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Parte quarta
        Termodinamica, cinetica,
                 elettrochimica


Prof. Stefano Piotto
Università di Salerno
1. Definizioni utili (sistema, stato,    11. Teoria del complesso attivato
    funzioni di stato)                   12. Catalizzatori
2. I° principio della Termodinamica,     13. Reazioni esplosive ed oscillanti
    esempi                               14. Elettrochimica e reazioni
3. L’entalpia – reazioni esotermiche         elettrochimiche: definizione e
    ed endotermiche                          classificazione.
4. Legge di Hess – Termochimica,         15. Sistemi elettrochimici.
    esempi                               16. La pila
5. II° principio della Termodinamica –   17. Elettrodi: catodo e anodo.
    L’entropia
                                         18. Polarità dei sistemi e continuità del
6. Variazioni di entropia nei sistemi        circuito
    isolati
                                         19. Potenziale di cella e potenziale
7. Spontaneità delle reazioni: energia       standard
    libera di Gibbs
                                         20. L’elettrodo standard di idrogeno
8. Definizione di cinetica chimica
                                         21. Equazione di Nernst
9. Velocità, molecolarità e ordine di
    reazione
10. Teoria delle collisioni
Spontanei
   Processi (chimici o fisici) di
   trasformazione della materia
                                             Non spontanei




                                    energia potenziale
                                    energia cinetica
Energia:capacità di un sistema a    energia termica
compiere lavoro                     energia elettrica
                                    energia nucleare
                                    etc.
Termodinamica

• Scienza che studia proprietà macroscopiche della
materia e le correla con stati microscopici della stessa.
•Lo scopo della termodinamica è quello di prevedere
quali processi chimico-fisici siano possibili, in quali
condizioni e di calcolare quantitativamente le proprietà
dello stato d’equilibrio risultante del processo.
• La termodinamica ha una validità generale.


• Limiti: Previsione delle proprietà di una sostanza senza
però spiegare il perché. Previsione se un processo può
avvenire senza darne una scala temporale.
•SISTEMA: porzione di materia che si prende in
considerazione per lo studio delle sue proprietà.
•AMBIENTE: Tutto ciò che circonda il sistema in
studio e che può influenzarne le proprietà.



                      Un sistema può essere:

                      •APERTO: scambia con l’ambiente
                      sia materia che energia.
                      •CHIUSO: scambia con l’ambiente
                      energia ma non materia.
                      •ISOLATO: non scambia con
                      l’ambiente né materia né energia.
TERMINOLOGIA
La termodinamica analizza le proprietà macroscopiche dei
sistemi e la modalità con le quali si trasformano.



    Sistema = Sottosistema 1 + Sottosistema 2

• Proprietà estensiva: Proprietà del sistema che può essere scritta
come combinazione delle analoghe proprietà dei sottosistemi (
Volume, massa, Energia).

• Proprietà intensiva: Proprietà del sistema che è uguale per entrambi
i sottosistemi (Temperatura, Pressione).
TERMINOLOGIA
Funzione di stato: Proprietà del sistema che dipende esclusivamente
dallo stato termodinamico in cui questo si trova.


                  FUNZIONI DI STATO
                           Volume
                        Temperatura
                          Pressione
                           Energia

La variazione di una qualsiasi funzione di stato è indipendente dal
cammino (reversibile o irreversibile) percorso tra ogni determinata
coppia di stati termodinamici.
Lo stato di un sistema può variare in seguito ad
un processo fisico o chimico; la corrispondente
variazione di una funzione di stato del
sistema non dipende dal cammino percorso,
ma soltanto dallo stato iniziale e da quello
finale. Possiamo quindi determinare la
variazione ( ) di una certa funzione dovuta ad
una determinata trasformazione.
E=q
    mgh = mc T
h           gh
      T
             c


           h=165 m
          g = 9,8 m/s
Funzioni di stato
ESPERIMENTO DI JOULE (1843)




                                              mpeso
Energia liberata dal peso in caduta per
un dislivello h:                          h
              E = mpesog h

Calore assorbito dall’acqua         del
calorimetro:
             q=macquac T
Hermann Ludwig Ferdinand von Helmholtz   Rudolf Julius Emmanuel Clausius
        Potsdam 1821- Berlino 1894            Koslin, 1822 – Bonn, 1888




   I principio della termodinamica:
L’energia si conserva: si trasforma da una forma
ad un’altra, ma la somma dell’energia nelle varie
             forme, rimane costante.
Funzioni di stato
P           Lavoro di espansione (o compressione)
                                   w=P V
                        Attenzione alla convenzione dei segni:
                       energia che entra nel sistema è positiva,
V                          quella che fuoriesce è negativa.




     Considerando solo lavoro di espansione w e calore q:
                           E=q-L
    E = Energia Interna del sistema (è una funzione di stato)
IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

Tra i diversi tipi di lavoro, si fa spesso riferimento al lavoro compiuto
da un gas che si espande a P costante, passando da un volume V1 ad
un volume V2:
L = P (V2 - V1) = P V




Il primo principio esprime la conservazione dell’energia:
                               E=Q-L
La variazione di energia interna del sistema ( E) è data dal calore
ceduto/acquistato e dal lavoro compiuto
PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

Conservazione dell’energia:
                              E=Q-L

Per quanto riguarda il segno:
Q > 0 se assorbito dal sistema
                                             L>0
Q < 0 se ceduto dal sistema                   L<0
L > 0 se compiuto dal sistema
L < 0 se compiuto dall’intorno sul sistema




   L’ENERGIA NON PUÓ ESSERE NÉ CREATA NÉ DISTRUTTA


            L’ENERGIA DELL’UNIVERSO É COSTANTE
Internal energy is simply the totality of all forms of kinetic and potential
   energy of the system. Thermodynamics makes no distinction between
   these two forms of energy and it does not assume the existence of
   atoms and molecules. But since we are studying thermodynamics in the
   context of chemistry, we can allow ourselves to depart from “pure”
   thermodynamics enough to point out that the internal energy is the sum
   of the kinetic energy of motion of the molecules, and the potential energy
   represented by the chemical bonds between the atoms and any other
   intermolecular forces that may be operative.
Applicazione del primo principio ai gas
 perfetti
• In ogni sistema è contenuta una certa quantità
  di energia, in varie forme, che viene perciò
  definita energia interna (E) del sistema. In un
  gas, per esempio, questa energia è
  essenzialmente l'energia cinetica totale delle
  molecole in movimento.
• l'energia interna del gas dipende dalla sua
  temperatura, infatti maggiore è questa e più
  velocemente le molecole del gas si muovono.
  Quando forniamo calore ad un gas vediamo
  che la sua temperatura aumenta, quindi
  aumenta anche la sua energia interna. Allo
  stesso modo se comprimiamo il gas, facendo
Trasformazioni termodinamiche
Il sistema analizzato è un cilindro chiuso
alla sommità con un pistone libero di muoversi.

• Trasformazione isoterma (T=cost) In questo
  caso la temperatura del gas non varia e quindi
  nemmeno la sua energia interna. Possiamo
  quindi scrivere:
                   Q–L=0
                   Q=L
  Tutto il calore che viene fornito al sistema si
  converte completamente in calore e viceversa.

• Trasformazione isocora (V=cost) In questa
  trasformazione il volume resta costante, quindi
  il gas non compie nessun lavoro. Il primo
  principio diventa:
• Trasformazione isobara (P=cost) In questa
  situazione non vi è nessuna grandezza che si
  conservi: infatti il sistema compie o subisce
  lavoro, assorbe o cede calore e quindi la sua
  energia interna e la sua temperatura variano.
  In questo caso è però molto semplice calcolare
  il lavoro, che, come si può dimostrare, è dato
  dal prodotto tra la variazione di volume e la
  pressione:
                   L=P V
  Gas che si espande => lavoro di tipo PV


• Trasformazione adiabatica Se il sistema è
  termodinamicamente isolato dall'ambiente,
  ossia se non vi sono scambi di calore con
ENTALPIA – REAZIONI ESOTERMICHE ED ENDOTERMICHE

In base al primo principio della termodinamica, se si opera a V costante (cioè
  V = 0), e non si considerano tipi di lavoro diversi da P V, non viene
compiuto lavoro meccanico, e la variazione di energia interna coincide con il
calore assorbito o ceduto dal sistema.

Invece, a P costante, P V non è nullo e risulta utile introdurre una nuova
funzione, chiamata ENTALPIA (H). H, che è una funzione di stato, viene
valutata in termini di H tra stato iniziale e finale.
Attenzione! q non è una funzione di stato.

         Calore per far evaporare l’acqua.
 In un recipiente chiuso       In un recipiente aperto all’aria: q2.
   ermeticamente: q1.




                        q2 > q1

In un recipiente chiuso il   In un recipiente aperto il calore serve
 calore serve solo a far     sia per far evaporare il liquido, sia per
   evaporare il liquido.     l’espansione del vapore che si forma.
Funzione di stato

   Stato A                    Trasformazione 1
                                 con w1 e q1




                                  Stato B
Trasformazione 2
   con w2 e q2

              EA-B = w1 + q1 = w2 + q2
             se w1 > w2 allora q1 < q2
E=-w+q
 a volume costante si ha E = qV

             Entalpia, H = PV + E
a pressione costante si ha :
                           dH   = d(PV) + dE
                                = PdV + VdP + dE
                                = PdV + dE



integrando                 H    =P V+ E
                                 = P V + qP -P V   = qP
L’entalpia è il calore scambiato a P costante
Distinguiamo 2 tipi di reazioni



REAZIONI
ESOTERMICHE
La reazione è
accompagnata da
sviluppo di calore, la
temperatura dei
prodotti supera la
temperatura ambiente
ed il calore prodotto
viene ceduto
all’ambiente
circostante (contenuto
REAZIONI
ENDOTERMICHE
Affinché la reazione
possa avvenire è
necessario
fornire energia
dall’esterno, in quanto
il contenuto
energetico dei prodotti
e maggiore rispetto a
quello
Reazione esotermica (a pressione costante): H<0
Reazione endotermica (a pressione costante): H>0


Alcuni esempi:

C(grafite) + O2(g)        CO2(g)         H = -393,51 kJ mol-1

O2(g) + 2 H2O(l)        2 H 2 O 2 (l )   H = 196,10 kJ mol-1
2 O3(g)    3 O 2 ( g)                    H = -285,40 kJ mol-1
CaCO3(s)      CaO(s) + CO2(g)            H = 178,53 kJ mol-1
Reazione di formazione allo stato standard:
         preparazione di una mole del composto,
         a partire dagli elementi, a 1 atm e 298 K.
Alcuni esempi:

CO2(g):
C(grafite) + O2(g)      CO2(g)                                     H f = -393,51 kJ mol-1

H2O(l):
1/2 O2(g) + H2(g)       H2O(l)                                     H   f   = -285,83 kJ mol-1

CaCO3(s, aragonite):
Ca(s) + C(grafite) + 3/2 O2(g)      CaCO3(s, aragonite)            H   f   = -1207,13 kJ mol-1
CaCO3(s, calcite):
Ca(s) + C(grafite) + 3/2 O2(g)      CaCO3(s, calcite)              H   f   = -1206,92 kJ mol-1



 H f = 0 per le specie termodinamicamente stabili allo stato standard.
                     Esempio: O2, C(grafite), tutti gli elementi puri, etc.
Per confrontare e combinare valori di H relativi a reazioni
diverse sono state scelte delle condizioni di riferimento.


STATI STANDARD

· GAS: il gas puro a P = 1 atm e T = 298 K

· LIQUIDI: liquido puro a P = 1 atm e T = 298 K

· SOLIDI: forma allotropica stabile a P = 1 atm e T = 298 K

· agli elementi nei loro stati standard si attribuisce H = 0


Le variazioni di entalpia che si riferiscono a trasformazioni
tra stati standard vengono indicati con H°
LEGGE DI HESS:



il calore sviluppato in un processo chimico a pressione
costante è indipendente dal fatto che il processo
avvenga in uno o più stadi. Questa legge deriva dal
fatto che l’entalpia è una funzione di stato e che le sue
variazioni dipendono unicamente dagli stati iniziale e
finale e non dal cammino percorso.
Dato che anche le trasformazioni fisiche (passaggi di stato)
comportano variazioni di energia, nelle equazioni termochimiche è
necessario indicare lo stato fisico di tutti i reagenti e prodotti; per la
stessa ragione, se un solido può esistere in più di una forma
allotropica, questa va specificata.

Ad esempio:

2Cgraf + 3H2 (g) + 1/2O2 (g)  C2H5OH (l)

 H = - 277,7 kJ

Cgraf carbonio nella forma allotropica grafite
H2 (g) idrogeno allo stato gassoso
O2 (g) ossigeno allo stato gassoso
C2H5OH (l) alcool etilico allo stato liquido
La risposta è ENTROPIA!

