1. 3.1 Sensazione e percezione
3.2 Attenzione e coscienza
3.3 Apprendimento e memoria
3.4 Pensiero e intelligenza
3.5 Linguaggio e comunicazione
3.6 Motivazione ed emozioni
Modulo 3
FUNZIONI PSICHICHE
4. La sensazione è…
un cambiamento dell’ambiente fisico (energia),
colto in modo selettivo e differenziato dai sistemi
sensoriali (vista, udito ecc.)
un processo al confine tra fisiologia e psicologia
un evento privato e soggettivo
5. Le sensazioni: classificazione
Sensazioni enterocettive
(provenienti dai processi interni dell’organismo)
Sensazioni propriocettive
(provenienti dagli organi interni, non cavi)
Sensazioni cinestesiche
(provocate dal sistema muscolare)
Sensazioni esterocettive
(provenienti dall’ambiente esterno)
6. I limiti della nostra sensibilità
1. Siamo sensibili soltanto alle forme di energia per
le quali abbiamo dei “ricevitori”, ovvero organi
recettori (occhi, orecchi ecc.)
2. L’energia deve essere abbastanza intensa da
produrre una sensazione avvertibile
(per es. un suono può essere udito solo se
abbastanza forte)
7. Il livello di organizzazione
dei sistemi sensoriali
Forme più primitive (stimoli più generici):
- gusto
- olfatto
- tatto (sensibilità cutanea)
- sensibilità cinestesica
- sensibilità vestibolare
Forme più evolute:
- vista
- udito
8. Fenomeni particolari
Vicarianza: la perdita di sensibilità di un senso può
comportare un aumento della sensibilità di altre forme
di sensorialità (per es. nelle persone cieche o sorde)
Effetti intermodali:
- interferenza tra un senso e l’altro
- effetto consecutivo (“after effect”)
- sinestesie
9. La sinestesia
È un processo tipico di alcune persone in cui la differenziazione
sensoriale non è a compartimenti stagni
(es.: si sente un suono e contemporaneamente si vede un colore)
Ipotesi interpretative:
1. teoria neurologica: “cortocircuito” delle vie sensoriali per il cattivo
funzionamento (patologia) delle vie neuronali
2. esistenza di una struttura nervosa più primitiva della corteccia cerebrale
(in particolare il sistema limbico, che, diversamente dalla corteccia, elabora
gli stimoli provenienti dalla periferia in modo sincretico)
3. isomorfismo (Gestalt) tra i vari stimoli fisici
4. riflesso della polivalenza delle caratteristiche degli stimoli
5. risultato di un’associazione appresa tra due stimolazioni contigue
(è implicata una forte soggettività)
10. Le soglie sensoriali
Soglia assoluta = l’intensità di uno stimolo
fisico necessaria e sufficiente per suscitare
una sensazione
Soglia differenziale = la minima differenza
di intensità tra gli stimoli fisici necessaria e
sufficiente perché venga avvertita
11. La misura delle
capacità sensoriali
Il metodo degli aggiustamenti
(si chiede a un soggetto di aggiustare il livello di intensità
di uno stimolo finché esso non comincia a suscitare una
sensazione)
Il metodo degli stimoli costanti
(N stimoli di differente intensità vengono presentati al
soggetto più volte, in ordine casuale: per ogni stimolo il
soggetto deve riferire se ha avvertito o meno una
sensazione)
12. La psicofisica
Dalla prima metà dell’Ottocento: studio delle
relazioni psicofisiche: le variabili fisiche (stimoli)
sono correlate alle variabili psicologiche
(sensazioni, da intendersi però come percezioni)
Psicofisica classica:
legge di Weber (1834): JND = kI
legge di Fechner (1860): S = logI
Psicofisica soggettiva:
legge di Stevens (1956): S = kIª
13. La relazione segnale-rumore
Le sensazioni evocate da stimoli molto deboli possono
aver luogo anche in loro assenza
Teoria della detezione del segnale:
è necessario prendere in considerazione, oltre alle capacità
recettive dell’organismo, anche i fattori soggettivi legati al
processo di rilevazione dello stimolo: i ss devono decidere se
le loro sensazioni siano realmente prodotte da uno stimolo o da
un “rumore di fondo”
Tipologia di ss:
gambler (più HIT ma più FALSI ALLARMI)
conservative (più RIFIUTI CORRETTI ma più OMISSIONI)
14. Dalla sensazione
alla percezione
A. Gli stimoli fisici, qualora superino un determinato
valore-soglia di intensità, attivano fisiologicamente
l’organo recettore interessato (occhio, orecchio ecc.)
attraverso una sequenza di eccitamenti che vengono
trasmessi, sotto forma di messaggi nervosi, ad una
definita sede della corteccia cerebrale
[SENSAZIONE: il soggetto non è consapevole]
B. In quest’ultima, detta “area di proiezione”, hanno
luogo i processi di codifica ed elaborazione delle
informazioni sensoriali
[PERCEZIONE]
15. La percezione è…
l’organizzazione fenomenica delle informazioni
sensoriali, corrispondenti ad una data situazione di
stimolazione delimitata nel tempo e nello spazio
(Girotti, 1988)
un processo attivo (ricerca l’invarianza del campo
fenomenico), significativo (ricerca le possibilità per
l’azione), selettivo e specifico
è il tramite diretto attraverso cui l’individuo mantiene
un contatto con l’ambiente circostante
16. Senso comune e percezione
- La percezione è un processo apparentemente
automatico e passivo: in realtà è un processo attivo,
influenzato anche dagli stati emotivi
- Realismo ingenuo: credenza di una perfetta
corrispondenza tra realtà percettiva fenomenica e
realtà fisica (tutto ciò che percepiamo è l’unica
organizzazione percettiva possibile)…
... ma spesso la realtà fenomenica è diversa dalla
realtà fisica (per es. illusioni ottico-geometriche):
presenza fenomenica + assenza fisica = percepiamo qualcosa che non esiste
assenza fenomenica + presenza fisica = non percepiamo qualcosa che esiste
17. Evoluzione del
sistema percettivo
Da uno stato di globalità (sincretismo sensoriale) a
uno stato di maggiore differenziazione e di
crescente organizzazione gerarchica
bambino: fusione delle modalità sensoriali
adulto: maggiore flessibilità
Da un’iniziale separazione dei vari input sensoriali
all’integrazione degli stessi
Dal globale allo specifico, dal diffuso
all’articolato, dall’indefinito al definito, dal rigido
al flessibile, dal labile allo stabile
18. Il problema della percezione
Perché, a partire da uno stimolo,
organizziamo il nostro mondo percettivo
secondo determinate strutture e non
secondo altre?
