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







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3
Programmazione e progettazione:
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4
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

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5
Programmazione e progettazione: tra
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

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6
Programmazione e progettazione: tra
previsioni e realizzazioni


Costruire un percorso educativo
orientato:



Significato della proposta (il “senso” per gli
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Conoscenza della realtà educativa,
Precisazione degli obiettivi e del “compito”
Metodologie
Individuazione degli strumenti/materiali
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





7
Programmazione e progettazione: tra
previsioni e realizzazioni


Caratteristiche



Anticipazione, intenzionalità
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Condivisione, collegialità
Flessibilità, revisionabilità
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Documentazione







8
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9
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

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10
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

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Cosa facciamo quando si inceppa?
11
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

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successo, a segnalare l’adattabilità
Descrizione rarefatta (dei manuali)
Descrizione densa (dell’esecuzione)






12
Pratiche canoniche e non canoniche
 Mappa

canonica, direttiva,
prescrittiva





non fornisce informazioni circa il modo in
cui si prendono decisioni di fronte al variare
delle situazioni;
presuppone macchine prevedibili e processi
eseguibili

13
Pratiche canoniche e non canoniche
Se i tecnici aderissero sempre all’approccio
canonico, si cadrebbe nel caos
 I tecnici sviluppano procedure non
canoniche per colmare la distanza tra
manuale e situazione reale:
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costruzione sociale
aiutano a costruire una
“comprensione condivisa” dell’evento


14
Pratiche canoniche e non canoniche





Programmazione come definizione
di “pratiche canoniche”
Conduzione come insieme di
pratiche canoniche e non canoniche

15
Modelli programmatori
1. La programmazione per
obiettivi

16
1. La programmazione per obiettivi


Premessa: il comportamentismo



Conoscenza come rispecchiamento
Apprendimento come “modificazione dei
comportamenti”
Analisi e definizione degli obiettivi didattici
in termini di “comportamenti osservabili”
(operazionalizzare gli obiettivi)





17
1. La programmazione per obiettivi







Linguaggio osservativo-descrittivo
Verifica degli apprendimenti come
rilevazione (presenza, assenza, frequenza)
delle condotte attese
Feedback: sugli apprendimenti e
sull’insegnamento
Algoritmi lineari / ramificati

18
1. La programmazione per obiettivi


Immagini: strade …



Modalità di apprendimento:
accrescimento, classificazioni



Metafora: crescere, salire

19
1. La programmazione per obiettivi


L’obiettivo didattico (R.Mager)



E’ la descrizione di una prestazione che
l’alunno deve esibire al termine dell’attività
didattica, delle condizioni in cui la
prestazione deve realizzarsi, dei criteri che
rendono accettabile o meno tale
prestazione



Es: esegue individualmente (n.°)….. addizioni con il
riporto entro il 100 in …… minuti
20
1. La programmazione per obiettivi


Le fasi della programmazione per
obiettivi



Analisi della situazione di partenza,
Definizione degli obiettivi educativi e
didattici,
Definizione dei prerequisiti,
Definizione dei mezzi, delle strategie, dei
tempi
Attività di verifica,
Feedback







21
1. La programmazione per obiettivi


Mastery learning (Bloom, Block), o
“apprendimento per competenza”



è una strategia e un complesso di
procedure che hanno lo scopo di realizzare
un’educazione individualizzata
"in condizioni didattiche ottimali tutti o
quasi tutti gli studenti possono
padroneggiare gran parte dei contenuti che
sono loro insegnati".



22
1. La programmazione per obiettivi



Se si offre a ciascuno il tempo di
apprendimento che gli è necessario, sarà
possibile per ogni alunno raggiungere la
padronanza negli obiettivi proposti.



Il buon apprendimento è visto come
ottimizzazione del rapporto tra il tempo che
è necessario a ciascun alunno e il tempo
reale che l'insegnante concede

23
1. La programmazione per obiettivi


Fasi del mastery learning

a) la suddivisione della materia in sequenze
successive (unità didattiche/moduli)
b) la previsione dei tempi necessari per
ottenere una diffusa padronanza di tali
unità;
c) la determinazione degli obiettivi attraverso
l'utilizzazione di una scala tassonomica;
d) l’accertamento della padronanza dei
“prerequisiti” necessari;
24
1. La programmazione per obiettivi







e) un'accurata predisposizione dei materiali
didattici che contengono i contenuti
informativi che si vogliono fare apprendere;
f) la valutazione in itinere;
g) fase di recupero/consolidamento:
eventuale predisposizione di itinerari di
apprendimento alternativi
h) verifica e valutazione

25
1. La programmazione per obiettivi




Tassonomia degli obiettivi educativi (Bloom)
Conoscenza (di fatti, termini, procedure…)
Comprensione (saper interpretare, trasformare,
prevedere)



Applicazione (saper usare le informazioni acquisite
per risolvere problemi nuovi)




Analisi (individuare elementi e rapporti)
Sintesi (saper riunire elementi in nuove
“organizzazioni”)



