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3.1 Sensazione e percezione
3.2 Attenzione e coscienza
3.3 Apprendimento e memoria
3.4 Pensiero e intelligenza
3.5 Linguaggio e comunicazione
3.6 Motivazione ed emozioni
Modulo 3
FUNZIONI PSICHICHE
A. Funzioni cognitive
3.1 Sensazione e percezione
La sensazione è…
 un cambiamento dell’ambiente fisico (energia),
colto in modo selettivo e differenziato dai sistemi
sensoriali (vista, udito ecc.)
 un processo al confine tra fisiologia e psicologia
 un evento privato e soggettivo
Le sensazioni: classificazione
 Sensazioni enterocettive
(provenienti dai processi interni dell’organismo)
 Sensazioni propriocettive
(provenienti dagli organi interni, non cavi)
 Sensazioni cinestesiche
(provocate dal sistema muscolare)
 Sensazioni esterocettive
(provenienti dall’ambiente esterno)
I limiti della nostra sensibilità
1. Siamo sensibili soltanto alle forme di energia per
le quali abbiamo dei “ricevitori”, ovvero organi
recettori (occhi, orecchi ecc.)
2. L’energia deve essere abbastanza intensa da
produrre una sensazione avvertibile
(per es. un suono può essere udito solo se
abbastanza forte)
Il livello di organizzazione
dei sistemi sensoriali
 Forme più primitive (stimoli più generici):
- gusto
- olfatto
- tatto (sensibilità cutanea)
- sensibilità cinestesica
- sensibilità vestibolare
 Forme più evolute:
- vista
- udito
Fenomeni particolari
 Vicarianza: la perdita di sensibilità di un senso può
comportare un aumento della sensibilità di altre forme
di sensorialità (per es. nelle persone cieche o sorde)
 Effetti intermodali:
- interferenza tra un senso e l’altro
- effetto consecutivo (“after effect”)
- sinestesie
La sinestesia
È un processo tipico di alcune persone in cui la differenziazione
sensoriale non è a compartimenti stagni
(es.: si sente un suono e contemporaneamente si vede un colore)
 Ipotesi interpretative:
1. teoria neurologica: “cortocircuito” delle vie sensoriali per il cattivo
funzionamento (patologia) delle vie neuronali
2. esistenza di una struttura nervosa più primitiva della corteccia cerebrale
(in particolare il sistema limbico, che, diversamente dalla corteccia, elabora
gli stimoli provenienti dalla periferia in modo sincretico)
3. isomorfismo (Gestalt) tra i vari stimoli fisici
4. riflesso della polivalenza delle caratteristiche degli stimoli
5. risultato di un’associazione appresa tra due stimolazioni contigue
(è implicata una forte soggettività)
Le soglie sensoriali
 Soglia assoluta = l’intensità di uno stimolo
fisico necessaria e sufficiente per suscitare
una sensazione
 Soglia differenziale = la minima differenza
di intensità tra gli stimoli fisici necessaria e
sufficiente perché venga avvertita
La misura delle
capacità sensoriali
 Il metodo degli aggiustamenti
(si chiede a un soggetto di aggiustare il livello di intensità
di uno stimolo finché esso non comincia a suscitare una
sensazione)
 Il metodo degli stimoli costanti
(N stimoli di differente intensità vengono presentati al
soggetto più volte, in ordine casuale: per ogni stimolo il
soggetto deve riferire se ha avvertito o meno una
sensazione)
La psicofisica
 Dalla prima metà dell’Ottocento: studio delle
relazioni psicofisiche: le variabili fisiche (stimoli)
sono correlate alle variabili psicologiche
(sensazioni, da intendersi però come percezioni)
 Psicofisica classica:
 legge di Weber (1834): JND = kI
 legge di Fechner (1860): S = logI
 Psicofisica soggettiva:
 legge di Stevens (1956): S = kIª
La relazione segnale-rumore
Le sensazioni evocate da stimoli molto deboli possono
aver luogo anche in loro assenza
Teoria della detezione del segnale:
è necessario prendere in considerazione, oltre alle capacità
recettive dell’organismo, anche i fattori soggettivi legati al
processo di rilevazione dello stimolo: i ss devono decidere se
le loro sensazioni siano realmente prodotte da uno stimolo o da
un “rumore di fondo”
Tipologia di ss:
gambler (più HIT ma più FALSI ALLARMI)
conservative (più RIFIUTI CORRETTI ma più OMISSIONI)
Dalla sensazione
alla percezione
A. Gli stimoli fisici, qualora superino un determinato
valore-soglia di intensità, attivano fisiologicamente
l’organo recettore interessato (occhio, orecchio ecc.)
attraverso una sequenza di eccitamenti che vengono
trasmessi, sotto forma di messaggi nervosi, ad una
definita sede della corteccia cerebrale
[SENSAZIONE: il soggetto non è consapevole]
B. In quest’ultima, detta “area di proiezione”, hanno
luogo i processi di codifica ed elaborazione delle
informazioni sensoriali
[PERCEZIONE]
La percezione è…
 l’organizzazione fenomenica delle informazioni
sensoriali, corrispondenti ad una data situazione di
stimolazione delimitata nel tempo e nello spazio
(Girotti, 1988)
 un processo attivo (ricerca l’invarianza del campo
fenomenico), significativo (ricerca le possibilità per
l’azione), selettivo e specifico
 è il tramite diretto attraverso cui l’individuo mantiene
un contatto con l’ambiente circostante
Senso comune e percezione
- La percezione è un processo apparentemente
automatico e passivo: in realtà è un processo attivo,
influenzato anche dagli stati emotivi
- Realismo ingenuo: credenza di una perfetta
corrispondenza tra realtà percettiva fenomenica e
realtà fisica (tutto ciò che percepiamo è l’unica
organizzazione percettiva possibile)…
... ma spesso la realtà fenomenica è diversa dalla
realtà fisica (per es. illusioni ottico-geometriche):
presenza fenomenica + assenza fisica = percepiamo qualcosa che non esiste
assenza fenomenica + presenza fisica = non percepiamo qualcosa che esiste
Evoluzione del
sistema percettivo
 Da uno stato di globalità (sincretismo sensoriale) a
uno stato di maggiore differenziazione e di
crescente organizzazione gerarchica
bambino: fusione delle modalità sensoriali
adulto: maggiore flessibilità
 Da un’iniziale separazione dei vari input sensoriali
all’integrazione degli stessi
 Dal globale allo specifico, dal diffuso
all’articolato, dall’indefinito al definito, dal rigido
al flessibile, dal labile allo stabile
Il problema della percezione
Perché, a partire da uno stimolo,
organizziamo il nostro mondo percettivo
secondo determinate strutture e non
secondo altre?
Due posizioni teoriche
1. Scuola di Lipsia (Wundt) / associazionismo
(legame con l’esperienza): il soggetto attribuisce
all’insieme di sensazioni un certo tipo di struttura,
che altrimenti non avrebbe, in base all’abitudine,
alla familiarità, alla conoscenza passata
2. Teoria della Gestalt
(preminenza della forma): non esistono sensazioni
su cui poi l’Io interviene ma il materiale fornito
dalle sensazioni è già di per sé organizzato
Vediamo prima gli alberi
o la foresta?
Helmholtz (1867): percezione = sintesi e
organizzazione delle sensazioni elementari
mediante inferenze inconsce
Gibson (1966): i sistemi sensoriali sono in grado
di generare immediatamente esperienze percettive
senza alcun processo inferenziale
PROCESSO BOTTOM-UP
PROCESSO TOP-DOWN
In sintesi: due punti di vista
1. Percezione = processo secondario
(cognitivismo): processo che include altre
attività psichiche (attenzione, memoria,
linguaggio ecc.)
2. Percezione = processo primario
(teoria della Gestalt): semplice segmentazione
del campo fenomenico in “unità” distinte
(forme) immediatamente evidenti
Principi percettivi generali
 Ridondanza dell’informazione
 Attenzione selettiva
 Organizzazione percettiva (focus: sistema visivo)
- principi gestaltici di raggruppamento
(vicinanza, somiglianza, chiusura, continuità, simmetria)
- articolazione figura-sfondo
 Costanze percettive (grandezza, forma, colore)
La costanza percettiva
Nonostante il mondo percettivo sia
estremamente mutevole, lo si percepisce
come stabile
Per es., nel caso della percezione visiva,
grazie all’intervento soggettivo che
corregge il dato retinico, guardando una
persona a 1 m di distanza non la percepiamo
più piccola (costanza di grandezza)
Percezione e personalità
La percezione non può essere considerata una
funzione psichica separata dalla personalità
Se uno stimolo è destrutturato (cioè senza una sua
organizzazione precisa) intervengono dei processi proiettivi:
l’individuo “tira fuori” i propri contenuti mentali e li proietta
sullo stimolo destrutturato
 Studi:
- Witkin: due tipologie di ss
- Asch: esperimento su grandezza percepita delle monete in
base alla classe sociale
campo-indipendenti
(personalità più autonoma)
campo-dipendenti
(personalità più influenzabile)
La percezione di
un’immagine…
 viene costruita sulla base di una serie di
movimenti oculari (saccadi) intervallati da
soste (fissazioni) di 100-300 ms
 durante ciascuna fissazione quasi l’intera
immagine viene proiettata sulla retina
(favorendo l’acuità della fovea)
 le fissazioni non solo casuali ma concentrate sui
punti particolarmente informativi dell’immagine
PER VEDERE UN’IMMAGINE OCCORRE TEMPO!
Percezione visiva e lettura
 Ricerche di Just e Carpenter (1987):
– presupposti: immagine iconica e ridondanza del materiale
– i lettori fissano direttamente fino al 70% delle parole di una frase
– le parole più saltate sono termini funzionali (articoli,
preposizioni, congiunzioni)
– i termini di contenuto (verbi, pronomi, nomi, aggettivi) vengono
osservati direttamente (fissati) per un periodo di 2-6 decimi di
secondo, le parole rare di più
– solo le parole fissate direttamente sono processate o lette
veramente
– per accelerare la lettura occorre imparare a comprendere il
significato delle parole più rapidamente
– in generale, leggere più velocemente riduce la comprensione
3.2 Attenzione e coscienza
Rilevanza
Attenzione e coscienza sono due
dimensioni psicologiche fondamentali,
in quanto costituiscono le condizioni
essenziali per lo svolgimento delle
altre capacità psichiche dell’individuo
(percezione, memoria, emozioni ecc.)
Processi o stati?
È più corretto parlare di processi
dell’attenzione e della coscienza
perché si tratta di attività psichiche
continue e costantemente mutevoli, per
qualità e intensità
L’attenzione è…
il modo in cui percepiamo selettivamente un
particolare aspetto dell’ambiente…
[per es.: “situazione del cocktail party]
bloccando selettivamente
l’informazione sensoriale
filtrando l’informazione
sensoriale (Treisman, 1964)
elaborando selettivamente
l’informazione già attivata
nella memoria dall’informazione
sensoriale (Norman, 1979)
Attenzione selettiva
(Broadbent, 1958)
Attenzione divisa
(anni Ottanta)
Per es.: “effetto Stroop”
L’attenzione nei modelli attuali
…è considerata un sistema di
controllo delle operazioni cognitive
(Shallice, 1988: sistema
attenzionale supervisore)
Caratteristiche dell’attenzione
 Orientamento volontario
(cosciente e controllato)
 Orientamento automatico
(non soggetto a interferenza; non può essere interrotto; può
essere estraneo e imprevisto)
 Fuoco dell’attenzione
(= fuoco di una lente)
 Interdipendenza della comprensione
 Interferenza strutturale
(tra due compiti che contemporaneamente condividono il
medesimo meccanismo di elaborazione delle informazioni)
 Interferenza da risorse
(distribuite fra il <<compito primario>> e <<secondario>>)
Disturbi dell’attenzione
 Disattenzione = riduzione temporale
dell’attenzione dovuta a stanchezza fisica o
mentale
 Distrazione = interruzione temporanea dell’attenzione
per l’azione di altri stimoli estranei all’attività in corso
 Distraibilità = propensione naturale di un individuo a
distrarsi
 Aprosessia = incapacità strutturale di mantenere
l’attenzione
La coscienza è…
 la consapevolezza di stimoli esterni e interni (anche eventi mentali)
 intimamente legata alla metacognizione, in quanto sistema di
controllo attenzionale delle operazioni mentali
 fondata, dal punto di vista anatomo-fisiologico, sul funzionamento
dei lobi cerebrali prefrontali
 costituita da processi cognitivi manifesti (overt) e non manifesti
(covert)
 caratterizzata dalla complessa interazione tra:
– capacità di risposta (reattività fisica Vs. coscienza mentale)
– capacità cognitive (immaginazione, memoria ecc.)