• Perché le cose vanno come vanno e non in un
  altro modo?
La direzione dei processi spontanei
non dipende dall’energia
• Esperimento 1. Una pila di monete è lanciata in aria. Quando
  sono cadute al suolo, il numero di “testa” è simile al numero di
  “croce”.

• Esperimento 2. Un libro è lasciato cadere da un tavolo.

• Esperimento 3. Una mole di gas, inizialmente a 300K e 2 atm è
  lasciat espandere raddoppiando il suo volume mantenendo la
  temperatura costante.

• Esperimento 4. Due blocchi identici di rame, uno a 200°C e
  l’altro a 100°C, sono posti in contatto all’interno di un recipiente
  termicamente isolato. La temperatura dei due blocchi diventa
  150°C.
Interpretazione microscopica dell’entropia


                                 per una mole:




                                       S = R ln
 Ludwig Eduard Boltzmann
Vienna 1844 - Duino (TS) 1906



                                (E, V, n) = probabilità microscopica dello stato



              entropia = disordine molecolare
Microstati e dispersione dell’energia

L’energia si conserva; se un libro cade da un
  tavolo la quantità totale di energia rimane
  immutata. Tutto quello che è successo è una
  trasformazione di energia da una forma ad
  un’altra.
Quello che è cambiato è la disponibilità di
  questa energia. Questa si è dispersa ed il
  numero di microstati disponibili è aumentato.
Una volta dispersa questa energia è meno
  disponibile ad essere “recuperata” e sfruttata
  nuovamente.
Dispersione e condivisione
dell’energia
Quando una reazione avviene, ci sono due
  cambianti legati all’energia termica:
I modi in cui l’energia è immagazzinata nei
  reagenti può essere diversa da quella dei
  prodotti. Per es. Nella reazione H2 → 2 H,
  l’energia è molto più “dispersa” nell’idrogeno
  atomico. Se questo fosse l’unico fattore da
  considerare la dissociazione sarebbe
  spontanea e l’idrogeno molecolare non
  dovrebbe esistere.
Per dissociare l’idrogeno comunque, una certa
  quantità di energia deve essere assorbita
All molecules spontaneousy absorb heat and
  dissociate at high temperatures.
L’ENTROPIA è una funzione di stato e le variazioni
  S dipendono unicamente dagli stati iniziale e finale.
La condizione di aumento di disordine che
caratterizza le trasformazioni spontanee può essere
espressa come:
II principio della termodinamica:

In un processo irreversibile (spontaneo) si ha sempre


                            q irrev
                      S
                              T

                                                 q irrev
Processo irreversibile (spontaneo):        S
                                                   T
                                                 q rev
Processo reversibile (all’equilibrio):     S
                                                  T
•ENUNCIATO I (Lord Kelvin): É impossibile realizzare
una trasformazione il cui unico risultato sia quello di
assorbire calore da un’unica sorgente e trasformarla
integralmente in lavoro.

•ENUNCIATO II (Clausius): É impossibile realizzare
una trasformazione il cui unico risultato sia quello di
far passare calore da un corpo più freddo ad uno più
caldo.

•ENUNCIATO III: É impossibile realizzare una
macchina termica il cui rendimento sia uguale a 1.

•ENUNCIATO IV: Un sistema isolato che è stato
perturbato giunge ad una nuova condizione di
equilibrio che è quella a cui corrisponde il massimo
aumento dell’entropia compatibile con il rispetto del I
principio della termodinamica.
Entropia e disordine
Interpretazione microscopica dell’entropia


                                 per una mole:




                                       S = R ln
 Ludwig Eduard Boltzmann
Vienna 1844 - Duino (TS) 1906



                                (E, V, n) = probabilità microscopica dello stato



              entropia = disordine molecolare
Quando la pressione esterna è zero, il gas non
compie lavoro espandendosi, e qirrev = 0, quindi
avviene il processo con S > 0 (con aumento di
disordine molecolare).



       vuoto


                                   Gas
Energia libera


        ΔStotal = ΔSsurr + ΔSsys

        ΔStotal = (– ΔH/T) + ΔSsys

        TΔStotal = – ΔH +T ΔSsys
Energia Libera
                                            G = H – TS
                                Per un processo a pressione e temperatura
                                                costanti:

                                          G= H–T S
    Josiah Willard Gibbs
Newhaven 1839 - Newhaven 1903



    per un processo spontaneo: G < 0

                    all’equilibrio: G = 0
Non è energia!
Benché G abbia l’unità di misura dell’energia (joules, o nella forma intensiva
, J mol–1), non ha il più importante attributo dell’energia: non si conserva.
Riferirsi a G come ad una energia rinforza la convinzione errata che ogni
cambiamento si accompagni ad una diminuzione di energia. Ma se
accettiamo la nozione che l’energia si conserva, diviene chiaro che la sola
condizione necessaria per una trasformazione sia la redistribuzione
dell’energia.
La quantità –ΔG associata ad un processo rappresenta la quantità di
energia che si “disperde” o “ridistribuisce”, che è quello che abbiamo visto
essere il senso dell’aumento di entropia.


Non è nemmeno "reale"!
G differisce da H e S anche in un altro modo significativo : non ha una sua
realtà fisica come proprietà della materia. L’energia libera è semplicemente
una convensione che serve come criterio per le trasformazioni e rende i
calcoli molto semplici.
Variazioni di entropia, esempi
L’energia Libera di Gibbs (G)
E=Q–L       I° principio
H = E + P V P = cost
S = Qrev/T  T= cost, II° principio

  E = T S – Lrev
  H – P V = T S – Lrev
  H – T S = P V – Lrev
  (H – TS) = P V – Lrev

 G = H – TS   funzione di Gibbs = Energia
                   Libera
Nella valutazione della SPONTANEITÀ di una reazione è quindi necessario
integrare questi due aspetti, cioè la minimizzazione dell’energia e la
massimizzazione dell’entropia. Solo in alcuni casi essi sono entrambi
favorevoli ( H < 0, S > 0);

L’effetto combinato dei due fattori è espresso da una nuova funzione
termodinamica, l’ENERGIA LIBERA (G).
Equilibrio liquido-vapore (evaporazione)
               Inizialmente il liquido evapora
               perché questo determina un
               aumento del disordine molecolare
               (aumento di entropia).

   vapore            H evap
               S              ovvero        G 0
                       T
                Si raggiunge l’equilibrio
                quando si ha:
  liquido
                                            H evap
               G 0 ovvero         S
                                             T
G e spontaneità di una reazione

 G          Spontaneità di una
           reazione (T, P costanti)
 G>0      Reazione non spontanea         Reazione
           (favorita verso i reagenti)     inversa
                                           favorita
 G=0        Sistema all’equilibrio

 G<0        Reazione spontanea           Reazione
           (favorita verso i prodotti)      diretta
                                           favorita
Una diminuzione di energia libera ( G < 0) può, quindi,
 derivare sia da una diminuzione di H che da un aumento
 di S; le reazioni endotermiche spontanee sono più
 frequenti a temperature elevate in quanto, al crescere di T,
 aumenta il peso del termine entropico.

Per quanto riguarda il valore che ΔG assume nelle
reazioni, sono possibili quattro casi:

•ΔH<0 e ΔS>0: i due fattori sono entrambi favorevoli.

•ΔH>0 e ΔS<0: i due fattori sono entrambi sfavorevoli.

•ΔH>0, fattore sfavorevole, e ΔS>0, fattore favorevole.

•ΔH<0, fattore favorevole, e ΔS<0, fattore sfavorevole.
Condizione di Equilibrio G = 0
       Es.      A⇋B
• Il G rappresenta la
  pendenza della curva
  di G all’avanzare della
  reazione
• L’equilibrio si
  raggiunge quando
   G=0


                                Grado di avanzamento della reazione

Possiamo considerare la condizione di equilibrio di un sistema
chimico, come quella che corrisponde al minimo dell’energia
libera di Gibbs
G e quoziente di reazione Q
• L'energia libera di Gibbs dipende dalla
  composizione del sistema, che viene definita
  sfruttando la grandezza Q, il quoziente di
  reazione
• Q è il prodotto delle attività (concentrazione)
  dei reagenti e dei prodotti di reazione elevate
  per il proprio coefficiente stechiometrico (per i
  prodotti il coefficiente stechiometrico è
  positivo, mentre per i reagenti è negativo).
  All’equilibrio Q = Keq
  La relazioneenergia libera (energia libera di Gibbs) è
   Variazione di tra Q e G
   nello stato standard
  espressa da:
Costante di Equilibrio
                    rG     r G      RT ln Q

   All’equilibrio rG = 0 e il rapporto tra le attività dei
    reagenti e dei prodotti di reazione elevate per il proprio
    coefficiente stechiometrico ha un valore fisso,
    denominato K (Costante di Equilibrio) Q = K

                    r G   RT ln K

                   r G     RT ln K

                                  r G
                                  RT     K < 1 : reagenti favoriti
                    K      e             K > 1 : prodotti favoriti
Costanti Termodinamiche
• KC e KP sono le costanti di equilibrio di una reazione, espresse
  rispettivamente sfruttando le concentrazioni e le pressioni parziali.
  Sono entrambe approssimazioni della più generale costante
  termodinamica K espressa in attività (a)
                        aA+bB⇋cC+dD

                           K = (a C)c (a D)d
                               (a A)a (a B)b

• Capita in diversi contesti di rimpiazzare le attività con le
  concentrazioni o con le pressioni parziali, in questo modo le
  costanti di equilibrio acquistano unità di misura che dipendono
  dalla reazione in questione.

   Si tratta di approssimazioni che tengono bene solo per bassi valori
   delle concentrazioni (soluzioni molto diluite) e per bassi valori
   delle pressioni (gas quasi-ideali)
Cinetica chimica
Termodinamica e cinetica

La spontaneità delle reazioni chimiche può essere
valutata dal punto di vista termodinamico: per fare
questo, non si considera il meccanismo della
reazione, ma soltanto l’energia degli stati iniziale e
finale.

ΔG>0    Processo non spontaneo, reazione
endoergonica
ΔG=0    Processo in equilibrio
ΔG<0    Processo spontaneo, reazione
esoergonica
Per esempio, la carta, altamente combustibile, a
temperatura ambiente reagisce così lentamente
con l’ossigeno da rendere il processo di
ingiallimento quasi inavvertibile dal punto di vista
macroscopico. La reazione di ossidazione della
carta è termodinamicamente favorita e quindi la
reazione è spontanea.

Altro esempio è quello del diamante
Velocità di una reazione chimica

è la velocità con cui varia la concentrazione di un certo
reagente o prodotto nel tempo e può essere espressa
come:
                              c
                     v
                              t
Quanto all’unità di misura, la velocità viene spesso
espressa in moli l-1 sec-1, ma, a seconda della reazione,
si possono usare unità di tempo più ampie (minuti, ore,
anni, ecc.).
Legge di azione di massa

In generale la velocità di reazione sarà in
  qualche modo proporzionale alla
  concentrazione dei reagenti.

               aA + bB → prodotti

                   v = k [A]m [B]n

· i termini in parentesi quadra sono le
    concentrazioni dei reagenti
· n ed m sono in genere numeri interi e piccoli e
    solitamente non dipendono dai coefficienti
    stechiometrici; indicano il cosiddetto ordine di
Velocità di reazione e stato di suddivisione dei
reagenti
La velocità di reazione è influenzata da molti
fattori:

1. SUPERFICIE DI CONTATTO TRA I
  REAGENTI.
  La velocità aumenta al crescere dell’area
  superficiale disponibile per la reazione;
  generalmente, la reazione è più rapida se i
  reagenti sono costituiti da particelle più piccole.

2. CONCENTRAZIONE DEI REAGENTI
  Come espresso dall’equazione della velocità,
  la velocità di reazione dipende dalla
  concentrazione di uno o più reagenti, per cui
  un aumento di concentrazione provoca spesso
3. TEMPERATURA E LUCE
  In generale, un aumento di temperatura
  provoca un aumento della velocità di reazione.
  Alcune reazioni avvengono soltanto in
  presenza di radiazioni luminose: ad esempio,
  la fotosintesi clorofilliana delle piante e le
  reazioni fotochimiche che avvengono
  nell’atmosfera in presenza di specie inquinanti.

4. PRESENZA DI CATALIZZATORI
  I catalizzatori sono sostanze in grado di
  modificare la velocità di reazione senza subire
  trasformazioni nel corso di essa. Essi non
Ordine di reazione
                         v = k [A]m [B]n

gli esponenti m ed n esprimono rispettivamente l’ordine della
reazione rispetto ad A e l’ordine della reazione rispetto a B. L’ordine
totale della reazione è dato, invece, dalla somma (m+n).



