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Il questionario che abbiamo
sottoposto agli editori pugliesi

Cercare lavoro
in campo editoriale
a cura di Alessio Montemurro
Il questionario era
strutturato in due parti:
1. una prima sezione generica, in
cui abbiamo chiesto agli editori
pugliesi quali tipi di competenze
richiedono a chi voglia
avvicinarsi al mondo editoriale
Il questionario era
strutturato in due parti:
2. una seconda parte specifica per
ogni editore contattato, che è stata
compilata dopo aver consultato il
sito Internet della casa editrice e
aver studiato i titoli in catalogo
A che ci servono
queste informazioni?
1. In primo luogo a capire quali
competenze perfezionare per
poter cercare lavoro al termine
del corso di studio (o a renderci
conto che non è questo il tipo di
lavoro che fa per noi);
A che ci servono
queste informazioni?
2. in secondo luogo a capire quali
sono i nostri interlocutori per la
ricerca di lavoro, in che modo
operano, in cosa potremmo essere
loro utili.
Queste le domande
della prima parte:
1. Nel caso di una candidatura, prende in
considerazione maggiormente le
esperienze pregresse o i titoli
acquisiti (laurea, master, corso di
specializzazione ecc.)? Sono
necessarie referenze? Di che tipo? È
necessaria una laurea in Lettere o in
discipline umanistiche?
2. Sono necessarie la conoscenza di
una lingua straniera e di
particolari software? Se sì, quali? È
necessario il possesso della patente
europea per l’uso del computer
(ECDL)? Serve saper usare
necessariamente il Mac?
3. È disposto a far fare un periodo di
prova? A quali condizioni? Sarebbe
possibile svolgere un tirocinio
formativo durante il periodo di
specializzazione?
4. Sono più utili persone disposte a
lavorare in ufficio o da casa?
5. Quali profili lavorativi sono
maggiormente ricercati?
6. Serve la capacità di lavorare in
équipe? E le capacità
organizzative? Attitudini
comunicative? Di che tipo? È
necessario/preferibile avere
capacità creative (di scrittura o
grafiche)?
7. Occorre presentare anche un portfolio
di lavori svolti o basta un CV? Come
deve essere presentato il CV? Solo in
formato europeo? Meglio inviarlo per
mail o portarlo di persona?
8. Cosa consiglia a chi volesse cercare
attivamente lavoro in campo
editoriale?
Stiamo ultimando l’invio delle domande e
la raccolta delle risposte; tutte le
interviste saranno pubblicate su
«Puglialibre. Libri a km 0»
(www.puglialibre.it), il sito che si
occupa dell’editoria pugliese.
Gli editori presi in considerazione sono:
Adda, Besa, Cacucci, CaratteriMobili,
FalVision, Florestano, Gelsorosso, Il
Grillo, Kurumuny, la meridiana, Manni,
Pensa Multimedia, Poiesis, Progedit,
Secop, Stilo, Wip
Abbiamo intervistato di persona
CaratteriMobili e Stilo, e fisseremo
altri appuntamenti con editori che
hanno sede a Bari.
Visitare la sede di una casa editrice è il
primo passo per rendere più vicina
la possibilità di lavorare, un giorno
in questo settore.
