1. Gennaio 2013 InPrimoPiano Newsletter 8
Scrivi il tuo futuro e non lasciare
che il futuro scriva te.
In questa Newsletter Lorenzo Muciaccia e Sara Fidanza si
raccontano nel sud del mondo
e come sempre vacancy eventi ed appuntamenti importanti
La parola ai cooperanti: intervista a Lorenzo Muciaccia
Immergersi nella realtà, vivere in prima persona l’esperienza sul campo nei paesi del sud globale e mettere in
pratica quanto appreso nel corso degli studi è un passo che molti studenti dei corsi di laurea in cooperazione
allo sviluppo sono impazienti di fare. Per capire meglio la professione del cooperante vi proponiamo attraverso
l’esperienza di chi è già stato sul campo, un’intervista con un ex studente del corso di laurea in Cooperazione e
Sviluppo della Sapienza Università di Roma, Lorenzo Muciaccia, da poco tempo rientrato da una missione in Sud
Sudan con Unity State INTERSOS - Humanitarian Aid Organization, partner UNHCR - Camp Management.
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2. Insoci: Lorenzo, perché la scelta di
fare il cooperante? E cosa ti ha spinto
a fare un’esperienza in un Paese in
piena emergenza umanitaria come il Insoci: Dopo la tua esperienza, ritieni che ci
Sud Sudan. siano delle lacune da colmare nel sistema
universitario italiano nell’ambito della
Lorenzo: La scelta di fare il cooperante formazione in cooperazione allo sviluppo?
viene dai viaggi da me fatti fin da
quando ero piccolo nei paesi del Sud Lorenzo: Una maggiore attenzione alle
del mondo, paesi nei quali sono giunto tecnologie, come l’utilizzo di Office (che ad
per la prima volta a contatto con le ora è un’attività extracurriculare per gli
disuguaglianze e con la povertà. La studenti) oppure alcuni corsi per l’utilizzo del
passione per la scoperta di culture GIS, strumento la cui conoscenza è molto
diverse dalla mia e l'interesse trovato richiesta nel settore dell’ emergenza. Tra le
nello studio nel corso di laurea in altre competenze richieste e molto utilizzate
cooperazione internazionale, uniti ai c’è la scrittura di report in lingua.
viaggi di volontariato che già facevo per
conto mio mi hanno portato alla scelta di
voler fare il cooperante.
Insoci: Che tipo di incarico ti è stato
assegnato dalla Ong con la quale sei
partito?
Insoci: Quel è la tua formazione e quali sono stati
i requisiti richiesti per la tua selezione? Lorenzo: Intersos, l’Ong con la quale
Lorenzo: Mi sono laureato alla Sapienza in sono partito, mi ha fatto un contratto
Cooperazione e Sviluppo, oltre a ciò ho seguito come Logistic Officer, ovvero
molti corsi extra curriculari con varie ONG responsabile per la logistica all’interno di
(approccio di quadro logico, amministrazione, uno dei suoi settori di intervento. Il logista
progettazione) tra cui quella con cui sono partito, il provvede a far si che ognuno abbia le
corso in Humanitarian Management è stata componenti tecnico strumentali per
un'occasione di conoscenza reciproca con svolgere il proprio lavoro, le mansioni
INTERSOS e con il mondo delle emergenze in sono varie, tra esse c’è la pianificazione
particolare. Come requisiti per la partenza mi sono delle missioni sul campo, lo stoccaggio e
stati richiesti: la conoscenza della lingua inglese, trasporto di materiali, la gestione delle
l’aver già fatto uno stage sul campo nella stessa varie basi dello staff ecc ecc.
regione in cui sarei andato, la volontà di avere una Ovviamente si fa quel che si può e
carriera all’interno della cooperazione spesso ci si trova ad occuparsi delle
internazionale e, non ultima, una certa capacità di cose più disparate secondo le necessità
adattamento. del progetto.