Rispetto ad uno dei reagenti possiamo dire:

·n=0         ORDINE ZERO: essendo [A]0 = 1, si ottiene: velocità di
reazione = k; la velocità di reazione è indipendente dalla
concentrazione di A.
·n=1         PRIMO ORDINE: La velocità è proporzionale a [A]
·n=2         SECONDO ORDINE: La velocità è proporzionale a [A]2
Rappresentiamo i casi più comuni
Che cosa si intende per "meccanismo
E' una successioneuna reazione"?
              di teorica di processi elementari, in ognuno dei
 quali si forma un composto intermedio, fino a raggiungere il prodotto
 finale.
Parlando di "ordine di reazione", abbiamo visto che la somma degli
 esponenti delle concentrazioni che compaiono nella espressione della
 velocità di reazione è l'ordine totale di reazione e che questi esponenti
 si possono ricavare solo sperimentalmente da misure cinetiche.

Quando si parla però di meccanismo
 di reazione, non si può parlare di
ordine di reazione, bensì di
 "molecolarità",che indica il numero
 di molecole coinvolte di ogni singolo
 stadio intermedio o processo
 elementare.
Molecolarità superiori a 3 sono assolutamente improbabili, dato che
è molto improbabile un urto triplo (che esige l'incontro
contemporaneo di 3 unità diverse e spesso secondo una geometria
molto precisa).
La molecolarità non è un dato sperimentale (come è invece l'ordine
di reazione), ma un concetto teorico mediante il quale viene
proposto uno stadio del meccanismo di reazione.
La teoria delle collisioni


La maggior parte delle reazioni chimiche comporta un
trasferimento di atomi da una molecola ad un’altra, è, quindi,
molto importante che le particelle entrino in contatto reciproco.
Inoltre, è necessario che le particelle collidano con sufficiente
energia affinché i loro nuclei si avvicinino adeguatamente
vincendo la repulsione delle rispettive nubi elettroniche. Tale
energia deriva dall’energia cinetica delle particelle in movimento.


Energia di attivazione Ea : essa costituisce il valore minimo di
energia cinetica che due particelle devono possedere perché
possano collidere con forza sufficiente a dar luogo alla reazione.
L’energia di attivazione può essere considerata una vera e propria
barriera di energia potenziale che i reagenti devono superare per
diventare prodotti.
Il diagramma profilo di reazione rappresenta la variazione di
energia potenziale in funzione dell’andamento della reazione a
livello molecolare.
Nel caso di una reazione
endotermica (ΔH > 0), le
molecole di prodotto si trovano
a un livello di energia potenziale
più elevato rispetto ai reagenti
e, quindi, contengono minore
energia cinetica.
Si avrà, quindi, una diminuzione
della temperatura e un assorbi-
mento di calore dall’ambiente.
Affinché avvenga una reazione chimica le molecole reagenti
devono collidere con un’energia almeno pari o maggiore di
un certo valore minimo, detto energia di attivazione, e con la
giusta orientazione reciproca.
La temperatura influenza la distribuzione delle
velocità
La teoria del complesso attivato

Questa teoria fornisce una
spiegazione di ciò che avviene
a livello molecolare quando le
particelle di reagenti collidono
con energia sufficiente a dare
corso alla reazione.
Quando si realizza una
collisione efficace tra due
particelle di reagenti, queste
formano, per un breve
intervallo di tempo detto stato
di transizione, un aggregato
intermedio, detto complesso
attivato.

  Questo è tenuto insieme da deboli legami intermolecolari che derivano
  da legami originari, che si stanno rompendo, e da nuovi legami che si
  stanno formando e che diventeranno i legami dei prodotti.
Velocità di reazione e concentrazione dei
reagenti

La velocità di reazione aumenta con la concentrazione dei
reagenti perché un incremento del numero di particelle per unità
di volume (appunto concentrazione) favorisce un incremento
della frequenza delle collisioni.

Per una reazione tipo:
                         aA + bB → prodotti

                      v = k [ A ]m [ B ]n
dove:
k = è la costante specifica di velocità caratteristica per una data
reazione, non cambia con le concentrazioni, ma varia con la
temperatura
“m” e “n” = sono esponenti ricavabili solo sperimentalmente, dal
momento che non sempre coincidono con i coefficienti
stechiometrici
Velocità di reazione e temperatura


In generale si può affermare che la velocità di reazione
aumenta all’aumentare della temperatura, sia perché
aumenta l’energia cinetica delle particelle e quindi la
frequenza di collisioni, sia perché aumentano le
collisioni efficaci.
Velocità di reazione e Catalizzatori
 Un Catalizzatore è una sostanza in grado di influire sulla
 velocità di reazione, accelerandola o rallentandola senza
 essere modificata o consumata .
 La variazione della velocità di una reazione chimica, ottenuta
 utilizzando un catalizzatore, è detta Catalisi.
• http://www.stolaf.edu/depts/chemistry/courses/
  toolkits/126/kinetex/concept/index.htm
• http://www.sci.wsu.edu/idea/ChemKinetics/
Catalizzatori omogenei ed eterogenei
Nel caso in cui un catalizzatore si
trovi nello Stato fisico dei reagenti,
ad esempio dissolto nello stesso
solvente, esso viene detto
catalizzatore omogeneo.
Esempi di catalisi omogenea sono
rappresentati dalle reazioni che
avvengono in soluzione acquosa
nell’organismo umano, in presenza di
particolari catalizzatori biologici detti
enzimi.

 Quando, invece un catalizzatore si trova in uno stato fisico differente
 (il caso più comune è quello di un solido introdotto in una reazione in
 fase gassosa) è denominato catalizzatore eterogeneo. Nell’industria
 molti processi chimici si realizzano in presenza di catalizzatori
 eterogenei.

 Esempi di questo tipo di catalizzatori frequentemente impiegati sono
 metalli, quali il ferro, il platino, il nichel, il palladio e molti altri, utilizzati in
 uno stato finemente suddiviso.
E il legame con la termodinamica?

                         A+BC+D
Una reazione chimica può essere definita come la trasformazione di certe
specie inizialmente presenti (i REAGENTI, A e B) in altre sostanze (i
PRODOTTI, C e D).



                                     c
                                                    Prodotti




                                                    Reagenti

                                                                   t
A+BP+QC+D

In una reazione chimica possono formarsi delle specie, che
interagendo, formano i prodotti finali della reazione. Tali specie sono
dette INTERMEDI DI REAZIONE (P e Q), e la loro concentrazione
aumenta per un periodo iniziale, per poi diminuire.



                                    c




                                                  Intermedi

                                                                  t
A+BC+D
Quando avviene una reazione chimica spontanea il sistema passa ad un
livello energetico inferiore, attraverso due percorsi: perdita di calore
(entalpia) ed dispersione di energia (entropia).




E




    Reagenti

                    Prodotti
LE REAZIONI OSCILLANTI
               Substrato Organico

                  Acido Citrico

                    Ossidanti

              Bromato Di Potassio In
                 Ambiente Acido

                Enzimi e Coenzimi

               Ioni Metallici Ce(IV)
LA REAZIONE DI
BELOUSOV-ZHABOTINSKII

Una reazione oscillante è di
solito prodotta dalla somma
di numerose reazioni, in cui
si formano e consumano
numerosi composti, i
cosiddetti intermedi di
reazione. Proprio la
concentrazione degli
intermedi di reazione varia
in maniera oscillante nel
tempo.
LA REAZIONE DI
            BELOUSOV-ZHABOTINSKII


Alla ricetta originale furono apportate numerose modifiche (aggiunta di
ferroina, sostituzione dell’acido citrico con acido malonico).

La reazione totale, nota oggi come REAZIONE DI BELOUSOV-
ZHABOTINSKII, ha la seguente equazione:

2BrO3- + 3CH2(COOH)2 + 2H+  2BrCH(COOH)2 + 3CO2 + 4H2O
LA REAZIONE DI
                BELOUSOV-ZHABOTINSKII
Di seguito è riportato un meccanismo SEMPLIFICATO della reazione BZ.

1)HOBr + Br- + H+  Br2 + H2O
2)HBrO2 + Br- + H+  2HOBr
3)BrO3- + Br- + 2H+  HBrO2 + HOBr
4)2HBrO2  BrO3- + HOBr + H+
5)BrO3- + HBrO2 + H+  2BrO2. + H2O
6)BrO2. + Ce3+ + H+  HBrO2 + Ce4+
7)BrO2. + Ce4+ + H2O  BrO3- + Ce3+ + 2H+
8)CH2(COOH)2 + H+ + Br2  BrCH(COOH)2 + Br- + 2H+
9)6Ce4+ + CH2(COOH)2 + 2H2O  6Ce3+ + HCOOH + 2CO2 + 6H+
10)nCe4+ + BrCH(COOH)2 + 2H2O  Br- + nCe3+ + nH+ + [Prodotti vari]
LE REAZIONI OSCILLANTI
I PROCESSI OSCILLANTI REALI



• I PROCESSI METABOLICI

• I PROCESSI VISIVI

• I SISTEMI PREDA-PREDATORE
Qualcosa di spettacolare
 Autocatalisi               X+Y       2X


                         Meccanismo Lotka- Volterra




 Il primo step è autocatalitico in X. Il secondo è autocatalitico in Y.
 La reazione netta è A B
Reazioni oscillanti
La piu’ famosa: la Belousov-
Zhabotinskii
B.P. Belousov e A.M. Zhabotinskii
LA REAZIONE DI
BELOUSOV-ZHABOTINSKII
 Il meccanismo della reazione BZ è stato studiato con numerosi modelli,
 uno dei quali è quello dell’OREGONATORE, riportato di seguito:

 a) A + X  X + P
 b) X + Y  2P
 c) A + X  2X + Z
 d) 2X  A + P
 e) Z  nY
 f) A + 2Y  3P
 g) A  P + 2Z

 dove A=BrO3- , P=HOBr, X=HBrO2, Y=Br-, Z=Ce4+
Al in ambiente molto acido:

                                Aluminium is a very base metal (E° (Al3+/Al) = -1.66
V). In air it becomes coated with a thick oxide layer which protects it from further
attack, a process known as passivation. Aluminium oxide is practically insoluble in
water and also resistant to dilute acids and weak bases. However, in the presence of
complexation agents, in this case chloride ions, the oxide layer readily dissolves. As
soon as a site is exposed on the metal surface a redox reaction with copper ions
starts locally. Elementary copper is deposited forming a local element at which the
vigorous reaction of the aluminium with hydrochloric acid occurs, producing
hydrogen. This ignites and burns with a flame that is coloured blue-green by the
copper. The reactions at the electrodes of the local element can be described as
follows:
Definizioni
            e         -




              X                y


          Trasferimento di elettroni

X perde elettroni           Y guadagna elettroni

X si ossida                 Y si riduce

X e’ riducente              Y e’ ossidante

X aumenta il numero di      Y diminuisce il numero
ossidazione                 di ossidazione
Elettrochimica
• Trasformazione di energia chimica in energia
  elettrica: generatori (pile, accumulatori, celle a
  combustibile)

• Trasformazione di energia elettrica in energia
  chimica: celle di elettrolisi
Classificazione delle
Una reazione elettrochimica è una reazione
         reazioni elettrochimiche
chimica nella quale compaiono gli elettroni:
                   Cu2+ + 2e-  Cu
                ½ O2 + 2H+ + 2e-  H2O

Le reazioni elettrochimiche sono:

- di riduzione o catodiche:
  quando gli elettroni compaiono a primo membro (reagenti)
                            2H+ +2e-  H2

- di ossidazione o anodiche:
  quando gli elettroni compaiono a secondo membro (prodotti)
                          2Cl–  ½ Cl2 + 2 e-
Sistemi elettrochimici
Sono costituiti da (almeno) due elettrodi (conduttori
elettronico o di 1a specie) e da un elettrolita (conduttore
ionico o di 2a specie). In molte applicazioni gli elettrodi
sono metallici e l’elettrolita è una soluzione elettrolitica.

Quando il sistema elettrochimico è percorso da
corrente elettrica, questa è corrente elettronica negli
elettrodi e nel circuito esterno, ed è corrente ionica
nell’elettrolita.

Nel primo caso i portatori di carica elettrica sono gli
elettroni, nel secondo sono ioni.