Vi riassumiamo le
risposte ricevute:
1. Non è necessario un curriculum di
studi umanistico: studi in questo
settore sono preferibili ma la
caratteristica principale di chi
desideri lavorare in questo settore è
una grande passione per la lettura e il
mondo del libro e una predisposizione
a cogliere le novità e le esigenze del
mercato;
2. Un curriculum corretto e ben
compilato è il biglietto da visita
dell’aspirante redattore: evitare errori
grossolani e fornire informazioni
complete è fondamentale, ma portarlo
di persona (previo appuntamento)
garantisce migliori possibilità di
successo;
3. È necessaria la dimestichezza
nell’uso di software come Xpress
e Indesign e in generale la
conoscenza di programmi di
grafica: in piccole e medie case
editrici è utile saper fare un po’
di tutto;
4. Non è necessario conoscere alla
perfezione una lingua straniera: il
profilo da traduttore richiede un
currriculum di studi specifico e
comunque è preferibile collocarsi
nella nicchia delle lingue orientali
o comunque non europee;
5. La flessibilità è una caratteristica
fondamentale in questo settore:
occorre essere disposti a periodi di
prova gratuiti (ma in questo caso lo
stagista non deve diventare una forza
lavoro sfruttata) e potrebbe essere
necessario lavorare da casa;
6. La capacità di lavorare in
gruppo è fondamentale, così
come una spiccata attitudine
all’utilizzo della Rete e dei social
network;
7. Proporsi come organizzatori di eventi
è un buon modo per conoscere gli
editori e dimostrare le proprie
capacità: la classica presentazione di
libri è ormai un modello superato; è
preferibile essere creativi e propositivi
ideando aperitivi e cene letterarie,
match fra autori, concorsi e gare;
8. In un mercato in un costante
evoluzione, figure come
programmatori, creatori di ebook e
grafici potrebbero trovare facilmente
una collocazione lavorativa. La capacità
di proporre soluzioni «fuori circuito»
è un punto a favore;
9. Il consiglio degli editori a chi volesse
cercare lavoro in campo editoriale è
quindi quello di amare questo settore,
essere pronti ad aggiornarsi
costantemente e non mirare a grandi
guadagni ma trarre soddisfazione dal
proprio lavoro.
In bocca al lupo!
Ipertesti seriali:
creare un libro
nell’era digitale
a cura di Giovanni Boccuzzi
Per metterci alla prova e sperimentare i
diversi profili richiesti all’interno di
una casa editrice abbiamo deciso di
creare un libro: Ipertesti seriali. Dal
piccolo schermo alla multimedialità.
Ci siamo messi alla prova come
ideatori dei contenuti, autori dei
testi, editor, correttori di bozze;
abbiamo ideato titoli e sottotitoli e
scelto immagini.
Per esempio per ideare i titoli abbiamo
cercato di utilizzare le parole chiave
dell’articolo inserite in un’espressione
stereotipata, attenendoci al principio
che il titolo dovesse incuriosire e il
sottotitolo spiegare:
L’importanza di chiamarsi Sherlock. Il
detective seriale;
Seconda stella a destra. Come vivere (da
adulti) nel mondo delle favole.
Ponendoci dal punto di vista di un
editore, ci siamo chiesti quale dovesse
essere il target di riferimento del
nostro testo. Una pubblicazione
destinata a un pubblico indistinto ha
scarse possibilità di affermarsi.
Abbiamo scelto di rivolgerci a una fascia
di età compresa tra i 20 e i 30 anni e
con interessi culturali (giovani
universitari).
L’idea di base era quella di trattare
le serie televisive alla stregua di
forme di narrazione in grado di
descrivere i tempi in cui viviamo o
di declinare per immagini diversi
generi letterari.
Il prodotto realizzato è un PDF
sfogliabile gratuitamente sulla
piattaforma Issuu: si tratta di una
pubblicazione digitale a metà fra il
libro e la rivista; del primo ha una
selezione di contenuti non legata alla
stretta attualità; della seconda
l’impostazione grafica. La
pubblicazione in digitale ci ha
consentito di non lesinare sul colore.
Le serie televisive sono state solo il
punto di partenza per esplorare
film, musica e letteratura: per
questo hanno funzionato come
ipertesti.
Abbiamo scelto tre serie televisive
diverse per ambientazione e argomenti,
ma tutte con una matrice letteraria: il
libro è stato il punto di partenza e il
punto di arrivo di tutto il nostro
percorso. Le tre serie sono: Sherlock,
C’era una volta e Il trono di spade.
Dopo aver evidenziato le
caratteristiche di una recensione
(scrittura personale, confronti con
altre opere) ci siamo calati nel
panni di critici letterari, musicali e
cinematografici.
Sono stati nominati tre responsabili per
ogni sezione: Ida Vinella ha coordinato
il lavoro su C’era una volta, Catiana
Coletta si è occupata della parte sul
Trono di spade, mentre io ero il
referente per la parte su Sherlock.
Il punto di partenza era la serie televisiva
britannica Sherlock andata in onda a
partire dal 2010 e che ha registrato un
grande successo di pubblico in tutto il
mondo: il primo passo è stata
recensirla, e ha ricevuto la nostra
approvazione.