Valutazione
26
1. La programmazione per obiettivi


Punti critici



Dice di più e di meno di quel che accade in
classe
Promuove il pensiero convergente



27
Modelli programmatori
2. La programmazione per concetti

28
2. La programmazione per concetti


Premessa: il cognitivismo



La conoscenza è un processo costruttivo e
strategico
Apprendimento come riorganizzazione
cognitiva
Apprendimento è modificazione dei
significati che l’uomo dà all’esperienza





29
2. La programmazione per concetti


“Se dovessi condensare in un unico
principio l’intera psicologia dell’educazione
direi che il singolo fattore più importante
che influenza l’apprendimento sono le
conoscenze che lo studente già possiede.
Accertatele e comportatevi in conformità
nel vostro insegnamento”.
D.P. Ausubel

30
2. La programmazione per concetti
Lo schema di Ausubel
MECCANICO

SIGNIFICATIVO

RECEZIONE

Meccanico per recezione

Significativo per recezione

L’informazione è presentata
al discente nella sua forma
definitiva e questi deve soltanto memorizzarla

L’informazione è presentata al
discente nella sua forma
definitiva e questi la mette in
relazione con le sue conoscenze pregresse

Meccanico per scoperta
SCOPERTA

Primo stadio dell’apprendimento
(accesso all’informazione)

Secondo stadio dell’apprendimento (interiorizzazione)

Significativo per scoperta

Il discente perviene per
scoperta autonoma ad almeno parte dell’informazione e
si limita a memorizzarla.

Il discente prende conoscenza
dell’informazione in modo autonomo e quindi la mette in
relazione
con
la
sua
struttura cognitiva

31

A. Tifi 2005
2. La programmazione per concetti


Teorie dell’apprendimento significativo, 1

Le conoscenze pregresse
* si ricordano meglio le informazioni in presenza di
un organizzatore anticipato
* vuole offrire un ancoraggio facilitante (advance
organizer)
 L’organizzazione delle conoscenze
* si ricordano meglio le informazioni se sono
organizzate


32
2. La programmazione per concetti


Teorie dell’apprendimento significativo, 2



L’apprendimento come scoperta
* Approccio euristico (esplorazione, curiosità,
interrogazione,
operatività,….)
* Coinvolgimento: se vedo…, se faccio…, se
domando…,

33
2. La programmazione per concetti


Teorie dell’apprendimento elaborativo

I processi, le strategie attivate durante il compito
* il ricordo delle informazioni dipende dalle
operazioni compiute durante il lavoro
* vuole rendere più difficile la comprensione
attraverso
- esempi, controesempi,
- trattamento dell’errore


34
2. La programmazione per concetti


Conoscenze dichiarative



è sapere cosa è ………………….



Conoscere il proprio indirizzo, la capitale della
Francia, la definizione di triangolo, ………



E’ una conoscenza statica, più ripetitiva, implica
processi di ritenzione, più che di elaborazione

35
2. La programmazione per concetti


Conoscenze procedurali



è sapere come fare qualcosa



Essere in grado di arrivare a casa (da scuola, dal
mercato,…), decodificare un testo stampato,
identificare un pentagono tra diverse figure,
bilanciare un’equazione, ……



Non è un semplice richiamo di conoscenze, implica
una trasformazione delle informazioni: in genere
viene usata per operare sulle informazioni allo scopo
di trasformarle
36
2. La programmazione per concetti


Immagine: la rete



Modalità di apprendimento: a
connessioni variabili



Metafora: navigare

37
2. La programmazione per concetti
Mappa previsionale
Accertamento cognitivo
Progettazione didattica
Valutazione
Realizzazione

38
2. La programmazione per concetti


Mappa previsionale della disciplina
(o dell’argomento)



Concetti
Relazioni
Trasversalità




39
2. La programmazione per concetti

Ambiente

Elementi abiotici

Elementi biotici
Animali

Clima

Idrologia

Terreno

Viventi

Uomo

Tipologia Morfologia
Ciclo stagioni

Ciclo acqua

Vegetali

Microfauna

40
2. La programmazione per concetti


Accertamento cognitivo (la rete che
accoglie)



Mappe cognitive
Colloqui, interviste
Discussioni collettive
Disegni





41
2. La programmazione per concetti


Progettazione didattica



Mappa previsionale
Accertamento cognitivo
Riformulazione della mappa concettuale
Determinazione dei contesti
Definizione di obiettivi e percorsi






42
2. La programmazione per concetti


Valutazione



Confronto tra reti cognitive iniziali e finali

43
2. La programmazione per concetti


Mappe cognitive
(Novak, Gowin)



Focalizzano l’apprendimento di significati:
concetti e relazioni
collegati al patrimonio soggettivo



Presupposto epistemologico:
La “connessione” produce i significati



44
2. La programmazione per concetti


Caratteristica generale:
Permettono una pluralità di ricostruzioni e
di rappresentazioni
Rimandano ad una negoziazione