– fattori di personalità (per es. “personalità multiple”)
Stati di coscienza
 Ricerche iniziate negli anni Cinquanta: stati di
coscienza = momenti di un continuum dal coma al
sonno profondo alla veglia rilassata alla veglia attiva
 In che cosa consiste uno stato normale di coscienza?
Per es., essere ben desti ma non troppo eccitati, vigili
ma non particolarmente tesi, consapevoli delle cose
che accadono nell’ambiente circostante e in grado di
reagire ad esse in modo normale
 Per contrasto, gli stati alterati di coscienza sono, per
es., il sonno profondo, lo stato di ipnosi, l’ubriachezza,
la sovraeccitazione (legate anche all’uso di droghe)
Il sonno
Perché trascorriamo dormendo circa un terzo
della nostra vita?
A. Teoria dell’adattamento: il sonno ha un valore di
sopravvivenza
B. Teoria ristorativa: il sonno ci permette di recuperare
e conservare energia
N.B. Tuttavia, anche individui privati del sonno, se
sufficientemente motivati, sono in gradi di eseguire
compiti fisici e cognitivi
Livelli del sonno
 Stadi (in base alle configurazioni delle onde cerebrali):
 Veglia attiva
 Veglia rilassata
 Sonno REM
 Stadio 1 +
 Stadio 2 + +
 Stadio 3 + + +
 Stadio 4 + + + +
sonno S
(sincronizzato)
sonno D
(desincronizzato: elevata
frequenza, bassa ampiezza)
grado di
“profondità”
Intorno al sonno…
 I “laboratori del sonno”
 Il sonno REM [Aserinsky e Kleitman, 1953]
 I sogni:
– perché si sogna?
– il contenuto onirico materiale familiare
– il ricordo dei sogni
– i sogni lucidi (lucid dreams)
– il ciclo circadiano
EEG (elettroencefalogramma)
EOG (elettrooculogramma)
EMG (elettromiogramma)
consapevolezza
controllo
2. funzione catartica (Freud)
1. <<custodia>> del sonno
3. elaborazione dei ricordi della veglia
4. depurazione delle reti neurali
L’autocoscienza è…
un processo teoricamente senza fine:
i. Livello uno o coscienza semplice
ii. Livello due o coscienza della coscienza o
metacoscienza
iii. Livello tre o coscienza della metacoscienza
ecc.
CAPACITA’ DI AUTORIFLESSIONE
3.3 Apprendimento e memoria
L’apprendimento è…
 Il risultato, relativamente permanente, della
capacità degli esseri umani di modificare pensieri
e comportamenti in funzione dell’esperienza
(richieste ambientali)
 Il processo che ci permette di accumulare e
tramandare le conoscenze da una generazione
all’altra, non biologicamente, ma attraverso
l’educazione
Apprendimento
comportamentista
 Condizionamento classico: implica la
capacità di identificare delle correlazioni
ambientali (contingenze di stimolo-risposta)
 Condizionamento operante: implica la
capacità di identificare gli effetti
sull’ambiente di certe nostre risposte
Il condizionamento classico:
nomenclatura
Pavlov (1927): ricerca sulla salivazione nei cani
 Stimolo incondizionato (SI): provoca automaticamente la
risposta (salivazione)
 Stimolo condizionato (SC): di per sé irrilevante (stimolo
neutro, SN) ai fini della produzione della risposta, diviene
condizionato se associato allo SI che elicita la risposta
 La risposta condizionata (RC) è diversa dalla risposta
incondizionata (RI) in quanto ha un minor tempo di latenza
e una minore quantità di risposta (salivazione)
Schemi di associazione SC-SI
In funzione dei rapporti temporali tra SC-SI:
SC
SI
appr.
ottimale
(0,5 sec)
appr.
buono
SC
SI
B. SC-SI a traccia
C. SC-SI simultaneo
appr.
nullo
D. SC retrogrado
appr.
scarso
SC
SI
A. SI ritardato
SI
SC
Il condizionamento
classico: leggi
 Sensibilizzazione: ogni organismo sembra essere sensibile a certi
stimoli e non ad altri (risposte specie-specifiche)
 Saturazione: riproporre continuamente lo stesso stimolo fa perdere la
capacità di evocare la risposta (adattamento)
 Estinzione: dopo che la RC si è fissata nell’organismo (livello di
plateau), se non si somministra più lo SI l’apprendimento si estingue
progressivamente
 Recupero spontaneo: se si sottopone l’organismo a un nuovo
apprendimento è minore il tempo di apprendimento
 Generalizzazione: la RC avviene ugualmente se avvengono lievi
cambiamenti dello SC (analogia con la capacità umana di costruire
categorie mentali)
 Discriminazione: si impara a non fornire una risposta quando gli
stimoli differiscono sensibilmente dallo SC
Indicatori dell’avvenuto
apprendimento
 Tempo di latenza
 Resistenza all’estinzione
Il condizionamento operante
 Concezione olistica (behaviouristica):
mette in luce l’attività dell’organismo, che deve apprendere in funzione di
determinate risposte
 Legge dell’effetto/rinforzo:
il rinforzo (primario e secondario) aumenta la probabilità che l’organismo
ripeta le risposte che vengono premiate
 Il comportamento contingente viene premiato da un rinforzo non contingente
(Skinner)
 Modellaggio: rinforzo dei comportamenti che si avvicinano a quello desiderato
 Sono più favorevoli i rinforzi positivi che quelli negativi (punizioni): meglio
rinforzare i comportamenti alternativi desiderati che punire
 Schemi di rinforzo: a ragione o intervallo, fissi e variabili
Apprendimento cognitivo
 Più sviluppato negli organismi superiori (uomo)
 Apprendimento per osservazione
 Psicologia della Gestalt (focus: problem solving): la
risposta adattiva all’ambiente può non derivare da
condizionamenti ma, per es., attraverso una soluzione
per insight (intuizione) o per ristrutturazione
(capacità di riorganizzare le informazioni secondo un
punto di vista diverso Vs. fissità funzionale)
La memoria è…
un sistema che registra e conserva
l’informazione nel tempo
Basi neurofisiologiche
La capacità di conservare le tracce della
stimolazione dopo che si è verificata si fonda
in particolare su due strutture cerebrali:
1. l’ippocampo
2. l’amigdala
La memoria: problematiche
 Per quanto tempo possono essere fissate le
tracce dell’esperienza passata?
 In che cosa consistono i processi di
richiamo della memoria?
 Il problema dell’oblio: come e perché si
dimentica?
Proprietà della memoria
umana (interna)
 In analogia con i sistemi di memoria esterna (computazionali):
 codifica (codice)
 ritenzione
 recupero
 perdita di informazione
 capacità
 ricodifica
- riduzione dell’informazione
- riorganizzazione
- elaborazione
- ricostruzione
Memoria distribuita
<<Non è possibile dimostrare che, nel sistema nervoso, le
tracce di memoria siano localizzate in modo puntiforme>>
(Lashley, 1950)
L’engramma, ovvero la traccia di memoria
dell’apprendimento è distribuito su tutta una regione del
cervello (ad es., la corteccia associativa), con la
conseguenza che la distruzione di una parte non distrugge
completamente la conoscenza
Il modello di Atkinson e
Shiffrin (1968)
Memoria
sensoriale
Memoria
a lungo
termine
Memoria
a breve
termine
Informazione perduta
per decadimento
o interferenza
CODIFICAATTENZIONE
REITERAZIONE
Informazione perduta
per decadimento
o interferenza
RECUPERO (RICONOSCIMENTO, RIEVOCAZIONE)
INPUT
Memoria sensoriale
 Implica una capacità di ricordare ancora più breve
della MBT (1 o 2 secondi): è un sistema a elevata
capacità e rapido decadimento
 L’informazione ripete il medesimo codice della
sensazione originaria (memoria iconica ed ecoica)
 Sperling (1960): due ipotesi
1) ricordiamo solo la parte
dello stimolo su cui si è
focalizzata la nostra attenzione
2) la nostra attenzione ha messo
a fuoco tutto lo stimolo ma la
fissazione del materiale nella
nostra memoria è
estremamente labile
Memoria a breve termine
 Implica ramificazioni del neurone, che “tornano” al
corpo cellulare
 Implica un processo di iterazione per il mantenimento
delle informazioni (ad es., imparare una poesia a memoria)
 Il ricordo dipende dalla forza della traccia (circa 30 sec)
 Sistema a capacità limitata (Miller, 1956):
n° di chunks = <<magico numero sette più o meno due>>
La memoria di lavoro è…
lo spazio della MBT utilizzato per manipolare
e combinare l’informazione:
ESECUTIVO
CENTRALE
(Modello di Baddeley, 1990)
Circuito
fonologico
Taccuino
visivo-spaziale
Memoria a lungo termine
 Implica cambiamenti qualitativi e quantitativi a
livello delle sinapsi
 La ritenzione delle informazioni è sostanzialmente
permanente
 Perché avvenga il passaggio di un contenuto dalla
MBT alla MLT occorre dare un’organizzazione al
materiale, attraverso un lavoro mentale e processi
integrativi (relazione tra ciò che di nuovo si è
appreso e quello che c’era già in mente: tanto più
sono gli “agganci” tanto maggiore il ricordo)
MLT: classificazione
Memoria implicita (processi automatici e inconsapevoli):
– memoria procedurale (ad es., script)
Memoria esplicita (informazioni consapevolmente apprese):
– memoria episodica (quello che ricordiamo)
– memoria semantica (quello che sappiamo) rete proposizionale
– memoria autobiografica / di eventi remoti
– memoria prospettica (ricordarsi di compiere un’azione)
La teoria della profondità di
elaborazione (Craik)…
 È un’alternativa alla concezione mutiprocesso o
multimodalità
 Profondità = quantità e complessità delle codifiche
e ricodifiche
(ad es., doppio codice: verbale e per immagini)
 Livelli di elaborazione:
 strutturale/ortografico
 fonetico
 semantico
Il recupero
 Rievocazione Vs. riconoscimento
 In generale, il ricordo è migliore quando le caratteristiche
psicoambientali di richiamo sono simili a quelle della
codifica (apprendimento dipendente dalla situazione o
specificità di codifica)
 Aspetti ricostruttivi (rilievo della testimonianza oculare)
 Processi lenti e volontari (richiede tempo e concentrazione)
Vs. automatici suscitati da indici di richiamo
 Importanza del significato del materiale
 Distribuzione dell’esercizio
Le cause dell’oblio
I. Teoria della dissoluzione della traccia
(cause neurofisiologiche: dimenticanza involontaria e
soggetto passivo)
II. Teoria psicoanalitica della rimozione
(processo attivo di dimenticanza che riguarda per lo più
contenuti mentali di natura ansiogena)
III. Teoria dell’interferenza (proattiva, retroattiva)
(tra il materiale già esistente nella memoria e il nuovo
materiale)
IV. Cause organiche (danni cerebrali)
(amnesia anterograda e retrograda: ad es., morbo di
Alzheimer)
Gli stili individuali di memoria
… sono preferenze nell’utilizzo di una
modalità sensoriale piuttosto di un’altra nei
processi di codifica , ritenzione e recupero
3.4 Pensiero e intelligenza
Il pensiero è…
la manipolazione di informazioni
codificate in precedenza
(rappresentazioni mentali), a volte
allo scopo di risolvere problemi, a
volte senza alcun fine determinato
(ad es., “fantasticare”)
Le rappresentazioni mentali,
materia del pensiero
I. Parole: pensiero sequenziale, pensare è come
parlare
II. Immagini: pensiero non lineare, pensare è come
percepire [immaginazione visiva, uditiva e
motoria]
III. Proposizioni: pensiero astratto, senza parole né
immagini (inconscio)
Il ragionamento
 È una concatenazione di pensieri
 Tipologia:
– ragionamento induttivo (inferenze non certe, ma
generalmente affidabili): dai casi particolari ricaviamo
una conclusione generale
– ragionamento deduttivo (ad es., sillogismo): premesse
generali sono necessariamente seguite da una
conclusione particolare
 Ruolo delle conoscenze e delle credenze
 La verifica delle ipotesi:
– regole di inferenza
– modelli mentali
– schemi di ragionamento pragmatico
Metodi di problem-solving
1) Algoritmi = regole che specificano esattamente
che cosa fare, passo per passo, in
una certa situazione problematica
2) Euristiche = strategie generali che non
garantiscono risposte corrette, ma
spesso sono il modo migliore di
affrontare un certo compito
Lo spazio del problema
 Stato iniziale = modo in cui vengono descritte le
condizioni di partenza
 Stato-obiettivo = descrizione della condizione-
obiettivo
 Operatori = operazioni per passare da uno stato
all’altro
 Stati intermedi = applicazione di un operatore a
uno stato in funzione dell’obiettivo
Le impostazioni negative
 Sono un esempio di trasferimento negativo
dell’apprendimento
= qualcosa che abbiamo appreso in passato ci
danneggia
 Sono un esempio di fissità funzionale
= tendenza a continuare fare qualcosa allo
stesso modo, ma, poiché non si tratta
dell’approccio giusto, senza successo
(l’etichettamento aiuta, la ricompensa no)
Il pensiero analogico
 È un esempio di trasferimento positivo
dell’apprendimento
 Due condizioni:
1. il vecchio apprendimento (source) deve essere
applicabile a una nuova situazione (target)
2. dobbiamo accorgerci che il vecchio apprendimento
è applicabile (talvolta è necessario un suggerimento)
 Esempio: il problema della radiazione di Duncker
Sul pensiero produttivo
PROBLEMA: sia la teoria behaviouristica che
associazionistica sostengono che vi sono processi di
pensiero produttivi (= individuano in ciò che è dato qualcosa
di nuovo), ma allora come è possibile
“inventare” qualcosa che non sia già nel
repertorio comportamentale o nelle associazioni
di idee del soggetto?