Era un passo obbligato tornare indietro
alla matrice letteraria e recuperare
l’atto di nascita dell’investigatore: i
romanzi di Arthur Conan Doyle. Un
confronto multimediale ha rilevato
punti di contatto e punti di
divergenza fra il prodotto seriale e il
suo omologo letterario.
Seguendo il filone cartaceo siamo arrivati
a Edgar Allan Poe e al suo Dupin,
antenato letterario del nostro
investigatore; procedendo invece in
parallelo fra prodotti televisivi
abbiamo incontrato Elementary,
un’altra serie che traspone le vicende
investigative oltreoceano e assegna a
Sherlock una Watson al femminile.
Doveroso l’accenno ai vari film che
hanno visto protagonista
l’investigatore: dai più recenti ai
primi, per arrivare alla citazione in
una puntata dei Simpson.
L’aspetto più interessante della nostra
immersione nel mondo
dell’investigazione è stata la scoperta
di una forma di interattività messa in
atto dagli autori di Sherlock attraverso
la creazione dei blog dei due
protagonisti: un utile suggerimento per
chi debba lavorare in campo editoriale
nell’era digitale.
Avere a che fare con tante forme di
narrazione ci ha fatto capire come
occorra essere aperti alle novità in
ogni settore, perché chi lavora con i
libri non può esimersi dal conoscere
tutti i modi in cui le storie vengono
raccontate.
In particolare la sezione su C’era una
volta ci ha fatto scoprire come i
personaggi delle favole, nati nella
cultura orale e fissati su carta dalle
trascrizioni (per esempio quelle dei
fratelli Grimm) abbiano col tempo
sviluppato quasi delle esistenze
autonome, vivendo altre storie in libri
e film.
Come operatori nel settore culturale
dobbiamo essere in grado di
individuare le proposte più
innovative in campo letterario e
di anticiparle.
Vi mostriamo alcune schermate
di Ipertesti seriali
Lo shortlink per leggere
Ipertesti seriali è:

http://bit.ly/1hLW91C
Ma, se preferite,
abbiamo anche un QR Code:
Buona lettura!
Cosa accade a un testo
in casa editrice?
a cura di Andrea Stano
Per quale motivo in un periodo in cui si
diffonde sempre di più il self publishing
ha ancora senso rivolgersi a una
casa editrice?
Le case editrici svolgono un ruolo di
mediazione: si fanno garanti di
qualità e svolgono la funzione di filtro
fra gli autori e i lettori selezionando i
testi meritevoli di pubblicazione.
Quello che arriva in casa editrice per la
valutazione è un testo; il libro è un
testo editato e corretto, pronto per
essere pubblicato.
Non esiste autore che produca un testo
perfetto e che non richieda alcun
intervento editoriale: per questo le
varie figure che operano in una casa
editrice sono deputate alla
lavorazione del manoscritto affinché
soddisfi dei criteri che lo rendano
pubblicabile.
Creando Ipertesti seriali abbiamo
avuto modo di conoscere le varie
fasi di lavorazione del testo.
Il primo passo è valutare il manoscritto:
il redattore compila una scheda di
valutazione per riassumere la fabula
(sinossi), sottolineare gli aspetti
stilistici e lessicali, fornire una
valutazione complessiva sulla
pubblicabilità del testo realizzando una
sorta di carta d’identità dello scritto.
La scheda di valutazione deve tendere a
essere oggettiva, deve prescindere dai
gusti del redattore e vertere sui motivi
di interesse per un pubblico di
riferimento: è importante individuare il
target di lettori potenziali.
È importante non considerare errori
delle caratteristiche stilistiche
dell’autore: un lessico colloquiale o uno
stile sciatto possono essere precise
scelte artistiche, purché motivate e
consapevoli.
Nell’effettuare prove di valutazione,
per esempio, ci è stato sottoposto
questo incipit:
«Se davvero avete voglia di sentire questa
storia, magari vorrete sapere prima di
tutto dove sono nato e com'è stata la
mia infanzia schifa e che cosa facevano
i miei genitori e compagnia bella prima
che arrivassi io, e tutte quelle
baggianate alla David Copperfield, ma a
me non mi va proprio di parlarne.
Primo, quella roba mi secca, e secondo,
ai miei genitori gli verrebbero un paio
d'infarti per uno se dicessi qualcosa di
troppo personale sul loro conto».