Scopo:
Esplicitare la comprensione di
Concetti
Relazioni
Gerarchie
45
2. La programmazione per concetti


Funzioni didattiche:

Valutare le conoscenze dell’alunno
Valutare i cambiamenti cognitivi

46
2. La programmazione per concetti


Percorso per costruire mappe cognitive



Da liste di parole, costruire semplici mappe,
confrontarle, discuterne insieme.
Invitare ad arricchire o modificare mappe scritte alla
lavagna, sottolineando legami originali.
Da una storia, far costruire semplici liste di parole, e
poi, insieme o a gruppi, mappe: confronti e
discussioni, evitando valutazioni e sottolineando tutti
gli aspetti positivi.
Cominciare a produrre mappe con una semplice
“gerarchia di concetti”.






47
2. La programmazione per concetti







Prime rappresentazioni di brevi racconti, da soli, a
gruppi, per giungere eventualmente ad una
mappa comune di classe, arricchita dai contributi
di tutti.
Da una mappa, ricostruire una storia, più storie.
Ricostruire una storia, a partire dalla mappa
disegnata precedentemente.
Giocare con le mappe: mappe di racconti, di
giochi, di spettacoli, di attività.
Abituare a identificare le parole-concetto, ma
soprattutto i legami: quanti più legami si trovano,
tanto più …. ricca è quella parola.
48
2. La programmazione per concetti


Criteri per valutare le mappe cognitive



Arricchimento
è una mappa che presenta un numero maggiore di
parole-concetto e di legami rispetto alla mappa
precedente.



Gerarchia di concetti
dai concetti più estesi e generali (per es. acqua)
vengono fatti derivare concetti più specifici tramite
legami espliciti.
49
2. La programmazione per concetti


Progressiva differenziazione tra i concetti
dipende dal numero di attribuzioni/relazioni che
vengono assegnate ad un concetto. Maggiori sono le
relazioni, i legami connessi ad un concetto, tanto più
ricca ed articolata è – nella mente – la
rappresentazione del concetto.



Conciliazione integrativa tra concetti
avviene quando la relazione tra due o più concetti è
espressa con un altro concetto sovraordinato
(rosa, margherita: fiore; mucca, albero: vivente)

50
Modelli programmatori
3. Lo “sfondo integratore”: trama e
regia

51
3. Lo “sfondo integratore”


“Il contesto è matrice di significati”
(Bateson)



Lo “sfondo integratore” è la trama
su cui costruire itinerari didattici
integrati

52
3. Lo “sfondo integratore”


Lo sfondo costituisce la “trama” su cui
lavorare, la “regia educativa” (Zanelli)



Lo sfondo aiuta soprattutto educatori e
bambini a trovare motivazioni al fare, in
termini di intensità, affettività, globalità.
L’introduzione di uno sfondo permette di
leggere la realtà in modo diverso, dà la
possibilità di leggere significati più
complessi
53
3. Lo “sfondo integratore”


Procedere con lo Sfondo Integratore
significa costruire uno scenario che
riteniamo abbastanza affascinante,
o comunque sufficientemente ricco
di spunti per …..

54
3. Lo “sfondo integratore”


… la costruzione di scenari possibili : “ …
capaci di connettere diversamente elementi
che altrimenti rischierebbero di disperdersi,
di ricombinare tra loro gli elementi in
strutturazioni diverse, di accogliere e
conservare nuove informazioni capaci di
attivarsi in diverse combinazioni possibili”
(Canevaro)

55
3. Lo “sfondo integratore”


E' un contenitore dei percorsi didattici
finalizzati alla costruzione di un contesto
condiviso da tutti, capace di ampliare la
risorse dell'azione educativa.



E' un sollecitatore di situazioni
problematiche, che richiedono formulazione
di ipotesi e ricerca di soluzioni.



E' un facilitatore dell'apprendimento
attraverso la strutturazione di situazioni
motivanti.
56
3. Lo “sfondo integratore”


Il livello “strumentale” assegna allo
sfondo un potenziale di
organizzazione del lavoro della
classe o della sezione, si pone come
“contenitore” concettuale e affettivo
del reale vissuto dei discenti.

57
3. Lo “sfondo integratore”


Le modalità di sfondo
maggiormente praticate sono quelle
relative



all’organizzazione dell’ambiente come
sfondo metaforico (il bosco),
alla predisposizione dello sfondo come
trama narrativa (Il libro della giungla),





alla simulazione di contesti

58
3. Lo “sfondo integratore”


Il livello “metodologico” dello sfondo
integratore



Sfondi intesi come contesti da cui
emergano le connessioni significative, le
pertinenze evidenti, i linguaggi utili, che
realizzino la percezione di una connessione
evolutiva, storica, possibilmente risolutoria
dell’ esperienza



La regia educativa
59
Modelli programmatori
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati

60
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati


Programmi:

designano contenuti uniformi dell’insegnamento dettati
dal centro


Curricoli:

vincoli nazionali che ogni scuola è chiamata ad
interpretare e adattare


P.S.P.:

abbandono dell’uniformità delle prestazioni progettate a
priori, operando “non più dal generale culturale al
particolare, ma dal particolare personale al generale
culturale”.
Restano vincoli nazionali, dando spazio ad una quota
regionale

61
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati


Individualizzazione



… come adeguamento degli interventi
formativi a caratteristiche e bisogni
individuali
… percorsi che prendono spunto dagli
interessi dei singoli allievi, in
alternativa all’insegnamento collettivo
(la scuola su misura)



62
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati




Strategie didattiche mirate a
garantire a tutti l’acquisizione delle
competenze fondamentali, attraverso
itinerari d’insegnamento differenziati
Identificare obiettivi comuni,
prevedere percorsi differenziati

63
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati


Al fondo, l’idea di “persona”



Sullo sfondo, l’avanzare del
“cliente”
64
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati
Unità primaria di riferimento
“… non più la classe, bensì il singolo
allievo …
… affidato al tutor…
… in attività di classe e nei gruppi
(laboratori, livello, elettivi)…”
65
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati


Cancellazione delle nozioni di

* Ambiente per l’apprendimento
* Alfabetizzazione culturale

66
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati


Nozione poco comprensibile se la si
considera solo nell’ambito metodologico e
didattico



Formula pedagogica di una politica
scolastica che ha fatto della diversificazione
e della modulazione dell’offerta sulla
domanda il suo orizzonte di riferimento

67
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati


Competenze



“ Sono l’insieme delle buone capacità
potenziali di ciascuno portate a miglior
compimento … grazie all’impiego formativo
delle conoscenze e delle abilità”

68
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati


Piani di Studio Personalizzati

(percorso personale di apprendimento)
L’insieme delle Unità di Apprendimento
necessarie per raggiungere gli obiettivi
formativi trasformandoli in competenze

69
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati
 Unità

di Apprendimento

Le UdA sono indirizzate al conseguimento
degli Obiettivi formativi adatti ai singoli, al
fine di promuoverne le competenze

70
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati


1. Processo di costruzione



Avvio



A partire dagli o.generali
(che orientano gli
interventi
educativi),
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OSA
(o.specifici, conoscenze e abilità) - prescrittivi –
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O.generali e specifici contestualizzati diventano
o.formativi.

71
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati


2. Processo di costruzione



Elaborazione



L’articolazione degli o.formativi in attività didattiche li
trasforma in competenze di ciascun alunno



O.formativi, attività, aspetti organizzativi e
metodologici, procedure e strumenti di verifica
costituiscono le Unità di Apprendimento

72
4. Una recente ipotesi: i piani
personalizzati
Obiettivi
Obiettivi
Specifici di
Specifici di
apprendimento
apprendimento

Obiettivi
Obiettivi
generali
generali

Conoscenze
Conoscenze

Esperienze
Esperienze
pregresse
pregresse

Abilità
Abilità

Patrimonio
Patrimonio
individuale
individuale

Obiettivi formativi
Obiettivi formativi
Organizzazione
Organizzazione

U ddA
U A

Profilo educativo
Profilo educativo

Metodologia
Metodologia
U A
U ddA

U A
U ddA

S
PPS PP
Portfolio
Portfolio

73
Modelli programmatori
Per costruire un “percorso”

74
Per costruire un “percorso”
Obiettivi
Obiettivi

Tema
Tema

Il percorso
Il percorso
Breve descrizione delle
Breve descrizione delle
fasi ipotizzate
fasi ipotizzate

Materiali (libro di testo,
(libro
foto, libri vari, schede, …)
foto, libri vari, schede, …)
e strumenti (video,…)
e strumenti (video,…)

Fasi 1,2,3,
…

Prodotto finale
Prodotto finale
(individuale, collettivo, …)
…)

Senso per gli alunni
Senso per gli alunni

Incipit
Incipit
Come propongo il percorso
Come propongo il
agli alunni? Introduzione
agli alunni? Introduzione
frontale,
frontale,
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Progett 3 modelli

