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CRESCERE GIOCANDO:
il gioco come speciale momento di crescita
e di apprendimento

Dott.ssa Guendalina Russo
Pedagogista
Caunselor Sistemico Relazionale, Familiare
Cos’è il gioco?
Nell'accezion
e comune

Montaigne e
all.

il termine “gioco” si
discosta completamente
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connotazione di “serietà”

“il gioco per il bambino non è
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Convenzione Internazionale sui Diritti del
Fanciullo delle Nazioni Unite 1989
art 31
«Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al
riposo ed al tempo libero, di dedicarsi al gioco e ad
attività ricreative proprie della sua età e di
partecipare liberamente alla vita culturale ed
artistica. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il
diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla
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l'organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di
mezzi appropriati di divertimento e di attività
ricreative, artistiche e culturali».
La Legge 28 agosto n.285 “disposizioni per la
promozione di diritti e di opportunità per
l’infanzia e l’adolescenza”
 Questa Legge detta “Turco” dal nome della parlamentare che l’ha

proposta, rappresenta il primo tentativo del governo italiano di
promuovere una politica complessiva per l’infanzia e l’adolescenza
che coinvolga l’intero territorio nazionale e in particolare tutti gli enti
pubblici e privati, che concorrono all’offerta di servizi e progetti per i
bambini nelle diverse realtà locali.
 Nascono i centri aggregativi
 La Legge 285 attuabile attraverso l’istituzione presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri del fondo nazionale per l’infanzia e
l’adolescenza, tende a offrire un modello comune per progettare gli
interventi, metterli in pratica, verificarne gli esiti.
il gioco per i bambini non è passatempo, ma una

attività

didattica
Qual’ è il significato che assume il gioco per i bambini?
- Divertimento
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Verso i 3- 4 anni il gioco rappresenta un
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ma anche nel costruire una propria
IDENTITÀ SOCIALE, per cui è
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Il gioco diventa un mezzo per creare nuove interazioni
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sostengono che:

il gioco svolge un ruolo centrale
nel processo di sviluppo infantile.
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neonato il gioco è significativo per
lo sviluppo intellettivo del
bambino, perché quando gioca
sorprende se stesso e nella
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modalità per entrare in relazione
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bambino sviluppa le proprie
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A secondo dell'età, il bambino nel giocare impara ad
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quindi possiamo dire che

IL GIOCO FAVORISCE

Lo sviluppo affettivo

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sociale
Lo sviluppo affettivo
Si possono individuare cinque tappe:

0 - 1 anno
nei primi mesi di vita il gioco è fondamentalmente fonte di
sensazioni piacevoli ed è finalizzato alla ricerca di una serie
di sensazioni che gratificano e arricchiscono il SÉ che si sta
progressivamente strutturando.
Inizialmente il bambino gioca con il proprio corpo o con il
corpo della madre che, di fatto, è il primo compagno di giochi,
ma tutti gli oggetti che lo circondano attraggono la sua
attenzione.
I principali giochi sono: agitare le mani,
muovere le gambe, accarezzare il proprio
corpo e quello della madre, toccare e portare
alla bocca tutto ciò che vede.

Queste attività si caratterizzano
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ripetitivo delle azioni, che serve al
bambino per imparare a
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2 anni
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Il gioco può diventare espressione di questi problemi.
3 anni
In questa fase i giochi possono essere di guerra o di lotta;
compaiono i primi giochi di socializzazione ed il bambino
è interessato a giocare con altri compagni, in particolare,
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In questo periodo i giochi sono espressione delle
dinamiche interne che il bambino sta vivendo quali il
gioco della bambola, il gioco del dottore, il gioco a
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subita.

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Nell'età della fanciullezza i giochi diventano di
gruppo e con regole, questo permette al bambino di
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strutturati, le regole diventano funzionali ad un
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Lo sviluppo cognitivo
J. Piaget (1937-1945) mette in correlazione lo sviluppo del
gioco con quello mentale, affermando che:

“il gioco è lo strumento primario per lo studio del processo
cognitivo del bambino, è la più spontanea abitudine del
pensiero infantile”
Inoltre il gioco stimola LA MEMORIA, L'ATTENZIONE, LA
CONCENTRAZIONE, favorisce lo sviluppo di SCHEMI
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Ed è per questo che una carenza di attività ludica riflette nel
bambino gravi carenze anche livello cognitivo.
Secondo Piaget si possono individuare tre stadi di
sviluppo del comportamento ludico:

giochi di esercizio
prevalgono nel primo anno di vita, nella fase
cosiddetta "senso-motoria": il bambino,
attraverso l'afferrare, il dondolare, il portare
alla bocca gli oggetti, l'aprire e chiudere le
mani o gli occhi, impara a controllare i
movimenti e a coordinare i gesti.
giochi con regole
emergono nel periodo dai sette agli undici anni,
nella fase detta SOCIALE, in cui il bambino
comincia a vivere il rapporto con gli altri.
Questa fase è caratterizzata da una maggiore
aderenza alla realtà, il bambino, sperimentando
la vita di gruppo, si trova di fronte a determinate
"regole" che è tenuto a rispettare. La comparsa
delle regole determinano la fine del gioco
infantile propriamente detto e inaugurano una
fase di crescita, altamente educativa, in cui
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sua capacità di concentrazione, di memoria…
giochi simbolici
caratterizzano il periodo che va dai due
ai sei anni di vita. Si collocano nella
fase detta "rappresentativa", in cui il
bambino acquisisce la capacità di
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bambini con spettro autistico al fine di favorire la
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“simbolico”. I bambini con autismo sono abituati a
rapportarsi con gli adulti. Gli adulti che si occupano
di loro conoscono e rispettano i loro tempi d’attesa,
mentre i coetanei non sempre lo fanno. Sono bambini
che hanno grosse difficoltà nella condivisione dei
giochi, hanno un senso del possesso molto marcato.
Spesso, specialmente nei bambini non verbali, la
compromissione del linguaggio, non consente loro di
di comprendere concetti come: “dopo”; “aspetta”;
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Il gioco diventa uno strumento per imparare ad
apprendere, un mezzo prezioso per insegnare concetti
nuovi o per ripetere nozioni già imparate. Pensiamo al
semplice gioco dei pesci…, si può apprendere tanto,
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conoscere i verbi (nuotare, pescare), si possono
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movimento della bocca del pesce…
Concludendo
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IL GIOCO
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significativo dei bambini