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3. Insoci: Prospettive per il futuro: ritorno sul
campo, continuare a studiare, o altro? Da
Insoci: Quali sono gli aspetti ai quali che cosa è motivata la tua scelta?
non ci si abitua mai anche col passare Lorenzo: Tornato dalla missione ho scelto di
dei mesi quando si lavora sul campo? E intraprendere studi supplementari e di
quali sono i momenti più belli? specializzarmi ulteriormente. Una settimana
Lorenzo: Con il passare del tempo ci si dopo essere tornato ho seguito la summer
abitua a molte cose: dalla mancanza di school “the Civilian Personnel of Peace-
energia elettrica a quella di acqua Keeping and Peace-Building Operations”
corrente. Per quanto mi riguarda, presso la Scuola Superiore Sant’Anna di
avendo prestato servizio nel corso della Pisa.
stagione secca, ho avuto qualche Presso lo stesso istituto ho fatto domanda
difficoltà con l’alimentazione ed in per il master MA “Human Rights and
particolare con il reperimento di verdure Conflict Management”, vincendo la borsa di
o ortaggi, quasi assenti nello stato dove studio alla memoria di “Gualtiero Fulcheri”.
risiedevo. Ho in programma di ripartire per Giugno al
Più in generale, quando si è sul campo, termine delle parte didattica del master con
il lavoro diventa la parte principale uno dei placement offerti dalla Scuola
della vita e l’umore va di pari passo con Superiore.
l’andamento di quest’ultimo. I momenti Ho scelto di continuare la mia formazione
migliori sono stati senz’altro legati alla accademica con un duplice scopo: avere
crescita dei campi rifugiati che stavamo una maggiore competenza specifica sul
costruendo: settimana dopo settimana tema dei diritti umani e la gestione dei
crescevano e si aggiungevano conflitti ed essere in grado, grazie al titolo di
costruzioni grazie al lavoro dei vari studio, di poter accedere a tutte quelle
team. Devo dire che questa è stata vacancy che richiedono un master.
un’emozione impagabile.
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4. Iniziativa in evidenza
Oltre la crescita. Ripensiamo il futuro
Dalla Scuola oltre la crescita
“Oltre la crescita. Ripensiamo il futuro” è un lavoro collettivo realizzato al termine del percorso della Scuola oltre la
crescita, organizzato da Libertà e Giustizia (Circolo di Roma) e la Rete Internazionale delle Donne per la Pace, con la
partecipazione di diversi addetti/e ai lavori, studenti/esse, cittadini/e. Il percorso, articolato in 8 incontri (da gennaio a luglio
2012) ha rappresentato un’importante occasione per sviluppare un percorso di conoscenza, riflessione e consapevolezza
aperto a cittadini/e su questioni che poco sembrano essere approfondite dai grandi media, in particolare la necessità e
l’urgenza di pensare a un diverso paradigma economico e di società rispetto a quello attuale. Un nuovo paradigma che rigetta
il mantra della crescita economica a tutti i costi e considera i limiti ecologici dello sviluppo.
Il documento finale di questo percorso è stato scritto da cittadini/e, come noi, che sentono l'esigenza di farsi delle domande
su vari temi collegati alla questione di andare oltre la crescita, di come i nostri comportamenti quotidiani e abitudini
influenzano l’ambiente globale, per cercare una risposta che possa portarci oltre una crescita considerata esclusivamente in
termini economici.
Coloro che sono interessati a far avere un feedback su questo lavoro possono scrivere a Federica Nunzi
federica.1101@hotmail.it
Da questo step, con le promotrici della Scuola, sarà rilanciato il percorso nel 2013.
Vacancy e stage
Stage presso Action Aid
ActionAid seleziona per la sede di Milano uno stagista da inserire nell’Unità Individuals.
La persona selezionata si occuperà in particolare di:
- Ricerca spazi pubblicitari gratuiti;
- Attività di promozione di AA;
- Monitoraggio della concorrenza;
- Collaborazione nella stesura di testi e traduzioni;
- Partecipazione ai progetti dell’Unità in Area Marketing e Fundraising;
- Collaborazione nella produzione delle cartelline dell’adozione a distanza
Info
Stage in progettazione euorpea e Redazione ad Agoravox
Agoravox (www.agoravox.it), tra i più grandi portali di giornalismo partecipativo in Europa offre una posizione
tirocinio nella sede di Napoli, da febbraio 2013, nell’area della progettazione europea e uno nella redazione.