  • 1. Didattica e progettazione delle attività educative 3. La progettazione tra mappa e territorio: modelli programmatori e pratiche didattiche 13 gennaio 2007 1
  • 2. La progettazione tra mappa e territorio La mappa il territorio 2
  • 3. Progettazione tra mappa e territorio        Programmazione e progettazione tra previsioni e realizzazioni Pratiche canoniche e non canoniche Modelli programmatori: la programmazione per obiettivi Modelli programmatori: la programmazione per concetti Lo “sfondo integratore” Una recente ipotesi: i piani personalizzati Per costruire un “percorso” 3
  • 4. Programmazione e progettazione: tra previsioni e realizzazioni Per non viaggiare a caso 4
  • 5. Programmazione e progettazione: tra previsioni e realizzazioni  “Sviluppare un’azione di scelta, puntualizzazione, messa in opera di interventi che contribuiscono alla più efficace e razionale organizzazione delle attività che interessano” P. Bartolini 5
  • 6. Programmazione e progettazione: tra previsioni e realizzazioni  Tra il piano e l’improvvisazione 6
  • 7. Programmazione e progettazione: tra previsioni e realizzazioni  Costruire un percorso educativo orientato:  Significato della proposta (il “senso” per gli alunni) Conoscenza della realtà educativa, Precisazione degli obiettivi e del “compito” Metodologie Individuazione degli strumenti/materiali adatti, Disponibilità e capacità di verificare      7
  • 8. Programmazione e progettazione: tra previsioni e realizzazioni  Caratteristiche  Anticipazione, intenzionalità Contestualizzazione Condivisione, collegialità Flessibilità, revisionabilità Pubblicità Documentazione      8
  • 9. Pratiche canoniche e non canoniche Come si deve fare, come si fa 9
  • 10. Pratiche canoniche e non canoniche    Mappa Manuale di istruzioni Programma di viaggio 10
  • 11. Pratiche canoniche e non canoniche  Le fotocopie e la fotocopiatrice Cosa facciamo quando si inceppa? 11
  • 12. Pratiche canoniche e non canoniche  Distanza tra prescrizioni e pratiche  Condotte previste, condotte reali Sono le pratiche reali a determinare il successo, a segnalare l’adattabilità Descrizione rarefatta (dei manuali) Descrizione densa (dell’esecuzione)    12
  • 13. Pratiche canoniche e non canoniche  Mappa canonica, direttiva, prescrittiva   non fornisce informazioni circa il modo in cui si prendono decisioni di fronte al variare delle situazioni; presuppone macchine prevedibili e processi eseguibili 13
  • 14. Pratiche canoniche e non canoniche Se i tecnici aderissero sempre all’approccio canonico, si cadrebbe nel caos  I tecnici sviluppano procedure non canoniche per colmare la distanza tra manuale e situazione reale: racconti, collaborazione, costruzione sociale aiutano a costruire una “comprensione condivisa” dell’evento  14
  • 15. Pratiche canoniche e non canoniche   Programmazione come definizione di “pratiche canoniche” Conduzione come insieme di pratiche canoniche e non canoniche 15
  • 16. Modelli programmatori 1. La programmazione per obiettivi 16
  • 17. 1. La programmazione per obiettivi  Premessa: il comportamentismo  Conoscenza come rispecchiamento Apprendimento come “modificazione dei comportamenti” Analisi e definizione degli obiettivi didattici in termini di “comportamenti osservabili” (operazionalizzare gli obiettivi)   17
  • 18. 1. La programmazione per obiettivi     Linguaggio osservativo-descrittivo Verifica degli apprendimenti come rilevazione (presenza, assenza, frequenza) delle condotte attese Feedback: sugli apprendimenti e sull’insegnamento Algoritmi lineari / ramificati 18
  • 19. 1. La programmazione per obiettivi  Immagini: strade …  Modalità di apprendimento: accrescimento, classificazioni  Metafora: crescere, salire 19
  • 20. 1. La programmazione per obiettivi  L’obiettivo didattico (R.Mager)  E’ la descrizione di una prestazione che l’alunno deve esibire al termine dell’attività didattica, delle condizioni in cui la prestazione deve realizzarsi, dei criteri che rendono accettabile o meno tale prestazione  Es: esegue individualmente (n.°)….. addizioni con il riporto entro il 100 in …… minuti 20
  • 21. 1. La programmazione per obiettivi  Le fasi della programmazione per obiettivi  Analisi della situazione di partenza, Definizione degli obiettivi educativi e didattici, Definizione dei prerequisiti, Definizione dei mezzi, delle strategie, dei tempi Attività di verifica, Feedback      21
  • 22. 1. La programmazione per obiettivi  Mastery learning (Bloom, Block), o “apprendimento per competenza”  è una strategia e un complesso di procedure che hanno lo scopo di realizzare un’educazione individualizzata "in condizioni didattiche ottimali tutti o quasi tutti gli studenti possono padroneggiare gran parte dei contenuti che sono loro insegnati".  22
  • 23. 1. La programmazione per obiettivi  Se si offre a ciascuno il tempo di apprendimento che gli è necessario, sarà possibile per ogni alunno raggiungere la padronanza negli obiettivi proposti.  Il buon apprendimento è visto come ottimizzazione del rapporto tra il tempo che è necessario a ciascun alunno e il tempo reale che l'insegnante concede 23