Gestalt: l’associazione tra idee non è l’unico meccanismo
della creatività: anche il pensiero, come la percezione,
procede secondo leggi gestaltiche (ad es., insight)
L’insight
 Caratteristiche:
 nuovo problema da risolvere
 soluzione improvvisa/imprevedibile
 scarsa tendenza alla fissità funzionale
 abilità di problem-solving:
– codifica selettiva
– combinazione selettiva
– confronto selettivo
 Stadi:
1. preparazione
2. incubazione
3. insight
4. verifica
 Persona creativa
senso della finalità
+
disponibilità di conoscenze
e di tecniche
Il pensiero divergente…
è attivato nelle situazioni che permettono più
vie d’uscita o di sviluppo
 Caratteristiche secondo Guilford (1967):
– fluidità
– flessibilità
– originalità
– elaborazione
– valutazione
Giudizi e decisioni
(nei casi di incertezza)
 Sovrautilizzo di euristiche:
– della rappresentatività
– della disponibilità
– di ancoraggio
 Ruolo della struttura del problema:
effetti pronunciati quando la decisione è rischiosa
 Ragioni delle scelte:
– minimizzare i rimpianti/dispiaceri successivi
– giustificare le scelte a noi stessi/agli altri
strategie generali, irrazionali
e intuitive, ma adattive
I calcolatori possono pensare?
 SÌ, poiché pensare = manipolare informazioni
– intelligenze artificiali
(programmi che risolvono specifici problemi nel modo più
efficiente possibile)
– simulazioni su calcolatore
(programmi che imitano il pensiero umano)
– sistemi esperti
(combinano IA e simulazione)
Tuttavia, la questione se le macchine possano essere
programmate per pensare al modo delle persone è ancora aperta:
gli esseri umani, diversamente dai calcolatori, possono
apprendere dall’esperienza passata
La metacognizione
 Consapevolezza e conoscenza circa il
funzionamento della mente (= cognizione),
propria e altrui
 Controllo dei propri processi di pensiero
(Cornoldi, 1995)
L’intelligenza è…
la capacità di pensare bene
Il concetto naïf d’intelligenza
 Sternberg (1985):
- capacità di risolvere problemi
[ragionamento logico, cogliere relazioni tra idee,
atteggiamento mentale elastico]
- capacità verbale
- competenza sociale
[accettare gli altri per quel che sono, ammettere i propri
errori, coscienza sociale, sensibilità verso gli altri]
Tipi di intelligenze
 Binet e Simon (1905): età mentale
 Stern (1912): quoziente intellettivo (QI)
 Spearman (1923): fattore generale (G) + fattore specifico (S)
 Cattel (1971): intelligenza cristallizzata + intelligenza fluida
 Vernon (1971): attitudine verbale scolastica + pratico-operativa
 Thurstone (1938): capacità mentali primarie
[ragionamento astratto, ragionamento spaziale, fluidità di
pensiero, abilità numerica, significato verbale]
 Gardner (1983): teoria delle intelligenze multiple
[linguistica, musicale, logico-matematica, spaziale, corporea,
intrapersonale, interpersonale, (naturalistica, spirituale)]
 Guilford (1967): 120 componenti
(= combinazioni di operazioni, contenuti e prodotti)
 Sternberg (1985): teoria triarchica
1. intelligenza contestuale
2. intelligenza esperienziale
3. intelligenza componenziale
UNICAABILITA’ GENERALE
- meta-componenti
- componenti esecutive
- acquisizione di conoscenze
INTELLIGENZA
“VERTICALE”
Semplici (e inadeguate)
misure dell’intelligenza
 Craniometria (inferenza di tratti mentali a partire
dalle dimensioni del cervello, dal peso del cervello,
dalla circonferenza del cranio) [nell’Ottocento:
Broca, Binet ecc.]
 Velocità di risposta a uno stimolo [nell’Ottocento:
Galton, Cattell]
 Tempo di reazione nella decisione
[Jensen, 1982]
I test di intelligenza
 I più utilizzati: le scale Wechsler
[ad es., la Wechsler Adult Intelligence Test (WAIS)]
 Requisiti:
– attendibilità (= concordanza dei punteggi ottenuti in diverse occasioni
– validità (= il test misura quello che deve misurare)
 Tipologia:
– test con materiale verbale (ad es., scala verbale della WAIS)
– test di esecuzione (culture-fair) (ad es., Matrici Progressive di Raven)
 Almeno 2 scopi (spesso compresenti):
– valutare ciò che una persona ha appreso (test di profitto)
– predire le prestazioni future (test attitudinali)
N.B. I TEST NON MISURANO, NE’ POSSONO
MISURARE, <<L’INTELLIGENZA INNATA>>
Natura, ambiente e QI
Intelligenti si nasce o si diventa?
 Una possibilità: le differenze di QI entro un gruppo possono
essere genetiche, mentre le differenze medie tra gruppi possono
essere ambientali
 Se anche il QI fosse altamente ereditario potrebbe essere
fortemente influenzato dall’ambiente
 Nella ricerca (studi su gemelli, su bambini adottati ecc.) è
difficile separare efficacemente gli effetti dei geni da quelli
dell’ambiente
 È poco sensato assegnare al QI un preciso rapporto di
ereditarietà: approssimativamente esso è pari a 0,50
Eredità e ambiente sono egualmente importanti nel
determinare le differenze di QI
3.5 Linguaggio e comunicazione
Il linguaggio è…
 l’insieme di quegli aspetti che sono
in buona misura comuni alle
diverse lingue
 il mezzo che permette di congiungere
il pensiero al bisogno di comunicarlo
a qualcuno
A che cosa serve parlare?
Bühler (1934):
PARLANTE RICEVENTE
REALTÀ
FENOMENO
funzione
espressiva
funzione
appellativa
funzione
rappresentativa
La specificità del linguaggio
GLI UNIVERSALI LINGUISTICI:
1) creatività o produttività:
- possibilità di produrre un numero potenzialmente infinito di messaggi
a partire da un numero finito di unità-base di una lingua (fonemi e
parole)
- qualunque idea o pensiero esprimibile in una lingua è esprimibile
in una qualunque altra lingua
2) proprietà costruttive:
- n° limitato di suoni linguistici: i fonemi
- n° molto grande di unità linguistiche significative: morfemi e parole
- arbitrarietà della relazione tra suono e significato: il significato non può
essere ricavato dalla forma del suono ma deve necessariamente essere
appreso (trasmissione culturale intergenerazionale)
- combinazione sistematica di parole in frasi
La natura del
linguaggio umano
i. La percezione del linguaggio parlato:
• fonemi fisicamente differenti e allofoni
• integrazione dell’informazione acustica e visiva
ii. Le parole e i significati:
• morfemi legati e morfemi liberi
• function words e content words
• aspetti del significato: denotazione e connotazione
iii. Le frasi e i messaggi:
• regole di combinazione delle parole (sintassi)
• struttura superficiale e struttura profonda
• significato letterale e significato trasmesso
sintagmatiche
trasformazionali
Il codice linguistico
… è un insieme di regole in grado di
associare in maniera sistematica gli
elementi del sistema fonologico (i suoni)
con i corrispondenti elementi del sistema
semantico (i significati)
[ad es., alla stringa di suoni /c-a-n-e/ è
associato il significato di cane]
L’acquisizione del linguaggio
1. Spiegazione comportamentista: il linguaggio viene appreso per imitazione e
secondo schemi S-R
 Skinner (1957): l’apprendimento del linguaggio è un processo di
condizionamento operante
2. Spiegazione strutturale-innatista: il linguaggio si sviluppa indipendentemente
da altre capacità non linguistiche
 Chomsky (1965): non tutto il linguaggio è appreso ma esiste un
dispositivo innato per la sua acquisizione (Language Acquisition
Device, LAD)
3. Spiegazione interazionista: l’apprendimento del linguaggio dipende dalla
integrazione e ricombinazione di complesse capacità (cognitive, sociali e
comunicative) che in parte lo precedono nel corso dell’ontogenesi
 ipotesi cognitiva (Piaget, 1946): lo sviluppo linguistico deriva e
dipende dallo sviluppo cognitivo
 Bruner (1983): esiste un LASS (sistema di supporto per l’acquisizione
del linguaggio), che corrisponde al ruolo svolto dall’adulto e dal
contesto sociale
Esiste un periodo critico per
l’acquisizione del linguaggio?
Secondo alcuni studiosi, il periodo compreso
tra i due anni e la pubertà (13-14 anni) è
particolarmente sensibile o critico per
imparare la lingua materna
Anche se è difficile trovare prove definitive a
favore di questa ipotesi, il sistema linguistico
acquisito dopo la pubertà rimane per alcuni
aspetti incompleto e si realizza con difficoltà
Lo sviluppo del linguaggio
1. Da 0 a 1 anno: fase prelinguistica
 sviluppo fonologico
 comunicazione gestuale
2. Tra 1 e 2 anni e mezzo: sviluppo lessicale e semantico
 prima produzione di parole
 evoluzione del significato delle parole
3. Da 1 anno e mezzo a 10 anni: sviluppo della grammatica
 dalle prime combinazioni di parole al linguaggio complesso
 sviluppo morfosintattico (dai 2-3 anni)
 Dai 2 anni e mezzo: capacità di conversare
 Dai 3-4 anni: capacità di comunicare efficacemente
 Dai 5-6 anni:
consapevolezza metalinguistica
apprendimento della lettura-scrittura
Le origini della comunicazione
e del linguaggio
 ASPETTI FILOGENETICI:
• comparsa della posizione eretta
• incremento della plasticità della mano (opponibilità del pollice)
• sviluppo del sistema gestuale
• riduzione della mandibola:
• ampliamento delle aree cerebrali prefrontali
• affinamento della discriminazione dei suoni
• produzione di artefatti:
• impiego di differenti media
• elaborazione di diversi sistemi di simboli (ad es., musica, numeri, linguaggio verbale)
 ASPETTI ONTOGENETICI:
• processi comunicativi preverbali nel contesto delle routine quotidiane:
• costruzione/condivisione di significati
• sequenza temporale
• prime manifestazioni di referenza/predicazione
• regolazione dei turni
• inferenza delle intenzioni comunicative
Sistemi di comunicazione
VOCALE VERBALE
PARALINGUISTICO
EXTRALINGUISTICO
NON VOCALE CINESICO
PROSSEMICA (uso dello spazio)
• postura
• contatto corporeo
• distanza interpersonale
• orientazione ecc.