La maggior parte delle valutazioni degli
studenti è stata negativa: il testo
sembrava eccessivamente colloquiale e
poco adatto a un pubblico adulto; chi
non escludeva la pubblicazione del
testo lo collocava nell’ambito nella
letteratura per ragazzi.
Eppure si trattava dell’incipit del Giovane
Holden di J.D. Salinger, un caposaldo
della letteratura contemporanea.
Questo ci ha fatto capire come sia
importante una cultura letteraria di
base e l’apertura a forme di narrazione
non convenzionali.
Se un testo viene giudicato positivamente,
si procede alla sua lavorazione: in
prima battuta si effettua una revisione
su file, e in questa fase si procede
all’editing, che può essere più o meno
invasivo, ma si definisce insieme
all’autore.
Con l’editing si interviene su forme
scorrette non intenzionali, passaggi
poco chiari, incongruenze all’interno
del testo (per esempio se un’auto è
verde non può diventare blu poche
pagine dopo).
In alcuni casi bisogna correggere
dei concetti sbagliati,
o dei termini impropri.
In alcuni casi bisogna sostituire
dei termini inesistenti.
In altri casi si interviene per
evitare la ripetizione di un
termine a breve distanza.
Dopo l’editing, l’autore del testo
potrebbe non accorgersi delle
modifiche apportate: un
intervento ottimale non è
invasivo.
Il testo editato e impaginato viene
corretto in bozze: una sola correzione
non è sufficiente; è opportuno che
almeno due persone diverse
correggano lo stesso testo.
Occorre prestare una particolare
attenzione agli accenti: per esempio
l’accento grave (è) si usa in casi diversi
da quelli in cui si usa l’accento acuto
(é); in nessun caso si può sostituire
l’accento con un apostrofo (e’)
Per distrazione può capitare che due
lettere vengano invertite: una
lettura attenta deve rilevare tali
errori, che non si notano se si è
concentrati sul senso del testo.
Occorre segnalare anche eventuali
errori di impaginazione, per
esempio un’interlinea più larga
del normale (o i mancati rientri di
capoverso)
In definitiva la correttezza del
testo e una strutturazione chiara
delle frasi in qualsiasi contesto
(dalla stesura del curriculum alla
compilazione di un comunicato
stampa) rendono i nostri
messaggi più efficaci e la nostra
presentazione migliore.
E non dimenticate che i vostri futuri
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Lavorare nell'editoria multimediale: l'esempio degli "Ipertesti seriali"

  • 1. Il questionario che abbiamo sottoposto agli editori pugliesi Cercare lavoro in campo editoriale a cura di Alessio Montemurro
  • 2. Il questionario era strutturato in due parti: 1. una prima sezione generica, in cui abbiamo chiesto agli editori pugliesi quali tipi di competenze richiedono a chi voglia avvicinarsi al mondo editoriale
  • 3. Il questionario era strutturato in due parti: 2. una seconda parte specifica per ogni editore contattato, che è stata compilata dopo aver consultato il sito Internet della casa editrice e aver studiato i titoli in catalogo
  • 4. A che ci servono queste informazioni? 1. In primo luogo a capire quali competenze perfezionare per poter cercare lavoro al termine del corso di studio (o a renderci conto che non è questo il tipo di lavoro che fa per noi);
  • 5. A che ci servono queste informazioni? 2. in secondo luogo a capire quali sono i nostri interlocutori per la ricerca di lavoro, in che modo operano, in cosa potremmo essere loro utili.
  • 6. Queste le domande della prima parte: 1. Nel caso di una candidatura, prende in considerazione maggiormente le esperienze pregresse o i titoli acquisiti (laurea, master, corso di specializzazione ecc.)? Sono necessarie referenze? Di che tipo? È necessaria una laurea in Lettere o in discipline umanistiche?
  • 7. 2. Sono necessarie la conoscenza di una lingua straniera e di particolari software? Se sì, quali? È necessario il possesso della patente europea per l’uso del computer (ECDL)? Serve saper usare necessariamente il Mac? 3. È disposto a far fare un periodo di prova? A quali condizioni? Sarebbe possibile svolgere un tirocinio formativo durante il periodo di specializzazione?