  • 24. 1. La programmazione per obiettivi  Fasi del mastery learning a) la suddivisione della materia in sequenze successive (unità didattiche/moduli) b) la previsione dei tempi necessari per ottenere una diffusa padronanza di tali unità; c) la determinazione degli obiettivi attraverso l'utilizzazione di una scala tassonomica; d) l’accertamento della padronanza dei “prerequisiti” necessari; 24
  • 25. 1. La programmazione per obiettivi     e) un'accurata predisposizione dei materiali didattici che contengono i contenuti informativi che si vogliono fare apprendere; f) la valutazione in itinere; g) fase di recupero/consolidamento: eventuale predisposizione di itinerari di apprendimento alternativi h) verifica e valutazione 25
  • 26. 1. La programmazione per obiettivi    Tassonomia degli obiettivi educativi (Bloom) Conoscenza (di fatti, termini, procedure…) Comprensione (saper interpretare, trasformare, prevedere)  Applicazione (saper usare le informazioni acquisite per risolvere problemi nuovi)   Analisi (individuare elementi e rapporti) Sintesi (saper riunire elementi in nuove “organizzazioni”)  Valutazione 26
  • 27. 1. La programmazione per obiettivi  Punti critici  Dice di più e di meno di quel che accade in classe Promuove il pensiero convergente  27
  • 28. Modelli programmatori 2. La programmazione per concetti 28
  • 29. 2. La programmazione per concetti  Premessa: il cognitivismo  La conoscenza è un processo costruttivo e strategico Apprendimento come riorganizzazione cognitiva Apprendimento è modificazione dei significati che l’uomo dà all’esperienza   29
  • 30. 2. La programmazione per concetti  “Se dovessi condensare in un unico principio l’intera psicologia dell’educazione direi che il singolo fattore più importante che influenza l’apprendimento sono le conoscenze che lo studente già possiede. Accertatele e comportatevi in conformità nel vostro insegnamento”. D.P. Ausubel 30
  • 31. 2. La programmazione per concetti Lo schema di Ausubel MECCANICO SIGNIFICATIVO RECEZIONE Meccanico per recezione Significativo per recezione L’informazione è presentata al discente nella sua forma definitiva e questi deve soltanto memorizzarla L’informazione è presentata al discente nella sua forma definitiva e questi la mette in relazione con le sue conoscenze pregresse Meccanico per scoperta SCOPERTA Primo stadio dell’apprendimento (accesso all’informazione) Secondo stadio dell’apprendimento (interiorizzazione) Significativo per scoperta Il discente perviene per scoperta autonoma ad almeno parte dell’informazione e si limita a memorizzarla. Il discente prende conoscenza dell’informazione in modo autonomo e quindi la mette in relazione con la sua struttura cognitiva 31 A. Tifi 2005
  • 32. 2. La programmazione per concetti  Teorie dell’apprendimento significativo, 1 Le conoscenze pregresse * si ricordano meglio le informazioni in presenza di un organizzatore anticipato * vuole offrire un ancoraggio facilitante (advance organizer)  L’organizzazione delle conoscenze * si ricordano meglio le informazioni se sono organizzate  32
  • 33. 2. La programmazione per concetti  Teorie dell’apprendimento significativo, 2  L’apprendimento come scoperta * Approccio euristico (esplorazione, curiosità, interrogazione, operatività,….) * Coinvolgimento: se vedo…, se faccio…, se domando…, 33
  • 34. 2. La programmazione per concetti  Teorie dell’apprendimento elaborativo I processi, le strategie attivate durante il compito * il ricordo delle informazioni dipende dalle operazioni compiute durante il lavoro * vuole rendere più difficile la comprensione attraverso - esempi, controesempi, - trattamento dell’errore  34
  • 35. 2. La programmazione per concetti  Conoscenze dichiarative  è sapere cosa è ………………….  Conoscere il proprio indirizzo, la capitale della Francia, la definizione di triangolo, ………  E’ una conoscenza statica, più ripetitiva, implica processi di ritenzione, più che di elaborazione 35
  • 36. 2. La programmazione per concetti  Conoscenze procedurali  è sapere come fare qualcosa  Essere in grado di arrivare a casa (da scuola, dal mercato,…), decodificare un testo stampato, identificare un pentagono tra diverse figure, bilanciare un’equazione, ……  Non è un semplice richiamo di conoscenze, implica una trasformazione delle informazioni: in genere viene usata per operare sulle informazioni allo scopo di trasformarle 36
  • 37. 2. La programmazione per concetti  Immagine: la rete  Modalità di apprendimento: a connessioni variabili  Metafora: navigare 37
  • 38. 2. La programmazione per concetti Mappa previsionale Accertamento cognitivo Progettazione didattica Valutazione Realizzazione 38
  • 39. 2. La programmazione per concetti  Mappa previsionale della disciplina (o dell’argomento)  Concetti Relazioni Trasversalità   39
  • 40. 2. La programmazione per concetti Ambiente Elementi abiotici Elementi biotici Animali Clima Idrologia Terreno Viventi Uomo Tipologia Morfologia Ciclo stagioni Ciclo acqua Vegetali Microfauna 40