È per questo che l'ASSENZA DI GIOCO nelle vita di
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  • 1. CRESCERE GIOCANDO: il gioco come speciale momento di crescita e di apprendimento Dott.ssa Guendalina Russo Pedagogista Caunselor Sistemico Relazionale, Familiare
  • 2. Cos’è il gioco? Nell'accezion e comune Montaigne e all. il termine “gioco” si discosta completamente da una qualsiasi connotazione di “serietà” “il gioco per il bambino non è un semplice divertimento e per questo bisogna valutarlo come loro azioni più serie”
  • 3. Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo delle Nazioni Unite 1989 art 31 «Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo ed al tempo libero, di dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e di partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale ed artistica ed incoraggiano l'organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali».
  • 4. La Legge 28 agosto n.285 “disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”  Questa Legge detta “Turco” dal nome della parlamentare che l’ha proposta, rappresenta il primo tentativo del governo italiano di promuovere una politica complessiva per l’infanzia e l’adolescenza che coinvolga l’intero territorio nazionale e in particolare tutti gli enti pubblici e privati, che concorrono all’offerta di servizi e progetti per i bambini nelle diverse realtà locali.  Nascono i centri aggregativi  La Legge 285 attuabile attraverso l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri del fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, tende a offrire un modello comune per progettare gli interventi, metterli in pratica, verificarne gli esiti.
  • 5. il gioco per i bambini non è passatempo, ma una attività didattica Qual’ è il significato che assume il gioco per i bambini? - Divertimento - Esplorazione del mondo, avventura e scoperta di sé - Esercizio delle proprie capacità individuali - Occasione di apprendimento - Attività liberatoria di tensioni nervose, scarica di emozioni forti come paura, rabbia, ansia, gioia... - Abbandono momentaneo della realtà con le sue regole per entrare in un mondo di fantasia nel quale ogni desiderio si  può realizzare
  • 6. il GIOCO e le attività di socializzazione sono buoni indicatori per valutare il grado di BENESSERE dei bambini la qualità delle RELAZIONI all’interno delle famiglie, con il gruppo dei pari, con gli insegnanti e gli educatori
  • 7. I giocattoli Durante il primo anno di vita giocare è il modo con cui i piccoli conoscono l’ambiente non sono necessari giocattoli costosi o elaborati bastano oggetti semplici che stuzzichino la naturale fantasia del bambino. I giocattoli devono essere per il bambino il mezzo per soddisfare l’esigenza di creare, di conoscere, di imitare, di imparare a stare con gli altri.
  • 8. Molto importante è la musica, le attività grafiche e manipolative, la drammatizzazione perché sono tra i giochi che stimolano maggiormente la loro esigenza creativa nonché lo sviluppo della loro fantasia
  • 9. Verso i 3- 4 anni il gioco rappresenta un esercizio fondamentale non solo nella strutturazione della personalità e della propria IDENTITÀ PERSONALE ma anche nel costruire una propria IDENTITÀ SOCIALE, per cui è fondamentale all’interno delle relazioni TRA PARI Il gioco diventa un mezzo per creare nuove interazioni e imparare a gestirle.
  • 10. Un po’ di teoria Numerosi studi di pedagogia sostengono che: il gioco svolge un ruolo centrale nel processo di sviluppo infantile. Fin dai primi mesi di vita del neonato il gioco è significativo per lo sviluppo intellettivo del bambino, perché quando gioca sorprende se stesso e nella sorpresa acquisisce nuove modalità per entrare in relazione con il mondo esterno. Nel gioco il bambino sviluppa le proprie potenzialità intellettive, affettive e relazionali..
  • 11. A secondo dell'età, il bambino nel giocare impara ad essere creativo, sperimenta le sue capacità cognitive, scopre se stesso, entra in relazione con i suoi coetanei quindi possiamo dire che IL GIOCO FAVORISCE Lo sviluppo affettivo Lo sviluppo cognitivo Lo sviluppo sociale
  • 12. Lo sviluppo affettivo Si possono individuare cinque tappe: 0 - 1 anno nei primi mesi di vita il gioco è fondamentalmente fonte di sensazioni piacevoli ed è finalizzato alla ricerca di una serie di sensazioni che gratificano e arricchiscono il SÉ che si sta progressivamente strutturando. Inizialmente il bambino gioca con il proprio corpo o con il corpo della madre che, di fatto, è il primo compagno di giochi, ma tutti gli oggetti che lo circondano attraggono la sua attenzione.
  • 13. I principali giochi sono: agitare le mani, muovere le gambe, accarezzare il proprio corpo e quello della madre, toccare e portare alla bocca tutto ciò che vede. Queste attività si caratterizzano per il carattere esplorativo e ripetitivo delle azioni, che serve al bambino per imparare a distinguere fra il SÉ e il NON-SÉ, per fargli capire dove finisce lui e inizia la madre, percepita come parte di sé.
  • 14. 2 anni Con l'inizio del secondo anno il bambino si trova di fronte al problema della SEPARAZIONE DALLA MADRE e le conseguenti ansie d'abbandono. Il gioco può diventare espressione di questi problemi.
  • 15. 3 anni In questa fase i giochi possono essere di guerra o di lotta; compaiono i primi giochi di socializzazione ed il bambino è interessato a giocare con altri compagni, in particolare, prova piacere ad imitare il comportamento degli adulti, gioca ad essere mamma o papà indossando i loro vestiti.
  • 16. 4 - 5 anni In questo periodo i giochi sono espressione delle dinamiche interne che il bambino sta vivendo quali il gioco della bambola, il gioco del dottore, il gioco a nascondino, attraverso questi giochi il bambino può anche drammatizzare una punizione o proibizione subita. 6 - 10 anni Nell'età della fanciullezza i giochi diventano di gruppo e con regole, questo permette al bambino di sperimentare lo stare con gli altri attraverso giochi strutturati, le regole diventano funzionali ad un miglior svolgimento del gioco.
  • 17. Lo sviluppo sociale il gioco passa attraverso vari stadi gioco solitario: tipico dei bambini entro l’anno di vita che non si pongono in una condizione di reciprocità con gli altri. Non c'è interazione sociale. gioco parallelo: si verifica tra il primo e il terzo anno di vita, i bambini si aiutano reciprocamente ma si tratta essenzialmente ancora di un gioco individuale.
  • 18. gioco sociale: tipico dei bambini intorno ai quattro-cinque anni, età in cui comincia la fase scolastica. Il gioco diventa più strutturato, con regole e c'è l'interazione sociale. Nelle famiglie numerose può verificarsi anticipatamente.
  • 19. Lo sviluppo cognitivo J. Piaget (1937-1945) mette in correlazione lo sviluppo del gioco con quello mentale, affermando che: “il gioco è lo strumento primario per lo studio del processo cognitivo del bambino, è la più spontanea abitudine del pensiero infantile” Inoltre il gioco stimola LA MEMORIA, L'ATTENZIONE, LA CONCENTRAZIONE, favorisce lo sviluppo di SCHEMI PERCETTIVI, CAPACITÀ DI CONFRONTO, RELAZIONI . Ed è per questo che una carenza di attività ludica riflette nel bambino gravi carenze anche livello cognitivo.
  • 20. Secondo Piaget si possono individuare tre stadi di sviluppo del comportamento ludico: giochi di esercizio prevalgono nel primo anno di vita, nella fase cosiddetta "senso-motoria": il bambino, attraverso l'afferrare, il dondolare, il portare alla bocca gli oggetti, l'aprire e chiudere le mani o gli occhi, impara a controllare i movimenti e a coordinare i gesti.
  • 21. giochi con regole emergono nel periodo dai sette agli undici anni, nella fase detta SOCIALE, in cui il bambino comincia a vivere il rapporto con gli altri. Questa fase è caratterizzata da una maggiore aderenza alla realtà, il bambino, sperimentando la vita di gruppo, si trova di fronte a determinate "regole" che è tenuto a rispettare. La comparsa delle regole determinano la fine del gioco infantile propriamente detto e inaugurano una fase di crescita, altamente educativa, in cui viene stimolato l'autocontrollo del bambino, la sua capacità di concentrazione, di memoria…
  • 22. giochi simbolici caratterizzano il periodo che va dai due ai sei anni di vita. Si collocano nella fase detta "rappresentativa", in cui il bambino acquisisce la capacità di rappresentare tramite gesti o oggetti una situazione non attuale. Si sviluppa la capacità di IMMAGINAZIONE e di IMITAZIONE. Il simbolismo che emerge da queste attività permette di riprodurre esperienze viste ma non ancora direttamente sperimentate.
  • 23. Il far finta di… Favorisce il linguaggio La comprensione dei pensieri, dei sentimenti e le interazi0ni altrui e l’interpretazione dei cenni non verbali L’immaginazione e la creatività La velocità dell’interazione, il rispetto dei turni e delle regole
  • 24. L’autismo e il far finta di… Uno dei lavori educativi più importante da fare con i bambini con spettro autistico al fine di favorire la comunicazione verbale e non verbale è il gioco “simbolico”. I bambini con autismo sono abituati a rapportarsi con gli adulti. Gli adulti che si occupano di loro conoscono e rispettano i loro tempi d’attesa, mentre i coetanei non sempre lo fanno. Sono bambini che hanno grosse difficoltà nella condivisione dei giochi, hanno un senso del possesso molto marcato. Spesso, specialmente nei bambini non verbali, la compromissione del linguaggio, non consente loro di
  • 25. di comprendere concetti come: “dopo”; “aspetta”; “fare un turno”, fondamentali nell’interazione sociale. Il gioco diventa uno strumento per imparare ad apprendere, un mezzo prezioso per insegnare concetti nuovi o per ripetere nozioni già imparate. Pensiamo al semplice gioco dei pesci…, si può apprendere tanto, per esempio: fare a turno, imparare i colori, i numeri, conoscere i verbi (nuotare, pescare), si possono imparare azioni, aprire e chiudere la bocca, imitare il movimento della bocca del pesce…
  • 26. Concludendo non solo una semplice attività di svago IL GIOCO attività spontanea ma soprattutto un momento di crescita e sviluppo significativo dei bambini È per questo che l'ASSENZA DI GIOCO nelle vita di un bambino viene visto spesso come un segnale di DISAGIO O MALESSERE INTERIORE che andrebbe indagato ed osservato in modo attento e professionale.