COMPORTAMENTO MOTORIO-GESTUALE
• gesti simbolici
indicatori
illustratori ecc.
COMPORTAMENTO MIMICO DEL VOLTO
COMPORTAMENTO VISIVO
• orientazione dello sguardo
• durata ecc.
PROSODICO
QUALITÀ VOCALI
LINGUISTICO
NON LINGUISTICO
[Anolli e Ciceri, 1995]
La comunicazione è…
un atto globale e unitario…
articolato in maniera molecolare in una pluralità di
sistemi di segnalazione (linguistico, vocale,
cinesico)…
regolato e organizzato dall’intenzione comunicativa
che stabilisce fra i diversi sistemi di segnalazione
le opportune connessioni semiotiche…
per definire un percorso coerente di senso con
l’interlocutore
(Anolli e Ciceri, 1995)
Caratteristiche della
comunicazione
 Dimensione cognitiva: la comunicazione è in
stretta connessione con il pensiero, l’intenzionalità
e l’azione pianificata
 Dimensione relazionale: la comunicazione
prevede, intrinsecamente, l’interazione con
qualcun altro e il contatto sociale: perciò alimenta
e sostiene i giochi relazionali tra gli individui
La specificità della
comunicazione
SE OGNI COMPORTAMENTO FOSSE COMUNICATIVO
VERREBBE MENO IL CONCETTO STESSO DI
COMUNICAZIONE, PERCHÉ PERDEREBBE LA SUA
SPECIFICITÀ
o La comunicazione non consiste in un processo né casuale né involontario
(atto d’informazione), ma nel voler rendere l’interlocutore consapevole
della propria intenzione
o L’intenzione comunicativa implica avere un certo grado di coscienza
(= essere consapevoli di qualcosa che è trasmesso a qualcun altro)
o Vi può essere un’intenzione:
 unica (atto comunicativo semplice: ad es. una domanda)
 di secondo livello (atto comunicativo complesso: ad es. una menzogna)
[metaintenzione = consapevolezza di comunicare comunicando]
Il modello di R. Jakobson
Coordinate
tematiche e
processi
attivati
espressione
diretta del
comportamento/
atteggiamento
del soggetto
riguardo quello
di cui parla
(interiezioni)
ricerca di
coerenza tra
espressione e
contenuto
persuasione,
ordine,
propaganda
(vocativo,
imperativo)
descrizione:
denotazione,
cognizione
riflessione,
verifica sul
medium
mantenimento
del dialogo/
comunicazione
(formule
stereotipate)
Funzioni
linguistiche
emotiva poetica conativa referenziale metalinguist./
chiosa
fàtica
Struttura della
comunicazione
mittente messaggio destinatario/
ricevente
contesto codice contatto/
canale
I modelli della comunicazione
I processo di trasmissione di informazioni
(Modello matematico)
II significazione e segno
(Modello semiotico)
III interazione tra testo e contesto
(Modello pragmatico)
IV gioco delle relazioni
(Modello psicologico)
Comunicazione
come…
Ogden e Richards
De Saussure
Peirce
Shannon e Weaver
Austin
Grice
Bateson
Organismo, ambiente e
comunicazione
A. Reazioni tropistico-riflesse:
trasmissione biofisica/biochimica che produce una
risposta stereotipata
B. Azioni sensomotorie su cose definite da segnali:
 formazione di segnali (mammiferi)
 uso di strumenti naturali (scimmie)
C. Conoscenza contemplativa degli oggetti:
costruzione di strumenti e formazione di simboli al
servizio della conoscenza e della manipolazione
dell’ambiente
mete biologiche
Lo sviluppo delle reazioni
comunicative (Spitz, 1965)
 3° mese: risposta del sorriso
[capacità di riconoscere il volto umano)
 8° mese: angoscia verso un estraneo
[dicotomia conosciuto-sconosciuto; oggetto libidico]
 15° mese: risposta del “No”
[il bambino esprime una propria opinione; non è più
necessario il contatto fisico]
Distanza interpersonale e
registro comunicativo
è poca: mezzi comunicativi “primitivi”
(mimico-gestuali)
Se la distanza
fisica e/o
interpersonale
è molta: mezzi comunicativi più evoluti
(rappresentativo- simbolici)
Polarizzazione: da registro
informale a registro formale
Linguaggio, pensiero e realtà
A. Ipotesi della relatività linguistica (ipotesi di
Sapir-Whorf): la particolare lingua parlata da
una persona (in termini di grammatica più che
di vocabolario) determina il modo in cui essa
percepisce e concettualizza il mondo
B. Ipotesi contraria (più verosimile):
la realtà (cultura) forgia il linguaggio
Linguaggio e pensiero sono tra loro indipendenti
TUTTAVIA, SEMBRA PIÙ VEROSIMILE CHE SIANO
FUNZIONI DISTINTE MA INTERDIPENDENTI
B. Funzioni dinamiche
3.6 Motivazione ed emozioni
La motivazione è…
il processo che attiva, dirige e sostiene
il comportamento finalizzato alla
realizzazione di un determinato scopo in
relazione alle condizioni ambientali
Libero arbitrio (1)…
e determinismo (2)
(1) La mente (ragione) controlla il
comportamento: gli esseri umani sono liberi
di scegliere che cosa fare, sebbene le loro
decisioni possano essere influenzate da stimoli
esterni e da bisogni interni
(dottrina dominante da Platone fino ad oggi)
(2) Tutto il comportamento risulta da
concatenazioni inflessibili di cause ed effetti
(Democrito, Darwin, Skinner)
Sulla motivazione
 Le stesse azioni o comportamenti possono essere coerenti con motivi
molto differenti, talvolta “mescolati”
 Si può non essere del tutto consapevoli delle ragioni soggiacenti alle
proprie azioni (secondo la teoria psicoanalitica: motivi inconsci)
 Le motivazioni umane possono assumere diverse forme lungo un
continuum: da quelle che sembrano innate e collegate ai bisogni
biologici fondamentali (MOTIVAZIONI PRIMARIE) a quelle che
sembrano il prodotto di processi di apprendimento e specificamente
umane (MOTIVAZIONI SECONDARIE)
 Certe cose sono associate con un numero tanto grande di scopi
differenti che il desiderio di esse diventa un motivo funzionalmente
autonomo
 Si può svolgere un’attività perché è gratificante per se stessa
(motivazione intrinseca) o per conseguire qualcosa d’altro, per es.
ricevere un premio (motivazione estrinseca)
I livelli della motivazione
 I RIFLESSI = risposte (a stimoli esterni o interni) innate,
automatiche e involontarie, determinate e regolate
da meccanismi neurofisiologici su base genetica
 GLI ISTINTI = sequenze congenite, fisse e stereotipate di
comportamenti specie-specifici su base genetica
evocate da particolari segni o stimoli scatenanti
 I BISOGNI = condizione fisiologica di carenza e di necessità (come
la fame, la sete, il sesso, il sonno ecc.)
 LE PULSIONI = stato di disagio/tensione interna che l’individuo
tende ad eliminare/ridurre con condotte opportune
(dimensione psicologica del bisogno)
 GLI INCENTIVI = stimoli esterni (ambientali) con funzione di
rinforzo rispetto ai bisogni fisiologici (rinforzi
primari) e psicosociali (rinforzi secondari:
appresi culturalmente)
Motivazioni primarie
e secondarie
A. Motivazioni viscerogene:
– la fame, la sete
– il sonno
– la sessualità
B. Motivazioni psicogene:
– l’affiliazione (il bisogno degli altri)
– la motivazione al potere
– la motivazione al successo
– la motivazione alla competenza
la cooperazione
la compagnia
l’attaccamento e l’amore
senso di autoefficacia
prestazioni passate
+
esperienza per procura
+
persuasione verbale altrui
(McClelland, 1985)
Punti di vista sulla motivazione
 Teorie dell’istinto e sociobiologiche:
il comportamento è determinato da fattori innati, geneticamente trasmessi
 Teorie della riduzione delle pulsioni:
un bisogno produce una pulsione diretta verso comportamenti che riducono il
bisogno, e con ciò la pulsione (ipotesi dell’omeostasi)
 Teorie dell’arousal (attivazione):
le persone sono motivate non tanto ad abbassare l’arousal ma a mantenerlo ad un
livello ottimale, differente in ogni individuo
 Teorie comportamentiste (incentivi e motivazioni condizionate):
determinati stimoli ambientali diventano incentivi per il comportamento attraverso
processi di apprendimento per associazione con esperienze personali di
soddisfazione (rinforzi positivi e negativi) e di insoddisfazione (costi/punizioni)
 Teorie cognitive e scopistiche:
il comportamento è guidato da scopi, definiti attraverso complessi processi cognitivi,
organizzati gerarchicamente e raggiunti attraverso strategie (ad es. unità TOTE)
 Teorie interazioniste:
il comportamento è suscitato, alimentato e regolato da processi relazionali
La competizione tra motivi
La gerarchia
dei bisogni
(Maslow, 1954)
Bisogni di autorealizzazione
Bisogni di stima
Bisogni di appartenenza
Bisogni di sicurezza
Bisogni fisiologici
Bisogni
di crescita
Bisogni
di carenza
Le emozioni sono…
 motivazioni speciali
 degli amplificatori delle motivazioni
 degli indicatori del potenziale
motivazionale dell’individuo
(Buck, 1985)
Le emozioni: tra fisiologia
e psicologia
 Le emozioni sono il risultato di 3 componenti:
1. una neurofisiologico-biochimica
2. una comportamentale (o espressivo-motoria)
3. una cognitivo-rappresentativa (esperienza
soggettiva interna = sentimento)
Sulle emozioni
 Emozioni fondamentali/primarie (innate)
emozioni derivate/secondarie (acquisite)
 L’intensità, quando va al di là di certi livelli, cambia la loro qualità
 Si possono controllare?
 Sono elementi disorganizzanti o organizzatori del comportamento?
 Regolano i processi psicologici interni e i comportamenti interpersonali
 Non coincidono con gli istinti
 Non sono solo risposte: possono essere causa/stimolo
 Sono attivate sia da stimoli sensoriali (per es. una sofferenza fisica) sia
da processi cognitivi (per es. pensieri, ricordi)
 Influenzano e sono influenzate dall’attività cognitiva
 L’espressione (il riconoscimento è più discusso) delle emozioni è un
processo innato e universale
Vs.
Le emozioni fondamentali
 Ekman e Friesen (1972):
 gioia
 rabbia
 tristezza
 paura
 Caratteristiche (Izard, 1991):
 specifico substrato neurale
 distinti e specifici movimenti facciali (ad es. in base a FACS)
 specifica qualità emotiva consapevole
 derivate da evoluzione
 funzioni adattive
Da dove vengono le
emozioni?