Contemporaneamente, agli elettrodi avvengono
reazioni elettrochimiche.
Ogni reazione di ossidoriduzione spontanea può
consentire, in linea di principio, di produrre energia
elettrica, grazie al flusso di elettroni che vengono
trasferiti dal riducente (che si ossida) all’ossidante
(che si riduce).
Ad esempio, nella reazione:
 Zn (s) + Cu2+ → Cu (s) + Zn2+
atomi di Zn cedono elettroni a ioni Cu2+ presenti in
soluzione, che vengono ridotti a Cu, ossidandosi a
Zn2+.
Celle voltaiche
Questo circuito,
costituisce una PILA
elettrica (o cella voltaica)
e consente di trasformare
energia chimica in
energia elettrica per
mezzo di una reazione
che avviene
spontaneamente (forza
elettromotrice positiva).
Celle elettrolitiche
Se si opera la
trasformazione opposta, da
energia elettrica ad energia
chimica, si realizza invece
un processo chiamato
ELETTROLISI,
caratterizzato da una
reazione che procede nel
verso opposto rispetto a
quella spontanea, e che
richiede un apporto di
energia dall’esterno per
avvenire (forza
elettromotrice negativa).
Elettrodi: catodo
Per quanto riguarda gli elettrodi, si chiama
catodo l’elettrodo al quale avviene la reazione di
riduzione, cioè la reazione che ha gli elettroni
come reagenti. (Red Cat!)

Questo significa che, quando il circuito è
percorso da corrente, gli elettroni entrano nel
catodo.
Elettrodi: anodo
Si chiama invece anodo l’elettrodo sede della
reazione di ossidazione (reazione anodica), cioè
la reazione nella quale gli elettroni sono prodotti.

Quando passa corrente, gli elettroni escono
dall’anodo.
La pila, o cella voltaica
Di fatto, in soluzione questi
fenomeni avvengono in modo
caotico sviluppando energia
principalmente sotto forma di
calore, e non sono utilizzabili
per ottenere energia elettrica.
Tuttavia, è possibile realizzare
un circuito costituito da due
semicelle, in cui la soluzione
dell’ossidante e quella del
riducente sono separate tra loro
e gli elettroni passano dall’una
all’altra attraverso un conduttore
metallico esterno, generando
così una corrente elettrica.


Una cella in cui reagenti e prodotti sono nei loro stati standard (1M
per le specie disciolte e 1 atm per i gas) è detta cella standard
Se una sbarretta di Zn viene immersa in acqua, alcuni ioni del metallo passano
in soluzione e si ha la reazione:     Approfondimento sulle pile
Zn (s) → Zn2+ + 2e-
Gli elettroni non trovano condizioni favorevoli per passare nella fase acquosa,
per cui restano nello zinco; questo si carica negativamente, la fase acquosa
positivamente e si stabilisce una differenza di potenziale tra metallo (negativo) e
soluzione (positiva). La differenza di potenziale tra soluzione ed elettrodo non
può essere misurata direttamente, ma solo valutata rispetto ad un elettrodo di
riferimento cui viene attribuito potenziale zero.

La PILA è il sistema costituito da due elettrodi immersi in due opportune
soluzioni, separate tra loro da un setto poroso; consideriamo, a titolo di
esempio, la pila formata da una lamina di zinco immersa in una soluzione di un
sale di zinco (ad esempio, ZnSO4) e da una lamina di rame immersa in una
soluzione di un sale di rame (come CuSO4). Le due soluzioni sono separate da
un setto poroso che ne impedisce il mescolamento, pur consentendo il
passaggio degli ioni per garantire la continuità del circuito elettrico. Ciascuno
dei due sistemi elettrodo/soluzione rappresenta una semicella (o
semielemento). Spesso, il semielemento viene erroneamente indicato con il
nome di elettrodo (la parte per il tutto).
Lo zinco è un metallo che a parità di condizioni manda in soluzione ioni Zn2+ in
quantità maggiore di quanto il rame non mandi in soluzione ioni Cu2+, per cui
nella pila l’elettrodo di zinco sarà negativo e quello di rame positivo.
Polarità dei sistemi
Per un generatore (pila) il catodo è il polo positivo
e l’anodo quello negativo.

Al contrario, per una cella di elettrolisi il catodo è il
polo negativo del sistema e l’anodo quello positivo.

In ogni caso al catodo entrano gli elettroni che
sono disponibili per la reazione di riduzione;
dall’anodo escono gli elettroni che sono prodotti
della reazione di ossidazione.
Pila di Daniell: cella zinco-rame
Se i due elettrodi vengono collegati mediante un
conduttore esterno, chiudendo il circuito, in esso
passano elettroni dall’elettrodo di zinco a quello di
rame, dove neutralizzano ioni Cu2+ della
soluzione che si depositano come atomi neutri
sull’elettrodo di rame, determinando
l’assottigliamento della lamina di zinco e
l’ispessimento di quella di rame.
Continuità nel circuito
Con il procedere del processo, la soluzione anodica si carica
positivamente (formazione di ioni Zn2+), quella catodica
negativamente (scomparsa di ioni Cu2+) e ciò bloccherebbe il
funzionamento della pila. La neutralità elettrica tra le due
soluzioni viene ristabilita grazie al setto poroso, che lascia
passare ioni SO42- dalla soluzione catodica a quella anodica.
La stessa funzione del setto poroso può essere svolta da un
ponte salino, costituito da un tubo di vetro contenente una
soluzione elettrolitica (ad esempio, KCl) le cui estremità sono
immerse nelle soluzioni delle due semicelle. Ioni K+ e ioni Cl-
migrano nelle soluzione elettrolitiche per ristabilire
l’elettroneutralità.

La tensione iniziale misurata è di 1,11 V. Col procedere della
reazione i reagenti si consumano e il voltaggio diminuisce.
Quando il voltaggio diventa zero la reazione ha raggiunto
l’equilibrio.
Rappresentazione di una
Una pila può esserevoltaica con uno schema in
           cella rappresentata
cui:
· le linee singole rappresentano il contatto elettrolitico
elettrodo/soluzione
· la linea doppia il contatto elettrolitico tra le soluzioni in
cui sono immersi gli elettrodi (mediante setto poroso o
ponte salino)
· la semicella in cui si ha ossidazione (anodo) si pone a
sinistra e quella in cui si ha riduzione(catodo) a destra.

Nel caso della pila Daniell:
Zn (s) │ Zn2+ (aq) ║ Cu2+ (aq) │ Cu (s)
La cella rame-argento




In una cella voltaica il comportamento da anodo o d catodo di
un elettrodo dipende dall’altro elettrodo della cella.
Nelle due celle descritte (rame-zinco e rame-
argento) si nota che lo ione Cu2+ è ridotto più
facilmente (è un ossidante più forte) dello ione
Zn2+, per cui il rame ossida lo zinco metallico a
Zn2+. Invece Ag+ è ridotto più facilmente (è un
ossidante più forte) di Cu2+, così Ag+ ossida il
rame metallico a Cu2+ .

     Zn2+ < Cu2+ < Ag+                       Ag < Cu < Zn

       forza ossidante crescente       forza riducente crescente



Il valore del potenziale di cella misura la spontaneità della sua
SEMIELEMENTO STANDARD A
 IDROGENO
I potenziali di semicella non sono valori assoluti ma sono relativi
a quelli di una semicella di riferimento, il cui potenziale elettrodico
standard è stato definito pari a zero (E0rif ≡ 0,00 V)


Il riferimento è costituito da una lamina di
platino platinato (cioè ricoperto di un deposito
poroso di platino) lambita da una corrente di
idrogeno alla pressione di 1 atmosfera e
immersa in una soluzione 1 M in ioni H+ a
25°C.
Si stabilisce l’equilibrio: 2H+ + 2e- → H2(g)
A questa semicella di riferimento viene
assegnato un potenziale standard relativo alla
reazione di riduzione uguale a zero:
2H+ + 2e- → H2 (g)         E° = 0,00 V
Potenziale di cella
L’energia elettrica può essere utilizzata per
compiere lavoro, proporzionale alla differenza di
potenziale elettrico tra i due elettrodi. Tale
potenziale è detto potenziale di cella ( E) o
voltaggio di cella o forza elettromotrice (f.e.m.).
          E > 0 per un processo spontaneo
Nel SI, l’unità di misura del potenziale elettrico è il
volt (V) e quella della carica elettrica è il coulomb
(C).
                     1 V = 1 J/C
Potenziale standard di cella ( E0): è misurato a
25°C, con tutti i componenti nello stato standard (1
atm per i gas, 1M per le soluzioni, solido puro per
POTENZIALE STANDARD DI RIDUZIONE (E°)
è il potenziale della semicella considerata rispetto alla semicella standard ad
idrogeno, misurato in condizioni standard.
Es. Nella cella zinco-idrogeno si misura un E = 0.76 V:




 E°reazione = 0.76 V , misurato in condizioni standard
 E°reazione = E°catodo –E°anodo= E°(H+/H2)–E°(Zn/Zn2+) = 0.00– E°(Zn/Zn2+)= 0.76 V,
da cui si ricava il potenziale standard E°(Zn/Zn2+) = -0.76 V
La cella rame-idrogeno




 E°reazione = 0.34 V , misurato in condizioni standard
 E° reazione = E°catodo – E° anodo = E°(Cu2+/Cu) – E°(H+/H2) = 0.34 – 0.00 = 0.34 V
da cui si ricava il potenziale standard E°(Cu2+/Cu) = +0.34 V
Potenziale di cella
I potenziali standard di elettrodo sono usato per
determinare la spontaneità delle reazioni nelle
celle elettrochimiche.

Quanto più positivo è il valore di E° di una
semi-reazione, tanto più grande è la tendenza
della semi-reazione ad avvenire nella direzione
diretta così come è scritta.
Quanto più è negativo il valore di E° tanto più a
semi-reazione tenderà ad avvenire nella
direzione opposta rispetto a come è scritta.

         Quando si inverte una semireazione si cambia il segno del suo
potenziale.

Es. Per la cella rame-zinco:
Cu2+ + 2 e- → Cu                   E = +0.34 V      potenziale di riduzione
          2+       -
La quantità diLegge di Faraday
               sostanza che subisce ossidazione
o riduzione a ciascun elettrodo è direttamente
proporzionale alla quantità di elettricità che passa
attraverso la cella.

1 Faraday è la quantità di elettricità che corrisponde al
passaggio di una mole di elettroni.

Ricordando che la carica elementare è 1,602 x 10-19 C
(C = Coulomb, unità di misura elettrica) e che una mole contiene
6,022 x 1023 unità, per un metallo monovalente occorrerà una
quantità di elettricità = 1 mole di elettroni = 96486,7 C
Approssimando, definiamo questa quantità di elettricità Faraday F
                          1 F = 96500 C
La stessa quantità basterà solo per 0,5 moli di metallo bivalente e
così via.
L’EQUAZIONE DI NERNST

 I potenziali standard di riduzione permettono di studiare
 una certa reazione redox in condizioni standard; tuttavia,
 essi non danno informazioni sufficienti nel caso di sistemi
 in condizioni non standard, che si incontrano
 frequentemente.

 L’EQUAZIONE DI NERNST è una relazione che
 permette, noto il potenziale standard di una reazione di
 ossidoriduzione ad una certa temperatura, di ricavare il
 potenziale della stessa reazione quando le
 concentrazioni delle specie coinvolte sono diverse da 1.
Relazione con l’energia libera

                     G = -n F E

                      E = - G/nF


Difatti la condizione di equilibrio viene realizzata con


                         E=0
L’equazione di Nernst

 Per la semi-reazione di riduzione:

 x Ox + n e- → y Red
 Il potenziale di semi-cella sarà:

                                   y                           y
                    RT    red                  0.0592     red
       E    E0         ln     x
                                        E0            log     x
                    nF     ox                     n        ox
 F = Faraday = 96500 C
 n = numero di elettroni scambiati nella reazione     0.0592      1
                                          E     0.76         log
      Es.      Zn2+ + 2 e- → Zn            E° = -0.76 V  2       Zn 2
L’equazione di Nernst                                   E = - G/nF

    Per la reazione redox complessiva:
    a Ox1 + b Red2 → c Red1 + d Ox2
      E = Ecatodo – Eanodo
                                 c     d
               0   RT    Re d1 Ox2             0   RT
      E    E          ln     a         b
                                           E          ln Q
                   nF    Ox1 Re d 2                nF

                       0   0.0592V
          E        E               log Q   a 25 C
                              n


  Q = quoziente di reazione
  All’equilibrio E = 0 e Q = K (costante di equilibrio)
Esempio
Calcolo del   E della cella in condizioni non standard.
Per la reazione:
Cu2+ + Zn → Cu + Zn2+               E°cella = + 1.10 V


                        0.0592     1 Zn 2
              E 1.10           log
                           2       Cu 2 1
Elettrolisi
Si chiama ELETTROLISI l’insieme dei fenomeni che avvengono in
una soluzione elettrolitica o in un elettrolita fuso in seguito a
passaggio di corrente elettrica e che trasformano l’energia elettrica
in energia chimica.