19. Due posizioni teoriche
1. Scuola di Lipsia (Wundt) / associazionismo
(legame con l’esperienza): il soggetto attribuisce
all’insieme di sensazioni un certo tipo di struttura,
che altrimenti non avrebbe, in base all’abitudine,
alla familiarità, alla conoscenza passata
2. Teoria della Gestalt
(preminenza della forma): non esistono sensazioni
su cui poi l’Io interviene ma il materiale fornito
dalle sensazioni è già di per sé organizzato
20. Vediamo prima gli alberi
o la foresta?
Helmholtz (1867): percezione = sintesi e
organizzazione delle sensazioni elementari
mediante inferenze inconsce
Gibson (1966): i sistemi sensoriali sono in grado
di generare immediatamente esperienze percettive
senza alcun processo inferenziale
PROCESSO BOTTOM-UP
PROCESSO TOP-DOWN
21. In sintesi: due punti di vista
1. Percezione = processo secondario
(cognitivismo): processo che include altre
attività psichiche (attenzione, memoria,
linguaggio ecc.)
2. Percezione = processo primario
(teoria della Gestalt): semplice segmentazione
del campo fenomenico in “unità” distinte
(forme) immediatamente evidenti
23. La costanza percettiva
Nonostante il mondo percettivo sia
estremamente mutevole, lo si percepisce
come stabile
Per es., nel caso della percezione visiva,
grazie all’intervento soggettivo che
corregge il dato retinico, guardando una
persona a 1 m di distanza non la percepiamo
più piccola (costanza di grandezza)
24. Percezione e personalità
La percezione non può essere considerata una
funzione psichica separata dalla personalità
Se uno stimolo è destrutturato (cioè senza una sua
organizzazione precisa) intervengono dei processi proiettivi:
l’individuo “tira fuori” i propri contenuti mentali e li proietta
sullo stimolo destrutturato
Studi:
- Witkin: due tipologie di ss
- Asch: esperimento su grandezza percepita delle monete in
base alla classe sociale
campo-indipendenti
(personalità più autonoma)
campo-dipendenti
(personalità più influenzabile)
25. La percezione di
un’immagine…
viene costruita sulla base di una serie di
movimenti oculari (saccadi) intervallati da
soste (fissazioni) di 100-300 ms
durante ciascuna fissazione quasi l’intera
immagine viene proiettata sulla retina
(favorendo l’acuità della fovea)
le fissazioni non solo casuali ma concentrate sui
punti particolarmente informativi dell’immagine
PER VEDERE UN’IMMAGINE OCCORRE TEMPO!
26. Percezione visiva e lettura
Ricerche di Just e Carpenter (1987):
– presupposti: immagine iconica e ridondanza del materiale
– i lettori fissano direttamente fino al 70% delle parole di una frase
– le parole più saltate sono termini funzionali (articoli,
preposizioni, congiunzioni)
– i termini di contenuto (verbi, pronomi, nomi, aggettivi) vengono
osservati direttamente (fissati) per un periodo di 2-6 decimi di
secondo, le parole rare di più
– solo le parole fissate direttamente sono processate o lette
veramente
– per accelerare la lettura occorre imparare a comprendere il
significato delle parole più rapidamente
– in generale, leggere più velocemente riduce la comprensione
28. Rilevanza
Attenzione e coscienza sono due
dimensioni psicologiche fondamentali,
in quanto costituiscono le condizioni
essenziali per lo svolgimento delle
altre capacità psichiche dell’individuo
(percezione, memoria, emozioni ecc.)
29. Processi o stati?
È più corretto parlare di processi
dell’attenzione e della coscienza
perché si tratta di attività psichiche
continue e costantemente mutevoli, per
qualità e intensità
30. L’attenzione è…
il modo in cui percepiamo selettivamente un
particolare aspetto dell’ambiente…
[per es.: “situazione del cocktail party]
bloccando selettivamente
l’informazione sensoriale
filtrando l’informazione
sensoriale (Treisman, 1964)
elaborando selettivamente
l’informazione già attivata
nella memoria dall’informazione
sensoriale (Norman, 1979)
Attenzione selettiva
(Broadbent, 1958)
Attenzione divisa
(anni Ottanta)
Per es.: “effetto Stroop”
31. L’attenzione nei modelli attuali
…è considerata un sistema di
controllo delle operazioni cognitive
(Shallice, 1988: sistema
attenzionale supervisore)
32. Caratteristiche dell’attenzione
Orientamento volontario
(cosciente e controllato)
Orientamento automatico
(non soggetto a interferenza; non può essere interrotto; può
essere estraneo e imprevisto)
Fuoco dell’attenzione
(= fuoco di una lente)
Interdipendenza della comprensione
Interferenza strutturale
(tra due compiti che contemporaneamente condividono il
medesimo meccanismo di elaborazione delle informazioni)
Interferenza da risorse
(distribuite fra il <<compito primario>> e <<secondario>>)
33. Disturbi dell’attenzione
Disattenzione = riduzione temporale
dell’attenzione dovuta a stanchezza fisica o
mentale
Distrazione = interruzione temporanea dell’attenzione
per l’azione di altri stimoli estranei all’attività in corso
Distraibilità = propensione naturale di un individuo a
distrarsi
Aprosessia = incapacità strutturale di mantenere
l’attenzione
34. La coscienza è…
la consapevolezza di stimoli esterni e interni (anche eventi mentali)
intimamente legata alla metacognizione, in quanto sistema di
controllo attenzionale delle operazioni mentali
fondata, dal punto di vista anatomo-fisiologico, sul funzionamento
dei lobi cerebrali prefrontali
costituita da processi cognitivi manifesti (overt) e non manifesti
(covert)
caratterizzata dalla complessa interazione tra:
– capacità di risposta (reattività fisica Vs. coscienza mentale)
– capacità cognitive (immaginazione, memoria ecc.)