 Le parti dell’encefalo principalmente
coinvolte nelle emozioni sono:
 l’ipotalamo
 il sistema limbico
Umore e memoria
 Quel che sentiamo influenza quel che pensiamo: quando il
nostro umore è positivo troviamo più facile ricordare le
cose positive e viceversa
 La memoria è migliore quando l’umore dominante durante
la rievocazione corrisponde a quello dominante durante
l’apprendimento
(memoria dipendente dallo stato)
Le emozioni agiscono come nodi della memoria
e le informazioni vengono immagazzinate con
gli umori ad esse associati
Punti di vista sulle emozioni
 La teoria dell’arousal:
vi è un livello ottimale di attivazione emozionale controllato dal sistema
d’attivazione reticolare (RAS)
 La teoria dell’esperienza emotiva di James-Lange (1890):
 La teoria dell’esperienza emotiva di Cannon-Bard (1927):
 La teoria bifattoriale del juke-box di Schachter (1962):
 La teoria del processo antagonista di Solomon (1974):
quando si avverte una forte emozione ha luogo un processo antagonista, che
genera un tipo di emozione opposto, più lento ad attivarsi e più lento a decadere
Attivazione fisiologica
specifica dell’emozione
Esperienza
soggettiva dell’emozione
Attivazione fisiologica
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Modulo 3v

  • 1. 3.1 Sensazione e percezione 3.2 Attenzione e coscienza 3.3 Apprendimento e memoria 3.4 Pensiero e intelligenza 3.5 Linguaggio e comunicazione 3.6 Motivazione ed emozioni Modulo 3 FUNZIONI PSICHICHE
  • 3. 3.1 Sensazione e percezione
  • 4. La sensazione è…  un cambiamento dell’ambiente fisico (energia), colto in modo selettivo e differenziato dai sistemi sensoriali (vista, udito ecc.)  un processo al confine tra fisiologia e psicologia  un evento privato e soggettivo
  • 5. Le sensazioni: classificazione  Sensazioni enterocettive (provenienti dai processi interni dell’organismo)  Sensazioni propriocettive (provenienti dagli organi interni, non cavi)  Sensazioni cinestesiche (provocate dal sistema muscolare)  Sensazioni esterocettive (provenienti dall’ambiente esterno)
  • 6. I limiti della nostra sensibilità 1. Siamo sensibili soltanto alle forme di energia per le quali abbiamo dei “ricevitori”, ovvero organi recettori (occhi, orecchi ecc.) 2. L’energia deve essere abbastanza intensa da produrre una sensazione avvertibile (per es. un suono può essere udito solo se abbastanza forte)
  • 7. Il livello di organizzazione dei sistemi sensoriali  Forme più primitive (stimoli più generici): - gusto - olfatto - tatto (sensibilità cutanea) - sensibilità cinestesica - sensibilità vestibolare  Forme più evolute: - vista - udito
  • 8. Fenomeni particolari  Vicarianza: la perdita di sensibilità di un senso può comportare un aumento della sensibilità di altre forme di sensorialità (per es. nelle persone cieche o sorde)  Effetti intermodali: - interferenza tra un senso e l’altro - effetto consecutivo (“after effect”) - sinestesie
  • 9. La sinestesia È un processo tipico di alcune persone in cui la differenziazione sensoriale non è a compartimenti stagni (es.: si sente un suono e contemporaneamente si vede un colore)  Ipotesi interpretative: 1. teoria neurologica: “cortocircuito” delle vie sensoriali per il cattivo funzionamento (patologia) delle vie neuronali 2. esistenza di una struttura nervosa più primitiva della corteccia cerebrale (in particolare il sistema limbico, che, diversamente dalla corteccia, elabora gli stimoli provenienti dalla periferia in modo sincretico) 3. isomorfismo (Gestalt) tra i vari stimoli fisici 4. riflesso della polivalenza delle caratteristiche degli stimoli 5. risultato di un’associazione appresa tra due stimolazioni contigue (è implicata una forte soggettività)
  • 10. Le soglie sensoriali  Soglia assoluta = l’intensità di uno stimolo fisico necessaria e sufficiente per suscitare una sensazione  Soglia differenziale = la minima differenza di intensità tra gli stimoli fisici necessaria e sufficiente perché venga avvertita
  • 11. La misura delle capacità sensoriali  Il metodo degli aggiustamenti (si chiede a un soggetto di aggiustare il livello di intensità di uno stimolo finché esso non comincia a suscitare una sensazione)  Il metodo degli stimoli costanti (N stimoli di differente intensità vengono presentati al soggetto più volte, in ordine casuale: per ogni stimolo il soggetto deve riferire se ha avvertito o meno una sensazione)
  • 12. La psicofisica  Dalla prima metà dell’Ottocento: studio delle relazioni psicofisiche: le variabili fisiche (stimoli) sono correlate alle variabili psicologiche (sensazioni, da intendersi però come percezioni)  Psicofisica classica:  legge di Weber (1834): JND = kI  legge di Fechner (1860): S = logI  Psicofisica soggettiva:  legge di Stevens (1956): S = kIª
  • 13. La relazione segnale-rumore Le sensazioni evocate da stimoli molto deboli possono aver luogo anche in loro assenza Teoria della detezione del segnale: è necessario prendere in considerazione, oltre alle capacità recettive dell’organismo, anche i fattori soggettivi legati al processo di rilevazione dello stimolo: i ss devono decidere se le loro sensazioni siano realmente prodotte da uno stimolo o da un “rumore di fondo” Tipologia di ss: gambler (più HIT ma più FALSI ALLARMI) conservative (più RIFIUTI CORRETTI ma più OMISSIONI)
  • 14. Dalla sensazione alla percezione A. Gli stimoli fisici, qualora superino un determinato valore-soglia di intensità, attivano fisiologicamente l’organo recettore interessato (occhio, orecchio ecc.) attraverso una sequenza di eccitamenti che vengono trasmessi, sotto forma di messaggi nervosi, ad una definita sede della corteccia cerebrale [SENSAZIONE: il soggetto non è consapevole] B. In quest’ultima, detta “area di proiezione”, hanno luogo i processi di codifica ed elaborazione delle informazioni sensoriali [PERCEZIONE]
  • 15. La percezione è…  l’organizzazione fenomenica delle informazioni sensoriali, corrispondenti ad una data situazione di stimolazione delimitata nel tempo e nello spazio (Girotti, 1988)  un processo attivo (ricerca l’invarianza del campo fenomenico), significativo (ricerca le possibilità per l’azione), selettivo e specifico  è il tramite diretto attraverso cui l’individuo mantiene un contatto con l’ambiente circostante
  • 16. Senso comune e percezione - La percezione è un processo apparentemente automatico e passivo: in realtà è un processo attivo, influenzato anche dagli stati emotivi - Realismo ingenuo: credenza di una perfetta corrispondenza tra realtà percettiva fenomenica e realtà fisica (tutto ciò che percepiamo è l’unica organizzazione percettiva possibile)… ... ma spesso la realtà fenomenica è diversa dalla realtà fisica (per es. illusioni ottico-geometriche): presenza fenomenica + assenza fisica = percepiamo qualcosa che non esiste assenza fenomenica + presenza fisica = non percepiamo qualcosa che esiste
  • 17. Evoluzione del sistema percettivo  Da uno stato di globalità (sincretismo sensoriale) a uno stato di maggiore differenziazione e di crescente organizzazione gerarchica bambino: fusione delle modalità sensoriali adulto: maggiore flessibilità  Da un’iniziale separazione dei vari input sensoriali all’integrazione degli stessi  Dal globale allo specifico, dal diffuso all’articolato, dall’indefinito al definito, dal rigido al flessibile, dal labile allo stabile
  • 18. Il problema della percezione Perché, a partire da uno stimolo, organizziamo il nostro mondo percettivo secondo determinate strutture e non secondo altre?
  • 19. Due posizioni teoriche 1. Scuola di Lipsia (Wundt) / associazionismo (legame con l’esperienza): il soggetto attribuisce all’insieme di sensazioni un certo tipo di struttura, che altrimenti non avrebbe, in base all’abitudine, alla familiarità, alla conoscenza passata 2. Teoria della Gestalt (preminenza della forma): non esistono sensazioni su cui poi l’Io interviene ma il materiale fornito dalle sensazioni è già di per sé organizzato
  • 20. Vediamo prima gli alberi o la foresta? Helmholtz (1867): percezione = sintesi e organizzazione delle sensazioni elementari mediante inferenze inconsce Gibson (1966): i sistemi sensoriali sono in grado di generare immediatamente esperienze percettive senza alcun processo inferenziale PROCESSO BOTTOM-UP PROCESSO TOP-DOWN
  • 21. In sintesi: due punti di vista 1. Percezione = processo secondario (cognitivismo): processo che include altre attività psichiche (attenzione, memoria, linguaggio ecc.) 2. Percezione = processo primario (teoria della Gestalt): semplice segmentazione del campo fenomenico in “unità” distinte (forme) immediatamente evidenti
  • 22. Principi percettivi generali  Ridondanza dell’informazione  Attenzione selettiva  Organizzazione percettiva (focus: sistema visivo) - principi gestaltici di raggruppamento (vicinanza, somiglianza, chiusura, continuità, simmetria) - articolazione figura-sfondo  Costanze percettive (grandezza, forma, colore)
  • 23. La costanza percettiva Nonostante il mondo percettivo sia estremamente mutevole, lo si percepisce come stabile Per es., nel caso della percezione visiva, grazie all’intervento soggettivo che corregge il dato retinico, guardando una persona a 1 m di distanza non la percepiamo più piccola (costanza di grandezza)
  • 24. Percezione e personalità La percezione non può essere considerata una funzione psichica separata dalla personalità Se uno stimolo è destrutturato (cioè senza una sua organizzazione precisa) intervengono dei processi proiettivi: l’individuo “tira fuori” i propri contenuti mentali e li proietta sullo stimolo destrutturato  Studi: - Witkin: due tipologie di ss - Asch: esperimento su grandezza percepita delle monete in base alla classe sociale campo-indipendenti (personalità più autonoma) campo-dipendenti (personalità più influenzabile)
  • 25. La percezione di un’immagine…  viene costruita sulla base di una serie di movimenti oculari (saccadi) intervallati da soste (fissazioni) di 100-300 ms  durante ciascuna fissazione quasi l’intera immagine viene proiettata sulla retina (favorendo l’acuità della fovea)  le fissazioni non solo casuali ma concentrate sui punti particolarmente informativi dell’immagine PER VEDERE UN’IMMAGINE OCCORRE TEMPO!
  • 26. Percezione visiva e lettura  Ricerche di Just e Carpenter (1987): – presupposti: immagine iconica e ridondanza del materiale – i lettori fissano direttamente fino al 70% delle parole di una frase – le parole più saltate sono termini funzionali (articoli, preposizioni, congiunzioni) – i termini di contenuto (verbi, pronomi, nomi, aggettivi) vengono osservati direttamente (fissati) per un periodo di 2-6 decimi di secondo, le parole rare di più – solo le parole fissate direttamente sono processate o lette veramente – per accelerare la lettura occorre imparare a comprendere il significato delle parole più rapidamente – in generale, leggere più velocemente riduce la comprensione
  • 27. 3.2 Attenzione e coscienza
  • 28. Rilevanza Attenzione e coscienza sono due dimensioni psicologiche fondamentali, in quanto costituiscono le condizioni essenziali per lo svolgimento delle altre capacità psichiche dell’individuo (percezione, memoria, emozioni ecc.)