  • 41. 2. La programmazione per concetti  Accertamento cognitivo (la rete che accoglie)  Mappe cognitive Colloqui, interviste Discussioni collettive Disegni    41
  • 42. 2. La programmazione per concetti  Progettazione didattica  Mappa previsionale Accertamento cognitivo Riformulazione della mappa concettuale Determinazione dei contesti Definizione di obiettivi e percorsi     42
  • 43. 2. La programmazione per concetti  Valutazione  Confronto tra reti cognitive iniziali e finali 43
  • 44. 2. La programmazione per concetti  Mappe cognitive (Novak, Gowin)  Focalizzano l’apprendimento di significati: concetti e relazioni collegati al patrimonio soggettivo  Presupposto epistemologico: La “connessione” produce i significati  44
  • 45. 2. La programmazione per concetti  Caratteristica generale: Permettono una pluralità di ricostruzioni e di rappresentazioni Rimandano ad una negoziazione  Scopo: Esplicitare la comprensione di Concetti Relazioni Gerarchie 45
  • 46. 2. La programmazione per concetti  Funzioni didattiche: Valutare le conoscenze dell’alunno Valutare i cambiamenti cognitivi 46
  • 47. 2. La programmazione per concetti  Percorso per costruire mappe cognitive  Da liste di parole, costruire semplici mappe, confrontarle, discuterne insieme. Invitare ad arricchire o modificare mappe scritte alla lavagna, sottolineando legami originali. Da una storia, far costruire semplici liste di parole, e poi, insieme o a gruppi, mappe: confronti e discussioni, evitando valutazioni e sottolineando tutti gli aspetti positivi. Cominciare a produrre mappe con una semplice “gerarchia di concetti”.    47
  • 48. 2. La programmazione per concetti      Prime rappresentazioni di brevi racconti, da soli, a gruppi, per giungere eventualmente ad una mappa comune di classe, arricchita dai contributi di tutti. Da una mappa, ricostruire una storia, più storie. Ricostruire una storia, a partire dalla mappa disegnata precedentemente. Giocare con le mappe: mappe di racconti, di giochi, di spettacoli, di attività. Abituare a identificare le parole-concetto, ma soprattutto i legami: quanti più legami si trovano, tanto più …. ricca è quella parola. 48
  • 49. 2. La programmazione per concetti  Criteri per valutare le mappe cognitive  Arricchimento è una mappa che presenta un numero maggiore di parole-concetto e di legami rispetto alla mappa precedente.  Gerarchia di concetti dai concetti più estesi e generali (per es. acqua) vengono fatti derivare concetti più specifici tramite legami espliciti. 49
  • 50. 2. La programmazione per concetti  Progressiva differenziazione tra i concetti dipende dal numero di attribuzioni/relazioni che vengono assegnate ad un concetto. Maggiori sono le relazioni, i legami connessi ad un concetto, tanto più ricca ed articolata è – nella mente – la rappresentazione del concetto.  Conciliazione integrativa tra concetti avviene quando la relazione tra due o più concetti è espressa con un altro concetto sovraordinato (rosa, margherita: fiore; mucca, albero: vivente) 50
  • 51. Modelli programmatori 3. Lo “sfondo integratore”: trama e regia 51
  • 52. 3. Lo “sfondo integratore”  “Il contesto è matrice di significati” (Bateson)  Lo “sfondo integratore” è la trama su cui costruire itinerari didattici integrati 52
  • 53. 3. Lo “sfondo integratore”  Lo sfondo costituisce la “trama” su cui lavorare, la “regia educativa” (Zanelli)  Lo sfondo aiuta soprattutto educatori e bambini a trovare motivazioni al fare, in termini di intensità, affettività, globalità. L’introduzione di uno sfondo permette di leggere la realtà in modo diverso, dà la possibilità di leggere significati più complessi 53
  • 54. 3. Lo “sfondo integratore”  Procedere con lo Sfondo Integratore significa costruire uno scenario che riteniamo abbastanza affascinante, o comunque sufficientemente ricco di spunti per ….. 54
  • 55. 3. Lo “sfondo integratore”  … la costruzione di scenari possibili : “ … capaci di connettere diversamente elementi che altrimenti rischierebbero di disperdersi, di ricombinare tra loro gli elementi in strutturazioni diverse, di accogliere e conservare nuove informazioni capaci di attivarsi in diverse combinazioni possibili” (Canevaro) 55
  • 56. 3. Lo “sfondo integratore”  E' un contenitore dei percorsi didattici finalizzati alla costruzione di un contesto condiviso da tutti, capace di ampliare la risorse dell'azione educativa.  E' un sollecitatore di situazioni problematiche, che richiedono formulazione di ipotesi e ricerca di soluzioni.  E' un facilitatore dell'apprendimento attraverso la strutturazione di situazioni motivanti. 56
  • 57. 3. Lo “sfondo integratore”  Il livello “strumentale” assegna allo sfondo un potenziale di organizzazione del lavoro della classe o della sezione, si pone come “contenitore” concettuale e affettivo del reale vissuto dei discenti. 57
  • 58. 3. Lo “sfondo integratore”  Le modalità di sfondo maggiormente praticate sono quelle relative  all’organizzazione dell’ambiente come sfondo metaforico (il bosco), alla predisposizione dello sfondo come trama narrativa (Il libro della giungla),   alla simulazione di contesti 58
