In questo caso specifico, i soggetti non sapevano gli effetti che un determinato protocollo avrebbe prodotto; non sono state date indicazioni ai soggetti di diversità di efficacia dei due protocolli. L’operatore invece era a conoscenza dell’effetto che avrebbe potuto dare uno gruppo rispetto all’altro Minor danno agli arti inferiori -Uno studio di Athanasios Z. (2005) mostrava che lo stesso protocollo di esercizio in eccentrica (75% della massima contrazione volontaria) sottoposto ai muscoli estensori del ginocchio e ai flessori del gomito, produceva risultati diversi. I muscoli dell’arto superiore perdevano il 20% di picco di tensione sviluppato in eccentrica rispetto al 5% perso dagli estensori di 51
  • 52. ginocchio. Il risultato riportato da Athanasios conferma quindi l’ipotesi che il quadricipite è un muscolo più difficile da “stressare” e questo può essere un motivo per cui il deficit muscolare, dopo l’esercizio in eccentrica da noi proposto, non sia risultato così marcato. 5.2 Sviluppi futuri In futuro, sarebbe opportuno aumentare la numerosità del campione per raggiungere un’adeguata potenza statistica e avere un campione omogeneo per quanto riguarda la massima forza esprimibile. Sarebbe opportuno verificare se un tipo di protocollo in eccentrica porta, entro 4 settimane, a delle modificazioni reali sul trofismo, sulla forza e sulla lunghezza muscolare. Sarebbe utile capire se in seguito a contrazione eccentrica, è sempre presente danno muscolare e se il danno indotto è proporzionale alla forza acquisita con un determinato allenamento. Inoltre, capire se, cambiando i parametri del carico sottoposto a 95%, 100%, o 120%, esiste un limite entro al quale vi è un deficit maggiore. 52
  • 53. 6. CONCLUSIONI Lo scopo del presente studio è stato quello di studiare la relazione tra il danno muscolare indotto da contrazione eccentrica e le differenti lunghezze di partenza del muscolo quadricipite. Purtroppo, i due gruppi di studio A e B non sono risultati omogenei, rispetto ai valori medi di forza, compromettendo in parte lo studio. Non è stato possibile infatti, avere dei dati statisticamente significativi per quanto riguarda la diversa lunghezza muscolare di partenza. Il deficit muscolare, che noi ipotizzavamo essere maggiore nel gruppo B, non è stato registrato anzi si è verificato un incremento delle performance sia in isometria che con il test isocinetico. B A Figura 32: Differenza di tendenza delle medie dei picchi nelle tre fasi Nella Figura 32, è possibile analizzare il diverso comportamento dei due gruppi. Il danno muscolare e il relativo deficit muscolare, da noi ipotizzato, non è rilevabile 53
  • 54. né nel gruppo A né nel gruppo B perché, sebbene vi sia un decremento di forza in A, il giorno dopo la forza non rimane tale ma aumenta. Ciò presuppone che il decremento di forza possa essere dovuto alla fatica e non ad un danno a livello dei sarcomeri. Il gruppo A è risultato in media più forte a T0 e quindi, probabilmente, nonostante la randomizzazione, è quello che ha raccolto soggetti più allenati; quindi è possibile supporre che a T0 sia stato maggiormente pronto ad esprimere maggiore forza. A T1, si ha un decremento, dato verosimilmente dalla fatica, che è evidenziabile dal 3° picco in poi. A T2, però i soggetti hanno recuperato la fatica e spingono di più; questo potrebbe essere dovuto ad una riorganizzazione neuromuscolare che l’esercizio del giorno prima potrebbe avere stimolato. Il gruppo B, invece, è meno forte e probabilmente meno allenato di A e non esprime il massimo della performance a T0, sentendo la fatica visto che al 4° colpo c’è un brusco decremento della performance. Al 5° colpo però si nota un recupero della forza dovuto forse al fatto che i soggetti s’accorgono che possono spingere di più. A T1, dopo il protocollo di eccentrica, i soggetti esprimono una performance migliore data, forse, dal miglior reclutamento ma poi si nota la fatica soprattutto negli ultimi colpi. Il giorno dopo anch’essi molto probabilmente subiscono una possibile riorganizzazione a livello neuromuscolare, che porta a un maggior reclutamento delle fibre come confermato da una media di picchi massimi più alta rispetto a T0. 54