  • 29. Processi o stati? È più corretto parlare di processi dell’attenzione e della coscienza perché si tratta di attività psichiche continue e costantemente mutevoli, per qualità e intensità
  • 30. L’attenzione è… il modo in cui percepiamo selettivamente un particolare aspetto dell’ambiente… [per es.: “situazione del cocktail party] bloccando selettivamente l’informazione sensoriale filtrando l’informazione sensoriale (Treisman, 1964) elaborando selettivamente l’informazione già attivata nella memoria dall’informazione sensoriale (Norman, 1979) Attenzione selettiva (Broadbent, 1958) Attenzione divisa (anni Ottanta) Per es.: “effetto Stroop”
  • 31. L’attenzione nei modelli attuali …è considerata un sistema di controllo delle operazioni cognitive (Shallice, 1988: sistema attenzionale supervisore)
  • 32. Caratteristiche dell’attenzione  Orientamento volontario (cosciente e controllato)  Orientamento automatico (non soggetto a interferenza; non può essere interrotto; può essere estraneo e imprevisto)  Fuoco dell’attenzione (= fuoco di una lente)  Interdipendenza della comprensione  Interferenza strutturale (tra due compiti che contemporaneamente condividono il medesimo meccanismo di elaborazione delle informazioni)  Interferenza da risorse (distribuite fra il <<compito primario>> e <<secondario>>)
  • 33. Disturbi dell’attenzione  Disattenzione = riduzione temporale dell’attenzione dovuta a stanchezza fisica o mentale  Distrazione = interruzione temporanea dell’attenzione per l’azione di altri stimoli estranei all’attività in corso  Distraibilità = propensione naturale di un individuo a distrarsi  Aprosessia = incapacità strutturale di mantenere l’attenzione
  • 34. La coscienza è…  la consapevolezza di stimoli esterni e interni (anche eventi mentali)  intimamente legata alla metacognizione, in quanto sistema di controllo attenzionale delle operazioni mentali  fondata, dal punto di vista anatomo-fisiologico, sul funzionamento dei lobi cerebrali prefrontali  costituita da processi cognitivi manifesti (overt) e non manifesti (covert)  caratterizzata dalla complessa interazione tra: – capacità di risposta (reattività fisica Vs. coscienza mentale) – capacità cognitive (immaginazione, memoria ecc.) – fattori di personalità (per es. “personalità multiple”)
  • 35. Stati di coscienza  Ricerche iniziate negli anni Cinquanta: stati di coscienza = momenti di un continuum dal coma al sonno profondo alla veglia rilassata alla veglia attiva  In che cosa consiste uno stato normale di coscienza? Per es., essere ben desti ma non troppo eccitati, vigili ma non particolarmente tesi, consapevoli delle cose che accadono nell’ambiente circostante e in grado di reagire ad esse in modo normale  Per contrasto, gli stati alterati di coscienza sono, per es., il sonno profondo, lo stato di ipnosi, l’ubriachezza, la sovraeccitazione (legate anche all’uso di droghe)
  • 36. Il sonno Perché trascorriamo dormendo circa un terzo della nostra vita? A. Teoria dell’adattamento: il sonno ha un valore di sopravvivenza B. Teoria ristorativa: il sonno ci permette di recuperare e conservare energia N.B. Tuttavia, anche individui privati del sonno, se sufficientemente motivati, sono in gradi di eseguire compiti fisici e cognitivi
  • 37. Livelli del sonno  Stadi (in base alle configurazioni delle onde cerebrali):  Veglia attiva  Veglia rilassata  Sonno REM  Stadio 1 +  Stadio 2 + +  Stadio 3 + + +  Stadio 4 + + + + sonno S (sincronizzato) sonno D (desincronizzato: elevata frequenza, bassa ampiezza) grado di “profondità”
  • 38. Intorno al sonno…  I “laboratori del sonno”  Il sonno REM [Aserinsky e Kleitman, 1953]  I sogni: – perché si sogna? – il contenuto onirico materiale familiare – il ricordo dei sogni – i sogni lucidi (lucid dreams) – il ciclo circadiano EEG (elettroencefalogramma) EOG (elettrooculogramma) EMG (elettromiogramma) consapevolezza controllo 2. funzione catartica (Freud) 1. <<custodia>> del sonno 3. elaborazione dei ricordi della veglia 4. depurazione delle reti neurali
  • 39. L’autocoscienza è… un processo teoricamente senza fine: i. Livello uno o coscienza semplice ii. Livello due o coscienza della coscienza o metacoscienza iii. Livello tre o coscienza della metacoscienza ecc. CAPACITA’ DI AUTORIFLESSIONE
  • 41. L’apprendimento è…  Il risultato, relativamente permanente, della capacità degli esseri umani di modificare pensieri e comportamenti in funzione dell’esperienza (richieste ambientali)  Il processo che ci permette di accumulare e tramandare le conoscenze da una generazione all’altra, non biologicamente, ma attraverso l’educazione
  • 42. Apprendimento comportamentista  Condizionamento classico: implica la capacità di identificare delle correlazioni ambientali (contingenze di stimolo-risposta)  Condizionamento operante: implica la capacità di identificare gli effetti sull’ambiente di certe nostre risposte
  • 43. Il condizionamento classico: nomenclatura Pavlov (1927): ricerca sulla salivazione nei cani  Stimolo incondizionato (SI): provoca automaticamente la risposta (salivazione)  Stimolo condizionato (SC): di per sé irrilevante (stimolo neutro, SN) ai fini della produzione della risposta, diviene condizionato se associato allo SI che elicita la risposta  La risposta condizionata (RC) è diversa dalla risposta incondizionata (RI) in quanto ha un minor tempo di latenza e una minore quantità di risposta (salivazione)
  • 44. Schemi di associazione SC-SI In funzione dei rapporti temporali tra SC-SI: SC SI appr. ottimale (0,5 sec) appr. buono SC SI B. SC-SI a traccia C. SC-SI simultaneo appr. nullo D. SC retrogrado appr. scarso SC SI A. SI ritardato SI SC
  • 45. Il condizionamento classico: leggi  Sensibilizzazione: ogni organismo sembra essere sensibile a certi stimoli e non ad altri (risposte specie-specifiche)  Saturazione: riproporre continuamente lo stesso stimolo fa perdere la capacità di evocare la risposta (adattamento)  Estinzione: dopo che la RC si è fissata nell’organismo (livello di plateau), se non si somministra più lo SI l’apprendimento si estingue progressivamente  Recupero spontaneo: se si sottopone l’organismo a un nuovo apprendimento è minore il tempo di apprendimento  Generalizzazione: la RC avviene ugualmente se avvengono lievi cambiamenti dello SC (analogia con la capacità umana di costruire categorie mentali)  Discriminazione: si impara a non fornire una risposta quando gli stimoli differiscono sensibilmente dallo SC
  • 46. Indicatori dell’avvenuto apprendimento  Tempo di latenza  Resistenza all’estinzione
  • 47. Il condizionamento operante  Concezione olistica (behaviouristica): mette in luce l’attività dell’organismo, che deve apprendere in funzione di determinate risposte  Legge dell’effetto/rinforzo: il rinforzo (primario e secondario) aumenta la probabilità che l’organismo ripeta le risposte che vengono premiate  Il comportamento contingente viene premiato da un rinforzo non contingente (Skinner)  Modellaggio: rinforzo dei comportamenti che si avvicinano a quello desiderato  Sono più favorevoli i rinforzi positivi che quelli negativi (punizioni): meglio rinforzare i comportamenti alternativi desiderati che punire  Schemi di rinforzo: a ragione o intervallo, fissi e variabili
  • 48. Apprendimento cognitivo  Più sviluppato negli organismi superiori (uomo)  Apprendimento per osservazione  Psicologia della Gestalt (focus: problem solving): la risposta adattiva all’ambiente può non derivare da condizionamenti ma, per es., attraverso una soluzione per insight (intuizione) o per ristrutturazione (capacità di riorganizzare le informazioni secondo un punto di vista diverso Vs. fissità funzionale)
  • 49. La memoria è… un sistema che registra e conserva l’informazione nel tempo
  • 50. Basi neurofisiologiche La capacità di conservare le tracce della stimolazione dopo che si è verificata si fonda in particolare su due strutture cerebrali: 1. l’ippocampo 2. l’amigdala
  • 51. La memoria: problematiche  Per quanto tempo possono essere fissate le tracce dell’esperienza passata?  In che cosa consistono i processi di richiamo della memoria?  Il problema dell’oblio: come e perché si dimentica?
  • 52. Proprietà della memoria umana (interna)  In analogia con i sistemi di memoria esterna (computazionali):  codifica (codice)  ritenzione  recupero  perdita di informazione  capacità  ricodifica - riduzione dell’informazione - riorganizzazione - elaborazione - ricostruzione
  • 53. Memoria distribuita <<Non è possibile dimostrare che, nel sistema nervoso, le tracce di memoria siano localizzate in modo puntiforme>> (Lashley, 1950) L’engramma, ovvero la traccia di memoria dell’apprendimento è distribuito su tutta una regione del cervello (ad es., la corteccia associativa), con la conseguenza che la distruzione di una parte non distrugge completamente la conoscenza
  • 54. Il modello di Atkinson e Shiffrin (1968) Memoria sensoriale Memoria a lungo termine Memoria a breve termine Informazione perduta per decadimento o interferenza CODIFICAATTENZIONE REITERAZIONE Informazione perduta per decadimento o interferenza RECUPERO (RICONOSCIMENTO, RIEVOCAZIONE) INPUT
  • 55. Memoria sensoriale  Implica una capacità di ricordare ancora più breve della MBT (1 o 2 secondi): è un sistema a elevata capacità e rapido decadimento  L’informazione ripete il medesimo codice della sensazione originaria (memoria iconica ed ecoica)  Sperling (1960): due ipotesi 1) ricordiamo solo la parte dello stimolo su cui si è focalizzata la nostra attenzione 2) la nostra attenzione ha messo a fuoco tutto lo stimolo ma la fissazione del materiale nella nostra memoria è estremamente labile
  • 56. Memoria a breve termine  Implica ramificazioni del neurone, che “tornano” al corpo cellulare  Implica un processo di iterazione per il mantenimento delle informazioni (ad es., imparare una poesia a memoria)  Il ricordo dipende dalla forza della traccia (circa 30 sec)  Sistema a capacità limitata (Miller, 1956): n° di chunks = <<magico numero sette più o meno due>>
  • 57. La memoria di lavoro è… lo spazio della MBT utilizzato per manipolare e combinare l’informazione: ESECUTIVO CENTRALE (Modello di Baddeley, 1990) Circuito fonologico Taccuino visivo-spaziale
  • 58. Memoria a lungo termine  Implica cambiamenti qualitativi e quantitativi a livello delle sinapsi  La ritenzione delle informazioni è sostanzialmente permanente  Perché avvenga il passaggio di un contenuto dalla MBT alla MLT occorre dare un’organizzazione al materiale, attraverso un lavoro mentale e processi integrativi (relazione tra ciò che di nuovo si è appreso e quello che c’era già in mente: tanto più sono gli “agganci” tanto maggiore il ricordo)
  • 59. MLT: classificazione Memoria implicita (processi automatici e inconsapevoli): – memoria procedurale (ad es., script) Memoria esplicita (informazioni consapevolmente apprese): – memoria episodica (quello che ricordiamo) – memoria semantica (quello che sappiamo) rete proposizionale – memoria autobiografica / di eventi remoti – memoria prospettica (ricordarsi di compiere un’azione)
  • 60. La teoria della profondità di elaborazione (Craik)…  È un’alternativa alla concezione mutiprocesso o multimodalità  Profondità = quantità e complessità delle codifiche e ricodifiche (ad es., doppio codice: verbale e per immagini)  Livelli di elaborazione:  strutturale/ortografico  fonetico  semantico
  • 61. Il recupero  Rievocazione Vs. riconoscimento  In generale, il ricordo è migliore quando le caratteristiche psicoambientali di richiamo sono simili a quelle della codifica (apprendimento dipendente dalla situazione o specificità di codifica)  Aspetti ricostruttivi (rilievo della testimonianza oculare)  Processi lenti e volontari (richiede tempo e concentrazione) Vs. automatici suscitati da indici di richiamo  Importanza del significato del materiale  Distribuzione dell’esercizio