– fattori di personalità (per es. “personalità multiple”)
35. Stati di coscienza
Ricerche iniziate negli anni Cinquanta: stati di
coscienza = momenti di un continuum dal coma al
sonno profondo alla veglia rilassata alla veglia attiva
In che cosa consiste uno stato normale di coscienza?
Per es., essere ben desti ma non troppo eccitati, vigili
ma non particolarmente tesi, consapevoli delle cose
che accadono nell’ambiente circostante e in grado di
reagire ad esse in modo normale
Per contrasto, gli stati alterati di coscienza sono, per
es., il sonno profondo, lo stato di ipnosi, l’ubriachezza,
la sovraeccitazione (legate anche all’uso di droghe)
36. Il sonno
Perché trascorriamo dormendo circa un terzo
della nostra vita?
A. Teoria dell’adattamento: il sonno ha un valore di
sopravvivenza
B. Teoria ristorativa: il sonno ci permette di recuperare
e conservare energia
N.B. Tuttavia, anche individui privati del sonno, se
sufficientemente motivati, sono in gradi di eseguire
compiti fisici e cognitivi
37. Livelli del sonno
Stadi (in base alle configurazioni delle onde cerebrali):
Veglia attiva
Veglia rilassata
Sonno REM
Stadio 1 +
Stadio 2 + +
Stadio 3 + + +
Stadio 4 + + + +
sonno S
(sincronizzato)
sonno D
(desincronizzato: elevata
frequenza, bassa ampiezza)
grado di
“profondità”
38. Intorno al sonno…
I “laboratori del sonno”
Il sonno REM [Aserinsky e Kleitman, 1953]
I sogni:
– perché si sogna?
– il contenuto onirico materiale familiare
– il ricordo dei sogni
– i sogni lucidi (lucid dreams)
– il ciclo circadiano
EEG (elettroencefalogramma)
EOG (elettrooculogramma)
EMG (elettromiogramma)
consapevolezza
controllo
2. funzione catartica (Freud)
1. <<custodia>> del sonno
3. elaborazione dei ricordi della veglia
4. depurazione delle reti neurali
39. L’autocoscienza è…
un processo teoricamente senza fine:
i. Livello uno o coscienza semplice
ii. Livello due o coscienza della coscienza o
metacoscienza
iii. Livello tre o coscienza della metacoscienza
ecc.
CAPACITA’ DI AUTORIFLESSIONE
41. L’apprendimento è…
Il risultato, relativamente permanente, della
capacità degli esseri umani di modificare pensieri
e comportamenti in funzione dell’esperienza
(richieste ambientali)
Il processo che ci permette di accumulare e
tramandare le conoscenze da una generazione
all’altra, non biologicamente, ma attraverso
l’educazione
42. Apprendimento
comportamentista
Condizionamento classico: implica la
capacità di identificare delle correlazioni
ambientali (contingenze di stimolo-risposta)
Condizionamento operante: implica la
capacità di identificare gli effetti
sull’ambiente di certe nostre risposte
43. Il condizionamento classico:
nomenclatura
Pavlov (1927): ricerca sulla salivazione nei cani
Stimolo incondizionato (SI): provoca automaticamente la
risposta (salivazione)
Stimolo condizionato (SC): di per sé irrilevante (stimolo
neutro, SN) ai fini della produzione della risposta, diviene
condizionato se associato allo SI che elicita la risposta
La risposta condizionata (RC) è diversa dalla risposta
incondizionata (RI) in quanto ha un minor tempo di latenza
e una minore quantità di risposta (salivazione)
44. Schemi di associazione SC-SI
In funzione dei rapporti temporali tra SC-SI:
SC
SI
appr.
ottimale
(0,5 sec)
appr.
buono
SC
SI
B. SC-SI a traccia
C. SC-SI simultaneo
appr.
nullo
D. SC retrogrado
appr.
scarso
SC
SI
A. SI ritardato
SI
SC
45. Il condizionamento
classico: leggi
Sensibilizzazione: ogni organismo sembra essere sensibile a certi
stimoli e non ad altri (risposte specie-specifiche)
Saturazione: riproporre continuamente lo stesso stimolo fa perdere la
capacità di evocare la risposta (adattamento)
Estinzione: dopo che la RC si è fissata nell’organismo (livello di
plateau), se non si somministra più lo SI l’apprendimento si estingue
progressivamente
Recupero spontaneo: se si sottopone l’organismo a un nuovo
apprendimento è minore il tempo di apprendimento
Generalizzazione: la RC avviene ugualmente se avvengono lievi
cambiamenti dello SC (analogia con la capacità umana di costruire
categorie mentali)
Discriminazione: si impara a non fornire una risposta quando gli
stimoli differiscono sensibilmente dallo SC
47. Il condizionamento operante
Concezione olistica (behaviouristica):
mette in luce l’attività dell’organismo, che deve apprendere in funzione di
determinate risposte
Legge dell’effetto/rinforzo:
il rinforzo (primario e secondario) aumenta la probabilità che l’organismo
ripeta le risposte che vengono premiate
Il comportamento contingente viene premiato da un rinforzo non contingente
(Skinner)
Modellaggio: rinforzo dei comportamenti che si avvicinano a quello desiderato
Sono più favorevoli i rinforzi positivi che quelli negativi (punizioni): meglio
rinforzare i comportamenti alternativi desiderati che punire
Schemi di rinforzo: a ragione o intervallo, fissi e variabili
48. Apprendimento cognitivo
Più sviluppato negli organismi superiori (uomo)
Apprendimento per osservazione
Psicologia della Gestalt (focus: problem solving): la
risposta adattiva all’ambiente può non derivare da
condizionamenti ma, per es., attraverso una soluzione
per insight (intuizione) o per ristrutturazione
(capacità di riorganizzare le informazioni secondo un
punto di vista diverso Vs. fissità funzionale)
49. La memoria è…
un sistema che registra e conserva
l’informazione nel tempo
50. Basi neurofisiologiche
La capacità di conservare le tracce della
stimolazione dopo che si è verificata si fonda
in particolare su due strutture cerebrali:
1. l’ippocampo
2. l’amigdala
51. La memoria: problematiche
Per quanto tempo possono essere fissate le
tracce dell’esperienza passata?