  • 8. 4. Sono più utili persone disposte a lavorare in ufficio o da casa? 5. Quali profili lavorativi sono maggiormente ricercati? 6. Serve la capacità di lavorare in équipe? E le capacità organizzative? Attitudini comunicative? Di che tipo? È necessario/preferibile avere capacità creative (di scrittura o grafiche)?
  • 9. 7. Occorre presentare anche un portfolio di lavori svolti o basta un CV? Come deve essere presentato il CV? Solo in formato europeo? Meglio inviarlo per mail o portarlo di persona? 8. Cosa consiglia a chi volesse cercare attivamente lavoro in campo editoriale?
  • 10. Stiamo ultimando l’invio delle domande e la raccolta delle risposte; tutte le interviste saranno pubblicate su «Puglialibre. Libri a km 0» (www.puglialibre.it), il sito che si occupa dell’editoria pugliese.
  • 11. Gli editori presi in considerazione sono: Adda, Besa, Cacucci, CaratteriMobili, FalVision, Florestano, Gelsorosso, Il Grillo, Kurumuny, la meridiana, Manni, Pensa Multimedia, Poiesis, Progedit, Secop, Stilo, Wip
  • 12. Abbiamo intervistato di persona CaratteriMobili e Stilo, e fisseremo altri appuntamenti con editori che hanno sede a Bari. Visitare la sede di una casa editrice è il primo passo per rendere più vicina la possibilità di lavorare, un giorno in questo settore.
  • 14. 1. Non è necessario un curriculum di studi umanistico: studi in questo settore sono preferibili ma la caratteristica principale di chi desideri lavorare in questo settore è una grande passione per la lettura e il mondo del libro e una predisposizione a cogliere le novità e le esigenze del mercato;
  • 15. 2. Un curriculum corretto e ben compilato è il biglietto da visita dell’aspirante redattore: evitare errori grossolani e fornire informazioni complete è fondamentale, ma portarlo di persona (previo appuntamento) garantisce migliori possibilità di successo;
  • 16. 3. È necessaria la dimestichezza nell’uso di software come Xpress e Indesign e in generale la conoscenza di programmi di grafica: in piccole e medie case editrici è utile saper fare un po’ di tutto;
  • 17. 4. Non è necessario conoscere alla perfezione una lingua straniera: il profilo da traduttore richiede un currriculum di studi specifico e comunque è preferibile collocarsi nella nicchia delle lingue orientali o comunque non europee;
  • 18. 5. La flessibilità è una caratteristica fondamentale in questo settore: occorre essere disposti a periodi di prova gratuiti (ma in questo caso lo stagista non deve diventare una forza lavoro sfruttata) e potrebbe essere necessario lavorare da casa;
  • 19. 6. La capacità di lavorare in gruppo è fondamentale, così come una spiccata attitudine all’utilizzo della Rete e dei social network;
  • 20. 7. Proporsi come organizzatori di eventi è un buon modo per conoscere gli editori e dimostrare le proprie capacità: la classica presentazione di libri è ormai un modello superato; è preferibile essere creativi e propositivi ideando aperitivi e cene letterarie, match fra autori, concorsi e gare;
  • 21. 8. In un mercato in un costante evoluzione, figure come programmatori, creatori di ebook e grafici potrebbero trovare facilmente una collocazione lavorativa. La capacità di proporre soluzioni «fuori circuito» è un punto a favore;
  • 22. 9. Il consiglio degli editori a chi volesse cercare lavoro in campo editoriale è quindi quello di amare questo settore, essere pronti ad aggiornarsi costantemente e non mirare a grandi guadagni ma trarre soddisfazione dal proprio lavoro.
  • 23. In bocca al lupo!
  • 24. Ipertesti seriali: creare un libro nell’era digitale a cura di Giovanni Boccuzzi
  • 25. Per metterci alla prova e sperimentare i diversi profili richiesti all’interno di una casa editrice abbiamo deciso di creare un libro: Ipertesti seriali. Dal piccolo schermo alla multimedialità.
  • 26. Ci siamo messi alla prova come ideatori dei contenuti, autori dei testi, editor, correttori di bozze; abbiamo ideato titoli e sottotitoli e scelto immagini.
  • 27. Per esempio per ideare i titoli abbiamo cercato di utilizzare le parole chiave dell’articolo inserite in un’espressione stereotipata, attenendoci al principio che il titolo dovesse incuriosire e il sottotitolo spiegare: L’importanza di chiamarsi Sherlock. Il detective seriale; Seconda stella a destra. Come vivere (da adulti) nel mondo delle favole.