Contrariamente al caso delle pile, in cui si ha spontaneamente
conversione di energia chimica in energia elettrica, si deve fornire
energia per far avvenire una reazione redox che altrimenti si produrrebbe
spontaneamente nel verso opposto.

Applicando una differenza di potenziale ad un conduttore di seconda
specie (a conduzione ionica, come nel caso di una soluzione
elettrolitica), si osserva l’esistenza di una soglia di potenziale, al di sotto
della quale non si ha passaggio di corrente. Tale soglia è in relazione
con la forza elettromotrice della pila, che procede nel verso opposto
rispetto alla reazione che si vuole realizzare ed è detta per questo forza
controelettromotrice.
Elettrolisi di NaCl
 L’elettrolisi ha molte
 applicazioni pratiche. Per es.
 e’ impiegate per la
 produzione di elementi come
 il sodio,
 Per la purificazione di metalli,
 per la elettrodeposizione, ...




Per esempio, per NaCl fuso (e in assenza di ossigeno e di acqua)
si hanno le seguenti reazioni:
al catodo: Na+ + e-         Na
all'anodo 2 Cl-        Cl2 + 2 e-
L'elettrolisi di NaCl permette, con catodo di Hg, di ottenere Na
metallico in amalgama, cosa impossibile in acqua, poiché si
ridurrebbe H2O dando H2 anziché il metallo desiderato.
Deposizione di metalli
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  • 1. Parte quarta Termodinamica, cinetica, elettrochimica Prof. Stefano Piotto Università di Salerno
  • 2. 1. Definizioni utili (sistema, stato, 11. Teoria del complesso attivato funzioni di stato) 12. Catalizzatori 2. I° principio della Termodinamica, 13. Reazioni esplosive ed oscillanti esempi 14. Elettrochimica e reazioni 3. L’entalpia – reazioni esotermiche elettrochimiche: definizione e ed endotermiche classificazione. 4. Legge di Hess – Termochimica, 15. Sistemi elettrochimici. esempi 16. La pila 5. II° principio della Termodinamica – 17. Elettrodi: catodo e anodo. L’entropia 18. Polarità dei sistemi e continuità del 6. Variazioni di entropia nei sistemi circuito isolati 19. Potenziale di cella e potenziale 7. Spontaneità delle reazioni: energia standard libera di Gibbs 20. L’elettrodo standard di idrogeno 8. Definizione di cinetica chimica 21. Equazione di Nernst 9. Velocità, molecolarità e ordine di reazione 10. Teoria delle collisioni
  • 3. Spontanei Processi (chimici o fisici) di trasformazione della materia Non spontanei energia potenziale energia cinetica Energia:capacità di un sistema a energia termica compiere lavoro energia elettrica energia nucleare etc.
  • 4. Termodinamica • Scienza che studia proprietà macroscopiche della materia e le correla con stati microscopici della stessa. •Lo scopo della termodinamica è quello di prevedere quali processi chimico-fisici siano possibili, in quali condizioni e di calcolare quantitativamente le proprietà dello stato d’equilibrio risultante del processo. • La termodinamica ha una validità generale. • Limiti: Previsione delle proprietà di una sostanza senza però spiegare il perché. Previsione se un processo può avvenire senza darne una scala temporale.
  • 5. •SISTEMA: porzione di materia che si prende in considerazione per lo studio delle sue proprietà. •AMBIENTE: Tutto ciò che circonda il sistema in studio e che può influenzarne le proprietà. Un sistema può essere: •APERTO: scambia con l’ambiente sia materia che energia. •CHIUSO: scambia con l’ambiente energia ma non materia. •ISOLATO: non scambia con l’ambiente né materia né energia.
  • 6. TERMINOLOGIA La termodinamica analizza le proprietà macroscopiche dei sistemi e la modalità con le quali si trasformano. Sistema = Sottosistema 1 + Sottosistema 2 • Proprietà estensiva: Proprietà del sistema che può essere scritta come combinazione delle analoghe proprietà dei sottosistemi ( Volume, massa, Energia). • Proprietà intensiva: Proprietà del sistema che è uguale per entrambi i sottosistemi (Temperatura, Pressione).
  • 7. TERMINOLOGIA Funzione di stato: Proprietà del sistema che dipende esclusivamente dallo stato termodinamico in cui questo si trova. FUNZIONI DI STATO Volume Temperatura Pressione Energia La variazione di una qualsiasi funzione di stato è indipendente dal cammino (reversibile o irreversibile) percorso tra ogni determinata coppia di stati termodinamici.
  • 8. Lo stato di un sistema può variare in seguito ad un processo fisico o chimico; la corrispondente variazione di una funzione di stato del sistema non dipende dal cammino percorso, ma soltanto dallo stato iniziale e da quello finale. Possiamo quindi determinare la variazione ( ) di una certa funzione dovuta ad una determinata trasformazione.
  • 9. E=q mgh = mc T h gh T c h=165 m g = 9,8 m/s
  • 11. ESPERIMENTO DI JOULE (1843) mpeso Energia liberata dal peso in caduta per un dislivello h: h E = mpesog h Calore assorbito dall’acqua del calorimetro: q=macquac T
  • 12.
  • 13. Hermann Ludwig Ferdinand von Helmholtz Rudolf Julius Emmanuel Clausius Potsdam 1821- Berlino 1894 Koslin, 1822 – Bonn, 1888 I principio della termodinamica: L’energia si conserva: si trasforma da una forma ad un’altra, ma la somma dell’energia nelle varie forme, rimane costante.
  • 15. P Lavoro di espansione (o compressione) w=P V Attenzione alla convenzione dei segni: energia che entra nel sistema è positiva, V quella che fuoriesce è negativa. Considerando solo lavoro di espansione w e calore q: E=q-L E = Energia Interna del sistema (è una funzione di stato)
  • 16. IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Tra i diversi tipi di lavoro, si fa spesso riferimento al lavoro compiuto da un gas che si espande a P costante, passando da un volume V1 ad un volume V2: L = P (V2 - V1) = P V Il primo principio esprime la conservazione dell’energia: E=Q-L La variazione di energia interna del sistema ( E) è data dal calore ceduto/acquistato e dal lavoro compiuto
  • 17. PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Conservazione dell’energia: E=Q-L Per quanto riguarda il segno: Q > 0 se assorbito dal sistema L>0 Q < 0 se ceduto dal sistema L<0 L > 0 se compiuto dal sistema L < 0 se compiuto dall’intorno sul sistema L’ENERGIA NON PUÓ ESSERE NÉ CREATA NÉ DISTRUTTA L’ENERGIA DELL’UNIVERSO É COSTANTE
  • 18.
  • 19. Internal energy is simply the totality of all forms of kinetic and potential energy of the system. Thermodynamics makes no distinction between these two forms of energy and it does not assume the existence of atoms and molecules. But since we are studying thermodynamics in the context of chemistry, we can allow ourselves to depart from “pure” thermodynamics enough to point out that the internal energy is the sum of the kinetic energy of motion of the molecules, and the potential energy represented by the chemical bonds between the atoms and any other intermolecular forces that may be operative.
  • 20. Applicazione del primo principio ai gas perfetti • In ogni sistema è contenuta una certa quantità di energia, in varie forme, che viene perciò definita energia interna (E) del sistema. In un gas, per esempio, questa energia è essenzialmente l'energia cinetica totale delle molecole in movimento. • l'energia interna del gas dipende dalla sua temperatura, infatti maggiore è questa e più velocemente le molecole del gas si muovono. Quando forniamo calore ad un gas vediamo che la sua temperatura aumenta, quindi aumenta anche la sua energia interna. Allo stesso modo se comprimiamo il gas, facendo
  • 21. Trasformazioni termodinamiche Il sistema analizzato è un cilindro chiuso alla sommità con un pistone libero di muoversi. • Trasformazione isoterma (T=cost) In questo caso la temperatura del gas non varia e quindi nemmeno la sua energia interna. Possiamo quindi scrivere: Q–L=0 Q=L Tutto il calore che viene fornito al sistema si converte completamente in calore e viceversa. • Trasformazione isocora (V=cost) In questa trasformazione il volume resta costante, quindi il gas non compie nessun lavoro. Il primo principio diventa:
  • 22. • Trasformazione isobara (P=cost) In questa situazione non vi è nessuna grandezza che si conservi: infatti il sistema compie o subisce lavoro, assorbe o cede calore e quindi la sua energia interna e la sua temperatura variano. In questo caso è però molto semplice calcolare il lavoro, che, come si può dimostrare, è dato dal prodotto tra la variazione di volume e la pressione: L=P V Gas che si espande => lavoro di tipo PV • Trasformazione adiabatica Se il sistema è termodinamicamente isolato dall'ambiente, ossia se non vi sono scambi di calore con
  • 23.
  • 24. ENTALPIA – REAZIONI ESOTERMICHE ED ENDOTERMICHE In base al primo principio della termodinamica, se si opera a V costante (cioè V = 0), e non si considerano tipi di lavoro diversi da P V, non viene compiuto lavoro meccanico, e la variazione di energia interna coincide con il calore assorbito o ceduto dal sistema. Invece, a P costante, P V non è nullo e risulta utile introdurre una nuova funzione, chiamata ENTALPIA (H). H, che è una funzione di stato, viene valutata in termini di H tra stato iniziale e finale.
  • 25. Attenzione! q non è una funzione di stato. Calore per far evaporare l’acqua. In un recipiente chiuso In un recipiente aperto all’aria: q2. ermeticamente: q1. q2 > q1 In un recipiente chiuso il In un recipiente aperto il calore serve calore serve solo a far sia per far evaporare il liquido, sia per evaporare il liquido. l’espansione del vapore che si forma.
  • 26. Funzione di stato Stato A Trasformazione 1 con w1 e q1 Stato B Trasformazione 2 con w2 e q2 EA-B = w1 + q1 = w2 + q2 se w1 > w2 allora q1 < q2
  • 27. E=-w+q a volume costante si ha E = qV Entalpia, H = PV + E a pressione costante si ha : dH = d(PV) + dE = PdV + VdP + dE = PdV + dE integrando H =P V+ E = P V + qP -P V = qP
  • 28. L’entalpia è il calore scambiato a P costante
  • 29. Distinguiamo 2 tipi di reazioni REAZIONI ESOTERMICHE La reazione è accompagnata da sviluppo di calore, la temperatura dei prodotti supera la temperatura ambiente ed il calore prodotto viene ceduto all’ambiente circostante (contenuto
  • 30. REAZIONI ENDOTERMICHE Affinché la reazione possa avvenire è necessario fornire energia dall’esterno, in quanto il contenuto energetico dei prodotti e maggiore rispetto a quello
  • 31.
  • 32. Reazione esotermica (a pressione costante): H<0 Reazione endotermica (a pressione costante): H>0 Alcuni esempi: C(grafite) + O2(g) CO2(g) H = -393,51 kJ mol-1 O2(g) + 2 H2O(l) 2 H 2 O 2 (l ) H = 196,10 kJ mol-1 2 O3(g) 3 O 2 ( g) H = -285,40 kJ mol-1 CaCO3(s) CaO(s) + CO2(g) H = 178,53 kJ mol-1
  • 33. Reazione di formazione allo stato standard: preparazione di una mole del composto, a partire dagli elementi, a 1 atm e 298 K. Alcuni esempi: CO2(g): C(grafite) + O2(g) CO2(g) H f = -393,51 kJ mol-1 H2O(l): 1/2 O2(g) + H2(g) H2O(l) H f = -285,83 kJ mol-1 CaCO3(s, aragonite): Ca(s) + C(grafite) + 3/2 O2(g) CaCO3(s, aragonite) H f = -1207,13 kJ mol-1 CaCO3(s, calcite): Ca(s) + C(grafite) + 3/2 O2(g) CaCO3(s, calcite) H f = -1206,92 kJ mol-1 H f = 0 per le specie termodinamicamente stabili allo stato standard. Esempio: O2, C(grafite), tutti gli elementi puri, etc.
  • 34. Per confrontare e combinare valori di H relativi a reazioni diverse sono state scelte delle condizioni di riferimento. STATI STANDARD · GAS: il gas puro a P = 1 atm e T = 298 K · LIQUIDI: liquido puro a P = 1 atm e T = 298 K · SOLIDI: forma allotropica stabile a P = 1 atm e T = 298 K · agli elementi nei loro stati standard si attribuisce H = 0 Le variazioni di entalpia che si riferiscono a trasformazioni tra stati standard vengono indicati con H°
  • 35. LEGGE DI HESS: il calore sviluppato in un processo chimico a pressione costante è indipendente dal fatto che il processo avvenga in uno o più stadi. Questa legge deriva dal fatto che l’entalpia è una funzione di stato e che le sue variazioni dipendono unicamente dagli stati iniziale e finale e non dal cammino percorso.