Requisiti richiesti: laureando (in debito della sola tesi di laurea) o laureato magistrale da non oltre 12 mesi,
ottima conoscenza della lingua inglese, conoscenza della lingua francese (preferibile) e buon utilizzo degli
applicativi del pacchetto office. Completano il profilo per la sezione progettazione europea una buona
conoscenza dei Fondi Europei e delle tecniche di progettazione unita ad una forte motivazione al lavoro di
squadra e sul campo. Completano il profilo per lo stage in redazione un forte interesse verso il giornalismo e
l’informazione e una forte motivazione al lavoro in redazione e sul campo.
Per candidarsi inviare il proprio CV aggiornato all’indirizzo oru@unior.it, specificando nell’oggetto “Stage
Progettazione AgoraVox 2013”, entro il 15 gennaio 2013.
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5. Senior fundraising assistant
L’UNHCR seleziona per la sede di Roma la figura di assistente fundraising. Coloro che sono interessati
potranno inviare la propria candidatura entro il 17 gennaio 2013.
Info
Responsabile di progetto
Oxfam Italia seleziona Responsabile di progetto per Haiti. Requisiti: 3 anni di esperienza nella gestione di
progetti di cooperazione in contesti difficili.
Info
Web Writer (scrittore per contenuti on line), Portland, Oregon, U.S.A
Mercy Corps, agenzia umanitaria globale che gestisce operazioni di soccorso e di sviluppo in più di 40 paesi, è
alla ricerca di uno stagista con abilità di scrittura, un giornalista motivato ed appassionato dei nuovi media
interattivi. Lo stage, oltre ad essere un’esperienza di giornalismo digitale, permette di essere un membro attivo
di sensibilizzazione e sostegno al lavoro dell’organizzazione in tutto il mondo.
Info
Borse di studio e concorsi
45 borse di studio per il Collegio D'Europa
Il Ministero degli Affari Esteri ha aperto il bando per la selezione di candidati interessati ad ottenere borse di
studio per Collegio D'Europa. Deadline: 15 gennaio 2013
Info
Concorso europeo indetto dal Comitato Europeo Economico e Sociale
Il Comitato Europeo Economico e Sociale ha indetto un bando aperto ai cittadini dell’Unione Europea
(compresa la Croazia che aderirà all’UE nel 2013) dai 18 ai 30.
Per partecipare al concorso gli interessati dovranno realizzare un video su ciò che l’Europa significa per le
nuove generazioni.
Info
Concorso Borsa di Studio “Gianfranco Imperatori”
L’Associazione Civita bandisce per il terzo anno il concorso Borsa di Studio “Gianfranco Imperatori”, in
ricordo del fondatore e Segretario Generale dell’Associazione. Il Bando prevede l’assegnazione di una Borsa
per ricerche relative al rapporto cultura/economia, alla valorizzazione e gestione del patrimonio culturale, alle
implicazioni economiche, etiche e sociali delle attività che afferiscono al mondo dei beni culturali.
Le domande andranno presente entro il 15 febbraio 2013 Info.
Bandi
Bando aperto dall’UNAR- Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali
L’UNAR della Presidenza del Consiglio dei Ministri promuove un Bando per tutti gli iscritti alla Rete NEAR
invitandoli a realizzare:
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6. a) il nuovo logo dell’ufficio
b) uno slogan contro tutte le discriminazioni per i nuovi gadget.
Info
Il Direzionale DGCS approva le linee guida dei nuovi bandi
Il Direzionale della DGCS del MAE ha approvato un documento di intenti che delinea sommariamente i
principi chiave che ispireranno i futuri “avvisi pubblici” per il finanziamento di progetti promossi dalle ONG,
quelli a valere sul capitolo di spesa 2181. Per il 2013 si tratta di circa 20 milioni di euro.
Info
BANDO – NED finanzia progetti sul rafforzamento delle istituzioni democratiche
ll National Endowment for Democracy (NED) è una delle principali organizzazioni internazionali che
forniscono grant alle ONG in tutto il mondo per promuovere la democratizzazione e il rafforzamento delle
istituzioni democratiche. NED finanzia ONG tra cui le organizzazioni civiche, associazioni, media indipendenti
e altre organizzazioni simili, incoraggia le candidature di organizzazioni che lavorano in ambienti diversi, tra
cui le democrazie di recente costituzione, paesi semi-autoritari, società fortemente repressive e dei paesi in fase
di transizione democratica
Entro il 18 gennaio 2013 possono chiedere finanziamenti coloro che mirano a:
• Promuovere e difendere i diritti umani e dello Stato di diritto
• Sostenere la libertà d'informazione e di media indipendenti
• Rafforzare le idee e valori democratici
• Promuovere la responsabilità e la trasparenza
• Rafforzare le organizzazioni della società civile
• Rafforzare processi politici democratici e delle istituzioni
• Promuovere l'educazione civica
• Supporto risoluzione democratica dei conflitti
• Promuovere la libertà di associazione
• Rafforzare un ampio economia di mercato
Info
Articoli
Geography game: how well do you know the world?