In che cosa consistono i processi di
richiamo della memoria?
Il problema dell’oblio: come e perché si
dimentica?
52. Proprietà della memoria
umana (interna)
In analogia con i sistemi di memoria esterna (computazionali):
codifica (codice)
ritenzione
recupero
perdita di informazione
capacità
ricodifica
- riduzione dell’informazione
- riorganizzazione
- elaborazione
- ricostruzione
53. Memoria distribuita
<<Non è possibile dimostrare che, nel sistema nervoso, le
tracce di memoria siano localizzate in modo puntiforme>>
(Lashley, 1950)
L’engramma, ovvero la traccia di memoria
dell’apprendimento è distribuito su tutta una regione del
cervello (ad es., la corteccia associativa), con la
conseguenza che la distruzione di una parte non distrugge
completamente la conoscenza
54. Il modello di Atkinson e
Shiffrin (1968)
Memoria
sensoriale
Memoria
a lungo
termine
Memoria
a breve
termine
Informazione perduta
per decadimento
o interferenza
CODIFICAATTENZIONE
REITERAZIONE
Informazione perduta
per decadimento
o interferenza
RECUPERO (RICONOSCIMENTO, RIEVOCAZIONE)
INPUT
55. Memoria sensoriale
Implica una capacità di ricordare ancora più breve
della MBT (1 o 2 secondi): è un sistema a elevata
capacità e rapido decadimento
L’informazione ripete il medesimo codice della
sensazione originaria (memoria iconica ed ecoica)
Sperling (1960): due ipotesi
1) ricordiamo solo la parte
dello stimolo su cui si è
focalizzata la nostra attenzione
2) la nostra attenzione ha messo
a fuoco tutto lo stimolo ma la
fissazione del materiale nella
nostra memoria è
estremamente labile
56. Memoria a breve termine
Implica ramificazioni del neurone, che “tornano” al
corpo cellulare
Implica un processo di iterazione per il mantenimento
delle informazioni (ad es., imparare una poesia a memoria)
Il ricordo dipende dalla forza della traccia (circa 30 sec)
Sistema a capacità limitata (Miller, 1956):
n° di chunks = <<magico numero sette più o meno due>>
57. La memoria di lavoro è…
lo spazio della MBT utilizzato per manipolare
e combinare l’informazione:
ESECUTIVO
CENTRALE
(Modello di Baddeley, 1990)
Circuito
fonologico
Taccuino
visivo-spaziale
58. Memoria a lungo termine
Implica cambiamenti qualitativi e quantitativi a
livello delle sinapsi
La ritenzione delle informazioni è sostanzialmente
permanente
Perché avvenga il passaggio di un contenuto dalla
MBT alla MLT occorre dare un’organizzazione al
materiale, attraverso un lavoro mentale e processi
integrativi (relazione tra ciò che di nuovo si è
appreso e quello che c’era già in mente: tanto più
sono gli “agganci” tanto maggiore il ricordo)
59. MLT: classificazione
Memoria implicita (processi automatici e inconsapevoli):
– memoria procedurale (ad es., script)
Memoria esplicita (informazioni consapevolmente apprese):
– memoria episodica (quello che ricordiamo)
– memoria semantica (quello che sappiamo) rete proposizionale
– memoria autobiografica / di eventi remoti
– memoria prospettica (ricordarsi di compiere un’azione)
60. La teoria della profondità di
elaborazione (Craik)…
È un’alternativa alla concezione mutiprocesso o
multimodalità
Profondità = quantità e complessità delle codifiche
e ricodifiche
(ad es., doppio codice: verbale e per immagini)
Livelli di elaborazione:
strutturale/ortografico
fonetico
semantico
61. Il recupero
Rievocazione Vs. riconoscimento
In generale, il ricordo è migliore quando le caratteristiche
psicoambientali di richiamo sono simili a quelle della
codifica (apprendimento dipendente dalla situazione o
specificità di codifica)
Aspetti ricostruttivi (rilievo della testimonianza oculare)
Processi lenti e volontari (richiede tempo e concentrazione)
Vs. automatici suscitati da indici di richiamo
Importanza del significato del materiale
Distribuzione dell’esercizio
62. Le cause dell’oblio
I. Teoria della dissoluzione della traccia
(cause neurofisiologiche: dimenticanza involontaria e
soggetto passivo)
II. Teoria psicoanalitica della rimozione
(processo attivo di dimenticanza che riguarda per lo più
contenuti mentali di natura ansiogena)
III. Teoria dell’interferenza (proattiva, retroattiva)
(tra il materiale già esistente nella memoria e il nuovo
materiale)
IV. Cause organiche (danni cerebrali)
(amnesia anterograda e retrograda: ad es., morbo di
Alzheimer)
63. Gli stili individuali di memoria
… sono preferenze nell’utilizzo di una
modalità sensoriale piuttosto di un’altra nei
processi di codifica , ritenzione e recupero
65. Il pensiero è…
la manipolazione di informazioni
codificate in precedenza
(rappresentazioni mentali), a volte
allo scopo di risolvere problemi, a
volte senza alcun fine determinato
(ad es., “fantasticare”)
66. Le rappresentazioni mentali,
materia del pensiero
I. Parole: pensiero sequenziale, pensare è come
parlare
II. Immagini: pensiero non lineare, pensare è come
percepire [immaginazione visiva, uditiva e
motoria]
III. Proposizioni: pensiero astratto, senza parole né
immagini (inconscio)
67. Il ragionamento
È una concatenazione di pensieri
Tipologia:
– ragionamento induttivo (inferenze non certe, ma
generalmente affidabili): dai casi particolari ricaviamo
una conclusione generale
– ragionamento deduttivo (ad es., sillogismo): premesse
generali sono necessariamente seguite da una
conclusione particolare
Ruolo delle conoscenze e delle credenze
La verifica delle ipotesi:
– regole di inferenza
– modelli mentali
– schemi di ragionamento pragmatico
68. Metodi di problem-solving
1) Algoritmi = regole che specificano esattamente
che cosa fare, passo per passo, in
una certa situazione problematica
2) Euristiche = strategie generali che non
garantiscono risposte corrette, ma
spesso sono il modo migliore di
affrontare un certo compito
69. Lo spazio del problema
Stato iniziale = modo in cui vengono descritte le
condizioni di partenza
Stato-obiettivo = descrizione della condizione-
obiettivo
Operatori = operazioni per passare da uno stato
all’altro
Stati intermedi = applicazione di un operatore a
uno stato in funzione dell’obiettivo
70. Le impostazioni negative
Sono un esempio di trasferimento negativo
dell’apprendimento
= qualcosa che abbiamo appreso in passato ci
danneggia
Sono un esempio di fissità funzionale
= tendenza a continuare fare qualcosa allo
stesso modo, ma, poiché non si tratta
dell’approccio giusto, senza successo
(l’etichettamento aiuta, la ricompensa no)
71. Il pensiero analogico
È un esempio di trasferimento positivo
dell’apprendimento
Due condizioni:
1. il vecchio apprendimento (source) deve essere
applicabile a una nuova situazione (target)
2. dobbiamo accorgerci che il vecchio apprendimento
è applicabile (talvolta è necessario un suggerimento)
Esempio: il problema della radiazione di Duncker
72. Sul pensiero produttivo
PROBLEMA: sia la teoria behaviouristica che
associazionistica sostengono che vi sono processi di
pensiero produttivi (= individuano in ciò che è dato qualcosa
di nuovo), ma allora come è possibile
“inventare” qualcosa che non sia già nel
repertorio comportamentale o nelle associazioni
di idee del soggetto?