  • 36. Dato che anche le trasformazioni fisiche (passaggi di stato) comportano variazioni di energia, nelle equazioni termochimiche è necessario indicare lo stato fisico di tutti i reagenti e prodotti; per la stessa ragione, se un solido può esistere in più di una forma allotropica, questa va specificata. Ad esempio: 2Cgraf + 3H2 (g) + 1/2O2 (g)  C2H5OH (l) H = - 277,7 kJ Cgraf carbonio nella forma allotropica grafite H2 (g) idrogeno allo stato gassoso O2 (g) ossigeno allo stato gassoso C2H5OH (l) alcool etilico allo stato liquido
  • 37.
  • 38. La risposta è ENTROPIA! • Perché le cose vanno come vanno e non in un altro modo?
  • 39.
  • 40. La direzione dei processi spontanei non dipende dall’energia • Esperimento 1. Una pila di monete è lanciata in aria. Quando sono cadute al suolo, il numero di “testa” è simile al numero di “croce”. • Esperimento 2. Un libro è lasciato cadere da un tavolo. • Esperimento 3. Una mole di gas, inizialmente a 300K e 2 atm è lasciat espandere raddoppiando il suo volume mantenendo la temperatura costante. • Esperimento 4. Due blocchi identici di rame, uno a 200°C e l’altro a 100°C, sono posti in contatto all’interno di un recipiente termicamente isolato. La temperatura dei due blocchi diventa 150°C.
  • 41. Interpretazione microscopica dell’entropia per una mole: S = R ln Ludwig Eduard Boltzmann Vienna 1844 - Duino (TS) 1906 (E, V, n) = probabilità microscopica dello stato entropia = disordine molecolare
  • 42. Microstati e dispersione dell’energia L’energia si conserva; se un libro cade da un tavolo la quantità totale di energia rimane immutata. Tutto quello che è successo è una trasformazione di energia da una forma ad un’altra. Quello che è cambiato è la disponibilità di questa energia. Questa si è dispersa ed il numero di microstati disponibili è aumentato. Una volta dispersa questa energia è meno disponibile ad essere “recuperata” e sfruttata nuovamente.
  • 43. Dispersione e condivisione dell’energia Quando una reazione avviene, ci sono due cambianti legati all’energia termica: I modi in cui l’energia è immagazzinata nei reagenti può essere diversa da quella dei prodotti. Per es. Nella reazione H2 → 2 H, l’energia è molto più “dispersa” nell’idrogeno atomico. Se questo fosse l’unico fattore da considerare la dissociazione sarebbe spontanea e l’idrogeno molecolare non dovrebbe esistere. Per dissociare l’idrogeno comunque, una certa quantità di energia deve essere assorbita
  • 44. All molecules spontaneousy absorb heat and dissociate at high temperatures.
  • 45. L’ENTROPIA è una funzione di stato e le variazioni S dipendono unicamente dagli stati iniziale e finale. La condizione di aumento di disordine che caratterizza le trasformazioni spontanee può essere espressa come:
  • 46. II principio della termodinamica: In un processo irreversibile (spontaneo) si ha sempre q irrev S T q irrev Processo irreversibile (spontaneo): S T q rev Processo reversibile (all’equilibrio): S T
  • 47. •ENUNCIATO I (Lord Kelvin): É impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di assorbire calore da un’unica sorgente e trasformarla integralmente in lavoro. •ENUNCIATO II (Clausius): É impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello di far passare calore da un corpo più freddo ad uno più caldo. •ENUNCIATO III: É impossibile realizzare una macchina termica il cui rendimento sia uguale a 1. •ENUNCIATO IV: Un sistema isolato che è stato perturbato giunge ad una nuova condizione di equilibrio che è quella a cui corrisponde il massimo aumento dell’entropia compatibile con il rispetto del I principio della termodinamica.
  • 49. Interpretazione microscopica dell’entropia per una mole: S = R ln Ludwig Eduard Boltzmann Vienna 1844 - Duino (TS) 1906 (E, V, n) = probabilità microscopica dello stato entropia = disordine molecolare
  • 50. Quando la pressione esterna è zero, il gas non compie lavoro espandendosi, e qirrev = 0, quindi avviene il processo con S > 0 (con aumento di disordine molecolare). vuoto Gas
  • 51. Energia libera ΔStotal = ΔSsurr + ΔSsys ΔStotal = (– ΔH/T) + ΔSsys TΔStotal = – ΔH +T ΔSsys
  • 52. Energia Libera G = H – TS Per un processo a pressione e temperatura costanti: G= H–T S Josiah Willard Gibbs Newhaven 1839 - Newhaven 1903 per un processo spontaneo: G < 0 all’equilibrio: G = 0
  • 53. Non è energia! Benché G abbia l’unità di misura dell’energia (joules, o nella forma intensiva , J mol–1), non ha il più importante attributo dell’energia: non si conserva. Riferirsi a G come ad una energia rinforza la convinzione errata che ogni cambiamento si accompagni ad una diminuzione di energia. Ma se accettiamo la nozione che l’energia si conserva, diviene chiaro che la sola condizione necessaria per una trasformazione sia la redistribuzione dell’energia. La quantità –ΔG associata ad un processo rappresenta la quantità di energia che si “disperde” o “ridistribuisce”, che è quello che abbiamo visto essere il senso dell’aumento di entropia. Non è nemmeno "reale"! G differisce da H e S anche in un altro modo significativo : non ha una sua realtà fisica come proprietà della materia. L’energia libera è semplicemente una convensione che serve come criterio per le trasformazioni e rende i calcoli molto semplici.
  • 55. L’energia Libera di Gibbs (G) E=Q–L I° principio H = E + P V P = cost S = Qrev/T T= cost, II° principio E = T S – Lrev H – P V = T S – Lrev H – T S = P V – Lrev (H – TS) = P V – Lrev G = H – TS funzione di Gibbs = Energia Libera
  • 56. Nella valutazione della SPONTANEITÀ di una reazione è quindi necessario integrare questi due aspetti, cioè la minimizzazione dell’energia e la massimizzazione dell’entropia. Solo in alcuni casi essi sono entrambi favorevoli ( H < 0, S > 0); L’effetto combinato dei due fattori è espresso da una nuova funzione termodinamica, l’ENERGIA LIBERA (G).
  • 57. Equilibrio liquido-vapore (evaporazione) Inizialmente il liquido evapora perché questo determina un aumento del disordine molecolare (aumento di entropia). vapore H evap S ovvero G 0 T Si raggiunge l’equilibrio quando si ha: liquido H evap G 0 ovvero S T
  • 58. G e spontaneità di una reazione G Spontaneità di una reazione (T, P costanti) G>0 Reazione non spontanea Reazione (favorita verso i reagenti) inversa favorita G=0 Sistema all’equilibrio G<0 Reazione spontanea Reazione (favorita verso i prodotti) diretta favorita
  • 59. Una diminuzione di energia libera ( G < 0) può, quindi, derivare sia da una diminuzione di H che da un aumento di S; le reazioni endotermiche spontanee sono più frequenti a temperature elevate in quanto, al crescere di T, aumenta il peso del termine entropico. Per quanto riguarda il valore che ΔG assume nelle reazioni, sono possibili quattro casi: •ΔH<0 e ΔS>0: i due fattori sono entrambi favorevoli. •ΔH>0 e ΔS<0: i due fattori sono entrambi sfavorevoli. •ΔH>0, fattore sfavorevole, e ΔS>0, fattore favorevole. •ΔH<0, fattore favorevole, e ΔS<0, fattore sfavorevole.
  • 60. Condizione di Equilibrio G = 0 Es. A⇋B • Il G rappresenta la pendenza della curva di G all’avanzare della reazione • L’equilibrio si raggiunge quando G=0 Grado di avanzamento della reazione Possiamo considerare la condizione di equilibrio di un sistema chimico, come quella che corrisponde al minimo dell’energia libera di Gibbs
  • 61. G e quoziente di reazione Q • L'energia libera di Gibbs dipende dalla composizione del sistema, che viene definita sfruttando la grandezza Q, il quoziente di reazione • Q è il prodotto delle attività (concentrazione) dei reagenti e dei prodotti di reazione elevate per il proprio coefficiente stechiometrico (per i prodotti il coefficiente stechiometrico è positivo, mentre per i reagenti è negativo). All’equilibrio Q = Keq La relazioneenergia libera (energia libera di Gibbs) è Variazione di tra Q e G nello stato standard espressa da:
  • 62. Costante di Equilibrio rG r G RT ln Q  All’equilibrio rG = 0 e il rapporto tra le attività dei reagenti e dei prodotti di reazione elevate per il proprio coefficiente stechiometrico ha un valore fisso, denominato K (Costante di Equilibrio) Q = K r G RT ln K r G RT ln K r G RT K < 1 : reagenti favoriti K e K > 1 : prodotti favoriti
  • 63. Costanti Termodinamiche • KC e KP sono le costanti di equilibrio di una reazione, espresse rispettivamente sfruttando le concentrazioni e le pressioni parziali. Sono entrambe approssimazioni della più generale costante termodinamica K espressa in attività (a) aA+bB⇋cC+dD K = (a C)c (a D)d (a A)a (a B)b • Capita in diversi contesti di rimpiazzare le attività con le concentrazioni o con le pressioni parziali, in questo modo le costanti di equilibrio acquistano unità di misura che dipendono dalla reazione in questione. Si tratta di approssimazioni che tengono bene solo per bassi valori delle concentrazioni (soluzioni molto diluite) e per bassi valori delle pressioni (gas quasi-ideali)
  • 65. Termodinamica e cinetica La spontaneità delle reazioni chimiche può essere valutata dal punto di vista termodinamico: per fare questo, non si considera il meccanismo della reazione, ma soltanto l’energia degli stati iniziale e finale. ΔG>0 Processo non spontaneo, reazione endoergonica ΔG=0 Processo in equilibrio ΔG<0 Processo spontaneo, reazione esoergonica
  • 66. Per esempio, la carta, altamente combustibile, a temperatura ambiente reagisce così lentamente con l’ossigeno da rendere il processo di ingiallimento quasi inavvertibile dal punto di vista macroscopico. La reazione di ossidazione della carta è termodinamicamente favorita e quindi la reazione è spontanea. Altro esempio è quello del diamante
  • 67. Velocità di una reazione chimica è la velocità con cui varia la concentrazione di un certo reagente o prodotto nel tempo e può essere espressa come: c v t Quanto all’unità di misura, la velocità viene spesso espressa in moli l-1 sec-1, ma, a seconda della reazione, si possono usare unità di tempo più ampie (minuti, ore, anni, ecc.).
  • 68. Legge di azione di massa In generale la velocità di reazione sarà in qualche modo proporzionale alla concentrazione dei reagenti. aA + bB → prodotti v = k [A]m [B]n · i termini in parentesi quadra sono le concentrazioni dei reagenti · n ed m sono in genere numeri interi e piccoli e solitamente non dipendono dai coefficienti stechiometrici; indicano il cosiddetto ordine di
  • 69. Velocità di reazione e stato di suddivisione dei reagenti
  • 70. La velocità di reazione è influenzata da molti fattori: 1. SUPERFICIE DI CONTATTO TRA I REAGENTI. La velocità aumenta al crescere dell’area superficiale disponibile per la reazione; generalmente, la reazione è più rapida se i reagenti sono costituiti da particelle più piccole. 2. CONCENTRAZIONE DEI REAGENTI Come espresso dall’equazione della velocità, la velocità di reazione dipende dalla concentrazione di uno o più reagenti, per cui un aumento di concentrazione provoca spesso
  • 71. 3. TEMPERATURA E LUCE In generale, un aumento di temperatura provoca un aumento della velocità di reazione. Alcune reazioni avvengono soltanto in presenza di radiazioni luminose: ad esempio, la fotosintesi clorofilliana delle piante e le reazioni fotochimiche che avvengono nell’atmosfera in presenza di specie inquinanti. 4. PRESENZA DI CATALIZZATORI I catalizzatori sono sostanze in grado di modificare la velocità di reazione senza subire trasformazioni nel corso di essa. Essi non