Un gioco per scoprire quanto conosci bene il mondo…
Info
Master: formazione o disoccupazione?
La Laurea? Non basta ci vuole il Master. Il Master? Non basta ci vuole l'MBA. continua….
Info
Numeri dal mondo degli stage
L’articolo analizza i risultati di un’ indagine condotta dall’ Isfol e "Repubblica degli stagisti" nel 2011. Ogni
anno in Italia vengono attivati circa 400.000 stage. Quasi un tirocinante su cinque ha in attivo una media di tre
stage (18,9%); gli intervistati (circa 3.000 stagisti italiani) sostengono che sia più facile trovare un primo, un
secondo e un terzo stage, che un primo lavoro.
Info
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7. La parola ai cooperanti: la storia vissuta da Sara Fidanza
S ono i feticci che regolano le nostre vite. Il mondo degli spiriti è nel nostro, solo che non tutti possono vederlo”.
Dal registratore riascolto le parole di Etienne, un anziano del villaggio che si è offerto di farmi da guida. La sua voce
sovrasta il canto di un gallo e il rumore del passo secco di Ibra
che è appena entrato nella capanna. Ibra è mio padre. E io ho
un nuovo nome. Ora mi chiamo Adjandibo Bassene,
all’anagrafe Sara Fidanza, ma per i bambini di Seleky sono
“Ellulum-Tangal” che in lingua diola significa “Bianca-
Caramelle”.
“Se sono infrante delle regole il feticcio ti prende. Non
importa dove tu sia. Possono ammalarsi i tuoi cari e tu per
purificarti devi fare dei sacrifici. Di vino di palma o animali:
un pollo e se si tratta di una cerimonia importante un bue.”
Prendo appunti ma non troppi, non voglio che i racconti di
Etienne siano distratti dal mio scrivere e così lascio che il
piccolo apparecchio appoggiato sul pavimento di terra battuta
registri il sonoro di quelle ricerche che mi hanno portato fin
qui, in questo villaggio sperduto tra la foresta e le risiere della
Casamance, nel sud del Senegal. Quando sono partita non
sapevo cosa avrei fatto. E credo che in fondo sia stato meglio
così: a volte bisogna lasciarsi guidare dalla corrente e poi, pretendere di portare un pacchetto-progetto già fatto da casa è
più sbagliato che incoerente.
Ho vinto una borsa di studio della cattedra di Antropologia dello Sviluppo e nonostante avessi letto libri su culture e
popoli del posto non avevo capito quanto importante fosse la religione tradizionale per la popolazione. Più che non avevo
capito, forse, non l’avevo percepito. È stato solo dopo aver trascorso qualche giorno al villaggio che ho compreso che in
qualsiasi discorso, l’aspetto sacro, permeava ed era in grado di regolare ogni questione. Ma cosa vuol dire sacro? E come
si lega il rispetto della natura a tale antica religione? Queste alcune delle domande della ricerca etnografica che ho
realizzato sul campo. Per riscoprire quel legame intangibile che unisce gli esseri umani e l’ambiente fisico circostante ho
trascorso qualche settimana ospite nella capanna di un anziano signore, Ibra, uno zio della famiglia presso la quale abito
nella cittadina di Ziguinchor.
Ci siamo conosciuti durante lo scorso Ottobre, alle cerimonie dell’iniziazione dei giovani uomini di Seleky. Nella vita di
un individuo questo rito rappresenta il passaggio simbolico dall’età infantile a quella adulta ed è caratterizzato da un
periodo di permanenza nella foresta durante il quale gli anziani fanno apprendere ai giovani i segreti dell’universo
maschile diola. Proprio quell’anno, dei nipoti della famiglia avrebbero preso parte alle cerimonie e così accompagnandoli
ho potuto conoscere gli altri membri del clan che risiedono al villaggio.