Gestalt: l’associazione tra idee non è l’unico meccanismo
della creatività: anche il pensiero, come la percezione,
procede secondo leggi gestaltiche (ad es., insight)
73. L’insight
Caratteristiche:
nuovo problema da risolvere
soluzione improvvisa/imprevedibile
scarsa tendenza alla fissità funzionale
abilità di problem-solving:
– codifica selettiva
– combinazione selettiva
– confronto selettivo
Stadi:
1. preparazione
2. incubazione
3. insight
4. verifica
Persona creativa
senso della finalità
+
disponibilità di conoscenze
e di tecniche
74. Il pensiero divergente…
è attivato nelle situazioni che permettono più
vie d’uscita o di sviluppo
Caratteristiche secondo Guilford (1967):
– fluidità
– flessibilità
– originalità
– elaborazione
– valutazione
75. Giudizi e decisioni
(nei casi di incertezza)
Sovrautilizzo di euristiche:
– della rappresentatività
– della disponibilità
– di ancoraggio
Ruolo della struttura del problema:
effetti pronunciati quando la decisione è rischiosa
Ragioni delle scelte:
– minimizzare i rimpianti/dispiaceri successivi
– giustificare le scelte a noi stessi/agli altri
strategie generali, irrazionali
e intuitive, ma adattive
76. I calcolatori possono pensare?
SÌ, poiché pensare = manipolare informazioni
– intelligenze artificiali
(programmi che risolvono specifici problemi nel modo più
efficiente possibile)
– simulazioni su calcolatore
(programmi che imitano il pensiero umano)
– sistemi esperti
(combinano IA e simulazione)
Tuttavia, la questione se le macchine possano essere
programmate per pensare al modo delle persone è ancora aperta:
gli esseri umani, diversamente dai calcolatori, possono
apprendere dall’esperienza passata
77. La metacognizione
Consapevolezza e conoscenza circa il
funzionamento della mente (= cognizione),
propria e altrui
Controllo dei propri processi di pensiero
(Cornoldi, 1995)
79. Il concetto naïf d’intelligenza
Sternberg (1985):
- capacità di risolvere problemi
[ragionamento logico, cogliere relazioni tra idee,
atteggiamento mentale elastico]
- capacità verbale
- competenza sociale
[accettare gli altri per quel che sono, ammettere i propri
errori, coscienza sociale, sensibilità verso gli altri]
80. Tipi di intelligenze
Binet e Simon (1905): età mentale
Stern (1912): quoziente intellettivo (QI)
Spearman (1923): fattore generale (G) + fattore specifico (S)
Cattel (1971): intelligenza cristallizzata + intelligenza fluida
Vernon (1971): attitudine verbale scolastica + pratico-operativa
Thurstone (1938): capacità mentali primarie
[ragionamento astratto, ragionamento spaziale, fluidità di
pensiero, abilità numerica, significato verbale]
Gardner (1983): teoria delle intelligenze multiple
[linguistica, musicale, logico-matematica, spaziale, corporea,
intrapersonale, interpersonale, (naturalistica, spirituale)]
Guilford (1967): 120 componenti
(= combinazioni di operazioni, contenuti e prodotti)
Sternberg (1985): teoria triarchica
1. intelligenza contestuale
2. intelligenza esperienziale
3. intelligenza componenziale
UNICAABILITA’ GENERALE
- meta-componenti
- componenti esecutive
- acquisizione di conoscenze
INTELLIGENZA
“VERTICALE”
81. Semplici (e inadeguate)
misure dell’intelligenza
Craniometria (inferenza di tratti mentali a partire
dalle dimensioni del cervello, dal peso del cervello,
dalla circonferenza del cranio) [nell’Ottocento:
Broca, Binet ecc.]
Velocità di risposta a uno stimolo [nell’Ottocento:
Galton, Cattell]
Tempo di reazione nella decisione
[Jensen, 1982]
82. I test di intelligenza
I più utilizzati: le scale Wechsler
[ad es., la Wechsler Adult Intelligence Test (WAIS)]
Requisiti:
– attendibilità (= concordanza dei punteggi ottenuti in diverse occasioni
– validità (= il test misura quello che deve misurare)
Tipologia:
– test con materiale verbale (ad es., scala verbale della WAIS)
– test di esecuzione (culture-fair) (ad es., Matrici Progressive di Raven)
Almeno 2 scopi (spesso compresenti):
– valutare ciò che una persona ha appreso (test di profitto)
– predire le prestazioni future (test attitudinali)
N.B. I TEST NON MISURANO, NE’ POSSONO
MISURARE, <<L’INTELLIGENZA INNATA>>
83. Natura, ambiente e QI
Intelligenti si nasce o si diventa?