  • 72. Ordine di reazione v = k [A]m [B]n gli esponenti m ed n esprimono rispettivamente l’ordine della reazione rispetto ad A e l’ordine della reazione rispetto a B. L’ordine totale della reazione è dato, invece, dalla somma (m+n). Rispetto ad uno dei reagenti possiamo dire: ·n=0 ORDINE ZERO: essendo [A]0 = 1, si ottiene: velocità di reazione = k; la velocità di reazione è indipendente dalla concentrazione di A. ·n=1 PRIMO ORDINE: La velocità è proporzionale a [A] ·n=2 SECONDO ORDINE: La velocità è proporzionale a [A]2
  • 73. Rappresentiamo i casi più comuni
  • 74. Che cosa si intende per "meccanismo E' una successioneuna reazione"? di teorica di processi elementari, in ognuno dei quali si forma un composto intermedio, fino a raggiungere il prodotto finale. Parlando di "ordine di reazione", abbiamo visto che la somma degli esponenti delle concentrazioni che compaiono nella espressione della velocità di reazione è l'ordine totale di reazione e che questi esponenti si possono ricavare solo sperimentalmente da misure cinetiche. Quando si parla però di meccanismo di reazione, non si può parlare di ordine di reazione, bensì di "molecolarità",che indica il numero di molecole coinvolte di ogni singolo stadio intermedio o processo elementare.
  • 75. Molecolarità superiori a 3 sono assolutamente improbabili, dato che è molto improbabile un urto triplo (che esige l'incontro contemporaneo di 3 unità diverse e spesso secondo una geometria molto precisa). La molecolarità non è un dato sperimentale (come è invece l'ordine di reazione), ma un concetto teorico mediante il quale viene proposto uno stadio del meccanismo di reazione.
  • 76. La teoria delle collisioni La maggior parte delle reazioni chimiche comporta un trasferimento di atomi da una molecola ad un’altra, è, quindi, molto importante che le particelle entrino in contatto reciproco. Inoltre, è necessario che le particelle collidano con sufficiente energia affinché i loro nuclei si avvicinino adeguatamente vincendo la repulsione delle rispettive nubi elettroniche. Tale energia deriva dall’energia cinetica delle particelle in movimento. Energia di attivazione Ea : essa costituisce il valore minimo di energia cinetica che due particelle devono possedere perché possano collidere con forza sufficiente a dar luogo alla reazione.
  • 77. L’energia di attivazione può essere considerata una vera e propria barriera di energia potenziale che i reagenti devono superare per diventare prodotti. Il diagramma profilo di reazione rappresenta la variazione di energia potenziale in funzione dell’andamento della reazione a livello molecolare.
  • 78. Nel caso di una reazione endotermica (ΔH > 0), le molecole di prodotto si trovano a un livello di energia potenziale più elevato rispetto ai reagenti e, quindi, contengono minore energia cinetica. Si avrà, quindi, una diminuzione della temperatura e un assorbi- mento di calore dall’ambiente.
  • 79. Affinché avvenga una reazione chimica le molecole reagenti devono collidere con un’energia almeno pari o maggiore di un certo valore minimo, detto energia di attivazione, e con la giusta orientazione reciproca.
  • 80. La temperatura influenza la distribuzione delle velocità
  • 81. La teoria del complesso attivato Questa teoria fornisce una spiegazione di ciò che avviene a livello molecolare quando le particelle di reagenti collidono con energia sufficiente a dare corso alla reazione. Quando si realizza una collisione efficace tra due particelle di reagenti, queste formano, per un breve intervallo di tempo detto stato di transizione, un aggregato intermedio, detto complesso attivato. Questo è tenuto insieme da deboli legami intermolecolari che derivano da legami originari, che si stanno rompendo, e da nuovi legami che si stanno formando e che diventeranno i legami dei prodotti.
  • 82. Velocità di reazione e concentrazione dei reagenti La velocità di reazione aumenta con la concentrazione dei reagenti perché un incremento del numero di particelle per unità di volume (appunto concentrazione) favorisce un incremento della frequenza delle collisioni. Per una reazione tipo: aA + bB → prodotti v = k [ A ]m [ B ]n dove: k = è la costante specifica di velocità caratteristica per una data reazione, non cambia con le concentrazioni, ma varia con la temperatura “m” e “n” = sono esponenti ricavabili solo sperimentalmente, dal momento che non sempre coincidono con i coefficienti stechiometrici
  • 83. Velocità di reazione e temperatura In generale si può affermare che la velocità di reazione aumenta all’aumentare della temperatura, sia perché aumenta l’energia cinetica delle particelle e quindi la frequenza di collisioni, sia perché aumentano le collisioni efficaci.
  • 84. Velocità di reazione e Catalizzatori Un Catalizzatore è una sostanza in grado di influire sulla velocità di reazione, accelerandola o rallentandola senza essere modificata o consumata . La variazione della velocità di una reazione chimica, ottenuta utilizzando un catalizzatore, è detta Catalisi.
  • 85. • http://www.stolaf.edu/depts/chemistry/courses/ toolkits/126/kinetex/concept/index.htm • http://www.sci.wsu.edu/idea/ChemKinetics/
  • 86. Catalizzatori omogenei ed eterogenei Nel caso in cui un catalizzatore si trovi nello Stato fisico dei reagenti, ad esempio dissolto nello stesso solvente, esso viene detto catalizzatore omogeneo. Esempi di catalisi omogenea sono rappresentati dalle reazioni che avvengono in soluzione acquosa nell’organismo umano, in presenza di particolari catalizzatori biologici detti enzimi. Quando, invece un catalizzatore si trova in uno stato fisico differente (il caso più comune è quello di un solido introdotto in una reazione in fase gassosa) è denominato catalizzatore eterogeneo. Nell’industria molti processi chimici si realizzano in presenza di catalizzatori eterogenei. Esempi di questo tipo di catalizzatori frequentemente impiegati sono metalli, quali il ferro, il platino, il nichel, il palladio e molti altri, utilizzati in uno stato finemente suddiviso.
  • 87. E il legame con la termodinamica? A+BC+D Una reazione chimica può essere definita come la trasformazione di certe specie inizialmente presenti (i REAGENTI, A e B) in altre sostanze (i PRODOTTI, C e D). c Prodotti Reagenti t
  • 88. A+BP+QC+D In una reazione chimica possono formarsi delle specie, che interagendo, formano i prodotti finali della reazione. Tali specie sono dette INTERMEDI DI REAZIONE (P e Q), e la loro concentrazione aumenta per un periodo iniziale, per poi diminuire. c Intermedi t
  • 89. A+BC+D Quando avviene una reazione chimica spontanea il sistema passa ad un livello energetico inferiore, attraverso due percorsi: perdita di calore (entalpia) ed dispersione di energia (entropia). E Reagenti Prodotti
  • 90. LE REAZIONI OSCILLANTI Substrato Organico Acido Citrico Ossidanti Bromato Di Potassio In Ambiente Acido Enzimi e Coenzimi Ioni Metallici Ce(IV)
  • 91. LA REAZIONE DI BELOUSOV-ZHABOTINSKII Una reazione oscillante è di solito prodotta dalla somma di numerose reazioni, in cui si formano e consumano numerosi composti, i cosiddetti intermedi di reazione. Proprio la concentrazione degli intermedi di reazione varia in maniera oscillante nel tempo.
  • 92. LA REAZIONE DI BELOUSOV-ZHABOTINSKII Alla ricetta originale furono apportate numerose modifiche (aggiunta di ferroina, sostituzione dell’acido citrico con acido malonico). La reazione totale, nota oggi come REAZIONE DI BELOUSOV- ZHABOTINSKII, ha la seguente equazione: 2BrO3- + 3CH2(COOH)2 + 2H+  2BrCH(COOH)2 + 3CO2 + 4H2O
  • 93. LA REAZIONE DI BELOUSOV-ZHABOTINSKII Di seguito è riportato un meccanismo SEMPLIFICATO della reazione BZ. 1)HOBr + Br- + H+  Br2 + H2O 2)HBrO2 + Br- + H+  2HOBr 3)BrO3- + Br- + 2H+  HBrO2 + HOBr 4)2HBrO2  BrO3- + HOBr + H+ 5)BrO3- + HBrO2 + H+  2BrO2. + H2O 6)BrO2. + Ce3+ + H+  HBrO2 + Ce4+ 7)BrO2. + Ce4+ + H2O  BrO3- + Ce3+ + 2H+ 8)CH2(COOH)2 + H+ + Br2  BrCH(COOH)2 + Br- + 2H+ 9)6Ce4+ + CH2(COOH)2 + 2H2O  6Ce3+ + HCOOH + 2CO2 + 6H+ 10)nCe4+ + BrCH(COOH)2 + 2H2O  Br- + nCe3+ + nH+ + [Prodotti vari]
  • 95. I PROCESSI OSCILLANTI REALI • I PROCESSI METABOLICI • I PROCESSI VISIVI • I SISTEMI PREDA-PREDATORE
  • 96. Qualcosa di spettacolare Autocatalisi X+Y 2X Meccanismo Lotka- Volterra Il primo step è autocatalitico in X. Il secondo è autocatalitico in Y. La reazione netta è A B
  • 98. La piu’ famosa: la Belousov- Zhabotinskii
  • 99. B.P. Belousov e A.M. Zhabotinskii
  • 100.
  • 101.
  • 102.
  • 103.
  • 104.
  • 105. LA REAZIONE DI BELOUSOV-ZHABOTINSKII Il meccanismo della reazione BZ è stato studiato con numerosi modelli, uno dei quali è quello dell’OREGONATORE, riportato di seguito: a) A + X  X + P b) X + Y  2P c) A + X  2X + Z d) 2X  A + P e) Z  nY f) A + 2Y  3P g) A  P + 2Z dove A=BrO3- , P=HOBr, X=HBrO2, Y=Br-, Z=Ce4+
  • 106. Al in ambiente molto acido: Aluminium is a very base metal (E° (Al3+/Al) = -1.66 V). In air it becomes coated with a thick oxide layer which protects it from further attack, a process known as passivation. Aluminium oxide is practically insoluble in water and also resistant to dilute acids and weak bases. However, in the presence of complexation agents, in this case chloride ions, the oxide layer readily dissolves. As soon as a site is exposed on the metal surface a redox reaction with copper ions starts locally. Elementary copper is deposited forming a local element at which the vigorous reaction of the aluminium with hydrochloric acid occurs, producing hydrogen. This ignites and burns with a flame that is coloured blue-green by the copper. The reactions at the electrodes of the local element can be described as follows:
  • 107. Definizioni e - X y Trasferimento di elettroni X perde elettroni Y guadagna elettroni X si ossida Y si riduce X e’ riducente Y e’ ossidante X aumenta il numero di Y diminuisce il numero ossidazione di ossidazione
  • 108. Elettrochimica • Trasformazione di energia chimica in energia elettrica: generatori (pile, accumulatori, celle a combustibile) • Trasformazione di energia elettrica in energia chimica: celle di elettrolisi
  • 109. Classificazione delle Una reazione elettrochimica è una reazione reazioni elettrochimiche chimica nella quale compaiono gli elettroni: Cu2+ + 2e-  Cu ½ O2 + 2H+ + 2e-  H2O Le reazioni elettrochimiche sono: - di riduzione o catodiche: quando gli elettroni compaiono a primo membro (reagenti) 2H+ +2e-  H2 - di ossidazione o anodiche: quando gli elettroni compaiono a secondo membro (prodotti) 2Cl–  ½ Cl2 + 2 e-
  • 110. Sistemi elettrochimici Sono costituiti da (almeno) due elettrodi (conduttori elettronico o di 1a specie) e da un elettrolita (conduttore ionico o di 2a specie). In molte applicazioni gli elettrodi sono metallici e l’elettrolita è una soluzione elettrolitica. Quando il sistema elettrochimico è percorso da corrente elettrica, questa è corrente elettronica negli elettrodi e nel circuito esterno, ed è corrente ionica nell’elettrolita. Nel primo caso i portatori di carica elettrica sono gli elettroni, nel secondo sono ioni. Contemporaneamente, agli elettrodi avvengono reazioni elettrochimiche.
  • 111. Ogni reazione di ossidoriduzione spontanea può consentire, in linea di principio, di produrre energia elettrica, grazie al flusso di elettroni che vengono trasferiti dal riducente (che si ossida) all’ossidante (che si riduce). Ad esempio, nella reazione: Zn (s) + Cu2+ → Cu (s) + Zn2+ atomi di Zn cedono elettroni a ioni Cu2+ presenti in soluzione, che vengono ridotti a Cu, ossidandosi a Zn2+.
  • 112. Celle voltaiche Questo circuito, costituisce una PILA elettrica (o cella voltaica) e consente di trasformare energia chimica in energia elettrica per mezzo di una reazione che avviene spontaneamente (forza elettromotrice positiva).
  • 113. Celle elettrolitiche Se si opera la trasformazione opposta, da energia elettrica ad energia chimica, si realizza invece un processo chiamato ELETTROLISI, caratterizzato da una reazione che procede nel verso opposto rispetto a quella spontanea, e che richiede un apporto di energia dall’esterno per avvenire (forza elettromotrice negativa).