  • 28. Ponendoci dal punto di vista di un editore, ci siamo chiesti quale dovesse essere il target di riferimento del nostro testo. Una pubblicazione destinata a un pubblico indistinto ha scarse possibilità di affermarsi. Abbiamo scelto di rivolgerci a una fascia di età compresa tra i 20 e i 30 anni e con interessi culturali (giovani universitari).
  • 29. L’idea di base era quella di trattare le serie televisive alla stregua di forme di narrazione in grado di descrivere i tempi in cui viviamo o di declinare per immagini diversi generi letterari.
  • 30. Il prodotto realizzato è un PDF sfogliabile gratuitamente sulla piattaforma Issuu: si tratta di una pubblicazione digitale a metà fra il libro e la rivista; del primo ha una selezione di contenuti non legata alla stretta attualità; della seconda l’impostazione grafica. La pubblicazione in digitale ci ha consentito di non lesinare sul colore.
  • 31. Le serie televisive sono state solo il punto di partenza per esplorare film, musica e letteratura: per questo hanno funzionato come ipertesti.
  • 32. Abbiamo scelto tre serie televisive diverse per ambientazione e argomenti, ma tutte con una matrice letteraria: il libro è stato il punto di partenza e il punto di arrivo di tutto il nostro percorso. Le tre serie sono: Sherlock, C’era una volta e Il trono di spade.
  • 33. Dopo aver evidenziato le caratteristiche di una recensione (scrittura personale, confronti con altre opere) ci siamo calati nel panni di critici letterari, musicali e cinematografici.
  • 34. Sono stati nominati tre responsabili per ogni sezione: Ida Vinella ha coordinato il lavoro su C’era una volta, Catiana Coletta si è occupata della parte sul Trono di spade, mentre io ero il referente per la parte su Sherlock.
  • 35. Il punto di partenza era la serie televisiva britannica Sherlock andata in onda a partire dal 2010 e che ha registrato un grande successo di pubblico in tutto il mondo: il primo passo è stata recensirla, e ha ricevuto la nostra approvazione.
  • 36. Era un passo obbligato tornare indietro alla matrice letteraria e recuperare l’atto di nascita dell’investigatore: i romanzi di Arthur Conan Doyle. Un confronto multimediale ha rilevato punti di contatto e punti di divergenza fra il prodotto seriale e il suo omologo letterario.
  • 37. Seguendo il filone cartaceo siamo arrivati a Edgar Allan Poe e al suo Dupin, antenato letterario del nostro investigatore; procedendo invece in parallelo fra prodotti televisivi abbiamo incontrato Elementary, un’altra serie che traspone le vicende investigative oltreoceano e assegna a Sherlock una Watson al femminile.
  • 38. Doveroso l’accenno ai vari film che hanno visto protagonista l’investigatore: dai più recenti ai primi, per arrivare alla citazione in una puntata dei Simpson.
  • 39. L’aspetto più interessante della nostra immersione nel mondo dell’investigazione è stata la scoperta di una forma di interattività messa in atto dagli autori di Sherlock attraverso la creazione dei blog dei due protagonisti: un utile suggerimento per chi debba lavorare in campo editoriale nell’era digitale.
  • 40. Avere a che fare con tante forme di narrazione ci ha fatto capire come occorra essere aperti alle novità in ogni settore, perché chi lavora con i libri non può esimersi dal conoscere tutti i modi in cui le storie vengono raccontate.
  • 41. In particolare la sezione su C’era una volta ci ha fatto scoprire come i personaggi delle favole, nati nella cultura orale e fissati su carta dalle trascrizioni (per esempio quelle dei fratelli Grimm) abbiano col tempo sviluppato quasi delle esistenze autonome, vivendo altre storie in libri e film.
  • 42. Come operatori nel settore culturale dobbiamo essere in grado di individuare le proposte più innovative in campo letterario e di anticiparle.