Ibra sembra molto felice della mia presenza in casa, dice che non aveva mai mangiato con un “bianco” e che la mia
cucina moderna non è male anche se preferisce riso e pesce. Nelle lunghe passeggiate Etienne mi insegna a riconoscere
alcune piante della foresta utilizzate nella medicina tradizionale e trascorro quasi l’intera giornata facendo interviste agli
anziani e alle donne. Ho stilato una serie di domande che propongo in ogni colloquio e a queste se ne aggiungono sempre
molte altre che mi vengono in mente durante i racconti degli intervistati. Il lavoro procede bene anche se è un peccato che
non parli la lingua locale e che abbia bisogno di qualcuno che traduca in francese.
La religione tradizionale, definita non correttamente animista, prende il nome di “avasena” e crede in un dio creatore dal
quale ha avuto origine ogni elemento. Lo spirito di un antenato del clan funge da intermediario per entrare in
comunicazione con dio e le preghiere si svolgono all’interno di piccole capanne basse fatte di paglia e fango
all’interno delle quali si svolgono sacrifici e libagioni. Queste, in termini moderni chiamate “feticci” (“bachin”),
sono custodite da anziani, donne e uomini, legati in via parentale allo spirito che vi dimora. Dagli spiriti provengono
molte interdizioni che possono essere riassunte nell’appellativo “Gnei-Gnei” che vuol dire “proibito” e forse è questo quel
senso di sacro che permea di sé gli aspetti della loro vita comunitaria. In teoria, i diola del Mof Evvi, sono una
popolazione anarchica e quello che noi chiamiamo il loro “re” in realtà è una “grande guida spirituale” (esyl, in lingua
locale) che ha il dono di far scendere la pioggia ma è svincolato dal potere politico. Ed è questa la grande importanza che
nella zona riveste la spiritualità: le interdizioni che derivano dalla sfera religiosa sono sempre rispettate dai membri della
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membri del villaggio. Esiste un patto, tra natura e uomini, che tutti devono rispettare: questo è sacro e su tale principio si
basa la cultura della popolazione. Su credenze condivise e sul rispetto di leggi invisibili che fanno di questa gente un
popolo onesto, ecologista, socievole e rispettoso del prossimo senza bisogno dei nostri sviluppati metodi di controllo
sociale o di repressione. Considerazioni del genere mi hanno spinta oltre. Tornata a Ziguinchor, cittadina capitale della
Casamance, mi sono interrogata a lungo su cosa significhi essere “sottosviluppati” perché dopo essere stata a contatto di
quel piccolo universo armonico che è Seleky ho messo in discussione la valenza teorica del “nostro” modello di sviluppo.
Terminati gli esami della facoltà di Cooperazione e Sviluppo Internazionale della Sapienza e dopo aver trascorso un
periodo di studio in Africa ho pensato che in fondo, questo sviluppo per il quale studio, non è sempre e solo positivo.
Bisogna riconoscere che vivere con meno di due dollari al giorno è davvero difficile e alienante ma…utopicamente
parlando è anche vero che in un mondo senza soldi, in fondo, saremo tutti ricchi.
Allora ho riflettuto sulla corsa smodata che quotidianamente in “occidente” siamo costretti a fare. Corsa al lavoro,
corsa a casa, corsa a fare la fila alla posta, al supermercato, corsa bloccati nel traffico. Ho pensato ai miei futuri figli
che trascorreranno ore in aule dove non verrà insegnato loro il rispetto per la natura, la fiducia nel prossimo, la
comprensione dei problemi dell’altro, l’amore. Ho pensato alle guerre fatte in nome dei soldi e alle bombe che il tg dice
portino democrazia. Ho pensato alle multinazionali e ai diritti di proprietà sul gene di semi che i contadini indiani non si
possono più scambiare. Ho pensato che certi anziani che riscuotono la pensione minima e pagano un affitto hanno più o
meno lo stesso potere d’acquisto di Ibra.