  • 59. 3. Lo “sfondo integratore”  Il livello “metodologico” dello sfondo integratore  Sfondi intesi come contesti da cui emergano le connessioni significative, le pertinenze evidenti, i linguaggi utili, che realizzino la percezione di una connessione evolutiva, storica, possibilmente risolutoria dell’ esperienza  La regia educativa 59
  • 60. Modelli programmatori 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati 60
  • 61. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati  Programmi: designano contenuti uniformi dell’insegnamento dettati dal centro  Curricoli: vincoli nazionali che ogni scuola è chiamata ad interpretare e adattare  P.S.P.: abbandono dell’uniformità delle prestazioni progettate a priori, operando “non più dal generale culturale al particolare, ma dal particolare personale al generale culturale”. Restano vincoli nazionali, dando spazio ad una quota regionale 61
  • 62. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati  Individualizzazione  … come adeguamento degli interventi formativi a caratteristiche e bisogni individuali … percorsi che prendono spunto dagli interessi dei singoli allievi, in alternativa all’insegnamento collettivo (la scuola su misura)  62
  • 63. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati   Strategie didattiche mirate a garantire a tutti l’acquisizione delle competenze fondamentali, attraverso itinerari d’insegnamento differenziati Identificare obiettivi comuni, prevedere percorsi differenziati 63
  • 64. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati  Al fondo, l’idea di “persona”  Sullo sfondo, l’avanzare del “cliente” 64
  • 65. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati Unità primaria di riferimento “… non più la classe, bensì il singolo allievo … … affidato al tutor… … in attività di classe e nei gruppi (laboratori, livello, elettivi)…” 65
  • 66. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati  Cancellazione delle nozioni di * Ambiente per l’apprendimento * Alfabetizzazione culturale 66
  • 67. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati  Nozione poco comprensibile se la si considera solo nell’ambito metodologico e didattico  Formula pedagogica di una politica scolastica che ha fatto della diversificazione e della modulazione dell’offerta sulla domanda il suo orizzonte di riferimento 67
  • 68. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati  Competenze  “ Sono l’insieme delle buone capacità potenziali di ciascuno portate a miglior compimento … grazie all’impiego formativo delle conoscenze e delle abilità” 68
  • 69. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati  Piani di Studio Personalizzati (percorso personale di apprendimento) L’insieme delle Unità di Apprendimento necessarie per raggiungere gli obiettivi formativi trasformandoli in competenze 69
  • 70. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati  Unità di Apprendimento Le UdA sono indirizzate al conseguimento degli Obiettivi formativi adatti ai singoli, al fine di promuoverne le competenze 70
  • 71. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati  1. Processo di costruzione  Avvio  A partire dagli o.generali (che orientano gli interventi educativi), articolare gli OSA (o.specifici, conoscenze e abilità) - prescrittivi – e organizzare le attività didattiche. O.generali e specifici contestualizzati diventano o.formativi. 71
  • 72. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati  2. Processo di costruzione  Elaborazione  L’articolazione degli o.formativi in attività didattiche li trasforma in competenze di ciascun alunno  O.formativi, attività, aspetti organizzativi e metodologici, procedure e strumenti di verifica costituiscono le Unità di Apprendimento 72
  • 73. 4. Una recente ipotesi: i piani personalizzati Obiettivi Obiettivi Specifici di Specifici di apprendimento apprendimento Obiettivi Obiettivi generali generali Conoscenze Conoscenze Esperienze Esperienze pregresse pregresse Abilità Abilità Patrimonio Patrimonio individuale individuale Obiettivi formativi Obiettivi formativi Organizzazione Organizzazione U ddA U A Profilo educativo Profilo educativo Metodologia Metodologia U A U ddA U A U ddA S PPS PP Portfolio Portfolio 73
  • 74. Modelli programmatori Per costruire un “percorso” 74
  • 75. Per costruire un “percorso” Obiettivi Obiettivi Tema Tema Il percorso Il percorso Breve descrizione delle Breve descrizione delle fasi ipotizzate fasi ipotizzate Materiali (libro di testo, (libro foto, libri vari, schede, …) foto, libri vari, schede, …) e strumenti (video,…) e strumenti (video,…) Fasi 1,2,3, … Prodotto finale Prodotto finale (individuale, collettivo, …) …) Senso per gli alunni Senso per gli alunni Incipit Incipit Come propongo il percorso Come propongo il agli alunni? Introduzione agli alunni? Introduzione frontale, frontale, brainstorming, problema... brainstorming, problema... Perché? Perché? Metodologie didattiche didattiche utilizzate e perchè utilizzate e perchè Verifica e valutazione Verifica e valutazione 75