  • 43. Vi mostriamo alcune schermate di Ipertesti seriali
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  • 50. Lo shortlink per leggere Ipertesti seriali è: http://bit.ly/1hLW91C
  • 51. Ma, se preferite, abbiamo anche un QR Code:
  • 53. Cosa accade a un testo in casa editrice? a cura di Andrea Stano
  • 54. Per quale motivo in un periodo in cui si diffonde sempre di più il self publishing ha ancora senso rivolgersi a una casa editrice? Le case editrici svolgono un ruolo di mediazione: si fanno garanti di qualità e svolgono la funzione di filtro fra gli autori e i lettori selezionando i testi meritevoli di pubblicazione.
  • 55. Quello che arriva in casa editrice per la valutazione è un testo; il libro è un testo editato e corretto, pronto per essere pubblicato. Non esiste autore che produca un testo perfetto e che non richieda alcun intervento editoriale: per questo le varie figure che operano in una casa editrice sono deputate alla lavorazione del manoscritto affinché soddisfi dei criteri che lo rendano pubblicabile.
  • 56. Creando Ipertesti seriali abbiamo avuto modo di conoscere le varie fasi di lavorazione del testo.
  • 57. Il primo passo è valutare il manoscritto: il redattore compila una scheda di valutazione per riassumere la fabula (sinossi), sottolineare gli aspetti stilistici e lessicali, fornire una valutazione complessiva sulla pubblicabilità del testo realizzando una sorta di carta d’identità dello scritto.
  • 58. La scheda di valutazione deve tendere a essere oggettiva, deve prescindere dai gusti del redattore e vertere sui motivi di interesse per un pubblico di riferimento: è importante individuare il target di lettori potenziali.
  • 59. È importante non considerare errori delle caratteristiche stilistiche dell’autore: un lessico colloquiale o uno stile sciatto possono essere precise scelte artistiche, purché motivate e consapevoli.
  • 60. Nell’effettuare prove di valutazione, per esempio, ci è stato sottoposto questo incipit:
  • 61. «Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio d'infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto».
  • 62. La maggior parte delle valutazioni degli studenti è stata negativa: il testo sembrava eccessivamente colloquiale e poco adatto a un pubblico adulto; chi non escludeva la pubblicazione del testo lo collocava nell’ambito nella letteratura per ragazzi.
  • 63. Eppure si trattava dell’incipit del Giovane Holden di J.D. Salinger, un caposaldo della letteratura contemporanea. Questo ci ha fatto capire come sia importante una cultura letteraria di base e l’apertura a forme di narrazione non convenzionali.
  • 64. Se un testo viene giudicato positivamente, si procede alla sua lavorazione: in prima battuta si effettua una revisione su file, e in questa fase si procede all’editing, che può essere più o meno invasivo, ma si definisce insieme all’autore.
  • 65. Con l’editing si interviene su forme scorrette non intenzionali, passaggi poco chiari, incongruenze all’interno del testo (per esempio se un’auto è verde non può diventare blu poche pagine dopo).
  • 66. In alcuni casi bisogna correggere dei concetti sbagliati, o dei termini impropri.
  • 67. In alcuni casi bisogna sostituire dei termini inesistenti.
  • 68. In altri casi si interviene per evitare la ripetizione di un termine a breve distanza.
  • 69. Dopo l’editing, l’autore del testo potrebbe non accorgersi delle modifiche apportate: un intervento ottimale non è invasivo.
  • 70. Il testo editato e impaginato viene corretto in bozze: una sola correzione non è sufficiente; è opportuno che almeno due persone diverse correggano lo stesso testo.
  • 71. Occorre prestare una particolare attenzione agli accenti: per esempio l’accento grave (è) si usa in casi diversi da quelli in cui si usa l’accento acuto (é); in nessun caso si può sostituire l’accento con un apostrofo (e’)
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  • 73. Per distrazione può capitare che due lettere vengano invertite: una lettura attenta deve rilevare tali errori, che non si notano se si è concentrati sul senso del testo.
  • 74.
  • 75. Occorre segnalare anche eventuali errori di impaginazione, per esempio un’interlinea più larga del normale (o i mancati rientri di capoverso)
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  • 77. In definitiva la correttezza del testo e una strutturazione chiara delle frasi in qualsiasi contesto (dalla stesura del curriculum alla compilazione di un comunicato stampa) rendono i nostri messaggi più efficaci e la nostra presentazione migliore.
  • 78. E non dimenticate che i vostri futuri datori di lavoro potrebbero guardare i vostri profili Facebook!