  • 55. Allegato 1 QUESTIONARIO Soggetto____________________________________ Età__________ Sesso________ Altezza_______ Peso_________ Traumi arti inferiori__________________ Interventi chirurgici arti inferiori___________________ LBP________ Volume muscolare Lunghezza tibia Nota: Protocollo da full ext a 45° flex E da 45 flex a 90 flex Baecke, questionario sull’attività fisica abituale Per favore segnare una sola risposta, quella che è la più adatta alla vostra situazione. ATTIVITA’ LAVORATIVA 1) Qual è la tua principale occupazione?(specificare)_________________________________ a) Basso livello: lavoro d’ufficio o impiegato, autista, negoziante, insegnante, studente... b) Medio livello: operaio, idraulico, carpentiere, artigiano... c) Alto livello: scaricatore di porto, muratore... 2) Al lavoro sto seduto: − Mai − Raramente − Qualche volta − Spesso − Sempre 3) Al lavoro sto in piedi: a) Mai b) Raramente c) Qualche volta d) Spesso e) Sempre 4) Al lavoro cammino: a) Mai b) Raramente c) Qualche volta d) Spesso e) Sempre 5) Al lavoro sollevo carichi pesanti: a) Mai b) Raramente c) Qualche volta d) Spesso e) Sempre 6) Dopo il lavoro sono stanco: a) Mai b) Raramente c) Qualche volta d) Spesso e) Sempre 55
  • 56. 7) Al lavoro sudo: a) Mai b) Raramente c) Qualche volta d) Spesso e) Sempre 8) Comparandomi con altre persone della mia stessa età, penso che il mio lavoro sia di tipo fisico: a) Mai b) Raramente c) Qualche volta d) Spesso e) Sempre ATTIVITA’ SPORTIVA 9) Pratichi sport? a) Sì b) No 10) Se sì, per favore specifica lo sport principale praticato:______________________________ a) Come valuteresti il livello di intensità dello sport principale da te praticato? a) Basso b) Moderato c) Alto b) Quante ore ha settimana lo pratichi? a) Meno di 1 b) 1-2 c) 2-3 d) 3-4 e) Più di 4 c) Durante quanti mesi all’anno pratichi questo sport? a) Meno di 1 b) 1-3 c) 4-6 d) 7-9 e) Più di 9 11) Pratichi un secondo sport? (Si/No)_________ 12) Se si per favore specifica quale: ____________________________________________ a) Come valuteresti il livello di intensità della seconda attività sportiva da te praticata? a) Basso b) Moderato c) Alto b) Quante ore a settimana lo pratichi? a) Meno di 1 b) 1-2 c) 2-3 d) 3-4 e) Più di 4 c) Durante quanti mesi all’anno pratichi questo sport? a) Meno di 1 b) 1-3 c) 4-6 d) 7-9 e) Più di 9 56
  • 57. 13) Comparandomi con altre persone della mia stessa età, penso che la mia attività fisica durante il tempo libero sia: a) Di molto maggiore b) Maggiore c) La stessa d) Minore e) Di molto minore 14) Durante il tempo libero sudo: a) Molto spesso b) Spesso c) Qualche volta d) Raramente e) Mai 15) Durante il tempo libero pratico sport: a) Mai b) Raramente c) Qualche volta d) Spesso e) Molto spesso ATTIVITA’ NON SPORTIVE DURANTE IL TEMPO LIBERO 16) Durante il tempo libero guardo la TV: a) Mai b) Raramente c) Qualche volta d) Spesso e) Molto spesso 17) Durante il tempo libero cammino: a) Mai b) Raramente c) Qualche volta d) Spesso e) Molto spesso 18) Durante il tempo libero vado in bicicletta: a) Mai b) Raramente c) Qualche volta d) Spesso e) Molto spesso 19) Quanti minuti cammino e/o pedalo al giorno per recarmi al lavoro, a scuola, e a fare compere? a) Meno di 5 b) 5-15 c) 15-30 d) 30-45 e) Più di 45 Consenso al trattamento dei dati personali e sensibili ai sensi nuovo T.U. Privacy (D.Lgs. 196/03). Il D.Lgs n. 196/2003 in merito al trattamento dei dati personali prevede che gli interessati siano correttamente informati in merito al trattamento dei dati. Pertanto si informa che: 1) I dati vengono raccolti con esclusiva finalità di studio scientifico. 