  • 62. Le cause dell’oblio I. Teoria della dissoluzione della traccia (cause neurofisiologiche: dimenticanza involontaria e soggetto passivo) II. Teoria psicoanalitica della rimozione (processo attivo di dimenticanza che riguarda per lo più contenuti mentali di natura ansiogena) III. Teoria dell’interferenza (proattiva, retroattiva) (tra il materiale già esistente nella memoria e il nuovo materiale) IV. Cause organiche (danni cerebrali) (amnesia anterograda e retrograda: ad es., morbo di Alzheimer)
  • 63. Gli stili individuali di memoria … sono preferenze nell’utilizzo di una modalità sensoriale piuttosto di un’altra nei processi di codifica , ritenzione e recupero
  • 64. 3.4 Pensiero e intelligenza
  • 65. Il pensiero è… la manipolazione di informazioni codificate in precedenza (rappresentazioni mentali), a volte allo scopo di risolvere problemi, a volte senza alcun fine determinato (ad es., “fantasticare”)
  • 66. Le rappresentazioni mentali, materia del pensiero I. Parole: pensiero sequenziale, pensare è come parlare II. Immagini: pensiero non lineare, pensare è come percepire [immaginazione visiva, uditiva e motoria] III. Proposizioni: pensiero astratto, senza parole né immagini (inconscio)
  • 67. Il ragionamento  È una concatenazione di pensieri  Tipologia: – ragionamento induttivo (inferenze non certe, ma generalmente affidabili): dai casi particolari ricaviamo una conclusione generale – ragionamento deduttivo (ad es., sillogismo): premesse generali sono necessariamente seguite da una conclusione particolare  Ruolo delle conoscenze e delle credenze  La verifica delle ipotesi: – regole di inferenza – modelli mentali – schemi di ragionamento pragmatico
  • 68. Metodi di problem-solving 1) Algoritmi = regole che specificano esattamente che cosa fare, passo per passo, in una certa situazione problematica 2) Euristiche = strategie generali che non garantiscono risposte corrette, ma spesso sono il modo migliore di affrontare un certo compito
  • 69. Lo spazio del problema  Stato iniziale = modo in cui vengono descritte le condizioni di partenza  Stato-obiettivo = descrizione della condizione- obiettivo  Operatori = operazioni per passare da uno stato all’altro  Stati intermedi = applicazione di un operatore a uno stato in funzione dell’obiettivo
  • 70. Le impostazioni negative  Sono un esempio di trasferimento negativo dell’apprendimento = qualcosa che abbiamo appreso in passato ci danneggia  Sono un esempio di fissità funzionale = tendenza a continuare fare qualcosa allo stesso modo, ma, poiché non si tratta dell’approccio giusto, senza successo (l’etichettamento aiuta, la ricompensa no)
  • 71. Il pensiero analogico  È un esempio di trasferimento positivo dell’apprendimento  Due condizioni: 1. il vecchio apprendimento (source) deve essere applicabile a una nuova situazione (target) 2. dobbiamo accorgerci che il vecchio apprendimento è applicabile (talvolta è necessario un suggerimento)  Esempio: il problema della radiazione di Duncker
  • 72. Sul pensiero produttivo PROBLEMA: sia la teoria behaviouristica che associazionistica sostengono che vi sono processi di pensiero produttivi (= individuano in ciò che è dato qualcosa di nuovo), ma allora come è possibile “inventare” qualcosa che non sia già nel repertorio comportamentale o nelle associazioni di idee del soggetto? Gestalt: l’associazione tra idee non è l’unico meccanismo della creatività: anche il pensiero, come la percezione, procede secondo leggi gestaltiche (ad es., insight)
  • 73. L’insight  Caratteristiche:  nuovo problema da risolvere  soluzione improvvisa/imprevedibile  scarsa tendenza alla fissità funzionale  abilità di problem-solving: – codifica selettiva – combinazione selettiva – confronto selettivo  Stadi: 1. preparazione 2. incubazione 3. insight 4. verifica  Persona creativa senso della finalità + disponibilità di conoscenze e di tecniche
  • 74. Il pensiero divergente… è attivato nelle situazioni che permettono più vie d’uscita o di sviluppo  Caratteristiche secondo Guilford (1967): – fluidità – flessibilità – originalità – elaborazione – valutazione
  • 75. Giudizi e decisioni (nei casi di incertezza)  Sovrautilizzo di euristiche: – della rappresentatività – della disponibilità – di ancoraggio  Ruolo della struttura del problema: effetti pronunciati quando la decisione è rischiosa  Ragioni delle scelte: – minimizzare i rimpianti/dispiaceri successivi – giustificare le scelte a noi stessi/agli altri strategie generali, irrazionali e intuitive, ma adattive
  • 76. I calcolatori possono pensare?  SÌ, poiché pensare = manipolare informazioni – intelligenze artificiali (programmi che risolvono specifici problemi nel modo più efficiente possibile) – simulazioni su calcolatore (programmi che imitano il pensiero umano) – sistemi esperti (combinano IA e simulazione) Tuttavia, la questione se le macchine possano essere programmate per pensare al modo delle persone è ancora aperta: gli esseri umani, diversamente dai calcolatori, possono apprendere dall’esperienza passata
  • 77. La metacognizione  Consapevolezza e conoscenza circa il funzionamento della mente (= cognizione), propria e altrui  Controllo dei propri processi di pensiero (Cornoldi, 1995)
  • 79. Il concetto naïf d’intelligenza  Sternberg (1985): - capacità di risolvere problemi [ragionamento logico, cogliere relazioni tra idee, atteggiamento mentale elastico] - capacità verbale - competenza sociale [accettare gli altri per quel che sono, ammettere i propri errori, coscienza sociale, sensibilità verso gli altri]
  • 80. Tipi di intelligenze  Binet e Simon (1905): età mentale  Stern (1912): quoziente intellettivo (QI)  Spearman (1923): fattore generale (G) + fattore specifico (S)  Cattel (1971): intelligenza cristallizzata + intelligenza fluida  Vernon (1971): attitudine verbale scolastica + pratico-operativa  Thurstone (1938): capacità mentali primarie [ragionamento astratto, ragionamento spaziale, fluidità di pensiero, abilità numerica, significato verbale]  Gardner (1983): teoria delle intelligenze multiple [linguistica, musicale, logico-matematica, spaziale, corporea, intrapersonale, interpersonale, (naturalistica, spirituale)]  Guilford (1967): 120 componenti (= combinazioni di operazioni, contenuti e prodotti)  Sternberg (1985): teoria triarchica 1. intelligenza contestuale 2. intelligenza esperienziale 3. intelligenza componenziale UNICAABILITA’ GENERALE - meta-componenti - componenti esecutive - acquisizione di conoscenze INTELLIGENZA “VERTICALE”
  • 81. Semplici (e inadeguate) misure dell’intelligenza  Craniometria (inferenza di tratti mentali a partire dalle dimensioni del cervello, dal peso del cervello, dalla circonferenza del cranio) [nell’Ottocento: Broca, Binet ecc.]  Velocità di risposta a uno stimolo [nell’Ottocento: Galton, Cattell]  Tempo di reazione nella decisione [Jensen, 1982]
  • 82. I test di intelligenza  I più utilizzati: le scale Wechsler [ad es., la Wechsler Adult Intelligence Test (WAIS)]  Requisiti: – attendibilità (= concordanza dei punteggi ottenuti in diverse occasioni – validità (= il test misura quello che deve misurare)  Tipologia: – test con materiale verbale (ad es., scala verbale della WAIS) – test di esecuzione (culture-fair) (ad es., Matrici Progressive di Raven)  Almeno 2 scopi (spesso compresenti): – valutare ciò che una persona ha appreso (test di profitto) – predire le prestazioni future (test attitudinali) N.B. I TEST NON MISURANO, NE’ POSSONO MISURARE, <<L’INTELLIGENZA INNATA>>
  • 83. Natura, ambiente e QI Intelligenti si nasce o si diventa?  Una possibilità: le differenze di QI entro un gruppo possono essere genetiche, mentre le differenze medie tra gruppi possono essere ambientali  Se anche il QI fosse altamente ereditario potrebbe essere fortemente influenzato dall’ambiente  Nella ricerca (studi su gemelli, su bambini adottati ecc.) è difficile separare efficacemente gli effetti dei geni da quelli dell’ambiente  È poco sensato assegnare al QI un preciso rapporto di ereditarietà: approssimativamente esso è pari a 0,50 Eredità e ambiente sono egualmente importanti nel determinare le differenze di QI
  • 84. 3.5 Linguaggio e comunicazione
  • 85. Il linguaggio è…  l’insieme di quegli aspetti che sono in buona misura comuni alle diverse lingue  il mezzo che permette di congiungere il pensiero al bisogno di comunicarlo a qualcuno
  • 86. A che cosa serve parlare? Bühler (1934): PARLANTE RICEVENTE REALTÀ FENOMENO funzione espressiva funzione appellativa funzione rappresentativa
  • 87. La specificità del linguaggio GLI UNIVERSALI LINGUISTICI: 1) creatività o produttività: - possibilità di produrre un numero potenzialmente infinito di messaggi a partire da un numero finito di unità-base di una lingua (fonemi e parole) - qualunque idea o pensiero esprimibile in una lingua è esprimibile in una qualunque altra lingua 2) proprietà costruttive: - n° limitato di suoni linguistici: i fonemi - n° molto grande di unità linguistiche significative: morfemi e parole - arbitrarietà della relazione tra suono e significato: il significato non può essere ricavato dalla forma del suono ma deve necessariamente essere appreso (trasmissione culturale intergenerazionale) - combinazione sistematica di parole in frasi
  • 88. La natura del linguaggio umano i. La percezione del linguaggio parlato: • fonemi fisicamente differenti e allofoni • integrazione dell’informazione acustica e visiva ii. Le parole e i significati: • morfemi legati e morfemi liberi • function words e content words • aspetti del significato: denotazione e connotazione iii. Le frasi e i messaggi: • regole di combinazione delle parole (sintassi) • struttura superficiale e struttura profonda • significato letterale e significato trasmesso sintagmatiche trasformazionali
  • 89. Il codice linguistico … è un insieme di regole in grado di associare in maniera sistematica gli elementi del sistema fonologico (i suoni) con i corrispondenti elementi del sistema semantico (i significati) [ad es., alla stringa di suoni /c-a-n-e/ è associato il significato di cane]
  • 90. L’acquisizione del linguaggio 1. Spiegazione comportamentista: il linguaggio viene appreso per imitazione e secondo schemi S-R  Skinner (1957): l’apprendimento del linguaggio è un processo di condizionamento operante 2. Spiegazione strutturale-innatista: il linguaggio si sviluppa indipendentemente da altre capacità non linguistiche  Chomsky (1965): non tutto il linguaggio è appreso ma esiste un dispositivo innato per la sua acquisizione (Language Acquisition Device, LAD) 3. Spiegazione interazionista: l’apprendimento del linguaggio dipende dalla integrazione e ricombinazione di complesse capacità (cognitive, sociali e comunicative) che in parte lo precedono nel corso dell’ontogenesi  ipotesi cognitiva (Piaget, 1946): lo sviluppo linguistico deriva e dipende dallo sviluppo cognitivo  Bruner (1983): esiste un LASS (sistema di supporto per l’acquisizione del linguaggio), che corrisponde al ruolo svolto dall’adulto e dal contesto sociale
  • 91. Esiste un periodo critico per l’acquisizione del linguaggio? Secondo alcuni studiosi, il periodo compreso tra i due anni e la pubertà (13-14 anni) è particolarmente sensibile o critico per imparare la lingua materna Anche se è difficile trovare prove definitive a favore di questa ipotesi, il sistema linguistico acquisito dopo la pubertà rimane per alcuni aspetti incompleto e si realizza con difficoltà
  • 92. Lo sviluppo del linguaggio 1. Da 0 a 1 anno: fase prelinguistica  sviluppo fonologico  comunicazione gestuale 2. Tra 1 e 2 anni e mezzo: sviluppo lessicale e semantico  prima produzione di parole  evoluzione del significato delle parole 3. Da 1 anno e mezzo a 10 anni: sviluppo della grammatica  dalle prime combinazioni di parole al linguaggio complesso  sviluppo morfosintattico (dai 2-3 anni)  Dai 2 anni e mezzo: capacità di conversare  Dai 3-4 anni: capacità di comunicare efficacemente  Dai 5-6 anni: consapevolezza metalinguistica apprendimento della lettura-scrittura