Editor's Notes

  1. in cui racconta che il nipote Ernst di diciotto mesi aveva un rocchetto di legno intorno a cui era avvolto del filo; tenendolo per il filo, il bambino gettava l'oggetto oltre la cortina del suo letto facendolo sparire accompagnando l'atto con un "o-o-o" forte e prolungato, (che significa, secondo la madre "via") poi tirava nuovamente il rocchetto fuori dal letto e, ritraendolo a sé lo salutava con un allegro "da" (che significa qui). Questo semplice giochino, osserva Freud, che il bambino ripeteva puntualmente in assenza della madre, aveva la funzione di controllare un evento spiacevole: la separazione. Il ritorno del rocchetto lo rassicurava sul fatto che la madre, anche se spariva, sarebbe poi ricomparsa. In ogni caso il giochino rappresenta un meccanismo di difesa da parte del bambino, dall'angoscia provocata dalla separazione egli ricava un giochino da cui riesce a trarre sollievo.
  2. Il gioco riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo intellettivo:
  3. È possibile quindi, comprendere come IL GIOCO, attività spontanea che accompagna lo sviluppo dell'essere umano dai primi tempi di vita all'età adulta, sia non solo una semplice attività di svago ma soprattutto un momento di crescita e sviluppo significativo dei nostri figli.