Una possibilità: le differenze di QI entro un gruppo possono
essere genetiche, mentre le differenze medie tra gruppi possono
essere ambientali
Se anche il QI fosse altamente ereditario potrebbe essere
fortemente influenzato dall’ambiente
Nella ricerca (studi su gemelli, su bambini adottati ecc.) è
difficile separare efficacemente gli effetti dei geni da quelli
dell’ambiente
È poco sensato assegnare al QI un preciso rapporto di
ereditarietà: approssimativamente esso è pari a 0,50
Eredità e ambiente sono egualmente importanti nel
determinare le differenze di QI
85. Il linguaggio è…
l’insieme di quegli aspetti che sono
in buona misura comuni alle
diverse lingue
il mezzo che permette di congiungere
il pensiero al bisogno di comunicarlo
a qualcuno
86. A che cosa serve parlare?
Bühler (1934):
PARLANTE RICEVENTE
REALTÀ
FENOMENO
funzione
espressiva
funzione
appellativa
funzione
rappresentativa
87. La specificità del linguaggio
GLI UNIVERSALI LINGUISTICI:
1) creatività o produttività:
- possibilità di produrre un numero potenzialmente infinito di messaggi
a partire da un numero finito di unità-base di una lingua (fonemi e
parole)
- qualunque idea o pensiero esprimibile in una lingua è esprimibile
in una qualunque altra lingua
2) proprietà costruttive:
- n° limitato di suoni linguistici: i fonemi
- n° molto grande di unità linguistiche significative: morfemi e parole
- arbitrarietà della relazione tra suono e significato: il significato non può
essere ricavato dalla forma del suono ma deve necessariamente essere
appreso (trasmissione culturale intergenerazionale)
- combinazione sistematica di parole in frasi
88. La natura del
linguaggio umano
i. La percezione del linguaggio parlato:
• fonemi fisicamente differenti e allofoni
• integrazione dell’informazione acustica e visiva
ii. Le parole e i significati:
• morfemi legati e morfemi liberi
• function words e content words
• aspetti del significato: denotazione e connotazione
iii. Le frasi e i messaggi:
• regole di combinazione delle parole (sintassi)
• struttura superficiale e struttura profonda
• significato letterale e significato trasmesso
sintagmatiche
trasformazionali
89. Il codice linguistico
… è un insieme di regole in grado di
associare in maniera sistematica gli
elementi del sistema fonologico (i suoni)
con i corrispondenti elementi del sistema
semantico (i significati)
[ad es., alla stringa di suoni /c-a-n-e/ è
associato il significato di cane]
90. L’acquisizione del linguaggio
1. Spiegazione comportamentista: il linguaggio viene appreso per imitazione e
secondo schemi S-R
Skinner (1957): l’apprendimento del linguaggio è un processo di
condizionamento operante
2. Spiegazione strutturale-innatista: il linguaggio si sviluppa indipendentemente
da altre capacità non linguistiche
Chomsky (1965): non tutto il linguaggio è appreso ma esiste un
dispositivo innato per la sua acquisizione (Language Acquisition
Device, LAD)
3. Spiegazione interazionista: l’apprendimento del linguaggio dipende dalla
integrazione e ricombinazione di complesse capacità (cognitive, sociali e
comunicative) che in parte lo precedono nel corso dell’ontogenesi
ipotesi cognitiva (Piaget, 1946): lo sviluppo linguistico deriva e
dipende dallo sviluppo cognitivo
Bruner (1983): esiste un LASS (sistema di supporto per l’acquisizione
del linguaggio), che corrisponde al ruolo svolto dall’adulto e dal
contesto sociale
91. Esiste un periodo critico per
l’acquisizione del linguaggio?
Secondo alcuni studiosi, il periodo compreso
tra i due anni e la pubertà (13-14 anni) è
particolarmente sensibile o critico per
imparare la lingua materna
Anche se è difficile trovare prove definitive a
favore di questa ipotesi, il sistema linguistico
acquisito dopo la pubertà rimane per alcuni
aspetti incompleto e si realizza con difficoltà
92. Lo sviluppo del linguaggio
1. Da 0 a 1 anno: fase prelinguistica
sviluppo fonologico
comunicazione gestuale
2. Tra 1 e 2 anni e mezzo: sviluppo lessicale e semantico
prima produzione di parole
evoluzione del significato delle parole
3. Da 1 anno e mezzo a 10 anni: sviluppo della grammatica
dalle prime combinazioni di parole al linguaggio complesso
sviluppo morfosintattico (dai 2-3 anni)
Dai 2 anni e mezzo: capacità di conversare
Dai 3-4 anni: capacità di comunicare efficacemente
Dai 5-6 anni:
consapevolezza metalinguistica
apprendimento della lettura-scrittura
93. Le origini della comunicazione
e del linguaggio
ASPETTI FILOGENETICI:
• comparsa della posizione eretta
• incremento della plasticità della mano (opponibilità del pollice)
• sviluppo del sistema gestuale
• riduzione della mandibola:
• ampliamento delle aree cerebrali prefrontali
• affinamento della discriminazione dei suoni
• produzione di artefatti:
• impiego di differenti media
• elaborazione di diversi sistemi di simboli (ad es., musica, numeri, linguaggio verbale)
ASPETTI ONTOGENETICI:
• processi comunicativi preverbali nel contesto delle routine quotidiane:
• costruzione/condivisione di significati
• sequenza temporale
• prime manifestazioni di referenza/predicazione
• regolazione dei turni
• inferenza delle intenzioni comunicative
94. Sistemi di comunicazione
VOCALE VERBALE
PARALINGUISTICO
EXTRALINGUISTICO
NON VOCALE CINESICO
PROSSEMICA (uso dello spazio)
• postura
• contatto corporeo
• distanza interpersonale
• orientazione ecc.