Solo che Ibra vive in una comunità che lo
aiuterà sempre e la sera esce, lascia aperta
la porta della sua capanna e con altri
anziani si siede vicino ai baobab e mentre
parla guarda le stelle. E, secondo me, se
non l’avessero convinto di essere povero,
lui, non ci si sarebbe mai sentito. Ho
immaginato che il sorriso di un bambino
che scarta un regalo si spegnerà non appena
la tv gli mostrerà la nuova versione del suo
ormai insignificante e freddo pezzo di
plastica metallizzata. E allora sono giunta a
una conclusione: in questo sistema siamo
spinti a lavorare per ottenere del denaro che
servirà a comprare cose che ci renderanno
felici. Ma non potremo mai essere felici
davvero o felici per sempre perché tutto ciò
che compreremo un giorno diventerà
vecchio, passato di moda, e la nostra
contentezza dovrà essere stimolata da un
nuovo oggetto. E ci sarà sempre un oggetto
migliore del nostro o qualcuno più ricco
cosicché noi anche se avremo abbastanza
soldi saremo comunque insoddisfatti e
spinti a comprare di meglio. Negli schemi
di economia le rette sono infinite e non si
pensa a un termine per la crescita, indi, se seguiamo questo modello sviluppato sul denaro non saremo mai felici.
È una trappola, bisogna stare attenti: non voglio credere di poter essere felice solo se ho la possibilità di
assecondare tutti i bisogni indotti che traboccano dai mass media. Il modello sistemico impone una prospettiva di
crescita economica che deve essere distinta dallo sviluppo che studio. O meglio: non voglio che lo sviluppo che
studio corrisponda ai modelli di crescita professati dal sistema in cui vivo.
Da questa considerazione di base si sviluppa la seconda ricerca che ho svolto al villaggio. Una ricerca nuova, che mette in
discussione paradigmi, le modalità di partecipazione, l’obiettivo stesso dell’inchiesta. Ho pensato a una ricerca che avesse
dovuto far riflettere la popolazione: un incontro tramite cui comprendere quali idee sono associate al termine “sviluppo” e
“modello di vita occidentale". Così ho immaginato una riunione collettiva in cui “testare” l’eventuale presenza di spirito
critico nei confronti dello sviluppo.
Quel giorno, all’assemblea al villaggio, hanno partecipato circa settanta persone. E io non ero più Adjandibo, né Sara, né
bianca-caramelle, ero uno strumento che sarebbe servito alla gente per capire che è da loro che deve derivare il modello di
sviluppo in cui credere.
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9. All’inizio ho presentato alcune domande aperte tramite le quali i partecipanti si sono appropriati del discorso proposto:
abbiamo tracciato insieme le potenzialità della comunità, i bisogni, le aspirazioni, i mezzi disponibili e poi abbiamo
compilato insieme un questionario collettivo il cui obiettivo non era la raccolta di dati ma di riflessioni, domande, punti
interrogativi. Ho avanzato domande provocatorie come “A cosa saresti disposto a rinunciare per avere più soldi?” oppure
“Pensi che lo sviluppo si tradurrà nella perdita della vostra cultura tradizionale?”. Più che ottenere risposte tale indagine
mira a far sviluppare un sentimento critico nei confronti di uno “sviluppo” del quale tanto si sente parlare ma che per
niente siamo messi in grado di definire. “Perché dovremo rinunciare a qualcosa per ottenere più soldi?” è questa una delle
“contro-domande” che mi sono state fatte e dalle quali posso dire di aver raggiunto l’obiettivo della mia ricerca.
Ora che la voce di Etienne si diffonde dal registratore ripenso a quel che è stato senza smettere mai di mettermi in
discussione. È lo stesso sviluppo, in fondo, che mi permette di riascoltarlo, lo stesso che mi permette di scrivere sul pc in
questo momento.
In conclusione quello che vorrei trasmettere ai tanti giovani che vogliono intraprendere questa strada nel mondo
della cooperazione internazionale è di essere consapevoli che siamo strumenti che possono aiutare le popolazioni
che soffrono ma che dobbiamo fare di tutto per non contagiarli con il lato “malato” dello sviluppo. Per questo
bisogna chiedersi in prima persona qual è lo sviluppo che vogliamo? E soprattutto non dimentichiamoci che quei
popoli che sono stati definiti sottosviluppati, in realtà, hanno molto altro da insegnarci.
Sara Fidanza
Il nostro sito La nostra pagina Facebook
L’ illustrazione in copertina è di Noma Bar
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