  • 114. Elettrodi: catodo Per quanto riguarda gli elettrodi, si chiama catodo l’elettrodo al quale avviene la reazione di riduzione, cioè la reazione che ha gli elettroni come reagenti. (Red Cat!) Questo significa che, quando il circuito è percorso da corrente, gli elettroni entrano nel catodo.
  • 115. Elettrodi: anodo Si chiama invece anodo l’elettrodo sede della reazione di ossidazione (reazione anodica), cioè la reazione nella quale gli elettroni sono prodotti. Quando passa corrente, gli elettroni escono dall’anodo.
  • 116. La pila, o cella voltaica Di fatto, in soluzione questi fenomeni avvengono in modo caotico sviluppando energia principalmente sotto forma di calore, e non sono utilizzabili per ottenere energia elettrica. Tuttavia, è possibile realizzare un circuito costituito da due semicelle, in cui la soluzione dell’ossidante e quella del riducente sono separate tra loro e gli elettroni passano dall’una all’altra attraverso un conduttore metallico esterno, generando così una corrente elettrica. Una cella in cui reagenti e prodotti sono nei loro stati standard (1M per le specie disciolte e 1 atm per i gas) è detta cella standard
  • 117. Se una sbarretta di Zn viene immersa in acqua, alcuni ioni del metallo passano in soluzione e si ha la reazione: Approfondimento sulle pile Zn (s) → Zn2+ + 2e- Gli elettroni non trovano condizioni favorevoli per passare nella fase acquosa, per cui restano nello zinco; questo si carica negativamente, la fase acquosa positivamente e si stabilisce una differenza di potenziale tra metallo (negativo) e soluzione (positiva). La differenza di potenziale tra soluzione ed elettrodo non può essere misurata direttamente, ma solo valutata rispetto ad un elettrodo di riferimento cui viene attribuito potenziale zero. La PILA è il sistema costituito da due elettrodi immersi in due opportune soluzioni, separate tra loro da un setto poroso; consideriamo, a titolo di esempio, la pila formata da una lamina di zinco immersa in una soluzione di un sale di zinco (ad esempio, ZnSO4) e da una lamina di rame immersa in una soluzione di un sale di rame (come CuSO4). Le due soluzioni sono separate da un setto poroso che ne impedisce il mescolamento, pur consentendo il passaggio degli ioni per garantire la continuità del circuito elettrico. Ciascuno dei due sistemi elettrodo/soluzione rappresenta una semicella (o semielemento). Spesso, il semielemento viene erroneamente indicato con il nome di elettrodo (la parte per il tutto). Lo zinco è un metallo che a parità di condizioni manda in soluzione ioni Zn2+ in quantità maggiore di quanto il rame non mandi in soluzione ioni Cu2+, per cui nella pila l’elettrodo di zinco sarà negativo e quello di rame positivo.
  • 118. Polarità dei sistemi Per un generatore (pila) il catodo è il polo positivo e l’anodo quello negativo. Al contrario, per una cella di elettrolisi il catodo è il polo negativo del sistema e l’anodo quello positivo. In ogni caso al catodo entrano gli elettroni che sono disponibili per la reazione di riduzione; dall’anodo escono gli elettroni che sono prodotti della reazione di ossidazione.
  • 119. Pila di Daniell: cella zinco-rame Se i due elettrodi vengono collegati mediante un conduttore esterno, chiudendo il circuito, in esso passano elettroni dall’elettrodo di zinco a quello di rame, dove neutralizzano ioni Cu2+ della soluzione che si depositano come atomi neutri sull’elettrodo di rame, determinando l’assottigliamento della lamina di zinco e l’ispessimento di quella di rame.
  • 120. Continuità nel circuito Con il procedere del processo, la soluzione anodica si carica positivamente (formazione di ioni Zn2+), quella catodica negativamente (scomparsa di ioni Cu2+) e ciò bloccherebbe il funzionamento della pila. La neutralità elettrica tra le due soluzioni viene ristabilita grazie al setto poroso, che lascia passare ioni SO42- dalla soluzione catodica a quella anodica. La stessa funzione del setto poroso può essere svolta da un ponte salino, costituito da un tubo di vetro contenente una soluzione elettrolitica (ad esempio, KCl) le cui estremità sono immerse nelle soluzioni delle due semicelle. Ioni K+ e ioni Cl- migrano nelle soluzione elettrolitiche per ristabilire l’elettroneutralità. La tensione iniziale misurata è di 1,11 V. Col procedere della reazione i reagenti si consumano e il voltaggio diminuisce. Quando il voltaggio diventa zero la reazione ha raggiunto l’equilibrio.
  • 121. Rappresentazione di una Una pila può esserevoltaica con uno schema in cella rappresentata cui: · le linee singole rappresentano il contatto elettrolitico elettrodo/soluzione · la linea doppia il contatto elettrolitico tra le soluzioni in cui sono immersi gli elettrodi (mediante setto poroso o ponte salino) · la semicella in cui si ha ossidazione (anodo) si pone a sinistra e quella in cui si ha riduzione(catodo) a destra. Nel caso della pila Daniell: Zn (s) │ Zn2+ (aq) ║ Cu2+ (aq) │ Cu (s)
  • 122. La cella rame-argento In una cella voltaica il comportamento da anodo o d catodo di un elettrodo dipende dall’altro elettrodo della cella.
  • 123. Nelle due celle descritte (rame-zinco e rame- argento) si nota che lo ione Cu2+ è ridotto più facilmente (è un ossidante più forte) dello ione Zn2+, per cui il rame ossida lo zinco metallico a Zn2+. Invece Ag+ è ridotto più facilmente (è un ossidante più forte) di Cu2+, così Ag+ ossida il rame metallico a Cu2+ . Zn2+ < Cu2+ < Ag+ Ag < Cu < Zn forza ossidante crescente forza riducente crescente Il valore del potenziale di cella misura la spontaneità della sua
  • 124. SEMIELEMENTO STANDARD A IDROGENO I potenziali di semicella non sono valori assoluti ma sono relativi a quelli di una semicella di riferimento, il cui potenziale elettrodico standard è stato definito pari a zero (E0rif ≡ 0,00 V) Il riferimento è costituito da una lamina di platino platinato (cioè ricoperto di un deposito poroso di platino) lambita da una corrente di idrogeno alla pressione di 1 atmosfera e immersa in una soluzione 1 M in ioni H+ a 25°C. Si stabilisce l’equilibrio: 2H+ + 2e- → H2(g) A questa semicella di riferimento viene assegnato un potenziale standard relativo alla reazione di riduzione uguale a zero: 2H+ + 2e- → H2 (g) E° = 0,00 V
  • 125.
  • 126. Potenziale di cella L’energia elettrica può essere utilizzata per compiere lavoro, proporzionale alla differenza di potenziale elettrico tra i due elettrodi. Tale potenziale è detto potenziale di cella ( E) o voltaggio di cella o forza elettromotrice (f.e.m.). E > 0 per un processo spontaneo Nel SI, l’unità di misura del potenziale elettrico è il volt (V) e quella della carica elettrica è il coulomb (C). 1 V = 1 J/C Potenziale standard di cella ( E0): è misurato a 25°C, con tutti i componenti nello stato standard (1 atm per i gas, 1M per le soluzioni, solido puro per
  • 127. POTENZIALE STANDARD DI RIDUZIONE (E°) è il potenziale della semicella considerata rispetto alla semicella standard ad idrogeno, misurato in condizioni standard. Es. Nella cella zinco-idrogeno si misura un E = 0.76 V: E°reazione = 0.76 V , misurato in condizioni standard E°reazione = E°catodo –E°anodo= E°(H+/H2)–E°(Zn/Zn2+) = 0.00– E°(Zn/Zn2+)= 0.76 V, da cui si ricava il potenziale standard E°(Zn/Zn2+) = -0.76 V
  • 128. La cella rame-idrogeno E°reazione = 0.34 V , misurato in condizioni standard E° reazione = E°catodo – E° anodo = E°(Cu2+/Cu) – E°(H+/H2) = 0.34 – 0.00 = 0.34 V da cui si ricava il potenziale standard E°(Cu2+/Cu) = +0.34 V
  • 129.
  • 130. Potenziale di cella I potenziali standard di elettrodo sono usato per determinare la spontaneità delle reazioni nelle celle elettrochimiche. Quanto più positivo è il valore di E° di una semi-reazione, tanto più grande è la tendenza della semi-reazione ad avvenire nella direzione diretta così come è scritta. Quanto più è negativo il valore di E° tanto più a semi-reazione tenderà ad avvenire nella direzione opposta rispetto a come è scritta. Quando si inverte una semireazione si cambia il segno del suo potenziale. Es. Per la cella rame-zinco: Cu2+ + 2 e- → Cu E = +0.34 V potenziale di riduzione 2+ -
  • 131. La quantità diLegge di Faraday sostanza che subisce ossidazione o riduzione a ciascun elettrodo è direttamente proporzionale alla quantità di elettricità che passa attraverso la cella. 1 Faraday è la quantità di elettricità che corrisponde al passaggio di una mole di elettroni. Ricordando che la carica elementare è 1,602 x 10-19 C (C = Coulomb, unità di misura elettrica) e che una mole contiene 6,022 x 1023 unità, per un metallo monovalente occorrerà una quantità di elettricità = 1 mole di elettroni = 96486,7 C Approssimando, definiamo questa quantità di elettricità Faraday F 1 F = 96500 C La stessa quantità basterà solo per 0,5 moli di metallo bivalente e così via.
  • 132. L’EQUAZIONE DI NERNST I potenziali standard di riduzione permettono di studiare una certa reazione redox in condizioni standard; tuttavia, essi non danno informazioni sufficienti nel caso di sistemi in condizioni non standard, che si incontrano frequentemente. L’EQUAZIONE DI NERNST è una relazione che permette, noto il potenziale standard di una reazione di ossidoriduzione ad una certa temperatura, di ricavare il potenziale della stessa reazione quando le concentrazioni delle specie coinvolte sono diverse da 1.
  • 133. Relazione con l’energia libera G = -n F E E = - G/nF Difatti la condizione di equilibrio viene realizzata con E=0
  • 134. L’equazione di Nernst Per la semi-reazione di riduzione: x Ox + n e- → y Red Il potenziale di semi-cella sarà: y y RT red 0.0592 red E E0 ln x E0 log x nF ox n ox F = Faraday = 96500 C n = numero di elettroni scambiati nella reazione 0.0592 1 E 0.76 log Es. Zn2+ + 2 e- → Zn E° = -0.76 V 2 Zn 2
  • 135. L’equazione di Nernst E = - G/nF Per la reazione redox complessiva: a Ox1 + b Red2 → c Red1 + d Ox2 E = Ecatodo – Eanodo c d 0 RT Re d1 Ox2 0 RT E E ln a b E ln Q nF Ox1 Re d 2 nF 0 0.0592V E E log Q a 25 C n Q = quoziente di reazione All’equilibrio E = 0 e Q = K (costante di equilibrio)
  • 136. Esempio Calcolo del E della cella in condizioni non standard. Per la reazione: Cu2+ + Zn → Cu + Zn2+ E°cella = + 1.10 V 0.0592 1 Zn 2 E 1.10 log 2 Cu 2 1
  • 137. Elettrolisi Si chiama ELETTROLISI l’insieme dei fenomeni che avvengono in una soluzione elettrolitica o in un elettrolita fuso in seguito a passaggio di corrente elettrica e che trasformano l’energia elettrica in energia chimica. Contrariamente al caso delle pile, in cui si ha spontaneamente conversione di energia chimica in energia elettrica, si deve fornire energia per far avvenire una reazione redox che altrimenti si produrrebbe spontaneamente nel verso opposto. Applicando una differenza di potenziale ad un conduttore di seconda specie (a conduzione ionica, come nel caso di una soluzione elettrolitica), si osserva l’esistenza di una soglia di potenziale, al di sotto della quale non si ha passaggio di corrente. Tale soglia è in relazione con la forza elettromotrice della pila, che procede nel verso opposto rispetto alla reazione che si vuole realizzare ed è detta per questo forza controelettromotrice.
  • 138. Elettrolisi di NaCl L’elettrolisi ha molte applicazioni pratiche. Per es. e’ impiegate per la produzione di elementi come il sodio, Per la purificazione di metalli, per la elettrodeposizione, ... Per esempio, per NaCl fuso (e in assenza di ossigeno e di acqua) si hanno le seguenti reazioni: al catodo: Na+ + e- Na all'anodo 2 Cl- Cl2 + 2 e- L'elettrolisi di NaCl permette, con catodo di Hg, di ottenere Na metallico in amalgama, cosa impossibile in acqua, poiché si ridurrebbe H2O dando H2 anziché il metallo desiderato.