COMPORTAMENTO MOTORIO-GESTUALE
• gesti simbolici
indicatori
illustratori ecc.
COMPORTAMENTO MIMICO DEL VOLTO
COMPORTAMENTO VISIVO
• orientazione dello sguardo
• durata ecc.
PROSODICO
QUALITÀ VOCALI
LINGUISTICO
NON LINGUISTICO
[Anolli e Ciceri, 1995]
95. La comunicazione è…
un atto globale e unitario…
articolato in maniera molecolare in una pluralità di
sistemi di segnalazione (linguistico, vocale,
cinesico)…
regolato e organizzato dall’intenzione comunicativa
che stabilisce fra i diversi sistemi di segnalazione
le opportune connessioni semiotiche…
per definire un percorso coerente di senso con
l’interlocutore
(Anolli e Ciceri, 1995)
96. Caratteristiche della
comunicazione
Dimensione cognitiva: la comunicazione è in
stretta connessione con il pensiero, l’intenzionalità
e l’azione pianificata
Dimensione relazionale: la comunicazione
prevede, intrinsecamente, l’interazione con
qualcun altro e il contatto sociale: perciò alimenta
e sostiene i giochi relazionali tra gli individui
97. La specificità della
comunicazione
SE OGNI COMPORTAMENTO FOSSE COMUNICATIVO
VERREBBE MENO IL CONCETTO STESSO DI
COMUNICAZIONE, PERCHÉ PERDEREBBE LA SUA
SPECIFICITÀ
o La comunicazione non consiste in un processo né casuale né involontario
(atto d’informazione), ma nel voler rendere l’interlocutore consapevole
della propria intenzione
o L’intenzione comunicativa implica avere un certo grado di coscienza
(= essere consapevoli di qualcosa che è trasmesso a qualcun altro)
o Vi può essere un’intenzione:
unica (atto comunicativo semplice: ad es. una domanda)
di secondo livello (atto comunicativo complesso: ad es. una menzogna)
[metaintenzione = consapevolezza di comunicare comunicando]
98. Il modello di R. Jakobson
Coordinate
tematiche e
processi
attivati
espressione
diretta del
comportamento/
atteggiamento
del soggetto
riguardo quello
di cui parla
(interiezioni)
ricerca di
coerenza tra
espressione e
contenuto
persuasione,
ordine,
propaganda
(vocativo,
imperativo)
descrizione:
denotazione,
cognizione
riflessione,
verifica sul
medium
mantenimento
del dialogo/
comunicazione
(formule
stereotipate)
Funzioni
linguistiche
emotiva poetica conativa referenziale metalinguist./
chiosa
fàtica
Struttura della
comunicazione
mittente messaggio destinatario/
ricevente
contesto codice contatto/
canale
99. I modelli della comunicazione
I processo di trasmissione di informazioni
(Modello matematico)
II significazione e segno
(Modello semiotico)
III interazione tra testo e contesto
(Modello pragmatico)
IV gioco delle relazioni
(Modello psicologico)
Comunicazione
come…
Ogden e Richards
De Saussure
Peirce
Shannon e Weaver
Austin
Grice
Bateson
100. Organismo, ambiente e
comunicazione
A. Reazioni tropistico-riflesse:
trasmissione biofisica/biochimica che produce una
risposta stereotipata
B. Azioni sensomotorie su cose definite da segnali:
formazione di segnali (mammiferi)
uso di strumenti naturali (scimmie)
C. Conoscenza contemplativa degli oggetti:
costruzione di strumenti e formazione di simboli al
servizio della conoscenza e della manipolazione
dell’ambiente
mete biologiche
101. Lo sviluppo delle reazioni
comunicative (Spitz, 1965)
3° mese: risposta del sorriso
[capacità di riconoscere il volto umano)
8° mese: angoscia verso un estraneo
[dicotomia conosciuto-sconosciuto; oggetto libidico]
15° mese: risposta del “No”
[il bambino esprime una propria opinione; non è più
necessario il contatto fisico]
102. Distanza interpersonale e
registro comunicativo
è poca: mezzi comunicativi “primitivi”
(mimico-gestuali)
Se la distanza
fisica e/o
interpersonale
è molta: mezzi comunicativi più evoluti
(rappresentativo- simbolici)
Polarizzazione: da registro
informale a registro formale
103. Linguaggio, pensiero e realtà
A. Ipotesi della relatività linguistica (ipotesi di
Sapir-Whorf): la particolare lingua parlata da
una persona (in termini di grammatica più che
di vocabolario) determina il modo in cui essa
percepisce e concettualizza il mondo
B. Ipotesi contraria (più verosimile):
la realtà (cultura) forgia il linguaggio
Linguaggio e pensiero sono tra loro indipendenti
TUTTAVIA, SEMBRA PIÙ VEROSIMILE CHE SIANO
FUNZIONI DISTINTE MA INTERDIPENDENTI
106. La motivazione è…
il processo che attiva, dirige e sostiene
il comportamento finalizzato alla
realizzazione di un determinato scopo in
relazione alle condizioni ambientali
107. Libero arbitrio (1)…
e determinismo (2)
(1) La mente (ragione) controlla il
comportamento: gli esseri umani sono liberi
di scegliere che cosa fare, sebbene le loro
decisioni possano essere influenzate da stimoli
esterni e da bisogni interni
(dottrina dominante da Platone fino ad oggi)
(2) Tutto il comportamento risulta da
concatenazioni inflessibili di cause ed effetti
(Democrito, Darwin, Skinner)
108. Sulla motivazione
Le stesse azioni o comportamenti possono essere coerenti con motivi
molto differenti, talvolta “mescolati”
Si può non essere del tutto consapevoli delle ragioni soggiacenti alle
proprie azioni (secondo la teoria psicoanalitica: motivi inconsci)
Le motivazioni umane possono assumere diverse forme lungo un
continuum: da quelle che sembrano innate e collegate ai bisogni
biologici fondamentali (MOTIVAZIONI PRIMARIE) a quelle che
sembrano il prodotto di processi di apprendimento e specificamente
umane (MOTIVAZIONI SECONDARIE)
Certe cose sono associate con un numero tanto grande di scopi
differenti che il desiderio di esse diventa un motivo funzionalmente
autonomo
Si può svolgere un’attività perché è gratificante per se stessa
(motivazione intrinseca) o per conseguire qualcosa d’altro, per es.
ricevere un premio (motivazione estrinseca)
109. I livelli della motivazione
I RIFLESSI = risposte (a stimoli esterni o interni) innate,
automatiche e involontarie, determinate e regolate
da meccanismi neurofisiologici su base genetica
GLI ISTINTI = sequenze congenite, fisse e stereotipate di
comportamenti specie-specifici su base genetica
evocate da particolari segni o stimoli scatenanti
I BISOGNI = condizione fisiologica di carenza e di necessità (come
la fame, la sete, il sesso, il sonno ecc.)