  • 93. Le origini della comunicazione e del linguaggio  ASPETTI FILOGENETICI: • comparsa della posizione eretta • incremento della plasticità della mano (opponibilità del pollice) • sviluppo del sistema gestuale • riduzione della mandibola: • ampliamento delle aree cerebrali prefrontali • affinamento della discriminazione dei suoni • produzione di artefatti: • impiego di differenti media • elaborazione di diversi sistemi di simboli (ad es., musica, numeri, linguaggio verbale)  ASPETTI ONTOGENETICI: • processi comunicativi preverbali nel contesto delle routine quotidiane: • costruzione/condivisione di significati • sequenza temporale • prime manifestazioni di referenza/predicazione • regolazione dei turni • inferenza delle intenzioni comunicative
  • 94. Sistemi di comunicazione VOCALE VERBALE PARALINGUISTICO EXTRALINGUISTICO NON VOCALE CINESICO PROSSEMICA (uso dello spazio) • postura • contatto corporeo • distanza interpersonale • orientazione ecc. COMPORTAMENTO MOTORIO-GESTUALE • gesti simbolici indicatori illustratori ecc. COMPORTAMENTO MIMICO DEL VOLTO COMPORTAMENTO VISIVO • orientazione dello sguardo • durata ecc. PROSODICO QUALITÀ VOCALI LINGUISTICO NON LINGUISTICO [Anolli e Ciceri, 1995]
  • 95. La comunicazione è… un atto globale e unitario… articolato in maniera molecolare in una pluralità di sistemi di segnalazione (linguistico, vocale, cinesico)… regolato e organizzato dall’intenzione comunicativa che stabilisce fra i diversi sistemi di segnalazione le opportune connessioni semiotiche… per definire un percorso coerente di senso con l’interlocutore (Anolli e Ciceri, 1995)
  • 96. Caratteristiche della comunicazione  Dimensione cognitiva: la comunicazione è in stretta connessione con il pensiero, l’intenzionalità e l’azione pianificata  Dimensione relazionale: la comunicazione prevede, intrinsecamente, l’interazione con qualcun altro e il contatto sociale: perciò alimenta e sostiene i giochi relazionali tra gli individui
  • 97. La specificità della comunicazione SE OGNI COMPORTAMENTO FOSSE COMUNICATIVO VERREBBE MENO IL CONCETTO STESSO DI COMUNICAZIONE, PERCHÉ PERDEREBBE LA SUA SPECIFICITÀ o La comunicazione non consiste in un processo né casuale né involontario (atto d’informazione), ma nel voler rendere l’interlocutore consapevole della propria intenzione o L’intenzione comunicativa implica avere un certo grado di coscienza (= essere consapevoli di qualcosa che è trasmesso a qualcun altro) o Vi può essere un’intenzione:  unica (atto comunicativo semplice: ad es. una domanda)  di secondo livello (atto comunicativo complesso: ad es. una menzogna) [metaintenzione = consapevolezza di comunicare comunicando]
  • 98. Il modello di R. Jakobson Coordinate tematiche e processi attivati espressione diretta del comportamento/ atteggiamento del soggetto riguardo quello di cui parla (interiezioni) ricerca di coerenza tra espressione e contenuto persuasione, ordine, propaganda (vocativo, imperativo) descrizione: denotazione, cognizione riflessione, verifica sul medium mantenimento del dialogo/ comunicazione (formule stereotipate) Funzioni linguistiche emotiva poetica conativa referenziale metalinguist./ chiosa fàtica Struttura della comunicazione mittente messaggio destinatario/ ricevente contesto codice contatto/ canale
  • 99. I modelli della comunicazione I processo di trasmissione di informazioni (Modello matematico) II significazione e segno (Modello semiotico) III interazione tra testo e contesto (Modello pragmatico) IV gioco delle relazioni (Modello psicologico) Comunicazione come… Ogden e Richards De Saussure Peirce Shannon e Weaver Austin Grice Bateson
  • 100. Organismo, ambiente e comunicazione A. Reazioni tropistico-riflesse: trasmissione biofisica/biochimica che produce una risposta stereotipata B. Azioni sensomotorie su cose definite da segnali:  formazione di segnali (mammiferi)  uso di strumenti naturali (scimmie) C. Conoscenza contemplativa degli oggetti: costruzione di strumenti e formazione di simboli al servizio della conoscenza e della manipolazione dell’ambiente mete biologiche
  • 101. Lo sviluppo delle reazioni comunicative (Spitz, 1965)  3° mese: risposta del sorriso [capacità di riconoscere il volto umano)  8° mese: angoscia verso un estraneo [dicotomia conosciuto-sconosciuto; oggetto libidico]  15° mese: risposta del “No” [il bambino esprime una propria opinione; non è più necessario il contatto fisico]
  • 102. Distanza interpersonale e registro comunicativo è poca: mezzi comunicativi “primitivi” (mimico-gestuali) Se la distanza fisica e/o interpersonale è molta: mezzi comunicativi più evoluti (rappresentativo- simbolici) Polarizzazione: da registro informale a registro formale
  • 103. Linguaggio, pensiero e realtà A. Ipotesi della relatività linguistica (ipotesi di Sapir-Whorf): la particolare lingua parlata da una persona (in termini di grammatica più che di vocabolario) determina il modo in cui essa percepisce e concettualizza il mondo B. Ipotesi contraria (più verosimile): la realtà (cultura) forgia il linguaggio Linguaggio e pensiero sono tra loro indipendenti TUTTAVIA, SEMBRA PIÙ VEROSIMILE CHE SIANO FUNZIONI DISTINTE MA INTERDIPENDENTI
  • 105. 3.6 Motivazione ed emozioni
  • 106. La motivazione è… il processo che attiva, dirige e sostiene il comportamento finalizzato alla realizzazione di un determinato scopo in relazione alle condizioni ambientali
  • 107. Libero arbitrio (1)… e determinismo (2) (1) La mente (ragione) controlla il comportamento: gli esseri umani sono liberi di scegliere che cosa fare, sebbene le loro decisioni possano essere influenzate da stimoli esterni e da bisogni interni (dottrina dominante da Platone fino ad oggi) (2) Tutto il comportamento risulta da concatenazioni inflessibili di cause ed effetti (Democrito, Darwin, Skinner)
  • 108. Sulla motivazione  Le stesse azioni o comportamenti possono essere coerenti con motivi molto differenti, talvolta “mescolati”  Si può non essere del tutto consapevoli delle ragioni soggiacenti alle proprie azioni (secondo la teoria psicoanalitica: motivi inconsci)  Le motivazioni umane possono assumere diverse forme lungo un continuum: da quelle che sembrano innate e collegate ai bisogni biologici fondamentali (MOTIVAZIONI PRIMARIE) a quelle che sembrano il prodotto di processi di apprendimento e specificamente umane (MOTIVAZIONI SECONDARIE)  Certe cose sono associate con un numero tanto grande di scopi differenti che il desiderio di esse diventa un motivo funzionalmente autonomo  Si può svolgere un’attività perché è gratificante per se stessa (motivazione intrinseca) o per conseguire qualcosa d’altro, per es. ricevere un premio (motivazione estrinseca)
  • 109. I livelli della motivazione  I RIFLESSI = risposte (a stimoli esterni o interni) innate, automatiche e involontarie, determinate e regolate da meccanismi neurofisiologici su base genetica  GLI ISTINTI = sequenze congenite, fisse e stereotipate di comportamenti specie-specifici su base genetica evocate da particolari segni o stimoli scatenanti  I BISOGNI = condizione fisiologica di carenza e di necessità (come la fame, la sete, il sesso, il sonno ecc.)  LE PULSIONI = stato di disagio/tensione interna che l’individuo tende ad eliminare/ridurre con condotte opportune (dimensione psicologica del bisogno)  GLI INCENTIVI = stimoli esterni (ambientali) con funzione di rinforzo rispetto ai bisogni fisiologici (rinforzi primari) e psicosociali (rinforzi secondari: appresi culturalmente)
  • 110. Motivazioni primarie e secondarie A. Motivazioni viscerogene: – la fame, la sete – il sonno – la sessualità B. Motivazioni psicogene: – l’affiliazione (il bisogno degli altri) – la motivazione al potere – la motivazione al successo – la motivazione alla competenza la cooperazione la compagnia l’attaccamento e l’amore senso di autoefficacia prestazioni passate + esperienza per procura + persuasione verbale altrui (McClelland, 1985)
  • 111. Punti di vista sulla motivazione  Teorie dell’istinto e sociobiologiche: il comportamento è determinato da fattori innati, geneticamente trasmessi  Teorie della riduzione delle pulsioni: un bisogno produce una pulsione diretta verso comportamenti che riducono il bisogno, e con ciò la pulsione (ipotesi dell’omeostasi)  Teorie dell’arousal (attivazione): le persone sono motivate non tanto ad abbassare l’arousal ma a mantenerlo ad un livello ottimale, differente in ogni individuo  Teorie comportamentiste (incentivi e motivazioni condizionate): determinati stimoli ambientali diventano incentivi per il comportamento attraverso processi di apprendimento per associazione con esperienze personali di soddisfazione (rinforzi positivi e negativi) e di insoddisfazione (costi/punizioni)  Teorie cognitive e scopistiche: il comportamento è guidato da scopi, definiti attraverso complessi processi cognitivi, organizzati gerarchicamente e raggiunti attraverso strategie (ad es. unità TOTE)  Teorie interazioniste: il comportamento è suscitato, alimentato e regolato da processi relazionali
  • 112. La competizione tra motivi La gerarchia dei bisogni (Maslow, 1954) Bisogni di autorealizzazione Bisogni di stima Bisogni di appartenenza Bisogni di sicurezza Bisogni fisiologici Bisogni di crescita Bisogni di carenza
  • 113. Le emozioni sono…  motivazioni speciali  degli amplificatori delle motivazioni  degli indicatori del potenziale motivazionale dell’individuo (Buck, 1985)
  • 114. Le emozioni: tra fisiologia e psicologia  Le emozioni sono il risultato di 3 componenti: 1. una neurofisiologico-biochimica 2. una comportamentale (o espressivo-motoria) 3. una cognitivo-rappresentativa (esperienza soggettiva interna = sentimento)
  • 115. Sulle emozioni  Emozioni fondamentali/primarie (innate) emozioni derivate/secondarie (acquisite)  L’intensità, quando va al di là di certi livelli, cambia la loro qualità  Si possono controllare?  Sono elementi disorganizzanti o organizzatori del comportamento?  Regolano i processi psicologici interni e i comportamenti interpersonali  Non coincidono con gli istinti  Non sono solo risposte: possono essere causa/stimolo  Sono attivate sia da stimoli sensoriali (per es. una sofferenza fisica) sia da processi cognitivi (per es. pensieri, ricordi)  Influenzano e sono influenzate dall’attività cognitiva  L’espressione (il riconoscimento è più discusso) delle emozioni è un processo innato e universale Vs.
  • 116. Le emozioni fondamentali  Ekman e Friesen (1972):  gioia  rabbia  tristezza  paura  Caratteristiche (Izard, 1991):  specifico substrato neurale  distinti e specifici movimenti facciali (ad es. in base a FACS)  specifica qualità emotiva consapevole  derivate da evoluzione  funzioni adattive
  • 117. Da dove vengono le emozioni?  Le parti dell’encefalo principalmente coinvolte nelle emozioni sono:  l’ipotalamo  il sistema limbico
  • 118. Umore e memoria  Quel che sentiamo influenza quel che pensiamo: quando il nostro umore è positivo troviamo più facile ricordare le cose positive e viceversa  La memoria è migliore quando l’umore dominante durante la rievocazione corrisponde a quello dominante durante l’apprendimento (memoria dipendente dallo stato) Le emozioni agiscono come nodi della memoria e le informazioni vengono immagazzinate con gli umori ad esse associati
  • 119. Punti di vista sulle emozioni  La teoria dell’arousal: vi è un livello ottimale di attivazione emozionale controllato dal sistema d’attivazione reticolare (RAS)  La teoria dell’esperienza emotiva di James-Lange (1890):  La teoria dell’esperienza emotiva di Cannon-Bard (1927):  La teoria bifattoriale del juke-box di Schachter (1962):  La teoria del processo antagonista di Solomon (1974): quando si avverte una forte emozione ha luogo un processo antagonista, che genera un tipo di emozione opposto, più lento ad attivarsi e più lento a decadere Attivazione fisiologica specifica dell’emozione Esperienza soggettiva dell’emozione Attivazione fisiologica Esperienza soggettiva dell’emozione Stimolo Attivazione fisiologica generalizzata Etichetta cognitivaStimolo + = Esperienza soggettiva dell’emozione Stimolo