2) I dati raccolti verranno utilizzati solo nell’ambito dello studio in oggetto Acquisite le informazioni fornite dal titolare del trattamento ai sensi del D.Lgs. n. 196/2003 e consapevole che l’utilizzo dei dati sarà volto ai soli fini dello studio. Presto il mio consenso per il trattamento dei dati necessari allo svolgimento delle operazioni indicate. DATA: ____/_____/2008 FIRMA __________________________ DATI DOLORE E FORZA 57
  • 58. PREVALUTAZIONE FATICA INIZIO __ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 DOLORE INIZIO __ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 FORZA 90° PROVA 1 PROVA 2 PROVA3 FORZA 45° PROVA 1 PROVA 2 PROVA3 FATICA DOPO ISOCINETICA__ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 DOLORE DOPO ISOCINETICA __ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 FATICA prima ECCENTRICA __ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 DOLORE prima ECCENTRICA __ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 FATICA DOPO ECCENTRICA __ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 DOLORE DOPO ECCENTRICA __ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 FORZA 90° PROVA 1 PROVA 2 PROVA3 FORZA 45° PROVA 1 PROVA 2 PROVA3 FATICA DOPO ISOCINETICA 2 __ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 DOLORE DOPO ISOCINETICA 2 __ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 FOLLOW-UP DAY AFTER 58
  • 59. FATICA INIZIO 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 DOLORE INIZIO 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 FORZA 90° PROVA 1 PROVA 2 PROVA3 FORZA 45° PROVA 1 PROVA 2 PROVA3 FATICA DOPO ISOCINETICA 4 __ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 DOLORE DOPO ISOCINETICA 4 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 59
  • 60. Bibliografia 1. Athanasios Z. Jamurtas Æ V. Theocharis Æ T. Tofas,A. Tsiokanos Æ C. Yfanti, Æ V. Paschalis Æ Y. Koutedakis,K. Nosaka; Comparison between leg and arm eccentric exercises of the same relative intensity on indices of muscle damage; Eur J Appl Physiol, 2005; 95: 179–185 2. Baecke et al., A short questionnaire for the measurement of habitual physical activity in epidemiological studies; Am J Clin Nutr 1982 3. Bodine SC, Stitt TN, Gonzalez M, Kline WO, Stover GL, Bauerlein RZlotchenko E, Scrimgeour A, Lawrence JC, Glass DJ, Yancopo-ulos GD; Akt/mTOR pathway is a crucial regulator of skeletal muscle hypertrophy and can prevent muscle atrophy in vivo. Nat Cell Biol 2001; 3:1014–1019 4. Booth, Tseng, Fluck, Carson; Molecular and cellular adaptation of muscle in response to physical training, Acta Physiologica, 1998; 162(3):343-350 5.Brooks and John A. Faulkner; Severity of contraction-induced injury is affected by velocity only during stretches of large strain; J Appl Physiol, 2001; 91: 661-666 6.Butterfield and Walter Herzog Faculty of Kinesiology; Effect of altering starting length and activation timing of muscle on fiber strain and muscle damage; J Appl Physiol, 2006; 100: 1489–1498 7.Clarkson PM, Nosaka K, Braun B; Muscle function after exercise-induced muscle damage and rapid adaptation. Med Sci Sports Exerc, 1992; 24: 512–20 60
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