LE PULSIONI = stato di disagio/tensione interna che l’individuo
tende ad eliminare/ridurre con condotte opportune
(dimensione psicologica del bisogno)
GLI INCENTIVI = stimoli esterni (ambientali) con funzione di
rinforzo rispetto ai bisogni fisiologici (rinforzi
primari) e psicosociali (rinforzi secondari:
appresi culturalmente)
110. Motivazioni primarie
e secondarie
A. Motivazioni viscerogene:
– la fame, la sete
– il sonno
– la sessualità
B. Motivazioni psicogene:
– l’affiliazione (il bisogno degli altri)
– la motivazione al potere
– la motivazione al successo
– la motivazione alla competenza
la cooperazione
la compagnia
l’attaccamento e l’amore
senso di autoefficacia
prestazioni passate
+
esperienza per procura
+
persuasione verbale altrui
(McClelland, 1985)
111. Punti di vista sulla motivazione
Teorie dell’istinto e sociobiologiche:
il comportamento è determinato da fattori innati, geneticamente trasmessi
Teorie della riduzione delle pulsioni:
un bisogno produce una pulsione diretta verso comportamenti che riducono il
bisogno, e con ciò la pulsione (ipotesi dell’omeostasi)
Teorie dell’arousal (attivazione):
le persone sono motivate non tanto ad abbassare l’arousal ma a mantenerlo ad un
livello ottimale, differente in ogni individuo
Teorie comportamentiste (incentivi e motivazioni condizionate):
determinati stimoli ambientali diventano incentivi per il comportamento attraverso
processi di apprendimento per associazione con esperienze personali di
soddisfazione (rinforzi positivi e negativi) e di insoddisfazione (costi/punizioni)
Teorie cognitive e scopistiche:
il comportamento è guidato da scopi, definiti attraverso complessi processi cognitivi,
organizzati gerarchicamente e raggiunti attraverso strategie (ad es. unità TOTE)
Teorie interazioniste:
il comportamento è suscitato, alimentato e regolato da processi relazionali
112. La competizione tra motivi
La gerarchia
dei bisogni
(Maslow, 1954)
Bisogni di autorealizzazione
Bisogni di stima
Bisogni di appartenenza
Bisogni di sicurezza
Bisogni fisiologici
Bisogni
di crescita
Bisogni
di carenza
113. Le emozioni sono…
motivazioni speciali
degli amplificatori delle motivazioni
degli indicatori del potenziale
motivazionale dell’individuo
(Buck, 1985)
114. Le emozioni: tra fisiologia
e psicologia
Le emozioni sono il risultato di 3 componenti:
1. una neurofisiologico-biochimica
2. una comportamentale (o espressivo-motoria)
3. una cognitivo-rappresentativa (esperienza
soggettiva interna = sentimento)
115. Sulle emozioni
Emozioni fondamentali/primarie (innate)
emozioni derivate/secondarie (acquisite)
L’intensità, quando va al di là di certi livelli, cambia la loro qualità
Si possono controllare?
Sono elementi disorganizzanti o organizzatori del comportamento?
Regolano i processi psicologici interni e i comportamenti interpersonali
Non coincidono con gli istinti
Non sono solo risposte: possono essere causa/stimolo
Sono attivate sia da stimoli sensoriali (per es. una sofferenza fisica) sia
da processi cognitivi (per es. pensieri, ricordi)
Influenzano e sono influenzate dall’attività cognitiva
L’espressione (il riconoscimento è più discusso) delle emozioni è un
processo innato e universale
Vs.
116. Le emozioni fondamentali
Ekman e Friesen (1972):
gioia
rabbia
tristezza
paura
Caratteristiche (Izard, 1991):
specifico substrato neurale
distinti e specifici movimenti facciali (ad es. in base a FACS)
specifica qualità emotiva consapevole
derivate da evoluzione
funzioni adattive
117. Da dove vengono le
emozioni?
Le parti dell’encefalo principalmente
coinvolte nelle emozioni sono:
l’ipotalamo
il sistema limbico
118. Umore e memoria
Quel che sentiamo influenza quel che pensiamo: quando il
nostro umore è positivo troviamo più facile ricordare le
cose positive e viceversa
La memoria è migliore quando l’umore dominante durante
la rievocazione corrisponde a quello dominante durante
l’apprendimento
(memoria dipendente dallo stato)
Le emozioni agiscono come nodi della memoria
e le informazioni vengono immagazzinate con
gli umori ad esse associati
119. Punti di vista sulle emozioni
La teoria dell’arousal:
vi è un livello ottimale di attivazione emozionale controllato dal sistema
d’attivazione reticolare (RAS)
La teoria dell’esperienza emotiva di James-Lange (1890):
La teoria dell’esperienza emotiva di Cannon-Bard (1927):
La teoria bifattoriale del juke-box di Schachter (1962):
La teoria del processo antagonista di Solomon (1974):
quando si avverte una forte emozione ha luogo un processo antagonista, che
genera un tipo di emozione opposto, più lento ad attivarsi e più lento a decadere
Attivazione fisiologica
specifica dell’emozione
Esperienza
soggettiva dell’emozione
Attivazione fisiologica
Esperienza soggettiva dell’emozione
Stimolo
Attivazione fisiologica
generalizzata
Etichetta cognitivaStimolo
+ =
Esperienza
soggettiva
dell’emozione
Stimolo